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Autore: MaDeSt    23/02/2017    3 recensioni
[Spin-off della mia storia principale]
Cosa succederebbe se in un noioso pomeriggio a Eunev Susan chiedesse a Cedric di leggerle una storia?
Beh, niente di bello.
Contiene piccoli spoiler, sconsigliata la lettura se non siete ancora arrivati al capitolo 36!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Breve spin-off dedicato a un momento di vita quotidiana a Eunev, venuto fuori per gioco da una recensione al capitolo 36 della mia storia.
Ma bene, non sono granché con i monologhi di presentazione e spiegazione quindi vi lascio direttamente al piccolo momento non descritto ma implicitamente avvenuto nella trama. Un piccolo easter-egg, un poco di background, eventi successi ma non raccontati... sì insomma, buona lettura e buon divertimento :p


 

ONCE UPON A TIME



La grande capitale, per quanto fosse una città bellissima, non offriva svaghi per i sei giovani ragazzi di Darvil: a parte essere una città pericolosa sebbene ben sorvegliata era troppo dispersiva; nel loro distretto non c’erano grandi eventi o festeggiamenti perché era dedicato al tempo e alla morte, dunque vigeva un’aura di rispettosa calma e silenzio; i distretti più vicini, da una parte quello del Serpente e dall’altra quello della Magia, non offrivano grandi intrattenimenti anch’essi, essendo uno dedicato ai malati e l’altro alla conoscenza; nel distretto del Lupo c’era un teatro, ma come la maggior parte dei luoghi d’intrattenimento si doveva pagare una quota per poter entrare e assistere allo spettacolo; in altri distretti invece c’erano delle manifestazioni nelle piazze che la gente si radunava a guardare – e magari lasciare qualche moneta agli artisti – però loro non potevano saperlo e ad ogni modo si sarebbero dovuti allontanare da casa.
Finito di pranzare, come stabilito Andrew e Susan sparecchiarono e lavarono le stoviglie, mentre Layla scendeva in cantina a fare il punto delle provviste accompagnata da Jennifer, Cedric tornò a leggere il suo libriccino rosso sulla poltrona e Mike cercò di migliorare le sue scarse capacità di lettura prendendo un libro a caso dallo scaffale in sala.
Dopodiché come di consueto Andrew scappò in camera propria per suonare il pianoforte, lasciando Susan da sola a guardare malinconicamente fuori dalla finestra. Sbuffò annoiata guardando il cielo nuvoloso farsi via via più scuro, l’abete nel giardino del vicino veniva spazzato da violente folate di vento gelido.
Erano in quella casa da quattro giorni ormai, quattro giorni che erano passati tutti uguali: cupi, silenziosi, noiosi. Non sembrava esserci nulla da fare lì, se non conversare o giocare a carte e qualche altro gioco da tavolo a cui lei aveva perso ogni volta. Avevano dovuto chiedere a Cedric di insegnare loro le regole degli scacchi per poter giocare, ma era troppo complesso e giocare con lui era frustrante; sebbene poco concentrato sulla partita riusciva ogni volta a regalargli amare sconfitte.
Si spostò in sala trascinando i piedi per stare almeno al caldo, quindi si accasciò sulla poltrona all’altro lato del camino acceso fissando imbronciata Cedric che leggeva, e poi Mike sul divano con la fronte corrucciata per lo sforzo di leggere parole sconosciute a cui cercava di dare un senso bisbigliandole a voce, sperando gli ricordassero il suono di una parola.
Già diverse volte le era capitato di pensare con malinconia al villaggio dov’era cresciuta, ma mai come in quel momento: quando avevano abitato a Hayra’llen bene o male erano stati liberi di lasciare casa quando volevano, esplorare la città in totale sicurezza accompagnati dai draghetti senza che qualcuno rischiasse di ucciderli o li guardasse male; ora invece erano prigionieri di quelle mura, vuoi perché la città era troppo grande e pericolosa, o perché faceva freddo. A Darvil invece potevano uscire fuori a giocare quando volevano, purché non si allontanassero dal villaggio e tornassero per pranzo e cena.
