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Autore: crystalemi    24/02/2017    1 recensioni
Kenma non è mai stato bravo a convivere con l'idea di perdere Kuroo, e Kuroo non ha mai avuto intenzione di andarsene.
L'ultimo anno di superiori per Kenma è un anno difficile.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kuro sta scrivendo…
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Kuro sta scrivendo… 

Kuro sta scrivendo
da più di dieci minuti, quando Kenma decide che tutto sommato non gli interessa davvero sprecare tempo a scrivere quando si sente abbastanza tranquillo da chiamare.

Prende un respiro profondo e mette in pausa God of War, l’ultimo che Kuroo gli ha regalato quando si è trasferito più vicino all'università.

Il numero di Kuroo è l’unico nell’elenco dei preferiti, e far partire la chiamata è meno difficoltoso del solito. Attendere in linea che Kuroo risponda è tutta un’altra storia. Kenma sente una bolla di ansia gonfiarsi per ogni volta che il la linea suona a vuoto e non può ignorare le preoccupazioni che lo assillano da quando Kuroo ha finito le superiori.

“Ehy, micio!” 

La voce di Kuroo gli mancava da matti e non se n’era nemmeno reso conto. L’ansia si attanaglia attorno alla bocca dello stomaco e Kenma quasi non riesce a parlare.

“Ehy…” mormora quando riesce e Kuroo sembra contento della reazione, perché si mette a raccontare di cosa abbia fatto Bokuto oggi agli allenamenti, ciò che gli stava scrivendo.

A Kenma non piace che Kuroo e Bokuto vadano alla stessa università, ma Kuroo è al settimo cielo da mesi. Kenma vorrebbe assomigliare giusto un po' a Bokuto, almeno abbastanza da poter intrattenere una conversazione senza sentirsi a disagio.

“Sei andato agli allenamenti oggi?” Gli chiede Kuroo, ma Kenma non sa come dirglielo che ha lasciato la squadra appena possibile. I suoi voti, però, sono straordinariamente lievitati. Apparentemente nemmeno lui riesce a giocare ai videogiochi tutto il giorno ininterrottamente senza essere mangiato vivo dai sensi di colpa. 

Non vuole mentire a Kuroo, soprattutto perché è sicuro che il suo migliore amico lo stia tenendo sott'occhio per vie traverse, ma anche perché non ha mai mentito a Kuroo per davvero. Non sulle cose che contano, comunque.

“No,” risponde torcendo fra le dita la stoffa dei pantaloncini all’altezza delle cosce. “Ma ho deciso cosa fare dopo,” aggiunge, sperando di distrarlo.

“Beh, se mi dici che studi per l’università non mi arrabbio…” mormora Kuroo e non è arrabbiato, ma la sola idea di poterlo deludere abbastanza da farlo arrabbiare terrorizza Kenma ancora più dell’ansia prima dei mock test di ammissione.

“Ci sono un paio di corsi interessanti,” gli dice, prendendo in mano le brochure che sua madre lo ha costretto a guardare poco dopo l’inizio dell’anno scolastico. Molte che non gli interessavano le ha buttate, ma quella dell’università di Kuroo l’ha tenuta, anche se non crede davvero di poter essere ammesso, e non gli interessano granché i corsi proposti. 

Vivere con Kuroo, però, è importante abbastanza da poterlo convincere a studiare anche cose che non ha voglia di andare ad approfondire. La lontananza gli ha insegnato a non dare più per scontato la presenza del suo ragazzo ad ogni ora del giorno.

“Dove? Quali?” Sta chiedendo Kuroo, e sembra emozionato all’idea. Sicuramente più di Kenma stesso, il che non è poi così inusuale.

“Un paio a Tokyo, una a Sapporo…” accenna, sfogliando le tre brochure in cima al pacchetto. Si appoggia con la schiena al lato del letto, pensando con rammarico che quella che preferisce è proprio quella di Sapporo. Ha paura che se davvero lo prenderanno, dovrà scegliere tra Kuroo e l’università.

Sarebbe come scegliere tra la sua vita e la sua vita. Kenma è sicuro di non essere nato per fare scelte del genere, e preferirebbe non dover mai affrontare una situazione così sfiancante.

“Sapporo è un po' lontano, ma c'è la faremo…” Kuroo sembra sapere sempre cosa accade nella sua testa, a volte ancora prima che lo sappia Kenma stesso. 

“Non è detto mi prendano.” 

“Sarebbero folli a non farlo.” Gli risponde Kuroo e Kenma vorrebbe avere giusto un briciolo della fiducia che ha il suo ragazzo in lui. “Comunque devo andare, e settimana prossima non penso riuscirò ad avere abbastanza tempo per chiamare.” 

