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Autore: Emmastory    20/02/2017    3 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XIII

Lady Bianca

La notte era buia, il vento freddo, e da sveglia, riuscii a sentire l’ululato di qualche povero e affamato cane in lontananza. Aveiron era ridotta male, e pareva che gli umani non fossero gli unici a soffrire. Difatti, anche gli animali erano stati ridotti alla fame, e costretti quindi a ricorrere all’elemosina di cibo dai pochi fortunati che, come me, Stefan e i miei amici, avevano un alloggio e qualcosa da mangiare. Quello odierno è un mondo crudele, e anche se l’Aveiron odierna sta davvero facendo risaltare il peggio che c’è in ogni persona, noi sappiamo bene di non essere di quello stampo. Non siamo ladri, assassini o gente violenta, e men che meno sporchi traditori. Sì, traditori, perché in fondo coloro che conosciamo come Ladri non sono che questo. Traditori della loro bella e umile patria, che non hanno voluto sottostare agli ordini e alle leggi di un re del calibro di mio padre Ronan una volta scoperta la sua volontà di sposare mia madre Katia, che non era, è né sarà mai la legittima erede al trono. Difatti, tale onore sarebbe dovuto toccare alla madre della mia amata sorellastra Alisia, ma data la sua morte poco dopo la sua nascita, questo non è mai accaduto. Sono felice che mia madre sia al potere, e anche incredibilmente orgogliosa di lei, ma nonostante questo, mi spiace davvero che la madre di Alisia sia scomparsa. Nessuna persona vorrebbe mai sopravvivere a chi ama, ma purtroppo questo è ciò che è successo a lei. Al tempo Alisia non era che in fasce, ragion per cui non ricorda molto di lei, ma nel suo cuore, una cosa è certa. Lei amava sua madre, e la cosa appariva reciproca. Io e Alisia non ne abbiamo mai parlato, né siamo mai entrate nei dettagli, ma sono sicura che il ricordo della sua ora scomparsa madre è ancora vivo dentro di lei. Il tempo sta ora passando, e anche se con lentezza quasi esasperante, scivola dalle nostre mani come sabbia o sfuggevole sapone. È ormai passato quasi un mese, e Terra non fa che pormi la stessa domanda, con frequenza sempre maggiore. “Torneremo mai ad Ascantha? Mi manca, sai?” lo ripete in continuazione, con un tono dolce e supplichevole al tempo stesso. “Manca anche a noi, principessa, ma questa guerra ce lo impedisce.” Le risponde ogni volta Stefan, abbassandosi al suo livello e posandole una mano sulla spalla. “Allora finiamola.” Replica lei, testarda e fiduciosa nella fine di questo inferno costato la vita a moltissime persone, tutte innocenti. “Vorrei davvero che fosse così facile, piccolina.” Fu proprio oggi la risposta di Soren, che guardandola, dovette sforzarsi di non tradire alcuna emozione. Per sua sfortuna, questo non accadde, e sospirando, Soren mostrò tutta la sua tristezza. Per quanto ne so, ha rischiato di perdere Samira, e rischia non poco anche adesso, ragion per cui mantengo il silenzio, non volendo intristirlo ulteriormente. “Dai, abbi fiducia, in fondo siamo forti.” Rispose lei, tirando forte una manica della sua giacca e sorridendo apertamente. “Sai una cosa? Lo farò.” Disse infine lui, sorridendo a sua volta e carezzandole una guancia. “Questo è lo spirito!” concluse lei, in tono serio e solenne. Parole che proprio io e Stefan le avevamo, che aveva sentito innumerevoli volte, e che ora ripeteva al solo scopo di infonderci coraggio. In completo silenzio, la guardavo, e sorridendo, mi scioglievo puntualmente come neve al sole. Poteva sembrare sciocco, eppure non riuscivo a smettere di pensarci. Come ben sapevo, non era che una bambina, ma nonostante la tenera età, appariva molto più sveglia degli altri bambini. Mi chiedevo spesso perché, e un giorno, mia madre riuscì finalmente a fornirmi una risposta. “L’ambiente l’ha formata.” Mi disse, parlandomi in tono calmo ma serio. inizialmente, stentai a crederci, ma con l’andar del tempo, dovetti ricredermi. Difatti, mia madre aveva ragione. Come ben sapevo, le mie figlie erano loro malgrado protagoniste di un’avventura molto più grande di loro, e benché ora tutti noi siamo enormemente preoccupati per quello che accadrà, siamo anche fiduciosi. Ad ogni modo, un mese passò in fretta, e in una mattina di sole, qualcuno bussò alla porta della nostra cara Leader. Era una donna, e dato il modo che aveva di