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Autore: littleheda    18/02/2017    0 recensioni
Stati Uniti d'America, 2139.
Sono passati oltre 100 anni dalla rivoluzione che sconvolse gli Stati Uniti, le 6 città che rimasero in piedi formarono 5 stazioni, più la capitale.
Ogni 5 anni, dieci ragazzi delle 5 stazioni americane che formavano gli Stati Uniti venivano scelti per la Selezione, una missione in cui venivano mandati su un'isola sperduta per mettere in atto le proprie capacità.
Quel posto molto pericoloso, ha molti segreti nascosti che a lungo andare i ragazzi scopriranno. Sarò dura vivere, dovranno costruirsi una casa e lotteranno per la sopravvivenza fin da subito, ma sono sicuri di una cosa:
non sono soli.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto pronto. L'aereo diretto a Washington D.C. avrebbe portato Jennifer e Gwen a conoscere gli altri selezionati. Avrebbero conosciuto i loro compagni di avventura, con chi avrebbero dovuto vivere.
 
Jennifer si voltò verso la madre, con il cuore a pezzi, e le lacrime che colavano sul suo viso pallido. All'ultimo abbraccio verso la donna che le diede la vita non poteva rinunciarci. Sentì le lacrime della madre impregnarsi nei suoi vestiti, e questo non le faceva bene.
"Andrà tutto bene, mamma" mormorò la ragazza in un pianto interrotto dai singhiozzi. Guardò gli occhi azzurri di sua madre.
"Sei forte. Ti voglio bene piccola mia" queste parole riempirono il cuore di Jennifer di gioia, ma anche di tristezza.

Jennifer salutò anche il padre, che a differenza della moglie, sembrava più sereno, ma sempre preoccupato. Non aveva un bel rapporto con lui, forse perché dopo la scomparsa di Cindy non si parlavano più come una volta... e dopo l'arresto del padre di Gwen finì tutto.
 
Una guardia dai capelli grigi tirò con forza la ragazza, che si staccò dall'abbraccio del padre. Insieme a Gwen, che se ne stava con sua madre a poca distanza, si diresse verso il ponte per l'entrata nell'aereo. Affianco c'erano anche il presidente della stazione Los Angeles, il direttore che sarebbe partito con loro per la capitale, e altri membri del consiglio per la Selezione.

"Sei pronta?" chiese Gwen alla ragazza al suo fianco.
"Mai stata per questo" rispose semplicemente guardando gli occhi verde smeraldo della compagna.

Jennifer udì una voce familiare da dietro, e non potè che girarsi per vedere chi fosse.

Kayley.
 
"Jennifer!" urlò correndo, cercando di oltrepassare le guardie armate a spintoni. "Fatemi passare! Jennifer!" continuò in preda al panico.
Jennifer fece retrofront, ma subito un uomo la bloccò.
"Non puoi lasciare il ponte" le disse con una stretta al braccio che la fece raggerlare.
"C'è una mia amica! Mi lasci passare!" esclamò la ragazza, che tentava in tutti i modi di divincolarsi dalla stretta dell'uomo.
"Kurt" chiamò Jackovinch "chiedi alle guardie di portare quella ragazza qui" disse infine il direttore, e Jennifer lo guardò stupita.
Due guardie condussero Kayley verso il ponte di partenza, e appena vide l'amica, corse come se potesse perdere l'ultimo posto verso la felicità.
"Mi dispiace di non essere passata, non avevo la forza" scoppiò in lacrime l'amica, abbracciandola.
"Non preoccuparti. E' tutto okay" rispose con occhi lucidi. Non aveva più lacrime da buttar fuori.
"Ti prometto che farò di tutto per rincontrarci" promettè Kayley guardandola nelle pupille. "Ci sono fin troppi segreti qui dentro, e mi farò aiutare per scoprire di cosa si tratta tutto ciò. Non sarà la fine della nostra amicizia" sussurrò velocemente la mora, che si guardò intorno per non farsi sentire.
"Ti voglio bene" si abbracciarono come non avevano mai fatto prima, e una guardia portò via Kayley, che fino all'ultimo, il suo sguardo non fece altro che posarsi su Jennifer.
 
