Quello che si credeva dimenticato
Fu un
periodo di pura felicità. Finalmente Jared poteva coordinare perfettamente la
sua vita umana e i suoi istinti mostruosi. Nessuno del suo gruppo di amici
aveva problemi se spariva per qualche ora o per un paio di giorni; si
trasformava in drago e andava a conoscere meglio altre comunità di draghi, o
anche a combattere con loro. Poteva vantarsi di essere entrato nel cratere di
un vulcano e di esserne uscito indenne e allo stesso tempo di aver contribuito
efficacemente con i suoi amici alla salvaguardia degli abitanti dei paesi che
attraversavano. Se la trasformazione gli donava anche un paio d’ali poteva
anche andare a trovare i suoi amati nonni e tornare dagli amici in mezza
giornata, ovunque fossero.
Si
riteneva la creatura più felice sulla terra, almeno fino al giorno in cui Jan tornò da loro con una faccia molto scura.
«Ragazzi,
il problema stavolta è serio.»
Mako lo
guardò dritto negli occhi: «Cosa succede?»
«I
villaggi qua intorno non sono stati attaccati solo da mostri. Questa volta
abbiamo a che fare con un demone. Uno vero.»
Jared
s’incupì. Un demone era tutt’altra cosa rispetto ai mostri. Era una creatura
completamente diversa, dotata di razionalità simile a quella umana e di un
istinto totalmente malvagio e distruttivo, pronto ad assoggettare sia umani che
mostri. Il suo nemico naturale, in poche parole.
Conny
abbassò lo sguardo, preoccupata: «I demoni sono potenti. Non rispettano i turni
come i mostri, attaccano fino allo stremo. Non sono sicura che possiamo
batterne uno.»
Jan
s’inalberò: «E allora dovremmo andarcene e lasciare che uccida tutta questa
gente? Sarebbe questo il comportamento degno di un eroe?»
Jared
scosse la testa: «Assolutamente no. Io dico che insieme ce la possiamo fare.»
Mako annuì:
«Non sarà semplice.»
Il Drago
sospirò: «Neanche un pochino. Dovremo presentarci al massimo delle forze,
allenati, addestrati e ben equipaggiati. E se qualcuno non se la sente, deve
dirlo ora. Non possiamo permetterci ripensamenti.»
Si
voltarono tutti verso Conny. Lei lesse una muta preghiera nei loro occhi, e
faticosamente annuì.
«Sarò con
voi, come sempre. Ma non riesco a togliermi di dosso una brutta sensazione.»
Jan le diede
una pacca sulla spalla: «È la tensione, è normale!»
Conny
sospirò: «Spero sia come dici tu...»
Dopo una
settimana d’intensi preparativi, il gruppo si avventurò nella tana del demone.
Mako guardò
perplessa le pareti della caverna in cui si stavano addentrando: «Non vi sembra
un po’ strano?»
Jared,
che stava illuminando i dintorni con la sua fiamma si voltò verso di lei: «Cosa?»
«Insomma...
è un demone potentissimo, no? Allora perché rifugiarsi qua dentro come un
animale?»
Jan, che
guidava la spedizione, si fermò di colpo e rispose: «Forse per nascondere
quello...»
Tutto il
gruppo si affrettò incuriosito, per poi rimanere a bocca aperta. Al fondo di un
piccolo precipizio si ergeva una sorta di castello di pietre trasparenti, quasi
cristalli, di colore verde e blu, che emanavano una tenue luce rischiarando
l’ambiente e donandogli un’aria spettrale. Jared spense immediatamente la sua
fiamma.
Mako
ridacchiò: «Ora sì che si ragiona. Questa
è la casa di un cattivone con i fiocchi!»
Conny
scosse la testa spaventata: «Io non ci trovo nulla di divertente. È
spaventosa.»
«E
brulica di mostri.»
Tutti si
voltarono verso Jared, che stava guardando l’edificio con aria serissima: «Ne
sento l’odore, è quasi insopportabile. E sono sicuro siano tutti sotto
l’effetto di qualche... controllo.»
Jan si
avvicinò: «Come quello che fai tu?»