Rimase incassata nella poltrona così a lungo che Layla e Jennifer fecero in tempo a tornare di sopra discutendo di quanto ancora le provviste sarebbero bastate prima che fossero costretti ad andare al mercato. Tornò a guardare i due ragazzi leggere e le venne un’idea assurda, ma se non altro avrebbe potuto essere divertente.
Si alzò lentamente e con passo baldanzoso girò un po’ alle spalle di Cedric, finché si decise ad adagiare la propria testa sulla sua spalla e domandargli affabile: «Si può sapere che stai leggendo di tanto interessante? Sono due giorni che vai avanti.»
Lui richiuse il diario con stizza e cercò di allontanare la testa per guardarla, poi le rispose alterato: «Non ti riguarda.»
La ragazzina sospirò girando gli occhi e riprese come se niente fosse: «Guarda che non so leggere, è inutile che cerchi riservatezza.» dopodiché guardò verso il camino cingendogli le spalle come se lo stesse abbracciando da dietro, incrociando le mani sul suo petto.
«Cosa vuoi?» sospirò Cedric rassegnato.
«Vedi, stavo pensando...» cominciò Susan cautamente «Abbiamo già giocato qualsiasi gioco di carte a noi conosciuto e giocare a scacchi è noioso...»
«Perché non ne sei capace.» commentò lui.
Gli diede una giocosa pacca con le mani e ridacchiò: «Con te non c’è gusto a fare qualsiasi cosa.»
«E allora perché stai cercando di chiedermi di fare qualcosa?»
Susan sbuffò: «Perché mi sto annoiando.»
«Quindi hai deciso di annoiarmi perché ti stai annoiando.» la accusò.
«Non voglio annoiarti! Volevo chiederti di leggermi qualcosa!» protestò la ragazzina.
E a Cedric scappò una risata palesemente non divertita ma piuttosto derisoria, senza darle una risposta.
Susan si rialzò e incrociò le braccia sul petto con aria risentita, ma non demorse: «Per esempio potresti leggermi quello, almeno diventeremmo isterici insieme.»
Cedric smise di ridere e girò la testa per guardare la ragazza alle sue spalle: «Cosa?»
Credette di averlo offeso, ma continuò: «Sì insomma, se mi leggessi qualcosa magari ti distrarresti un po’, e io smetterei di annoiarmi.»
Dal divano la debole voce di Mike le disse: «Lascialo perdere Susan, non ne vale la pena.» ma quando lo guardò vide che il ragazzino non aveva mai staccato gli occhi dal libro.
«Se proprio ti stai annoiando vai di sopra da Andrew, o chiedi a Jennifer se vuole giocare con te. Metti a posto la tua stanza, lavati i vestiti, fatti un bagno. Perché dovrei leggerti una storia?» riprese Cedric.
«Così facciamo qualcosa insieme.» disse Susan tornando a guardarlo.
«Va bene.» disse lui sedendosi su un fianco per poterla guardare, il gomito poggiato sul bracciolo della poltrona. Lei sgranò gli occhi incredula e felice di essere riuscita a convincerlo, ma si dovette ricredere quando lui riprese sarcastico: «Che ne dici di questo? C’era una volta una ragazzina annoiata, che non avendo niente di meglio da fare pensò bene di irritare un già alquanto incattivito pazzo del villaggio.»
«Se proprio non hai voglia ti basta dire no.» lo interruppe lei tristemente.
«No, no aspetta. Vediamo come va a finire la storia, non vuoi?»
«Puoi anche smetterla di prendermi in giro, sai?»
«Sto improvvisando, di solito è divertente.» si difese lui.
«Potresti improvvisare qualcos’altro.»
«Quindi non vuoi sapere come va a finire?»
«La ragazza muore?» ribatté Susan accigliata.
«Oh, accidenti come sei negativa...» commentò Cedric con un sorriso enigmatico.
«Sto improvvisando.» gli fece eco.
«Dai Susan, smettila d’infastidirlo.» intervenne Layla «Possiamo giocare a dama, l’abbiamo provato una volta sola.»
Susan rivolse un’ultima occhiata risentita a Cedric e prima di voltarsi gli sussurrò: «Grazie per aver migliorato il mio umore.»
Lui scosse le spalle e ribatté: «Siamo in due.»
«Sei davvero stupido.» lo rimproverò Layla mentre prendeva Susan per mano per condurla in sala da pranzo.
