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Autore: hinata 92    22/02/2017    0 recensioni
[Dragon Quest VI - Nel regno dei sogni]
Jared si è ritrovato per una curiosa serie di combinazioni invischiato con altri eroi e con l'assurda vocazione di... drago! Ma cosa significa essere un drago? E perché è una vocazione così rara? Non ha assolutamente idea che un giro turistico alla rinata Abbazia Mutationis stia per cambiargli completamente l'esistenza.
Se non avete giocato al videogame non preoccupatevi, ne riprendo giusto le ambientazioni, ma la storia è praticamente originale, quindi niente paura e preparatevi a viaggiare con Jared nel magico mondo di Dragon Quest!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Quello che si credeva dimenticato

 

Fu un periodo di pura felicità. Finalmente Jared poteva coordinare perfettamente la sua vita umana e i suoi istinti mostruosi. Nessuno del suo gruppo di amici aveva problemi se spariva per qualche ora o per un paio di giorni; si trasformava in drago e andava a conoscere meglio altre comunità di draghi, o anche a combattere con loro. Poteva vantarsi di essere entrato nel cratere di un vulcano e di esserne uscito indenne e allo stesso tempo di aver contribuito efficacemente con i suoi amici alla salvaguardia degli abitanti dei paesi che attraversavano. Se la trasformazione gli donava anche un paio d’ali poteva anche andare a trovare i suoi amati nonni e tornare dagli amici in mezza giornata, ovunque fossero.

Si riteneva la creatura più felice sulla terra, almeno fino al giorno in cui Jan tornò da loro con una faccia molto scura.

«Ragazzi, il problema stavolta è serio.»

Mako lo guardò dritto negli occhi: «Cosa succede?»

«I villaggi qua intorno non sono stati attaccati solo da mostri. Questa volta abbiamo a che fare con un demone. Uno vero.»

Jared s’incupì. Un demone era tutt’altra cosa rispetto ai mostri. Era una creatura completamente diversa, dotata di razionalità simile a quella umana e di un istinto totalmente malvagio e distruttivo, pronto ad assoggettare sia umani che mostri. Il suo nemico naturale, in poche parole.

Conny abbassò lo sguardo, preoccupata: «I demoni sono potenti. Non rispettano i turni come i mostri, attaccano fino allo stremo. Non sono sicura che possiamo batterne uno.»

Jan s’inalberò: «E allora dovremmo andarcene e lasciare che uccida tutta questa gente? Sarebbe questo il comportamento degno di un eroe?»

Jared scosse la testa: «Assolutamente no. Io dico che insieme ce la possiamo fare.»

Mako annuì: «Non sarà semplice.»

Il Drago sospirò: «Neanche un pochino. Dovremo presentarci al massimo delle forze, allenati, addestrati e ben equipaggiati. E se qualcuno non se la sente, deve dirlo ora. Non possiamo permetterci ripensamenti.»

Si voltarono tutti verso Conny. Lei lesse una muta preghiera nei loro occhi, e faticosamente annuì.

«Sarò con voi, come sempre. Ma non riesco a togliermi di dosso una brutta sensazione.»

Jan le diede una pacca sulla spalla: «È la tensione, è normale!»

Conny sospirò: «Spero sia come dici tu...»

 

Dopo una settimana d’intensi preparativi, il gruppo si avventurò nella tana del demone.

Mako guardò perplessa le pareti della caverna in cui si stavano addentrando: «Non vi sembra un po’ strano?»

Jared, che stava illuminando i dintorni con la sua fiamma si voltò verso di lei: «Cosa?»

«Insomma... è un demone potentissimo, no? Allora perché rifugiarsi qua dentro come un animale?»

Jan, che guidava la spedizione, si fermò di colpo e rispose: «Forse per nascondere quello...»

Tutto il gruppo si affrettò incuriosito, per poi rimanere a bocca aperta. Al fondo di un piccolo precipizio si ergeva una sorta di castello di pietre trasparenti, quasi cristalli, di colore verde e blu, che emanavano una tenue luce rischiarando l’ambiente e donandogli un’aria spettrale. Jared spense immediatamente la sua fiamma.

Mako ridacchiò: «Ora sì che si ragiona. Questa è la casa di un cattivone con i fiocchi!»

