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Autore: _Giuls17_    22/02/2017    2 recensioni
[the dark world, the same enemy but that's another story]
Hermione aveva provato sulla sua pelle il dolore vero e da quel momento aveva preso la decisione più importante della sua vita, una decisione che aveva richiesto un sacrifico che lei aveva eseguito senza indugio; ma in un mondo in cui Lord Voldemort ha preso il potere e Harry Potter cerca ancora di contrastarlo, non tutto andrà per il verso giusto.
C6: -Vorrei tanto che non fossi una stronza Serpeverde con zero capacità di amare.-
C7: “Cercavamo un amore travolgente, e l’abbiamo sempre avuto davanti, è sempre stata lei ad attirare la tua attenzione"
C8: -L’amore ci rende fragili ed io vivo in una famiglia in cui non posso permettermi questo genere di debolezza.-
C13: Ti prego non lo dire, se non lo dici non è vero e se tu non lo dici posso dimenticare, posso dimenticarti.
C19: -Io ti ho aspettato per tutta la vita.-
C23: Abbiamo deciso di distruggerci.
C44: A prescindere dal fatto che li amasse entrambi.
C48: Posso mettere la parola fine a tutto questo dolore.
C49: Hermione è una persona fatta di amore di rimpianti...
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark World'
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Eccomi qui, stasera sono abbastanza puntuale e me ne sorprendo anche io!
Però vi avevo promesso un più di puntualità e voglio mantenere questa promessa :D
Veniamo a noi, dopo lo scorso capitolo questo metterà un pò sotto sopra
tutto quello che abbiamo visto o meglio farà cadere un pò di certezze.
Quindi volevo solo avvisarvi, c'è sempre un perchè per tutto e prima o poi tutto verrà chiarito!
Godetevi il capitolo <3



Coming home was a mistake
 
L’aria calda del pomeriggio d’estate non la stava aiutando a calmare i suoi bollenti spiriti, era arrabbiata, no anzi era terribilmente incazzata per quello che era appena successo, per il modo in cui era stata fregata.
Scosse la testa e si morse il labbro fino a farsi male, non voleva tornare in quella casa, non voleva neanche vederla da lontano, non dopo tutto quello che era successo lì dentro, non dopo tutto il dolore e le torture che aveva subito in quella casa che sarebbe stata sua, per sempre.
Allontanò il ricordo di quei mesi, dovette farlo, chiudendolo di nuovo nella sua mente, nella parte più buia assieme alla Regina o ne sarebbe stata consumata e in quel momento non poteva permetterselo, non poteva permettersi niente del genere o sarebbe crollata, o avrebbe ceduto di nuovo alla follia.
 
-Hermione.-
La ragazza si voltò e vide Draco, i suoi genitori poco distanti erano rimasti sotto il balcone per concedere loro un po’ di privacy ma avevano il diritto di sentire, avevano il diritto di capire.
-I miei antenati si sono assicurati che nessuno potesse entrare qualora non vi fosse un Granger ad aprire i cancelli. È magia oscura, magia antica che si è consolidata col tempo, ed adesso hanno semplicemente bisogno di me.-
-Perché non l’avevi previsto?-
-Oh io lo avevo previsto, lo sapeva anche il Wizengamot che nessuno poteva entrare in casa mia, ma onestamente speravo che andassero a prendere mio padre ad Azkaban e che mi lasciassero in pace, ma ho fatto male i miei conti.- rimase in silenzio, dando brevemente le spalle al suo ragazzo, cercando di non tormentarsi ma non ci riuscì.
 
-Io non voglio rimettere piede in quella casa, io non voglio farlo eppure non ho nessuna scelta.-
-Perché non mi fai venire con te?-
-Perché no Draco! Quella casa… Quella casa è stata la base di Lord Voldemort per tutti questi anni, in quella casa mi hanno torturata come un animale, in quella casa hanno ucciso persone innocenti mentre ero piccola e non comprendevo quello che stavano facendo.
Quella casa per te è off-limits, per sempre e non chiedermelo mai più! Non ti porterò dentro al mio incubo più grande solo per vederti crollare con me.- dichiarò, guardandolo dritto negli occhi ma non riuscì a trattenere le lacrime.
Se da un lato temeva quella casa, temeva cosa le avrebbe riportato alla memoria, temeva molto di più la sua reazione su Draco, come lo avrebbe ridotto, come lo avrebbe spazzato e non lo avrebbe permesso.
-Tu sarai con me, non devi preoccuparti di me.-
-Devo farlo, invece. Devo preoccuparmi per te e tenerti lontano da quella parte della mia vita, neanche io vado fiera di quella che sono stata e delle cose che ho fatto in un certo periodo della mia vita e quella casa porterà alla luce tutto questo, porterà alla luce il mio lato oscuro e non posso permettermi che tu lo veda.-
-Conosco già la Regina di Ghiaccio ed io l’ho cacciata via.- disse, facendo un passo verso di lei.
Hermione cercò di non badare a quelle parole dopo il discorsetto intimo che la suddetta Regina le aveva fatto quel pomeriggio, perché se si fosse fermata a pensarci sarebbe crollata.
-Non è solo la Regina che temo ma la ragazza spezzata al suo primo anno, quando il padre l’ha massacrata di Cruciatus, è la Regina che temo la sera prima del ballo quando suo padre l’ha punita senza alcun motivo, è me stessa che temo quando sono stata torturata da loro per tutta l’estate. Temo me stessa in tutte le mie forme.
Quindi no, Draco, per una volta fidati di me. Non posso portarti lì. Non posso.- mosse lentamente la testa e si arrese.
 
