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Autore: reila_guren    24/02/2017    6 recensioni
Il cucchiaino affondava nella mousse soffice come neve e l'aroma avvolgente del cioccolato gli arrivava alle narici anticipandone il gusto intenso sulla lingua. Alec aveva sentito dire che il cioccolato era afrodisiaco e ora capì che era vero, perché mentre il suo gusto pieno, caldo e forte si diffondeva nella sua bocca avvolgendola in modo quasi erotico, si sentì scaldare in tutto il corpo. O forse era solo la vicinanza di Magnus a procurargli quelle sensazioni, il suo braccio attorno alle spalle, la sua gamba avvolta da quei pantaloni che non lasciavano niente all'immaginazione premuta contro la sua. Non sapeva cosa fosse, ma voleva sentire il gusto del cioccolato attraverso la lingua e le labbra di Magnus e, non senza un certo stupore, si rese conto che poteva farlo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alec si appoggiò con le mani al piccolo lavandino del suo bagno all'Istituto ed esaminò con attenzione il proprio riflesso. La luce che pendeva dal soffitto, e che appena svegli risultava fin troppo accecante, era catturata dalle piastrelle bianche rendendo la stanza ancora più fastidiosamente luminosa e illuminava il suo volto ancora assonnato.
Non gli era mai piaciuto quello che vedeva allo specchio. Il volto pallido e spento che ricambiava il suo sguardo era sempre stato causa di disagio per lui. Il viso è la prima cosa a cui gli altri fanno attenzione, la prima cosa che notano, e lui sapeva che dal suo viso traspariva tutta la sua insicurezza e inadeguatezza. Era lì, facile da leggere come un libro aperto, il suo sentirsi costantemente fuoriposto e mai all'altezza, ed era certo che anche le persone che incontrava riuscivano a scorgere tutto ciò nei suoi lineamenti, per questo non gli piaceva guardarsi allo specchio. Il suo corpo, invece, evitava proprio di guardarlo. Quando faceva la doccia si asciugava e si vestiva senza nemmeno gettare uno sguardo allo specchio sopra al lavandino, perché sebbene fosse in forma grazie all'allenamento costante, era ricoperto di rune e cicatrici. Era il corpo di un guerriero, un'arma. Un insieme di muscoli fatti per uccidere e ferire, non qualcosa di bello che potesse essere guardato o addirittura apprezzato, ma qualcosa da nascondere con maglioni scoloriti e sformati.
Quando quella mattina Alec si guardò allo specchio, impiegò diversi minuti ad esaminare il proprio viso. Si avvicinò allo specchio fino a sfiorarne la superficie con il naso, riusciva a contare i peli delle sopracciglia uno per uno, e dopo un'attenta analisi capì con estremo stupore che Isabelle aveva ragione.
La sera prima Izzy era entrata nella sua stanza per dargli la buona notte. Era rimasta appoggiata allo stipite della porta nel suo pigiama fucsia, intenta a legarsi i capelli in una lunga e folta treccia e l'aveva osservato con attenzione, come se avesse qualcosa di strano. Alec aveva alzato un sopracciglio. Aveva qualcosa in faccia, forse? Ma Izzy si era limitata a dire: -Ti vedo davvero bene- ed era uscita chiudendosi la porta alle spalle, lasciando il fratello estremamente confuso.
Quando quella mattina si guardò allo specchio, però, capì cosa intendeva: Alec era cambiato. Si trattava di cambiamenti piccoli e quasi impercettibili se non si faceva molta attenzione, ma erano lì e ora anche Alec riusciva a scorgerli. La sua pelle sembrava più liscia e morbida, priva di oleosità. Il suo incarnato era sempre pallido, ma era un pallore diverso da quello al quale era abituato, un pallore più sano, senza segni scuri a cerchiargli gli occhi. La cosa più sorprendente, però, era che sul suo volto non c'era più traccia di quell'espressione di infelicità che per anni aveva scorto guardando il suo riflesso. Ora i suoi occhi brillavano.