Conny scosse la testa spaventata: «Io non ci trovo nulla di divertente. È spaventosa.»

«E brulica di mostri.»

Tutti si voltarono verso Jared, che stava guardando l’edificio con aria serissima: «Ne sento l’odore, è quasi insopportabile. E sono sicuro siano tutti sotto l’effetto di qualche... controllo.»

Jan si avvicinò: «Come quello che fai tu?»

Jared scosse la testa: «No. Io al massimo posso agitarli o tranquillizzarli... posso cercare di spingere il loro istinto in una direzione, ma non posso controllare esattamente il loro comportamento. Questa è un’ipnosi di alto livello... sta spingendo a collaborare razze che normalmente sono avversarie, e sento la loro contraddizione interna, cercano di ribellarsi senza riuscirci... credo che se volesse chi li controlla potrebbe anche spingerli a ballare, io non sono in grado di fare nulla di simile. È un potere nettamente superiore.»

Conny sussurrò spaventata: «È il potere di un demone.»

Jan rimase serio: «Qual è l’ordine che è stato dato loro?»

«Non ne sono sicuro, credo di sorveglianza. Se entriamo là dentro ci attaccheranno in massa.»

«E riesci anche a sentire lui? È la dentro?»

Jared indicò una torre: «Sì. L’odore dei mostri non riesce a coprire totalmente la sua puzza, è là sopra.»

Jan strinse le sue armi: «Non credo abbiamo molta scelta. O rischiamo o ci ritiriamo.»

Mako annuì convinta: «Rischiamo.»

Jared annuì, ma Conny pareva immobilizzata.

«Conny?»

La sua risposta fu un inudibile sussurro, mentre un paio di lacrime le rigavano il volto.

«So che non finirà bene. Ma so anche che è inevitabile.»

 

Fu fisicamente e psicologicamente estenuante. Un’orda di mostri fuori controllo li assaltarono con brutale crudeltà, cercando di annientarli. Jared provò in ogni modo a usare le sue capacità per calmarli, ma il potere che li controllava era enormemente più forte del suo. Conny e Mako fecero sfoggio di ogni incantesimo di guarigione di loro conoscenza per fare fronte all’attacco, e in qualche modo riuscirono a superarlo, seppur a carissimo prezzo. Quando giunsero di fronte alla porta dietro la quale si rifugiava il demone, erano ormai quasi senza magia.

Jan si avvicinò a Mako: «Come va?»

«Male, grazie. E se penso che l’avversario più duro è ancora da affrontare...»

Conny non aveva smesso un momento di piangere, anche se silenziosamente. Il suo volto era una maschera di composto dolore, come se si stesse preparando in ogni modo a un difficilissimo addio.

Jared l’abbracciò: «Andrà tutto bene.»

Conny sorrise tristemente: «Sei un buon bugiardo, Jared. Io so cosa succederà.»

«Vedi nel futuro? E da quando?»

La ragazza scosse la testa: «Non è preveggenza. È solo un presentimento, ma è forte, il più forte che abbia mai avuto in vita mia.»

«Il presentimento che le cose andranno male?»

«Il presentimento che oggi il mio respiro si fermerà. Prego che sia solo il mio.»

Jared la scosse, quasi con violenza: «Non dire una cosa del genere! Mai più!»

Conny abbassò lo sguardo: «Puoi fuggire dalle mie parole, ma non dalla realtà. Io sono una sacerdotessa, per me è più facile sentire il soffio della Dea nel petto delle persone. Il tuo è potente, il mio è sempre più debole... lo avverto da giorni.»

«Non succederà. Lo impedirò!»

«Vuoi forse opporti alla Dea?»

«Alla Dea forse no, ma al demone qua dentro di sicuro.»

 

Jan spalancò la porta con un calcio. I ragazzi si guardarono intorno smarriti: sapevano di essere in una torre, tuttavia davanti a loro si dipanava un lungo corridoio, al fondo del quale una figura li attendeva, seduta su un trono.

Mako sussurrò: «Magia d’alto livello. Può alterare lo spazio a suo piacimento.»

Jan sospirò: «Andiamo di bene in meglio...»

