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Autore: DarkViolet92    20/02/2017    0 recensioni
Segreti, molte cose non dette, violenze psicologiche ben congeniate oltre a momenti di violenza fisica…tutto ciò finisce nella cenere di un incendio, o almeno così pare…e se quel passato avesse degli altri assi nascosti e volesse tornare prepotentemente nella nuova vita che la protagonista sta cercando di ricostruirsi grado per grado?
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuove Direzioni, Nuovo personaggio, Rachel Berry, Un po' tutti, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Puck/Quinn
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo Uno: Una notizia inaspettata alla fine di una giornata apparentemente come tutte le altre.

POV HANNAH JAMESON-STUART

“BIP-BIP-BIP-BIP-BISDAAANG!”, spengo la mia sveglia con una manata e mi levo rapidamente le coperte di dosso seguita da mio marito che si dirige immediatamente in bagno.
 Mentre mi avvio in cucina per preparare la colazione, passo velocemente nelle camere dei miei figli per iniziare a svegliarli in modo che dopo, una volta alzati mi aiutino anche loro a servirla in tavola assieme al loro padre.
Il primo che risponde al mio appello è Peter, infatti, si alza subito dal letto, per poi aiutarmi con Danny entrando nel suo letto, mentre io tiro le tende...
Pessima idea la sua, infatti, immediatamente sparisce sotto le sue braccia.
Non lo nego, a volte mi sembrano dei bambini piccoli per certi loro atteggiamenti infantili, ma non li cambierei per niente al mondo: ”Dai, Danny alzati, e lascia andare anche tuo fratello”.
Finalmente si alza e lo libera, per andare insieme a svegliare gli altri, io intanto vado in cucina e incomincio a tirare fuori gli ingredienti per la colazione, mentre mio marito Rodney inizia a tirare fuori i piatti, i tovaglioli e le tovagliette.
 Quando finiamo, siamo raggiunti dai nostri figli che ci aiutano a finire di apparecchiare e a preparare la colazione, per poi sederci tutti assieme a tavola.
Naturalmente, non manca il solito casino mattutino, certe volte rimpiango d’avere avuto soltanto dei figli maschi e neanche una femminuccia, e perciò, invidio tanto mio fratello Johnny, che almeno è riuscito ad averne una, ma poi passa velocemente così com’è apparso questo sentimento.
Anche se a volte mi fanno impazzire, non li sostituirei mai per nessun’altra banda di figli al mondo.
 “Dai ragazzi, ora andate a cambiarvi per andare a scuola, veloci!”, la voce di mio marito, mi fa riscuotere dai miei pensieri e ritornare con i piedi per terra, in poco tempo me li vedo saltarmi addosso, nel senso figurato della parola, per darmi il bacio del buongiorno e per abbracciarmi calorosamente.
 È un’abitudine che hanno avuto fin da piccoli, mi stupisco che l’abbiano mantenuta, nonostante siano cresciuti ormai, non che mi dispiaccia ma mi lasciano sempre senza fiato, per il fatto che lo fanno contemporaneamente, e con tutta la loro forza.
In men che non si dica, mentre io mi sto ancora vestendo con la parte superiore della mia uniforme e finendo di truccarmi, li sento parlare animatamente a proposito della scuola mentre sistemano i piatti usati per colazione, assieme ai tegami nella lavastoviglie, con la partecipazione ogni tanto di Rodney.
Una volta che finisco di prepararmi del tutto, lì raggiungo in salotto, dove mi aspettano trepidanti per andare a scuola.
 Nonostante ognuno di loro abbia una propria macchina, alla mattina vogliono sempre essere portati da me e da mio marito come quando erano bambini, infatti, soltanto in caso di gite scolastiche, allenamenti, o quando escono alla sera per divertirsi con i loro amici usano le proprie.