Alec sfiorò le proprie labbra socchiuse riflesse nello specchio. Possibile che solo due mesi, appena otto settimane, fossero sufficienti a provocare un tale cambiamento? Perché Alec era certo di sapere cosa avesse causato questa diversità nel suo viso. Se per la maggior parte delle persone probabilmente si trattava solo di un cambiamento dovuto a più ore di sonno e meno lavoro, lui sapeva che non era così. C'era solo una ragione per questo cambiamento e quella ragione era Magnus Bane. Ma era davvero possibile che una relazione potesse provocare un tale miglioramento nella vita di una persona, tanto da essere evidente addirittura fisicamente? Alec non lo sapeva, ma non aveva dubbi che fosse merito di Magnus, perché lui lo rendeva felice come non era mai stato prima d'ora.
Solo pensare allo stregone fece sì che le farfalle che ormai sembravano essersi stabilite a tempo indeterminato nel suo stomaco sbattessero le ali tutte emozionate. Alec si sentiva ridicolo. Non era un'adolescente che pensava al suo primo ragazzo! Ok, in realtà lui stava davvero pensando al suo primo ragazzo, ma non era una ragazzina. Era un uomo di quasi vent'anni e gli uomini di quasi vent'anni non avevano gruppi di farfalle che svolazzavano nel loro stomaco come fastidiosi e inopportuni parassiti e non avevano nemmeno quel sorriso idiota che aveva lui in quel momento. In realtà non era nemmeno sicuro di poter definire Magnus il suo ragazzo. Non ne avevano mai parlato e lui non era neanche sicuro che si dovesse discutere una cosa del genere, quindi non era certo di quale termine attribuire al loro rapporto, ma gli piaceva come il nome di Magnus e le parole "mio ragazzo" suonavano insieme.
Alec tornò a concentrarsi sul proprio riflesso. Come se non bastasse, pensare a Magnus gli aveva tinto le guance e le orecchie di un delicato rosa confetto. Alec Lightwood con le farfalle nello stomaco e la faccia color caramella. Se Jace l'avesse saputo l'avrebbe preso in giro per il resto della sua vita, doveva darsi un contegno. Provò a concentrarsi su quello che doveva fare quel giorno, ma era così facile lasciare che la mente scivolasse in zona Magnus. Magnus... il suo Magnus che non solo l'aveva notato in mezzo a decine di altre persone, in mezzo a Jace e a Isabelle, ma che per qualche oscura ragione che continuava a sfuggire alla comprensione di Alec aveva detto: voglio quello lì. Proprio quello con i capelli spettinati e i maglioni informi mangiati dalle tarme che cerca di apparire invisibile. Magnus doveva essere stato ubriaco, non c'era altra spiegazione. Una sbronza che apparentemente continuava da ormai due mesi, perché dopo quel primo, per certi versi disastroso, appuntamento ne era seguito un altro, poi un altro ancora e un altro ancora, così per due mesi. Otto settimane di fantastici, meravigliosi appuntamenti con Magnus Bane. Certo, lui non aveva termini di paragone perché non aveva avuto altri appuntamenti nella sua vita, ma se il modo in cui tutte le sere che avevano passato insieme erano finite, con loro due avvinghiati sul divano con il fiato corto per i troppi baci era un fattore indicativo di qualità, allora non aveva dubbi che i loro appuntamenti fossero andati benissimo. Alec dovette pizzicarsi il braccio per accertarsi di non stare sognando, perché non era possibile che uno come Magnus potesse desiderare di uscire con uno come lui e soprattutto voler continuare a farlo per otto settimane. E quella sera si sarebbero visti di nuovo.