Il demone si alzò dal suo seggio e in un paio di secondi fu di fronte a loro. I ragazzi sussultarono. Non aveva camminato, aveva semplicemente fluttuato, a una velocità tale da sembrare che si fosse teletrasportato. Conny, al vederlo, fu certa di stare fissando l’incarnazione stessa della morte. Era una figura umana, ma innaturale, come se una pelle verdognola e malata fosse stata applicata a forza su uno scheletro, senza muscoli. In alcuni punti, come sul suo petto, le ossa erano addirittura a vista. Indossava quello che pareva essere un abito cerimoniale, nero, consunto, stracciato, con molte frange costantemente svolazzanti, anche senza un filo d’aria. Aveva indosso monili, la parte superiore di un’armatura e alla vita teneva appese molte armi, soprattutto coltelli. Stringeva fra le mani un bastone cerimoniale avvolto in un’aura bluastra, un bastone tuttavia che assomigliava pericolosamente a un’ascia. L’impressione totale fu quella di un sacerdote guerriero morto e ritornato a camminare innaturalmente sulla terra.

«Benvenuti, eroi. Siete venuti per me, immagino.»

Il gruppo sussultò. Se il suo aspetto era quello di un cadavere, la sua voce era calda e profonda, quasi affascinante.

«Siete stati bravi ad arrivare fin qui, devo ammetterlo. Siete il primo gruppo che riesce in questa impresa. Siete forti, e quindi prima di cominciare quello che sarebbe un inutile combattimento, viste le vostre attuali condizioni, vi propongo un’offerta. Unitevi a me.»

Jan urlò: «MAI!»

Il demone scosse la testa: «Umani... così testardi... così... morti.»

E attaccò senza preavviso. Fu un inferno, vero e proprio. Il demone eresse fiamme verdi e blu per separare i guerrieri e affrontarli singolarmente, un colpo dietro l’altro, senza tregua. Ognuno poteva attaccare il demone al massimo una volta, prima di subire quattro o cinque colpi consecutivi, senza riuscire a parare o nemmeno a curarsi. Per di più, nessuno riusciva a vedere gli altri, e continuavano a gridare, nella speranza di sentire le loro voci. Erano insieme ed erano soli.

Jared urlava, colpiva e parava al massimo delle proprie capacità, in uno scambio continuo e senza tregua, tanto che quasi si convinse che sarebbero andati avanti così per sempre. E invece a un certo punto l'urlo di Jan cambiò.

«Mako? Mako? Rispondimi per favore, non ti sento più! Mako! MAKO!!!»

L'ansia assalì anche l'animo di Jared. Mako era principalmente una maga, e gran parte della sua magia l'aveva già usata per affrontare i mostri precedenti.

E se...

Niente, quelle maledette fiamme demoniache coprivano l'olfatto, oltre che la vista. Non riusciva a sentire l'odore dei suoi amici.

«Jan! Jan! Senti almeno me?»

«Sì, Jared, ma non riesco a sentire le ragazze! E questo attacca come un forsennato!»

Jared s'irrigidì di colpo. In effetti era da un po' che non udiva neanche...

«Conny! Conny! CONNY!»

L'unica risposta che ottenne fu un grido maschile che gli fece raggelare il sangue.

«JAN!!!»

Decise di rischiare il tutto per tutto. Jared si avvolse completamente nella sua stessa fiamma e, cercando di farsi scudo con quella, si buttò fra le spire demoniache. Non ne uscì indenne, ma quello che vide una volta oltrepassato il muro di fuoco blu-verdognolo gli fece completamente dimenticare qualunque ferita. Lì, a terra, giacevano i corpi dei suoi amici, inermi, pallidi, morti. Le parole di Conny gli rimbombarono in testa come un avvertimento tardivo.

«So che non finirà bene. Ma so anche che è inevitabile.»

«No...»

Il demone lo fissò sorridendo: «Non dolerti, tra poco li raggiungerai. A meno che tu non voglia unirti a me... sei ancora in tempo...»