Jared
scosse la testa: «No. Io al massimo posso agitarli o tranquillizzarli... posso
cercare di spingere il loro istinto in una direzione, ma non posso controllare esattamente il loro comportamento. Questa
è un’ipnosi di alto livello... sta spingendo a collaborare razze che
normalmente sono avversarie, e sento la loro contraddizione interna, cercano di
ribellarsi senza riuscirci... credo che se volesse chi li controlla potrebbe
anche spingerli a ballare, io non sono in grado di fare nulla di simile. È un
potere nettamente superiore.»
Conny
sussurrò spaventata: «È il potere di un demone.»
Jan rimase
serio: «Qual è l’ordine che è stato dato loro?»
«Non ne
sono sicuro, credo di sorveglianza. Se entriamo là dentro ci attaccheranno in
massa.»
«E riesci
anche a sentire lui? È la dentro?»
Jared
indicò una torre: «Sì. L’odore dei mostri non riesce a coprire totalmente la
sua puzza, è là sopra.»
Jan strinse
le sue armi: «Non credo abbiamo molta scelta. O rischiamo o ci ritiriamo.»
Mako annuì
convinta: «Rischiamo.»
Jared
annuì, ma Conny pareva immobilizzata.
«Conny?»
La sua risposta
fu un inudibile sussurro, mentre un paio di lacrime le rigavano il volto.
«So che
non finirà bene. Ma so anche che è inevitabile.»
Fu
fisicamente e psicologicamente estenuante. Un’orda di mostri fuori controllo li
assaltarono con brutale crudeltà, cercando di annientarli. Jared provò in ogni
modo a usare le sue capacità per calmarli, ma il potere che li controllava era
enormemente più forte del suo. Conny e Mako fecero
sfoggio di ogni incantesimo di guarigione di loro conoscenza per fare fronte all’attacco,
e in qualche modo riuscirono a superarlo, seppur a carissimo prezzo. Quando
giunsero di fronte alla porta dietro la quale si rifugiava il demone, erano
ormai quasi senza magia.
Jan si
avvicinò a Mako: «Come va?»
«Male,
grazie. E se penso che l’avversario più duro è ancora da affrontare...»
Conny non
aveva smesso un momento di piangere, anche se silenziosamente. Il suo volto era
una maschera di composto dolore, come se si stesse preparando in ogni modo a un
difficilissimo addio.
Jared
l’abbracciò: «Andrà tutto bene.»
Conny
sorrise tristemente: «Sei un buon bugiardo, Jared. Io so cosa succederà.»
«Vedi nel
futuro? E da quando?»
La
ragazza scosse la testa: «Non è preveggenza. È solo un presentimento, ma è
forte, il più forte che abbia mai avuto in vita mia.»
«Il
presentimento che le cose andranno male?»
«Il
presentimento che oggi il mio respiro si fermerà. Prego che sia solo il mio.»
Jared la
scosse, quasi con violenza: «Non dire una cosa del genere! Mai più!»
Conny
abbassò lo sguardo: «Puoi fuggire dalle mie parole, ma non dalla realtà. Io
sono una sacerdotessa, per me è più facile sentire il soffio della Dea nel
petto delle persone. Il tuo è potente, il mio è sempre più debole... lo avverto
da giorni.»
«Non
succederà. Lo impedirò!»
«Vuoi
forse opporti alla Dea?»
«Alla Dea
forse no, ma al demone qua dentro di sicuro.»
Jan spalancò
la porta con un calcio. I ragazzi si guardarono intorno smarriti: sapevano di
essere in una torre, tuttavia davanti a loro si dipanava un lungo corridoio, al
fondo del quale una figura li attendeva, seduta su un trono.
Mako
sussurrò: «Magia d’alto livello. Può alterare lo spazio a suo piacimento.»
Jan sospirò:
«Andiamo di bene in meglio...»
