Serie TV > Supergirl
Ricorda la storia  |      
Autore: Najara    25/02/2017    12 recensioni
"Kara poteva addormentarsi come un sasso dopo aver fatto l’amore oppure avere l’energia triplicata e volare fino in Brasile per coglierle una plumeria, ma, ovviamente, il giorno in cui le parlava di un argomento così importante, doveva addormentarsi!" Kara non sa che, con i suoi borbottii notturni, sta per dare grandi preoccupazioni a Lena.
OneShot seguito di "Essere il suo punto debole".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Essere il suo punto debole'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Borbottii notturni

 

La stanza era semibuia e nell’aria risuonavano gli ansimi di Lena Luthor. La donna era stesa sul letto, i lunghi capelli neri sparsi sul cuscino, il corpo sinuoso avvinghiato a una figura snella e forte.

Kara fece scivolare un secondo dito in lei, dolcemente, e sentì il corpo della donna sotto di lei tendersi. Ne percepiva ogni sussulto, ogni respiro, ogni accelerazione del cuore. Catturò le sue labbra mentre iniziava di nuovo a muoversi dentro di lei, un bacio che Lena ricambiò con passione stringendola contro di sé in un chiaro invito ad aumentare il ritmo. Kara non l’accontentò, continuando a muoversi lentamente in maniera regolare. Sorrise quando vide Lena che si mordeva le labbra, era sempre così impaziente, eppure Kara ormai sapeva come darle piacere.

Mentre le dita continuavano a muoversi lente e inesorabili, Kara scivolò con la bocca lungo il suo corpo fino a catturarle un seno. Adorava la sua pelle d’avorio e i suoi capezzoli scuri e tesi nella passione. Dalle labbra di Lena sfuggì un gemito questa volta e Kara spinse il suo pollice contro di lei, muovendolo circolarmente e aumentando leggermente la velocità delle spinte. Fu subito gratificata: il corpo di Lena si arcuò sotto di lei, mentre la donna spingeva la testa indietro, gli occhi chiusi, il respiro sempre più affannoso.

Kara le morse dolcemente il collo, mentre iniziava a sentire attorno alle sue dita le piccole contrazione che indicavano l’arrivo dell’orgasmo. Senza indugiare spinse con forza la mano e le dita contro e dentro Lena, la giovane Luthor gemette aggrappandosi a lei, mentre raggiungeva l’apice del piacere.

Con delicatezza, Kara, sfilò le dita e la vide rabbrividire, allora, con un sorriso, la attirò contro il proprio corpo aspettando che la tensione dell’orgasmo lasciasse, in lei, il posto al caldo appagamento in cui la kryptoniana era già avvolta.

“Ti amo…” Mormorò Lena cercando le sue labbra in un bacio profondo, ma dolce.

“Ti amo.” Le rispose, lasciandole dei piccoli baci sul viso.

È stato magnifico.” Affermò poi la donna, guardandola con i suoi occhi limpidi e magnetici.

“Tu volevi dormire…” Le ricordò Kara e Lena rise, scaldandole il cuore.

“Hai salvato National City da un gigante con cinque arti per fianco, credevo che fossi stanca, io ho lavorato tutto il giorno e credevo di essere stanca.” Le posò una mano sul cuore, come faceva spesso, come a volersi rassicurare che battesse, l’aveva distrutta sentirlo spegnarsi per alcuni lunghi e terrificanti minuti, ormai mesi prima.

“Tu lavori sempre, se fosse una motivazione per non fare più l’amore allora… beh, non andrebbe bene, per niente!” Lena sorrise alla faccia preoccupata di Kara.

“Avrò sempre voglia di fare l’amore con te.” La rassicurò lei con un sorriso sulle labbra, poi spinse le loro bocche a incontrarsi in un bacio.

Parlarono della loro giornata, abbracciate e nude. Poi Lena iniziò a sentire che la giovane al suo fianco si stava addormentando, così si sistemò meglio tra le sue braccia e chiuse gli occhi. Le piaceva sentire il calore del corpo di Kara contro il suo, come le piaceva percepire il suo respiro accarezzarla.

“Oggi ho visto Kal…” La voce di Kara era impastata dal sonno e Lena sorrise, sicura che non avrebbe finito la frase. “Abbiamo parlato, era da un po’ che non…” Il respiro di Kara si fece più profondo e Lena le depose un bacio sulla spalla nuda.

