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Autore: Leonhard    19/02/2017    4 recensioni
Judy si volse verso la sagoma della lontana Zootropolis. Vixen aveva detto che il cavallo era il pezzo più forte della scacchiera, Alopex aveva scelto un cavallo per guidare gli eventi: forse avevano previsto tutto, forse no, ma in fin dei conti era quasi giusto che fosse stato un cavallo a dare scacco matto e vincere la partita.
E la città, sapeva, avrebbe continuato a bruciare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Distopian Zootopia'
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4. Alla fine del mese



Un mese. Cosa può succedere in un mese di vita di qualunque mammifero? La risposta giusta era ‘un sacco di cose’, ma la mente di Judy Hopps era focalizzata su poche cose che lei giudicava fondamentali.

In un mese era riuscita a trovare un’intesa con il bruciante senso di colpa che le donava così generosamente incubi atroci su volpi che venivano uccise da conigli e pecore sullo sfondo che ridevano. Si svegliava tutte le notti scattando quasi sull’attenti, facendo saettare lo sguardo terrorizzato in giro per la sua camera e ascoltando il suo cuore battere più velocemente del solito pregando che non si fermasse. Era talmente poco abituata al silenzio della sua casa che i suoi respiri veloci ed irregolari sembravano sbuffi di un gigantesco animale a pochi centimetri dal suo muso. Ed aveva paura, una paura folle di quello che avrebbe visto dietro le palpebre se solo avesse avuto la folle idea di richiuderle. Allora arrivava Nick: entrava nella sua stanza come un fantasma, uggiolando piano la sua presenza, e saltava delicatamente ai piedi del suo letto. I movimenti erano sempre insicuri, sempre timidi e così lontani dalla sagace volpe che aveva conosciuto tempo prima. Lei lo chiamava per nome e lui, quasi come se gli avesse fatto esplicita richiesta, si acciambellava accanto a lei e la avvolgeva con la sua grande e soffice coda facendola sprofondare in una tiepida stasi in cui si convinceva rapidamente che se non si fosse addormentata non se la sarebbe goduta appieno.

In un mese, Nick era stato accolto nella famiglia come uno di loro: i piccoli giocavano con lui e si divertivano da matti, Bonnie gli affidava i figli più vivaci per farli stancare mentre metteva a dormire i più piccoli, persino i Trerribili avevano costruito una specie di “codice d’onore” che prevedeva un limite alla loro vivacità a tratti estenuante.

In un mese, una buona parte della famiglia aveva imparato il linguaggio dei segni, l’unico modo che aveva Nick di comunicare con loro. Si metteva seduto e con le zampe anteriori gesticolava contro il muso, il petto, zampa contro zampa ed accanto a lui puntualmente compariva un coniglio che traduceva con precisione quello che voleva dire.

In un mese la zampa di Nick era perfettamente guarita ed aveva festeggiato la rimozione del gesso con una scrollata della pelliccia ed una corsa verso la collina: Judy l’aveva seguito con lo sguardo e si era chiesta  se fosse sempre stato così veloce. Prendeva velocità abbassando il ventre contro l’erba, le orecchie dietro la nuca e quasi volava su quelle zampe finalmente sane come se non ci fosse mai stato un tempo in cui camminava con disinvoltura per le strade di una grande metropoli come Zootropolis su due zampe.

In un mese, Bogo era diventato sindaco. In una frazione di campagna provinciale come la Tana dei Conigli le notizie arrivavano sporadicamente, ma mai con giorni di ritardo: Judy, appoggiata alla bancarella di ortaggi sfogliava svogliatamente il quotidiano di due giorni prima. Alla notizia era stata genuinamente felice per il suo vecchio capitano e si era augurata che eccellesse anche in quel campo, che rimediasse al disastro che lei e gli altri Cavalli avevano combinato ed allo stesso tempo che non gli venisse in mente di cercare Nick a casa sua: a pensarci bene sarebbe stata il primo posto che avrebbe controllato se lei fosse stata alla scrivania di Bogo e avesse dovuto catturare qualunque animale sulla faccia della terra che escludesse Nick.