Si stava domandando quanto tempo avrebbe impiegato lo stregone a smaltire quella sbornia sorprendentemente lunga, quando sentì il telefono vibrare. Lo prese dall'angolo del lavandino sul quale lo aveva appoggiato e vide l'avviso di un messaggio da parte di Magnus. No, non solo "Magnus", perché una settimana prima aveva finalmente trovato il coraggio di aggiungere un cuoricino dopo il nome dello stregone. Tutto ciò era imbarazzante e se qualcuno l'avesse scoperto, Alec avrebbe dovuto ucciderlo. Alla vista di quel nome con annesso cuoricino che lampeggiava sullo schermo del telefono, la miriade di farfalle che avevano deciso di campeggiare nel suo stomaco iniziarono a sbattere le ali frenetiche e sovraeccitate. Si trattenne dal rimproverarle solo perché era impaziente di leggere il messaggio e perché era consapevole che parlare con il proprio stomaco era ridicolo.
Il messaggio non era molto diverso da quelli che aveva ricevuto durante le ultime settimane, Magnus gli dava il buongiorno e gli diceva che non vedeva l'ora di vederlo quella sera. Le farfalle sembravano impazzite, svolazzavano ad una velocità assolutamente impossibile e si schiantavano contro le pareti del suo stomaco, scombussolandolo. Magnus non vedeva l'ora di vederlo. Magnus era impaziente di vederlo tanto quanto lui. Tutto ciò era talmente assurdo da risultare quasi comico. Forse era uno scherzo o forse era intrappolato in una specie di coma e stava sognando tutto. In quel caso sperava di non svegliarsi più. Sorrise stupidamente al telefono e rispose a Magnus Con Cuoricino, poi iniziò a prepararsi per affrontare la giornata.


Quando suonò il campanello di Magnus era in perfetto orario. Sapeva che lo stegone non gradiva chi arrivava in anticipo o in ritardo, quindi sebbene fosse arrivato in anticipo di ben quindici minuti, era rimasto a gironzolare fuori dal portone fino alle diciannove per non disturbarlo. Sapeva che a Magnus non sarebbe importato più di tanto, era straordinariamente indulgente con lui, ma ci teneva a fare una buona impressione. Magnus gli aprì il portone, ma quando Alec arrivò davanti alla sua porta d'ingresso la trovò chiusa. Era la prima volta che lo stregone non gli apriva personalmente la porta e non sapeva cosa fare. Doveva bussare? Doveva semplicemente entrare? Non era sicuro che il loro rapporto fosse già ad un livello tale da permettergli di entrare liberamente in casa sua, quindi forse era meglio bussare. E se Magnus fosse stato impegnato? Forse era per quello che non era venuto ad aprire la porta, aveva di meglio da fare. Ovviamente aveva di meglio da fare, lui era Magnus Bane, probabilmente aveva centinaia di cose migliori da fare che passare il venerdì sera con uno che se ne stava a ciondolare incerto davanti alla sua porta di casa. Di colpo si sentì di troppo. Stava imponendo la sua presenza a qualcuno che non lo voleva. Si mordicchiò il labbro incerto su cosa fare.
-Stai contando le mattonelle, lì fuori, Alexander?-
La voce calda di Magnus lo raggiunse attraverso la porta chiusa e trasalì. Senza indugiare oltre allungò la mano e girò la maniglia. Davvero bastava una porta chiusa a fargli dubitare che Magnus lo volesse lì?
La stanza era illuminata fiocamente da tante lampade che emanavano una piacevole luce soffusa che si infrangeva sulle tende e sui svariati cuscini rossi disseminati in giro, creando eleganti bagliori rossastri. Al centro della stanza era stato apparecchiato un tavolo al quale Magnus stava apportando gli ultimi tocchi. Indossava un paio di pantaloni di pelle rosso scuro, talmente stretti che Alec era abbastanza sicuro che gli fossero stati cuciti addosso, perché non era fisicamente possibile riuscire ad entrare dentro a pantaloni tanto attillati, e una camicia nera di un tessuto che lui non sapeva cosa fosse, ma che sembrava davvero piacevole da toccare. E magari anche da togliere... Magnus gli dava le spalle e lo sguardo di Alec era sceso sul suo sedere, stretto dentro quei pantaloni che era certo dovesse essere un peccato capitale indossare o anche solo guardare, ma che facevano un tale effetto su quel corpo fantastico che lui non era grado di distogliere lo sguardo. Quanto avrebbe voluto infilare le mani dentro a quei pantaloni. Alec stava praticamente sbavando mentre si mangiava Magnus con gli occhi, ed era sicuro che lo stregone fosse perfettamente consapevole dell'effetto che aveva su di lui, perché quando si voltò aveva un sorrisetto divertito.