Hermione aveva perso, per la prima volta nella sua vita non aveva nessun asso nella machina, nessuna mossa disperata da poter attuare, non aveva niente, solo il gusto amaro della sconfitta in bocca e la delusione nel cuore.
Per una volta non era riuscita a prevedere le mosse dell’avversario, illudendosi per un solo istante che fosse lasciata in pace.
-Hai ragione tu, io non so cosa vuol dire vivere in quella casa, vivere in quel modo, ma ho bisogno di starti vicino, non posso fartelo fare da sola.-
-Dovrai farlo Draco, perché se c’è una cosa che non farò mai sarà portarti in quella casa. Non sono esagerata, né desiderosa di tornarci da sola, ma è molto più pericolosa di quello che credi tu.-
 
-Penso che Hermione abbia ragione Draco.- disse Narcissa intervenendo nella discussione.
-Ci sono case che col tempo s’impregnano della malvagità dei propri padroni, ci sono case che seguono coloro i quali le abitano e quella case sono pericolose per chi non è preparato su quel genere di magia, su chi non è preparato a lottare.-
-Come lo sai?-
-La mia era una di quelle, e anche questa casa, ci sono voluti grandi sacrifici per renderla così. Noi abbiamo lottato con tutte le nostre forze, e abbiamo avuto dei risultati, non sempre funziona.-
-Tua madre ha ragione.- sussurrò Hermione, guardandosi il braccio e sospirando pesantemente.
La sua casa seguiva la volontà dei suoi genitori a prescindere da lei, forse un giorno avrebbe fatto il miracolo così come loro avevano fatto per Casa Malfoy ma per il momento ancora non si trovava nelle condizioni di poter vincere, non se anche lei era contagiata dalla Magia Nera; si sciolse la fascia che solo poco tempo prima Narcissa le aveva messo, i graffi e le incisioni erano ancora lì sulla sua pelle, rossi come quando se li era procurati mentre il Marchio era perfettamente integro, perfettamente intero e si stava muovendo.
Un sorriso ironico le si presentò sul volto e si portò le mani alla testa per l’avvilimento, loro sapevano, loro sapevano tutto eppure ancora la stavano torturando, eppure ancora non era abbastanza.
-Cos’hai fatto?-
Quelle parole la colpirono come il suo sguardo penetrante e freddo, prima o poi aveva previsto che arrivasse quel momento.
-Hermione ha avuto un incidente in giardino e noi…-
-No Narcissa, non è vero. Non c’è bisogno che menti per me, non a lui.
Ho avuto un incontro ravvicinato con una vecchia amica e ho perso le staffe, forse dovrei dirti che ho avuto semplicemente un’allucinazione ma così sembrerei ancora più pazza del solito e volevo semplicemente toglierlo, strapparmi via questo coso dal braccio e sperare che una volta fatto tutto fosse diverso.
Tua madre mi ha fermata in tempo, prima che facessi cose peggiori.- alzò lo sguardo verso di lui e vi lesse il dispiacere per non essere stata lì con lei in quel momento, di averla lasciata sola ad affrontare anche quella battaglia.
-Non è colpa tua, sarebbe successo comunque prima o poi. Lo sapevamo bene, semplicemente non immaginavo che venire a patti con quella parte di me sarebbe stato così doloroso e così reale.
Lei sembrava reale e le cose che mi ha detto io… se fossi stata in lei le avrei pensate e mi sono ripudiata per questo, nel provare ancora quelle cose.-
-Non eri tu.-
-Forse no, non ero io a dirle ma ero io nel pensarle. Per una volta ho avuto la possibilità di guardare da fuori la Regina di Ghiaccio e ne ho avuto paura, o meglio ho avuto paura della persona che sarei diventata se tu non fossi arrivato nella mia vita.
Non mi sarei salvata Draco, senza di te non ci sarei riuscita ma sua una cosa Lei aveva ragione: era l’unica barriera che mi salvava dall’oscurità, l’unica arma in mio possesso che mi permetteva di non cedere e adesso che lei non c’è più non so se riuscirò a resistere.
Quel germoglio sta crescendo ed io sono totalmente impreparata.- sussurrò, capendo per la prima volta le parole che aveva detto a se stessa, capendo cosa le avesse voluto dire poche ora fa attraverso lo specchio.
Hermione si era salvata fino a quel momento grazie al muro che aveva creato, quel muro l’aveva salvata dai suoi genitori, le aveva permesso di vivere per tutti quegli anni e l’aveva allontanata da Voldemort più del necessario ma adesso senza quel muro era solo Hermione, una ragazza incapace di difendersi dalla tempesta che l’avrebbe distrutta.
-Non so cosa dirti… Io forse sono ancora più impreparato di te su questo, ma quello che so è che ti amo e che noi assieme possiamo risolvere tutto.
Io forse sono un totale disastro e senza il tuo aiuto e la tua mente non sarei arrivato lontano ma assieme siamo più forti, possiamo contare l’uno sull’altro e potrai sempre contare su di me, su i nostri amici, non sarai mai sola.
La tempesta l’affronteremo assieme.-
-Grazie.- sussurrò, asciugandosi le lacrime, Draco allungò il braccio e se la portò al petto lasciandola sfogare, per tutto il tempo che avesse voluto, sarebbe stato la sua ancora.
 
