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Autore: BandBfun    23/02/2017    4 recensioni
Edoardo e Virginia sono una giovane coppia di sposi che stanno attraverso un periodo davvero molto difficile. Hanno perduto un figlio e lei ha ricevuto una diagnosi che sa di sentenza di morte certa. Ha tentato il suicidio, ma per una casualità non l'ha portato a termine. Edoardo non sa nulla del tentativo, ma dopo aver trovato una pistola comincia a sospettare. Una settimana più tardi, chiede alla moglie spiegazioni...
Storia partecipante al contest di Biancarcano: Oggetti e giocattoli dimenticati...o ricordati?
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore su FFZ e su EFP: BandBfun
Originale o fandom: Originale
Titolo: Virginia
Oggetto utilizzato: Orsacchiotto
Come è stato utilizzato l'oggetto: simbolo di quello che avrebbe potuto avere e che non potrà mai avere
 
VIRGINIA
 
Edoardo sta facendo colazione quando vede entrare in cucina la moglie Virginia.
"Hai dormito bene?" - le chiede.
Virginia si siede e prende una fetta biscottata.
"Come le altre volte. Nulla di nuovo." - gli risponde.
Virginia manda giù il boccone e posa l'alimento sul piattino: volge lo sguardo verso la finestra.
"Sai, ho fatto un sogno." - gli dice.
"Bello?" - le chiede.
"Più che bello, direi strano." - replica.
"Vuoi parlarmene?" - bevendo un po' di the.
"Non lo so, a dire il vero. Non saprei come spiegartelo." - gli dice.

"Beh, quando vorrai, io ci sarò." - le dice, finendo l'ultima fetta biscottata.
Virginia continua a volgere lo sguardo verso la finestra che da sul piccolo terrazzo.
"Lo so. Non hai bisogno di dirmelo." - le dice.

Sembra innervosita da quel rimando, ma il marito non se ne accorge.
Edoardo si alza: prende le tazzine e i piattini.
"Però, non dovresti tenerti dentro quello che pensi. Lo sai che non ti fa bene." - le fa notare, prendendo la di lei tazzina, neppure sfiorata.
Virginia si volta. È risentita, ma non sorpresa. Tuttavia, non vuole che il marito se ne accorga.
"Cosa vuoi dire?" - gli chiede, seguendolo con lo sguardo.
Edoardo sta andando verso il lavandino per lavare le stoviglie.
"Cosa volevi fare con la pistola quel giorno?" - le chiede, posando nel lavabo le cose da pulire.

Apre l'acqua, ma non troppo: vuole sentire le spiegazioni della moglie.
Virginia rimane in silenzio per qualche istante. Sa bene quale risposta vuole sentirsi dire il marito e sa che dirla equivarrebbe a confessare la verità.
Non ha intenzione di parlarne. 
"Di cosa stai parlando?" - ribatte con un'altra domanda.
"Lo sai benissimo." - le ribatte, lavando la tazzina - "Rispondimi." - le chiede, poggiandola sul ripiano.
Edoardo sa che cosa voleva fare sua moglie con quella pistola, ma vuole sentirlo dire da lei stessa.
Si ferma un istante: appoggia le mani sul bordo del lavabo. Il solo pensiero di scoprire di aver ragione lo fa tremare.
"E se non volessi?" - replica, con fare deciso.
Si è resa conto che la sua strategia non ha funzionato. Perciò, passa all'attacco.
"Non hai molto tempo." - le ricorda, con fare sarcastico.
Virginia cambia tono di voce: la velatura di decisione lascia il posto a quella di tristezza.
"E' vero, hai ragione. Non ho molto tempo." - gli ribatte, abbassando lo sguardo.
Edoardo di rende conto di aver sbagliato.
"Scusami, non avrei dovuto. Davvero, non volevo." - le dice.
Riprende a lavare i piattini.
"Non preoccuparti." - replica.
Virginia mette a posto la sua sedia e fa per avviarsi verso l'uscita dalla cucina.
"Dove vai?" - le chiede il marito.
"Un attimo nella mia stanza. Torno subito." - gli risponde.
"Va bene." - conclude.
Edoardo pulisce anche l'altro piattino. Avvolge le due tazzine e i due piattini nell'asciugamano che ha tenuto appositamente sulla spalla finora e le sfrega, per asciugarle. Le ripone nel pensile e appende l'asciugamano.