I miei uomini salgono tutti in macchina abbastanza rapidamente, davanti al volante c’è mio marito, invece, io sono l’ultima a farlo, (e quindi a fare ritardare tutti quanti), perché mi sono fermata a chiudere la porta di casa.
 Dopo circa una ventina di minuti, grazie anche alla guida scattante di Rodney e alla straordinaria assenza di traffico, arriviamo nel parcheggio della scuola.
Molti degli altri studenti stanno già entrando nell’edificio, mentre quei pochi che sono rimasti ancora fuori, come ci sentono arrivare, si voltano un attimo a guardare con derisione i miei figli, per poi affrettarsi a entrare nelle varie aule, prima dell’inizio effettivo delle lezioni, sancito dall’ormai familiare suono stridulo della campanella scolastica arrugginita.
Loro d’altro canto, a mano a mano che scendono, si accostano a turno dalla mia portiera e da quella del padre per darci un altro bacio e per abbracciarci ancora una volta, accompagnati da alcune pacche sulle spalle e da delle rapide carezze.
Una volta che spariscono tutti e cinque all’interno della scuola, ci avviamo verso la stazione di polizia, che dista circa 500 metri dall’edificio scolastico, parcheggiamo ed entriamo subito all’interno.
“Hey Hannah, sorellina, come stai?”, il mio caro gemello Johnny mi corre incontro salutando sia me che mio marito in modo caloroso, per poi accompagnarci alle nostre scrivanie, dove vediamo la solita pila di schede e casi da archiviare e da risolvere, in base all’entità.
Poco dopo, una pacca poderosa preannuncia la presenza del “gigante” alle mie spalle, ovvero il nostro caro amico Derrick.
 ”Hey ragazzi, come state?Oggi dovete stare in ufficio, tocca a me andare in pattuglia, spero che non vi annoierete troppo ad archiviare tutte queste scartoffie!”.
 Mentre io riprendo il fiato, mio marito Rodney risponde a Derrick facendo anche le mie veci: ”Cercheremo di sopravvivere, piuttosto cerca di non farti male, ogni volta dobbiamo curarti mille tagli!, ”Sì, tranquilli!”.
Come previsto, quando il nostro amico torna dal suo giro di pattugliamento, dopo aver rinchiuso una banda di ladruncoli di cinque membri in una cella, ci raggiunge e vediamo che è ricoperto di ferite, di varia estensione e grado.
Mentre lui, mio fratello gemello e mio marito chiacchierano riguardo a come ha catturato i cinque delinquenti, io mi appresto a curare le ferite meno gravi, che sono la maggior parte, le altre le lascio a quei due, nella speranza che smettano di ciarlare… speranza del tutto vana la mia, perché vedo che continuano lo stesso, senza alcuna difficoltà, e senza alcun lamento da parte del nostro amico.
Quando vedo che manca circa un quarto d’ora alla una, li saluto per andare a prendere in macchina i miei figli.
 ”Hannah, ma i tuoi figli non sono un po’ grandicelli ormai per farsi portare e venire a prendere da te a scuola?”.
 È Derrick a farmi questa domanda, fortunatamente la formula a un volume sufficientemente basso da non essere udito da nessun altro dei nostri colleghi ad eccezione di noi quattro.
Con il medesimo tono di voce gli rispondo educatamente, ma senza dilungarmi troppo: ”Sì, è vero, ma me lo chiedono sempre, ed io ci ho provato in tutti i modi a costringerli a usare le loro macchine anche per andare a scuola, ma non c’è stato alcun verso.  Le usano soltanto per uscire alla sera, o quando devono andare in gita, per cui oramai mi sono arresa alla loro volontà. A meno che non capiti un qualcosa che li faccia cambiare e perdere quest’abitudine, credo che continueremo ancora per alcuni anni con questa routine, ora vi saluto che si sta facendo tardi!”.
Mio marito e mio fratello mi salutano al volo, mentre lui mi da un'altra pacca sulla spalla, anche se stavolta è meno forte di quella che mi ha dato prima di fare il suo giro di pattuglia, mi fa comunque mancare il respiro per qualche minuto.
