Borbottii notturni
La stanza era semibuia e nell’aria
risuonavano gli ansimi di Lena Luthor. La donna era
stesa sul letto, i lunghi capelli neri sparsi sul cuscino, il corpo sinuoso
avvinghiato a una figura snella e forte.
Kara fece scivolare un secondo dito in
lei, dolcemente, e sentì il corpo della donna sotto di lei tendersi. Ne
percepiva ogni sussulto, ogni respiro, ogni accelerazione del cuore. Catturò le
sue labbra mentre iniziava di nuovo a muoversi dentro di lei, un bacio che Lena
ricambiò con passione stringendola contro di sé in un chiaro invito ad
aumentare il ritmo. Kara non l’accontentò,
continuando a muoversi lentamente in maniera regolare. Sorrise quando vide Lena
che si mordeva le labbra, era sempre così impaziente, eppure Kara ormai sapeva come darle piacere.
Mentre le dita continuavano a
muoversi lente e inesorabili, Kara scivolò con la
bocca lungo il suo corpo fino a catturarle un seno. Adorava la sua pelle
d’avorio e i suoi capezzoli scuri e tesi nella passione. Dalle labbra di Lena
sfuggì un gemito questa volta e Kara spinse il suo
pollice contro di lei, muovendolo circolarmente e aumentando leggermente la
velocità delle spinte. Fu subito gratificata: il corpo di Lena si arcuò sotto
di lei, mentre la donna spingeva la testa indietro, gli occhi chiusi, il
respiro sempre più affannoso.
Kara le morse dolcemente il collo, mentre
iniziava a sentire attorno alle sue dita le piccole contrazione che indicavano
l’arrivo dell’orgasmo. Senza indugiare spinse con forza la mano e le dita
contro e dentro Lena, la giovane Luthor gemette
aggrappandosi a lei, mentre raggiungeva l’apice del piacere.
Con delicatezza, Kara,
sfilò le dita e la vide rabbrividire, allora, con un sorriso, la attirò contro
il proprio corpo aspettando che la tensione dell’orgasmo lasciasse, in lei, il
posto al caldo appagamento in cui la kryptoniana era
già avvolta.
“Ti amo…” Mormorò Lena cercando le
sue labbra in un bacio profondo, ma dolce.
“Ti amo.” Le rispose, lasciandole dei
piccoli baci sul viso.
“È stato magnifico.” Affermò poi la
donna, guardandola con i suoi occhi limpidi e magnetici.
“Tu volevi dormire…” Le ricordò Kara e Lena rise, scaldandole il cuore.
“Hai salvato National City da un
gigante con cinque arti per fianco, credevo che fossi stanca, io ho lavorato
tutto il giorno e credevo di essere stanca.” Le posò una mano sul cuore, come
faceva spesso, come a volersi rassicurare che battesse, l’aveva distrutta
sentirlo spegnarsi per alcuni lunghi e terrificanti minuti, ormai mesi prima.
“Tu lavori sempre, se fosse una
motivazione per non fare più l’amore allora… beh, non andrebbe bene, per
niente!” Lena sorrise alla faccia preoccupata di Kara.
“Avrò sempre voglia di fare l’amore
con te.” La rassicurò lei con un sorriso sulle labbra, poi spinse le loro
bocche a incontrarsi in un bacio.
Parlarono della loro giornata,
abbracciate e nude. Poi Lena iniziò a sentire che la giovane al suo fianco si
stava addormentando, così si sistemò meglio tra le sue braccia e chiuse gli
occhi. Le piaceva sentire il calore del corpo di Kara
contro il suo, come le piaceva percepire il suo respiro accarezzarla.
“Oggi ho visto Kal…”
La voce di Kara era impastata dal sonno e Lena
sorrise, sicura che non avrebbe finito la frase. “Abbiamo parlato, era da un po’
che non…” Il respiro di Kara si fece più profondo e
Lena le depose un bacio sulla spalla nuda.