-Visto che abbiano deciso di restare a casa, ho pensato di preparare la cena.- Disse quando Alec si fu avvicinato.
-Tu cucini?- Domandò Alec sorpreso. Non riusciva ad immaginare Magnus fare qualcosa di normale come affettare una cipolla o girare un sugo perché non si attaccasse. Se voleva mangiare andava al ristorante o faceva comparire qualcosa con la magia. Magnus ridacchiò.
-Sì, io cucino e sono anche piuttosto bravo- disse sistemando una bottiglia di vino al centro del tavolo, poi si avvicinò ad Alec. -In effetti ci sono molte cose in cui sono piuttosto bravo.-
Alec avvampò all'istante, diventando della stessa tonalità di rosso dei cuscini sul divano, perché il modo in cui l'aveva detto, il modo in cui l'aveva praticamente soffiato nel suo orecchio, non lasciva dubbi sul significato di quelle parole e Alec sapeva perfettamente quanto fosse bravo Magnus in certe cose. O almeno lo immaginava, perché Magnus riusciva a lasciarlo senza fiato semplicemente baciandolo e sfiorandolo nei punti giusti, quindi era certo che fosse eccellente anche in tutto il resto. Era consapevole che il rossore del suo viso si era diffuso anche al collo e si chiese distrattamente se buttandosi tra i cuscini rossi sarebbe riuscito a mimetizzarsi e a impedire a Magnus di compatirlo, ma lo stregone lo aveva già preso per mano e lo stava conducendo al tavolo. Quando le loro dita si toccarono, le farfalle nello stomaco di Alec fremettero emozionate.
-Ti ho preparato dei piatti tipici indonesiani- spiegò Magnus facendolo accomodare. Le sue mani sfiorarono leggere le spalle del ragazzo prima di sedersi di fronte a lui.
Alec guardò il piatto davanti a sé. C'era del riso fritto sul quale erano stati adagiati pezzetti di pollo e gamberetti. Il profumo esotico delle spezie con il quale era stato cucinato era inebriante, sentiva la paprika e il curry solleticargli le narici. Su un grande piatto da portata erano disposti diversi spiedini e tutto attorno c'erano piccole ciotoline contenenti salse di vari colori. Alec non era sicuro di cosa fossero, ma il profumo era particolare e decisamente invitante. Era felice che Magnus avesse voluto condividere con lui questo pezzo del suo paese d'origine. Sapeva che non amava particolarmente parlarne, perché ogni volta che gli aveva fatto domande lui aveva risposto in modo evasivo, quindi immaginava che non avesse molti ricordi piacevoli legati alla sua terra e gli era grato che avesse fatto tutto questo per lui. Si chiese cosa avesse provato cucinando quei piatti che forse erano in qualche modo legati a ricordi dolorosi e sperò che prima o poi Magnus si fosse fidato di lui abbastanza da volerli condividere.
-Questo si chiama nasi goreng- spiegò Magnus indicando il piatto di riso che aveva davanti. -Significa letteralmente riso fritto ed è il piatto tipico indonesiano per eccellenza. Quelli invece sono sate ayam, spiedini di pollo. Si mangiano con tantissimi tipi di salsa, io stasera ho fatto la salsa di arachidi, di peperoncino e di ananas. Mangia.-
Alec accolse con piacere l'invito di Magnus e assaggiò il riso. Il suo sapore speziato gli esplose in bocca, era così buono che si lasciò sfuggire un gemito imbarazzante. Passò agli spiedini che provò con tutti i tipi di salsa, e decise che la sua preferita era assolutamente quella all'ananas. Li avrebbe mangiati tutti se avesse potuto, il sapore dolce e fruttato della salsa si sposava perfettamente con quello delicato della carne, ed era esaltato dal vino che Magnus aveva scelto. E per completare questo quadretto già perfetto di suo, Magnus si era appena leccato via un po' di salsa dalle labbra.