 In poco tempo, dopo essere uscita dal parcheggio della nostra caserma, sempre grazie all’assenza di traffico, raggiungo il parcheggio della scuola dei miei figli.
Giusto il tempo di dieci minuti per finire di sistemare la macchina, in modo che quando la mia mandria di figli arriva, io sono già pronta per poterli portare subito a casa senza dover fare troppe manovre, che la campanella scolastica suona.
 Naturalmente, loro cinque sono i primi a scendere le scale tra tutti gli studenti.
Dopo il solito giro di baci, abbracci e di saluti vari, anche ai loro cugini e ai loro migliori amici, li accompagno a casa.
 Mentre loro si cambiano velocemente i vestiti e poggiano gli zaini nelle rispettive camere, io preparo rapidamente il pranzo e in contemporanea apparecchio la tavola.
 Il tempo di poggiare anche l’ultimo bicchiere, che loro sono pronti per mangiare assieme, anche se senza il padre.
Mi raccontano velocemente la loro giornata scolastica durante il pasto: Danny, durante la lezione di musica, ha fatto una strage tra le ragazze, perché si è esibito in “Rolling In The Deep”, come se fosse stato a un concerto, e non comunque all’interno di un’aula scolastica, conseguentemente questo gli ha procurato dei compiti di punizione, nonostante avesse eseguito perfettamente la canzone assegnata, a detta dello stesso professore a malincuore.
Kyle durante la lezione di educazione fisica si è ritrovato, suo malgrado, a giocare a Football contro Peter, a  causa della sua superiore forza fisica, in uno scontro diretto fisico lo ha mandato pure in infermeria, fortunatamente però, quest’ultimo non se l’è presa affatto, anche perché sa molto bene che suo fratello non voleva assolutamente fargli del male, ma solo che si era soltanto fatto trascinare dal gioco, infatti, l’ha subito soccorso e trasportato in infermeria, oltre ad essergli rimasto accanto, dopo aver praticamente costretto l’insegnante a firmare a entrambi il permesso per farlo.
Tom, invece, ne ha combinata un'altra delle sue, dopo aver fatto un’ottima interrogazione in Letteratura Francese, a proposito di Balzac, durante l’intervallo, lo stesso professore l’ha punito con dei compiti di punizione, perché l’ha beccato nel bagno delle ragazze.
Matt, invece, dopo aver svolto una verifica di Storia dell’Arte molto lunga, durante l’intervallo, poco dopo la fine della lezione di nuoto, mentre usciva dalla doccia, è stato picchiato da alcuni coetanei omofobi; nonostante lui non sia di fisico esile e malaticcio come suo fratello Peter, le botte le ha prese comunque, anche se è riuscito pure a darne per difendersi. Il preside però ha soltanto sospeso quei ragazzi, perché sono tutti figli di famiglie molto importanti in città. Questa cosa non mi è piaciuta affatto, appena Rodney ritornerà da lavoro, vale a dire stasera, ne riparleremo assieme per riuscire a parlarne col preside, per riuscire a fargli prendere dei provvedimenti più seri riguardo a quei ragazzi.  
Una volta che tutti abbiamo finito di pranzare, Matt e Danny si occupano di scaricare la lavastoviglie e di sistemare le stoviglie e i tegami usati per la colazione nei rispettivi scompartimenti, all’interno dei mobili della cucina; Peter mi aiuta a risciacquare velocemente i piatti per poi caricarli assieme alle posate e al resto per caricare nuovamente la lavastoviglie, mentre Tom e Kyle sparecchiano la tavola e mettono al loro posto le tovagliette.
Finite anche queste faccende domestiche, tutti i miei figli si dirigono nelle loro camere a fare i compiti, almeno così mi hanno detto, e per cui dovrebbero farli teoricamente, ma dalla musica che sento in sottofondo, non è effettivamente così per tutti.
