Quel
solo
ricordo
.
Melanie si
portò le mani alla testa, gli occhi socchiusi. Quella
mattina la luce
albeggiante della sala grande le stava dando un mal di testa senza
precedenti…
Ron, seduto di
fronte a lei, fece scorrere lo sguardo dal suo viso al piatto ancora
pieno di
cibo.
--Non
mangi…--
constatò.
“Che
genio!” si
disse Melanie, ma ignorò il commento da cretino.
--Stai bene?--
continuò il rosso.
Lei
annuì.
--Solo un brutto mal di testa.--
La mano di
Hermione le si posò delicata sulla fronte.
--Sei un
po’
calda.-- l’informò l’amica.
Ginny le si
fece subito vicino e le accarezzò amichevolmente una
guancia. Harry si limitò a
sorriderle incoraggiante.
Melanie li
guardò tutti, piena di gratitudine. Non le avevano detto
nulla di particolare,
ma con quei semplici gesti le avevano dimostrato quanto tenessero a
lei.
Nonostante sapessero che aveva mentito in quanto alla sua salute.
Nonostante
lei fosse sempre schiva, fredda, a volte persino sgarbata. Eppure
continuavano
ad accettarla, ad apprezzarla. Loro che stavano al suo fianco, mentre
buona
parte della scuola la additava Serpeverde, apparentemente dimentichi
del
distintivo rosso e oro appuntato sulla sua divisa.
Sorrise ai suoi
amici per provare che stava bene. Poi si sporse verso il tavolo ed
afferrò un
frutto tondo, rosso, succoso.
--“Una
mela al
giorno leva il medico di torno!”-- recitò allegra.
Ron per poco
non imprecò.
--Dovresti
mangiarla anche tu una mela!-- lo rimproverò invece
Hermione. --Fanno bene alla
salute e anche alla testa.--
--Alla testa,
dici?--
--Sì,
Ronald.
Quella che si usa per ragionare, hai presente?--
Il rosso stette
silenzioso per un secondo, poi fregò la mela dalla mano di
Melanie.
--Ma ti sembra
il modo!-- insorse Ginny.
La piccola
Weasley detestava quando il fratello si comportava come un vandalo.
--Cofa?--
mugugnò Ron addentando il frutto senza preoccuparsi di
deglutire prima di
parlare. --Se daffero aiuta a racionare mi scerve per il compito di
poffioni!--
E ovviamente tutti scoppiarono a ridere per il modo in cui aveva pronunciato la frase.
|~*~|
Draco Malfoy se
ne avanzava baldanzoso per il corridoio quella notte mentre faceva la
sua ronda
da Caposcuola. Quanto gli piaceva avere quella carica…
d’accordo, i controlli
notturni erano una rottura ma il potere che aveva acquisito sulla
maggior parte
del corpo studentesco era una ricompensa più che
soddisfacente.
Il Principe
delle Serpi sorrise maligno, poi si avvicinò alla porta
incriminata e vi
appoggiò un orecchio. Altre risate, un accenno di parole,
respiri pesanti e
veloci.
Il ghigno
Made-In-Malfoy si allargò mentre il ragazzo faceva un passo
indietro e lanciava
un incantesimo contro il legno, che esplose verso l’interno
dell’aula
frantumandosi in mille schegge. Stesi sulla cattedra, pietrificati per
lo
spavento, un Grifondoro del terzo anno e una Tassorosso del primo.
La gonna della
ragazza era sollevata, la camicia che già aveva buona parte
dei bottoni slacciati.
Il Grifondoro era già più avanti, senza maglietta
e con i jeans aperti.
Draco
ghignò.
--Ma bene
bene…
che abbiamo qui? Trevor, questo non è certo molto onorevole!
Farsela con una
mocciosetta del genere?-- infierì sottolineando la parola
“onorevole”.
I due
sussultarono. La Tassorosso arrossì all’istante e
cominciò a sistemare i propri
abiti.
--Stanne fuori,
Malfuretto!-- sputò il Grifondoro con cattiveria.
--Occhio alla
lingua, Trevor. Sono Caposcuola! Quindi venti punti in meno a
Grifondoro per l’offesa,
e poi altri cinquanta punti in meno per cercare di approfittarsi di
un’ingenua
Tassorosso del primo altro. E altri dieci punti in meno per il tuo
cattivo
gusto, persino tu con quella faccia da perdente che ti ritrovi avresti
potuto
fare di meglio. E poi altri venti punti in meno per essere fuori stanza
oltre
l’orario.--
--Ma come osi,
viscido…!--
--Inoltre.--
continuò il Serpeverde come se nulla fosse. -- Venti punti
meno a Tassorosso
per aver infranto il coprifuoco, poi trenta punti in meno per la
stupidità. E
francamente nanerottola, comincia a risparmiare per farti fare una
plastica.--
A quel punto la
ragazzina scese dalla cattedra e scappò via, troppo umiliata.
--Mary,
aspetta!-- gridò Trevor vedendola attraversare quello che
restava della porta.
--Questa me la paghi, Malfoy!--
--Quindici
punti in meno per aver minacciato un Caposcuola.--
sghignazzò Draco
impassibile.
Il ragazzo gli
lanciò uno sguardo di puro odio, ma rincorse la ragazzina
senza aggiungere
altro.
Draco, senza
smettere di godere della propria malignità, tornò
nel corridoio.
--Era davvero
indispensabile esagerare in quel modo?-- chiese una voce indispettita
di fronte
a lui.
