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Autore: Asia Dreamcatcher    20/02/2017    4 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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07 Salve a tutti voi! Eccomi tornata con il nuovo capitolo, che sarà diviso in due parti...
Ci si vede a fondo pagina come sempre!
Buona Lettura!





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Capitolo Sette: The show must go on (parte I)

Noi siamo all'inferno, e la sola scelta che abbiamo

è tra essere i dannati che vengono tormentati

o i diavoli addetti al loro supplizio.”

~ “Breviario del Caos”, Albert Caraco

I have no place in the world”

K si piegò sulle ginocchia per compiere una complicata mossa che costrinse l'avversario nella sua morsa mortale.

«Basta così» una voce autoritaria decretò la fine dell'addestramento. La ragazza lasciò di colpo l'agente che crollò sgraziatamente a terra, ansante; lei, invece, non aveva quasi capello fuori posto, il respiro era leggero, regolare come se il suo corpo non fosse stato posto ad alcun sforzo.

I have no place in the world”

Si allontanò dal tappeto di allenamento, afferrò alcune ciocche scure e le legò in una morbida treccia, non sapeva dove aveva imparato ma sentiva che quel gesto era importante, che era legato a qualcosa che era stato importante per lei, anche se non ricordava...

«Complimenti K».

Una giovane ragazza bionda si precipitò verso di lei, avevano più o meno la stessa corporatura sottile e flessuosa, che celava muscoli tesi e sviluppati, le sue labbra rossissime e ben disegnate non sorridevano, ma i suoi occhi verdi, dal taglio lievemente allungato, guardavano l'altra con vivo interesse.

«Non qui Didi» l'avvertì con voce carezzevole, se avessero saputo l'esistenza di quel nomignolo... Ma non poteva farne a meno, non riusciva a chiamarla semplicemente 'D'.

Percorsero i corridoi nell'area riservata a loro in silenzio, l'espressione imperturbabile.

«L'addestramento è terminato?».

Le due agenti posarono in sincrono lo sguardo sul ragazzo alto e atletico dagli occhi cerulei che stava loro difronte, annuirono piano.

«Ti hanno convocato?» si informò K sostenendo il suo sguardo apatico;

gli occhi dell'agente N ebbero un guizzo, lasciando trasparire la brutta copia di

un'emozione che scivolò sui suoi lineamenti marcati.

«Già»

«Tornerai N?» chiese con voce flautata D corrucciando appena le sopracciglia di una sfumatura più scura rispetto ai lunghi capelli. Inclinò il capo osservandolo incuriosita.

«Non so risponderti» ma sollevò lievemente l'angolo delle labbra sottili, quasi volesse rassicurarla. Nessuno riusciva ad essere rude con D, nemmeno quel sadico di L.

N, poi, proseguì per la sua strada, come se quella conversazione non fosse mai avvenuta; K si mosse piano afferrando la mano della bionda che era rimasta indietro, lo sguardo incantato, persa in ricordi nebulosi.

La mora ne accarezzò la figura sottile e nervosa con gli occhi, forse non era del tutto vero che non aveva nessun posto nel mondo...


*


31 Dicembre, Aeroporto Marco Polo, Venezia.


Informiamo i gentili passeggeri che stiamo per atterrare all'aeroporto “Marco Polo” di Venezia, la temperatura esterna è di 30.2 gradi Fahrenheit1 il tempo è nuvoloso. Il comandante e il suo equipaggio vi augurano una buona permanenza”.

Sharon Carter sbatté le palpebre lentamente ma il suo sguardo, fisso sull'oblò, continuava a rimanere vacuo, le pupille riflettevano senza interesse l'acqua che dava l'impressione che l'aereo stesse per atterrare fra i fluidi invece che in una solida pista d'atterraggio, che si materializzava, quasi magicamente, solo un attimo prima che le ruote iniziassero a stridere sull'asfalto.

Le dita torturavano il cartoncino plastificato delle istruzione da seguire in caso d'emergenza; improvvisamente una mano si tuffò fra le sue stringendogliele in una presa calda.

La bionda agente si voltò di scatto, quasi fosse stata presa alla sprovvista, ed incontrò l'enorme sorriso del suo accompagnatore. Si ritrovò a pensare che non era mai stata a Venezia prima d'ora; aveva immaginato che la sua prima volta sarebbe stata per uno speciale weekend romantico, con tanto di cene affacciate sul canale, in compagnia del suo ragazzo. Invece la sua prima volta in una delle città più romantiche del mondo sarebbe stata proprio per salvare il suo ragazzo, fra le altre cose.

