Cap.7 Phil e Scott
Phil
osservò il ragazzino seduto sulla sua scrivania
trasformarsi in una formica, correre sul legno dimenando zampine e
antenne,
tornare al punto di partenza ritrasformandosi in un giovane.
Phil
osservò le antenne da formica sul capo di Scott
ondeggiare e strinse le labbra.
<
Il capitano ha detto di non giudicarli per quanto
possano essere strani. È un ragazzino, devo proteggerlo
> pensò.
“Certo
che ti aiuteremo. Quello di cui mi stai
parlando è lavoro minorile illegale. Il fatto che siate
tutti mutanti, non vuol
dire che abbiate perso i vostri diritti come cittadini
americani” disse
indurendo il tono. Scottò si grattò la testa,
scompigliano i capelli castani.
“Veramente,
quasi nessuno di noi lì ha la cittadinanza”
ribatté. Phil incrociò le braccia al petto. La
luce del sole che filtrava dalle
finestre nell’ufficio si rifletté nelle lenti dei
suoi occhiali da sole a
specchio.
“Allora
sarete dei rifugiati politici sotto la tutela
della mia organizzazione” disse. Sorrise e alzò il
mento.
“Non
ci rinchiuderete in quale centro per strani
mostri?” domandò Scott. Si grattò il
collo e socchiuse gli occhi. Phil gli mise
una mano sulla spalla.
“E
poi sei sicuro di avere il potere di fare quello
che stai dicendo? Non sembri poi così più grande
di me”. Aggiunse Scott,
sentendo l’altro stringergli la spalla.
“Fidati
dello S.H.I.E.L.D.. Vi faremo essere al sicuro
e vi daremo la possibilità di vivere qui a New York.
È vero, frequenterete
delle scuole solo con altri mutanti, alieni e inumani, ma vi daremo la
possibilità di trovare successivamente casa e lavoro in
mezzo alle altre
persone” cercò di rassicurarlo Phil rendendo
più roca e sicura la voce. Scott
ridacchiò.
“Hai
l’aria un po’ ridicola, ma voglio
fidarmi”
ammise.