“Buona notte, tesoro…” Mormorò, ma Kara si riscosse.
“…cosa importante da dirti…” Mugugnò.
“…il dna kryptoniano non è
così diverso da quello umano e… lui dice che si può combinare… sai per un
bambino…” Lena che la ascoltava con un sorriso sulle labbra, si irrigidì
bruscamente. “Un’umana può portare…” Il volto di Kara
si rilassò di nuovo in preda al sonno.
“Kara?” La
chiamò lei, non poteva lanciare una bomba simile e poi addormentarsi!
“Mmm…”
Borbottò la kryptoniana nel sonno. Lena fece una
smorfia. Kara poteva addormentarsi come un sasso dopo
aver fatto l’amore oppure avere l’energia triplicata e volare fino in Brasile
per coglierle una plumeria, ma, ovviamente, il giorno
in cui le parlava di un argomento così importante, doveva addormentarsi!
“Kara, di
cosa stai parlando?” Riprovò.
“Mi piacerebbe avere… un piccolo kryptoniano…” Bofonchiò. Il cuore di Lena iniziò a battere
veloce. Non aveva bisogno di sentire di più: Kara voleva diventare mamma! Ma era così presto e… certo che voleva passare
il resto della sua vita con Kara, ma… un bambino?
Lena si agitò tra le braccia della
ragazza che sospirò e la strinse contro di sé in un istintivo intento di
calmarla. Ma lei non poteva calmarsi! Un
bambino? Erano appena entrate in una normale routine di coppia, non potevano
farsi sconvolgere la vita da una simile… cosa… bambino… bambina…
Lena immaginò Kara
con gli occhi che brillavano, tra le braccia una piccola bambina dai capelli
neri e dagli occhi di zaffiro… Strinse i pugni e rabbrividì a causa
dell’intensità dell’immagine che aveva evocato. Non era pronta, non per quello.
Il telefono di Kara
squillò e Lena sobbalzò, era appena riuscita ad addormentarsi e solo perché si
era preparata un lungo discorso da fare a Kara appena
si fosse svegliata. Veloce, come solo Supergirl
poteva essere, la ragazza sparì dal suo posto accanto a lei nel letto, così
come sparì il telefono dal comodino. Lena alzò la testa e vide la luce del
bagno filtrare sotto la porta. Kara doveva essere
reperibile in ogni istante, ma era velocissima nel rispondere, tentava sempre
di non disturbare il suo sonno e in genere ci riusciva.
Chissà se sarebbe stata altrettanto veloce con un bambino che piangeva
nella stanza accanto…
accantonò quel pensiero con un tuffo al cuore.
Un istante dopo Supergirl
usciva dal bagno.
“Non volevo svegliarti… scusa.”
Mormorò, anche nella penombra della stanza Kara, percependo
il suo respiro, si era accorta che era sveglia.
“Non importa. Era il DEO? Ci sono
guai?” Non poteva preoccuparsi troppo per Supergirl,
altrimenti avrebbe passato la vita in ansia, ma questo non significava che non
si preoccupasse affatto.
“Una squadra del DEO in Etiopia:
cercavano un alieno fuggiasco, ma sono rimasti bloccati da una frana. J’onn è impegnato con una squadra in Cina, così mi hanno
chiesto se posso andare a risolvere il problema.” Spiegò lei, completamente
sveglia, malgrado fossero le tre di notte. Kara aveva
un’energia invidiabile.
“Avrei voluto parlare con te di
quello che mi hai detto ieri sera…” Kara le fece uno
splendido sorriso.
“Sarebbe magnifico, non credi?”
Chiese, gli occhi che brillavano di gioia. Lena sentì che tutto il discorso che
aveva preparato andava a rotoli. Come
avrebbe potuto dire cose come: è troppo presto, non sono pronta, non so se lo
sarò mai…; quando Kara aveva gli occhi così pieni
di felicità.