Con il passare dei giorni, la parte della sua mente ancora convinta di avere un distintivo da appuntarsi addosso ogni mattina fece notare che c’era qualcosa di strano. Perché avevano diviso la città in due grandi rioni? Perché nelle foto degli agenti di polizia l’unico lupo che riconosceva tra tutti era Wolfhart? E perché proteggevano solo le prede?

Quel giorno il corriere con il giornale non era ancora passato e in fin dei conti andava bene così: Nick correva per i prati, circondato da una trentina di piccoli conigli che zampettavano e saltavano e correvano e sparivano nell’erba alta e tra le piante di sedano e zucchine. Nick era il baby-sitter perfetto a detta di sua madre: aveva sempre il sorriso più grande di tutti gli altri alla prospettiva di correre per la campagna circondato da una scatenata valanga di orecchie dritte e code a batuffolo, sapeva come far divertire i cuccioli senza esporli a pericoli che non fossero perfettamente controllati e, a differenza di Stu, non sentiva più il cuore perdere un battito quando Nick usava i denti per sollevare da terra un piccolo particolarmente disobbediente o che, al contrario, piangeva disperato per una brutta caduta.

Lei sapeva che poteva dormire tra i cuscini di tutti i letti presenti in casa ad affidare la vita dei suoi fratelli a lui e sopprimeva a priori sensazioni, pensieri e nomi a dir poco bizzarri che certe volte comparivano nella sua testa. L’unico pensiero che fino a quel momento era riuscita a far tacere definitivamente, ed in un mese era riuscita a fare anche questo, era stato quello che probabilmente non era molto conveniente che una coniglietta in età da nidiata dormisse avvolta nella coda di una volpe maschio con il primo calore passato da un pezzo.

Il silenzio forzato della sua testa sotto questo punto si era rivelato un’arma a doppio taglio, dato che aveva dato il via ad una serie di equivoci e sparate imbarazzanti nella migliore delle ipotesi: la più celebre e ripetitiva era lasciarsi sfuggire il pensiero che Nick Wilde, ormai da un mese Nick Hopps, era un ottimo padre e se pensava che certe volte doveva ricorrere all’errata corrige in compagnia di genitori e fratelli le veniva una sorda voglia di incollarsi le orecchie al muso per l’imbarazzo.

Eppure lo sentiva lì, da qualche parte dentro di lei: qualunque cosa fosse, qualunque nome portasse, era quell’impulso che la faceva arrossire e balbettare nel correggersi, che la faceva morire di imbarazzo davanti al muso di Nick che ironizzava subito dopo, strusciandosi contro di lei tra le risate di tutti. Ma era anche quello che la obbligava a cercarlo con gli occhi, nonché il principale responsabile del suo sorrisetto inconsapevole che puntualmente nasceva sul suo muso quando lo vedeva ridere come mai aveva fatto da quando lo conosceva.

Nonché quello che la costringeva ad arrovellarsi il cervello sul motivo per cui Nick versava in quella condizione e Gideon Gray era rimasto bipede e logorroico esattamente come prima.

“Ehi batuffoletta” chiamò una voce. Judy si volse e si trovò muso a muso con un lupo: era uno di quelli che aveva visto sul giornale, immortalato nel suo compito di sorvegliare l’ingresso ad uno dei rioni. Ricordava di aver alzato un sopracciglio nel vedere con quanto orgoglio mostrasse i denti all’obiettivo della telecamera ed in quel momento si chiese se l’espressione con cui la guardava in quel momento, saccente ed orgogliosa, fosse la stessa con cui si rivolgesse al suo capo, chiunque esso fosse. “Controllo licenza prego”.

“Ah…ma certo” annuì lei, facendo fremere il naso per ribadire il suo nervosismo. Estrasse dal portafoglio il permesso e l’animale la esaminò a lungo prima di renderglielo con l’espressione fattasi annoiata.

“Tutto in regola, grazie” borbottò per nulla contento di quel verdetto. “Voi vendete solo verdura qui?”.

