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Autore: NinaD    21/02/2017    2 recensioni
Figlia della più alta carica reale della gelida Russia
Invisibile lavapiatti nelle cucine più frenetiche e laboriose del paese
Non bisogna essere poi tanto simili per volersi bene, e non bisogna per forza condividere lo stesso sangue per chiamarsi sorelle.
*Fan Fiction partecipante al Sfiga&CRack's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Lluvia, Meredy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Fanfiction contenete coppie strane. Il Forum consiglia la lettura a un pubblico con un alto tasso di sospensione dell'incredulità. Può presentare tracce di latte e frutta a guscio*
 
Come Sorelle
 
 
Quell'inverno il vento gelido pareva più violento che mai mentre sbatteva contro le mura in pietra del castello Lobster
-Qualcuno chiuda la finestra!- implorò Ultear con la fronte imperlata di sudore e le mani immerse nell'impasto del pane, alzando la voce tanto da poter sovrastare il chiacchiericcio sempre presente nelle cucine
-lascia che ti aiuti- disse Meredy asciugandosi le mani bagnate sul grembiule macchiato
-No tu pensa al panpepato, alla granduchessa piace mangiarne un po' prima di andare a letto- ordinò di rimando la mora, senza alzare lo sguardo dal suo impasto. Meredy storse il naso "alla granduchessa piace mangiarne un po' prima di andare a letto" ripetè mentalmente, che ragazzina viziata era quella, sempre così stupidamente felice e ossessionata da quel tipo sempre imbellettato e dallo sguardo cupo, come si chiamava? Fullba-qualcosa.
Amalgamando il dolce speziato Meredy vide, aldilà dall'opaco vetro della finestra, il sole calare del tutto portandosi via la poca luce che vi era stata durante il giorno "duro e spregevole è l'inverno in Russia" le tornarono in mente le parole che sua nonna pronunciava alla fine di ogni autunno, col volto rugoso illuminato dalla fioca luce che rifletteva la neve, e Meredy sentì nel cuore che quello sarebbe stato un'inverno decisamente singolare.
Seduta su uno sgabello di legno scheggiato fissava la pagnotta di panpepato cuocersi nel grande forno, approfittando di quella postazione per scaldarsi le mani e il volto. Le cucine erano ormai quasi sgombre dopo la tipica frenesia dei preparativi della cena, dove i cuochi si sbracciavano e correvano da un fornello all'altro secondo gli ordini di Gerard, capo Chef, e mescolavano energicamente il contenuto del pentolame. Lavorare nelle cucine dello Zar di Russia significava anche questo e ad una parte di Meredy piaceva quel quotidiano trambusto, erano la sua schiena dolorante e le mani rovinate a non essere troppo d'accordo.
Dei passi decisi distolsero il suo sguardo fisso nella calda luce del forno
-Io vado- disse Ultear levandosi il grembiule, restava sempre fino a tardi per pulire e rassettare tutto
-appena la pagnotta è pronta mettila in un vassoio e lasciala pure sul tavolo, la granduchessa verrà quando avrà voglia- continuò sciogliendosi i capelli scuri. Ancora una volta quelle parole fecero storcere il nasino di Meredy "verrà quando avrà voglia" così tipico della piccola viziata granduchessa
-agli ordini- rispose però la rosa, sorridendo dolcemente alla mora che sventolando la mano uscì dalle cucine.

