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Autore: alessia20000    23/02/2017    0 recensioni
Cosa succederebbe se Fosse stato estratto Gale al posto di Peeta? Come evolverebbe la storia tra Gale e Katniss?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una volta, mentre ero nascosta su un albero e aspettavo immobile che un qualche tipo di selvaggina passasse da quelle parti, mi addormentai e caddi da un'altezza di tre metri, atterrando sulla schiena. La botta sembrò svuotarmi i polmoni della più piccola traccia d'aria, e io rimasi distesa lì, faticando a inspirare, a espirare, a cercare di sopravvivere.
È così che mi sento ora. Cerco di ricordare come si fa a respirare, sono incapace di parlare, frastornata, e quel nome continua a rimbalzarmi nella testa. Qualcuno mi ha afferrato per un braccio, è un ragazzo del Giacimento, forse stavo per cadere e lui mi ha tenuta.
Deve esserci stato un errore. Non è possibile che stia accadendo questo. Prim era solo un'unica strisciolina di carta in mezzo a migliaia di altre! Le probabilità che venisse scelta erano così remote che non mi sono nemmeno presa il disturbo di preoccuparmi per lei. Non ho fatto tutto il necessario, forse? Non ho preso le tessere rifiutando di lasciarle fare lo stesso? Un biglietto. Un biglietto fra migliaia di altri. La buona sorte era dalla sua parte. Ma non è bastato. In lontananza posso sentire il pubblico brontolare scontento, come fa sempre quando viene scelto un dodicenne, perché tutti pensano che sia sleale. E poi vedo lei, sbiancata in volto, le mani strette a pugno lungo i fianchi, che avanza rigida, a piccoli passi, verso il palco, passandomi accanto, e vedo che la camicetta le è uscita di nuovo sulla schiena e adesso penzola sulla gonna. È questo particolare, il lembo pendente della camicetta, che mi riporta alla realtà.
—Prim! — Il grido soffocato mi esce dalla gola e i miei muscoli ricominciano a muoversi. — Prim! — Non ho bisogno di sgomitare tra la folla. Gli altri ragazzi mi fanno subito largo, aprendomi una via diretta fino al palco. La raggiungo proprio quando sta per salire i gradini. Con un unico movimento del braccio la spingo dietro di me.
—Mi offro volontaria! — ansimo. — Mi offro volontaria come tributo!
C'è un po' di trambusto sul palco. Il Distretto 12 non ha un volontario da decenni e il protocollo si è arrugginito. La regola vuole che, quando il nome di un tributo è stato estratto dalla boccia, un altro ragazzo o un'altra ragazza che rispondono ai requisiti possono farsi avanti e prendere il posto del ragazzo o della ragazza di cui è stato letto il nome. In certi distretti, nei quali vincere la mietitura è considerato un grandissimo onore e la gente è impaziente di mettere a rischio la propria vita, offrirsi volontari è complicato. Ma nel Distretto 12, dove il termine tributo è quasi sinonimo di cadavere, i volontari sono praticamente inesistenti.
—Splendido! — dice Effie Trinket. — Però credo che prima si debba presentare il vincitore della mietitura e poi chiedere se ci sono volontari, e se qualcuno si offre, allora noi... — La sua voce si spegne. Anche lei non sa che fare.
—A che serve? — ribatte il sindaco. Mi sta guardando e il suo viso ha un'espressione addolorata. Non mi conosce bene, ma ha una vaga idea di chi sono. Sono la ragazza che gli porta le fragole. La ragazza di cui sua figlia potrebbe aver parlato, qualche volta. La ragazza che cinque anni fa gli stava di fronte, stretta alla madre e alla sorella, mentre lui le consegnava, in quanto figlia maggiore, una medaglia al valore. Una medaglia per suo padre, rimasto polverizzato nelle miniere. Se lo ricorda? — A che serve? — ripete con voce rauca. — Lasciate che venga.
Prim è dietro di me, e grida, isterica. Mi stringe come in una morsa con le sue braccine magre. — No, Katniss! No! Non puoi!
—Prim, lasciami andare — le dico in tono duro, perché sono sconvolta e non voglio piangere. Quando trasmetteranno la replica delle mietiture, stasera, tutti vedrebbero le mie lacrime e verrei considerata un bersaglio facile. Un soggetto debole. Non darò a nessuno questa soddisfazione. — Lasciami andare!
Sento che qualcuno me la stacca dalla schiena. Mi volto e vedo che Gale ha sollevato Prim da terra e lei si dibatte tra le sue braccia. — Va' su, Catnip — dice, sforzandosi di tener salda la voce, poi allontana Prim e la porta da mia madre. Mi faccio forza e salgo i gradini.
—Bene, brava! — si esalta Effie Trinket. — Questo è lo spirito del programma! — È compiaciuta di avere finalmente un distretto con un po' d'azione. — Come ti chiami?
Deglutisco a fatica. — Katniss Everdeen — rispondo.
—Mi sarei giocata la testa che quella era tua sorella. Non vogliamo che ci rubi tutta la gloria, vero? Coraggio, allora! Facciamo tutti un bell'applauso al nostro nuovo tributo! — trilla Effie Trinket.