“Buona notte, tesoro…” Mormorò, ma Kara si riscosse.

“…cosa importante da dirti…” Mugugnò. “…il dna kryptoniano non è così diverso da quello umano e… lui dice che si può combinare… sai per un bambino…” Lena che la ascoltava con un sorriso sulle labbra, si irrigidì bruscamente. “Un’umana può portare…” Il volto di Kara si rilassò di nuovo in preda al sonno.

Kara?” La chiamò lei, non poteva lanciare una bomba simile e poi addormentarsi!

Mmm…” Borbottò la kryptoniana nel sonno. Lena fece una smorfia. Kara poteva addormentarsi come un sasso dopo aver fatto l’amore oppure avere l’energia triplicata e volare fino in Brasile per coglierle una plumeria, ma, ovviamente, il giorno in cui le parlava di un argomento così importante, doveva addormentarsi!

Kara, di cosa stai parlando?” Riprovò.

“Mi piacerebbe avere… un piccolo kryptoniano…” Bofonchiò. Il cuore di Lena iniziò a battere veloce. Non aveva bisogno di sentire di più: Kara voleva diventare mamma! Ma era così presto e… certo che voleva passare il resto della sua vita con Kara, ma… un bambino?

Lena si agitò tra le braccia della ragazza che sospirò e la strinse contro di sé in un istintivo intento di calmarla. Ma lei non poteva calmarsi! Un bambino? Erano appena entrate in una normale routine di coppia, non potevano farsi sconvolgere la vita da una simile… cosa… bambino… bambina…

Lena immaginò Kara con gli occhi che brillavano, tra le braccia una piccola bambina dai capelli neri e dagli occhi di zaffiro… Strinse i pugni e rabbrividì a causa dell’intensità dell’immagine che aveva evocato. Non era pronta, non per quello.

 

Il telefono di Kara squillò e Lena sobbalzò, era appena riuscita ad addormentarsi e solo perché si era preparata un lungo discorso da fare a Kara appena si fosse svegliata. Veloce, come solo Supergirl poteva essere, la ragazza sparì dal suo posto accanto a lei nel letto, così come sparì il telefono dal comodino. Lena alzò la testa e vide la luce del bagno filtrare sotto la porta. Kara doveva essere reperibile in ogni istante, ma era velocissima nel rispondere, tentava sempre di non disturbare il suo sonno e in genere ci riusciva.

Chissà se sarebbe stata altrettanto veloce con un bambino che piangeva nella stanza accanto… accantonò quel pensiero con un tuffo al cuore.

Un istante dopo Supergirl usciva dal bagno.

“Non volevo svegliarti… scusa.” Mormorò, anche nella penombra della stanza Kara, percependo il suo respiro, si era accorta che era sveglia.

“Non importa. Era il DEO? Ci sono guai?” Non poteva preoccuparsi troppo per Supergirl, altrimenti avrebbe passato la vita in ansia, ma questo non significava che non si preoccupasse affatto.

“Una squadra del DEO in Etiopia: cercavano un alieno fuggiasco, ma sono rimasti bloccati da una frana. J’onn è impegnato con una squadra in Cina, così mi hanno chiesto se posso andare a risolvere il problema.” Spiegò lei, completamente sveglia, malgrado fossero le tre di notte. Kara aveva un’energia invidiabile.

“Avrei voluto parlare con te di quello che mi hai detto ieri sera…” Kara le fece uno splendido sorriso.

“Sarebbe magnifico, non credi?” Chiese, gli occhi che brillavano di gioia. Lena sentì che tutto il discorso che aveva preparato andava a rotoli. Come avrebbe potuto dire cose come: è troppo presto, non sono pronta, non so se lo sarò mai…; quando Kara aveva gli occhi così pieni di felicità.

“Ehm… sì…” La ragazza probabilmente imputò la sua indecisione all’ora tarda perché sorrise, contenta, poi si piegò su Lena per baciarla, il mantello che ricadeva attorno a lei avvolgendo entrambe.

“Ti amo.” Mormorò, Kara, sulle sue labbra.

“Fai attenzione.” Le disse lei e Supergirl annuì per poi avvicinarsi alla finestra, aprila e volare via.

Lena si portò la mano sul volto. Cosa doveva fare?