--Impara
l’italiano, Klarix.-- ribattè il Serpeverde. --Se
qualcosa è un’esagerazione
allora non è indispensabile.--
La proprietaria
della voce uscì dall’ombra. Una ragazza, della sua
età. Gli occhi cangiavano
anche nella flebile luce della luna, i capelli ondulati e color miele
che
riflettevano il riverbero proveniente dalle bacchette.
--Era proprio
necessario umiliare tanto quella povera ragazzina?--
continuò la Grifondoro
come se niente fosse.
Questo
irritò
non poco il ragazzo. Ma come si permetteva quell’insulsa
cretina a non
prestargli attenzione?
--Sì.--
ribattè
lui scocciato. --Io sono il Caposcuola, io decido cosa fare se gli
studenti
infrangono le regole. E questo mi porta a togliere venti punti a
Grifondoro
dato che sei fuori stanza oltre l’orario…--
Ma quella
scosse la testa. --Scusa, ma stasera faccio io da Caposcuola per i
Grifondoro.--
--La
Mezzosangue?--
La ragazza lo
avvelenò con lo sguardo. --Hermione era
impegnata con i compiti.--
--Hai un
permesso speciale?--
Gli porse un
foglietto che Draco le strappò di mano semza troppi
complimenti. Dannazione,
era tutto in regola per davvero!
--Come ti pare,
allora niente punti in meno.-- le concesse, visibilmente indispettito.
Sul viso della
ragazza si allargò un sorriso trionfante, ma il Principe
delle Serpi non aveva
certo intenzione di dargliela vinta…
--Klarix,
Paciok ti ha per caso usata come cavia per i suoi esercizi di
Trasfigurazione?
Perché oggi sei davvero uno schifo!-- la insultò
maligno riferendosi ai capelli
disordinati, gli occhi leggermente gonfi e la postura fiacca.
Lei
incrociò le
braccia davanti al petto e lasciò che il sorriso le sparisse
dalle labbra.
Draco strinse
gli occhi, ora arrabbiato. Cominciò ad avvicinarsi a lei con
fare minaccioso, inchiodandola
con le spalle al muro.
--Non osare mai
più parlarmi in questa maniera, schifosa Grifondoro!-- le
sibilò.
Gli occhi violetti
della ragazza furono attraversati da un lampo d’ira.
I due rimasero
così a fronteggiarsi per un po’, entrambi fieri e
orgogliosi, entrambi decisi a
non essere i primi a distogliere lo sguardo.
Il riflesso
incondizionato portò la Grifondoro a sbattere le palpebre, e
il ragazzo ghignò
trionfante.
La Klarix, ora
furiosa, lo spinse via da sé mormorando un “ma vai
al diavolo, Malfuretto!” e
gli voltò le spalle per poi essere inghiottita
dall’oscurità del corridoio.
Il Principe delle Serpi si permise un ultimo ghigno vittorioso e poi proseguì anche lui per la sua strada.
|~*~|
--Mel, stai
bene?--
Ma Hermione non
demorse, e abbassò lo sguardo dispisciuta. --Scusa, non
avrei dovuto chiederti
di fare quella ronda al posto mio ieri sera! Avrei dovuto fare la ronda
e poi
studiare, altro che mandare te…--
--Ma no Herm,
è
tutto_--
--Guarda come
ti ho ridotta… pallidissima e con delle occhiaie da
vampira… accidenti Mel, mi
dispiace davvero_--
Ma la
Grifondoro posò una mano sulla bocca della compagna.
--È
tutto ok.--
le ripetè. --Sono solo stanca perché non ho
dormito molto. E il mal di testa è
perché ieri sera ho incrociato Malfoy.--
--Oh no!--
esclamò Ronald inserendosi nella conversazione. --La serpe?
Che tramava?--
--Umiliava una
Tassorosso del primo anno che Trevor stava cercando di portarsi a
letto.--
--E la
Tassorosso che c’entrava?--
--Stiamo
parlando di Malfoy, Ronald. Neanche voglio pensare a quanti punti
avrà tolto a
Grifondoro quel disgustoso Serpeverde platinato e_--
--Stai cercando
di osannarmi, Mezzosangue?-- strascicò una voce.
--Parli del
furetto…-- sputò Ron tra i denti per poi
abbandonare momentaneamente il
contenuto del suo piatto per alzare lo sguardo sull’indigesto
ragazzo che lo
guardava con sufficienza dall’altra parte del tavolo.
--Klarix, forse
dovresti dire ai tuoi amici di non usarti più come loro
galoppina quando non
hanno voglia di fare la ronda, il tuo aspetto non è
migliorato.-- infierì
cattivo Malfoy.
Melanie
sbuffò
stanca. Stanca di quelle stupide litigate in cui si trovava sempre
invischiata
a causa della rivalità tra Case. Perché era
sempre così ostile verso di lei?
Non gli aveva mai fatto nessun torto, nessuno scherzo. Non
l’aveva mai preso in
giro, aveva sempe fermato i suoi amici quando si spingevano troppo
oltre. E poi
quel furetto non poteva lasciarla stare almeno per un giorno?
--Non sono la
loro galoppina, Malfoy.-- ribattè scocciata. --Avevano
bisogno di aiuto, mi
hanno chiesto un favore, gli ho dato una mano. Si chiama
amicizia… e ora mi
lasceresti in pace per cortesia?--
Ma Malfoy
ghignò. --Certo che sei proprio ingenua, Klarix…
e anche parecchio stupida!--
Melanie
alzò
uno sguardo annoiato su di lui, ma Harry si alzò in piedi di
scatto. --Ma
perché non le dai un po’ tregua, Furetto?--
--Oh-oh, come
ci scaldiamo in fretta, Potty! Non vuoi che la tua galoppina capisca la
verità?--
Il Bambino
Sopravvissuto fece un passo avanti, ma il Serpeverde lo
scansò.