A eterno merito della gente del Distretto 12 va detto che nessuno batte le mani. Nemmeno quelli con le ricevute delle scommesse in mano, quelli che di solito sono al di là della compassione. Forse è perché mi hanno conosciuta al Forno o hanno conosciuto mio padre o hanno incontrato Prim, a cui nessuno può fare a meno di voler bene. Così, invece di rispondere all'applauso, me ne resto lì immobile, mentre loro mettono in atto la più audace forma di disapprovazione di cui possono disporre. Il silenzio. Che dice che non siamo d'accordo. Che non perdoniamo. Che tutto questo è sbagliato. Poi accade qualcosa di inaspettato. O almeno sono io che non me l'aspetto, perché penso che il Distretto 12 non sia un luogo in cui ci si preoccupa per me. Ma qualcosa è cambiato, dopo che mi sono fatta avanti per prendere il posto di Prim, e adesso sembra che io sia diventata una persona cara. Prima uno, poi un altro, poi quasi tutti i componenti del pubblico portano le tre dita di mezzo della mano sinistra alle labbra e le tendono verso di me. È un antico gesto del nostro distretto, un gesto che si usa di rado e si vede qualche volta ai funerali. Significa grazie, significa ammirazione, significa dire addio a una persona a cui vuoi bene.
Ora corro davvero il rischio di mettermi a piangere, ma per fortuna Haymitch sceglie proprio questo momento per attraversare il palco barcollando e venire a congratularsi con me. — Guardatela. Guardate questa qui! — urla mettendomi un braccio intorno alle spalle. È sorprendentemente forte, per essere un relitto. — Mi piace! — Ha il fiato che puzza di liquore ed è parecchio che non si fa un bagno. — Ha un gran... — Per un attimo non trova la parola. — ... fegato! — esclama trionfante. — Più di voi! — Mi lascia andare e si porta sul davanti del palco. — Più di voi! — grida, rivolto direttamente a una telecamera.
Parla agli spettatori o è così ubriaco da schernire davvero la capitale e chi comanda? Non lo saprò mai, perché proprio mentre apre la bocca per continuare il suo discorso, Haymitch precipita dal palco e perde i sensi.
È disgustoso, ma gli sono grata. Con tutte le telecamere allegramente puntate su di lui, ho il tempo di emettere il gemito che soffocavo in gola e ricompormi. Metto le mani dietro la schiena e guardo in lontananza. Riesco a vedere le colline che ho risalito stamattina con Gale. Per un attimo desidero ardentemente qualcosa... l'idea di andarmene dal distretto... farmi strada nei boschi... Ma avevo ragione a non voler fuggire. Perché chi altri si sarebbe offerto volontario per Prim?
Haymitch viene portato via in barella, ed Effie Trinket cerca di riprendere le redini della situazione. — Che giornata eccitante! — gorgheggia, tentando di raddrizzare la parrucca che è tutta storta verso destra. — Ma altre emozioni ci aspettano! È giunto il momento di scegliere il nostro tributo maschile! — Sperando evidentemente di evitare altri danni ai capelli, si piazza una mano sulla testa e si dirige verso la boccia che contiene i nomi dei ragazzi e afferra la prima strisciolina che le capita tra le dita. Torna velocissima alla pedana e non ho neppure il tempo di formulare il desiderio che non si tratti di Gale che Effie già sta leggendo il nome. — Gale Hawthorne.
Gale Hawthorne!
Oh, no, penso. Non lui. Non Gale ora le nostre due famiglie non avranno più niente da fare vivranno probabilmente solo durante gli Hunger Games, ma dopo credo che non riusciranno a sopravvivere per molto. Uno di noi due deve vincere ma non credo di riuscire a uccidere Gale se arrivassimo noi due alla fine. Lo amo, lo amo con tutta me stessa e so che ammetterlo a me stessa è un primo passo ma mi sono decisa ad ammettermelo troppo tardi ormai uno di noi non tornerà a casa o addirittura tutt'e due. Sale sul palco con calma e prende posto.
Effie Trinket chiede se ci siano volontari, ma non si fa avanti nessuno. 
Come ogni anno, a questo punto, il sindaco inizia a leggere il lungo e tedioso Trattato del Tradimento (è obbligatorio), ma io non ascolto una parola.
Perché lui penso. Poi cerco di convincermi che non ha importanza. Io e Gale ora siamo rivali anche se siamo amici e io vorrei che ci fosse di più. Ci siamo incontrati nel periodo peggiore. Mio padre era rimasto ucciso qualche mese prima nell'incidente alla miniera insieme a suo padre,e alcuni mesi prima nel gennaio più rigido che tutti ricordassero un ragazzo Peeta Mellark no aveva dato il pane e il giorno dopo subito dopo aver visto un dente di leone capii c'è dovevo ritornare a cacciare. Quindi pensai alle ore passate nei boschi con mio padre e seppi come saremmo potute sopravvivere.
Fino a oggi, non sono mai riuscita a dimenticare il collegamento tra Gale, Peeta e il pane che mi diede, la speranza e il dente di leone che mi ricordò che non ero condannata e grazie al quale alla fine ho incontrato Gale. 
Il sindaco conclude il monotono Trattato del Tradimento e fa cenno a me e Gale di stringerci la mano. La sua è solida e calda e mi da la forza di continuare a sperare nonostante tutto. Gale mi guarda dritto negli occhi e dà alla mia mano quella che credo dovrebbe essere una stretta rassicurante. Forse è solo una contrazione nervosa.
Ci giriamo verso il pubblico mentre suonano l'inno di Panem.
Oh, be', penso. Saremo ventiquattro. Ci sono buone probabilità che qualcun altro lo uccida prima che lo faccia io.
Di certo le probabilità non sono state molto benevole, ultimamente.
   
 
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