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Autore: Eevaa    21/02/2017    0 recensioni
«Dimostrami che i saiyan non sono solo cattiveria e vendetta, dimostrami che i saiyan possono ragionare, dimostrami che sai controllare la rabbia! Non tornare ad essere l'aguzzino che eri un tempo: sei cambiato! Le questioni umane si gestiscono da terrestri e oramai fai parte di questo pianeta, che tu lo voglia o no. Dammene la prova!» (Cap. 8)
«Io non sono fatto così. Non sono paziente come te, non lo sarò mai. Io non sono una persona buona» bisbigliò nuovamente il principe alzandosi dal tappeto, tentando di non voltarsi ad osservare quello scenario surreale che lui stesso aveva creato. (Cap. 11)
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 15 - IL DIPINTO


Gli occhi di tutti si spalancarono impauriti, tentando di guardare oltre il fumo corvino che stava uscendo dal corpo del saiyan per dirigersi verso il cielo; ci vollero pochi secondi capire che, piano piano, l'immenso sopra di loro tornò ad essere azzurro e splendente. Immediatamente, la luce rossa intorno a Goku si spense e il saiyan regredì al suo stato normale. I capelli tornarono quelli di sempre, sbarazzini ed arruffati. Anche il viso da pallido tornò colorito come un tempo, le gote rosse e l'espressione da bambino troppo cresciuto. Con uno scatto improvviso il saiyan si mise seduto aprendo gli occhi lentamente, scatenando il terrore tra i presenti i quali fecero tutti un passo indietro.
Un grande sorriso però scompose il viso di ogni combattente quando, portandosi una mano sulla pancia, Goku proferì con voce acuta «Urka ragazzi! Ho una fame da lupi!»


Goku era tornato quello di un tempo e la terra poteva definirsi finalmente salva, almeno per qualche tempo. La storia aveva insegnato a tutti che la pace non sarebbe mai durata in eterno.
Tutti i guerrieri si trovavano attorno all'amico festeggiando il suo ritorno, dopo tanti anni.
«Papà, ti ricordi qualcosa di quello che è successo?» domandò Gohan aiutando il padre ad alzarsi.
«Purtroppo si, figlio mio. Shenron non era un drago buono come voi tutti pensavate. Si è impadronito del mio corpo creando dentro di me una parte malvagia. Non riuscivo a controllarmi. Mi dispiace per tutto il male che ho creato, ma grazie al cielo non ci sono state vittime» rispose Goku, osservando i propri amici attorno a sè «mi siete mancati, ragazzi!»
«Anche tu ci sei mancato papà, sei mancato a tutti!» esclamò Goten, felice e sollevato di ritrovare il padre; ormai dopo tanti anni si era rassegnato a non vederlo mai più tornare indietro.
«Tsk...»
«Vegeta! Non sei cambiato per nulla! Contento? Mi hai battuto!» disse Goku girandosi verso l'amico, accompagnato dalle risa di tutti i presenti. Il saiyan era proprio tornato lo stesso di sempre: allegro, simpatico e gentile «Eva! Finalmente ti sei decisa a rivelarti agli altri!  Ma sono stato io a ridurti così?»
«Già, zio Goku! Ma non importa» rispose la ragazza dai capelli rossi, la quale tentò di scendere dalle braccia di Trunks per poi abbracciare lo zio, quell'uomo che le aveva insegnato tutto, lo zio che era stato proprio come un padre in un momento difficile per lei. 
«Come mai non ci hai mai detto che avevamo una cugina?» chiese Gohan indicando Eva. 
«Storia lunga. Ma non temete, lei e Radish a parte gli occhi non si assomigliano proprio per nulla! E' una brava ragazza» dichiarò Goku poggiandole una mano sulla spalla continuando poi a ridere e scherzare con gli amici. 