--Permettimi di
aggiornarti Klarix, ma sappi che questi qui ti stanno intorno solo
perché sei
comoda, non perché ti vogliono bene. Sai, tu sei troppo
docile, e faresti di
tutto per loro… e loro usano il vantaggio. Quindi
sì, sei la loro galoppina.--
--Malfoy, ma
perché non ti tappi quella_--
CRASH!
Un calice
d’acqua era appena scivolato dalle mani di Melanie
spargendone il liquido
vitale sul pavimento, mentre la ragazza fissava a bocca aperta il
nemico di
sempre. Poi, semplicemente si alzò in piedi e si
avviò al portone. Hermione
fece per rincorrerla, ma lei mormorò qualcosa tipo:
“…scordata un libro di
sopra.” e se ne andò senza aggiungere altro.
I Grifondoro si scambiarono sguardi angosciati.
Draco
ghignò
soddisfatto guardando la ragazza alzarsi dal tavolo e allontanarsi a
testa
bassa. Un ghigno che morì in fretta, non appena
notò le lacrime che riempivano
gli occhi della ragazza quando lei si voltò per impedire
alla Mezzosangue di
seguirla. Quell’immagine lo lasciò turbato e
perplesso.
Aveva detto una
cosa così grave? Non gli sembrava, anzi, paragonata a certi
insulti era stato
quasi gentile…
E come mai gli
dava fastidio se quella piangeva? Farle del male non era forse quello
che aveva
cercato di ottenere?
Perché
si
sentiva chiamato in causa quando Melanie Klarix veniva nominata? Lui
l’aveva
sempre odiata!
… no,
non
sempre…
Solo da quando era stata assegnata a Grifondoro. La sua mente volò indietro, fino al giorno dello Smistamento…
--Melanie Klarix!--
Draco
alzò lo sguardo sulla ragazzina
minuta che camminava a passo sicuro e disinvolto verso lo sgabello sul
quale
l’attendevo quel vecchio cappello chiacchierone.
Ghignò.
Era più
che certo che quella sarebbe
finita a Serpeverde; aveva tentato di avvicinarla
aull’Espresso per Hogwarts,
ma lei non aveva dimostrato alcuna intenzione di socializzare. Era
rimasta
fredda e distaccata, del tutto indifferente. Solo ogni qual volta gli
aveva
lanciato occhiate glaciali. Doveva essere per forza una
Serpeverde… cominciò a
immaginare diversi modi per comprarne l’alleanza…
chissà se veniva da una
famiglia ricca, e forse poteva anche…
--GRIFONDORO!--
strillò il Cappello
Parlante.
Draco
strinse i pugni, e gli occhi lampeggiarono quando vide
quell’idiota di Potter e
quel deficiente di Weasley sorridere ingenui alla nuova compagna di
Casa.
Era
guerra.
--Dray! Ma ci
sei o no???--
Draco si
riscosse di colpo, scuotendo la testa. Era stato portato via dai
ricordi.
|~*~|
“Stupida!”
imprecò mentalmente Melanie. “Stupida, stupida,
stupida!”
La ragazza si
riavviò i capelli dietro un orecchio, asciugandosi le
lacrime con un gesto
esasperato. Detestava piangere, e detestava farlo per quei ricordi. Ma
perché
era così difficile dimeticare il dolore che le avevano
fatto, nonostante
fossero già passati tanti anni? Era come avere una scheggia
piantata in una
ferita, senza riuscire a toglierla. Dopo un po’ il corpo si
abituava alla sua
presenza, ma quando quel pezzo di legno veniva toccato o rigirato ecco
il
sangue ricominciava a scorrere.
In quel momento
un’ombra più scura attraversò il cielo
infiammato dal tramonto. Un ragazzo, a
cavallo di una scopa. Si alzò veloce, temendo che fosse
Harry impegnato a
cercarla. Non voleva che la trovassero. Detestava farsi vedere debole e
in
lacrime, fosse anche solo per quello stupido orgoglio da Grifondoro.
Una volta in
piedi vacillò, le gambe intorpidite. Era stata rannicchiata
per ore
all’’aperto, senza cambiare posizione. Un brivido
le folgorò la schiena. Era
appena iniziata la primavera, il vento serale ancora parecchio freddo,
e lei
indossava una maglietta che le lasciava le spalle e la schiena nude.
Si mosse agile,
e si nascose dietro a un albero. Cauta, lanciò uno sguardo
indagatore alla figura
in volo. No, non era Harry. era Draco Malfoy.
Melanie chiuse
gli occhi e si nascose di nuovo, affinchè non fosse
scoperta. Fu per puro caso
che guardò nella direzione opposta, e con la coda
dell’occhio colse un
movimento accanto a dei cespugli piuttosto lontani da lei. In quel
momento un
raggio di luce partì e serpeggiò fulmineo fino a
colpire il ragazzo, che perse
il controllo della scopa.
Gli occhi della Grifondoro si fecero grandi per la sorpresa e poi si riempirono di apprensione quando videro la sagoma del Serpeverde precipitare nelle acque gelide del Lago Nero. Si prese solo un mezzosecondo per realizzare la situazione, poi scattò in piedi e si tuffò tra i flutti senza pensarci due volte.