“Si: produzione propria” annuì lei, cercando di dare al suo sorriso una nota meno nervosa e più cordiale. “Ma non credo che sia di suo gusto, signore”.

“Effettivamente no” replicò lui, guardandosi intorno. “Nulla di personale coniglietta, solo che…”. S’interruppe e drizzò le orecchie. Temendo di sapere cosa avesse visto, Judy seguì il suo sguardo e si ritrovò a fissare un lontano Nick: si era immobilizzato e con lui tutti i suoi fratelli. Il gioco, qualunque fosse stato fino a qualche minuto prima, era precipitato nell’insignificanza e stagliati sulla cima della collina vi erano una miriade di profili assolutamente immobili voltati nella loro direzione.

“Ah…sono i miei fratelli” mormorò lei, ma il lupo si allontanò dalla bancarella con movimenti lenti.

“Quella è una volpe” osservò fremente. “A quattro zampe…che indossa una camicia?”.

“Ehm…beh…”.

“Un attimo, ma quello non è Nick Wilde?”. Era una domanda retorica e Judy lo sapeva: l’unica cosa che riuscì a pensare fu un sommesso e definitivo ‘Game Over’ prima di venir assalita dall’irrefrenabile voglia che quel lupo se ne andasse.

“Non è pericoloso” mormorò lei con l’urgenza negli occhi. “Sta occupandosi di…”.

“Una volpe selvaggia nella Tana del Conigli non è pericolosa?” osservò lui. “E poi, se quello è veramente Nick Wilde, lei sta dando rifugio ad un ricercato: va contro la legge”. Quell’ultima frase vibrò di quella vittoria che aveva dovuto reprimere durante l’analisi della licenza e fu talmente evidente che Judy si chiese come avesse fatto a contenere la sua stizza nel soffocarla.

“Io non…” mormorò. Il lupo infine sorrise; mise in mostra una fila di denti appuntiti e bianchi che brillarono sinistri incorniciando uno sguardo che esprimeva tutta la soddisfazione che provava nel pensare quello che avrebbe fatto di lì a qualche momento.

“Sai, batuffolo? In centrale sei famosa” disse. “Ma certo, il primo coniglio poliziotto: Judy Hopps, no?”. La coniglietta deglutì nervosamente. “Il tuo senso della giustizia era qualcosa di invidiabile: hai risolto il caso degli Ululatori Notturni nel giro di cinque giorni complessivi quando la polizia dopo due settimane brancolava ancora nel buio. Hai scagionato tutti i predatori e di questo ti siamo tutti grati…poi ti sei innamorata di quella volpe, quel…Nick Wilde”.

“Innamorata?!” commentò lei, drizzando le orecchie. “No, io…voglio dire…”.

“Ah, lascia perdere” interruppe lui scuotendo una zampa. “La tua storia con lui è dominio pubblico in città, sai? Almeno tra quelli che ancora parlano, ovviamente. E in effetti avremmo dovuto pensarci che avresti nascosto il tuo amore rossastro a casa tua. Peccato che adesso l’ho scovato e quindi…”. Si volse verso Nick, che non si era mosso di un muscolo. “Nicolas Wilde, in nome della legge ti dichiaro in…”.

Non finì la frase che Judy gli saltò al collo. Non aveva un vero e proprio piano in realtà e sicuramente non aveva pensato che un coniglio non assale un lupo: non lo fa e basta, senza nemmeno stare a chiedersi il perché. Semplicemente si era sentita terrorizzata dalla fine di quella frase, che lei stessa aveva usato così tante volte nella sua carriera ed ogni volta si era sentita il coniglio più grande e forte del mondo.

Ma verso Nick no: una frase del genere rivolta al suo Nick semplicemente aveva meno possibilità di esistere di un coniglio che assale un lupo. L’animale la scrollò da sé con imbarazzante semplicità e si volse verso di lei, mostrando i denti.

