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Autore: RaidenCold    21/02/2017    0 recensioni
Quanti misteri, e quante leggende metropolitane che circolano sul mondo dei Pokemon? Io - attraverso gli occhi di questo detective, Adler - ho deciso di raccontarne alcuni. Sono storie crude, "creepypasta" nate da voci sul web, ma hanno sempre avuto un certo fascino diabolico che spero di riuscire a trasmettere in questa breve serie di racconti.
Una piccola confidenza: scrivendole ho avuto i brividi e una costante sensazione come di nausea. Forse mi sono lasciato suggestionare a mia volta mentre reperivo informazioni sulle varie leggende, siete liberi di non credermi, ma non è proprio questo il fascino delle storie creepy?
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta | Contesto: Videogioco
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A seguita di numerosi avvenimenti di natura insolita verificatisi nella piccola città di Lavandonia, nella regione di Kanto, il detective Adler (il sottoscritto) e la signorina Noelle (sua assistente) si sono recati in loco per indagare; quanto segue, ne è una drammatizzazione.

 

“Vi ringrazio per la cortesia.”

“Di niente!” - rispose l’uomo barbuto del camioncino a quel giovane dai capelli neri che indossava un elegante abito grigio ed un panama del medesimo colore.

Dal retro del veicolo scese una ragazza dai capelli celesti, raccolti in una treccia al di sotto del collo e vestita completamente di nero, eccezion fatta per una minigonna a motivo scozzese – blu e nera – sopra le calze ed una canottiera bianca sotto il gilè con le maniche strappate; in testa portava un berretto su cui era disegnata un pokeball stilizzata.

“Accidenti che viaggio terribile!” - esclamò la ragazza spolverandosi del pagliericcio di dosso.

“Suvvia Noelle.” - gli rispose il ragazzo sollevando la visiera del cappello, rivelando gli occhi color smeraldo.

“Taci, tu eri su un comodo sedile, non in mezzo al fieno!”

Il detective sospirò poi si guardò attorno:

“Non c’è anima viva in giro…”

“Che vi avevo detto? Ora se non vi dispiace tolgo il disturbo prima di diventare matto!” - l’uomo accese il motore e sfrecciò dalla città di gran corsa.

Adler prese una pokeball, e vi ci fece uscire il suo fido compagno:

“Perdonami Typhlosion, ora puoi scorrazzare libero.” - gli disse accarezzandolo, mentre il pokemon strofinava il muso sulla sua spalla in segno di affetto.

“Quella è la torre…” - sussurrò Noelle osservando l’unico grande edificio di Lavandonia, cittadina fatta quasi esclusivamente di vecchie capanne.

“C’è un’aria pesante e la terra è arida, probabilmente non piove da diversi giorni, nonostante il cielo sia nuvoloso…” - Adler si avvicinò al centro pokemon, le cui insegne erano spente:

“Abbandonato, ma non da troppo tempo, la polvere non è molta, direi tre o quattro giorni al massimo.” - disse sfregando un dito sul bancone dell’infermeria.

“Vuoi recarti alla torre?”

“Sì, più la guardo più provo come un senso d’oppressione.”

“Già anche io.” - annuì la ragazza.

Davanti all’ingresso dell’edificio, Typhlosion rizzò il pelo ringhiando, e le fiamme sul suo dorso divamparono vistosamente:

“Buono Ty, ci sono io con te.” - gli sussurrò Adler dandogli un grattino sul capo. Entrando si ritrovarono di fronte al salone centrale, nel quale vi erano una miriade di lapidi marmoree: un cimitero per umani e pokemon.

Il pungente odore dell’umidità colpì subito Noelle, che dovette tapparsi il naso; era un luogo buio, molto buio, e se non fosse stato per il corpo fiammeggiante di Typhlosion, si sarebbero trovati nella più totale oscurità.

Una scaletta in legno, piuttosto fatiscente catturò l’attenzione di Adler, il quale decise di salirvici. Mentre accedeva di piano in piano ripensava ai fatti precedentemente avvenuti a Lavandonia:

“4 marzo, 7 anni: emicrania, apatia, sordità, scomparso misteriosamente.

12 aprile, 11 anni: apnea ostruttiva nel sonno.

20 aprile: il soggetto del 4 marzo viene trovato morto sul ciglio di una strada.

27 aprile, 11 anni: forte emicrania e violenze improvvise.

23 maggio, 12 anni: violenze improvvise ed autolesionismo.

I primi di oltre duecento casi registrati fin’ora.”

“La sindrome di Lavandonia.”

“In origine colpiva i bambini, successivamente anche adulti e pokemon ne sono stati colpiti, e più decessi avvenivano, più corpi arrivavano nella torre.”

“Beh, questo mi pare ovvio.”

“Non hai capito, tra marzo e maggio ci sono stati solo quattro casi; nei mesi successivi le persone affette da questa sindrome sono aumentate in maniera graduale, fino ad arrivare al centinaio di infetti negli ultimi venti giorni. Se volessimo ragionare in termini scientifici, potremmo ipotizzare che la contaminazione sia iniziata dalla torre, e che aumentando le visite al suo interno siano aumentati anche i casi.”

“Ma non è stato trovato nessun virus o batterio nelle vittime…”

“Non parlavo per forza di un contagio fisico.”

Noelle arricciò le labbra, tentando di capire cosa intendesse Adler, ma nel suo sguardo perso nel vuoto comparve per un istante quasi impercettibile, quella che pareva essere una specie di grande mano bianca; la ragazza ebbe l’impulso di afferrare una pokeball, ma Adler gli appoggiò una mano sulla spalla e si calmò.

