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Autore: Mick_ioamoikiwi    19/02/2017    1 recensioni
Quando si era trovato Madara delle Sei Vie davanti agli occhi, Gai Maito sapeva già cosa avrebbe dovuto affrontare: in quei pochi e miseri istanti aveva visto morire i suoi ex compagni di accademia, i suoi amici, gli allievi... quasi tutta l’alleanza ninja era caduta sotto i devastanti colpi di Madara e della sua statua Gedou Mazo.
Non avrebbe sopportato anche l'idea di perdere i suoi ultimi due allievi e Kakashi.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gai Maito, Kakashi Hatake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'Naruto Hiden ~ il canto dei sopravvissuti'
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Piccola nota
Contiene Spoiler: infatti la storia è ispirata agli episodi 415-419 di Naruto Shippuuden 
Colonna sonora consigliata: Despair / Nightfall / Light of a Firefly / Kizuna White Night / Determination (Ketsui)


 

La primavera di Gai Maito

 
Quando si era trovato Madara delle Sei Vie davanti agli occhi, Gai Maito sapeva già cosa avrebbe dovuto affrontare: in quei pochi e miseri istanti aveva visto morire i suoi ex compagni di accademia, i suoi amici, gli allievi... quasi tutta l’alleanza ninja era caduta sotto i devastanti colpi di Madara e della sua statua Gedou Mazo.
Per fortuna, le uniche persone che per lui contavano veramente erano ancora vive: Rock Lee e Ten Ten erano sopravvissuti grazie al sacrificio di Neji e avevano combattuto fino a farsi mancare il fiato per sconfiggere il nemico.
Poi, in mezzo a tutto quel tumulto di cadaveri e di caos, aveva visto Kakashi: Madara si era scagliato contro di lui per ingaggiare battaglia ma il suo migliore amico era già stremato sia fisicamente sia psicologicamente dall’incontro con Obito, che in quel preciso momento era corso in aiuto di Sakura e Naruto. Sapere che l’ex compagno di accademia era ancora vivo e che era passato al nemico non aveva fatto altro se non risvegliare in loro brutti e tristi ricordi. Senza esitare un secondo Gai si era messo in mezzo a loro approfittando del polverone causato dall’attacco di Madara, lasciando sorpresi entrambi. Il nemico si era fermato in mezzo al campo di battaglia, osservando gli shinobi rimasti con ribrezzo.
“A essere sincero, hai avuto un tempismo perfetto per una volta!” Gli aveva detto Kakashi in preda al panico.
“Stai bene Kakashi?” Gli aveva chiesto guardandolo dritto negli occhi con un sorriso stampato in faccia. In quel momento sapere che stava bene era il suo unico conforto, cosa avrebbe fatto se lo avesse perso definitivamente?
Minato e Gaara erano accorsi per definire il prossimo attacco e, a quanto pare, la tecnica dell’apertura delle otto porte era la loro unica possibilità. Gai aveva fatto un balzo estremo, piombando a pochi metri di distanza da Madara urlando “Tecnica dell’apertura delle otto porte: Settima porta dello shock! Rilascio!” Intorno a lui si materializzò un vapore bluastro che gli dava un aspetto minaccioso.  
“Gai!” Aveva urlato Kakashi, quasi disperato. Nel suo tono di voce si percepiva chiaramente la paura di perdere per sempre il suo migliore amico.
Chissà se Gai sapeva che in realtà Kakashi provava qualcosa di più per lui? Questo Kakashi se l’era chiesto più volte e ogni notte della sua vita aveva immaginato il momento in cui se lo trovava davanti e gli diceva che lo amava.
 