***
 
Aveva indossato un jeans a pinocchietto e una maglietta a maniche corte, la prima da lungo tempo, ma ancora non era riuscita a staccarsi dallo specchio.
Quella notte non aveva chiuso occhio, quella notte gli incubi erano tornati e l’avevano distrutta ma come tutte le mattine si era alzata dal letto e aveva indossato la sua maschera migliore ma nonostante tutto non aveva potuto fare granché per le occhiaie e per la paura che mostrava attraverso i suoi occhi.
Non voleva tornare a casa sua.
Hermione chiuse gli occhi e si passò le mani lungo le braccia e quando li riaprì trovò Draco dietro di lei, le aveva poggiato le mani sulle spalle e stava stringendo piano, sorridendole.
-Andrà bene, io sarò qui al tuo ritorno.-
-Lo so.-
-Herm… guardami.-
Lei incrociò il suo sguardo attraverso lo specchio ed aspettò.
-Sei più forte di quello che tu credi, sei la persona più forte e coraggiosa che io abbia mai conosciuto. Ci vuole fegato per fare le cose che fai tu, ci vuole determinazione per vivere come te e ti ho sempre ammirata per questo, sempre; perché in un modo o nell’altro sai sempre uscirne a testa alta e lo farai anche oggi.-
-Come fai ad avere tutta questa fiducia in me?
-Perché ti conosco e so chi sei in realtà, nonostante le tue maschere, io vedo Hermione. Vedrò sempre e solo Hermione.-
-Vorrei essere sicura come te.- disse prendendo la felpa che aveva lasciato sul letto.
-Non ne hai bisogno.-
-Forse sì.- sussurrò indossandola e assieme scesero al piano di sotto, in fondo erano le nove.
 
*
 
-Torneremo il prima possibile.- disse il Capo Auror Green, rivolgendosi ai Malfoy.
-Ci prenderemo cura di lei.- aggiunse Snow, avviandosi verso l’uscita.
Grey invece rimase a guardarla per tutto il tempo, finché Hermione non s’incamminò al suo fianco per uscire dalla casa.
Il sole l’accecò solo per un breve istante ma si abituò velocemente, rendendosi conto di sentire leggermente caldo abbassò la zip della felpa ma non la tolse.
-Caldo?-
-Mm.-
-Signorina Granger, la mano prego. Saremo noi a Smaterializzarla.-
-Sa che ne sono perfettamente capace?- puntualizzò, porgendola.
-Non avevamo dubbi.- rispose bruscamente Grey.
-Scusa, mi sono persa il tuo nome nel momento in cui lo dicevi, sarebbe?-
-Oh lo lasci stare, Robb ogni tanto si dimentica come si parla ad una ragazza.-
-Mm.-
-Si, lo vedo.-
Hermione lo guardò brevemente ed ebbe il presentimento di aver già sentito quel nome da qualche parte, di conoscerlo forse ma i suoi pensieri si persero nel momento in cui venne trascinata via dalla Smaterializzazione.
 