Il demone
si alzò dal suo seggio e in un paio di secondi fu di fronte a loro. I ragazzi
sussultarono. Non aveva camminato, aveva semplicemente fluttuato, a una
velocità tale da sembrare che si fosse teletrasportato. Conny, al vederlo, fu
certa di stare fissando l’incarnazione stessa della morte. Era una figura
umana, ma innaturale, come se una pelle verdognola e malata fosse stata
applicata a forza su uno scheletro, senza muscoli. In alcuni punti, come sul
suo petto, le ossa erano addirittura a vista. Indossava quello che pareva
essere un abito cerimoniale, nero, consunto, stracciato, con molte frange
costantemente svolazzanti, anche senza un filo d’aria. Aveva indosso monili, la
parte superiore di un’armatura e alla vita teneva appese molte armi,
soprattutto coltelli. Stringeva fra le mani un bastone cerimoniale avvolto in
un’aura bluastra, un bastone tuttavia che assomigliava pericolosamente a
un’ascia. L’impressione totale fu quella di un sacerdote guerriero morto e
ritornato a camminare innaturalmente sulla terra.
«Benvenuti,
eroi. Siete venuti per me, immagino.»
Il gruppo
sussultò. Se il suo aspetto era quello di un cadavere, la sua voce era calda e
profonda, quasi affascinante.
«Siete
stati bravi ad arrivare fin qui, devo ammetterlo. Siete il primo gruppo che
riesce in questa impresa. Siete forti, e quindi prima di cominciare quello che
sarebbe un inutile combattimento, viste le vostre attuali condizioni, vi
propongo un’offerta. Unitevi a me.»
Jan urlò:
«MAI!»
Il demone
scosse la testa: «Umani... così testardi... così... morti.»
E attaccò
senza preavviso. Fu un inferno, vero e proprio. Il demone eresse fiamme verdi e
blu per separare i guerrieri e affrontarli singolarmente, un colpo dietro
l’altro, senza tregua. Ognuno poteva attaccare il demone al massimo una volta,
prima di subire quattro o cinque colpi consecutivi, senza riuscire a parare o
nemmeno a curarsi. Per di più, nessuno riusciva a vedere gli altri, e
continuavano a gridare, nella speranza di sentire le loro voci. Erano insieme
ed erano soli.
Jared
urlava, colpiva e parava al massimo delle proprie capacità, in uno scambio
continuo e senza tregua, tanto che quasi si convinse che sarebbero andati
avanti così per sempre. E invece a un certo punto l'urlo di Jan
cambiò.
«Mako? Mako? Rispondimi
per favore, non ti sento più! Mako! MAKO!!!»
L'ansia
assalì anche l'animo di Jared. Mako era principalmente
una maga, e gran parte della sua magia l'aveva già usata per affrontare i
mostri precedenti.
E se...
Niente,
quelle maledette fiamme demoniache coprivano l'olfatto, oltre che la vista. Non
riusciva a sentire l'odore dei suoi amici.
«Jan! Jan! Senti almeno me?»
«Sì,
Jared, ma non riesco a sentire le ragazze! E questo attacca come un
forsennato!»
Jared
s'irrigidì di colpo. In effetti era da un po' che non udiva neanche...
«Conny!
Conny! CONNY!»
L'unica
risposta che ottenne fu un grido maschile che gli fece raggelare il sangue.
«JAN!!!»
Decise di
rischiare il tutto per tutto. Jared si avvolse completamente nella sua stessa
fiamma e, cercando di farsi scudo con quella, si buttò fra le spire demoniache.
Non ne uscì indenne, ma quello che vide una volta oltrepassato il muro di fuoco
blu-verdognolo gli fece completamente dimenticare qualunque ferita. Lì, a
terra, giacevano i corpi dei suoi amici, inermi, pallidi, morti. Le parole di
Conny gli rimbombarono in testa come un avvertimento tardivo.
«So che non finirà bene.
Ma so anche che è inevitabile.»
«No...»
Il demone
lo fissò sorridendo: «Non dolerti, tra poco li raggiungerai. A meno che tu non
voglia unirti a me... sei ancora in tempo...»
Jared era
sconvolto, come mai in vita sua. Aveva di fronte a lui una creatura
potentissima pronta a ucciderlo e lui era assolutamente impotente. Non era
abbastanza forte per affrontarlo, né lui, né tantomeno lo erano stati i suoi
amici. Erano stati degli sciocchi, e loro avevano pagato il prezzo più alto.
Non era ancora finita, poteva portarli da un sacerdote e tentare una
resurrezione, ma doveva uscire di lì vivo e con i loro corpi e fra lui e tutto
questo si frapponeva un demone invincibile.
Sarebbe
stato abbastanza forte per riuscirci?