Kenma sospira silenziosamente. Iniziano gli esami per Kuroo e presto anche Kenma dovrà sostenere i test di ammissione alle università. Lo stomaco gli si rivolta pericolosamente e Kenma posa una mano sul petto a quell’altezza, sperando che l’ansia non lo faccia star male.

“Non preoccuparti, ho da fare anche io.” 

“Lo so, ma ti amo e mi manchi…” 

Non se lo dicono spesso perché fa male. Sono a un paio di ore di distanza, ma nessuno dei due ha più il tempo di fare il viaggio più di una volta al mese.

Passare dallo svegliarsi insieme al non vedersi per un mese è una sfida quasi invincibile, e paradossalmente parlare di amore e mancanza fa solo più male.

“Scusa, devo andare.” Kuroo mormora un ciao frettoloso e stacca la chiamata senza aspettare che Kenma risponda. Fa ancora più male della sua dichiarazione. 

Per la prima volta in anni, Kenma si addormenta prima di mezzanotte; la scia delle lacrime sul suo volto è ancora calda.


II

Lasciare Kuroo è stata la decisione più difficile che Kenma abbia mai preso, e saranno passati tre mesi, ma il buco di apatia al posto del suo stomaco non si né chiuso né ridotto. È lì, lo accompagna ovunque vada per tutto il giorno e in alcuni momenti gli stritola il cuore. 

Non ha perso solo il suo ragazzo, ma ha perso l’unico amico che aveva. L’unica persona che gli faceva venire voglia di tentare di essere migliore di quel che in realtà è. 

È stato ammesso sia a Tokyo che a Sapporo, e nonostante abbia scelto Tokyo, non poteva sopportare il silenzio e la distanza. Sa di essere annegato in un bicchiere d’acqua, ma ciò non toglie che la pressione di quel silenzio fra loro due fosse troppa.

Dovrebbe essere felice oggi, è il suo grande giorno, finalmente lascerà le superiori e potrà iniziare a costruire la sua vita al di fuori di casa sua. 

Avrebbe dovuto invitare Kuroo, ma non ne ha avuto il coraggio. Non è sicuro di poter sopportare di essere solo amici, non considerato quanto lo ama. 

Il diploma è sorprendentemente leggero, soprattutto considerando tutta fatica che ha fatto per ottenerlo. È anticlimatico, e non fosse stato per i suoi genitori e l’obbligo di presentarsi, Kenma sarebbe rimasto felicemente a casa a giocare ai nuovi videogiochi che i suoi gli anni preso come regalo. Può già sentire i tasti del controller sotto le sue dita e non vede l’ora di potersi dileguare.

Ha visto Yamamoto da qualche parte nella folla, ma fortunatamente è riuscito ad evitarlo. Gli farà le congratulazioni appena possibile, ma non vuole essere risucchiato nel suo giro di amici. Gli sta bene mantenere la sua invisibilità il più a lungo possibile.

Nessuno lo nota mai, eccetto Kuroo. 

È così abituato a quella verità che inizialmente non si stupisce neanche.

Poi si rende conto.

Il cuore salta un battito e i polmoni si strizzano e lo stomaco gli salta in gola.

Kuroo.

In tutta la sua irritante quanto finta arroganza è lì con i suoi genitori, come se nulla fosse successo. Come se le litigate, i pianti, la distanza e l’indifferenza non fossero mai accaduti.

Kenma non è mai stato più felice in tutta la sua vita e neanche si rende conto di star correndo, fino a quando non impatta contro Kuroo, che trema nel suo abbraccio.

È un abbraccio strano e diverso. È quasi doloroso, e Kuroo sta sussurrando qualcosa, mentre Kenma continua a ripetere come un mantra ma senza accorgersene: “Ti amo, ti amo, Tetsurou, ti amo.”

A Kenma manca l’aria, e Kuroo lo sta baciando davanti a tutti, incurante di quel divieto che si erano imposti per tutelare la futura carriera di Kuroo. E Kenma è felice, nonostante debbano essere al centro dell’attenzione, vuole solo scomparire nell’abbraccio di Kuroo e non separarsi mai più da lui.

Dovranno parlare, poi. Tra di loro, ai loro genitori. Dovranno capire se entrambi vogliono la stessa cosa, dovranno decidere cosa fare da domani. Dopo. Per oggi sono contenti di far durare un abbraccio ancora un pizzico più a lungo.


Note Autore: mi scuso in anticipo per l'italiano molto imbarazzante, ma purtroppo scrivo solo in inglese da anni, e non è facile riprendere da zero. Mi sembra letteralmente di aver scritto qualcosa di molto inquietante. Spero di ri-migliorare presto, nel frattempo siate clementi pls.  
   
 
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