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Autore: Meramadia94    24/02/2017    2 recensioni
Riguardando gli episodi riguardo al caso dell'uomo che fischiettava mi è venuta un'improvvisa ispirazione e non ho resistito.
E se quella notte le cose fossero andate in maniera leggermente diversa?
Riusciranno Sato e Takagi a dirsi ciò che provano l'uno per l'altra prima che sia troppo tardi?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Detective Boys, Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~Se tentare di convincere Sakura a tornare a casa  dopo averla informata di quanto era accaduto al fratello era stata una totale perdita di tempo, tentare di convincerla almeno a restare ad aspettare alla centrale di polizia o tornare al convitto per riposare un po' fu altrettanto inutile.
L'unica cosa che erano riusciti ad ottenere, mentre preparavano l'elicottero per giungere sul posto,  l'elisoccorso ed informavano il SIT affinchè preparasse una missione di salvataggio, era di tornare al convitto per lo meno a rilassarsi un paio d'ore.
E così fece. Tornò al convitto dove alloggiava, ingoiò quasi un panino, e fece una doccia per poi cambiarsi. Una camicetta azzurra, giacca nera, jeans chiari e tronchetti neri a tacco basso. Aveva pettinato i capelli in una treccia che le ricadeva sulla scapola destra.
Poi era salita sull'elicottero della polizia, assieme agli ispettori Sato e Shiratori.
Si era seduta sul sedile in fondo, desiderosa di stare da sola con i propri pensieri, lasciando correre lo sguardo fuori dal finestrino.
'' Ehy...''- fece Sato raggiungendola, sedendosi vicino a lei con due lattine di caffè -'' Ne vuoi una?''
Sakura sorrise tristemente e poi tese la mano per prendere la lattina. Riteneva di avere già troppa adrenalina in corpo per permettersi di bere una lattina di caffè, ma allo stesso tempo sentì di averne bisogno.
Era preoccupata. Anzi, era atterrita. Non importava a cosa pensasse per cercare di calmarsi. L'ansia che le serrava la gola e la bocca dello stomaco era sempre lì, come la più fedele delle amiche.
'' Grazie...''- fece la giovane aprendo la lattina e mandandone giù i primi quattro sorsi.
'' Sei preoccupata, vero?''- fece Sato con un tono che non faceva niente per nascondere che anche lei lo era, ma dal momento che era un agente di polizia e con i nervi saldi per natura, riusciva a controllare meglio il suo stato d'animo in tumulto -'' Scusa, domanda stupida.''
Ovvio che era preoccupata.
'' Puoi dirlo forte...''- sì, Matsumoto le aveva spiegato in mille lingue che quelli del SIT erano soldati super addestrati, i migliori sul campo, svegli e scattanti ai queli interessava solo il benesessere dell'ostaggio... ed aveva visto parecchi film e serie poliziesche in cui vi erano delle irruzione della squadra recupero ostaggi in banche o vecchi magazzini, ed in genere per gli ostaggi, nove volte su dieci finiva bene.... era quella la differenza con la vita reale. Nella realtà non c'erano copioni che  si concludevano con  i buoni che vincevano e i cattivi che venivano puniti... se così fosse stato, anni prima, anche i suoi genitori malgrado avessero subito un impatto violento sarebbero tornati da loro, sarebbero riusciti ad uscire dalle lamiere della loro macchina prima che questa prendesse fuoco...
'' Le cose non vanno come nei film. Non c'è la minima certezza, e l'idea che possa andare storto qualcosa... mi è rimasto solo lui. E' tutta la mia famiglia.''
'' Avete... sì, insomma... avete sofferto molto...?''- fece Miwako dandosi della stupida per l'ovvietà della domanda. Certo che avevano sofferto. Lei stessa aveva sofferto tantissimo quando suo padre era morto investito da un camion nel tentativo di salvare un sospettato... ma almeno a lei, era rimasta sua madre e l'affetto dell'ispettore Megure che era stato come un padre.... loro due invece avevano perso entrambi, e si erano ritrovati in casa famiglia.