«Tutto okay?» Sam Wilson la fissò attento, cercando di infonderle un po' di sicurezza attraverso il suo sorriso. Sharon sospirò e le sue labbra scivolarono all'insù;

«Sì, Sam perdonami...».

Non che l'ex pararescue le credette a quel punto, ma la poteva capire, non si erano certo cacciati in una situazione facile, non avevano un piano A solidissimo e il piano B era piuttosto incerto, stavano più o meno andando allo sbaraglio (non che quella fosse una novità) e per di più c'era la questione “James”.


Due settimane prima, New York...

«Ne sei davvero certo?» quella probabilmente era la decima volta che glielo domandava, ma lui si costrinse ad essere paziente ed annuì deciso. D'altronde esisteva forse altra soluzione?

«Tu piuttosto, io preferirei-»; ecco era piuttosto quella questione che non gli andava molto giù;

«James!» lo ammonì lei scoccandogli un'occhiata penetrante.

«Non è necessario che tu venga» proseguì cocciuto, mettendo su il broncio. Sharon voltò completamente il suo corpo verso di lui, portandosi le mani, a pugno chiuso, sui fianchi, in un gesto che ricordava tremendamente Peggy Carter.

«O potresti fare da supporto con Steve e May!» disse enfatizzando le sue parole con gesti inconsulti «La Hill è perfettamente in grado di-»;

«Lo so che Maria è perfettamente in grado di andare sotto copertura.» frecciò dura la ragazza «Il fatto è che voglio essere io a farlo!» celiò esasperata. C'era davvero il bisogno di spiegare le sue motivazioni ad alta voce?

«Lo sai che così stai privando Sam e Maria della reciproca compagnia!?» berciò Bucky non sapendo più che “pesci pigliare”, appellandosi addirittura ad una ragione come quella. Sharon inarcò pericolosamente un sopracciglio;

«Oh te ne sei accorto? Carino da parte tua amore...». Ahi. Ecco cosa comportava l'amicizia sempre più stretta con Natasha, avrebbe dovuto parlarne con Steve, si disse.

«Non sai esattamente a cosa vai incontro...»

«Nemmeno tu se è per questo!» lo rimbrottò lei, stanca. Chiuse gli occhi e si prese un momento per inspirare profondamente.

«James io e Sam faremo la parte degli ospiti, sei tu quello che sarà praticamente prigioniero... E già faccio fatica a sopportarne il pensiero, perciò non chiedermi di mettermi in disparte ad aspettare che tu ne esca vivo» l'aveva detto con voce non proprio ferma mentre il suo sguardo si faceva umido.

Quello a grandi linee era il piano che avevano ideato; Tony si era premurato di far sapere a tutto il Deep web che c'erano un mucchio di compratori interessati al famigerato Soldato d'Inverno. Questo, si auguravano, sarebbe bastato per far decidere alla famiglia Belgioioso che James Barnes era ancora degno della loro asta. In quel preciso istante, sempre il magnate si stava “divertendo” a creare le identità false di Sam e Sharon con cui si sarebbero infiltrati all'asta.

Bucky si alzò e le andò incontro, lasciando che fosse lei, poi, a fare l'ultimo passo.

«Lo so che sei preoccupata, ma il fatto che tu possa essere altrettanto esposta, fa preoccupare me.» mormorò facendo scorrere le dita sulle sue braccia sottili.

«Non chiedermi di restare a guardare...» gli sussurrò, James le posò un dolce bacio sulla fronte e annuì, consapevole che non l'avrebbe fatta desistere da quella decisione.

Quella era stata l'ultima loro discussione, tre giorni dopo Bucky era partito per una falsa missione con il preciso scopo di farsi catturare. Il fatto che da quel momento non avessero avuto più sue notizie li aveva fatti ben sperare; Tony aveva poi dato la definitiva conferma, essendo riuscito a trovare il filmato, di una telecamera di sicurezza, che mostrava a tratti il rapimento. Il piano era riuscito, non che ci fossero state conseguenti esultanze. Natasha e Jace avevano dovuto usare tutta la loro buona volontà per evitare che Sharon avesse una crisi isterica.