Mi rilasso guardando un programma di cucina in televisione per mezz’oretta, dopo quando sento mio marito rientrare, lo saluto per andare a fare il mio turno pomeridiano in centrale.
 Naturalmente, il suo arrivo non passa inosservato, infatti, tutti i nostri figli accorrono ad abbracciarlo, per poi salutarmi affettuosamente vedendomi sulla porta di casa.
Appena entro in stazione, devo uscire subito, perché devo fare coppia con mio fratello gemello Johnny in pattuglia.
 ”Eccoti sorellina, finalmente il capo ci ha dato un turno in comune!”esclama lui vedendomi avvicinare alla volante cui è appoggiato.
 ”Eh già, hai ragione, c’è per caso di mezzo una delle tue scommesse con Derrick e Rodney eh?” gli chiedo io, salendo a bordo.
 Lui mi risponde sorridendo: ”Eh si devo proprio ammetterlo, abbiamo fatto una scommessa a proposito di Derrick e della banda di ladri che lui ha catturato stamattina, il capo aveva scommesso contro di lui, ed io e tuo marito per lui, alla fine abbiamo vinto noi!”.
Io rido assieme a lui, divertita, mi chiedo come mai facciano queste scommesse, soprattutto il nostro capo, pur sapendo benissimo che Derrick è bravissimo come agente nelle pattuglie…
Il nostro momento d’ilarità finisce immediatamente quando riceviamo una chiamata sulla ricetrasmittente.
 ” Volante numero 32, un camioncino bianco e nero si dirige a tutta velocità lungo Palm Street, a bordo ci sono dei minori... ”, come termina l’annuncio, riusciamo a inquadrare il veicolo in questione, ed è mio fratello a rispondere.
 ”Comando, qui volante numero 32, agenti Jameson-Stuart e Jameson, lo abbiamo avvistato e lo stiamo tenendo sotto tiro”.
Il camioncino guidato dai due minori incomincia a sbandare, oltre che ad andare ancora a una velocità al di sopra del limite, per fortuna però che la strada è libera.
 A un certo punto riusciamo a sorpassarlo e, a tagliare loro la strada mettendoci di traverso e, costringendoli quindi a frenare di colpo.
In poco tempo, li facciamo uscire e li ammanettiamo, mentre altri agenti arrivano e controllano il resto della vettura in cerca di altre persone, ma trovano soltanto un carico di marijuana.
 Velocemente li portiamo in centrale, dove poi sono interrogati da Derrick, per poi essere sbattuti in poco tempo in una cella.
Dopo essermi bevuta un caffè e aver finito di archiviare una serie di scartoffie, mi accorgo che si è fatto tardi, solo grazie al cellulare che mi vibra nella tasca.
Quando guardo il nome del mittente sul display, vedo che non è altro che il numero di casa: ”Pronto?”chiedo non appena accetto la chiamata, sentendomi improvvisamente addosso tutta la stanchezza di questa giornata che sta per concludersi, mi risponde subito mio marito, anche se si sentono in sottofondo le voci dei nostri cinque figli e il rumore di vari tegami in movimento.
 ”Ciao Hannah, io e i ragazzi stiamo preparando la cena, ci domandavamo, anche se tu stavi tornando a casa, ma dalle voci che sento in sottofondo, deduco che sei ancora in centrale... non è che riesci a staccare e a tornare?Ai ragazzi manchi molto, e anch’io vorrei vederti”.
Non faccio in tempo a rispondergli, che intervengono anche loro nella conversazione: ”Dai, mamma vieni a casa, stiamo preparando pure il tuo piatto preferito! E poi abbiamo già apparecchiato la tavola, ti pregooooo!”, ”D’accordo vengo, finisco un’ultima faccenda e poi vi raggiungo”, ”Evvaiiiiiiiiiiii!”, le loro urla di giubilio mi fanno sorridere.
