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Autore: AvversarioCasuale    19/02/2017    2 recensioni
In un mondo in cui la tua anima gemella è già stata decisa per te, hai possibilità di scegliere o l'unica cosa che ti rimane da fare è piegarti e accettare?
Francis non è mai stato così sicuro dei suoi sentimenti e di ciò che vuole ma lo stesso vale per chi è intorno a lui? E, soprattutto, vale per l'unica persona al mondo che abbia mai amato veramente?
E, infine, se la persona che ami non è quella che è stata scelta per te, ha senso lottare e opporsi al destino stesso pur di stare insieme?
Soulmate!Au e HumanNames!Used.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Svezia/Berwald Oxenstierna, Un po' tutti, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anche se il cielo si era già fatto scuro da molto tempo Toris si trovava ancora a scuola. In meno di una settimana avrebbero disputato la prima partita del campionato studentesco e non poteva permettersi di rimanere indietro con le programmazioni. La fama dal loro liceo era si era sparsa per tutta l'America: si erano classificati nelle prime due posizioni in tutti i campionati fin da quindici anni prima. L'ultimo dei leader della squadra poi, che aveva finito la scuola due anni prima, era un vicino di casa e amico di Toris, Eduard, che lo aveva istruito su come riempire i moduli e le iscrizioni già da l'anno precedente, farcendo il tutto con incoraggiamenti e in generale una grande pressione per il torneo imminente. In più gli aveva fatto notare che avevano bisogno di fondi per spostarsi nelle trasferte e comprare le attrezzature, adesso che la scuola aveva deciso di iniziare a tagliare le spese partendo proprio dalla squadra. Ed era su questo problema che Toris continuava a interrogarsi da ormai molte ore, mentre controllava che le magliette per i giocatori fossero arrivate, che i moduli fossero stati compilati, il calendario degli incontri e un sacco di altre cose che ormai, grazie all'aiuto che Eduard gli aveva fornito, riusciva a fare meccanicamente.
-Potremmo organizzare una vendita di biscotti- borbottò, scartando subito l'idea -non siamo boyscout. Forse uno spettacolo teatrale, ma non avremmo tempo per provare tra gli allenamenti e la scuola....potremmo far pagare i biglietti agli spettatori forse-
-Non possiamo far pagare i tifosi, Toris- Il ragazzo sussultò, convinto di essere sempre stato solo nella stanza.
-Da quanto sei qui?-
-Dalla geniale idea dei biscotti- Ivan non era il tipo di persona che vorresti vederti spuntare dietro in una scuola deserta e buia, così di colpo. E nemmeno l'abitudine di vederlo ogni giorno poteva impedire a Toris di tremare e sbiancare. Ivan invece non perse il suo sorriso quando si avvicinò e prese la propria maglietta, osservandola.
-Hai u-un 'idea migliore?-domandò ancora spaventato ma anche desideroso di trovare tutto l'aiuto di cui poteva disporre. Si pentì di aver parlato perché ora i freddi occhi di Ivan, sempre così ridenti in modo inquietate, si posarono su di lui.
-Sponsor- disse, prima di esaminare gli scarpini che erano abbinati alla sua tenuta -troviamo un privato che ci finanzi- disse indicando il retro della maglia. -Ho controllato. Non è contro le regole-
-Tu hai- hai controllato?- chiese Toris stupito: non pensava che Ivan tenesse tanto alla squadra da prendersi un tale disturbo. Sorpreso o no, quella notizia arrivò gradita alle orecchie di Toris.
-Hm-hm- disse Ivan, annuendo con la testa. -L'ho fatto. Che ne dici? Ho anche pensato alla persona giusta: tra noi non corre buon sangue, ma potresti parlargli tu-
Gli occhi di Toris si illuminarono per la felicità, tant'è che si dimenticò anche di tremare -Certo, non è un problema per me, hai già fatto abbastanza. Come si chiama?-
-Sono sicuro che tu lo conosca, si tratta di Łukasiewicz- Ivan abbandonò la propria tenuta in maniera scomposta e si incamminò verso la porta -domani dovrebbe essere anche lui al test. Potresti parlagli lì-
Toris annuì. Sentendosi congedato, Ivan era già scomparso nelle tenebre del corridoio quando Toris lo chiamò.  Lui riapparve solo con la testa nel fascio di luce.
-Perché sei da solo stasera?- chiese, già pentendosi della sua curiosità -la sera prima della cerimonia si passa con gli amici-
-Anche tu sei da solo- replicò Ivan. Toris sembrò realizzare solo adesso che ciò era vero, tanto era preso dei preparativi. -Questi impegni erano improrogabili e non volevo annoiare nessun altro a morte con questa roba-
Ivan annuì. -Io invece non ho amici con cui passare la serata- disse Ivan in un tono casuale che non faceva trapelare, se la provava, la sua tristezza. Senza aspettare la replica si confuse ancora con le ombre del corridoio, i suoi passi appena udibili. Toris corse a sua volta verso la porta: il passaggio tra luce e ombra così repentino non aveva permesso ai suoi occhi di adattarsi ma sapeva che Ivan era andato verso destra.
-Aspetta!-urlò -non è un gran che ma puoi rimanere con me e darmi una mano se vuoi- propose alle tenebre.
La risposta di Ivan arrivò da nemmeno mezzo metro lontano da lui. Toris saltò indietro trattenendo a stendo uno strillo: perché Ivan doveva essere sempre così inquietante?
-Sì grazie- rispose semplicemente, regalandogli un largo sorriso meno spaventoso del solito.