“Ehm… sì…” La ragazza probabilmente
imputò la sua indecisione all’ora tarda perché sorrise, contenta, poi si piegò
su Lena per baciarla, il mantello che ricadeva attorno a lei avvolgendo
entrambe.
“Ti amo.” Mormorò, Kara, sulle sue labbra.
“Fai attenzione.” Le disse lei e Supergirl annuì per poi avvicinarsi alla finestra, aprila e
volare via.
Lena si portò la mano sul volto. Cosa doveva fare?
“Miss Luthor?”
Lena si riscosse e guardò verso l’equipe di esperti che aveva davanti, si era
distratta, per l’ennesima volta. Le parole di Kara,
l’idea di avere un figlio assieme, l’avevano sconvolta, che lo ammettesse pure.
Non aveva mai pensato di diventare madre, ma ora che ci rifletteva non era
sicura di poterlo essere. Che esempio
aveva avuto? Lilian era stata una madre orrenda, lo dimostravano tutte le
sue manipolazioni e i suoi tentativi di corromperla, il suo usare l’amore che,
Lena, comunque, provava, contro di lei, come se fosse un’arma. E se si fosse rivelata altrettanto pessima?
Se un giorno il loro bambino l’avesse guardata con odio e disprezzo?
“Sì?” Chiese cercando di
concentrarsi.
“L’asilo nido.” Gli ricordò l’uomo e
lei sussultò.
“Come?” Chiese, sbattendo gli occhi
confusa.
“Una settimana fa ha chiesto perché
non ci fossero asili nelle nostre aziende, come invece succede nella maggior
parte delle aziende in concorrenza con noi.” Lena annuì, cercando di smetterla
di collegare ogni cosa al suo problema.
“Certo, ricordo.”
“Ebbene, abbiamo fatto le ricerche
del caso e risulta che la Luthor Corporation avesse
la politica di non incoraggiare le gravidanze tra i dipendenti, quindi niente
asili di facile accesso e con evidenti agevolazioni per i dipendenti.” Spiegò
l’uomo e lei annuì. Come avrebbero fatto
con la vita che conducevano ad avere tempo per un bambino? Ricordava le
lunghe assenza di suo padre e di sua madre, i giorni passati solo con i
domestici e le bambinaie. Non avrebbe voluto quello per suo figlio, ma Kara era Supergirl, non poteva
smettere di salvare il mondo. Sarebbe
toccato a lei sacrificare il suo lavoro? Forse tra qualche anno, ma non
adesso. La L-Corp iniziava finalmente a tornare ai
livelli della Luthor Corporation, dedicarle meno
tempo, ora, avrebbe significato tornare indietro, drasticamente.
“Miss Luthor?”
“Sì.” Drizzò la schiena, fissando
l’uomo. “Ci penserò, grazie.” L’uomo annuì perplesso, lanciando uno sguardo ai
colleghi, di solito Lena Luthor non esitava e
prendeva decisioni rapide e precise. Lasciarono la stanza poco dopo e Lena ne
fu sollevata, ma prima che potesse pensare di chiamare Kara,
la sua segretaria entrò, annunciando il notaio. Si era dimenticata di
quell’appuntamento, non era da lei dimenticarsi qualcosa di così importante,
quel giorno era davvero distratta.
“Buongiorno miss Luthor.”
La salutò l’uomo entrando con un sorriso e accomodandosi, ad un suo cenno,
sulla sedia davanti alla scrivania. “Ho portato i documenti che mi ha chiesto,
vorrei leggerli con lei e, se è ancora di questa opinione, li firmeremo.” Lena
annuì. Aveva deciso di modificare il testamento sistemando le cose nel caso le
fosse successo qualcosa, lasciando a Kara una larga
parte del suo patrimonio ed escludendo drasticamente sua madre, come aveva già
escluso suo fratello.
“Va bene.” Disse e l’uomo estrasse le
carte dalla sua valigetta.
“Ovviamente potrà cambiare le
disposizioni in ogni momento, per includere o escludere qualcuno.” Le ricordò
l’uomo. “Le basterà chiamarmi.”
