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Autore: Cxerina    23/02/2017    1 recensioni
Una raccolta con diversi protagonisti, in tempi e luoghi diversi, tutti legati da un fato comune che li porterà ad incontrarsi e cambierà le loro vite.
“Perché non possiamo essere amici? Perché dobbiamo ucciderci a vicenda?”
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Disclaimer: La seguente storia è di proprietà delle rispettive autrici, così come i personaggi. Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale, i personaggi presenti nella narrazione sono fittizi e ciò che li riguarda nella trama non violerà il contenuto del regolamento di EFP.


Francia, 1990

Se doveva essere sincera non avrebbe saputo dire quando quegli incidenti erano iniziati, probabilmente c’erano sempre stati ma aveva iniziato da poco a rendersene conto.
Era una bambolina, così le diceva la sua mamma, un’adorabile bambolina. Sorrise tra sé mentre la donna le sistemava i capelli e il vestito, era davvero bello quel vestitino rosa ed era sicuramente adatto al primo giorno di scuola. Finalmente sarebbe stata nella stessa scuola della sorella. Le risultava difficile stringere amicizia con i propri compagni di classe da un paio di anni a quella parte, non aveva nulla in comune con gli altri ragazzini ma né i suoi genitori né gli insegnanti sembravano preoccuparsene, la trattavano tutti molto gentilmente. A pensarci in realtà non aveva idea di cosa potesse preoccupare i suoi genitori, le persone con cui viveva non erano davvero suoi parenti, ma a lei non interessava. In realtà più volte si era chiesta perché la sua vera madre l’avesse lasciata con Alison ma si era imposta di non chiedere e di vivere con la convinzione che quella attuale era la sua famiglia, la sua mamma, il suo papà e la sua adorata sorellona.
“London, farai tardi…”
La voce della donna le arrivò lontana, non si era accorta di essere pronta e non si era accorta che Alison avesse lasciato la stanza. Si alzò dal letto e andò in salotto, era davvero felice di iniziare le scuole medie e di certo nella nuova scuola le cose sarebbero andate diversamente. Prese la cartella sorridendo mentre Emily la prendeva per mano, aveva sempre avuto una presa molto salda e forte, ma London faticava a comprenderne il motivo, non aveva mica intenzione di allontanarsi!
“Fate attenzione, ok?”
Diede un bacio a London e accompagnò entrambe alla porta. Una volta chiusa si girò verso l’uomo seduto sul divano e sbuffò infastidita. Sembrava che quella volta avesse sbagliato qualcosa, non capiva come mai rimanesse immobile sul divano. Con aria seccata si tirò indietro i capelli osservando il “marito” mentre la stanza si oscurava leggermente.
“Non capisco che problema tu abbia…”
“Probabilmente ti sei affaticata troppo, forse è il caso di gettarlo via!”
 