«Ripassiamo un attimo le identità?» propose la ragazza, concentrarsi sui dettagli certi del piano le avrebbe impedito di impazzire.

«Malik Kitenge, originario della Repubblica Democratica del Congo, conduco un traffico di armi e diamanti tra Belgio e Stati Uniti, parlo francese, inglese e un po' di lingala2 sono cresciuto a Kinshasa, ma ho frequentato la Columbia University per due semestri. Mio padre era un gerarca dell'esercito caduto poi in disgrazia, questo ha fatto si che intraprendessi la via dell'illegalità diventando un Signore della guerra...» snocciolò con un disinvolto accento francese mentre scendevano dall'aereo;

«Però! il tuo accento è nettamente migliorato... il full immersion con Maria è servito» notò l'agente con un sorrisino malizioso, riuscendo a mettere in imbarazzo Falcon che ridacchiò nervosamente.

«D'accordo, alla Columbia hai incontrato me; Valerie Hale laureata in Storia dell'arte, newyorkese dell'Upper West Side; madre inglese, mio padre gestisce un piccolo fondo fiduciario e ha sempre cercato di fare il grande salto sociale... Sono tua complice e gestisco gli affari qui in America» affermò Sharon entrando in aeroporto, dopo aver ritirato i bagagli si scambiarono un'occhiata d'intesa ed entrambi si recarono in bagno per sistemare la propria copertura.

Quando vi uscirono non erano più Sam Wilson e Sharon Carter ma Malik Kitenge e la sua compagna Valerie Hale: elegantemente vestiti, Falcon attorno al polso aveva un rolex tanto grande e abbagliante che si sarebbe potuto notare a chilometri di distanza, l'agente 13 indossava una curatissima parrucca nera tagliata a caschetto asimmetrico e una bianca pelliccia celava le sue forme.

Una volta lasciata la zona di ritiro bagagli, si soffermarono sul cartello con su scritto 'BelgioiosoTour' fra le mani di un'autista dall'aria apatica;

«Desidera qualcosa signore?» gli domandò quest'ultimo in un inglese perfetto;

«Sì, gradirei dare uno sguardo ai gioielli rari di Venezia» rispose, seguendo le poche istruzioni che gli erano state fornite con breve anticipo insieme all'invito. L'autista non si scompose;

«Molto bene Mister Kitenge. Vogliate seguirmi».

L'uomo li accompagnò ad una lussuosa berlina, con tanto di vetri oscurati. Una volta che furono dentro incapparono in un altro uomo ben vestito che sorrise loro;

«Signorina Hale, signor Kitenge benvenuti. Lavoro per la famiglia Belgioioso, vi posso offrire un drink di benvenuto?» domandò cordiale, il suo accento italiano era molto forte. Sharon e Sam accettarono il drink cercando di mostrarsi disinvolti; anche perché malgrado le maniere piacevoli, qualcosa diceva loro che non sarebbe stato così semplice rifiutare.

I due intuirono immediatamente che c'era qualcosa che non andava nel contenuto del bicchiere; l'uomo dei Belgioioso li guardava a vista, le sue labbra erano stese in un sorriso benevolo ma i suoi occhi scrutavano le loro reazioni come un falco fissa la propria preda.

«Cin cin tesoro!» esordì Sam facendo tintinnare il suo calice con quello della ragazza che gli sorrise amabile. Entrambi ingollarono il contenuto senza esitazioni.

La reazione fu quasi istantanea, i due agenti crollarono svenuti, i calici rotolarono sul tappetino dell'auto crepandosi.


*


L'indice metallico picchiò lentamente sul bracciolo in ferro, scandendo un tempo che sembrava passare solo nella sua testa. Il tintinnare di catene e i gemiti rabbiosi avevano smesso di attirare la sua attenzione, così come le voci sempre più flebili che chiedevano “perchè?” o semplicemente aiuto. Non era l'unico essere umano che sarebbe stato venduto come una merce rara e preziosa, ognuno di loro valeva cifre esorbitanti alla pari di tanti oggetti che erano stipati ordinatamente in quello che veniva chiamato deposito.