Come promesso, archivio l’ultimo rapporto, saluto mio fratello Johnny e il nostro amico Derrick, oltre al resto dei miei colleghi, ed esco dalla caserma; una volta entrata in macchina, mi dirigo a velocità sostenuta fino a casa.
 Poco dopo aver parcheggiato in garage, come entro dalla porta sul retro della nostra abitazione, che dà sul corridoio che la collega al salotto e alla cucina, sento un delizioso profumo.
 Il tempo di salire in camera, togliermi di dosso l’uniforme, farmi una rapida doccia, e di cambiarmi con dei vestiti più comodi, che vengo sorpresa alle spalle da mio marito... ”Sei arrivata finalmente!I ragazzi si stavano preoccupando per te non avendoti sentito rientrare!, dai scendi!”.
Sono leggermente incredula alle sue parole, ma come scendo in salotto, devo proprio dargli ragione, i nostri figli, come lui aveva predetto, mi corrono tutti addosso, perché sono molto preoccupati.
 ”Mamma ci hai fatto spaventare, non farlo mai più!”, ”Sono soltanto rientrata da dietro, ho fatto la strada secondaria, anziché quella principale, perché ho visto che è già molto buio”, ”Ci hai fatto preoccupare lo stesso!”, dopo averli abbracciati e coccolati a turno, una volta che si sono calmati del tutto, ci sediamo in tranquillità a tavola per mangiare.
La tivù, che è rimasta accesa a volume alto, improvvisamente annuncia una di quelle notizie importanti, per cui ci fermiamo un attimo, e corriamo a vedere di che cosa si tratta, accomodandoci in salotto.
“Nord Italia, un improvviso incendio distrugge un’intera famiglia, soltanto la figlia è sopravissuta, ma presenta varie ustioni su buona parte del corpo. I carabinieri stanno indagando, sul possibile colpevole di quest’accaduto, intanto come vedete alle mie spalle, la ragazza viene caricata in una barella, intubata, ricoperta e issata su un’ambulanza.”
O mio dio!Che sciagura, povera ragazza, a vederla sembra indifesa, oltre che più giovane dei nostri cinque figli, deve avere almeno due anni in meno di loro.
“I vicini di casa dicono di non aver visto niente di sospetto durante la giornata, e nemmeno poco prima che si verificasse questo incendio, hanno detto anche, che la famiglia era tranquilla, che non avevano problemi d’alcun genere. Gli abitanti di questa cittadina sono tutti preoccupati per la sorte che toccherà alla ragazza minorenne, dato che non ha parenti prossimi, o lontani che la possano accogliere, il suo nome è Viola…Viola Debussy – Freddi”.
A quest’ultima notizia rimaniamo del tutto sconvolti, soprattutto i nostri cinque figli.
Sono molto addolorata per la sfortunata sorte di questa giovane, sebbene non la conosca affatto, se non per questo servizio del telegiornale sull’incidente che le è capitato, vorrei tanto fare qualcosa per lei.
Poi, istintivamente prendo una decisione, mi volto appena verso Rodney, senza bisogno di parlare, capisco al volo che anche lui è della mia stessa opinione, adotteremo quella ragazza, per ridarle una famiglia, com’è giusto che si merita.
“Mamma, papà?”, i nostri figli ci guardano preoccupati, non sanno quello che abbiamo appena deciso improvvisamente e senza neanche consultarli in proposito, non so nemmeno se la prenderanno bene, ma in ogni caso dovranno accettare per forza la nostra scelta.
Sono io a parlare, e quindi a informarli della nostra tacita decisione: “Ragazzi, vostro padre ed io abbiamo appena deciso di adottare questa ragazza. Vostro padre, adesso, va a informarsi meglio su come poter avviare il prima possibile, tutte le pratiche necessarie per la richiesta della sua adozione; lo so che non vi abbiamo chiesto il vostro parere, ma è stata una decisione dettata dall’istinto, e non intendiamo ritornare indietro sui nostri passi, se non interveniamo noi, potrebbe finire in un orfanatrofio, e non lo vogliamo”.