Cercando
di trattenere le lacrime e il dolore, prese un profondo respiro e si preparò a
dare la sua risposta al demone.
«Pof.»
Quasi
subito Jared si rese conto di aver perso il controllo del suo stesso
incantesimo. La magia prese come base il suo dolore, la sua tristezza e il suo
desiderio di potere, amplificandoli all’inverosimile. Non solo. Scavò a fondo
nella sua anima, cercando i sentimenti più negativi che un uomo potesse
provare. Una rabbia disumana s’impossessò del ragazzo, e si ritrovò a
desiderare ancora più potere per poter distruggere l’essere che lo stava
facendo soffrire in quel modo. E l’incantesimo, ubbidiente, scavò ancora, fino
a ritrovare gli istinti mostruosi che Jared credeva di aver rimosso
completamente dalla sua coscienza, quei pensieri a dir poco oscuri che lo
avevano animato nei momenti peggiori della sua vocazione, e li riportò alla
luce, con la stessa potenza e con lo stesso fascino di allora. Solo in quel
momento iniziò davvero la mutazione, il tentativo della magia di dare una forma
all’abominio da lei stessa creato.
Il demone
osservò impotente quello che fino a poco prima era un piccolo, insignificante
umano, crescere a dismisura, diventare enorme, colossale, più grande di
qualsiasi cosa avesse mai visto o immaginato. La sua magia di modificazione
dello spazio non resse, e tutto il castello cadde a pezzi sotto il peso di
quello che a tutti gli effetti pareva essere un drago demoniaco, se mai fosse
potuta esistere una tale creatura.
Un drago
nero, nero come una notte senza luna e senza stelle, o forse anche di più,
completamente ricoperto di scaglie sporgenti, pronte a ferire. Il suo peso
aveva trascinato tutto e tutti giù, verso il centro della terra, impossibile
stabilire quanto in profondità. I suoi arti, possenti e potenti, incapaci di
qualunque pietà, si erano in qualche modo ricavati lo spazio necessario a
contenerlo, e i suoi occhi... i suoi
occhi...
Il demone
rimase a fissarli, impietrito. Benché il drago fosse molto più alto del suo ex
palazzo, poteva vederli distintamente, due tizzoni rossi risplendenti non di
odio o rabbia, come si sarebbe aspettato, ma di pura, semplice malvagità. Se
anche avesse saputo come scappare, quegli occhi glielo avrebbero impedito.
Jared
fissò quella briciola ai suoi piedi che era stato la causa di tutto e, senza
preavviso, si avventò su di lui. Le sue fauci si chiusero sul demone e lo
masticarono, ancora vivo, a lungo, con gusto, per assaporare fino a quando
possibile quel magnifico sapore. Non ricordava di aver mangiato niente di così
buono in vita sua e fu quasi dispiaciuto quando dovette deglutirlo. Quasi, perché quando lo fece tutto
cambiò. Una forza nuova, squisitamente malvagia e potente, s’impadronì di lui,
che null’altro voleva che il potere, anche se non ne ricordava più il motivo.
Qualcosa che assomigliava alla magia, ma la cui potenza era nettamente
superiore e che poteva essere usata, lo sentiva chiaramente, solo a fini
sacrileghi e malvagi. Emise una potente fiammata, che invece di rischiarare la
grotta in cui si trovava con colori caldi, emise un’aura spettrale. Le sue
fiamme erano diventate blu e verdi. Sorrise, un sorriso malvagio in cui espose minacciosamente
tutte le sue zanne.
Fiamme demoniache.
Immensamente più potenti del suo normale fuoco, inestinguibili, in grado di
bruciare persino la morte.
Meravigliose.
Non
sapeva come, non era stato lontanamente il suo obbiettivo, ma pareva aver
acquisito i poteri di quel demone. Aveva desiderato il potere e lo aveva
ottenuto. Aveva realizzato il suo sogno segreto di diventare un demone e si
sentiva scoppiare dalla gioia, dalla felicità di poter compiere qualunque
malvagità senza poter essere fermato. Con un pensiero modificò lo spazio
attorno a sé per renderlo ancora più ampio, poi alzò il muso ed emise un
ringhio sordo, unendo la sua naturale capacità di attirare mostri con i suoi
nuovi poteri demoniaci. Non voleva semplici mostri. Voleva i draghi più potenti
esistenti sulla faccia della terra, li voleva lì, tutti insieme, li voleva
furiosi come non mai, e questi apparvero in pochi minuti.