“Non cambierò idea.” Dichiarò sicura
e il notaio annuì.
“Certo, ma potrebbe voler includere
un figlio o un amico.” Le sorrise, mentre lei veniva assalita da una nuova
sfilza di pensieri. Non aveva pensato a
quello: avere un figlio avrebbe significato dare alla luce un nuovo Luthor. Un erede dell’impero della sua famiglia. Ciò
avrebbe significato che il suo bambino avrebbe dovuto lottare per tutta la vita
contro il pregiudizio? Contro il rischio di diventare malvagio o pazzo? Contro
la tentazione della corruzione? Scosse la testa: no, sarebbe stato anche il
bambino di Kara e lei portava luce su tutto ciò che
sfiorava, aveva salvato lei, avrebbe salvato anche il loro bambino. Ma… anche se fosse rimasto buono, avrebbe
avuto il destino prefissato di diventare capo dell’azienda di famiglia? E se il
peso l’avesse schiacciato? E se non fosse stato quello che lui desiderava? E se
lei lo avesse spinto verso un destino che lui non avrebbero potuto evitare?
“… escludo da ogni diritto sul mio
patrimonio Lilian Luthor e Lex
Luthor. Rispettivamente madre adottiva e fratello
acquisito della suddetta firmataria…”
“Aspetti.” L’uomo si fermò e lei lo
guardò, indecisa.
“C’è qualcosa che non le piace?”
Chiese il notaio inarcando un sopracciglio, Lena sospirò.
“Le dispiace se riprendiamo la
lettura tra qualche giorno? Vi sono degli aspetti che potrebbero cambiare e
vorrei rifletterci ancora…”
“Ma certo, miss Luthor,
non c’è nessun problema. Quando sarà pronta le basterà far contattare il mio
studio.”
“Mi scusi per il disturbo.” L’uomo si
alzò sorridendo e le tese la mano.
“Sono cose delicate, comprendo
benissimo le titubanze.” Si congedò e uscì dalla stanza. Lena si alzò e
raggiunse la vetrata osservando la città sotto di lei.
Un figlio, una figlia… magari due… conoscendo Kara
non si sarebbe fermata a uno soltanto. Kara… sorrise perché non riusciva a non
pensare alla sua dolcezza. Sarebbe stata
una mamma eccezionale, lei… Abbassò il capo. Lena Luthor, madre… Sapeva che non era
possibile. Sapeva che sarebbe stata una
pessima mamma…
Doveva trovare il coraggio di dirlo a
Kara, doveva trovare la forza di spezzarle il cuore,
di vedere il suoi occhi spegnersi nella delusione… Avrebbe ucciso il loro amore? I suoi occhi sfuggirono sulla rosa
rossa che decorava il suo ufficio dal giorno di San Valentino, un dono di un
fastidioso folletto inter-dimensionale, la prova tangibile che il loro amore
era sempre fresco e vivo. Ma, se l’avesse
privata della gioia di essere mamma, Kara, non
avrebbe iniziato ad amarla di meno?
“Miss Luthor,
Supergirl.” Lena corrugò la fronte e accese la
televisione. Aveva espressamente chiesto di essere informata nel caso vi
fossero aggiornamenti televisivi sulla supereroina, ma non si aspettava che
fosse in tv quel giorno. Eppure eccola lì. La telecamera del reporter si
muoveva troppo velocemente, ma Lena capì che Kara
stava combattendo contro un alieno in città. La vide mentre riceveva un colpo e
andava a sbattere contro un edifico, scomparendo tra le macerie. Come sempre
sentì la tensione salire mentre passavano i secondi e poi Supergirl
tornò alla carica, con la solita fermezza ed eleganza, gettando l’aggressore a
terra. Un gruppo di agenti in nero accerchiò l’alieno intrappolandolo. Lena
poté identificare Alex che guidava il gruppo, malgrado indossasse un
passamontagna e un casco conosceva troppo bene la donna per non identificarla tra
gli altri agenti. Oltretutto Kara atterrò accanto a
lei, parlandole, un sorriso sulle labbra. Poi, mentre gli agenti
neutralizzavano l’alieno, ancora frastornato, la donna spiccò il volo e
scomparì tra i cieli. Il cameramen chiuse il collegamento e la parola fu data
ai giornalisti in studio. Lena spense il televisore, pensierosa.
