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Autore: CinderellaKun    20/02/2017    5 recensioni
Introspezione sul personaggio di Yuri, in questo caso sulla frustrazione nell'affrontare la sua sessualità.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mari Katsuki, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A volte fa proprio male.

Sento una fitta al petto seguita da una allo stomaco… ci sono momenti in cui non mi pongo domande, momenti in cui sono troppo concentrato in altro per struggermi in pensieri simili, semplicemente esiste la quotidianità in cui mi sforzo per non dar peso a queste vocine fastidiose e martellanti nel cervello . Ogni giorno ricomincia l’eterna lotta contro me stesso, il mio peggior nemico, contro le mie paure e le mie angosce. Ci sono momenti in cui è facile mettere a tacere questi sussurri irritanti, e ci sono volte in cui le difese si abbassano e sfuggono ad ogni controllo.

Ora sono steso in questo sterile letto, è un pomeriggio di quelli in cui non hai voglia nemmeno di ricordare in che anno siamo, mi sto fissando senza senso apparente la mano sospesa a mezz’aria sopra al mio viso, è calda, è grande e trema un po, trema perché la scuote un debole brivido che parte da un punto ben definito del mio basso ventre. La riconosco molto bene questo tipo di scossa, mi tedio ogni fottutissimo giorno nel tentativo di reprimerla. Non ci sarebbe niente di male in un atto di sana masturbazione, ogni persona al mondo si dona piacere fisico, scaricare la tensione sessuale è un gesto istintivo, voluto e cercato, certo… ma sono i pensieri che scatenano i miei impulsi a bloccarmi.

Ho il respiro corto, una semi erezione tra le gambe, ma l’unica cosa che mi sto segando sono le meningi, dannazione, solo io posso avere la sinapsi in tumulto mentre il sangue scorre altrove… e se provassi a chiudere gli occhi e a lasciarmi andare? Cosa succederebbe stavolta? Non voglio farlo, ma ora trema leggermente tutto il corpo, le scosse sono triplicate e senza che io possa capacitarmene, la mia stupida mano scorre giù e si addentra tra il tessuto rovente dei boxer…

“Avanti sforzati stavolta Yuri…”

Afferro con la mano libera una delle riviste sconce che mi ha regalato Nishigori, nel vano tentativo di accendere in me interessi assopiti, o almeno a suo dire. Sfoglio le pagine mordendomi il labbro, con la mano occupata sul mio sesso, provo a darmi le prime carezze… niente.

Passo a pagine più oscene, a foto più spinte, a donne più ammalianti… niente.

E’ frustrante.

Lancio via la rivista, impreco tra i denti serrati, fisso il vuoto con la mano laggiù ferma, sospiro.

Piego la testa di lato e distrattamente scorgo uno dei miei poster di Victor mal nascosto.

Chissà cosa diavolo penserebbe di me se mi vedesse ridotto in questo stato pietoso.

Victor.

Come ci sono finito a pensare di nuovo a lui? Sempre a lui. Nelle situazioni più strane. Chissà per quale diavolo di motivo i pensieri più dissimili e divergenti si affollano e si rincorrono senza nesso logico?! Sarò mica scemo?!

Socchiudo gli occhi.

Victor. Ecco una scossa.

Victor che mi sorride. Ecco la mano che trema.

Victor nella onsen. Una carezza.

Il suo fisico statuario. Due, tre, quattro carezze.

Può un essere umano avere tutti i muscoli scolpiti al punto giusto? Può sprigionare così tanta virilità e armonia nel contempo? Oh, Victor! E ora le carezze diventano colpi ben assestati, più veloci.

Chissà come deve essere trovarsi preda tra quelle braccia forti ed eleganti, chissà come deve essere il tocco delle sue labbra morbide in contrasto con la pelle leggermente ruvida del mento e della mascella… potrebbe nascerne un bacio languido, ma rude. La mia fronte adesso suda.

Provo anche ad immaginare come sarebbe toccare così un corpo che non è il mio, provo a fantasticare gesti e sensazioni a me ancora sconosciuti… immagino sospiri, sento i fiati fondersi, vedo gli sguardi reggersi,  la saliva mescolarsi, i battiti sintonizzarsi, i ruoli invertirsi.

Un gemito roco, profondo, quasi troppo spudorato per essere mio, che mi desta.

Tolgo la mano con uno scatto improvviso, il mio corpo pare subito ribellarsi in segno di protesta, mi piego in posizione fetale stringendomi i capelli in pugni, con l’erezione ormai turgida e pulsante.

Mi faccio schifo.

Cosa stavo immaginando? E’ successo di nuovo… queste non sono le fantasie che farebbe un ragazzo comune di 23 anni. Ecco perché odio dar sfogo alle mie esigenze fisiologiche, mi sbattono in faccia una realtà che non sono ancora in grado di accettare!

Continuo a mentire a me stesso come un codardo, sono un vigliacco, un bamboccio, ma cazzo se fa male, ho paura, è tutto da tempo chiaro seppur torbido.