Jared era sconvolto, come mai in vita sua. Aveva di fronte a lui una creatura potentissima pronta a ucciderlo e lui era assolutamente impotente. Non era abbastanza forte per affrontarlo, né lui, né tantomeno lo erano stati i suoi amici. Erano stati degli sciocchi, e loro avevano pagato il prezzo più alto. Non era ancora finita, poteva portarli da un sacerdote e tentare una resurrezione, ma doveva uscire di lì vivo e con i loro corpi e fra lui e tutto questo si frapponeva un demone invincibile.

Sarebbe stato abbastanza forte per riuscirci?

Cercando di trattenere le lacrime e il dolore, prese un profondo respiro e si preparò a dare la sua risposta al demone.

«Pof.»

Quasi subito Jared si rese conto di aver perso il controllo del suo stesso incantesimo. La magia prese come base il suo dolore, la sua tristezza e il suo desiderio di potere, amplificandoli all’inverosimile. Non solo. Scavò a fondo nella sua anima, cercando i sentimenti più negativi che un uomo potesse provare. Una rabbia disumana s’impossessò del ragazzo, e si ritrovò a desiderare ancora più potere per poter distruggere l’essere che lo stava facendo soffrire in quel modo. E l’incantesimo, ubbidiente, scavò ancora, fino a ritrovare gli istinti mostruosi che Jared credeva di aver rimosso completamente dalla sua coscienza, quei pensieri a dir poco oscuri che lo avevano animato nei momenti peggiori della sua vocazione, e li riportò alla luce, con la stessa potenza e con lo stesso fascino di allora. Solo in quel momento iniziò davvero la mutazione, il tentativo della magia di dare una forma all’abominio da lei stessa creato.

Il demone osservò impotente quello che fino a poco prima era un piccolo, insignificante umano, crescere a dismisura, diventare enorme, colossale, più grande di qualsiasi cosa avesse mai visto o immaginato. La sua magia di modificazione dello spazio non resse, e tutto il castello cadde a pezzi sotto il peso di quello che a tutti gli effetti pareva essere un drago demoniaco, se mai fosse potuta esistere una tale creatura.

Un drago nero, nero come una notte senza luna e senza stelle, o forse anche di più, completamente ricoperto di scaglie sporgenti, pronte a ferire. Il suo peso aveva trascinato tutto e tutti giù, verso il centro della terra, impossibile stabilire quanto in profondità. I suoi arti, possenti e potenti, incapaci di qualunque pietà, si erano in qualche modo ricavati lo spazio necessario a contenerlo, e i suoi occhi... i suoi occhi...

Il demone rimase a fissarli, impietrito. Benché il drago fosse molto più alto del suo ex palazzo, poteva vederli distintamente, due tizzoni rossi risplendenti non di odio o rabbia, come si sarebbe aspettato, ma di pura, semplice malvagità. Se anche avesse saputo come scappare, quegli occhi glielo avrebbero impedito.

Jared fissò quella briciola ai suoi piedi che era stato la causa di tutto e, senza preavviso, si avventò su di lui. Le sue fauci si chiusero sul demone e lo masticarono, ancora vivo, a lungo, con gusto, per assaporare fino a quando possibile quel magnifico sapore. Non ricordava di aver mangiato niente di così buono in vita sua e fu quasi dispiaciuto quando dovette deglutirlo. Quasi, perché quando lo fece tutto cambiò. Una forza nuova, squisitamente malvagia e potente, s’impadronì di lui, che null’altro voleva che il potere, anche se non ne ricordava più il motivo. Qualcosa che assomigliava alla magia, ma la cui potenza era nettamente superiore e che poteva essere usata, lo sentiva chiaramente, solo a fini sacrileghi e malvagi. Emise una potente fiammata, che invece di rischiarare la grotta in cui si trovava con colori caldi, emise un’aura spettrale. Le sue fiamme erano diventate blu e verdi. Sorrise, un sorriso malvagio in cui espose minacciosamente tutte le sue zanne.

Fiamme demoniache. Immensamente più potenti del suo normale fuoco, inestinguibili, in grado di bruciare persino la morte.

Meravigliose.