In quei giorni James si era riempito gli occhi di poetici quadri creduti perduti, manoscritti antichi, ma anche armi di distruzione di massa, batteriologiche, nucleari, agenti chimici praticamente introvabili ritenuti leggendari persino al mercato nero; aveva visto le armi chitauriane, talmente tante da equipaggiare un esercito, ma il suo sguardo aveva intravisto anche qualcos'altro, qualcosa che gli aveva riportato alla mente spiacevoli immagini. Le più grandi opere simbolo di cultura illuminata si accostavano alle più grandi opere di morte che mente umana fosse stata mai in grado di concepire. Luce e ombra si rincorrevano in quel deposito, come Bucky non aveva mai visto.

«Ah! La mia punta di diamante, il mio Jolly... il Soldato d'Inverno».

James digrignò i denti, stringendo i pugni osservando una sinuosa figura di donna a cui apparteneva quella voce graffiante e tanto suadente, incedere verso di lui.

«Allegra Belgioioso presumo» sputò il supersoldato, lanciandole un'occhiata raggelante.

Allegra Belgioioso era la secondogenita dell'attuale patriarca Cesare, che continuava a perpetrare la ormai secolare attività illegale del casato. Era alta, indossava un semplice tubino rosso che esaltava il suo fisico formoso, lunghi capelli biondo rame ricadevano su una spalla, gli occhi nocciola, sapientemente truccati, lo osservavano trionfanti, all'indice destro portava un enorme anello d'oro con lo stemma della sua famiglia.

«Precisamente – il suo accento italiano si percepiva appena – perdonami per non essere subito venuta a darti il benvenuto-»

«Ci ha pensato tuo fratello stai pure tranquilla!» berciò già insofferente verso quell'inutile conversazione di circostanza.

«Alessandro è schiattato d'invidia, ti devo ringraziare mio caro» celiò la donna riferendosi al fratello maggiore. E così era lei che avrebbe beneficiato della sua vendita.

«Peccato che non sia schiattato davvero» replicò lui con voce dolce come il fiele. Aveva più o meno capito come funzionavano le cose all'interno della famiglia: esisteva una lotto interna fra i due fratelli: ognuno dei due metteva all'asta i lotti che era riuscito a procurarsi, al termine si prendeva minuziosamente nota dei guadagni, alla dipartita dell'attuale capofamiglia il figlio che aveva totalizzato più capitale diventava gli succedeva di diritto, mentre il perdente veniva condannato all'oblio.

«Sei divertente Soldato d'Inverno, è proprio un peccato che tu valga così tanto, altrimenti non mi sarebbe dispiaciuto averti tutto per me» affermò maliziosamente Allegra avvicinandosi alla teca rinforzata di vetro che in cui era rinchiuso, tenuto legato alla sedia con spesse manette sia ai polsi che alle caviglie che, Bucky sospettava, fossero fatte in buona parte di vibranio.

«Perdonami se non mi mostro affranto» ribatté James, un istinto omicida ormai gli serpeggiava dentro.

«Crudele – celiò falsamente dispiaciuta – ora vorrai scusarmi ma devo fare la conoscenza della mia ultima merce, prima di stasera» gli strizzò l'occhiolino mentre i suoi uomini giungevano trasportando in una gabbia non troppo grande, un ragazzino che era appeso disperatamente alle inferriate arrugginite e gridava aiuto in una lingua che riconobbe come russo.

Alla sua vista James si sentì male sul serio, l'adolescente doveva avere solo un anno in meno di Jace; quella somiglianza gli fece seccare la gola, lasciandogli in bocca un gusto amaro.


*


Gli occhi scuri di Sharon Carter fissavano assenti il raffinato affresco del soffitto, non si era ancora resa conto di essere sveglia. Scrollò piano la testa e lentamente si mise seduta. Aveva freddo. Quella sensazione fu come una scintilla di lucidità, ispezionò l'ampia stanza arredata con mobili antichi e pregiati, probabilmente solo il tappeto valeva quanto una proprietà di Stark. Solo in un secondo momento si rese conto di essere semidistesa su comodo letto matrimoniale con tanto di baldacchino; Sam dormiva accanto a lei, in boxer. Quella visione diede un'ulteriore scossa alla ragazza che notò, con un tuffo al cuore, di essere anche lei solamente in intimo.

«SAM!» trillò saltando quasi dal letto, mentre l'ex pararescue aprì di colpo gli occhi senza nemmeno sbattere le palpebre.

«Dove siamo?» domandò con voce impastata, stiracchiandosi. Improvvisamente si accorse di essere praticamente in mutande e dando una veloce occhiata a Sharon impallidì voltando rapido lo sguardo, mentre la bionda si tirò il piumone addosso.