Alec non riusciva a credere che tutto ciò stesse succedendo davvero. Era venerdì sera e lui non era all'Istituto ad allenarsi o a studiare, mentre Izzy e Jace erano in giro per locali. Era venerdì sera e lui stava mangiando con Magnus. Stava mangiando i piatti che Magnus aveva cucinato appositamente per lui e intanto gli raccontava come aveva passato la giornata, e la cosa più sconcertante era che lo stregone sembrava sinceramente interessato a sapere tutte le cose noiose che aveva fatto e questa cosa andava avanti da ben due mesi. Le farfalle nel suo stomaco iniziarono di nuovo a palesare la loro presenza. Possibile che avessero ancora spazio per volare dopo tutto il cibo che aveva mangiato? Ripensò a quella mattina davanti allo specchio e ricordando il suo viso disteso, la sua pelle liscia e il suo sguardo finalmente felice non riuscì a trattenere un sorriso, perché finalmente anche lui aveva quello che aveva sempre sognato.
-Che c'è?- Chiese Magnus sorridendo a sua volta.
Il sorriso di Alec si allargò ancora di più e sentì le sue guance scaldarsi.
-Niente- disse scuotendo la testa senza smettere di sorridere, ma poi decise che poteva dirlo a Magnus e che non solo poteva, ma voleva che lui sapesse quanto la sua presenza stesse incidendo nella sua vita. -È solo che stamattina è successa una cosa. In realtà è successa ieri... Izzy ha detto una cosa strana, qualcosa sul fatto che mi "vedeva davvero bene", e stamattina guardandomi allo specchio ho notato che aveva ragione. Sembro diverso, sembro...-
Non sapeva come continuare, ma Magnus concluse la frase per lui.
-Sembri più felice.- Disse con un sorriso e Alec annuì, abbassando lo sguardo cercando di nascondere il proprio sorriso che non voleva saperne di scivolare via dalle labbra. Era come se si vergognasse della propria felicità, il che era stupido, perché sapeva che non c'era niente di cui vergognarsi, tuttavia non poteva farne a meno. Forse dipendeva dal fatto che aveva passato anni a negarsi quella felicità, a pensare di non meritarla, perché l'avrebbe potuta trovare solo con un uomo e questa era la cosa più sbagliata del mondo, ma mentre era lì, nel loft di Magnus a mangiare spiedini con salsa all'ananas insieme a lui, non riusciva proprio a sentirsi in colpa.
-Lo so- disse Magnus. -Me ne sono accorto anche io e devo dire che la felicità ti dona. Sei ancora più bello di quando ti ho conosciuto.-
Alec era abituato al fatto che Magnus flirtasse con lui, ma questo non gli impedì di arrossire. Intanto sia le farfalle che il sorriso erano ancora lì.
Magnus lo guardò per un momento, poi si sporse sul tavolo e lo baciò, cogliendolo di sorpresa. Alec sussultò, ma si rilassò subito e schiuse le labbra, accogliendo la lingua di Magnus nella sua bocca. Sentiva tracce di peperoncino sulla punta della sua lingua, abbastanza forti da essere percepite, ma non abbastanza da risultare fastidiose, anzi, rendevano il bacio ancora più bello. Emise un sospiro di piacere e stava per sporgersi verso Magnus per approfondire il bacio, ma lo stregone si staccò.