◇◇◇◇◇

-Okay Berwald. Sembra facile- disse Tino, alla fine del racconto. Il maggiore annuì -Lo è. Non devi fare nulla se non lasciare che ti iniettino il siero e aspettare-
-Può succedere che il test non dia alcun risultato?-
Berwald annuì -E' molto raro. Ciò non vuol dire che non potresti comunque trovare una persona che ti ami e che tu ami. Devi solo arrivarci per la strada più lunga, senza indizi- Tino annuì ancora, ma non sembrava convinto. Berwald proprio non sapeva che fare per rassicurarlo: iniziava sul serio a crede anche lui che Mathias sarebbe stato una scelta migliore per Tino. Prese un respiro profondo e tentò quello che, secondo i suoi standard, era un discorso accorato.
-Sei una persona splendida Tino. Quando capirai questo, ti renderai anche conto che tutti amano le persone splendide, altruiste e solari come te. Dovrebbero essere stupidi se gli servisse un tatuaggio a capirlo sai? Comunque vadano le cose, per te domani non sarà un problema: chiunque sia la tua anima gemella lo troverai, lo troveremo insieme se servirà, e si innamorerà di te. E se non ne avrai una, allora te ne creerai una per conto tuo. Fidati di me, sono tuo amico, e non dico queste cose alla leggera. Non devi preoccuparti, andrà tutto bene-
Forse perché questo discorso era stato veramente troppo lungo per i canoni di Berwald o forse per le sue parole, Tino era rimasto a fissarlo. Berwald temette che troppa della sua asprezza fosse filtrata suo malgrado: tutto quello che aveva detto era vero, forse anche troppo, perché lui sapeva bene che non sarebbe mai stato il fortunato di cui Tino si sarebbe innamorato. Loro erano amici, lo aveva detto lui stesso. Ma nel profondo del suo cuore Berwald era convinto che andava bene così perché anche far parte della vita di Tino, vederlo ogni giorno, per Berwald era abbastanza- Ma questo non poteva impedirgli di soffrire del fatto che a breve avrebbe visto Tino andar via con qualcun altro, che magari neppure conosceva.
Hai iniziato tu questo gioco ricordò a se stesso mentendogli due anni fa.
-Grazie Ber-disse alla fine -per me significa molto-
Berwald si limitò a sorridere, avendo finito la sua dotazione giornaliera di parole.  I due stettero in silenzio così a lungo che la conversazione sembrava ormai terminata, e fu allora che Tino parlò di nuovo.
-Cosa hai provato quando hai avuto come risultato Mathias, ma hai scoperto che al contrario  la sua anima gemella era Lukas?  - colto alla sprovvista da questa domanda, Berwald impiegò del tempo a organizzare i suoi pensieri. Questa era la bugia di cui si pentiva di più: quando Tino gli aveva chiesto chi fosse la sua anima gemella, terminato il test, Berwald non aveva avuto il coraggio di dire la verità. Mentire dicendo che la risposta era il suo più vecchio amico gli risultò semplice, molto più semplice che correre il rischio di rovinare il rapporto per lui più importante al mondo. Ma Tino non gli diede il tempo di aprire bocca. -non deve essere facile per te, vederli insieme tutti i giorni e sapere che la felicità di Lukas ti è stata rubata, che quello è il posto che il destino aveva riservato per te.-
-Questi discorsi non sono da te, noi cinque siamo amici. E poi sapere che Mathias-Berwald si dovette fermare: il continuare con la sua farsa gli costava sempre più fatica. Sapere che tu sostituì mentalmente, per darsi la forza di continuare la frase. -Sapere che lui è felice per me è abbastanza. Amare non vuol dire forse volere che l'altro sia felice?-
Tino scosse la testa -Probabilmente hai ragione, eppure tu non sembri affatto felice, Berwald-
Berwald iniziava a sentirsi a disagio, e ciò non capitava mai con Tino. Ma queste domande era troppo incalzanti, troppo faticose.
-Non preoccupartene ora. Tu e Mathias, Lukas e suo fratello Emil siete la mia famiglia. Non mi importa perché so che Mathias mi vuole bene. Quando noi cinque siamo insieme mi sembra di non aver bisogno di niente di più -
-Sette- sottolineò Tino -dimentichi Mr.Puffin e Hanatamago-
Berwald annuì.
-Ad ogni modo quella che riceverai domani è solo un'indicazione. Sei libero di non seguirla se non è quello che vuoi e crearti la tua strada se non ti dovesse arrivare nessun indizio-
-Io lo spero- disse Tino. Il ragazzo appoggiò la testa sulla spalla di Berwald, sprofondando nel divano e chiudendo gli occhi.
-Vuoi che ti riporti a casa?- si offrì lui, sapendo che un passaggio in machina era preferibile al lungo tragitto che doveva fare a piedi ora che era già calata la notte. Tino annuì -restiamo così solo un altro paio di minuti-
Berwald non rifiutò. Prima aveva detto che i momenti in cui tutti e cinque -sette- erano insieme lo facevano sentire come se non avesse bisogno di nulla, ma sapeva bene che erano momenti come questo a renderlo veramente felice. Rimase così, seduto sul suo divano in silenzio per quelle che sembrarono ore ad ascoltare il respiro regolare di Tino, il peso della sue testa addormentata su di lui e il solletico che i suoi capelli facevano sulla sua guancia, non muovendo nemmeno un muscolo per paura di svegliarlo e di spezzare questo momento finché, nel cuore della notte, anche lui non cadde addormentato.