«Papà, ora credo che dovremmo andare. Hai fame, e la mamma, Pan e Videl saranno sicuramente felici di vederti tornare a casa!» disse Gohan, avvicinandosi al padre. Era proprio curioso di vedere la faccia che avrebbe fatto Chichi vedendo il marito rientrare in casa come se nulla fosse stato; di certo sarebbe svenuta e di questo ne erano tutti perfettamente coscienti. 
Passarono diversi minuti, durante i quali tutti i combattenti si salutarono tornando alle loro case, lasciando solamente Vegeta, Eva e Trunks sul luogo del combattimento. Ci vollero parecchi istanti, però, prima che il giovane dai capelli lilla trovasse il coraggio di aprire una conversazione difficile.
«Papà, so quello che è successo ieri» ammise il figlio mordendosi le labbra, facendo arrossire visibilmente il padre.
«Trunks, io..»
«Non dire nulla, papà. Non ti devi giustificare. Ci hai provato, mi basta questo» anticipò Trunks agitando le mani di fronte al principe, sorridendo nervosamente «presto provvederò a comprarti una casa, i soldi di certo non ci mancano»
«Grazie» tagliò corto Vegeta più imbarazzato che mai, guardando poi sparire il figlio tra le nuvole dopo averlo salutato senza troppe smancerie o sentimentalismi, com'erano consueti fare. 

I lunghi capelli rossi della saiyan si spostarono con una folata di vento gelido proveniente da nord. Il princope si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla solo per qualche secondo. Il suo viso pallido era coperto di sangue, ma era comunque bellissima e con l'aria soddisfatta.
«Sei forte, hai salvato il pianeta» dichiarò il principe guardandola negli occhi scuri come la pece. 
«Sei tu che hai sconfitto Goku, è merito tuo»
«Sì, è vero. Beh diciamo che mi hai dato un piccolo aiuto, anche se sarei riuscito a batterlo lo stesso» rispose Vegeta il quale non riusciva mai ad ammere la propria debolezza. Senza abbassare lo sguardo continuò il discorso, decisamente meno sicuro di sè stesso «per quando riguarda ieri sera..»
«Non importa» lo interruppe la saiyan «Trunks ha ragione: dovevi provarci. Infondo è la madre dei tuoi figli»
Senza rispondere Vegeta sogghignò in faccia alla saiyan, la quale girò lo sguardo facendo spallucce; nel compiere quel gesto, però, rimase pietrificata dalla scena che si presentò di fronte ai suoi occhi.
La sua vecchia chitarra acustica era stata scaraventata contro una roccia, proprio sopra a un burrone, frantumandosi. Il manico di legno era spezzato a metà, tenuto attaccato al resto solo grazie alle corde. Inoltre la cassa di risonanza presentava diverse crepe e rotture irreparabili. 
Eva si avvicinò all'oggetto con un agile balzo, guardando poi i resti con aria afflitta.
«Era di mia madre...»
«Credo sia stata colpa del mio attacco»
«Non avresti potuto fare altrimenti» sorrise dispiaciuta girandosi verso il principe che, non sapendo cos'altro dire, si sedette con le gambe a penzoloni sul burrone. La ragazza rimase fece lo stesso, mettendosi vicino a lui a contemplare l'infinito oltre al campo di battaglia distrutto. Niente era rimasto come prima: ogni singola pietra, ogni singolo cespuglio era stato spazzato via dal combattimento. Fortunatamente nei paraggi non vi erano abitazioni o monumenti.
«Abbiamo combinato un bel disastro» ammise la ragazza osservando il paesaggio devastato.
«Tsk, non è niente. Parli con uno che ha raso al suolo interi pianeti» ricordò Vegeta vedendosi passare davanti agli occhi gli scenari terribili di cui era stato protagonista. Quante persone, quante case, quante famiglie erano state cancellate per colpa delle sue stesse mani. Quanta sofferenza era riuscito a causare, quanto odio e quanto rancore il suo cuore aveva covato per anni, sin da quando non era nient'altro che un bambino. Una folata di vento portò però via dalla sua mente quegli orribili pensieri, lontano, dove non avrebbero potuto più raggiungerlo per il momento.
Il sole stava lentamente tramontando dietro le montagne, creando un fascio di luce dorata che avvolse le figure dei due saiyan. 
«Mi sembra la scena raffigurata nel tuo dipinto» sussurrò Vegeta voltandosi verso la ragazza, la quale imitò il gesto con gli occhi sbarrati. Eva sorrise leggermente e, senza sapere perché, appoggiò la testa sulla spalla del del saiyan, il quale arrossì violentemente in viso, pietrificato da capo a piedi. Nel panico respirò più velocemente, non riuscendo ad immaginare come e perché non l'avesse ancora scostata con un pugno. Il profumo di vaniglia di Eva penetrò le narici del saiyan, il quale allentò i muscoli. Infondo, anche se era dolcissimo, un pochino gli piaceva e non lo avrebbe mai detto ad anima viva. 
"Ma cosa fa? Perché si è appoggiata a me?" pensò il principe aggrottando le sopracciglia "non starà mica pensando di.. e perché non mi scanso?" sbarrò gli occhi, facendo un'altro respiro profondo. Immerso in una bolla di panico e domande, il principe dei saiyan sentì il rumore dei propri pensieri invadergli completamente la testa "cosa diamine succede? Mi sento strano" ammise a sè stesso sentendo i battiti del suo cuore divenire più veloci. 
"Cosa dovrei fare adesso? Mi sento un idiota in questo modo. Sì, sono un'idiota, un disonore di saiyan. Cosa?! Perché la mia mano si muove da sola?" il principe serrò i denti come se stesse sentendo un dolore immane, vedendo la sua mano posarsi automaticamente sopra quella della giovane saiyan dai capelli rossi, la quale tremò leggermente. 
"Sono stato stregato. Qualcuno sta controllando la mia mente, non c'è altra spiegazione" si autoconvinse Vegeta credendo inoltre di avere un'infarto in corso "devo mantenere la calma. Non sta succedendo niente. Calmati". Il principe si calmò, visibilmente provato dai suoi stessi pensieri. Chiuse per un momento gli occhi inspirando tutta l'aria gelida attorno a sè. Con un sospiro lento e deciso buttò fuori tutto il panico, facendolo portare via dalla brezza. Si calmò. 