Mentre osservava il nemico da lontano, Gai aveva ripensato alla sua vita.
Quando aveva fallito il test di ammissione all’accademia ninja, suo padre lo aveva punito fisicamente, costringendolo ad allenarsi molto duramente per riuscire ad accaparrarsi uno degli ultimi tre posti rimasti per entrarci. Il traguardo che suo padre gli aveva imposto era di fare cinquecento giri intorno alla scuola e il terzo Hokage, commosso e impressionato dall’impegno che ci aveva messo, aveva accettato Gai all’accademia.
Il giorno seguente, Gai aveva scoperto di essere nello stesso corso di Kakashi. Lo aveva capito subito che tra di loro c’era della chimica; gli era bastato un solo sguardo per sapere che erano uguali seppur così diversi. Tuttavia, nel corso dell’anno, aveva patito molto il fatto di non essere portato per le tecniche illusorie o magiche e questo era spesso motivo di isolamento sociale all’accademia. I suoi compagni lo deridevano e non riusciva ad avere degli amici che lo stimassero per ciò che era veramente portato: l’impegno fisico.
Una volta era capitato che si mettesse contro due jonin che si erano messi a fare battute su suo padre; proprio mentre stava per avere la peggio, Kakashi era intervenuto mettendoli al tappeto. Poi, così come era arrivato, se ne era andato per la sua strada.
Quando aveva raccontato il fatto a suo padre in ospedale, si era giustificato dicendo che doveva difendere “la primavera di suo padre” e, a quelle parole, l’uomo si era accovacciato davanti a lui sorridendogli. “Gai, la vera vittoria non è vincere contro qualcuno di più forte, è difendere ciò che per te è importante!” Gli aveva detto. “Devi sfidare quel ragazzo non appena sarai pronto.”
E così aveva fatto.
Eppure quante volte Kakashi lo aveva ignorato mentre Gai faceva di tutto per farsi notare e arrivare al suo livello? Troppe, così ci metteva ancora più impegno. Poi c’era stato quel giorno, quando era riuscito a fare i tanto agognati cinquemila giri di corsa del campo, Gai aveva tentato di superarsi facendo altre mille flessioni e Kakashi, che era passato di lì leggendo il suo solito libro, stranamente si era fermato a guardarlo.
In quel momento Gai aveva capito che era fatta, e che poteva finalmente ritenersi soddisfatto eppure sentiva che con Kakashi non sarebbe mai finita con una semplice gara. C’era sempre qualcosa di più che gli faceva torcere lo stomaco quando incrociava il suo sguardo.
Gli anni poi passarono in fretta e con loro era arrivata la Terza Grande Guerra Ninja; quel nodo allo stomaco cominciava a fargli veramente male: la paura di perdere il suo migliore amico si faceva ogni giorno più forte mentre la fiducia verso suo padre diminuiva... Aveva persino cominciato a evitarlo in città ma Kakashi lo aveva aiutato anche a superare quel momento.
“Non capisco come possa umiliarsi così. Questa non è giovinezza.” Aveva detto Gai una volta che si erano trovati lungo il fiume.
“Anche se non è così che ti ha cresciuto? In tutta Konoha non credo esista uno shinobi migliore di tuo padre.” Gli aveva risposto Kakashi e Gai rimase come imbambolato a guardarlo, rimuginando sui suoi pensieri.
Tornato a casa, incontrò suo padre appena fuori dal bosco. Rimasero lì, fermi, a parlare a lungo, finchè Dai gli mostrò la sua tecnica segreta: l’apertura delle otto porte del chakra.
Gai era rimasto esterrefatto dalla potenza di quel colpo e solamente in quell’occasione capì che soltanto l’impegno di venti lunghi anni come genin, aveva fatto di suo padre l’uomo che era. Quell’episodio lo segnò nel profondo. Se lo sarebbe portato dietro con immenso orgoglio per tutta la sua vita. “Questa è l’unica tecnica che posso tramandarti come padre e con te diventerà una tecnica ancora più speciale.” Gli aveva detto l'uomo, pieno di commozione. “Sei diventato un grande shinobi ma dovrò imporre una stretta condizione sull’uso di questa tecnica. Un’auto-regola.” 
Come risvegliato dai suoi ricordi, Gai si fermò a guardare Madara con un leggero sorriso sulle labbra, sempre più sicuro e felice della sua decisione. Ripensò ancora all’ultimo momento condiviso con suo padre, quando quest’ultimo si sacrificò combattendo contro i sette spadaccini della nebbia per salvare la vita a suo figlio e ai suoi due compagni di squadra. – “Potrai utilizzarla solo per salvare la vita a una persona che ami veramente”.
 