 
Nel momento esatto in cui i suoi piedi si poggiarono a terra e il suo sguardo si alzò per guardare davanti a se, il suo cuore perse un battito, inghiottì il groppo che si era formato in gola, ma non riuscì comunque a placare l’ansia che stava provando, né il terrore di essere tornata.
Casa sua era immensa.
Granger Manor era una delle più antiche ville del Mondo Magico, così vecchia che sarebbe stato difficile valutarne il valore, eppure era casa sua ma mai come in quel momento l’aveva sentita così distante.
Hermione chiuse gli occhi e per un momento venne trascinata via dai ricordi, le urla si accavallarono dentro la sua mente, frammenti di ricordi  dolorosi, ormai quelli belli li aveva persi del tutto molto tempo fa; delle gocce di sudore cominciarono a scenderle lungo la schiena e quando riaprì gli occhi la paura non era passata, era ancora lì.
Le stava schiacciando il cuore così forte da renderle difficile anche respirare, anche muoversi, non si era mai sentita così impotente, così inetta nella sua vita, solo adesso che tornava alle sue origini capì quanto quella casa, quanto la sua famiglia era stata determinante nel forgiare la donna che era diventata.
-Quando vuole lei.-
Le parole gli arrivarono come un eco nella sua mente, quelle parole non erano reali ciò che era reale era il dolore che suo padre le aveva inferto durante l’estate, e le risate di sua madre quando lei crollava per la stanchezza e l’odio che Bellatrix le riservava sempre attraverso i suoi occhi.
Quello era reale.
Quello che aveva passato là dentro era reale e non sarebbe mai più riuscita a bloccarlo, non dopo averlo rivisto, non dopo aver riprovato tutto quello che si era prefissata di dimenticare, di scordare, di cancellare dalla sua mente.
-Hermione.-
Una mano si poggiò sulla sua spalla e lei nonostante il richiamo che percepiva dalla casa voltò lo sguardo, incontrò gli occhi verdi di Grey e in quel momento capì quando lo aveva conosciuto, e quanto fosse stata ridicola ad averlo dimenticato.
Certe cose non si dovrebbero dimenticare nella vita.
I suoi occhi però non trasmisero nessuna emozione, e sapeva benissimo di averli freddi, come se stentassero a sembrare vivi.
-Forse dovremmo…- nonostante la preoccupazione che percepì nella sua voce, Hermione fece un passo avanti, allontanandosi da quella mano.
Fece un passo in avanti, finché non fu abbastanza vicina al cancello, in quel momento provò a respirare ma ancora una volta percepì la paura stringerle la gola e il cuore, stava per tornare dove tutto il suo dolore era iniziato, dove la Regina di Ghiaccio era stata creata, e mai nella sua vita si era sentita così; nonostante tutto, allungò una mano e sfiorò il cancello, tremolò leggermente e quando Hermione fece il successivo passo lo attraversò ma non si voltò indietro, sapeva benissimo che la stavo seguendo e sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto distogliere gli occhi da casa sua.
La stava chiamando.
Alzò la manica della felpa e vide il Marchio Nero muoversi, lentamente sul braccio, si morse il labbro per farsi male ma non trovò nessun giovamento, la stavano chiamando, e si rese conto che ancora una volta stava rispondendo alla chiamata.
 