Il
combattimento fu breve ma intenso. Jared provò una gioia indescrivibile a
strappare brandelli di carne ai suoi simili, a sentire le loro urla di dolore,
a mangiarseli ancora vivi, pezzo per pezzo, mentre ancora cercavano di
combattere. La carne di drago era ottima, seppur non al livello di quella
demoniaca. Non rimase nulla di loro, neanche un ossicino. Jared perlustrò ben
bene ogni anfratto e si assicurò di aver divorato ogni cosa. Era stato
fantastico, aveva assaporato insieme alla loro carne la stupenda sensazione di
commettere un atto puramente sacrilego come divorare i membri più nobili della
sua stessa razza, ed era pronto a ripetere l’esperienza. Era perfettamente
consapevole di essere insaziabile, e non voleva che la sua fame fosse mai
pienamente soddisfatta, a costo di alimentarla con la magia, perché mangiare
era la cosa che più lo rendeva felice. Forse poteva richiamare altri demoni...
sarebbero stati buoni e lui forse sarebbe diventato ancora più potente... abbastanza potente da divorare il mondo
intero... e forse anche di più...
Un
leggero odorino appetitoso attirò la sua attenzione. Scostò le rocce, fino a
trovarne la fonte. Erano tre minuscoli esseri umani, già morti. La loro carne,
però, lo attirava irresistibilmente. Ne prese uno con la coda e lo portò
all’altezza dei suoi occhi. Era una femmina, con i capelli biondi legati in
piccole trecce. Jared le fissò intensamente, come se dovessero ricordargli
qualcosa. Improvvisamente sbarrò gli occhi, un nome sulla lingua ancora
impiastricciata di sangue.
«Conny...»
Il drago
si guardò intorno. Cosa gli era successo?
Non aveva avuto la minima impressione di fare tutto quello, ma non appena aveva
lanciato l’incantesimo...
«Innanzitutto, questo non
è un incantesimo facile. Non basta avere un po’ di magia, serve moltissima
concentrazione, e non devi essere agitato o di malumore.»
Altro che
malumore, l’aveva lanciato in un momento di pura disperazione e dolore! Ecco
cos’era successo... e la nonnina l’aveva avvertito...
Prima di
perdere nuovamente il controllo di sé, afferrò con la coda con quanta
delicatezza gli fu possibile i corpi dei suoi compagni e, spaccando la volta
della grotta, volò fuori.
La
popolazione avrebbe ricordato e narrato a lungo dell’enorme ombra che coprì il
sole, e i frequentatori dell’Abbazia Mutationis mai e
poi mai avrebbero potuto dimenticare l’abominio che atterrò di fronte
all’edificio. La vecchia era già lì, il volto pieno di dolore e rassegnazione,
come se avesse saputo tutto da sempre.
«Jared...»
Il drago
lasciò delicatamente i tre corpi, dopodiché l’incantesimo si sciolse e Jared
tornò umano. Piangeva disperatamente.
«Mi
dispiace... mi dispiace... mi creda, mi dispiace... quando li ho visti, lì... morti... volevo solo avere un paio d’ali
per scappare via con loro e portarli da un sacerdote, mi creda... e invece...
invece...»
La
vecchia lo guardava incredula: «Cosa hai fatto?»
Jared
rispose piangendo: «Ho... usato il Pof e...»
La
nonnina lo interruppe: «No. Non dicevo quello. Tu... non te ne sei ancora
accorto?»
«Accorto
di cosa?»
Accorgendosi
degli sguardi della gente intorno a loro, con un rapido gesto la donna teletrasportò tutti nel boschetto dove si erano scontrati
mesi prima.
«Cosa...»
«Guardati,
Jared.»
Con
movimento secco del braccio, la donna fece apparire una lastra di ghiaccio dove
il ragazzo potesse specchiarsi. Jared gridò terrorizzato.
«No!
NO!!!»
La donna
continuò a scorrere il suo sguardo preoccupato sui vestiti demoniaci che il
ragazzo indossava: «Te lo ripeto, Jared... cosa hai fatto?»