In quello stesso istante sentì ancora le urla di Rock Lee, Ten Ten, Minato e Kakashi che lo imploravano di fermarsi. Gai sorrise ironicamente: aveva pensato che tutti loro dovevano essere contenti per lui. Morire con onore sul campo di battaglia era l’apoteosi della carriera di uno shinobi. Grazie al suo sacrificio sperava sarebbero stati tutti salvi.

Lanciò ancora uno sguardo fugace al cielo plumbeo, rivolgendo una specie di preghiera a sè stesso.
 

​Perdonatemi, amici miei... 
Papà, ora potrò proteggere le persone che amo soltanto grazie a te.
Lee, sei sempre stato il mio allievo prediletto e ti ho sempre considerato come un figlio. Non lasciarti mai abbattere e cerca di migliorare. Sarai il più forte shinobi di sempre anche se non conoscerai le arti magiche e illusorie.
Ten Ten, a te vanno i miei più sinceri grazie. Senza di te il gruppo si sarebbe sfaldato molto tempo fa, non è stato facile sopportare me e Rock Lee insieme e contemporaneamente coinvolgere Neji, che è sempre stato a un livello superiore.
Neji, con te ho fallito come maestro. Ti ho permesso di morire agli albori della tua giovinezza e questo forse non me lo perdonerò mai. Sei sempre stato in gamba ed è stato un onore per me averti come allievo e vederti maturare, veglierò insieme a te su Ten Ten e Rock Lee. Aspettami.
E infine, Kakashi. Non pensavo sarebbe arrivato questo momento... Sai, non è stato per niente facile farmi notare da te! Avevo una paura folle di affrontarti o sfidarti, e ogni volta che ne avevo l’occasione cercavo di evitarlo; mi intimorivi. Al contempo, però, volevo essere esattamente come te e camminarti fianco a fianco. Forse non lo saprai mai ma ti ho amato molto e forse lo farò per sempre. Chissà se anche tu provi lo stesso per me? L'ultima volta che ci siamo sfidati ti ho regalato un meraviglioso mazzo di fiori bianchi e tu sei arrossito: in quel momento avrei tanto voluto stringerti tra le mie braccia e confessarti tutto ciò che mi porto dentro. Vorrei poterlo fare ora, e magari abbracciarti ancora una volta prima di dirti addio.  
Ma per me è arrivata l’espressione massima della mia giovinezza.
 
Con una forza inaudita, Gai aprì l’ottava porta chiamata “la tigre di mezzogiorno” mentre intorno a lui si librava un’aura rossa che lo faceva sembrare un demone.
Madara lo guardò disgustato. “Questo è il vapore rosso dell’apertura delle otto porte del chakra. A me sembra più il colore delle foglie morte d’autunno.” Disse gelidamente.
Gai, per nulla intimorito, gli sorrise ironicamente. “Hai ragione ma non stanno cadendo senza alcuno scopo o ragione, esse diventeranno i nutrienti per delle giovani foglie verdi. E il periodo dalla fioritura fino alla nuova primavera, che porterà freschi e nuovi germogli, è l’apice della giovinezza quando brucia alla massima luce cremisi!” Urlò a pieni polmoni, scagliandosi a tutta velocità contro Madara delle Sei Vie.

Nel suo cuore era appena sbocciato l’ultimo fiore di primavera.
   
 
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