«E va bene! Torna qui, questa volta faccio sul serio.» esclamò lui sentendosi irrimediabilmente in colpa.
Tutte e tre le ragazze lo guardarono con scetticismo e Susan cacciò indietro le lacrime per domandargli: «Davvero? Niente ragazzine fastidiose?»
«Questo non posso assicurartelo, è il bello dell’improvvisazione.» rispose lui, poi si costrinse a sorridere e aggiunse più gentilmente: «Andate a chiamare Andrew, non voglio avere musica in sottofondo.»
Susan guardò Layla come per chiederle conferma, dunque la ragazza con un sospiro rassegnato si vide costretta ad annuire, e Jennifer corse al piano superiore per chiamare il più piccolo perché si unisse a loro davanti al camino. Mike richiuse il libro e un poco controvoglia abbandonò la lettura per sedersi a terra davanti al fuoco in attesa, e Susan e Layla lo imitarono.
Quando Jennifer e Andrew giunsero in sala il ragazzino domandò: «Che succede?»
E Mike gli rispose in tono asciutto: «A quanto pare Cedric ci racconterà una storia.»
«Che tipo di storia?» continuò il più piccolo sedendosi a terra a sua volta.
«Ancora non lo sappiamo.» rispose Layla reclinando la schiena e sostenendosi con le mani.
«Non lo sa nemmeno lui.» aggiunse Susan, con l’umore un poco risollevato.
«Grandioso! Che ne dici di una storia di paura?» propose Andrew.
«No! Io non voglio gli incubi!» protestò Jennifer.
Ma i tre ragazzi sembrarono pensarla diversamente e Cedric scrollò le spalle: «Vada per gli incubi!» si sedette meglio mentre gli altri fecero silenzio, Jennifer sussurrò un’ultima volta il suo disappunto, poi lui cominciò a parlare con voce cupa: «È notte, piove e fa freddo, il vento ulula insinuandosi tra gli spiragli di una casa fatiscente e abbandonata. Un gruppo di quattro ragazzi vaga al suo interno alla cieca, è un luogo a loro sconosciuto, hanno paura, avanzano tastando con cautela le pareti umide e a piccoli passi. Non hanno idea di dove si trovino né come ci siano finiti, non si conoscono nemmeno. C’è una sola ragazza tra loro e continua a lamentarsi e sussurrare con voce acuta implorando gli dei di avere pietà della sua anima; cerca di fare conversazione per conoscere i suoi compagni, ma nessuno di loro sembra volerla ascoltare, anzi le chiedono più di una volta di stare zitta. Le assi del pavimento scomposto scricchiolano sotto i loro piedi ad ogni passo, e mentre scendono una scala il primo della fila vede qualcosa, una debole luce in fondo ai gradini. ‘Una candela!’ sussurra agli altri. Scende fino al piano inferiore e afferra la piccola candela consumata, si guardano meglio intorno, vedendosi in volto per la prima volta, la casa sembra abbandonata da anni e tutti i mobili sono distrutti o rovesciati in disordine sul pavimento. Proseguono senza sapere dove si trovi la porta d’ingresso, e finalmente cominciano a parlare per conoscersi. Ma proprio allora sentono un sussurro, lieve e freddo, che sembra arrivare da ogni parte. Si guardano intorno improvvisamente zitti, pallidi e terrorizzati. ‘Chi è?’ domanda il più grande di loro, ma nessuno gli risponde. Il ragazzo che tiene la candela fa cenno agli altri di proseguire mentre la voce ricomincia a sussurrare parole sconosciute. Col cuore in gola si guardano intorno senza vedere nessuno, il fuoco proietta intorno a loro ombre lunghe e inquietanti che muovendosi catturano la loro attenzione. La voce tace e cade un silenzio di tomba, il vento soffia più forte spaventandoli e... ‘Aaah!’ l’ultimo della fila grida!»
I ragazzi in ascolto erano tutti letteralmente terrorizzati, si stavano facendo prendere molto dal modo in cui raccontava la storia, sembrava di trovarsi davvero lì con quei ragazzi, e quando lui gridò imitando le urla del ragazzo nella storia Jennifer e Susan strillarono facendo un salto indietro, mentre tutti gli altri trasalirono e trattennero il respiro.