Non sapeva come, non era stato lontanamente il suo obbiettivo, ma pareva aver acquisito i poteri di quel demone. Aveva desiderato il potere e lo aveva ottenuto. Aveva realizzato il suo sogno segreto di diventare un demone e si sentiva scoppiare dalla gioia, dalla felicità di poter compiere qualunque malvagità senza poter essere fermato. Con un pensiero modificò lo spazio attorno a sé per renderlo ancora più ampio, poi alzò il muso ed emise un ringhio sordo, unendo la sua naturale capacità di attirare mostri con i suoi nuovi poteri demoniaci. Non voleva semplici mostri. Voleva i draghi più potenti esistenti sulla faccia della terra, li voleva lì, tutti insieme, li voleva furiosi come non mai, e questi apparvero in pochi minuti.

Il combattimento fu breve ma intenso. Jared provò una gioia indescrivibile a strappare brandelli di carne ai suoi simili, a sentire le loro urla di dolore, a mangiarseli ancora vivi, pezzo per pezzo, mentre ancora cercavano di combattere. La carne di drago era ottima, seppur non al livello di quella demoniaca. Non rimase nulla di loro, neanche un ossicino. Jared perlustrò ben bene ogni anfratto e si assicurò di aver divorato ogni cosa. Era stato fantastico, aveva assaporato insieme alla loro carne la stupenda sensazione di commettere un atto puramente sacrilego come divorare i membri più nobili della sua stessa razza, ed era pronto a ripetere l’esperienza. Era perfettamente consapevole di essere insaziabile, e non voleva che la sua fame fosse mai pienamente soddisfatta, a costo di alimentarla con la magia, perché mangiare era la cosa che più lo rendeva felice. Forse poteva richiamare altri demoni... sarebbero stati buoni e lui forse sarebbe diventato ancora più potente... abbastanza potente da divorare il mondo intero... e forse anche di più...

Un leggero odorino appetitoso attirò la sua attenzione. Scostò le rocce, fino a trovarne la fonte. Erano tre minuscoli esseri umani, già morti. La loro carne, però, lo attirava irresistibilmente. Ne prese uno con la coda e lo portò all’altezza dei suoi occhi. Era una femmina, con i capelli biondi legati in piccole trecce. Jared le fissò intensamente, come se dovessero ricordargli qualcosa. Improvvisamente sbarrò gli occhi, un nome sulla lingua ancora impiastricciata di sangue.

«Conny...»

Il drago si guardò intorno. Cosa gli era successo? Non aveva avuto la minima impressione di fare tutto quello, ma non appena aveva lanciato l’incantesimo...

«Innanzitutto, questo non è un incantesimo facile. Non basta avere un po’ di magia, serve moltissima concentrazione, e non devi essere agitato o di malumore.»

Altro che malumore, l’aveva lanciato in un momento di pura disperazione e dolore! Ecco cos’era successo... e la nonnina l’aveva avvertito...

Prima di perdere nuovamente il controllo di sé, afferrò con la coda con quanta delicatezza gli fu possibile i corpi dei suoi compagni e, spaccando la volta della grotta, volò fuori.

La popolazione avrebbe ricordato e narrato a lungo dell’enorme ombra che coprì il sole, e i frequentatori dell’Abbazia Mutationis mai e poi mai avrebbero potuto dimenticare l’abominio che atterrò di fronte all’edificio. La vecchia era già lì, il volto pieno di dolore e rassegnazione, come se avesse saputo tutto da sempre.

«Jared...»

Il drago lasciò delicatamente i tre corpi, dopodiché l’incantesimo si sciolse e Jared tornò umano. Piangeva disperatamente.

«Mi dispiace... mi dispiace... mi creda, mi dispiace... quando li ho visti, lì... morti... volevo solo avere un paio d’ali per scappare via con loro e portarli da un sacerdote, mi creda... e invece... invece...»

La vecchia lo guardava incredula: «Cosa hai fatto?»

Jared rispose piangendo: «Ho... usato il Pof e...»

La nonnina lo interruppe: «No. Non dicevo quello. Tu... non te ne sei ancora accorto?»

«Accorto di cosa?»

Accorgendosi degli sguardi della gente intorno a loro, con un rapido gesto la donna teletrasportò tutti nel boschetto dove si erano scontrati mesi prima.

«Cosa...»

«Guardati, Jared.»

Con movimento secco del braccio, la donna fece apparire una lastra di ghiaccio dove il ragazzo potesse specchiarsi. Jared gridò terrorizzato.