L’impatto
con
l’acqua fredda fu sorprendentemente violento, e talmente
freddo che gli mozzò
bruscamente il fiato accorciandogli ancora di più il poco
ossigeno che gli
riempiva i polmoni. Cercò di guardarsi intorno, ma ai suoi
occhi ogni direzione
pareva uguale. Sopra, sotto, destra, sinistra… non
c’erano né superficie verso
cui nuotare né un fondo per orientarsi. Solo acqua scura in
cui affondare.
Draco chiuse
gli occhi…
Un rumore
ovattato e lontano, poi una presa tanto salda quanto delicata sul suo
polso, un
braccio avvolgersi attorno al suo petto. Si sentì tirare, e
la pressione sulla
sua testa diminuiva gradualmente. Poi la sua testa ruppe la superficie
dell’acqua, e gli artigli del vento gelido gli graffiarono il
viso bagnato. L’ossigeno
gli invase il petto, facendolo tossire. Poi si sentì
trascinare a riva. Il
pensiero di essere salvo lo rilassò, spingendolo ad
abbandonarsi contro il
corpo morbido e caldo della persona che lo stava trascinando a riva.
--E che cavolo
Malfoy! Potevi provare a nuotare però!--
Il Serpeverde
spalancò subito gli occhi e guardò al suo fianco,
dove una ragazza era
rannicchiata a riprendere fiato, scossa da una tosse piuttosto violenta.
E non una
ragazza qualunque. Una
Grifondoro.
E non una
Grifondoro qualunque.
Melanie Klarix.
Melanie Klarix,
che lui aveva sempre insultato, ridicolizzato, detestato, ora
l’aveva salvato.
La
squadrò, ma
il suo occhio critico e ostile si stemperò in uno
più curioso. La ragazza stava
indossando un paio di pantaloncini corti e bianchi e una maglia color
blu
intenso chiusa sulla schiena con un intreccio di lacci che lasciava le
spalle
del tutto scoperte. I capelli lunghi gocciolavano, e lei si
spostò la frangetta
bagnata dalla fronte con un gesto stizzito. Tossiva, sputando fuori
quel po’
d’acqua che aveva bevuto. Lui invece respirava, assaporando
l’aria che gli
riempiva le narici.
--Che ti ha preso,
Klarix, prima mi schianti e poi mi salvi? Cos’erano, vendetta
e poi senso di
colpa?-- sputò il ragazzo con cattiveria.
--Beh scusa se
ti deludo, furetto, ma non sono stata io a cercare di ammazzarti.--
rispose lei
lasciandosi cadere sulla schiena cercando di respirare.
Draco si mise a
sedere, guardandola. Guardarla era interessate, una cosa nuova. Non le
aveva
mai dedicato nulla se non un’occhiata velenosa. Poteva
approfittarne ora, che
lei teneva gli occhi chiusi…
Aveva i capelli
scompigliati, gli abiti fradici che le si erano appiccicati al corpo
delineandone i contorni come solo il tessuto bagnato sa fare. Aveva una
mano
appoggiata sul ventre mentre l’altra era sopra la fronte. Una
gamba era
piegata, l’altra distesa. La bocca socchiusa, recuperando
l’aria perduta a
causa della linga apnea. Poi la tosse le graffiò di nuovo la
gola e la guardò
rannicchiarsi su un fianco portandosi una mano al collo e una alle
labbra.
Distolse lo
sguardo come lei cominciò ad aprire gli occhi.
--Adesso
sarà
meglio che vada.--
Melanie
sentì
il vento freddo sfregiarle la pelle, e la testa le girò
leggermente. Scosse il
capo per schiarirsi i pensieri, poi si riavviò di nuovo la
frangetta bagnata
oltre la fronte e si avviò al castello, seguita dal
Serpeverde. Sentiva ancora
il suo sguardo indagatore addosso che la studiava. E lei detestava
essere
osservata come una cavia da laboratorio.
--Ma la pianti
di fissarmi?-- sbottò alla fine.
--Klarix,
perché piangevi?--
La Grifondoro
si bloccò. Dentro di lei emozioni di paura, vergogna,
sorpresa e stupore
infuriarono come una tempesta oceanica, ma la sua espressione rimase
impassibile.
--Non ho
pianto.-- negò.
Malfoy le
sorrise e si avvicinò, sistemandole una ciocca di capelli
gocciolanti dietro
un’orecchio.
--Brava a
mentire come sei, saresti dovuta finire a Serpeverde.-- le
sussurrò guardandola
negli occhi.
--Perché
sei
così gentile con me?-- mormorò lei, sentendosi di
nuovo sul punto di piangere.
Dannazione, da quando era così debole?
Il ragazzo si
strinse nelle spalle. --Perché mi hai salvato.--
Poi si volse e
se ne andò.
Melanie rimase
incantata e confusa per un altro paio di minuti finchè un
nuovo accesso di
tosse non la riportò con violenza a sé stessa.
Allora si
voltò
e tornò in sala comune, che purtroppo era gremita di
gente…
Subito le
furono tutti intorno, una calca di compagni. Per lei, una marea di
conoscenti.
Si
sentì
sommersa, ma le braccia protettive di Ginny la circondarono e la
guidarono
fuori dalla folla, davanti al caminetto.
--Mel che ti
è
successo?-- le chiese Harry preoccupato.