«Non dirlo a James!» esalò il ragazzo cercando di individuare rapidamente il proprio bagaglio, non volendo pensare a come avrebbe potuto reagire il supersoldato se qualcuno gli avesse riferito di quella situazione.

«Nono!» lo rassicurò lei, stringendosi le coperte addosso.

Qualcuno bussò alla loro porta prima che potessero parlare di quello che stava succedendo.

«Avanti!» disse a malincuore l'agente 13 e subito dopo si premurò di mettere su un'espressione snob e stizzita.

Una cameriera entrò seguita subito dopo dagli elegantissimi Alessandro e Allegra Belgioioso.

«Buon pomeriggio nostri cari ospiti! Sono Allegra e lui è mio fratello Alessandro. Vogliate scusarci per l'inconveniente del sonnifero ma comprenderete che le precauzioni non sono mai troppe...» Sam nei panni del tronfio signore della guerra Malik si disse turbato dai loro metodi ma che li comprendeva benissimo «Ah, sono stati eseguiti dei controlli sui vostri bagagli, così come sui vostri vestiti» Sam e Sharon trattennero impercettibilmente il respiro «Troverete i vostri effetti sistemati nell'armadio, vi preghiamo stasera di indossare i vostri abiti più belli. Per voi, che è la prima volta, la vostra barca personale vi attenderà alle ventitré in punto, la cena vi sarà servita in camera»;

«Vi preghiamo anche, di non lasciare le vostre stanze fino a quell'ora» aggiunse il maggiore dei fratelli, un uomo sulla trentina terribilmente affascinante dai capelli biondo ramato, come quelli della sorella, e l'aria aristocratica, si avvicinò a Sharon e le fece un perfetto baciamano, sotto lo sguardo insofferente di Sam che si sentiva in dovere di fare le veci di Bucky, probabilmente glielo avrebbe pure comunicato più tardi, se tutto andava come doveva.

«Credo che troverete l'asta di vostro gradimento» Sharon sorrise civettuola «A più tardi».

Attesero qualche istante dopo l'uscita dei due fratelli prima di lasciarsi andare ad un lungo e sollevato sospiro.

«Stark a quanto pare sapeva quel che faceva!» affermò Sam andando all'armadio e vestendosi, la bionda fece altrettanto;

«Sembra che ci sia tutto, Tony era sicuro che i dispositivi sarebbero passati inosservati...».

Dalla valigia, l'agente 13 estrasse un fine astuccio rigido di forma rettangolare mediamente grande, una volta aperto Sam prese la coppia di gemelli e un piccolo quadratino d'oro che era molto più di un prezioso orecchino a plic. La ragazza invece mise da parte i bellissimi orecchini a goccia e concentrò la propria attenzione sullo specchio dell'astuccio, con attenzione tolse l'invisibile ma spessa pellicola che lo proteggeva.

La superficie riflettente si rivelò essere uno display touch che ben presto gli permise di mettersi in comunicazione con la squadra di supporto.

«Ce l'avete fatta!» il piacente viso di Steve Rogers comparve sullo schermo, l'espressione evidentemente sollevata, subito dopo gli si affiancarono Maria e Melinda. I tre erano giunti a Venezia circa due giorni prima pronti a fornire supporto tattico ai compagni, Clint era ancora debilitato così May aveva preso volentieri il suo posto, Steve era stato tranquillizzato dal fatto che ci sarebbe stato l'arcere accanto a Natasha mentre lui non c'era.

«Ce ne avete messo di tempo...» fece notare l'agente Hill inarcando un sopracciglio. La comunicazione era abbastanza disturbata ma non avrebbero dovuto avere grossi problemi.

«Beh non ce ne siamo accorti, visto che ci hanno sedato come siamo arrivati e poi perquisito bellamente mentre continuavamo ad essere svenuti!» spiegò Sam leggermente piccato.

«Alla faccia della sicurezza, forse dovremmo farci dare lezioni da loro...» esordì Melinda che non si capì bene se stesse scherzando o dicesse sul serio.

«Le apparecchiature di Stark non sono state scoperte quindi?»

«No a quanto pare aveva ragione...»

«Evitiamo comunque di farglielo sapere...» frecciò Maria facendo ridacchiare tutti.