"Ci siamo" disse Gwen guardando la compagna spaventata. "Non sarà così male il viaggio".

Era la prima volta che le due salivano su un aereo, e Jennifer non era entusiasta all'idea.
Con un nodo alla gola, l'equipaggio e le due selezionate si imbarcarono sul jet, e lasciarono per sempre la meravigliosa Los Angeles.

 
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"Non toccatela!" gridò il ragazzo dai capelli che arrivavano fin sotto le orecchie.

Si stava divincolando dalla presa ferrea della guardia armata davanti, per arrivare alla sorella. Dopo che Darry fu escluso dalla missione, il direttore del campo scortò due guardie per portare Alexa sul ponte di lancio.

Alexa era spaventata, alla vista del fratello si chiese cosa ci stesse facendo lì. Era troppo confusa per chiedere, ma il sollievo che provò per aver rivisto suo fratello un'ultima volta, era come averle gonfiato il petto di speranza. E per cosa? Per dover dire addio alla persona che qualche volta rubava razioni di cibo per darle a lei? Il ragazzo che l'aveva cresciuta e stimolata ad andare avanti nonostante fossero soli al mondo? No. Non avrebbe mai e poi mai voluto dirgli addio, come se niente fosse. Non avrebbe fatto partire il fratello per una missione suicida.
 
"Alexa" la chiamò il fratello.
D'istinto, lei si girò e notò le lacrime punzecchiare gli occhi di Chris.

Alcuni medici si diressero verso il corpo esile di Alexa, che stava tremando. Controllarono che non mostrasse strani sintomi, ma del resto, era una ragazza sana e forte. Proprio come il fratello.
"E' tutto nella norma, signore. Possiamo farla partire" disse un uomo in camice bianco. Farla partire? Cosa? Le pareva un incubo, non era possibile.
"Bene. Portateli nell'aereo, arrivo subito" dichiarò il direttore, e scomparve.

"Chris... cosa succede? Perché sono qui?" la voce della ragazzina bionda si incrinò, e pareva che potesse scoppiare a piangere da un momento all'altro.
"Ti fanno partire con me" si limitò a rispondere Chris, che tentò di dimostrarle che poteva benissimo farcela.
"Che cosa? E Darry? Perché io?" la sua voce implorava delle risposte.
"Non so cosa sia successo, ma devi promettermi che sarai forte. Staremo insieme, d'ora in poi" le sorrise per calmarla, ma si spense subito quando le guardie chiesero ai due di darsi una mossa.


I ragazzi arrivarono in fondo il ponte. Era tutto buio, c'era giusto qualche luce artificiale che spuntava di sottecchi dall'alto.
D'un tratto, la piccola ragazza bionda si accorse che non aveva potuto salutare la sua compagna di stanza, nonchè amica Vivian. Cominciarono ad essere amiche da quando i due fratelli persero il padre, quindi quando il consiglio li trasferì nel centro d'accoglienza. Anche Vivian non aveva una famiglia, era poco più grande di lei, con due bellissimi occhi scuri e lentiggini spruzzate su tutto il viso. Era molto bella, pensava Alexa, una vera amica da cui ispirarsi. Suo padre morì per una malattia incurabile, mentre la madre scappò dalla stazione, abbandonando la figlia al suo destino.
 
"Chris" chiamò il fratello. "Ho paura" abbassò la voce per non farsi sentire. I due si imbarcarono sull'aereo che li avrebbe portati in poco tempo a Washington D.C. Stava accadendo tutto troppo in fretta per lei.
"Non devi averne. Ci sono qua io. Ti proteggerò ad ogni costo. Andrà tutto bene, vedrai" disse a bassa voce, prendendo la mano della sorella.

Lei strinse ancora più forte la sua mano quando sentì il motore dell'aereo accendersi.
Ed ecco che i fratelli Walters lasciarono New York, la città dove nacquero, ma che non avrebbero più rivisto. Il loro primo viaggio insieme, come una vera famiglia.

ehilà, scusate la mia assenza, but i'm back bitches ;) ci vediamo al prossimo capitolo, spero vi piaccia!
​xoxo
   
 
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