Dopo un lungo momento di tensione e di sgomento misto a silenzio da parte loro, e con mia sorpresa anche da parte di Rodney, all’improvviso tutti i nostri figli esclamano all’unanimità: “Avremmo una sorellina minore!Che bello!”, non me l’aspettavo minimamente che avrebbero reagito in modo così entusiastico, ma ne sono decisamente contenta.
Dopo un’altra occhiata eloquente da parte mia a Rodney, mentre ho ordinato ai nostri figli di tornare immediatamente a tavola per finire di cenare, mio marito ne ha approfittato, per andare immediatamente in comune, e nella caserma per informarsi meglio al riguardo.
Una volta che mio marito finalmente ritorna a casa dopo questa spedizione fuoriprogramma, rimango soltanto io seduta a tavola a fargli compagnia per finire la cena, dato che nel frattempo si è fatto tardi e quindi, i nostri cinque figli sono andati a coricarsi nelle rispettive camere.
 Spero proprio che i ragazzi non abbiano ripensamenti durante la notte, perché su questa decisione, non si può assolutamente tornare indietro.


POV RODNEY STUART

Dopo aver finito la cena in un silenzio carico d’interrogativi e di pensieri vari, aiuto rapidamente mia moglie a sparecchiare la tavola e a caricare e azionare la lavastoviglie.
Dopo essere passati a turno nelle camere dei nostri ragazzi a parlare brevemente di quest’improvvisa decisione e a dare loro il bacio della buonanotte, io e mia moglie entriamo nella nostra camera, ci spogliamo dei vestiti e indossiamo i pigiami.
“Matt mi ha informato di quanto gli è successo a scuola questa mattina, l’ha detto anche a te?” chiedo retoricamente a Hannah, quando anche lei, dopo essersi struccata, si sdraia sul materasso del letto e si ricopre soltanto con le lenzuola, per iniziare a fare conversazione, perfettamente consapevole che anche lei non ha un briciolo di sonno al momento.
“Sì, me l’ha detto a pranzo, per un soffio sono riuscita a bloccare il resto dei ragazzi dal pianificare delle immediate vendette ai danni di questi bulli, con la promessa che domani, tu ed io andremo a parlarne con il preside, ma ho paura lo stesso che loro si caccino comunque nei pasticci, o perlomeno Tom e Kyle” mi risponde la mia consorte.
Io annuisco, sono pienamente concorde con le sue parole, c’è da aspettarselo da loro due, anche perché non sarebbe nemmeno la prima volta che reagiscono in questo modo.
“Vorrà dire, che faremo un discorsetto anche a loro, a scopo precauzionale, prima dell’inizio delle loro lezioni e prima della nostra giornata lavorativa” affermo per tranquillizzarla, mentre intanto mi preparo mentalmente, sul discorso dell’adozione di questa giovane orfana italiana.
Hannah, naturalmente, ha intuito che ho ancora qualcosa da dire, mi sprona battendo leggermente la mano sinistra sul materasso, per spingermi a parlare.
“Riguarda la decisione improvvisa di adottare questa ragazza italiana; so bene che hai sempre avuto il desiderio di avere una figlia femmina, come sai molto bene che lo condivido pure io, anche se sono comunque molto fiero dei nostri cinque figli maschi…ma non ti è parso un po’ strano, che questa sera la nostra televisione abbia trasmesso in diretta una notizia di cronaca, chiaramente proveniente da un canale televisivo italiano, con i sottotitoli in inglese, comprensivi anche della pronuncia esatta del nome e del cognome della giovane in questione?” dallo sguardo di mia moglie, capisco immediatamente che lei non ha reagito in modo lucido, ma che ha semplicemente seguito le proprie emozioni, soltanto adesso che ha la mente fredda, ci sta effettivamente pensando, a queste improvvise stranezze.