*
 
Ogni passo dentro quella casa era una pugnalata contro il suo cuore, dolorosa ed estenuante.
Hermione si guardò attorno e non si sorprese di trovare le cose sempre al solito posto, come se per tutto quell’anno i suoi genitori si fossero messi in standby attendendo.
Percepiva gli Auror dietro di se e la richiesta di una nuova squadra che li assistesse, la casa era troppo grande per controllarla tutta in breve tempo e in poche persone.
Continuò a camminare e improvvisamente si bloccò trovandosi davanti al salone principale: osservò i mobili, i quadri appesi e l’argenteria che spiccava su tutte le superfici e ritrovò la sedia su cui suo padre l’aveva torturata per tutta l’estate.
La sua mente non poté evitare di ricordare la risata di Bellatrix come sottofondo delle sue torture e per un momento ebbe la spiacevole sensazione che lei fosse lì, ancora lì; prese la bacchetta in mano ma notò le sue mani tremanti, e decise di posarla, avrebbe fatto solo danno, non era nelle condizioni giuste per usare la magia.
Inghiottì il groppo che si era formato in gola e toccò quella sedia che aveva stretto con tutte le sue forze per non urlare durante le torture, quella sedia ancora macchiata del suo sangue da quando suo padre l’aveva picchiata.
Hermione rabbrividì e si allontanò come se fosse stata bruciata, si portò la mano al petto e si rese conto che i ricordi bruciavano come se fossero reali.
Si voltò e vide gli Auror girare per casa, osservare, prendere appunti, oggetti che potessero essere utili, gli occhi di Grey si incrociarono di nuovo con i suoi ma non riuscì a nascondere la paura che la stava divorando.
Quella era la casa dei suoi incubi, ma incapace di fermarsi si allontanò dal salone per dirigersi verso la scalinata principale, la stessa che aveva usato da bambina per i suoi giochi, per correre dietro a sua madre, quelle rare volte che giocava con lei.
Salì lentamente, facendo passare la mano sul corrimano, la polvere non passò inosservata e quando alzò lo sguardo verso il piano superiore ebbe la sensazione di trovare suo padre, con le mani incrociate dietro la schiena in attesa che lei andasse a trovarlo, che andasse da lui.
Si morse il labbro e senza pensarci molto si diresse verso lo studio di Albert Granger; fin da piccola le era stato vietato entrare senza il consenso o la presenza di suo padre, uno dei suoi più grandi tabù ed era stata punita quando ci aveva provato.
Aprì la porta e per un momento ebbe paura che il cuore le sarebbe scoppiato nel petto, per l’alta velocità con cui stava pompando sangue, ma provò a mantenerlo sotto controllo, aveva bisogno di sapere.
Si aggirò per lo studio scontrandosi con i documenti del padre, con gli oggetti che era solito utilizzare, e sedendosi sulla sua poltrona trovò poggiata sulla scrivania una vecchia foto di famiglia: c’era una piccola Hermione, Albert e Jane a braccetto ma il dettaglio che più la colpì e che la fece dubitare di essere lei la ragazzina nella foto era il suo sorriso.
Lei non sorrideva mai nelle foto di famiglia.
Curiosò tra i cassetti per un po’ finché non trovò quella famosa lettera che la Umbridge l’aveva costretta a scrivere, l’aprì con mani tremanti e cercando di mantenere il controllo per non rivoltare tutto lo studio, si concentrò unicamente sulle cicatrici che quelle parole le avevano lasciato sulla pelle. Un dolore sordo si unì a tutta la sofferenza che stava provando da quando era entrata in quella casa: quel ricordo, come quelle cicatrici non sarebbero mai andate via, nonostante il tempo, nonostante alcune fossero sbiadite sulla pelle non sarebbero mai state cancellate dal suo cuore.
 
-Va tutto bene?-
Una voce la riportò alla realtà, a quello che era il suo mondo e solo in quel momento il rumore che aveva sentito cessò, erano tutti i suoi ricordi, tutti i pezzi del suo passato che le urlavano dentro la testa, in continuazione.
-No.- disse, portandosi una mano per asciugarsi una lacrima lungo la guancia, per poi alzarsi.
Il giro non era ancora finito.
-Non dovresti prendere niente.- disse, Robb indicando la lettera che stringeva tra le mani.
-Questa è mia.-
-Potrebbe servire per le indagini.-
-Ne dubito, questa lettera l’ho scritta io l’anno scorso sotto costrizione della professoressa Umbridge, chiunque legga questa lettera mi farà del male.- si tolse la felpa e mostrò sulla mano destra le parole incise che formavano tante piccole cicatrici.
-Non posso lasciarvela.- disse, uscendo dalla porta e chiudendo così la loro discussione.
Hermione girò verso destra e si diresse verso la sua camera, percepì la presenza di quel ragazzo dietro di lei ma decise di non dargli alcun peso, aveva delle cose da fare e lui non l’avrebbe fermata.
 