«Bene. Convenevoli a parte, sembrate stare bene, dove siete?» si informò il capitano tornando serio.

«Non riuscite a individuarci attraverso il GPS?» chiese Sharon aggrottando perplessa la fronte liscia. May e Maria scossero il capo;

«Probabilmente hanno qualche apparecchio che funge da disturbo intorno all'area» ipotizzò l'asiatica. Quello era un problema. Sam corse alla finestra ma purtroppo non vi era nulla che potesse aiutarli ad identificare il luogo, potevano trovarsi in una qualsiasi parte di Venezia che avesse acqua e un ponticello in pietra non lontano.

«Forse c'è un modo!» affermò Sharon guardando l'ex pararescue che annuì complice.

«Raggiungeremo il luogo dell'asta con la barca, il tragitto potrebbe essere l'unica occasione per individuare la nostra posizione!».

«Sperando che anche l'imbarcazione non sia schermata, perché sono quasi pronta a scommettere che il luogo dell'asta lo sarà» l'agente Hill, attraverso lo schermo, guardò intensamente Sam che le sorrise rassicurante. Quello era il suo modo per chiedergli se stava davvero andando tutto bene.

Il capitano annuì pensieroso;

«Abbiamo un margine d'azione ridotto, ma cercheremo di farcelo bastare... A che ora lascerete il luogo?»

«La barca salperà alle ventitré»

«D'accordo allora. Siate prudenti e attenetevi al piano-»

«Se non doveste essere in posizione?» volle sapere Sam sperando di non dover affrontare quell'ipotesi;

«Improvvisate» replicò May con leggerezza. Falcon ne ebbe la certezza, in quel caso era matematico che sarebbero finiti nei guai come mai prima.

«Buona fortuna!»

«Anche a voi» sospirò l'agente 13 prima di chiudere ogni comunicazione.


*


Steve si sistemò la divisa scura ed uscì sul piccolo balcone che dava su uno stretto canale. Afferrò il cellulare, a New York doveva essere pomeriggio inoltrato.

Rispose al secondo squillo.

«Sto bene Steve» soffiò la voce carezzevole e divertita di Natasha. Il capitano chinò il capo ma con il sorriso sulle labbra.

«Sono davvero prevedibile...» tentò di scherzare lui;

«Vogliamo davvero parlarne?»; il sorriso si accentuò, la sua mente non si dovette nemmeno sforzare per visualizzare l'espressione semi esasperata della compagna; la immaginò accoccolata sul divano, avvolta in un morbido maglione pesante e una calda coperta stesa sulle gambe, una mano poggiata protettiva sul ventre. Quel pensiero lo fece stare incredibilmente bene.

«Stiamo per procedere...» si costrinse, invece, a dire. Poté quasi sentirla irrigidirsi.

«Avvertirò gli altri...» un sospiro trattenuto «Steve lo sai» celiò con tono dolce. Un tono che riservava solo a lui; il capitano si dovette prendere un istante mentre il suo cuore cedeva di un battito;

«Lo so. Anch'io Natasha, non sai quanto» la sentì sorridere e sorrise anche lui.

«Ora devo andare»

«D'accordo. Steve... torna» 'da me' «E riportali indietro interi»

«Promesso».

______________________

1= Unità di misura statunitense. Corrisponde a -1 gradi Celsius;

2= una delle lingue della Repubblica Democratica del Congo.

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Fine prima parte! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, inizialmente non avevo previsto di dividere il capitolo in due parti... ma a mano a mano che prendeva forma mi sono resaconto che rischiavo non tanto di farlo troppo lungo ma che probabilmente avrei sacrificato alcune parti e il risultato sarebbe stato troppo concitato e troppo pieno di "fatti".
Come avete notato quello preso un po' peggio è James che seguendo il piano di Natasha si è immolato alla causa, mandando Sharon un filino in crisi! Ma le sorprese non mancheranno nella seconda parte... Riguardo l'inizio del capitolo, avete qualche idea su questi ancora misteriosi personaggi? ;)

Bene, per il momento è tutto, per qualsiasi dubbio vi invito a chiedermi qualsiasi cosa a riguardo e io vi RINGRAZIO ancora tantissimo per il vostro supporto (da chi commenta a chi segue e anche a chi legge semplicemente :)
Ci si vede fra due settimane: LUNEDI' 06 MARZO!

A presto!


   
 
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