Perché a me?! Non bastavano da sole le mie ansie, le mie insicurezze, la mia totale mancanza di fiducia verso me stesso… no… doveva aggiungersi pure questa consapevolezza spaventosa arrivata a braccetto con la maturità sessuale!

Cosa penserebbe di me la mia famiglia? Come reagirebbero mamma e papà a questa mia rivelazione? Mia sorella sarebbe con me o contro di me? Si vergognerebbero tutti… già non sono proprio il prototipo di figlio perfetto, fin dalla più tenera età sono sempre stato emarginato a causa del mio carattere poco socievole, in più ci mancava l’omo…



Non riesco nemmeno a finire di pensare la frase, sento gli occhi riempirsi si lacrime, la testa rimbomba, mi trema il labbro e mi manca un po il respiro. Cara vecchia sensazione di panico. Bentornata.

Ho paura.

Sono sbagliato?

Aiutatemi!

“Yuri, posso entrare?” una voce ben nota.

Deglutisco a fatica e cerco di ricompormi inutilmente.

“Yuri.. volevo dirti che… ehi?” Mari entra nella mia stanza senza aspettare il mio consenso, e per quanto io tenti di sfoggiare uno dei miei più falsi sorrisi, lei mi guarda dubbiosa e si avvicina al mio letto.

“Va tutto bene?” mi chiede cupa in volto.

“…” annuisco con la testa.

Sento un abbraccio, sento la mia testa pesante avvolta dalla calda presa di mia sorella, che senza aggiungere altro mi ha stretto a sé.

“Marichan… cos’ho che non va?!” chiedo con voce tremante, inutile sforzarsi di far finta di niente.

“Oh Yuri, c’è una lista di cose infinite che potrei elencarti!” prova a sdrammatizzare lei con una risatina nervosa.  Poi una breve pausa silenziosa.

“Sono abituata a vederti abbattuto, ansioso e paranoico, ma ogni volta fa più male, perché sebbene ormai sei un uomo, per me rimani il mio imbranato fratellino…” mi solleva il viso per guardarmi.

“Yuri, è imbarazzante per me ritrovarmi in questa situazione smielata… vuoi provare a parlarmene?”

Reggo lo sguardo di mia sorella solo per pochi secondi, prima di abbassare gli occhi e permettere ad un’altra lacrima di rigare la mia guancia… perdonami Marichan…

“Non sono ancora pronto a farlo…”

Cala il silenzio ancora una volta, e vorrei maledirmi, invece di rassicurarla, così le do solo motivo di preoccuparsi ulteriormente. A fatica provo a guardarla di nuovo, spalanco gli occhi nel vedere la sua espressione. Mari mi sta sorridendo con tutta la comprensione e la tenerezza di cui è capace.

“Non ti sforzerò se non vuoi parlarmene per ora Yuri, è giusto che tu capisca appieno cos’hai e cosa vuoi. Ricordati però, che non devi avere paura ad aprirti con me! Io sono tua sorella maggiore, qualsiasi cosa dovrai affrontare, la affronteremo insieme…”

Mi solleva ancora un po il mento.

“E soprattutto ricordati che io ti accetterò!” affermato questo, si solleva dal materasso.

Io continuo a guardarla a bocca aperta, con gli occhi umidi, non sapendo bene cosa risponderle, ma il mio cuore martella nel petto, e la sensazione non è più di panico…

“Ah, Yuri… ero venuta per dirti che Victor è di sotto, ti sta aspettando da un bel po, penso sia arrabbiato… farai bene a toglierti quell’espressione da pesce lesso, darti una sistemata e correre da lui…”

“Dannazione, l’allenamento serale era oggi!!! Me ne sono scordato di nuovo!!!” mi agito all’istante e corro su e giù per la stanza cercando di prepararmi il più in fretta possibile. Non ho molta voglia di affaticarmi stasera, e in realtà non ho nemmeno molta voglia di stare troppo vicino a Victor, mi sento quasi sporco nei suoi confronti… colpevole… i miei brutti pensieri sono ancora qui, nonostante le parole di mia sorella mi abbiano tranquillizzato, mi sento ancora sbagliato…

Scendo le scale con una lentezza maniacale, mi sistemo svogliatamente con una mano i capelli arruffati raggiungendo la porta.

“Eccomi Victor, scusa il ritardo!” tengo gli occhi bassi, mi fisso la punta delle scarpe con le spalle incurvate, non credo di essere pronto ad una ramanzina.

“Yuri!!!” ecco il tono di rimprovero. Ecco un tonfo.

“Ma che?!” cado piano all’indietro con il peso di Victor contro il corpo, le sue braccia mi circondano il collo.

“Oh Yuri, perché mi hai fatto aspettare così tanto!!!” la sua voce mi canzona, ma il suono delle sue parole non trasuda disappunto, al contrario quasi dispiacere. Sembra un bambino quando fa così. Un sorriso sfugge al mio controllo e arrossisco un po per quella situazione. Non volevo stargli vicino e me lo sono ritrovato steso sopra.