Si fermò di colpo però quando vide Voldemort davanti a se, le stava sorridendo.
-Hermione?-
La voce di Robb provò a insinuarsi nella sua mente ma il ricordo era così vivido, così reale che non ci riuscì e tremò al solo pensiero di trovarselo davanti; dopo tutto quello che le aveva fatto non sarebbe stata in grado di sconfiggerlo, aveva risposto alla sua chiamata più di una volta e si era arresa tutte le volte che lui l’aveva ricattata.
Non era abbastanza forte per sconfiggerlo, ma poteva stargli lontano; così trovò la forza di andare avanti, di superare anche quell’ostacolo e toccò la maniglia della sua camera.
In quel momento appoggiò la testa contro il legno duro e antico, e chiuse gli occhi, altre lacrime le scesero lungo le guance, altri ricordi le frullarono in testa così velocemente che non riuscì a soffermarsi su nessuno di essi, così decise di entrare.
Un rapido movimento e la serratura scattò e tutto quello che aveva represso nel suo cuore tornò a galla, e la travolse come una tempesta.
La sua stanza era stata il suo santuario una volta, e là dentro aveva vissuto i peggiori e migliori momenti della sua vita ma non si meravigliò di trovarla esattamente come l’aveva lasciata la notte della sua fuga, la notte in cui Silente l’aveva portata via.
L’odore di chiuso fu la seconda cosa che sentì, e con un gesto veloce della bacchetta aprì le finestre della stanza, e non poté nascondere che sentiva ancora l’odore di sangue.
L’odore del suo sangue.
Si diresse verso il letto, e vi trovò le lenzuola macchiate di rosso, di sangue ormai rappreso e puzzolente e con la mani strette a pugno dovette reprimere il desiderio di incendiare quella cosa; la penultima sera prima della sua scarcerazione, Voldemort l’aveva lasciata a Bellatrix, non le permetteva mai di giocare con lei, non la reputava una scelta saggia ma durante quel gioco sadico Voldemort l’aveva messa in guardia su quale sarebbe stato il suo compito una volta tornata ad Hogwarts, come se lui potesse sapere, come se lui avesse sempre saputo cosa sarebbe successo a fine dell’estate.
Solo dopo ore era stata riportata in camera sua, l’avevano lasciata cadere sul letto e lei si era addormentata tra le lacrime e il dolore delle ferite che le aveva inferto quella pazza.
Quando riaprì gli occhi, il suo sguardo divenne freddo, gelido.
Alzò lo sguardo per guardare le sue cose, una stretta al cuore le tolse il respiro quando vide le foto con Blaise e Daphne, quando vide i suoi libri e le sue pergamene ancora intatte, che le narravano di una Hermione ormai lontana, ormai morta da tempo.
Guardò il suo armadio e quando l’aprì ebbe la tentazione di chiudersi là dentro, nel buio e di lasciarsi andare alla follia, alla disperazione, ma non lo fece, non poteva permetterselo.
Quando guardò verso la porta vide Robb guardare le sue stesse cose, vide quel ragazzo cogliere i medesimi indizi, e il suo volto si tramutò in una maschera di rabbia e di disprezzo.
Anche lei provava quelle stesse cose, anche lei li odiava eppure ancora non aveva chiuso quel capitolo della sua vita.
Rimasero in silenzio per molto tempo, abbastanza da dare a Hermione la possibilità di interiorizzare che stava di nuovo camminando nella sua camera, che stava di nuovo rivivendo quelle cose e per un attimo quel pensiero fu troppo anche per lei, così si lasciò cadere lungo la parete dell’armadio e in silenzio provò a trattenere le lacrime.
 
-Capisci perché non volevo tornare qui?-
-Sì.-
Hermione lo guardò, si era avvicinato a lei e la stava guardando con comprensione.
-Non avevo idea che la tua vita fosse così complicata.-
-La mia vita fa schifo, Robb. Tutto è cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti.-
La sorpresa balenò nei suoi occhi.
-Allora ti ricordi?-
-Ieri non ricordavo chi fossi, ma oggi guardandoti mi sono ricordata di te. È stato tanto tempo fa.- sussurrò, distogliendo lo sguardo.
-Eppure è stata la prima volta per entrambi.-
-Già, ma col tempo ho dovuto rimuovere tutto.- disse, guardandolo freddamente.
Robb era stato il suo primo, quel ragazzo di Corvonero con cui era stata per la prima volta e che le aveva tolto l’impiccio di perdere la verginità, non pensava a lui da quando Ginny aveva riportato alla mente quel ricordo, non pensava a lui dal giorno successivo al loro rapporto quando si erano allontani per non incrociarsi mai più.
-Non sapevo fossi un Auror.-
-Non sapevo che stessi con Malfoy.-
-Sono cambiate molte cose, non sono più la Regina di Ghiaccio.-
-Chi sei allora?-
Scrollò le spalle e toccò la parete con la testa per alzare gli occhi al cielo.
-Non lo so chi sono. Come puoi vedere non ho più niente.-
-Quello che ti hanno fatto… La pagheranno per quello che ti hanno fatto, lo sai?-
-Non pagheranno mai abbastanza.- disse invece, -Quello che mi hanno tolto nessuno me lo darà indietro, ho perso tutto.-
-Mi dispiace molto Hermione.-
-Ah ti prego, niente sentimentalismi.- tagliò corto lei.
-Ho rimesso piede in questa casa per un motivo ben preciso, quindi fai il tuo lavoro e lasciami stare, è già difficile raccogliere i cocci da sola della mia anima, se mi metto dietro a te non finirò mai.-
Si alzò e fece per uscire dalla stanza quando il suo riflesso la costrinse a fermarsi.
Lei era di nuovo lì.
La regina la stava guardando e in quel momento capì che la sua follia aveva davvero raggiunto ogni limite umanamente possibile.
 