«No! NO!!!»

La donna continuò a scorrere il suo sguardo preoccupato sui vestiti demoniaci che il ragazzo indossava: «Te lo ripeto, Jared... cosa hai fatto?»

Ma lui non l’ascoltava più, cercava disperatamente di togliersi il pezzo di armatura dalla sua testa: « NO! NON VOGLIO AVERE GLI ABITI DEL DEMONE CHE LI HA UCCISI! NO, NO, NO!!!»

Nonostante tutti i suoi sforzi, però, non riusciva a togliersi nulla di tutto quello. Sembravano essere stati cuciti direttamente sulla sua stessa pelle, anzi, sembravano essere diventati la sua stessa pelle.

Alla fine si arrese e riuscì a rispondere alla domanda che gli era stata posta: «Quando ho perso il controllo... l’ho mangiato.»

«E ne hai preso il posto.»

Jared provò a soffiare una fiammella, pregando di tutto cuore fosse rossa, ma i riflessi verdi e blu fecero scorrere lacrime sul suo viso.

«L’hai trovato buono?»

Il ragazzo annuì: «Era squisito, lui, come gli altri draghi che ho divorato. Ammetto che una parte di me vorrebbe mangiarne ancora... può fermarmi?»

«Posso annullare la tua vocazione di Drago, ma per quanto riguarda la parte demoniaca...»

La donna scosse la testa e Jared non riuscì più a trattenere le lacrime. La vecchia continuò ad osservarlo incuriosita, poi chiese: «Cos’hai intenzione di fare, adesso? Parla liberamente, non aver paura di spaventarmi.»

«Voglio solo che i miei amici tornino in vita. E poi, quando sarò sicuro che siano salvi e stiano bene... non so... troverò un modo per non far del male a nessuno. Forse posso imprigionarmi in qualche maniera.»

«Un curioso modo di ragionare, per un demone.»

«Io non sono un demone. Non saprei dirle cosa sono, ma di certo non quel... quel....»

La vecchia annuì, togliendo il ragazzo dall’imbarazzo di trovare una definizione: «Lo vedo. Se vuoi posso occuparmi io di loro. Conosco l’incantesimo Resurge.»

Jared la guardò con gratitudine negli occhi: «Grazie, grazie! Quanto...»

«Non mi devi nulla. Li teletrasporterò fuori da questo boschetto e li rianimerò lì.»

«Io aspetterò qui.»

«Lo sospettavo. Cosa devo dire loro?»

Il ragazzo sospirò e ci rifletté per qualche secondo.

«Che sono morto sotto forma di drago nel tentativo di riportarli indietro e che per me non c’è nulla da fare.»

«Ne sei sicuro?»

Il nuovo demone annuì: «Il ragazzo che conoscevano è morto nel tentativo di salvarli. È la verità ed è la morte più onorevole che potessi desiderare.»

 

Jared attese, nel silenzio più assoluto, di udire nuovamente le voci dei compagni. Seduto, abbracciandosi le gambe, attendeva solo di udire quel suono, trattenendo le lacrime.

Dopo minuti che parvero eoni, il miracolo avvenne. La voce potente di Jan risuonò fra i rami, seguiti da quelle più flebili di Mako e di Conny. Jared prese un profondo respiro, rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato. Erano salvi. Era troppo lontano per capire cosa stessero dicendo, ma erano salvi, ed era la cosa più importante. Le lacrime tornarono a sporcargli il viso. Non aveva mai pianto così tanto, si chiese per un attimo quante lacrime potessero contenere i suoi occhi. Non aveva importanza, le avrebbe usate tutte, perché non c’era null’altro che potesse fare. I suoi stessi singhiozzi gli riempirono le orecchie, rendendolo sordo a null’altro che il suo dolore. Se si fosse trasformato in quel momento sarebbe ritornato quell’abominio, ma non avrebbe mai più commesso quell’errore. Non era più un essere umano. Non era un mostro. Non era un demone. Non esisteva definizione per lui, per un errore che non sarebbe mai dovuto esistere. Sarebbe rimasto per l’eternità a piangere fra gli alberi.

«Asciuga quelle lacrime, Jared. Gli eroi non piangono, e che io sappia nemmeno i mostri o i demoni.»