-Abbiamo tutta la sera per questo, ora c'è un'ultima cosa che ho preparato.- Disse e asciugò le proprie tracce di saliva sulle labbra di Alec con il pollice. Si alzò e con un gesto distratto della mano fece sparire piatti sporchi e residui di cibo e aprì il frigorifero. Ne tirò fuori due tazze di fine porcellana che contenevano una sontuosa mousse al cioccolato. Alec l'acquolina in bocca. Adorava il cioccolato e Magnus lo sapeva, perché ogni volta che andavano al ristorante ordinava un dessert a base di cioccolato, ma mangiarne uno fatto proprio da lui apposta perché sapeva che Alec lo avrebbe gradito era tutta un'altra cosa. Con un gesto della mano accese lo stereo che iniziò a diffondere una musica che Alec avrebbe definito sensuale, e si accomodarono sul divano. Il cucchiaino affondava nella mousse soffice come neve e l'aroma avvolgente del cioccolato gli arrivava alle narici anticipandone il gusto intenso sulla lingua. Alec aveva sentito dire che il cioccolato era afrodisiaco e ora capì che era vero, perché mentre il suo gusto pieno, caldo e forte si diffondeva nella sua bocca avvolgendola in modo quasi erotico, si sentì scaldare in tutto il corpo. O forse era solo la vicinanza di Magnus a procurargli quelle sensazioni, il suo braccio attorno alle spalle, la sua gamba avvolta da quei pantaloni che non lasciavano niente all'immaginazione premuta contro la sua. Non sapeva cosa fosse, ma voleva sentire il gusto del cioccolato attraverso la lingua e le labbra di Magnus e, non senza un certo stupore, si rese conto che poteva farlo. Ancora faticava ad accettare il fatto che ora non solo aveva qualcuno che poteva baciare quando voleva, ma che quel qualcuno per qualche strano motivo voleva essere baciato da lui. Quindi perché non cedere al desiderio? Si voltò e sollevò il viso fino a incontrare le labbra di Magnus. Le accarezzò con la punta della lingua e chiuse gli occhi, abbandonandosi alla loro morbidezza e al loro gusto delicato di cioccolato, e quando lo stregone aprì la bocca permettendogli di far scivolare dentro la lingua, il suo gusto avvolgente esplose più forte, intenso e caldo che mai. Senza staccarsi appoggiò la mousse sul tavolino davanti al divano e affondò una mano tra i capelli di Magnus. L'altra mano scivolò dalla vita lungo tutto il fianco, salì sul petto coperto dalla stoffa morbida della camicia e si fermò sul suo collo. I baci di Alec erano diversi da quelli di Magnus, più impetuosi. Se Magnus lo baciava in modo controllato, lento e profondo, Alec lo baciava in modo frenetico, inesperto e confuso, ma dopotutto aveva anni di baci non dati da recuperare e comunque allo stregone sembravano piacere molto i suoi baci. Magnus appoggiò la testa allo schienale del divano e Alec lo seguì senza abbandonare le sue labbra, ma ora la posizione era troppo scomoda per essere mantenuta a lungo, quindi si sollevò e si sedette sopra di lui, con le gambe ai lati di quelle di Magnus. Le sue mani accarezzavano lentamente la nuca dello stregone, sentiva il suo cuore battere accelerato contro il suo petto e le sue mani scorrere su e giù lungo la schiena. Si staccò per mancanza d'aria e Magnus ne approfittò per stendersi completamente sul divano, tirandolo giù con lui. Era così che finivano tutte le loro serate insieme. Solitamente il divano era sempre diverso, perché Magnus non riusciva a mantenere lo stesso arredamento più a lungo di una settimana, ma c'era sempre un comodo divano pronto ad accogliere i loro baci e le loro carezze. Questa volta il divano era di un rosso intenso, il colore prevalente di tutto l'arredamento della serata, e sebbene fosse molto comodo starci seduti, era decisamente troppo piccolo per accogliere due uomini alti come loro.
Alec tornò a baciarlo e intrecciò le gambe a quelle di Magnus in cerca di un posizione abbastanza comoda per continuare a farlo, ma quando si rese conto che era impossibile emise un grugnito infastidito.