*
 
Voleva che quell’incubo finisse il prima possibile, voleva scappare da quella casa, voleva tornare da Draco, voleva che lui l’abbracciasse e le dicesse che sarebbe andato tutto bene, che lui avrebbe fatto funzionare di nuovo le cose.
Hermione però seppe in cuor suo che niente di tutto quello che aveva desiderato si sarebbe realizzato finché lei sarebbe stata lì a guardarla dritta negli occhi.
Finché la sua parte peggiore non l’avrebbe lasciata in pace, Hermione sarebbe rimasta bloccata come in un limbo.
 
-Sorpresa di rivedermi? Eppure lo sai. Tu mi hai creato proprio in questa camera! Qua ci siamo fatte quella promessa, qua siamo diventate tutto quello che abbiamo sempre odiato.-
 
-Cosa sta succedendo?-
-Io…-
 
-Eppure credevo che il tuo cervello fosse abbastanza sveglio per arrivarci. Non saresti mai dovuta tornare qua, mai!-
 
-Lo so.- sussurrò, rendendosi conto che Lei aveva perfettamente ragione e che ancora una volta riusciva a leggerle dentro, a capire perfettamente come si sentisse.
-Cosa sai?-
 
-Ti sei sottomessa a questi qui, agli Auror! E per cosa? Per dargli il libero accesso a casa nostra?! NO Hermione, non avresti dovuto farlo! Che si fottano, che si trovino un altro modo! Non dovevi mettere piede qua dentro, questa casa è…-
 
-Il nostro incubo.- rispose, guardandosi ancora allo specchio e la ragazza che stava annuendo dall’altro lato confermò quelle parole.
Da quando era andata via aveva chiuso tutto dietro un muro solido, dietro un muro di cemento armato ed era riuscita a resistere, anche se i ricordi tendevano a tornare non aveva mai avuto le allucinazioni, mai; mentre adesso non riusciva a farne a meno.
Adesso erano diventate un nuovo incubo.
 
-Fuori da questa casa eri protetta, tornando qua hai fatto il suo gioco. Il Marchio ti stava chiamando perché lui voleva che tu tornassi, che fossi di nuovo una sua pedina.
E ci è riuscito.- disse rivolgendole uno sguardo carico di disagio e di comprensione.
-Hai fatto il suo gioco Hermione ed adesso non ho idea di quali saranno le conseguenze.-
 
 
-Con chi stai parlando?- chiese Robb frapponendosi tra lei e lo specchio.
Hermione di sfuggita notò un movimento fuori dalla sua porta ma non ci badò, allontanò lo sguardo dalla sua immagine e provò a mentire, provò a formulare una frase di senso compiuto ma non ci riuscì.
Tutto quello che aveva provato da quando era entrata in quella casa, tutto quello che aveva percepito adesso, era troppo, adesso era semplicemente troppo anche per lei.
Scosse la testa e abbassò lo sguardo, aveva fatto il gioco di Voldemort e se n’era accorta troppo tardi e non avrebbe potuto fare niente per cambiare quella situazione, era di nuovo una pedina e come tale avrebbe dovuto giocare fino alla fine del gioco.
Ma il grande gioco adesso le faceva paura, senza la sua corazza, senza la sua parte peggiore era solo un essere inutile, era niente e ne sarebbe stata schiacciata.
-Devo andare via.- disse guardandolo.
Le ginocchia cedettero al suono di quelle parole e quando toccò terra anche le lacrime uscirono, bagnandole il viso e la maglietta.
 
-Io non sono così, questa non sono io. Non mi piango addosso né mi compiango per l’eternità di miseria cui sono stata destinata, ma questa casa...- si passò le mani sulle braccia per cercare un minimo di conforto, -Mi sta distruggendo Robb, questa casa ha il potere di distruggermi dall’interno!
Ne ho passate troppe per poterle evitare, troppe per far finta che sia solo casa dolce casa, è un incubo questo posto ed adesso che li ho lasciati uscire mi perseguiteranno.-
Robb si abbassò e la guardò negli occhi, e lei provò a vincolarsi a qualcosa che fosse la realtà.
-Ti hanno torturato qua?-
-Hanno usato le Cruciatus su di me.-
-Quante volte?-
-Dal mio primo anno.- disse, senza esitare. Non avrebbe mai dimenticato la prima punizione del padre.
 