La luna era ormai alta quando Meredy tirò fuori dal forno il caldo e appiccicoso dolce, prendendosi più tempo del dovuto per adagiarlo sul vassoio d'argento, il tepore di quella pagnotta era così ben gradito alle dita fredde della ragazza da trovare difficile lasciarla andare. Cercando di mantenersi silenziosa prese il vassoio indicatole da Ultear e lasciandolo, come quest'ultima le aveva detto, sul tavolo al centro della cucina. Eseguito il suo compito osservò la bella presenza del dolce sul quel brillante vassoio ben lucidato e si convinse di potersi finalmente ritirare per quella sera e, dopo un sospiro soddisfatto, si tolse il grembiule piegandolo con cura. China davanti al basso armadietto le sue orecchie colsero un rumore sommesso di passi che interruppero il movimento della sua mano, intento a riporre il grembiule, Meredy si chiese se fosse il caso di andare via di lì in fretta ma non appena si fu rimessa in piedi, la regale e impeccabile figura della granduchessa Juvia Lobster era già davanti ai suoi occhi.
Come ghiacciata sul posto Meredy non fu in grado nemmeno di abbassare lo sguardo, avrebbe forse dovuto? Infondo lei non aveva mai avuto rapporti con la nobiltà del castello, li osservava da lontano e quello le era sempre più che bastato. La granduchessa, dal canto suo, non sembrò infastidita dalla mancanza di inchini e riverenze da parte della serva da cucina, anzi, le sorrise teneramente portando poi lo sguardo sul dolce sopra il tavolo
-Lo ha fatto Ultear?- chiese avvicinandosi in passi sicuri, come se quelle cucine fossero camera sua. Meredy recuperò un po' di fiato lisciandosi il vestito con le mani per darsi un tono "Conosce il nome di Ultear?"
-No, l'ho fatto io signora... Signorina... Granduchessa-
Ma che diamine le prendeva?
D'un tratto la lingua sembrò intorpidirsi e la sua stupida mente parve dimenticare come rivolgersi correttamente alla figlia di niente meno che dello Zar di Russia, assurdo. Ancora una volta Juvia non parve turbata da quel balbettio di appellativi, anzi rispose con una musicale risatina
-Solo Juvia andrà bene- disse poi, sedendosi al tavolo. Gli occhi di Meredy si allargarono di sgomento "Juvia? Vuole che la chiami Juvia? Ma è impazzita?" pensò, osservando la ragazza dai morbidi capelli blu sbocconcellare il suo panpepato come niente fosse.
-È ottimo!- esordì la nobile improvvisamente gioisa, spezzettando pezzi più grandi dalla pagnotta
-Ne sono felice granduchessa- si sforzò di dire Meredy, desiderando ardentemente di uscire da quella stanza il prima possibile
-Ora se vostra grazia permette io...- provò a congedarsi prima di essere interrotta
-Non mi terresti compagnia?- chiese Juvia, puntando le iridi blu sulla ragazzina dai capelli rosa e trovando i suoi occhi spalancati così simili a quelli di un micio spaventato. Meredy si morse l'interno della guancia cercando il modo più regale possibile per rifiutare, ma la sua scarsa educazione ed esperienza con i membri della famiglia reale portarono al nulla più assoluto
-come desiderate- disse quindi a denti stretti, abbozzando un inchino "maledetta ragazzina viziata" pensò in realtà.

Con una guancia poggiata sul pugno chiuso Meredy si prese il tempo di osservare attentamente colei che rappresentata una delle cariche nobiliari più potenti di tutta la Russia: la sua pelle chiarissima, pallida come il latte e i suoi occhi grandi e blu come il mare in inverno. Con tutti quei fronzoli e i vestiti pregiati da lontano era sembrata molto più grande di Meredy, mentre adesso che si trovava davanti il visino pulito della granduchessa per la rosa fu impossibile negare la sua genuina bellezza e giovinezza. Il flusso di pensieri venne interrotto da una domanda posta da Juvia
-Lavori qui da molto?- chiese sinceramente curiosa
-Da quando ero una bambina, vostra grazia- rispose Meredy
-Non ti ho mai vista! Sai, di solito a quest'ora trovo Ultear, è sempre così gentile...- disse Juvia sorridendo teneramente, sembrava intendere davvero ciò che diceva. Meredy sorrise di rimando, concordando mentalmente con lei e sentendo in cuor suo che se perfino la granduchessa aveva notato la gentilezza di Ultear, allora non doveva essere poi così cattiva come credeva
-Già... È come una sorella maggiore per me- confessò senza sapere il perché
-che bello... Ho sempre desiderato una sorella- rispose Juvia dopo pochi secondi di silenzio, inclinando il capo e abbassando lo sguardo. Quella rivelazione stupì profondamente Meredy, chi lo avrebbe mai detto che la ragazza che poteva avere qualsiasi cosa al mondo desiderasse l'unica cosa che aveva lei?
Le chiacchiere cambiarono presto rotta e lo stupore di Meredy aumentò ancora quando Juvia le porse un po' del suo dolce della buona notte mentre parlavano e, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a notte fonda a ridere di puro gusto con la figlia dello Zar.
-Allora buona notte Meredy- si congedò finalmente la nobile
-Buona notte- rispose la rosa, reprimendo uno sbadiglio
-Ti rivedrò domani?- chiese in un sussurro la blu, sulla soglia della cucina
-Se lo desiderate vostra grazia- rispose Meredy, sentendo una strana felicità nel costatare che forse avrebbero parlato ancora
-Chiamami Juvia- la corresse la granduchessa sporgendosi tanto da stringerle una mano. Meredy arrossì, glielo aveva ripetuto almeno tre volte quella notte, ma proprio non ci riusciva
-J-Juvia- balbettò imbarazzata, come per imprimerselo nel cervello
-Allora a domani- disse in fine la blu, regalandole un ultimo sorriso eccitato prima di chiudere silenziosamente la spessa porta della cucina.