abbigliarsi, azzardai che fosse una delle poche persone di sangue blu non accecate dalla ricchezza e dalla vana avarizia. Alla sua vista, Lady Fatima si esibì in una riverenza, e così facemmo tutte, perfino Terra. Contrariamente a noi donzelle, Soren e Stefan rimasero completamente fermi, salvo poi sorridere e allungare le mani perché la gentil donna gliele stringesse in segno d’amicizia. Vestiva di bianco, e il biondo dei suoi capelli ci colpiva profondamente, riportando, nella mente di ognuno di noi, il colore delle spighe di grano maturo nei campi. Gli occhi azzurri non passavano poi inosservati, tanto che mia figlia ne rimase incantata. Innocente come sempre, le fece i complimenti, e la donna li accettò con gentilezza. Quel che suscitò il nostro interesse fu però il suo discorso, che fluendo chiaro dalle sue labbra, parve ipnotizzarci, mandandoci in un inspiegabile stato di trance. “Vi osservo da molto, e credo che siate le persone giuste.” Esordì, attirando la nostra attenzione con la fine di quella frase. “Giuste per cosa?” azzardai, curiosa riguardo a cos’altro potesse aver avuto da dirci. “Per aiutarmi. Vedete, data la situazione qui ad Aveiron, sto aiutando le persone a costruirsi una nuova vita lontano da qui, ad Ascantha.” Ci disse, riuscendo, con quelle parole, ad incuriosirci ancora di più. Rimanendo in silenzio, la ascoltammo senza interrompere, ma improvvisamente, qualcosa colpì Terra. “Ascantha! Mamma, ha detto Ascantha!” gridò, felice ed eccitata. “Ci torniamo?” chiese poi, guardando sia me che suo padre con aria supplichevole. “Terra, tesoro, non sappiamo se…” provò a risponderle Stefan, non avendone però il tempo. “Papà, per favore!” iniziò poi a cantilenare, sperando che tale stratagemma funzionasse. “Amore, diciamo sul serio. La signora sta aiutando le persone sfortunate, ma noi viviamo qui, e stiamo bene.” Le dissi quindi io, tentando di convincerla e farla ragionare. “Ma la nostra vera casa è lì! Ti prego, mamma!” continuò, piagnucolando con insistenza ancora maggiore. “Terra…” Sospirai, chiamandola per nome e mostrandole il mio disappunto. In quel momento, la donna si inginocchiò fino a raggiungere il suo livello, e con voce dolce, provò a parlarle. “Dimmi, piccola, non ti piace stare qui?” le chiese, attendendo in silenzio una risposta. “Sì, perché sono con papà e mamma, ma voglio tornare alla mia vecchia casa.” Spiegò lei, sempre più decisa a tornare indietro. “Se vuoi, posso accompagnarti. Che ne dici?” propose la donna, sorridendo leggermente e spostando poi lo sguardo su di noi. Anche non chiedendola, cercava la nostra approvazione. A quanto sembrava, l’innocenza di Terra l’aveva convinta, e ora non mancava che il nostro parere a riguardo. Rimanendo in silenzio per pochi istanti, guardai negli occhi Stefan, notando nei suoi uno strano luccichio. A questo seguirono un sorriso e un’occhiata d’intesa, e fu così che voltandomi verso quella misteriosa e gentilissima donna, annuii. “Va bene, verremo con lei.” Dissi, parlando in tono cortese e stringendole la mano così da suggellare quell’accordo. “Perfetto, vi basterà dirmi quando siete pronti.” Rispose la donna, regalandoci poi un luminoso sorriso. “Grazie, signora.” Continuò Terra, lasciandomi la mano al solo scopo di avvicinarsi e provare ad abbracciarla. A quella vista, risi di gusto, e così quella donna, che ridendo, si inginocchiò ancora. “Chiamami pure Lady Bianca, piccola.” Le disse, presentandosi e acquistando finalmente una vera identità. Subito dopo, ci salutò caldamente, e con l’arrivo della sera, iniziammo tutti a prepararci, sul fronte fisico, materiale e psicologico, per la nuova crociata che ci avrebbe condotto ad Ascantha. La bella città dove avevamo messo radici tempo prima, e dove ora, grazie ai nostri stessi ricordi uniti alle suppliche di Terra, eravamo felici di ritornare. Data l’attuale situazione di Aveiron, viaggiare non sarebbe stato certo semplice, ma non volevamo lasciare nulla d’intentato. Ad essere sincera, credevo sia ai miracoli che alla fortuna, e nel corso del tempo avevo imparato ad affidarmi alle stelle, usandole sempre come garanzia o ultima spiaggia. A quanto sembrava, le mie preghiere per un futuro migliore erano finalmente state ascoltate, e avevano portato al nostro incontro con la gentile e coraggiosa Lady Bianca.
   
 
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