--Io…--
si
bloccò. “mi sono tuffata nel lago per salvare la
pelliccia a Malfuretto”
decisamente non suonava. Avrebbe portato troppe domande…
--Sono caduta nel
lago. Passeggiavo sulla riva e sono scivolata.--
E sorrise,
contagiando anche i suoi amici.
Già, i
suoi
amici… Harry Potter, Hermione Granger, Ronald e Ginevra
Weasley. Ricordò quello
che Malfoy le aveva ditto solo poche ore prima e si sentì
morire… la verità era
che quei ricordi ancora facevano troppo male. Ma sapeva che di quegli
unici,
meravigliosi quattro amici si poteva fidare. E poi quel Serpeverde da
strapazzo
voleva solo farle del male, non stava dicendo la verità.
Diede la buona notte e se ne andò in camera per asciugarsi.
|~*~|
Draco si
abbandonò su uno dei divanetti della sala comune, pensieroso.
Sapeva che la
Klarix gli aveva mentito, ma era il vederla così…
distrutta che lo disturbava.
Perché Draco in realtà le pensava spesso. Non
aveva mai del tutto digerito il
fatto che lei fosse una Grifondoro.
I due non erano
mai davvero entrati in contatto fino al quarto anno, quando Potter era
tutto
preso dal suo Torneo Tremaghi. Per Draco lei era stato un raggio di
sole, un
colpo di folgore. Bella, molto bella, e gentile, e aggraziata, e dolce,
e
timida, e fredda, e scostante, e affascinante, e misteriosa…
poi Piton li aveva
messi come compagni di banco a pozioni, perché lei era una
frana in quello, e
avevano cominciato a parlare. Certo, non erano mai state grandi
conversazioni,
solo poche parole. Abbastanza però per fargliela apprezzare.
Lei era sincera e
diretta ma con tatto, intelligente e furba ma con simpatia, innocente e
simpatica ma con malizia, malinconica e sola ma sorridente.
Ma poi, al
quinto anno, lei si era messa dalla parte di Potter, e rideva con loro.
Di lui.
Rideva alle loro prese in giro su di lui. E la cotta che lui aveva si
era
trasformato in dolore. E il dolore in risentimento, e poi in rabbia.
Poi la
rabbia si era rivolta verso gli altri Grifondoro che raccontavano tutte
quelle
storie dettate dai pregiudizi. E la rabbia si era tramutata in gelosia.
E la
gelosia in odio. Un odio che era evaporato quando l’aveva
vista piegata in due
a causa di una tosse violenta che si era presa salvandolo.
Un fischio
acuto nelle orecchie lo distolse da questi pensieri.
--Ahia Blaise!
Ma porca trota, ti ho detto cento volte di non farlo!--
--Come, solo
cento? Io ne ho contate mille…-- rispose Blaise Zambini,
guadagnandosi così
un’occhiataccia da parte del biondo. --Scusa Dray, ma
sembravi in coma! Mi ero
preoccupato…--
Draco
ghignò.
--D’accordo mammina, allora la prossima volta che mi immergo
in una riflessione
costruttiva mi appiccicherò un post-it sulla fronte!--
Risero, e si
avviarono insieme al dormitorio.
--Allora, a che
pensavi?-- gli chiese quindi il moro sedendosi sul suo letto, mentre
l’amico si
lasciava cadere prono sul proprio.
--Alla Klarix.
Sai, oggi è successa una roba strana…--
E, mentre Draco si
decideva a cominciare il suo racconto, la mente di Blaise viaggiava a
ritroso.
--Blaise,
l’effetto che lei mi fa… mi
sento così leggero, non saprei spiegarlo. Lei non vuole
niente di terribile, da me, mi permette di godermi la scuola senza
pensare alle pressioni che ho addosso. Mi fa venire voglia di essere
migliore della persona che sono e che potrei diventare se continuo
così.--
--Sai Dray, io
penso che tu ti sia preso
una bella cotta!--
…mesi
dopo…
--Sta con loro,
Blaise. Sta con lui!
Io,
io… io la odio!--
--Calma, amico.
Calma e sangue freddo.
La scorderai, ci vorrà solo un po’ di tempo.--
Blaise sorrise.
Il tempo era passato, e Draco aveva finalmente capito che
all’amore non si
sfugge nemmeno in un milione di anni. Perché per quel
biondastro da strapazzo
era sempre stato il colpo di fulmine, anche se lui aveva scelto di
ignorare la
realtà e provare a dimenticarla.
--Ti piace
ancora.-- constatò infine Blaise, dichiarando
l’ovvio.
--Beh…--
fece
per obiettare Draco, ma poi si rasegnò. --Sì.
Credevo di odiarla, ma…--
--Tranquillo,
non devi spiegarmi niente. Capisco perfettamente.--
Il biondo gli
sorrise grato.
--Che faccio
ora però?--
Domanda da un
milione di dollari!
--Io direi di
andarci piano piano, gradualmente. In fondo siamo al settimo anno e la
guerra è
alle nostre spalle. Sarebbe anche ora di piantarla con tutte queste
stupide
litigate e cercare di andare d’accordo una buona volta. E poi
tanto lei è una
Serpeverde mancata, lo sa tutta la scuola.--
Draco
ghignò.
--Non è che sei così cauto in materia
perché hai una sbandata per una
Grifoncina?--
|~*~|
--Mel, senza
offesa ma davvero non mi sembri in gran forma-- disse Ron a cena,
delicato come
suo solito.
Melanie scosse
la testa. --Non è niente, davvero. La mia tosse è
peggiorata a causa della
caduta nel lago ma sto bene.--
Hermione
però
stava squadrando l’amica. Era pallida e aveva delle occhiaie
scure, come se non
avesse dormito per niente quella notte. Sembrava stanca, non solo
fisicamente.