'' Eravamo già grandi quando ci hanno messo in istituto... gli altri bambini se ne andavano, uno dopo l'altro... noi invece restavamo.''- fece Sakura -'' Era ovvio che ci saremmo rimasti fino a che mio fratello non avesse compiuto la maggiore età... e per tutto il tempo non ha fatto che dirmi... Tranquilla bocciolo, avrò cura io di te.'' - fece Sakura ricacciando una lacrima monella, ricordando il sorriso e le carezze del fratello, che cullavano il suo sonno durante le notti in casa famiglia... ed in quel momento desiderà ardetemente essere di nuovo in istituto, quello stesso istituto che le ricordava che non avrebbe più avuto una madre ed un padre, ma almeno ci sarebbe stato suo fratello.
'' E l'ha fatto sai?''- fece Sakura sorridendo leggermente -'' Ha compiuto vent'anni, ha firmato per avere la mia tutela... a scuola gli hanno dato una borsa di studio, andavamo avanti con quella e i sussidi per studenti lavoratori... poi lui è entrato all'investigativa ed io all'inizio del semestre ho avuto la possibilità di trasferirmi in un convitto... è una vecchia pensione provvista di bar, riemessa a nuovo dal nipote del proprietario defunto...''
'' E come ti ci mantieni?''- fece Sato curiosa. In fin dei conti era pur sempre la sorella dell'uomo che amava e con il quale un giorno sperava di costruire un futuro, una famiglia... interessarsi a lei e alla sua vita era il minimo.
'' Siamo pochi lì, facciamo i turni al bar e per le pulizie, più la borsa di studio.... siamo sempre uniti, ci vediamo spesso e ci telefoniamo, ma adesso ognuno sta per conto suo...''- in quel momento, anche se aveva avuto il benestare di suo fratello, avrebbe voluto non essere andata a vivere per conto suo, solo per aver avuto più tempo per stare con l'amato fratello maggiore...
Ricordava ancora l'ultima mail che questi le aveva scritto prima di sparire...  che era impegnato in un caso molto complicato e che probabilmente, subito dopo la sua risoluzione, sarebbe partito per un centro termale fuori città... e che sarebbe stato in dolce compagnia...
'' Quando mi ha detto che avrebbe passato qualche giorno fuori città con una persona...''- fece Sakura -'' Non era questo quello che pensavo. E nemmeno lui.''
'' Ah...''- fece Sato arrossendo -'' quindi... lo sapevi...''
'' Si. Mi ha confidato di essersi innamorato di una donna bellissima, volitiva, determinata, e con un forte senso di giustizia e del dovere...''- fece Sakura con sorriso birichino in volto -'' La descrizione corrisponde pienamente.''
'' Sakura...''- l'avrebbe odiata. Ne era certa. Se fosse successo qualcosa a suo fratello, non gliel'avrebbe perdonato mai -'' E' stata colpa mia. Sono stata io a cacciarlo in questo guaio... se non gli avessi promesso di partire assieme per una breve vacanza in caso fossimo riusciti a risolvere il caso prima che scadesse il termine... e sono stata io a dirgli di andare a prendere Eiki Nabei... ma ti assicuro, non sospettavo minimamente che...''
'' Tranquilla.''- fece la ragazza -'' Non ce l'ho con te. L'unica persona da incolpare per questa situazione assurda è l'assassino.
Ovviamente... mi riferisco ad Hiramune.''- l'ultima frase sorprese non poco la detective Sato. Si aspettava di saperla furiosa contro di lei per aver spedito ( seppur involontariamente) suo fratello tra le braccia di un assassino che poi aveva reagito male... o che fosse piena di rabbia nei confronti dello stesso Nabei per aver usato Takagi come garanzia per la fuga... Sakura però pareva avercela solo con Doji Hiramune. Vittima di quell'omicidio, ma responsabile di una catena di sangue che aveva portato tutti loro al punto in cui si trovavano al momento.