◇◇◇◇◇

Elizaveta aspettava ormai da mezz'ora e l'aria ancora calda e quasi estiva del giorno si era sostituita con quella più pungente della sera. Aveva provato a chiamare Roderich al telefono, ma non rispondeva. Avrebbe voluto dire che non era da lui fare tardi, che si stava preoccupando, ma non era vero. Sapeva troppo bene cosa era successo: il ragazzo si era dimenticato del loro appuntamento, affascinato dallo studio di un nuovo spartito appena trovato o dalla composizione di un concerto per piano. Roderich era un pianista abilissimo e questa bravura, oltre che con una predisposizione naturale, l'aveva guadagnata con duro lavoro e ore di pratica, che ancora oggi non erano diminuite.
Scherzando ripeteva spesso che la sua anima gemella sarebbe risultata essere il pianoforte il giorno seguente.
Certo, seriamente le sue speranze erano altre: lei amava Roderich ed era sicura che nel cuore di lui lei fosse al secondo posto -e ovviamente non poteva ingelosirsi di uno strumento musicale.
Pensando ciò si era incamminata verso casa di Roderich che non si trovava lontano dal parco dove si erano dati appuntamento.
Quando arrivò nelle vicinanze non poté che ridere, rendendosi conto di aver avuto ragione, sentendo la melodia che si liberava dalle mura. Forse un'altra ragazza si sarebbe arrabbiata, sarebbe entrata urlando nella stanza, ma lei si limitò ad aprire con delicatezza la porta che lui, sbadato come era, aveva lasciato aperta e camminò fino a trovarsi nel soggiorno, alle sue spalle, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare dalla melodia.
Fin da quando erano bambini ascoltarlo suonare era uno dei suoi passatempi preferiti. In un paio di occasioni Roderich le aveva tentato di insegnare a suonare, ma tutti questi tentativi si rivelarono fallimentari.
Quando il brano si concluse su un'ultima nota bassa che rimase come sospesa nell'aria, lei si decise a schiarirsi la gola per sottolineare la sua presenza nella stanza.
Lui  si voltò, con la bocca semi aperta a testimoniare la sua sorpresa finché non vide nei suoi occhi farsi strada la realizzazione di aver scordato qualcosa.
-Ho dimenticato il nostro appuntamento- disse. Non era una domanda ma una semplice considerazione. -Mi dispiace, Liz. Ma ho appena trovato questo brano, Dodici variazioni per pian...-
-Non c'è problema- lo interruppe lei prima che partisse nella descrizione dettagliata di quello che stava eseguendo- Mi piace sentirti suonare. E poi non avevo voglia di andare fuori, preferisco stare con te stasera, finché abbiamo ancora tempo-
-Perché parli come se avessimo i giorni contati, Liz? - chiese lui, riorganizzando i fogli.
-Non sappiamo cosa succederà domani. Non sappiamo se...- rispose lei.
-Si che lo sappiamo. Ci conosciamo da diciotto anni: tutta la nostra vita, Liz!- il ragazzo aveva perso ogni interesse nello spartito che aveva di fronte: alcuni fogli era caduti a terra senza che li degnasse di uno sguardo. -Ti conosco meglio di come conosca me stesso. Lo so che tu sei la persona che il destino ha in serbo per me, lo sento qui- disse toccandosi il cuore.
Era vero: Elizaveta conosceva Roderich da una vita. La sua musica, la sua calma, il suo modo di pensare facevano ormai parte della sua vita così come le sue stesse abitudini. Eppure non riusciva ad essere sicura come lo era lui, sentiva semplicemente che qualcosa era fuori posto. Cosa però, non riusciva a capirlo.

   
 
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