-Cazzo.- una voce lontana probabilmente di Jon Green esclamò alla sua risposta.
-Ti hanno fatto anche altro? Ti hanno…-
-La parola picchiare non rende quello che mi hanno fatto, sono andati molto oltre. Loro sono riusciti a spezzarmi.-
-Voglio che tu dica queste cose di fronte ad un Magiavvocato, voglio una tua dichiarazione.-
-Perché?-
-Perché se loro ti hanno fatto questo, voglio che la loro condanna sia l’ergastolo e prima rilascerai una dichiarazione, prima il Wizengamot si pronuncerà su di loro.-
-Non dovrò più tornare in questa casa dopo la dichiarazione?-
-Purtroppo credo di sì.- disse Jon Green, avvicinandosi a lei, -Ma se quello che ci hai detto è la verità allora noi possiamo difenderti ed assicurarti che passerai meno tempo possibile qui dentro.
Abbiamo già fatto abbastanza danno oggi, non saremo noi a farti ancora più male.-
-Grazie.- disse, incredula e stupita dalle parole che aveva sentito, dall’aiuto sincero che le avevano offerto.
Nessuno si era mai comportato così con lei.
Non con la Regina di Ghiaccio almeno.
-Voglio che tu ti faccia seguire da un Guaritore.- Robb, continuò.
-Non sono pazza…- Hermione dovette fermarsi, non era più certa neanche di quello, forse non era pazza come Bellatrix ma qualcosa dentro la sua mente non andava più bene, lei non funzionava più bene e aveva bisogno che qualcosa tornasse al suo posto o non avrebbe retto il peso del processo, sarebbe crollata.
-Va bene.- acconsentì, -Solo se lo farò dai Malfoy.-
-Ne parleremo dopo di questo, adesso andiamo al Ministero, ti accompagnerò personalmente.-
-Adesso?-
-Sì.-
-No… Non sono nelle condizioni di poterlo fare.-
-Perché?-
-Perché per poter parlare del mio passato devo lasciare andare i miei demoni più profondi e se lo facessi oggi ne sarei consumata, fino all’anima.-
-Non puoi aver fatto cose così terribili, sei solo una ragazza.- disse Snow, alle sue spalle.
-Ho presto tutte le scelte sbagliate nella mia vita prima che qualcuno mi dicesse che poteva ancora esserci Hermione dietro la maschera, prima che qualcuno mi ricordasse cosa volesse dire essere se stessi ma anche dopo ho fatto delle cose brutte.- guardò il suo Marchio e concordò che quella era una delle cose più brutte, -Non c’è giorno in cui non ricordo tutto quello che ho fatto, i sacrifici che ho dovuto fare per salvare le persone che amo e quelle scelte non sempre mi hanno portato dal giusto lato della medaglia.
Forse non sono un’assassina come i miei genitori ma non sono una persona buona, non fatevi ingannare dalle lacrime e da questo bel faccino.
Lo fanno tutti.
E tutti alla fine capiscono che c’è molto di più.
C’è oscurità… C’è il gelo… In fondo c’è una regina detronizzata che brama il potere, più di Hermione e, prima o poi quel potere tornerà nelle sue mani.
L’unica cosa di cui sono sicura è questa: tornare a casa è stato uno sbaglio perché mi ha fatto ricordare perfettamente tutto quello che ho perso e tutto quello che ho intenzione di riprendermi, anche con la forza.-
 


∞Angolo Autrice: Eccomi ! Insomma Hermione è terrorizzata dal dover tornare e rivivere tutte le cose terribile che ha provato in quella casa, eppure vi è costretta! eppure lo fa e quello che vede porta alla luce tutto quello che credeva aver sepolto, ma l'aiuta a comprendere anche le parole della Regina e quando la rivede si rende conto che senza di lei è una ragazza fragile, che senza quel muro l'oscurità può fluire liberamente, perchè capisce che c'è sempre stato qualcosa di oscuro ma lei le impediva di "infettarsi", ed adesso senza di lei è molto più difficile.
Robb Grey è la new entry della storia, onestamente non avevo previsto il suo arrivo ma quando mi sono resa conto che si è creato da solo, seriamente, non ho avuto voce in capitolo, ho capito come sfruttare il suo pontenziale e lo vedremo nei prossimi capitali.
Dove avrà un ruolo centrale!
Quindi spero che vi sia piaciuto e spero che mi lasciate le vostre impressioni, a Domenica!!
Spoiler:


-Oggi è stato uno dei giorni più devastanti della mia vita.- disse il ragazzo, facendosi avanti.
-Della tua vita?- chiese, non capendo.

 
   
 
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