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Autore: Daleko    20/02/2017    0 recensioni
Questa è un'originale però non è un'originale. Lo so che come espressione sembra non avere senso, ma proseguendo la lettura della storia diventerà sempre più chiaro cosa io intendessi dire.
Questo racconto più verificare effetti "WTF?" indesiderati (oppure no). Assumere in piccole dosi.
~
Per un terribile momento pensai di trovarmi alla presenza di zombie veri e propri, zombie di quelli che una volta erano i miei genitori e che ora, nel pieno della loro vita, ciondolavano per casa con pelle ingrigita e pagliuzze dorate nelle iridi.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bisogna cambiare la Storia

2.

 
Inaspettatamente, Vins era rannicchiato sotto la scalinata del museo. Assomigliava più a un senzatetto disperato che a un laureando forse troppo borghese; lo indicai a Rei e mi avvicinai al mio collega senza infierire troppo. «Duro lo sfratto, eh?» lo presi in giro con leggerezza; forse infierii abbastanza, perché credo fosse sul punto di avere un infarto. Alzò la testa di scatto, impallidendo improvvisamente, poi si portò le mani al viso e cominciò a piangere con il medesimo verso fatto da Rei un'oretta prima. La ragazza gli si avvicinò, sentendo un qualche tipo di feeling tra loro due, e cominciò a dargli brevi colpetti di solidarietà sulla spalla. «Beh, mi pare di capire che siamo almeno in tre» sentenziai con entrambe le mani nelle tasche dei jeans. Vins balbettava in preda al panico. «Non c'è più l'internet... Non c'è più campo per chiamare... Il cellulare non serve più a niente...» biascicava. Stavo per rispondergli di infilarsi l'ultimo iPhone nel suo posticino speciale, ma preferii voltarmi intorno a esaminare il paesaggio. C'era stato qualche incidente d'auto e le vetture, aperte e vuote, giacevano per le vie senza un padrone. Probabilmente erano usciti a pattugliare le strade, o qualunque altra cosa stessero facendo quei raccapriccianti subumani. «Speravo di dover tornare in zona universitaria per motivi diversi da un'invasione zombie, ma ormai è fatta. Andiamo?» chiesi ai due ragazzi ancora accovacciati davanti a me. Cominciavo a sentirmi a disagio e diedi un lieve colpo a Rei con un lato della scarpa. I due mi fissavano inebetiti. «Dove vorresti andare?» trovò finalmente la forza di domandarmi Vins. La ragazza annuì e io scrollai le spalle. «Qui è molto più tranquillo del solito. Chi vuoi che sia nel museo? Entriamo a dare un'occhiata» m'imposi con una convinzione che in realtà non avevo nemmeno lontanamente. Voltai loro le spalle, aggirando le scale e cominciando a salirle con determinazione; sorrisi nel sentirli accorrere dietro di me. Ero il gallo del pollaio, adesso, e dovevo difendere i miei poll... I miei amici.
L'ingresso non era sorvegliato, ovviamente. Bisognava però superare la biglietteria e mi accorsi con timore che un giovane uomo zombizzato1 era ancora al suo posto di lavoro. Ci avvicinammo titubanti, non del tutto sicuri di cosa sarebbe accaduto, e stavo giusto pentendomi di non aver portato nessun'arma con me quando lo sentii parlare. «Tre persone, dodici euro» comunicò con voce atona e senza alcun tipo di flessione. Sarebbe potuto essere stato un computer. Stranamente il tutto m'inquietò più di un eventuale attacco ti-mangio-le-cervella, e impiegai un attimo a estrarre il portafogli con la paghetta del sabato scorso. «Tre persone, dodici euro» ripeté lo zombie mentre gli poggiavo dodici euro esatti nella vaschetta; non sapevo come avrebbe potuto elaborare il resto e non intendevo scoprirlo. Possiamo dire che nessuno di noi aveva intenzione di toccare qualcosa di già toccato da quegli ex esseri umani, e già il respirare la loro stessa aria ci procurava una gran dose di ansia.
Il tornello scattò e lo zombie ci fece passare senza dire un'altra parola. Noi imitammo il suo silenzio ed entrammo in fila indiana – Io, Rei e Vins – per ritrovarci in una sala effettivamente vuota. «È stata un'ottima idea, Ale» si congratulò con me la ragazza del gruppo. Stavo per ringraziarla, ma poi aggiunse: «Anche se in un fottuto supermercato avremmo avuto almeno del cazzo di cibo». Richiusi la bocca. Vins annuiva vigorosamente alle parole di Rei e avevo voglia di prenderlo a ginocchiate nelle palle, ma mi trattenni e cominciai la mia esplorazione.

Tutte le sale sembravano essere vuote. Dopo circa dieci minuti di vagabondaggio decidemmo di dividerci i compiti essenziali: Rei avrebbe cercato di connettersi a una rete wifi, di trovare l'ufficio con le registrazioni di sicurezza per capire quando e cosa fosse successo, e di non farsi uccidere. Vins avrebbe girovagato per il museo alla ricerca di altri superstiti come noi, avrebbe cercato di reperire delle provviste e avrebbe provato a non farsi uccidere. Io... Io beh, dovevo ispezionare la biblioteca del museo –guadagnando punti in più se non fossi morto, ovviamente. Cercavo di vedere il tutto come il meraviglioso inizio di Ken il guerriero, una versione dal lieto fine de L'alba dei morti viventi oppure, ancora meglio, provavo a convincermi di veder saltare fuori una telecamera da esperimento sociale in dieci o venti minuti. La speranza è l'ultima a morire, così mi incamminai verso la biblioteca con fare dinoccolato e provai a ignorare la mia macabra fantasia in cui Rei veniva divorata da una guardia zombie senza un occhio. Scacciai quella visione dalla mia mente.
La sala della biblioteca era anch'essa vuota. Mi diressi automaticamente in fondo, verso i libri del mistero (che noi d'ingegneria chiamavamo "la sezione dei ritardati2")  e posai gli occhi per la prima volta su libri denigrati fino a quel momento. Scelsi un tomo a caso, lo aprii e lo richiusi di scatto. Un serpente gigante entrava nella vagina di una donna nuda uscendole dalla bocca mentre, in alto a destra, una navicella spaziale in pieno stile anni '20 li illuminava. Finalmente consapevole di quale fosse il padre di tutti gli hentai, posai il libro passando subito al successivo.
Il tempo scorreva molto lentamente.

 
1 Adoro i neologismi.
2 Forse è tardi per dirvelo, ma in queste pagine il politicamente corretto non c'è.
   
 
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