I loro incontri notturni divennero dopo qualche settimana un'appuntamento quotidiano a cui molto spesso si univa anche Ultear, per Meredy era così strano pensare che la granduchessa si dilettasse passando il tempo con lei, che non era altro che una serva, ma presto tutto sembrò spiegarsi da solo. Quelli che di notte erano sorrisi e sguardi vivi e sinceri durante il giorno parevano velati di profonda solitudine, Meredy osservò Juvia notando che tutte quelle cerimonie e tutti quei discorsi forzati e pieni di parole arzigogolate non avevano niente di godibile, non certo come le spontanee chiacchiere che si ritrovavano a fare di notte, davanti al tepore di una cioccolata calda. Dopo tale rivelazione le parole che Juvia aveva pronunciato la prima sera tornarono spesso alla mente di Meredy "ho sempre desiderato una sorella" e come biasimarla? Anche l'alba più chiara di sempre se vista da soli perde di chiarore.



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Quella notte Juvia si presentò nelle cucine in largo anticipo, sfoggiando un sorriso che da tempo non abbelliva il suo viso
-Il panpepato sarà pronto fra poco- la anticipò Ultear sbirciando nel forno
-Oh non importa!- la ammonì Juvia scuotendo le mani
-che ti prende?- chiese Meredy, tirandosi su la lunga gonna abbastanza da potersi mettere comodamente seduta al tavolo. Juvia la seguì velocemente attendendo che anche Ultear si accomodasse prima di parlare
-venerdì sera!- disse gioisa, sbattendo le mani sul tavolo come stesse per esplicare il più machiavellico dei piani
-Il ballo?- chiese Ultear stringendo gli occhi. Juvia annuì cominciando ad arrossire, Meredy e Ultear si guardarono perplesse tentando di mostrare alla nobile lo stesso entusiasmo che, per un motivo ancora ignoto, pareva avere. Per una granduchessa non poteva che essere una lieta notizia un ballo in arrivo, ma per due serve da cucina quella parola non era molto lontana da una maledizione, durante i balli e le cerimonie si lavorava molto di più e il minimo sbaglio era inammissibile. Per non parlare del l'invidia nello sbirciare la grande sala piena di gente ben vestita e profumata ballare in modo romantico, mentre invece a loro toccava sgobbare nella cucina buia in abiti che puzzavano di cibo. Meredy tornò con lo sguardo su Juvia, che pareva essere sul punto di scoppiare tanto era rossa
-ci saranno anche i Fullbaster!- scoppiò infine, non cambiando di una virgola l'espressione perplessa di Meredy "Fullba chi?" Pensò
-Quindi verrà anche Grey?- chiese Ultear sorridendo maliziosamente
"Starànno parlando di quel tipo imbellettato?" Meredy cominciava a collegare
-Sì!- quasi urlò Juvia, partendo poi con il discorso forse più lungo che avesse mai fatto, interamente incentrato su quanto Grey Fullbaster fosse bello e affascinante. Fu quasi ridicolo come un tempo quella moltitudine di parole adoranti avrebbero fatto venire la nausea a Meredy mentre adesso invece la fecero intenerire, forse perché le aveva dette Juvia, con un'espressione tanto assorta e addolcita da sciogliere anche il più glaciale dei cuori...