Aveva gli occhi gonfi, come se avesse pianto a lungo. Qualcosa non
quadrava, ne
era certa.
--Non è
che hai
avuto un incubo per colpa di quello che Malfoy ti ha detto ieri, vero?--
Vide Melanie
sobbalzare e capì di aver fatto centro. Sapeva anche che lei
ora avrebbe
smentito, detto che non era così, assicurato che andava
tutto bene. Ma lei
ormai aveva inquadrato il problema e almeno sapeva la ragione della
tristezza
dell’amica.
--Malfoy non
c’entra nulla…--
--Parlando del
Furetto.-- s’inserì Harry. --Non vi sembra che se
ne sia stato un po’ troppo
tranquillo oggi? Niente frecciate, niente incantesimi, niente risse_--
--Ma scusa, e
ti lamenti???-- si sorprese Ginny.
--No, ma che
dici… solo, non vorrei che stesse tramando qualcosa.--
Hermione si
abbandonò alle riflessioni. In effetti Malfoy era stato
davvero tranquillo. Non
aveva attaccato briga in alcun modo, con nessuno di loro.
Però poteva giurare
di averlo beccato a guardare Melanie.
Malfoy era
sempre stato… strano, quando lei veniva tirata in ballo.
Come se la sua rabbia
non nascesse dal disprezzo ma da qualcos’altro. In ogni caso,
tanto meglio.
--In ogni caso,
Mel… sicura che va tutto bene? Perché se tu hai
bisogno noi ci siamo…--
E prima che
quella potesse dare false rassicurazioni come suo solito, Ronald le
ficcò una
mela in bocca.
--Mangia, che
ti fa bene!--
Draco sorrise
dall’altra
parte della Sala Grande. Melanie con quella mela in bocca,
così a mezz’aria, e
gli occhi grandi per la sorpresa era davvero buffa.
Aveva sentito
per sbaglio parte della loro conversazione mentre si dirigeva al suo
tavolo, e
aveva capito che i gli insulti che le aveva rivolto il giorno prima
avevano
sbloccato qualche ricordo doloroso. Per questo aveva deciso di provare
a
parlarle. Così quando la vide alzarsi per andare a letto la
seguì.
La fortuna era
dalla sua parte quella sera, perché la ragazza camminava a
passo lento. Con
poche falcate la raggiunse e le prese il polso. Lei girò su
sé stessa, i
capelli color miele che ondeggiarono morbidi seguendone il movimento.
Draco si mise
un dito sulle labbra e poi la guidò in un’aula
vuota.
--Che ti ho detto
di così orribile, ieri?-- le chiese subito, diretto.
Lo sguardo
della Grifondoro s’indurì, gli occhi violetti si
fecero impenetrabili.
--Non sono
affari che ti riguardano, Malfoy.-- ringhiò, poi si
avviò verso la porta per
andarsene senza doverlo affrontare.
Ma il
Serpeverde le si parò davanti. Si era aspettato che lei
avrebbe resistito, era
una ragazza difficile. La spinse delicatamente contro il muro alle
spalle di
lei e le si premette contro per tagliarle la fuga. Avrebbe dovuto usare
un po’
di persuasione con lei…
--Ma
perché devi
proprio appiccicarti a me quando ci sono altri dieci metri di spazio
vuoto e
confortevole???-- sbottò Melanie.
Il biondo
ghignò. --Perché se non lo faccio tu mi
scappi… dai, dimmi che ho detto di così
brutto da farti piangere…--
Ma la ragazza
lo spinse via da sé. Come si permetteva quel Serpeverde
platinato di torturarla
in quel modo? Non era abbastanza per lui averla ferita? Davvero non
poteva fare
a meno di umiliarla?
Cercò
di allontanarsi ancora, ma Malfoy la
bloccò e la rimise con le spalle al muro senza troppa
delicatezza. L’impatto
con la parete non fu duro, ma la testa cominciò a girarle.
Oppure era solamente
il profumo inebriante di lui, o la sensazione del suo corpo scolpito
premuto
contro il proprio, o forse l’intensità con cui la
stava guardando.
Sentì
una
strana pressione stuzzicarle i timpani, come se fosse
sott’acqua a grande
profondità…
Il ragazzo si
mosse contro il suo corpo e lei non potè trattenere un
mugolio di piacere. Era
come se la stesse coccolando, proteggendo, passando le mani lisce e
curate
sulla pelle nuda delle sue spalle per riscaldarla. Reclinò
la testa da un lato
e lui posò il capo sulla sua spalla rendendo le distanza
ancora più minime.
…come se
stesse volando ad alta quota…
Sentì
le
labbra
del Serpeverde posarsi sulla pelle delicata del collo, e la testa
cominciò a
girarle ritmicamente, quasi ipnotica, confondendola. Sentì
le dita di lui
giocherellare con i lacci della maglia e poi scivolare su e
giù lungo la spina dorsale
provocandole brividi di piacere.
…come
se…
Percepì
la sua
determinazione inginocchiarsi, la sua volontà farsi
più pieghevole. Aveva la
mente ovattata, non riusciva a pensare, a riflettere, a dare un senso a
quello
che stava succedendo. Il suo istinto sembrava volerla avvertire che
qualcosa
non quadrava, che quelle carezze erano tese a un altro fine…
…come se qualcuno stesse cercando di
entrarle nella mente.