Cedric sorrise soddisfatto della loro reazione, agli altri il suo sorriso sembrò più un ghigno malvagio illuminato a quel modo dalla luce del fuoco che ardeva nel camino. Riprese a parlare in un sussurro raggelante: «Tutti si girano a guardare lui di scatto, ma se ne pentono subito; giace a terra in una pozza di sangue con gli occhi ancora aperti che fissano il vuoto e un’espressione terrorizzata dipinta sul volto ormai pallido, dilaniato al petto da artigli di dimensioni spaventose.»
Dopo questa descrizione Susan non riuscì a trattenere una smorfia di ribrezzo e sussurrò: «Maledizione, devi proprio essere così macabro anche ora?»
«Fai silenzio!» le sussurrò Andrew in tensione «Continua!»
E Cedric obbedì: «La ragazza comincia a strillare terrorizzata e corre cercando una via di fuga, gli altri la seguono subito ansimando terrorizzati. ‘Non dobbiamo separarci!’ grida il ragazzo che tiene la candela, ma la ragazza sembra essere sparita. Sentono ancora le sue grida acute e sanno che è vicina, ma non riescono a vederla. La voce ricomincia a parlare e ridere prendendosi gioco di loro. Sempre più angosciati i due ragazzi rimasti continuano a cercare una via d’uscita, vedono una porta, la aprono, ma non dà sull’esterno, bensì in un’altra stanza buia e vuota, tranne che per un tavolo distrutto con una sedia appoggiata sopra. Con cautela entrano guardandosi bene intorno e d’un tratto le grida della ragazza cessano. ‘Oh no...’ sussurra il più grande dei due. Sentono come uno spiffero d’aria muoversi intorno a loro, girano su loro stessi cercando di vedere chi fosse e vedono un’ombra allungarsi sulle scale che avevano sceso poco prima. Cominciano a indietreggiare e l’ombra sparisce inghiottita dalle altre, uscendo dal fascio di luce della piccola candela. Il ragazzo che la tiene richiude con forza la porta e corre via spaventato e gemendo, svolta un angolo e...» via via che si avvicinava il momento della terza morte Cedric parlava con voce sempre più decisa e veloce, Layla si stava mordendo le dita e Andrew e Mike pendevano letteralmente dalle sue labbra, ma proprio in quel momento il camino scoppiettò vivacemente facendo fare ai cinque ascoltatori un balzo all’indietro gridando, e Cedric scoppiò a ridere.
«Cosa! Che... Che succede poi?!» esclamò Andrew ritornando a guardarlo.
Cedric si permise un atteggiamento magniloquente tornando a sedersi di traverso sulla poltrona, con la schiena poggiata a un bracciolo e le gambe accavallate, poi riprese: «L’ombra si fa più concreta attorno al ragazzo, tanto che la luce della candela man mano illumina un’area sempre più ristretta. Attorno a lui tutto è nero ora, fa in tempo soltanto a vedere un paio d’occhi vitrei privi di pupille, prima che l’ombra lo prenda soffocando le sue grida, e la candela si spegne cadendo sul pavimento. Rimane solo un ragazzo, il più grande.»
«Salvalo, ti prego!» gemette Susan «Altrimenti non dormo la notte!»
«Ma come fa a salvarlo, non vede nulla e il nemico è un’ombra!» protestò Mike.
Cedric fece una smorfia pensandoci su e riprese a parlare lentamente: «Avanza di nuovo a tentoni, ripiombato nel buio e ancora più spaventato di prima. È consapevole di essere rimasto da solo, non sente più le voci di nessuno. Inciampa nei resti di un mobile e cade in ginocchio incontrando qualcosa di tagliente sulle mani, grida e si lamenta, ma solo l’ombra lo può sentire. Non si rialza per paura di cadere di nuovo, ma camminare sulle mani gli provoca talmente tanto dolore da costringerlo a fermarsi. Sente la voce riprendere a parlare in quella lingua sconosciuta, un sussurro freddo e tagliente come il vetro che ha sotto i palmi, e pur di non rimanere troppo a lungo nello stesso posto comincia a strisciare sui gomiti. Ma l’ombra è vicina, sempre più vicina, può sentirla aleggiargli alle spalle come un innocuo alito di vento. Guidato dal panico tenta una fuga disperata gemendo e lamentandosi, finché incontra una parete e la segue in cerca di una porta. L’ombra è sempre nei dintorni, lo sta cercando, ma il ragazzo ha l’impressione che abbia bisogno della sua voce per rintracciarlo. E ha ragione, l’ombra è cieca come è cieco chiunque vi si trovi immerso.»