Venerdì sera arrivò più velocemente che mai, per fortuna di Juvia e per disgrazia di Meredy, che con le braccia doloranti portava ceste su ceste di cibo dalla dispensa alla cucina. Ultear, da brava subordinata, scattava come una molla ad ogni ordine impartito da Gerard, che cercava sempre di mantenere la calma in questi eventi ma che puntualmente sembrava smarrirla a metà serata. La soave musica dell'orchestra arrivava in un flebile suono fino alle cucine e un sorriso solcò le labbra di Meredy pensando che almeno Juvia si stesse divertendo e che, chissà, stesse passando un po' di tempo con il suo nobile imbellettato. Ma infondo nemmeno Meredy potè lamentarsi troppo, nonostante la fatica e la frenesia, l'aria di festa si respirava perfino nel suo ambiente di lavoro. Ogni po' infatti le cuoche intonavano qualche canto tradizionale a cui Meredy piaceva unirsi e tra un fornello e l'altro si raccontavano storielle divertenti e aneddoti di vita vissuta. Arrivata a metà serata Meredy riuscì a sbirciare nella grande sala con la scusa di assicurarsi che tutti stessero godendo delle loro pietanze, ma cercando fra la gente l'inconfondibile chioma blu di Juvia. Il sorriso sulle sue labbra scemò pian piano trasformandosi in un ghigno preoccupato quando la vide accanto a suo padre, con lo sguardo intento a scrutare la folla e le mani occupate nello stropicciarsi a vicenda "Grey non è ancora arrivato?" pensò Meredy corrugando la fronte, eppure l'ora s'era ormai fatta tarda per l'arrivo di qualche nuovo ospite. Scuotendo il capo cacciò via quei nefasti pensieri sostituendoli con possibili ragioni per cui invece Grey si sarebbe fatto vivo presto, doveva farlo.