Magnus si staccò ansante e disse: -Vuoi che andiamo in camera?-
Alec sentì un campanello d'allarme nella sua testa e si irrigidì, perché baciarsi e accarezzarsi andava bene, anche strusciarsi un po', ma andare in camera voleva dire andare sul letto e il letto apriva tutta una serie di opportunità che non era sicuro di essere pronto a cogliere. Si morse il labbro indeciso su cosa fare. Magnus gli piaceva, gli piaceva davvero tanto, più di quanto gli fosse mai piaciuto nessuno in vita sua e sapeva che anche lui piaceva a Magnus, ma non era certo di voler compiere quel passo, non ancora almeno.
Lo stregone sembrò capire i dubbi che gli affollavano la mente, perché si tirò su e disse: -Voglio solo continuare quello che stavamo facendo, niente di più. Non deve succedere niente di diverso dalle altre volte, ma a letto staremo più comodi.-
Alec si sentì subito più tranquillo, sapeva che non l'avrebbe costretto a fare niente che non voleva, quindi annuì e si alzò e Magnus lo prese per mano, guidandolo verso la sua camera da letto.
Era la prima volta che Alec entrava nella sua camera, l'aveva vista di sfuggita attraverso la porta lasciata sempre socchiusa per far sì che Chairman Meow fosse libero di gironzolare a suo piacimento, ma era la prima volta che ci entrava. Si sentì elettrizzato e anche un po' fiero di essere accolto nel luogo più intimo e personale di Magnus.
Lo stregone lo guidò verso il letto dalle lenzuola di seta color porpora e quando Alec si stese tra il numero assolutamente improponibile di cuscini che lo adornavano, gli fu subito sopra.
Se baciare Magnus sul divano era bellissimo, farlo a letto era quasi un'esperienza mistica. Il divano era stretto, dovevano assumere posizioni che la maggior parte delle volte erano tutt'altro che comode, mentre quel letto era enorme. Alec avrebbe potuto allargare completamente gambe e braccia e ci sarebbe comunque stato comodamente. Allargò un po' le gambe e Magnus si stese tra di esse. Ora i loro corpi aderivano completamente, ogni centimetro del suo corpo era a contatto con quello di Magnus ed era la sensazione più bella che avesse mai provato. Intrecciò le gambe attorno alla sua vita e lo attirò ancora di più a sé. Ripresero a baciarsi con trasporto e ad esplorarsi con le mani in modo nuovo, più intenso e completo. Alec sentiva i gemiti soffusi che Magnus emetteva nella sua bocca e le sue mani accarezzargli il petto e le gambe, e quando iniziò a ruotare il bacino contro il suo gli sembrò di poter andare a fuoco da un momento all'altro. Magnus era eccitato, lo sentiva attraverso i pantaloni e la cosa aveva dell'incredibile. Come poteva Magnus, un uomo che aveva avuto centinaia di amanti molto più esperti di lui, avere un'erezione solo baciandolo? Tutto ciò era impossibile. Intanto anche nelle mutande di Alec la situazione non era certo tranquilla, ma in questo caso la cosa era assolutamente normale visto il modo in cui Magnus lo stava baciando. Sollevò un po' i fianchi, andando incontro ai suoi movimenti rotatori e quando le loro erezioni coperte dai pantaloni premettero l'una contro l'altra, entrambi emisero un gemito di piacere. Magnus si staccò appena e sospirò sulle sue labbra, poi scese a leccargli il collo, aumentando il ritmo del movimento dei suoi fianchi. La stimolazione che subiva la sua erezione anche attraverso i pantaloni, era tale che Alec, inesperto com'era e non abituato a quel tipo di attenzioni, fu presto al limite. L'orgasmo lo colse di sorpresa, forte e impetuoso come una tempesta. Gemette e gettò indietro la testa mentre si liberava dentro le sue stesse mutande, ora piene della prova del primo orgasmo che aveva raggiunto con qualcun altro. Si sentì in imbarazzo di essere venuto nei pantaloni per così poco, avrebbe voluto