Si siede a tavola.
Incrocia le dita delle mani e su quel pugno così formatosi vi appoggia il viso: chiude gli occhi e aspetta.
Sospira.
Qualche istante più tardi, sente i passi veloci e agitati della moglie scendere le scale e avvicinarsi.

"Virginia..." - sospirando, vedendola entrare.
Lei inizia ad aprire ogni cassetto e ogni pensile, come a cercare qualcosa che non vuole farsi trovare.
"Dove l'hai messa?" - gli chiede, ripetutamente - "Dove l'hai messa?".
Edoardo segue i movimenti confusi e veloci della moglie: prova tanta pietà per lei, ma non interviene.
"Allora!?" - gli chiede, spazientita.
"Non è più qui." - le risponde.
"È di là?" - gli chiede.
Virginia gli si mette di fronte, con le braccia tese e le mani a stringere il bordo del tavolo; Edoardo vuole sentirle dire quello che sa essere successo quella mattina.
"Non è più in casa." - risponde, calmo.
"Come hai potuto?" - ribatte lei, infuriata.
"L'ho avvolta in un panno, con delle pietre: l'ho legato e gettato nel fiume, quel giorno stesso." - confessa, calmo.
Non ha mai visto sua moglie così arrabbiata con lui.
"Tu non avevi alcun diritto di intrometterti nella mia vita." - gli dice - "Io sola posso decidere di essa, hai capito?".
Edoardo si alza. Le afferra le braccia e la guarda dritta negli occhi.
"Lasciami andare!" - gli chiede.
"La tua vita è la mia vita! Se tu stai bene, allora io sto bene. Se tu stai male, allora anch'io sto male." - le dice.
Virginia pare spaventata, ma è ancora furiosa. Edoardo la lascia andare.
"E allora?" - ribatte.
"Allora nulla. L'ho fatto e lo rifarei ancora e ancora, finché sarà utile." - replica.
Virginia gli dà uno schiaffo.
"Va al Diavolo!" - ribatte.
"Dimmi che cosa volevi fare quella mattina." - le chiede, ancora.
"No!" - ribatte, secca.
"Dimmelo!" - le urla.
"Vuoi fare a gara a chi urla di più? Bene! No!" - ribatte, urlando.

Edoardo se ne va, lasciando Virginia lì a chiamarlo.
"Dove stai andando? Torna qui!" - gli ordina.
Fa ritorno un attimo dopo, con qualcosa in mano. È un orsacchiotto di peluche, giallo e con un giacchetto di tessuto scozzese.

L'ha scelto Virginia qualche giorno dopo aver scoperto di aspettare un figlio.
Stava ritornando da casa della madre quando l'ha visto esposto in una vetrina: l'è piaciuto e l'ha portato a casa.
Si era legata subito sia al bambino in arrivo sia a quell'orsacchiotto. E dopo aver abortito e scoperto di non poter più avere figli, ha cominciato a passare sempre più tempo con questo.
"Lascialo subito!" - replica, appena lo vede. Urla ed è agitata.
"A te la scelta: o mi dici quello che voglio sapere oppure andrà a fare compagnia alla pistola sul fondo del fiume." - le dice.
Virginia è combattuta: non sa se confessare o se vedere il bluff del marito; al contrario, Edoardo vuole avere la risposta che sta cercando: non cede di un passo. Tiene stretto l'orsacchiotto per una zampa, come un rapinatore tiene in ostaggio la cassiera per farsi dare l'incasso.
"Allora? Il silenzio vale assenso alla seconda ipotesi." - l'avvisa, per spronarla.
La mano di Virginia inizia a tremare e dai suoi occhi iniziano a uscire sempre più lacrime. Sul suo volto si forma un'espressione sempre più contrita. Si sente le gambe cederle, fino a cadere sulle ginocchia.
"Va bene! Parlerò!" - gli urla, crollando sotto il peso di quel ricatto - "Ma non fare nulla a Luce, per favore." - chiede come una sorta di ultimo desiderio.
"Chi è Luce?" - le chiede, sorpreso.
"È il nome che avrei dato alla bambina." - confessa - "Mi è sempre piaciuto come nome.".
"Come facevi a sapere che sarebbe stata una bambina?" - le chiede - "Era troppo presto per saperlo.".
"Una madre le sente certe cose." - ribatte.
Edoardo posa l'orsacchiotto sul tavolo; Virginia allunga il braccio e lo afferra per una zampa. Lo stringe tra le sue braccia.
"Ti prego, dimmelo." - le chiede, ancora una volta.