La luce della pallida luna attraversò le finestre formando rettangoli deformati sul pavimento in pietra quando la grande serata compì il suo termine, la musica era ormai cessata e molti dei cuochi avevano fatto ritorno nelle loro case lasciando ai più giovani il compito di rassettare e ripulire. Per la prima volta quella sera Meredy vide Gerard finalmente seduto, una mano a riavviarsi i capelli cobalto e nell'altra lo scenografico cappello bianco ben stretto. Ultear arrivò poco dopo al suo fianco porgendogli una tazza dal caldo contenuto che Gerard accettò volentieri, mostrando un sorriso affettuoso
-Ci pensi tu a portare i sacchi fuori?- chiese dolcemente Ultear rivolgendosi a Meredy
-Ma certo- rispose subito la rosa, almeno avrebbe concesso loro un po' di tempo da soli, non sia mai che finalmente si confessassero quel l'innegabile amore di cui ormai tutti erano a conoscenza.
Chiudendo attentamente l'ultimo bottone della spessa giaccia Meredy si infilò il cappello, arraffando i due sacchi di sudicio e incamminndosi fuori. Scese le strette scale cominciando a sentire la gelida aria farle condensare il respiro in una informe nuvola bianca
-I guanti! Maledizione!- imprecò una volta fuori, accorgendosi di averli dimenticati in cucina. A passo svelto cercò di gettare i sacchi più velocemente possibile, saltellando in modo ridicolo per tenersi al caldo e restando poi pietrificata, notando una figura seduta su una grande roccia in mezzo alla neve, poco distante da lei.
Era stupenda, con quel vestito di un caldo blu, come il cielo invernale poco dopo il tramonto, ornato da una calda pelliccia bianca e i lunghi capelli che in morbide onde le accarezzavano la schiena e le spalle nude, pallide come la neve intorno a lei. Mai figura era parsa più regale a Meredy, che quasi fece passare in secondo piano l'esclamazione che le pesava nel cuore
-Juvia! Che ci fate qui? Vi congelerete!- urlò Meredy, più preoccupata per l'incolumità della ragazza che per la ragione della sua presenza lì. Senza aspettare risposta la rosa si sfilò il cappello infilandolo sulla testa di Juvia
"Poco importa se non è alla tua altezza e se puzza un po' di cucina, purché ti tenga calda" pensò coprendole le orecchie con la lana.
-Oh Meredy- la ringraziò Juvia con voce tremante, e solo allora la rosa notò le lucide lacrime che le bagnavano il volto
-non è venuto... Vero?- chiese Meredy dopo un sospiro. Juvia annuì abbassando lo sguardo e il bruciore della rabbia cominciò ad invadere il petto di Meredy, se solo pensava a quanto lei avesse atteso quel ballo e a quanto tempo avesse impiegato nello scegliere il vestito e i gioielli...
-Che idiota- gli scappò detto ad alta voce, ma non se ne pentì. Juvia sorrise amaramente
-Dici?- chiese in un sussurro
-certamente! Se solo quel tuo Grey sapesse cosa si è perso sta sera- rispose Meredy prendendole le mani e constatando la glaciale freddezza delle sue dita. Il labbro inferiore di Juvia cominciò a tremare
-io non lo biasimo- disse poi lasciando cadere un'altra lacrima
-cosa stai dicendo?- la incalzò Meredy alzando di poco la voce
-sono così patetica... Chi potrebbe mai amarmi?- rispose la blu, con voce instabile e flebile, un sussurro nel vento, tanto basso che credette che Meredy non l'avesse nemmeno sentita. Un breve silenzio seguì quella risposta, unico rumore il sibilo del vento
-io- sbottò Meredy d'un tratto, con voce ferma e decisa
-ti amo io, come una sorella- disse stringendole le mani. Gli occhi di Juvia si alzarono di botto, lucidi e grandi e Meredy per un secondo credette di vedere il mare, non quello scuro e tenebroso d'inverno ma quello cristallino e fresco che ritraevano i dipinti del castello, con il sole che si rifletteva nelle piccole onde facendolo brillare, per un secondo Meredy in quegli occhi vide l'estate. Altre lacrime scesero a solcare il viso di Juvia ma il largo sorriso sotto di esse fece sorridere anche Meredy
-Come una sorella?- chiese la blu, quasi fosse incredula di quelle parole
-Esattamente- la rassicurò la rosa portando le loro mani intrecciate nelle larghe tasche del suo giaccone. Finalmente le orecchie di Meredy sentirono la musicale risata di Juvia e il suo cuore sembrò trovar quiete quando la blu le si avvicinò fino ad abbracciarla. La teneva tanto stretta da impedirle di respirare a fondo ma non le importava, poteva sentire il suo profumo e la pelle liscia e fredda a contatto con la sua ma, sopratutto, l'aveva resa felice dicendo una verità che da tempo rendeva euforica Meredy stessa, nel modo più profondo e fuori controllo. 
 
 
 
Spazio Di Nina:
Ehilà! Mai avevo pubblicato così tante cose in così poco tempo! Ahaha
Questa OS era stata scritta per un altro progetto poi sfumato, sfortunatamente, ma comunque piuttosto fiera di questa storia ho pensato di sfruttarla per questo Crak’s Day! Meredy e Juvia le ho sempre trovate dannatamente carine, un’amicizia che parte (da parte di Meredy) con un’antipatia fatta di pura incomprensione, con quel piccolo accenno GerardxUltear che sinceramente ho sempre visto molto bene insieme. Insomma basta chiacchiere, spero che questa storiella un pò fuori dagli standard possa piacere e intrattenere qualcuno J
 
Un bacio
Nina
xxx
  
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