Quando arrivarono a scuola Emily si accertò che London raggiungesse la classe assegnata, non erano molto vicine le loro aule e di certo non era il caso di lasciare la ragazzina a vagare da sola per la scuola. Le sorrise dolcemente. Osservandola si chiese come lei e Alison fossero riuscite, per anni, a convincerla che erano davvero la sua famiglia, erano così diverse loro tre che era quasi impossibile pensare che fossero imparentate, anche alla lontana.
“Ci vediamo all’uscita, aspettami e non andare via da sola!”
London trovava eccessive quelle raccomandazioni, sapeva perfettamente che era rischioso girare da sola per lei! Annuì ed entrò in classe, voleva assolutamente fare amicizia con i nuovi compagni, ma da come la stavano osservando in quel momento capì immediatamente che sarebbe stato davvero molto difficile e il finire nell’unico banco da sola confermò i suoi sospetti. Sorrise, alla fine era solo il primo giorno. Si guardò attorno, le sue compagne sembravano tutte molto più grandi, alcune avevano la matita agli occhi e quasi tutte indossavano dei vestiti che lei aveva visto solo nelle riviste e in televisione. Forse il vestitino non era l’abbigliamento più adatto per una ragazza del College, doveva essere per quello che le altre stavano ridacchiando. O forse erano i fiocchi tra i capelli? Le piaceva davvero molto come Alison l’aveva pettinata quella mattina, però in effetti le altre ragazze avevano i capelli sciolti… Era per quello che ridevano? Per i fiocchi? Se li tolse, lasciando che i capelli le ricadessero davanti al viso. Ci passò le dita in mezzo, sistemandoli dietro le orecchie e disfò un po’ i boccoli che Alison le aveva fatto. Si guardò attorno ma i compagni continuavano a guardarla divertiti e così lei decise di ignorarli, a lei il suo vestito piaceva!
La settimana dopo nessuno rideva più. Nell’intervallo succedeva spesso che le si avvicinassero per darle noia, per prenderla in giro perché passava il suo tempo a colorare disegni e per il fatto che non leggesse bene e, piano piano, chi le si era avvicinato un po’ troppo non si presentava più a scuola, apparentemente dopo essere stati vittime di incidenti particolari che, probabilmente, li avrebbero tenuti in ospedale per diverso tempo. Ovviamente era troppo assurdo che una ragazzina come London potesse aver fatto qualcosa di simile, ma nella scuola si era sparsa la voce che la ragazzina fosse maledetta e presero tutti a evitarla. Col tempo più della metà della classe si trovò coinvolta in strani infortuni o incidenti. Solitamente coincidevano con un litigio con London, ma succedeva tutto fuori dalla scuola e tutti avevano l’aria di essere semplici casi sfortunati.
“Dovresti smetterla…”
Dopo qualche settimana solo più Emily, in tutta la scuola, le parlava. A London comunque non importava più granché, era sempre più evidente che non c’era posto per lei in mezzo agli umani, erano troppo fragili e decisamente troppo stupidi per capire quando era il caso di cambiare il proprio atteggiamento.
“Smetterla? Di fare cosa?”
Sorrise alla sorella, sapeva esattamente di cosa si stava parlando ma non poteva sinceramente dire di ricordarsi come quei ragazzi si fossero fatti male. Le succedeva spesso di non sapere come la gente si facesse male, sapeva che se l’erano cercata, lo sentiva, ma non sapeva come succedeva tanto da essere la prima a sorprendersi di come alcuni fossero finiti all’ospedale. Ormai sapeva bene che c’erano persone che indagavano ma sapeva bene che nessuno avrebbe potuto accusarla e che Emily e Alison non avrebbero permesso le succedesse nulla.
“Se ti scoprissero? Sai perfettamente che non sopporto quando ti prendono in giro, non potresti venire da me?”
Le strinse un po’ il polso, Emily aveva sempre avuto una presa molto salda e forte, e a lei la cosa irritava, non sopportava i modi bruschi, si innervosiva. Sembrava quasi che Emily volesse lasciarle un segno, non gliel’avrebbe permesso, a costo di far del male anche a lei.
“Lasciami…”
La guardò negli occhi, detestava quando era Emily a intromettersi e ad imporsi. Sapeva di non aver a che fare davvero con una ragazzina ma il fatto che sembrassero quasi coetanee la infastidiva a tal punto da rifiutare qualsiasi ordine o costrizione imposta dalla ragazza con i capelli rossi, si era sempre chiesta come potesse avere i capelli rossi un’elfa ma sapeva benissimo che Emily aveva qualcosa di strano, qualcosa che doveva rimanere un segreto, almeno per London
“Alison non sarà contenta… Dovevamo tenerti a casa!”
Non accennò a lasciarla, prese invece a trascinarla verso casa. Si era sempre chiesta come potesse Emily essere così forte, aveva sicuramente qualcosa di strano anche lei… Non si impuntò, sapeva di non poterla aver vinta ed era meglio convincere Alison che poteva benissimo andare a scuola rispetto al lottare con la ragazza, Alison era molto più permissiva di quanto non fosse Emily che, alle volte, sembrava una macchina da guerra tanto era risoluta in quello che faceva.
A casa Emily non riuscì ad averla vinta. Alison era fermamente convinta che London potesse rimanere a scuola, alla fine era colpa di quei ragazzini se succedevano certe cose e lei aveva ben altro per la testa che preoccuparsi di un paio di bambini finiti all’ospedale.
“Quindi hai intenzione di rimanere a guardare? Così quando ci scapperà il morto…”
Ma non poté finire la frase perché la donna le poggiò un dito sulle labbra, prese poi London sedendosi sul divano e iniziando ad aggiustarle i capelli con aria pensierosa. Non che non avesse pensato all’eventualità di dover occultare l’ennesimo cadavere, ma aveva davvero troppo per la testa per preoccuparsi anche di cosa faceva London a scuola. Forse era il caso di cercare aiuto visto che la situazione le stava sfuggendo di mano, sicuramente avrebbero trovato altri rinnegati, magari qualcuno che aveva conosciuto Roxanne.
“Quando ci sarà un morto faremo come abbiamo sempre fatto Emily… Di certo non rinchiuderemo London perché un gruppo di umani non sa stare al proprio posto…”
Accennò un leggero sorriso continuando a coccolare London, si girò poi verso l’uomo seduto lì accanto e sbuffò raddrizzandolo appena. Iniziava lentamente a perdere colore, sarebbe stato davvero difficile farlo passare per vivo.
“Penso sia il caso di trovare un nuovo papà…”




Note: Salve a tutti! Questo capitolo introduce uno dei miei personaggi preferiti, London! E' un personaggio particolare, si è evluto parecchio negli anni ed è a lei che si ispira il mio avatar <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia lasciato con qualche curiosità in più sull'evolversi della vicenda!
Un bacio~

 
  
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