Melanie
spalancò gli occhi di scatto, ma oramai era troppo tardi.
Avvertì la bacchetta
del nemico premuta contro la tempia, e poi lei non aveva le forze per
resistergli. Il biondastro l’aveva coccolata per indebolirla,
per farla cadere
docilmente ai suoi piedi. E ora lei avrebbe dovuto pagare per la sua
stupidità.
--Legilimens!--
pronunciò Draco.
I suoi occhi
divennero istantaneamente ciechi alla realtà e si
proiettarono nella mente
della debole Grifondoro. Incontrò una leggera resistenza, ma
distrusse
l’ostacolo con la sua sola determinazione. La Klarix era
troppo stanca e
confusa per respingerlo.
Ben presto si
ritrovò a camminare tra i ricodi passati e recenti della
ragazza. C’erano
lacrime, sorrisi, canzoni, soli e tempeste. Ma a lui interessava una
cosa sola.
Voleva capire. E come pose le domande con la sua mente, le risposte
scivolarono
docili verso di lui. E comprese ciò che l’aveva
ferita tanto.
Aveva sempre
pensato che il dolore emotivo che una persona potesse provare fosse il
tradimento da parte della persona che si ama. Ma, guardando i quei
ricordi e
sentendo quelle emozioni, capì che era ancora peggio quando
si viene traditi
dai propri amici e incompresi dalla propria famiglia, tutto in un colpo
solo. E
la ferita brucia ancora di più se si ha solo cinque anni.
Perché a cinque anni
non si è pronti ad affrontare una realtà che
nemmeno alcuni adulti sono in
grado di superare.
C’era
solo una
parola per descrivere il gelido vuoto che regnava incontrastato dentro
la
ferita di Melanie: abbandono. Assoluto, totale, crudele, spietato. E
assassino.
Draco, ancora
con quel sapore amaro di dolore in bocca, si ritirò piano
dalla mente della
ragazza.
--Felice di
constatare che hai finito di torturarmi.-- sputò la
Grifondoro con
risentimento.
Aveva le guance
rigate da lacrime incontrollabili, che continuavano a scenderle sul
viso.
Rivedere le immagini di quei ricordi in modo così vivido le
aveva fatto troppo
male.
Il biondo non
sorrise, non ghignò, non si mosse. Si limitò a
guardarla, cercando di
trasmetterle quanto fosse dispiaciuto per averle fatto rivivere una
cosa del
genere. Se avesse saputo, se avesse anche solo immaginato cosa poteva
esserci
dietro a tanta freddezza e timidezza non l’avrebbe mai fatto.
--Io_--
--Guarda, taci
e basta.-- lo interruppe lei. --Ma lasciami andare.--
Draco chinò il capo e si spostò per lasciarla passare, lanciando solo uno sguardo alla figura esile che scappava dall’umiliazione e dal dolore per cercare un po’ di pace nell’oblio del sonno.
|~*~|
Melanie si
svegliò di soprassalto.
Ansante, si
guardò attorno mentre si tirava a sedere. Le coperte del
letto erano tutte
attorcigliate, la sua sottoveste spiegazzata, la sua pelle madida di
sudore
freddo, i capelli disordinati. Le vennero le vertigini e divette
portarsi una
mano allo stomaco presa da una nausea improvvisa.
Si
districò dal
groviglio di lenzuola e si mise in piedi senza nemmeno prendere una
vestaglia.
Il pavimento sotto di sé era gelido, ma non ci diede troppo
peso. Silenziosa,
sgattaiolò in sala comune e spalancò la finestra.
Il venticello freddo della
sera era una carezza rinfrescante, e ne respirò quanto
più poteva. Cosa che
purtroppo scatenò un colpo di tosse.
Si
stiracchiò
portando una mano alla schiena, che la sottoveste lasciava nuda, e la
sentì
fredda al contatto con la pelle. Quando provò a chiuderla a
pugno però la sentì
tiepida. Quindi era il resto del corpo a essere caldo. Si
sentì la fronte, e la
trovò bollente, il collo in fiamme.
Sbuffò
esasperata. Ora sarebbe dovuta andare in infemeria, e lei detestava
essere
ammalata. Lo detestava e basta.
Uscì
dal
buco
del ritratto, ma la Signora Grassa la bloccò. --Dove pensi
di andare a
quest’ora? È contro le regole.--
--Lo so, mi
scusi.-- mormorò lei debole. --Non sto bene, volevo solo
andare in
infermeria.--
La Signora
Grassa si addolcì un poco. --Molto bene allora.--
Melanie fece un cenno col capo e poi si avviò lungo i corridoi. Però aveva la vista annebbiata, e si sentiva vacillare a ogni singolo passo, la testa che girava. Perse il senso del tempo e dell’orientamento. Continuò solo a vagare, scossa da brividi e colpi di tosse occasionali. Poi l’ennesima sensazione di vertigini. Si portò una mano alla testa come per sorreggerla, ma il mondo divenne un’indefinita macchia di colori sfocati davanti ai suoi occhi umidi. Cadde in ginocchio, esausta. Poi tutto si fece buio, e si sentì sprofondare in avanti.
|~*~|
Draco si
svegliò a causa di un qualcosa di gelido che gli aveva
sfiorato la spalla.
Balzò a sedere e si trovò davanti il Barone
Sanguinario.
--Le mie scuse,
Signor Malfoy.--
--Non è
nulla,
Barone. Chi è stavolta?-- fece lui.