«Quindi se non avessero mai parlato non li avrebbe trovati.» brontolò Mike imbronciato.
«Esattamente.» commentò Jennifer a mezza voce, gli occhi incollati su Cedric.
«No, vuoi solo accontentare Susan in realtà, ammettilo!» riprese l’altro.
Andrew li zittì malamente e il più grande continuò noncurante dell’interruzione: «Trova alla fine la porta e si rialza per aprirla, ma è chiusa a chiave. La colpisce a pugni facendosi male, cerca di forzarla, grida e impreca lasciandosi travolgere dal panico, mentre l’ombra di nuovo ha ripreso ad avvicinarsi. La sente sussurrare, e si zittisce quando avverte la sua presenza alle spalle. Si gira per poterla guardare ma non vede niente, il buio è così pesto che tenere gli occhi chiusi o aperti non fa differenza. Sa che la sua ora è vicina, capisce di non avere mai avuto possibilità di uscire da quella casa maledetta. Sente i gelidi artigli dell’ombra posarsi sulle sue spalle e chiude gli occhi pronto ad abbracciare la morte...» il ragazzo guardò dall’alto i più giovani con gli occhi e le bocche spalancate che attendevano con trepidazione la fine della storia, quindi gli fece dono del finale più stupido che gli venne in mente: «...E si sente chiamare da sua madre per fare colazione. Apre gli occhi e scopre di trovarsi in camera sua, capendo che si è trattato solo di un brutto sogno.»
«Cosa?!» esclamò Andrew deluso «No, così non vale!»
«Non ho finito.» gli disse severamente, e il ragazzino si quietò tornando seduto composto «Si alza stiracchiandosi contento e si avvia verso il bagno per lavarsi. Si chiude dentro con un giro di chiave e si appoggia al lavabo quando all’improvviso tutto diventa nero e freddo, e capisce di aver solo avuto un’allucinazione, ha pensato a sua madre prima di venire dilaniato dagli artigli dell’ombra. E direi che la storia può finire qui, non ha senso descrivere la sua morte dato che... beh, è morto. Non se ne rende conto.»
«No!» esclamò Susan mentre Andrew applaudiva entusiasta «Non vale! Ti avevo chiesto di salvarlo!»
Lui ridacchiò: «L’ho quasi salvato.»
«Mi hai dato una falsa speranza! Sei un maledetto sadico guastafeste! Adesso non riuscirò a dormire!» gridò agitando i pugni in aria.
«Addirittura!» la prese in giro.
Intervenne Layla con tono pacato: «Va bene, è stata una storia... interessante.» disse dopo una breve pausa, non se la sentiva di definirla bella.
«Oh sì! Dovresti raccontarne più spesso!» disse Andrew smettendo di applaudirlo.
«No!» protestò Jennifer «Non di questo calibro!»
«Beh almeno abbiamo passato un pomeriggio diverso.» commentò Mike rialzandosi, si stiracchiò e si rivolse ora a Cedric: «Bell’improvvisazione.»
E lui rispose con una scrollata di spalle e un tono quasi annoiato: «Non c’è di che.»
«Avresti dovuto leggerci un libro invece di questa... cosa.» disse Susan imbronciata.
Il più grande girò gli occhi: «Accidenti, non ti accontenti mai?»
Jennifer prese Susan per le spalle e intervenne in sua vece prima che parlasse: «Sì, sì, è contentissima. Vero?»
La ragazzina sbuffò e si costrinse ad annuire mestamente mentre Cedric tornava lentamente a rileggere il suo libretto in silenzio; lo maledisse mentalmente per aver scelto di raccontare una storia di paura che probabilmente non l’avrebbe fatta dormire la notte, e alla fine per distrarsi decise di accettare la proposta di Layla di diverso tempo prima e giocò a dama contro Jennifer.

  
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