“ok, hai ragione Rodney, ho agito seguendo più le emozioni della razionalità, assecondando il mio desiderio mai sopito, nonostante la mia menopausa prematura, di avere una figlia femmina. Però, tu non ti sei opposto, quando l’ho comunicato ai ragazzi, sei rimasto soltanto per alcuni minuti in silenzio a rimuginare, ma poi sei andato in Comune e alla nostra Centrale di Polizia…giusto?” Hannah dopo una quindicina di minuti ammette il proprio errore, ora le devo raccontare cos’è successo, in questa mia inaspettata uscita serale.
  “È vero, non mi sono opposto, non lo nego; ma non sai che cosa è capitato dopo, quando sono andato prima agli uffici comunali per la richiesta dei moduli dell’adozione e poi in caserma…” le rispondo, lasciando in sospeso la frase, mentre ripercorro mentalmente anche i molteplici punti interrogativi che mi sono venuti in mente, anche dopo questa corsa notturna non programmata.
“Che cosa ti è successo?”la voce tesa della mia consorte, mi fa riprendere il contatto con il presente, la guardo con attenzione in viso e la vedo preoccupata e tesa.
“Quando sono entrato nell’ufficio municipale, c’era solo un giovane impiegato, per via della fine del turno lavorativo, ma non è stato questo a stranirmi ancora di più di quanto già non fossi; quando mi sono avvicinato al suo banco, prima che lui si voltasse verso di me, ho notato alcuni agenti delle forze governative di Washington e di Los Angeles seduti lì vicino, con dei giornali in mano a fingere di leggere. Poi, quando l’impiegato si è schiarito la voce per richiamare la mia attenzione, mi ha chiamato per nome e cognome e mi ha consegnato una sfilza di moduli necessari per le pratiche dell’adozione, senza che io gli avessi ancora chiesto nulla in proposito…quanti impiegati municipali giovani conosci che ti chiamano per nome e cognome e, che sanno già quello di cui hai bisogno, senza che tu lo domandi?E poi, per quale motivo ci sono degli agenti governativi di due diversi stati federali, qui in città, nell’ufficio municipale?Anche quando poi sono passato alla Centrale, ad eccezione di tuo fratello Johnny e del nostro amico Derrick che non erano presenti, il nostro capo e una decina dei nostri colleghi erano già tutti al corrente dell’intera faccenda, tanto che mi hanno fatto pure delle felicitazioni!” quando finisco di raccontarle tutto, mi sento letteralmente svuotato, se non dai mille dubbi riguardo a tutta questa faccenda di questa minorenne italiana che abbiamo deciso di adottare.
“Hai ragione, è tutto molto strano, effettivamente, però rimango comunque convinta, che l’adozione di questa giovane ragazza italiana sia una decisione giusta” mi dice Hannah con un tono di voce molto sicuro, stringendomi leggermente una mano.
Poco prima di spegnere la luce e di addormentarci, dopo questa lunga giornata, ritorno con la mente all’aggressione che Matt ha subito a scuola: ”Domani mattina, dovremo essere fermi anche per quanto riguarda l’episodio di bullismo di cui Matt è rimasto vittima, quando andremo a parlarne urgentemente con il preside, i responsabili non possono assolutamente cavarsela solo con una sospensione dalle lezioni per un paio di giorni!”.
“Concordo, naturalmente…RAGAZZI ANDATE TUTTI A DORMIRE, ORA!” esclama mia moglie, all’udire il parlottare concitato dei nostri cinque figli, proprio accanto alla porta della nostra camera.
 Trattengo appena una risata, quando sento i loro passi allontanarsi in fretta e furia e le porte delle loro stanze chiudersi di scatto e in contemporanea.
“In questo hanno ereditato da entrambi…”commento sorridente, ricordando alcune nostre avventure e disavventure di quando eravamo ragazzi anche noi come loro.
   
 
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