nascondere il rossore del suo viso contro il petto di Magnus, ma lo stregone glielo impedì catturando di nuovo le sue labbra. Non aveva smesso di muoversi, anzi, i suoi movimenti si erano fatti più frenetici, e sebbene ora la stimolazione che Alec sentiva fosse un po' fastidiosa, anche lui continuò a muoversi. Continuò a muoversi, perché voleva che anche Magnus provasse quello che aveva appena provato lui, quindi continuò ad andargli incontro col bacino, ignorando la situazione bagnata e fastidiosa che aveva dentro le mutande, finché sentì lo stregone tendersi e stringersi a lui, affondando il viso tra i suoi capelli e liberando il suo piacere nelle mutande proprio come lui. Alec gli accarezzò la schiena, accompagnandolo nel suo orgasmo e continuando anche dopo, finché il respiro di entrambi non fu tornato regolare. Magnus ripulì tutti e due con un pigro gesto della mano e si stese accanto a lui, con gli occhi chiusi e un sorriso appagato sul volto, e Alec iniziò ad accarezzargli il petto con la mano. Sapeva che probabilmente era tardi e avrebbe fatto meglio ad andare, ma stava così bene in quel letto e aveva così sonno che non trovava la forza di alzarsi. Forse poteva... non era mai successo e non era sicuro che fosse il caso, magari Magnus non voleva. Ma dopotutto chiedere non costava niente.
-Posso... posso dormire qui, stanotte?- Chiese timidamente, una volta certo di riuscire a parlare.
Il sorriso di Magnus si allargò ancora di più e rispose: -Certo.-
Aprì gli occhi e si voltò a guardarlo. Gli accarezzò la guancia con un dito e aggiunse: -Vado a farmi una doccia veloce, tu mettiti pure sotto le coperte.-
Fece comparire una maglietta e un paio di comodi pantaloni e li lasciò sul letto per lui, poi andò in bagno. Alec si spogliò e si mise i vestiti che Magnus gli aveva dato e titubante si mise sotto le coperte. Era strano invadere così il suo letto, non sapeva nemmeno in quale lato dormisse solitamente Magnus. Magari aveva preso proprio il suo lato. Di colpo si pentì di avergli chiesto di dormire lì. E se in realtà non lo voleva e gli aveva detto di sì solo perché era troppo gentile per rifiutare? E poi lui non aveva mai dormito con nessuno che non fosse Izzy quando erano piccoli. E se gli avesse preso tutte le coperte durante il sonno? E se gli si fosse avvinghiato addosso soffocandolo in una stretta mortale? E se avesse sbavato sul cuscino? Alec era certo che solo il cuscino sul quale stava appoggiando la testa fosse più costoso del suo intero guardaroba. Cosa gli era venuto in mente chiedendogli di dormire lì? Ma ormai era troppo tardi per scappare, perché Magnus era uscito dal bagno e lo stava raggiungendo a letto con un sorriso sulle labbra. Alec ricambiò il suo sorriso, ma risultò più incerto del suo e quando lo stregone si stese accanto a lui sotto le coperte, iniziò a strisciare il più lontano possibile, fino a che non fu sul bordo del letto e se avesse continuato sarebbe caduto. Ecco, sì, sarebbe rimasto lì tutta la notte, sveglio per accertarsi di non rubare le coperte, di non strangolare Magnus e di non danneggiargli il cuscino. Era un piano perfetto.
-Che cosa fai appollaiato lì sul bordo del letto?- Chiese Magnus con tono divertito.
Alec imbarazzato borbottò qualcosa che suonò come un incrocio tra un pigolio e la parola "disturbare".
Magnus trattenne una risata e tendendo il braccio disse: -Vieni qui.-
Alec titubante si spostò un po' di più al centro del letto e Magnus lo attirò a sé, avvolgendolo con le braccia.
-Ecco, così va bene.- sospirò soddisfatto lo stregone chiudendo gli occhi.
Alec non riuscì a trattenere un sorriso e mentre si stringeva maggiormente al fianco di Magnus, sentì un delicato frullio di ali di farfalla.
  
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