Ma lui
non l’ascoltava più, cercava disperatamente di togliersi il pezzo di armatura
dalla sua testa: « NO! NON VOGLIO AVERE GLI ABITI DEL DEMONE CHE LI HA UCCISI!
NO, NO, NO!!!»
Nonostante
tutti i suoi sforzi, però, non riusciva a togliersi nulla di tutto quello.
Sembravano essere stati cuciti direttamente sulla sua stessa pelle, anzi,
sembravano essere diventati la sua
stessa pelle.
Alla fine
si arrese e riuscì a rispondere alla domanda che gli era stata posta: «Quando
ho perso il controllo... l’ho mangiato.»
«E ne hai
preso il posto.»
Jared
provò a soffiare una fiammella, pregando di tutto cuore fosse rossa, ma i
riflessi verdi e blu fecero scorrere lacrime sul suo viso.
«L’hai
trovato buono?»
Il
ragazzo annuì: «Era squisito, lui, come gli altri draghi che ho divorato.
Ammetto che una parte di me vorrebbe mangiarne ancora... può fermarmi?»
«Posso
annullare la tua vocazione di Drago, ma per quanto riguarda la parte demoniaca...»
La donna
scosse la testa e Jared non riuscì più a trattenere le lacrime. La vecchia
continuò ad osservarlo incuriosita, poi chiese: «Cos’hai intenzione di fare,
adesso? Parla liberamente, non aver paura di spaventarmi.»
«Voglio
solo che i miei amici tornino in vita. E poi, quando sarò sicuro che siano
salvi e stiano bene... non so... troverò un modo per non far del male a
nessuno. Forse posso imprigionarmi in qualche maniera.»
«Un
curioso modo di ragionare, per un demone.»
«Io non
sono un demone. Non saprei dirle cosa sono, ma di certo non quel... quel....»
La
vecchia annuì, togliendo il ragazzo dall’imbarazzo di trovare una definizione:
«Lo vedo. Se vuoi posso occuparmi io di loro. Conosco l’incantesimo Resurge.»
Jared la
guardò con gratitudine negli occhi: «Grazie, grazie! Quanto...»
«Non mi
devi nulla. Li teletrasporterò fuori da questo
boschetto e li rianimerò lì.»
«Io
aspetterò qui.»
«Lo
sospettavo. Cosa devo dire loro?»
Il
ragazzo sospirò e ci rifletté per qualche secondo.
«Che sono
morto sotto forma di drago nel tentativo di riportarli indietro e che per me
non c’è nulla da fare.»
«Ne sei
sicuro?»
Il nuovo
demone annuì: «Il ragazzo che conoscevano è morto nel tentativo di salvarli. È
la verità ed è la morte più onorevole che potessi desiderare.»
Jared
attese, nel silenzio più assoluto, di udire nuovamente le voci dei compagni.
Seduto, abbracciandosi le gambe, attendeva solo di udire quel suono,
trattenendo le lacrime.
Dopo
minuti che parvero eoni, il miracolo avvenne. La voce potente di Jan risuonò fra i rami, seguiti da quelle più flebili di Mako e di Conny. Jared prese un profondo respiro,
rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato. Erano salvi.
Era troppo lontano per capire cosa stessero dicendo, ma erano salvi, ed era la
cosa più importante. Le lacrime tornarono a sporcargli il viso. Non aveva mai
pianto così tanto, si chiese per un attimo quante lacrime potessero contenere i
suoi occhi. Non aveva importanza, le avrebbe usate tutte, perché non c’era
null’altro che potesse fare. I suoi stessi singhiozzi gli riempirono le
orecchie, rendendolo sordo a null’altro che il suo dolore. Se si fosse
trasformato in quel momento sarebbe ritornato quell’abominio, ma non avrebbe
mai più commesso quell’errore. Non era più un essere umano. Non era un mostro.
Non era un demone. Non esisteva definizione per lui, per un errore che non
sarebbe mai dovuto esistere. Sarebbe rimasto per l’eternità a piangere fra gli
alberi.
«Asciuga
quelle lacrime, Jared. Gli eroi non piangono, e che io sappia nemmeno i mostri
o i demoni.»