'' Non voglio dire che perdono Nabei.''- fece la giovane -'' Ha ammazzato una persona e quindi è giusto che vada in galera... ma per quello che hanno fatto a lui non c'è pena... se anche i nostri genitori fossero morti ammazzati da un pazzo ed avessi toccato con mano che il colpevole non avrebbe mai pagato... non so come avrei reagito.... ma ti assicuro...''
'' Wataru non te l'avrebbe mai permesso.''- fece Sato sorridendo -'' Lo so... lui è fatto così... è generoso, gentile, con un forte senso dell'onestà e della lealtà... a volte pare che salvare gli altri sia la sua missione...''- o per lo meno, era riuscito a salvare lei dal dolore, dalla solitudine, prendendo a pugni il muro che si era costruita attorno per proteggere sè stessa da altro dolore e gli altri dalla sfortuna che si era convinta di portare... e poi l'aveva salvata da una fine davvero poco consona ad una persona che ribadiva sempre che la giustizia era una parola da non usare con leggerezza: se quel giorno Takagi non fosse intervenuto e l'avesse ascoltata quando lo aveva implorato, per il bene di entrambi, di dimenticarsi di lei e di innamorarsi di un'altra donna, si sarebbe solo abbassata al livello di colui che aveva ucciso Matsuda.
E non aveva voglia di ingoiare polvere.
'' E ha degli occhi da favola...''- si lasciò sfuggire con aria sognante per poi arrossire subito dopo, una volta constatato che l'aveva detto ad alta voce.
'' Lo ami?''- fece Sakura seria.
Sato si stupì, ma in fin dei conti era una domanda legittima. Seppur non ci fosse mai stata una vera e propria dichiarazione, lei gli aveva dato più volte segno di essere innamorata di lui, lui seppur con parecchio impaccio aveva dimostrato di ricambiare il sentimento...
'' Basta un sì o un no.''- fece la ragazza -'' Lo ami?''- ripetè.
'' Lui è il balsamo della mia vita.''- fece Sato con i suoi occhi grandi e sinceri.
Le due donne vennero raggiunte da Shiratori, sull'elicottero con loro.
'' Ragazze... siamo quasi arrivati.''- fece Shiratori -'' Un'ora, due al massimo. Poi è tutto finito.''- una frase che però era riferita per la maggiore a Sakura.
La giovane inspirò a fondo ed entrambe le donne della vita dell'agente disperso, pregarono Iddio che finisse tutto bene.


'' Bevi questo...''- fece Nabei porgendogli una tazza fumante che sprigionava un prufumo di tè e melissa -'' Mia madre lo preparava quando io o mio padre eravamo frastornati... ti rimette al mondo.''
Takagi soffiò sulla bevenda e poi iniziò a sorseggiare a piccoli sorsi per evitare di bruciarsi la lingua.
'' Come ti senti?''- fece Nabei -'' Rispetto a due giorni fa.... molto meglio. Ti ringrazio.''
Nabei lo guardò sbigottito.
'' Per cosa? Per averti messo sotto chiave in uno scantinato freddo ed umido? Ti ricordo che se sei in questa brutta situazione...''
'' Tra poco ne usciamo  tutti e due.''- mentre diceva così, Nabei abbassò lo sguardo -'' Ci stai ripensando...?''
Nabei scosse energicamente la  testa in un cenno di dissenso.
'' No. Verrò con te alla polizia... è solo il pensiero di quello che mi aspetta dopo... e quando esco... che futuro potrà mai esserci?''
'' Ascolta... per quanto riguarda la pena in carcere faremo di tutto per aiutarti...''- fece Takagi. O almeno ci avrebbero provato -'' per quanto riguarda il dopo... prova a pensare a cosa ti piacerebbe fare... avrai pure avuto un sogno... un progetto...''
Nabei rise scetticamente -'' Io ho smesso di sognare nel momento in cui Hiramune ha accoltellato mio padre e mi sono nascosto per la paura che dopo venisse ad uccidere anche me... da allora, il coraggio di sognare, chi l'ha più avuto?''