Come poteva pensare di avere un figlio da Supergirl?
E se lo avessero preso di mira? Avevano rapito lei solo perché era stata
fotografata tra le braccia della supereroina. Se avessero collegato Kara a Supergirl? Se avessero
deciso di fare del male al loro bambino? Le minacce che la ragazza affrontava
erano di ogni tipo, erano frequenti e spesso gravi, come poteva pensare di
esporre un bambino a qualcosa di simile?
A questo pensiero ne subentrò un
altro che le fece sgranare gli occhi: e
se avesse avuto dei poteri? O se,
invece, non ne avesse avuti e si sentisse sminuito o arrabbiato con lei per
essere la sua madre umana che lo aveva privato della forza degli El? Si lasciò cadere sulla sedia portandosi le mani
alla testa.
Le doleva il capo e non era perché
aveva dormito poco, quell’idea la stava rendendo pazza. Le implicazioni erano
troppe e lei non aveva il coraggio di affrontarle da sola.
Uno piccolo tonfo la avvisò che Kara era atterrata sul suo balcone.
“Buongiorno, miss Luthor!”
Un grande sorriso sulle labbra, Kara la sollevò tra
le braccia baciandola con trasporto. Sembrava felice e spensierata, non come
una che si è appena fatta prendere a pugni da un alieno, mentre programmava una
gravidanza. “Che succede?” Le chiese però, non appena sentì che il suo bacio
era trattenuto. “Mi hai visto alla televisione? Non era nulla, ti ho detto
dell’alieno in Etiopia? L’ho catturato questa mattina mentre spostavo la
squadra DEO e ci è sfuggito mentre atterravamo qua per metterlo in isolamento.
Ma era solo un bruto non molto intelligente e…” La ragazza frenò l’entusiasmo e
corrugò la fronte nel vedere la sua espressione. “C’è qualcosa di serio che non
va…” Affermò. “Tua madre…?” Iniziò, ma lei scosse la testa.
“Non… mi dispiace Kara,
ma non sono pronta ad avere un bambino.” Confessò tutto di un fiato e vide gli
occhi di Kara sgranarsi nella sorpresa e poi le
guance della ragazza arrossirono.
“Oh… ehm… ecco… io non pensavo che io
e te… voglio dire, sì, un giorno… magari quando la L-Corp
sarà su solide rotaie e io avrò trovato qualcuno che possa aiutarmi… magari Mon-El, un giorno o l’altro crescerà smettendo di essere un
eterno bambino e imparerà ad usare i suoi poteri per aiutare il mondo e non
solo per fare lo sbruffone…, ma… ecco…” Lena la guardò confusa.
“Ieri hai detto che volevi un
bambino!” L’accusò. Kara nascose un sorriso dietro
alla mano mentre arrossiva ancora di più, divertita dalla situazione, malgrado fosse
consapevole della sua tensione.
“Ti amo.” Le disse quando vide che il
suo volto si adombrava.
“Kara, hai
detto…”
“Kal, Kal e Lois vogliono avere un bambino. E io sarei felice di
avere un cuginetto kryptoniano da viziare.” Spiegò
subito Kara e Lena si sentì la persona più stupida di
questa terra. “Mi dispiace averti impensierito…” Disse poi Kara,
tornando a prenderla tra le braccia e guardandola con occhi dolci e innamorati.