“Intralcio alla legge e resistenza a pubblico ufficiale” ringhiò. “E adesso credo proprio che giocherò a giuria, giudice e boia con te”. Fissò inebetita la zampa artigliata alzarsi oltre le orecchie del lupo e si sentì la mente vuota: i riflessi, l’agilità la forza presa dal centro addestramento della polizia di cui era andata tanto orgogliosa per quasi un anno erano misteriosamente svanite dalla sua mente e per quella manciata di istanti si ritrovò ad essere una comune, paurosa, indifesa coniglietta ottusa davanti ad un predatore. Vide la zampa calare, un lampo rosso e poi chiuse gli occhi, attendendo il dolore.
 


Le orecchie erano ovattate, fischiavano leggermente ed erano piene di urla e richiami: chi la chiamava Judy, chi sorellina. E poi i rumori che la circondavano: scalpiccii discontinui, voci minute e profonde, adulte e puerili, che chiamavano con il suono della preoccupazione più pura. Si convinse per un attimo di essere gravemente ferita ma di non sentire alcun dolore, nessun caldo pulsare di sangue, addirittura nessun pelo arruffato.

Poi sentì una voce chiamare “Zio Nick!” ed in quel momento comparve un altro suono che le fece spalancare gli occhi: un suono continuo, fluente e liscio, ma basso e profondo che sapeva di paura, di rabbia e di pericolo. Il lupo aveva perso ogni attrattiva che aveva nei suoi confronti e nei suoi occhi c’era un spaesamento quasi comico, con sottili sfumature di irrequietezza.

A pochi passi da lei, curvo sulle quattro zampe, Nick Wilde faceva da ostacolo al poliziotto: il ventre basso, il pelo sulla schiena dritto, le orecchie piatte e gli artigli che graffiavano il terreno e smuovevano i fili d’erba. Nell’aria, quel suono non cessava né cambiava e sembrava provenire dal muso della volpe.

“Nicolas Wilde…” bofonchiò il lupo. “Ti dichiaro in arresto per l’omicidio di Benjamin Clawhauser e Dawn Bellwether…”. Con uno sprazzo di coraggio vibrò una zampata in direzione di Nick, ma lui saltò all’indietro schivando gli artigli.

Judy ebbe appena il tempo di ammirare l’agilità delle volpi, poi ebbe davanti agli occhi il suo muso e non fu in grado di pensare più a nulla: gli occhi di Nick erano sbarrati e fissi sul lupo, le labbra completamente tirate all’indietro e la bocca semiaperta. Il ringhio investì le sue orecchie con la potenza di un treno in corsa e la paralizzò sul posto, mentre lui si spostava sopra di lei e la circondava con la coda.

Stai indietro!

Poco lontano da lei, i suoi fratelli ed i suoi genitori erano paralizzati ad osservare la scena, senza trovare la forza ed il coraggio di muovere anche solo una zampa. Una miriade di nasi fremevano in preda all’agitazione ed alla paura di come sarebbe potuta finire quella situazione.

Il lupo digrignò i denti e mosse lentamente la zampa verso la fondina. Nick scattò e morse la pistola, strappandogliela dalla cintura; atterrò agilmente dietro il lupo, ma lui fece appena in tempo a voltarsi che fu nuovamente accanto a Judy, facendole da scudo con il suo corpo.

“Aggressione a pubblico ufficiale” mormorò il lupo. “Andrà ad aggiungersi alle tue condanne”. Era evidente che a Nick non poteva importarne di meno: condì il suo ringhio con due latrati che fecero sussultare il lupo e Judy, che afferrò istintivamente la coda della volpe.

“Nick…” mormorò, con voce tremante di paura.

Ogni cellula del suo corpo le urlava di scappare, chiudersi in camera e cacciarsi per buona misura sotto il suo letto, ma con il ciuffo di peli rossi stretto nella sua zampa si sentì di colpo invincibile. Fece per alzarsi ed intimare al predatore di andarsene, ma lui cominciò ad arretrare lentamente verso la macchina.

“Fidati di me, Wilde…” ringhiò, una volta a distanza di sicurezza. “Non finisce qui…per nessuno dei presenti”.
   
 
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