'' Ho capito... ma prima di Hiramune... qual'era il tuo sogno più grande?''- insistè Takagi -'' Ricomincia da lì. E' in quel punto che hai smesso di vivere...''
Nabei non rispose mai a quella domanda, perchè gli parve di sentire in lontananza il rumore di un elicottero che si avvicinava... anzi, si correggeva. Non c'è n'era solo uno.
Sentì una morsa attanagliargli lo stomaco.
Avrebbe tanto voluto sbagliarsi, ma aveva la certezza che il suo peggior timore, quello di essere arrestato prima che potesse costituirsi, stesse per avverarsi.

Nabei ci aveva visto giusto. Infatti, nei boschi che circondavano la baita, ben nascosti vi erano appostati gli uomini del SIT, gli ispettori Megure, Shiratori e Sato e la sorella dell'agente Takagi.
'' Allora, mi raccomando...''- fece l'ispettore Megure rivolto al responsabile della squadra ad intervento tattico con preoccupazione quasi paterna.
'' Ispettore, non si preoccupi.''- fece l'uomo -'' Faremo in modo di mettere l'agente Takagi al sicuro prima di mettere con le spalle al muro il sospettato. Non potrà usarlo come scudo o fargli del male in alcun modo.''
Sakura però era restia a fidarsi. Per loro era l'ennesima missione, ma per lei era suo fratello ed il pensiero che qualcosa  potesse andare storto le faceva venire la nausea.
Shiratori le mise la mano sulla spalla, come per tranquillizarla, cercando di sorriderle rassicurante -'' Andrà tutto bene. Sono addestrati e capaci.''
Sakura inspirò e sorrise tiratamente.
Voleva crederci con tutto il cuore. E dallo sguardo che aveva Sato... non era l'unica ad aggrapparsi disperatamente a quella speranza.

I cecchini erano appostati lungo tutto il perimetro che circondava la baita, pronti a reagire al minimo segno di ostilità da parte del sospettato.
'' EIKI NABEI!!!''- fece una voce altisonante provvista di megafono -'' SAPPIAMO CHE SEI LI'. ESCI CON LE MANI BENE IN VISTA E LIBERA L'OSTAGGIO!!!''
'' Già qui....''- fece Nabei iniziando a strillare in preda al panico, mentre Takagi cercava di calmarlo come poteva -'' Maledizione, ora che faccio?!?''
'' Senti, tu prova a calmarti ed io provo ad aiutarti.''- fece il poliziotto -'' anzi, meglio. Lascia parlare me.''
'' Secondo me, la febbre ti ha cotto il cervello...''- fece Nabei sempre più nervoso -'' Se racconti tu tutta quanta la storia, sarà come se tu mi avessi scoperto e arrestato...''
'' Forse. Ma se metti il naso fuori da quella porta senza una garanzia, il SIT darà per scontato che io sia sotto chiave da qualche parte e quindi fuori dal mirino delle loro armi... e credimi, spareranno e non mancheranno il bersaglio.''
Nabei annuì inspirando a fondo.
'' Pensi che...''- fece Nabei -'' Se uscissi di qui, con le braccia alzate dicendo di volermi costituire... funzionerebbe?''
'' Non lo so...''- fece Takagi -'' Forse.... ad ogni modo io sarò dietro di te, non si sa mai...''
'' Va bene...''- nel dir così afferrò una bottiglia di whisky sul tavolo e ne bevve una lunga sorsata per tentare di calmare i nervi e poi appoggiò la mano sulla maniglia della porta per aprirla.

'' E' Nabei.''- fece il responsabile della squadra tattica.
Sakura guardò Sato preoccupata.
'' VOGLIO COSTITUIRMI!!!''- gridò Nabei accennando a scendere le scale che separavano la porta d'ingresso al terreno.
'' Tieni le mani bene in mostra  e non tentare scherzi. Intreccia le dita dietro la testa.''- poi si rivolse sottovoce a due soldati in assetto da guerra -'' Appena il sospettato è sotto custodia fare irruzione e liberate l'agente Takagi.''