Capitava spesso
che alcuni Serpeverde restassere troppo a lungo fuori la notte ai loro
festini
disseminati in tutto il castello, e regolarmente uno di loro finiva per
terra
mentre tornava al dormitorio. Se il Barone trovava uno di essi, si
premurava di
andare ad avvertire il Caposcuola di Serpeverde, in modo che la Casa
non
perdesse punti.
--Non sono
sicuro… aveva il viso coperto dai capelli, ma dato che
portava una sottoveste
verde smeraldo e se ne stava in giro a quest’ora ho supposto
che fosse di
Serpeverde. È al corridoio del quinto piano.--
--Vado subito.
Grazie mille, Barone.--
Il fantasma
tolse il disturbo e Draco si alzò per mettersi una felpa.
Lui detestava essere
imbacuccato, ma non poteva certo andare in giro per il castello a torso
nudo e
pantaloni (ovvero il suo “pigiama”) altrimenti si
sarebbe beccato un
raffreddore della malora!
Veloce e
furtivo sgattaiolò fuori dal dormitorio, e in un lampo fu al
quinto piano. La
ragazza era lì, proprio come il Barone aveva riferito. I
capelli biondi le
coprivano il viso, la sottoveste succinta lasciava poco spazio alla
fantasia.
--Daphne.--
chiamò lui piano, ma la ragazza non si mosse.
Fu allora che
Draco notò un piccolo dettaglio… i capelli non
erano più corti di quello della
sua compagna di casa.
Il Serpeverde
rigirò la giovane con delicatezza, e per un attimo rimase
senza fiato.
Non era Daphne.
Era Melanie
Klarix.
Le posò
una
mano sulla spalla cercando di risvegliarla, ma la pelle era bollente.
Doveva
avere la febbre, ma probabilmente era svenuta cerando di andare in
infermeria.
Lui adesso
però
che avrebbe dovuto fare?
Andare da
Madama Chips era fuori discussione! Erano le quattro di notte, e
nemmeno i
Caposcuola avevano il permesso di stare in giro a quell’ora.
Se si fosse
presentato dall’infermiera ci sarebbero state domande, e
conseguenze.
Non poteva
nemmeno portarla a Serpeverde, o i suoi compagni di casa lo avrebbero
scannato.
E le cose non si sarebbero messe troppo bene nemmeno per lei…
L’idea
di
lasciarla lì non gli sfiorò la mente nemmeno per
un secondo.
Così
fece
l’unica cosa che in quel momento poteva avere un briciolo di
senso: andare
nella Stanza delle Necessità. Fortuna voleva anche che il
giorno seguente era
un sabato, quindi niente scuola. L’avrebbe portata
lì, poi corso di sotto a
preparare una pozione per guarirla premurandosi di lasciare un
biglietto per
Blaise in modo di assicurarsi una copertura.
Prese in
braccio il corpo leggero e minuto della Grifondoro e si diresse al
settimo
piano. La Stanza si materializzò al suo terzo passaggio,
aprendosi su una
camera da letto semplicemente stupenda.
Un grande letto
a baldacchino davanti a un gigantesco caminetto, scrivania, armadio,
libreria e
mobilia in solido ebano, una finestra che dava sul giardino coperta da
grandi
tende svolazzanti, un lampadario di candele e cristalli appeso al
soffitto.
Posò la
Grifondoro sul letto e poi andò di sotto per prendere una
medicina e lasciare
una nota per Blaise.
|~*~|
Quando Melanie
si risvegliò rimase completamente disorientata.
Le ultime cose
che si ricordava era che aveva cercato di andare in infermeria, ma poi
era
svenuta. Ricordava il freddo, le vertigini, gli occhi umidi e il dolore
alla
testa.
Ora, invece,
non aveva più freddo. Era avvolta da coperte morbide e
liscie, probabilmente di
seta, il lieve scoppiettio di un fuoco in sottofondo. Era tutto
così
accogliente…
--Ti sei
svegliata.--
Una
constatazione, ma lei non riuscì a riconoscere la voce. Non
tentò nemmeno di
aprire gli occhi. Percepì la persona avvicinarsi, e ne
respirò il profumo. Poi
la sensazione di qualcosa di freddo contro le labbra.
--Bevi.--
Lei lo fece, e
l’altra persona l’aiutò. Poi la fece
ridistendere tra i cuscini e le rimboccò
le coperte, posandole un bacio affettuoso e fresco sulla fronte.
--Sai di
buono…-- sussurrò lei a chiuque quella persona
fosse prima che l’incoscienza
l’accogliesse di nuovo tra le sue braccia nere e ristoratrici.
Draco non
potè
trattenere un sorriso di fronte alla dolcezza di quella piccola
Grifondoro. Si
sedette sul letto accanto a lei e cominciò ad accarezzarle i
capelli. Notò che
erano morbidi come aveva sempre immaginato. Le sfiorò il
viso, lasciando
correre la punta delle dita sulle tempie, tracciando il profilo degli
occhi e delle
labbra, dando un leggero buffetto al naso.
Si
chinò
su di
lei per sentirle il collo con le labbra, e fu felice di constatare che
la
medicina stava già facendo effetto. Poi, stanco, si distese
accanto a lei e la
strinse a sé con fare protettivo. Le baciò ancora
i capelli, aspirandone il suo
profumo.
--Anche tu sai di buono.--
.
Fine!
.
.
.
L'Ora del Tè
OMG, la
mia prima FF pubblicataaa! Sono estatica!
Voi cosa ne dite, la
lascio one-shot o la continuo ancora un po'?
Clarisse