Alzò lo sguardo sorpreso da quella voce gentile. Vide prima un fazzoletto, e poi la mano e il volto di chi glielo porgeva. Balzò in piedi arretrando di parecchi passi.

«Conny!!!»

La ragazza si limitò ad annuire, e Jared gridò: «Vattene! Allontanati da me! Non voglio farti del male!»

«Lo so.»

«Cosa ci fai qua?»

Conny sorrise dolcemente: «La storia della vecchia non mi ha convinto. Ho aspettato che Jan e Mako si allontanassero e ho insistito finché non mi ha detto la verità.»

«Cosa ci fai qui? Non vedi cosa sono diventato?»

La ragazza si avvicinò e lo accarezzò dolcemente, con gli occhi lucidi e la voce rotta dall’emozione: «Io vedo solo una persona che è stata in grado di mantenere fede alla parola data. Ti sei opposto al volere del demone, al volere della Dea, per noi.»

Jared cercò di far uscire due parole dalle sue labbra, ma nemmeno il suo immenso potere poteva fare nulla per aiutarlo in una situazione del genere.

Conny, invece, gli sorrise: «Vedo solo la persona che amo, che ho sempre amato, indipendentemente dal suo aspetto.»

Il ragazzo l’abbracciò con tutte le sue forze, senza trovare modo per rispondere. Rimasero lì, uniti, per un secondo o forse per un secolo, fino a che un battito di mani li interruppe.

«Ecco perché non sei diventato un demone, Jared. Non può esistere un demone che ama.»

La vecchina li aveva raggiunti e li guardava da lontano.

«Ragazza, se sceglierai di seguirlo, ti aspetta una vita di isolamento. Lui non può andare nelle città, tutti lo identificherebbero come demone e cercherebbero di ucciderlo.»

Conny gli strinse un braccio: «Non mi serve nient’altro che lui.»

«Accetti dunque di essere la sua sposa e la sua valvola di sicurezza.»

«Sì.»

E per confermarlo si voltò e lo baciò, del tutto di sorpresa. Una luce iridata li avvolse completamente, e quando i due si staccarono, Conny si fissò le mani, perplessa.

«Cos’è successo? Mi sento... diversa.»

La vecchia sorrise: «La Dea approva il tuo proposito e il vostro amore. Ti ha donato una vita longeva almeno quanto quella del tuo sposo. Non sprecarla.»

Conny cadde in ginocchio, in una lode di ringraziamento alla Dea. Jared si voltò a fissare la donna.

«Grazie per quanto ha fatto per noi. Non lo dimenticheremo.»

«Persisti nei tuoi propositi e saremo pari. Vi auguro una vita di felicità e serenità, ragazzi.»

I due novelli sposi salutarono e scomparvero in una fiammata verde e blu. Solo a quel punto la donna si concesse un profondo sospiro, mentre il suo sguardo, di colpo, s’induriva.

«Jared, Jared... se solo tu sapessi ciò che a quasi tutti qui è precluso. Avevi paura di distruggere il mondo intero, o di diventare chissà quale mostro... se anche fosse accaduto, non sarebbe successo nient’altro che un risveglio affannato da un brutto incubo. Siamo tutti solo sogni inconsapevoli di qualcuno che forse è completamente diverso da quello che siamo qui, o che forse non esiste nemmeno più... la nostra esistenza è legata a un piccolo, misero raggio di sole che sveglierà la nostra controparte, prima o poi, e noi svaniremo nel nulla, come dal nulla siamo stati creati. Ma finché quel raggio non arriva ai vostri veri occhi, Jared e Conny... siate felici.»

 

 

 

 

Fine

 

 

Ed eccoci dunque alla conclusione di questa storia. Il piccolo imbroglio si celava nell’introduzione, dove già specificavo che tutta questa avventura si svolge, canonicamente, all’interno di un sogno. Spero che vi sia piaciuta, ringrazio NEON GENESIS KURAMA per aver messo questa storia fra le preferite e Kunieda per averla inserita nelle seguite. Non so se scriverò ancora in questo fandom, forse se mi verrà ancora l’ispirazione...

Alla prossima!

 

Hinata 92

  
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