I due annuirono e si allontanarono.
'' Presto sarà tutto finito... è vivo e sta bene...''- fece Sato ripetendosi quelle poche parole come un mantra portafortuna cercando di convincere sè stessa e di convincere anche Sakura. L'ispettore Shiratori le aveva messo entrambe le mani sulle spalle sia per calmarla che per essere pronto a fermarla nel caso la civile, in preda ad una crisi isterica, decidesse di fare qualcosa di avventato o stupido e poteva vedere che tremava come una foglia.
Nabei fece il primo passo, cercando di avviarsi verso il primo scalino, quando si ricordò di non aver tolto la pistola di Takagi dalla tasca della felpa che indossava. Istintivamente mise la mano in tasca, intenzionato a prendere la pistola e gettarla, una specie di gesto di buona volontà...
'' HA UNA PISTOLA!!!''- fece uno dei soldati prendendo la mira.
Takagi, che era rimasto dietro di lui, notò subito il cecchino e gli si parò davanti...
'' NON SPARATE!!!''- urlò il poliziotto. Subito dopo sentì un dolore lancinante al fianco sinistro, cadendo all'indietro, sorretto dalle braccia di Eiki Nabei che in mezzo alla sopresa per la piega degli eventi, ebbe la prontezza di trascinarlo dentro la baita, in mezzo alle urla di sopresa ed orrore dei colleghi dell'uomo.
'' TARU!!!''- gridò Sakura cercando di correre in avanti sentendo il viso andare in fiamme, prontamente bloccata dalla presa di Shiratori.
'' NON HO DATO L'ORDINE DI APRIRE IL FUOCO!!!''- fece il comandante togliendo il fucile di mano dal cecchino che aveva sparato, rosso come un tacchino.
Sato non era da meno. Lo afferrò con una violenza inaudita, quasi lo sbattè contro l'albero lì vicino -'' Che ti è saltato in mente, brutto idiota?!?''- fece la donna con un'espressione di ferocia in viso -'' Chi diavolo ha detto di sparare a tutto quello che si muoveva, dove hai imparato il tuo mestiere, guardando film polizieschi in televisione?!?''
'' Aveva una mano in tasca... poteva essere armato...''- tentò di difendersi quello -'' chi immaginava che l'agente Takagi si sarebbe messo in mezzo...''
'' Non vuol dire niente!!!''- lo aggredì Megure paonazzo come non mai. Nemmeno quando rimproverava uno dei suoi agenti per un errore da matricola da accademia di polizia era così furioso -'' Magari voleva solo buttarla... e comunque l'ordine era chiaro. Non aprire il fuoco fino a che non eravate in grado di garantire la sicurezza dell'ostaggio.''
'' LASCIAMI SHIRATORI!!! LASCIAMI!!!''- gridava Sakura tentando di sottrarsi alla presa del poliziotto - '' DEVO ANDARE DA LUI!!!''
'' CALMATI!!!''- fece il poliziotto guardandola dritta negli occhi -'' E' troppo pericoloso!!!''
'' MA GLI HANNO SPARATO!!!! HA BISOGNO DI AIUTO, NON POSSO STARE QUI A...''
''Sì, lo so.''- fece lui cercando di calmarla -'' ma non puoi andare lì da sola, potresti farti male...''
'' E LUI ALLORA?!??'- gridò rossa in viso -'' LUI E' TUTTO QUELLO CHE HO, CAPITO? TUTTO QUELLO CHE HO!!!''
Shiratori l'abbracciò fraternamente -'' Non è detto che l'abbia preso in modo grave... adesso tentiamo una mossa diplomatica, cerchiamo di farlo ragionare e lo tiriamo fuori, d'accordo?''
Sakura si staccò dall'abbraccio -'' Sarà meglio.''