Quando i due corpi vennero avvolti dall'oscurità, la luce della luna illuminò il viso pallido della ragazza, rendendo argentea la sua pelle bianca. Un'altra folata di vento gelido scostò nuovamente i capelli rossi di Eva, facendola rabbrividire. Un forte senso di colpa attraversò la mente della giovane, la quale si staccò violentemente dal corpo del saiyan, entrando poi completamente nel panico.
«Scusami. E' meglio che vada» balbettò la ragazza scuotendo la testa.
«Ma cosa!?» esclamò Vegeta, spaventato e dubbioso quasi più di poco prima.
«Devo mettere in ordine nella mia mente. Scusami, ho bisogno di stare sola. Non è colpa tua. Non ce l'ho con te, davvero» rispose Eva liberandosi poi nel cielo, veloce come la luce.
Vegeta la vide così allontanarsi diventando ancor più luminosa delle stelle. 
Il saiyan non riusciva a capire cosa fosse successo nella mente di Eva. Forse paura, forse vergogna, incertezza o forse rancore. 
La ragazza volava veloce nel cielo della notte, maledicendosi per la sua insicurezza "Maledetta me. Cosa caspita mi sta succedendo? Come mi è venuto in mente di avvicinarmi a lui? Forse dovrei tornare indietro e scusarmi" per un secondo arrestò la sua folle corsa con la tentazione di fare dietrofront, ma poi scosse la testa e ripartì leggera nel buio "è troppo tardi".

Il principe, pochi chilometri più indietro, non riusciva a capacitarsi della fuga di Eva. Confuso e nervoso fece per tornare a casa, ma la sua attenzione si soffermò sulla vecchia chitarra rotta.
Il broncio amaro che Eva gli aveva lasciato sulle sue labbra si increspò ulteriormente e lo sguardo del principe si fece improvvisamente interrogativo. Senza pensarci troppo si chinò e prese con sè i resti, portandoli via.
Il vento gelido di gennaio avvolse il principe durante il viaggio verso casa, facendolo leggermente rabbrividire. Mille pensieri si stavano scatenando nella sua mente mentre il cielo si stava facendo nuovamente nuvoloso, coprendo così le stelle. 
Non appena arrivò alla grande casa, il saiyan venne attratto dalla calda piscina e vi si immerse completamente come per annegare i dubbi e i pensieri, rimanendoci per diverse ore. 
 
«Bra! Mi serve il tuo aiuto» sussurrò Vegeta imbarazzato dentro alla cornetta, subito dopo essersi asciugato.
  
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