“Scusami mi sono addormentato!” provo a giustificarmi.

“Mi sono perso lo spettacolo della bella addormentata!” pronuncia quella frase con le labbra incurvate in un delizioso cuoricino, tipica espressione che assume quando fa il giocoso e che da poco ho imparato a scoprire.

“Victor!!!” Avvampo per quell’affermazione.

“Yuri!”

“Mh?” improvvisamente mi fissa serio.

“Hai gli occhi gonfi… hai pianto?” mi domanda come un fulmine a ciel sereno. Come diavolo se ne è reso conto subito?!

“Uh, no, va tutto bene, è solo perché mi sono svegliato poco fa!” perdona questa bugia, Victor. Ma non posso certo rivelarti per quale motivo poco fa ero quasi disperato.

“Yuri…” si fa pericolosamente vicino per scrutarmi, ed ecco che il cuore riprende a battermi all’impazzata, ecco che le guance si riempiono di calore e rossore, il respiro mi si smorza in gola. Mi sento agitato, questi due occhi azzurri mi fissano con premura, con sincera preoccupazione e io riprendo a sentire quella colpevole sensazione di euforia, mi sento bene, mi sento vivo…

“Lo sai che devi essere sincero col tuo Coach!” mette su un finto broncio, adorabile, incredibile come riesce ad assumere espressioni tanto buffe. Sono onorato di ricevere queste attenzioni…

“…mm…” mi guarda piegando leggermente la testa di lato, poi sorride pacato, e allunga una mano sul mio viso, sfiorando una ciocca nera che cade ribelle sulla mia fronte. Credo di avere perso un battito.

“Yuri… ho deciso che questa sera ti lascerò pattinare liberamente, senza seguire un programma deciso, è il miglior modo che conosco, per scacciare la pesantezza dai tuoi occhi e farli brillare!”

Io ci resto secco. Ancora una volta. Victor Nikiforov è sempre in grado di sorprendermi. Non ha indagato oltre nel suo interloquirmi. Semplicemente ha capito di lasciarmi i miei spazi, dimostrandomi di sapersi prendere cura di me fuori e sul ghiaccio. E io non posso che premere la guancia contro il suo palmo ancora teso verso di me. Ci sorridiamo.

“Però, per punizione, io raggiungerò l’Ice Castle in bicicletta e tu correrai con Makkachin!” aggiunge sornione spezzando l’incantesimo.

“Cosa?! Sei crudele!!!” lo dico senza troppa convinzione e lo seguo verso l’uscita, ormai sereno.

Prima di chiudere la porta alle mie spalle, scorgo Mari dalla cucina, la guardo per un attimo e lei ricambia con un sorriso facendomi l’occhiolino e segnandomi con un cenno del capo di andare.

Io avvampo. Ogni brutta emozione sta scemando. Forse non sono io ad essere sbagliato, ma sono sbagliate queste brutte sensazioni a cui permetto troppo spesso di annebbiarmi.

Mi volto ancora verso Victor che dalla sua bicicletta, mi fissa divertito, gli scivola via anche una fresca risata, devo aver fatto proprio un’espressione esasperata. Ma amo quella risata, amo il modo in cui mi guarda, il modo in cui mi prende in giro, il modo in cui si occupa di me e si accorge di ogni mia sfumatura, amo il modo in cui tacitamente ci veniamo incontro giorno dopo giorno. Soprattutto amo come riesce a farmi sentire volta in volta più sicuro. Io ho bisogno di questo.  E se ho trovato in lui qualcosa di più oltre all’ambizione e all’ammirazione, sicuro è qualcosa che è in grado di farmi sentire migliore.

E se questo qualcosa è in grado di farmi sentire addirittura migliore, se mi fa stare bene, se mi fa sentire leggero ed euforico… come può essere definito sbagliato?

Probabilmente nessuno mi accetterà, se prima non accetto io me stesso.

Insegnami a raggiungerti, Victor.

Insegnami a raggiungermi.

Anche se a volte fa proprio male.



***


NdA: Salve a tutti, non pensavo che avrei scritto altro oltre alla precedente introspezione su Yuri ("Sfigato" per chi volesse leggerla), ma devo dire che dar voce ai pensieri che affollano la mente del nostro Katsudon, è per me motivo di sfogo e liberazione. Le mie mini shot non hanno nessuna pretesa se non quella di aiutarmi a buttare fuori pensieri che molto spesso io stessa accumulo, perciò mi sforzo in poche parole e in poche immagini, di rendere Yuri più reale possibile! In questo caso ho provato a descrivere come potrebbe sentirsi nello scoprirsi effettivamente omosessuale, con tutte le difficoltà e le ansie che questo comporta, ma anche con la voglia irrefrenabile di mettersi in discussione e alla prova. Dedico questa riflessione interiore alle mie bimbe del "Venerdì!!! ON ICE" che mi hanno accolta e accettata in questo gruppo meraviglioso che siamo! Vi voglio bene <3 
   
 
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