Shiratori sospirò. Purtroppo, non sarebbe stato così semplice. Se prima avevano avuto una possibilità di uscirne con la diplomazia, agevolati anche dal fatto che Nabei aveva professato l'intenzione a consegnarsi alla polizia, se l'erano completamente giocata per colpa di un cecchino troppo zelante e frettoloso.
Anche se gli avessero promesso l'incolumità, difficilmente se la sarebeb bevuta o si sarebbe fidato di loro, dopo che al tentativo di buttare via la pistola era stato quasi impallinato.
'' Dannazione...''- fece Shiratori mettendosi le mani nei capelli.

'' Te l'avevo detto no...''- fece Takagi tamponandosi la ferita come poteva usando le mani, ansimando come se sentisse di morire per la mancanza di fiato da un momento all'altro -'' Che non scherzavano...''
Nabei lo fece stendere sul pavimento, seppur sapesse che con i residui di influenza che ancora si trascinava dietro non fosse una buona idea. Si tolse la felpa e la premette sulla ferita del poliziotto cercando di tamponare.
Come se non bastasse, pure la ferita alla fronte si era riaperta e sanguinava copiosamente.
'' Ma che ti è venuto in mente, si può sapere?''
Takagi rispose, seppur il parlare gli facesse un male tremendo -'' Ho promesso che ti avrei aiutato... mica posso aiutarti se ti fanno secco...''
'' Tu sei pazzo...''- fece Nabei.
'' Sisisisisi... tutto quello che ti pare...''- fece Takagi reprimendo un colpo di tosse, sentendo un dolore lancinante al fianco dove era stato colpito -'' Ora cerchiamo di uscire da qui... vivi.''
'' Se metto il naso fuori dalla porta, questi mi uccidono...''- fece Nabei terrorizzato come non mai dalla prospettiva, forse per la prima volta.
'' Proviamo in un altro sistema allora...''- fece il poliziotto -'' Il codice morse... lo conosci, vero?''
Nabei annuì.
'' Perfetto. Allora...''- fece Takagi respirando a fondo -'' Striscia senza farti vedere sino all'interruttore....  usalo per trasmettere che ti arrendi e che c'è bisogno di aiuto...''
'' Sì, d'accordo... vado.''- fece iniziando a strisciare. Loro si trovavano sulla parte sinistra rispetto alla porta d'ingresso. Doveva solo raggiungere l'altra estremità per inziare a trasmettere... la porta era leggermente aperta... approfittò dello spazio sufficiente per lanciare la pistola via.
'' Magari così la capite... idioti.''- pensò Nabei, avvicinandosi all'interruttore della luce inziando ad accendere e spegnere cercando di far capire ai poliziotti che non voleva nè resistere nè scappare, e di sbrigarsi.
Mentre accendeva la luce poteva vedere chiaramente che il poliziotto era piuttosto pallido per il dolore e per il sangue che scorreva a fiumi dalla ferita, oltre che le linee di febbre ancora presenti... non era un dottore, ma non ci voleva certo una laurea in medicina per capire che bene non stava.

'' Che diavolo sta succedendo là dentro...?''- fece Megure notando l'accendersi e lo spegnersi a ritmo continuo della luce all'interno della casa in seguito ad un rumore di qualcosa che era stato lanciato via.
'' Aspetti...''- fece Shiratori usando l'applicazione per i promemoria sul cellulare per prendere appunti, in mancanza di taccuino, penna e soprattutto di tempo -'' è il codice morse.''
'' Che cosa sta dicendo...?''- fece Sakura posando gli occhi sullo schermo del telefono del poliziotto.
Shiratori tradusse per lei -'' Dice che si arrende, che ha buttato la pistola e che c'è bisogno di aiuto...''- nel dir così si rivolse a Megure -'' Che facciamo?''
Megure afferrò il megafono dalle mani del capo del SIT -'' Eiki Nabei? Sono l'ispettore Megure, della sezione omicidi. Accettiamo la tua resa. Esci con le mani alzate e nessuno ti farà del male.''
'' Ed io dovrei crederci?!?''- urlò Nabei -'' Non ho intenzione di farmi ammazzare come uno stupido!!!''