Edoardo si abbassa, così da poter vedere negli occhi sua moglie. Ma Virginia non glielo permette. Abbassa il capo fino ad appoggiarlo su quello dell'orsacchiotto e si dondola in avanti e indietro, senza mai smettere di stringerlo. Smette di piangere.
"Volevo farla finita." - confessa.
Edoardo ha chiesto la verità a sua moglie, solo per desiderare di non aver insistito così tanto per averla una volta resa nota.
"Fa male, sentirtelo dire. A te fa male dirlo?" - le chiede. Non sa che altro dire o pensare.
"Non più di quanto faccia male svegliarsi senza uno scopo." - ribatte.
Virginia non si limita a rispondere, ma inizia a raccontare quello che l'ha spinta a compiere quel passo estremo.
"Mi sono svegliata: mi sono chiesta perché l'avessi fatto e non ho saputo rispondermi. Pertanto, ho deciso di farla finita. Mi dispiace se ti avrei negato questi ultimi mesi, in caso di successo, davvero; ma che differenza avrebbe fatto? Prima abbiamo perso una bambina, poi abbiamo scoperto che ho un male incurabile..." - e si ferma, un istante, per riprendere - "Sapere di avere altri tre o quattro mesi potrà farti piacere, darti modo per prepararti ad affrontare quello che verrà, ma io non ne ho bisogno. Sono già pronta." - confessa.
Edoardo l'abbraccia: la stringe forte, assieme al suo orsacchiotto. Appoggia il mento sulle di lei spalle, lasciando che i lunghi e ricci capelli di lei gli tocchino la guancia.
"Perché non me ne hai parlato?" - le chiede, con voce incerta.
"Avrebbe fatto differenza? No, non avresti potuto fare niente." - replica, lasciando che il braccio destro andasse lungo la scapola del marito.
"È vero, non avrei potuto." - ammette.
Edoardo e Virginia rimangono abbracciati e racchiusi dai loro corpo l'orsacchiotto, con i suoi occhi di bottoni neri e il filo nero cucito sul muso che paiono sorridere, come quelli di un qualunque bambino al suo posto, per molto tempo.
Insieme, si lasciano andare.
Virginia sfoga la disperazione, dovuta al non poter avere una famiglia con l'uomo che ama da sempre, e la sua rabbia, per la diagnosi di un male incurabile che vale come una sentenza capitale; Edoardo si lascia andare, frantumandosi, trasformandosi da roccia d'appoggio della moglie ad un piccolo gessetto eroso dal vento: piange per quello che non ha potuto avere e per quello che avrebbe potuto avere, ma che non avrà tra non pochi mesi.
Quel quadretto che parrebbe normale, una coppia di genitori che si abbracciano e proteggono la loro creatura, è un'immagine cupa e devastante di quanto possa essere crudele a volte il destino: ha dato loro l'uno e l'altra, li ha illusi di poter avere tutto, di poter realizzare i loro sogni, per poi strapparli da questi con inaudita e inumana crudeltà e freddezza.

Nel tardo pomeriggio, Virginia si toglierà la vita.
Dirà al marito che andrà a farsi un bagno caldo, per rilassare i nervi, alquanto tesi dal loro confronto. Gli dirà ancora una volta quanto lo abbia amato, per tutto quel tempo, e andrà al piano di sopra. Edoardo le risponderà altrettanto e la lascerà andare. Nasconderà il suo disappunto per fare un ultimo regalo alla donna che ha dato senso alla sua vita. È chiaro a entrambi quello che succederà di lì a poco.
Virginia chiuderà la porta del bagno con la chiave. Aprirà l'acqua e la lascerà scorrere fino a quando non avrà riempito la vasca quasi fino al bordo. Vi entrerà e vi si stenderà. Sospirerà, un paio di volte, forse qualcuna di più, e vi si immergerà.
Edoardo aspetterà qualche minuto, seduto sul letto della loro camera. Sarà sul punto di alzarsi molte volte per andare a salvarla, ma non lo farà mai. Le sue dita stringeranno sempre più forte le lenzuola e ogni volta cercherà di reprimere i suoi istinti.
Poi sfonderà la porta del bagno. Entrerà e la troverà, nuda, distesa sul fondo della vasca. La guarderà e aspetterà qualche minuto prima di chiamare i soccorsi.
E nell'attesa del loro arrivo, si siederà al tavolo in cucina e stringerà l'orsacchiotto che tanto piaceva alla moglie.
 
   
 
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