“Mi è parso di vedere qualcosa… può essere il fantasma bianco?”

“Sì, quella mano appare e scompare da quando abbiamo cominciato a salire la scala. Alcuni cittadini avevano capito che nella torre c’era qualcosa che non andava, così hanno pensato di salire sulla cima – abbandonata da tempo – ma lungo il percorso si sono imbattuti nella mano bianca, o fantasma, e hanno provato ad attaccarla: sia loro che i pokemon sono precipitati spiaccicandosi al suolo, quelli che si sono salvati sono morti poco dopo di choc anafilattico.”

“Se io avessi attaccato…” - la ragazza rabbrividì.

“Non ci pensare.” - disse dandole una lieve pacca sulla schiena.

Arrivarono infine in cime alla torre, dove vi erano le lapidi più antiche, e quell’odore sgradevole che avevano sentito all’entrata era a quel punto divenuto insopportabile. Il detective si avvicinò ad una tomba che spiccava tra le altre, senza un nome ne alcun epitaffio, era una lastra completamente immacolata, fatta eccezione per un numero inciso su di essa: 731.

Un urlo nel buio fece scattare Adler, che voltandosi vide Noelle mettersi le mani nei capelli, paralizzata dal terrore mentre una putrida mano ossuta sbucava dal pavimento afferrandole la caviglia. La ragazza poté sentire quel tocco freddo e immondo fin dentro le ossa, e lentamente, dalla cruda terra fuoriusciva prima il resto del braccio ed in seguito, un capo marcio con le carni logore e due occhi neri senza vita, con piccolissime pupille dal quale fuori usciva un bagliore scarlatto; la creatura spalancò la bocca, le cui membra si lacerarono come se fossero state cucite, rivelando i suoi pochi denti marci.

“Noelle, combatti!”

La ragazza si ridestò e con decisione afferrò la sfera poke, facendo uscire Mightyena, il suo feroce segugio, che subito si avventò sul braccio della carogna, permettendo alla padrona di scappare. La creatura disseppellì anche l’altro braccio e colpì il pokemon scagliandolo via, dopodiché scivolò nel buco dal quale era uscito.

“E ora dov’è? Così potrà attaccarci quando vuole!” - ansimò la ragazza, pronta ad estrarre un’altra pokeball.

“Sta calma; Ty, stanalo.”

Il pokemon annuì e si precipitò verso il foro da cui era sbucato lo strano essere, prese un gran respiro ed infine vi ci riversò un potente getto infuocato, talmente forte che illuminò tutta la stanza e fece divampare gli arbusti essiccati sui muri.

Davanti alla lapide bianca, il mostro ormai stanato fuoriuscì in fiamme gridando con una voce disumana parole incomprensibili.

A quel punto comparvero due grandi mani bianche, dalle quali penzolavano brandelli di carne marcia, che subito i due pokémon attaccarono, rispettivamente con neropulsar e lanciafiamme.

Adler si avvicinò dinnanzi alla carcassa che fuoriusciva dal terreno dalla cintola in su: urla incomprensibili, poi con le sue braccia ossute lo afferrò, ma Adler non si mosse continuando a fissare con sguardo austero gli occhi del cadavere.

Noelle vedendo ciò sfoderò il suo secondo segugio: Houndoom.

La belva si avventò sul mostro azzannandolo alla gola, ma nonostante il colpo avesse fatto piegare all’indietro quell’essere, non gli risultò fatale; a quel punto Noelle diede il segnale al suo pokemon di incenerire la carogna, e le sue zanne divennero roventi, sicché il suo morso liquefò quel collo marcio.

Con un pugno carico di rabbia – che neanche Noelle si sarebbe aspettata – Adler colpì in faccia l’essere decollandolo; la sua testa ancora urlante rotolò accanto alla lapide, mentre il resto del corpo veniva incenerito da Houndoom.

Adler si inginocchiò accanto alla testa:

“Lurido essere… a causa dei tuoi crimini in questa città, i suoi abitanti ti hanno sepolto vivo in cima alla torre e hanno cancellato il tuo nome dai libri di storia. La tua vendetta è stata crudele ed ingiustificata, numero 731, ma ora le anime che hai contaminato riposeranno in pace: Typhlosion, sciogli questo abominio nella lava.”

Prima di trapassare, il morto vivente urlò un’unica enigmatica parola: Luxor.

 

I due ragazzi uscirono dalla torre, finalmente liberi da quel senso di oppressione – nonostante l’ultimo messaggio del sepolto vivo avesse lasciato perplesso il detective:

“Guarda, è tornato il sole!” - esclamò Noelle voltandosi verso Adler, il quale però osservava qualcosa con gli occhi sgranati; la ragazza si voltò nuovamente, e dinnanzi a loro, vi era una folla di persone dall’aspetto evanescente, che li guardava sorridendo.

Ma al primo battito di ciglio, quelle persone erano scomparse.

 

 

La cosiddetta sindrome di Lavandonia si è rivelata essere di natura paranormale, origine di tale fenomeno pare essere il soggetto “731”: qualunque informazione su tale elemento risulta irreperibile, è pertanto impossibile stabilire un nome od un contesto storico. Il mio sospetto, è che si tratti di esperimenti di natura militare (nota: chiedere al tenente Surge di Aranciopoli per maggiori informazioni).
Rimane ignoto chi o cosa sia “Luxor”.

   
 
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