“È
ovvio che voglio dei bambini con te, avranno i miei capelli e i tuoi occhi che
tolgono il respiro, saranno fieri di essere dei Luthor,
ma felici di poter avere la libertà di scegliere chi essere dei Danvers.” Lena sentì il suo cuore sciogliersi. “Tu, mio
dolce fiore, sarai la migliore mamma al mondo.” Le bisbigliò Kara e lei sentì le lacrime pungerle gli occhi.
“Come lo sai?” Chiese in un sussurro.
“Perché sei forte e sei dolce, perché
sei protettiva, ma non soffocante, perché sei severa e giusta, perché conosci
l’importanza della dedizione, ma sai anche divertiti, perché sei prudente e
coraggiosa e poi, perché sei tu e io ti amo alla follia.” I loro occhi si
allacciarono e Kara le sorrise. “Ho detto che sei
anche intelligente, bellissima e con un grande cuore? Sono sicura che sarai la
loro preferita…” Lena non la lasciò finire, invece catturò le labbra della
donna in un bacio che spazzò via il mal di testa e ogni altra preoccupazione.
“Ti amo.” Affermò appoggiando la
fronte contro la sua. “Ma la prossima volta che mi fai uno scherzo simile giuro
che ti butto giù dal letto!” Kara ridacchiò, poi
tornò seria.
“Mi dispiace, davvero, averti
preoccupata…”
“Sono stata una stupida.”
“No.” Kara
scosse la testa dandole un bacio sul naso. “Sei stata dolce e tenera a pensare
subito a dei bambini con me.”
“Un bambino.” La corresse Lena, poi
si corresse a sua volta. “Una bambina…” Nel vedere le guance di Kara arrossire, le scappò un sorriso imbarazzato.
“Una bambina?” Chiese Kara sorridendo a sua volta. “E avevi anche deciso il nome?
Perché un istante fa hai detto che non volevi, ma…”
“Non ho deciso il nome!” La
interruppe lei, ma il sorriso divertito non se ne andava dal volto di Kara. Lena abbassò il capo riflettendo: era stata sicura di
non volere un bambino, eppure per tutto il giorno non aveva fatto altro che
convincersi di tutti i problemi che ci sarebbero stati. Perché?
“Forse… dico, solo, forse… non ti
dispiacerebbe così tanto avere un bambino con me… che dici?” Lena arrossì e lei
le baciò le labbra. “Prima lascia che ti sposi, poi ne riparleremo. Su Krypton
il periodo di fidanzamento deve durare almeno…” Kara
alzò lo sguardo verso il soffitto. “Due anni, sì.” Lena scoppiò a ridere
davanti all’evidente invenzione della ragazza e Kara
sorrise, contenta di averla rilassata. “Abbiamo tutto il tempo.” Le ricordò
dopo un altro bacio.
“Ti amo.” Le disse Lena perdendosi
nell’azzurro dei suoi occhi. Un bambino…
magari due, sarebbero stati la cosa più bella del mondo. I problemi non
erano spariti, ma aveva appena capito che non avrebbe dovuto affrontarli da
sola. Sorrise e Kara la imitò, gli occhi che
brillavano di gioia e felicità. Lei non
era più sola.
Note: Eccovi un’altra piccola OneShot che ci permette di dare uno sguardo alla vita di Kara e Lena dopo la storia “Essere il suo punto debole”. Vi è piaciuta? È grazie alla vostra reazione molto positiva alla storia di San Valentino che ho deciso di scriverla, un piccolo regalo per la vostra gentilezza nel commentare e nel leggere. Potrebbero arrivarne altre, se l’ispirazione mi assiste.
Adoro assumere il punto di vista di Lena, lo sapete, perché l’avrò detto mille volte. È un personaggio complesso e affascinante che offre moltissimi spunti, spero che abbiate apprezzato il modo in cui ho trattato il suo affrontare l’idea di maternità. Kara invece… beh, è sempre Kara, una forza della natura piena di dolcezza e amore, oltre che di comprensione per la donna che ha accanto.
Grazie mille, fatemi sapere cosa ne pensate! Ciao ciao.