'' E' stato un errore di valutazione.''- fece Megure -'' Non voglio che ci siano altre vittime, d'accordo? Troppe persone hanno perso una persona amata in questa storia, e tu ne sai qualcosa... non voglio altre vittime e soprattutto nessuno di noi vuole qualcuno sulla coscienza...''- soprattutto se quel qualcuno era uno dei suoi migliori collaboratori.
Non voleva avere l'assistente sulla coscienza, così come non voleva essere lui il responsabile dell'infelicità di Miwako e del fatto che una ragazzina innocente si ritrovasse completamente sola al mondo.
Nabei si alzò ed uscì con le mani sopra la testa.
L'ispettore capo si precipiò subito ad ammanettarlo, mentre Sato fu la prima a correre dentro la  baita, seguita a ruota da Sakura e Shiratori.
La donna accese la luce... e si ritrovò davanti alla visione terrificante dell'amato, vivo, ma steso a terra, pallido come non mai e con la fronte madida di sudore. Gli occhi erano socchiusi.
'' Takagi...''- fece la donna inginocchiandosi di fianco a lui -'' Sono qui... sono qui tesoro...''
'' Sato...''- fece Takagi riprendendosi leggermente. Per un attimo credette di avere le allucinazioni a causa della febbre e per il dolore. Le prese il viso tra le mani, sporcandole così le guance rosee con il suo sangue.
'' Taru!!!''- questa invece era la voce di Sakura.
'' Per favore...''- implorò il poliziotto con quel poco di voce che gli era rimasta -'' Non farla passare... non voglio che mi veda così...''
'' D'accordo... ma stai tranquillo, non ti sforzare...''- nel dir così lanciò uno sguardo a Shiratori che si era messo davanti alla porta per non farla passare.
'' PRESTO, UNA BARELLA!!!''- urlò l'ispettore -'' Forza, veloci!!!''
'' E' tutto finito...''- fece Sato tamponandogli la ferita premendo la felpa di Nabei con le mani sulla ferita, cercando di non scoppiare a piangere -'' E' finita.... ti riportiamo a casa...'' - nel dir così si premurò di allentargli sia la cravatta che il colletto della camicia, per consentirgli di respirare meglio.
In quel momento, entrarono i paramedici con la barella, i quali la fecero allontanare dall'uomo per poterlo adagiare sul lettino.
Takagi strinse i denti per non urlare dal dolore. Lo fissarono subito con le cinghie e gli misero la mascherina per l'ossigeno su naso e bocca.
'' Taru...''- fece Sakura una volta che Shiratori le ebbe dato il permesso di avvicinarsi al fratello.
'' Qual'è il gruppo sanguigno?''- fece uno dei paramedici -'' Devo comunicarlo all'ospedale e alla banca del sangue.''
'' A Positivo.''- rispose Sakura senza staccare gli occhi dal poliziotto -'' Posso donarlo io se...''
Il fratello cercò il suo viso con la mano e la ragazza gli strinse il polso, come se quel gesto potesse bastare ad impedire alla vita del fratello di scivolare via.
'' Ciao bocciolo...''- fece il poliziotto  togliendosi la mascherina e sorridendo nel vedere la sorella.
Le due donne più importanti della sua vita erano lì, accanto a lui... come consolazione poteva bastare...
'' Non parlare...''- lo supplicò la ragazzina -'' andrà tutto bene, respira piano...''- nel giro di pochi secondi l'agente ferito e le due donne salirono sull'elicottero del pronto soccorso, assieme ai paramedici che cercavano di far stare comodo il poliziotto stando attenti di metterlo in una posizione che gli permettesse di respirare o come minimo di non aggravare le ferite.
'' Tranquillo... è ora di tornare alla civiltà.''- fece Miwako scostandogli i capelli dalla fronte madida di sangue e sudore.
Sì. Il periodo di prigionia sperduto in mezzo al nulla era da considerarsi finito.... ma la lotta per la sopravvivenza era iniziata sono in quel momento.

  
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