Alzò lo
sguardo sorpreso da quella voce gentile. Vide prima un fazzoletto, e poi la
mano e il volto di chi glielo porgeva. Balzò in piedi arretrando di parecchi
passi.
«Conny!!!»
La
ragazza si limitò ad annuire, e Jared gridò: «Vattene! Allontanati da me! Non
voglio farti del male!»
«Lo so.»
«Cosa ci
fai qua?»
Conny
sorrise dolcemente: «La storia della vecchia non mi ha convinto. Ho aspettato
che Jan e Mako si
allontanassero e ho insistito finché non mi ha detto la verità.»
«Cosa ci
fai qui? Non vedi cosa sono diventato?»
La
ragazza si avvicinò e lo accarezzò dolcemente, con gli occhi lucidi e la voce
rotta dall’emozione: «Io vedo solo una persona che è stata in grado di
mantenere fede alla parola data. Ti sei opposto al volere del demone, al volere
della Dea, per noi.»
Jared
cercò di far uscire due parole dalle sue labbra, ma nemmeno il suo immenso
potere poteva fare nulla per aiutarlo in una situazione del genere.
Conny,
invece, gli sorrise: «Vedo solo la persona che amo, che ho sempre amato,
indipendentemente dal suo aspetto.»
Il
ragazzo l’abbracciò con tutte le sue forze, senza trovare modo per rispondere.
Rimasero lì, uniti, per un secondo o forse per un secolo, fino a che un battito
di mani li interruppe.
«Ecco
perché non sei diventato un demone, Jared. Non può esistere un demone che ama.»
La
vecchina li aveva raggiunti e li guardava da lontano.
«Ragazza,
se sceglierai di seguirlo, ti aspetta una vita di isolamento. Lui non può
andare nelle città, tutti lo identificherebbero come demone e cercherebbero di
ucciderlo.»
Conny gli
strinse un braccio: «Non mi serve nient’altro che lui.»
«Accetti
dunque di essere la sua sposa e la sua valvola di sicurezza.»
«Sì.»
E per
confermarlo si voltò e lo baciò, del tutto di sorpresa. Una luce iridata li
avvolse completamente, e quando i due si staccarono, Conny si fissò le mani,
perplessa.
«Cos’è
successo? Mi sento... diversa.»
La
vecchia sorrise: «La Dea approva il tuo proposito e il vostro amore. Ti ha
donato una vita longeva almeno quanto quella del tuo sposo. Non sprecarla.»
Conny
cadde in ginocchio, in una lode di ringraziamento alla Dea. Jared si voltò a
fissare la donna.
«Grazie
per quanto ha fatto per noi. Non lo dimenticheremo.»
«Persisti
nei tuoi propositi e saremo pari. Vi auguro una vita di felicità e serenità,
ragazzi.»
I due
novelli sposi salutarono e scomparvero in una fiammata verde e blu. Solo a quel
punto la donna si concesse un profondo sospiro, mentre il suo sguardo, di
colpo, s’induriva.
«Jared,
Jared... se solo tu sapessi ciò che a quasi tutti qui è precluso. Avevi paura
di distruggere il mondo intero, o di diventare chissà quale mostro... se anche
fosse accaduto, non sarebbe successo nient’altro che un risveglio affannato da
un brutto incubo. Siamo tutti solo sogni inconsapevoli di qualcuno che forse è
completamente diverso da quello che siamo qui, o che forse non esiste nemmeno
più... la nostra esistenza è legata a un piccolo, misero raggio di sole che
sveglierà la nostra controparte, prima o poi, e noi svaniremo nel nulla, come
dal nulla siamo stati creati. Ma finché quel raggio non arriva ai vostri veri
occhi, Jared e Conny... siate felici.»
Fine
Ed eccoci dunque alla conclusione di questa storia. Il piccolo
imbroglio si celava nell’introduzione, dove già specificavo che tutta questa
avventura si svolge, canonicamente, all’interno di un sogno. Spero che vi sia
piaciuta, ringrazio NEON GENESIS KURAMA per aver messo questa storia fra le
preferite e Kunieda per averla inserita nelle
seguite. Non so se scriverò ancora in questo fandom,
forse se mi verrà ancora l’ispirazione...
Alla prossima!
Hinata 92