 

“Miss Luthor?” Lena si riscosse e guardò verso l’equipe di esperti che aveva davanti, si era distratta, per l’ennesima volta. Le parole di Kara, l’idea di avere un figlio assieme, l’avevano sconvolta, che lo ammettesse pure. Non aveva mai pensato di diventare madre, ma ora che ci rifletteva non era sicura di poterlo essere. Che esempio aveva avuto? Lilian era stata una madre orrenda, lo dimostravano tutte le sue manipolazioni e i suoi tentativi di corromperla, il suo usare l’amore che, Lena, comunque, provava, contro di lei, come se fosse un’arma. E se si fosse rivelata altrettanto pessima? Se un giorno il loro bambino l’avesse guardata con odio e disprezzo?

“Sì?” Chiese cercando di concentrarsi.

“L’asilo nido.” Gli ricordò l’uomo e lei sussultò.

“Come?” Chiese, sbattendo gli occhi confusa.

“Una settimana fa ha chiesto perché non ci fossero asili nelle nostre aziende, come invece succede nella maggior parte delle aziende in concorrenza con noi.” Lena annuì, cercando di smetterla di collegare ogni cosa al suo problema.

“Certo, ricordo.”

“Ebbene, abbiamo fatto le ricerche del caso e risulta che la Luthor Corporation avesse la politica di non incoraggiare le gravidanze tra i dipendenti, quindi niente asili di facile accesso e con evidenti agevolazioni per i dipendenti.” Spiegò l’uomo e lei annuì. Come avrebbero fatto con la vita che conducevano ad avere tempo per un bambino? Ricordava le lunghe assenza di suo padre e di sua madre, i giorni passati solo con i domestici e le bambinaie. Non avrebbe voluto quello per suo figlio, ma Kara era Supergirl, non poteva smettere di salvare il mondo. Sarebbe toccato a lei sacrificare il suo lavoro? Forse tra qualche anno, ma non adesso. La L-Corp iniziava finalmente a tornare ai livelli della Luthor Corporation, dedicarle meno tempo, ora, avrebbe significato tornare indietro, drasticamente.

“Miss Luthor?”

“Sì.” Drizzò la schiena, fissando l’uomo. “Ci penserò, grazie.” L’uomo annuì perplesso, lanciando uno sguardo ai colleghi, di solito Lena Luthor non esitava e prendeva decisioni rapide e precise. Lasciarono la stanza poco dopo e Lena ne fu sollevata, ma prima che potesse pensare di chiamare Kara, la sua segretaria entrò, annunciando il notaio. Si era dimenticata di quell’appuntamento, non era da lei dimenticarsi qualcosa di così importante, quel giorno era davvero distratta.

“Buongiorno miss Luthor.” La salutò l’uomo entrando con un sorriso e accomodandosi, ad un suo cenno, sulla sedia davanti alla scrivania. “Ho portato i documenti che mi ha chiesto, vorrei leggerli con lei e, se è ancora di questa opinione, li firmeremo.” Lena annuì. Aveva deciso di modificare il testamento sistemando le cose nel caso le fosse successo qualcosa, lasciando a Kara una larga parte del suo patrimonio ed escludendo drasticamente sua madre, come aveva già escluso suo fratello.

“Va bene.” Disse e l’uomo estrasse le carte dalla sua valigetta.

“Ovviamente potrà cambiare le disposizioni in ogni momento, per includere o escludere qualcuno.” Le ricordò l’uomo. “Le basterà chiamarmi.”

“Non cambierò idea.” Dichiarò sicura e il notaio annuì.

“Certo, ma potrebbe voler includere un figlio o un amico.” Le sorrise, mentre lei veniva assalita da una nuova sfilza di pensieri. Non aveva pensato a quello: avere un figlio avrebbe significato dare alla luce un nuovo Luthor. Un erede dell’impero della sua famiglia. Ciò avrebbe significato che il suo bambino avrebbe dovuto lottare per tutta la vita contro il pregiudizio? Contro il rischio di diventare malvagio o pazzo? Contro la tentazione della corruzione? Scosse la testa: no, sarebbe stato anche il bambino di Kara e lei portava luce su tutto ciò che sfiorava, aveva salvato lei, avrebbe salvato anche il loro bambino. Ma… anche se fosse rimasto buono, avrebbe avuto il destino prefissato di diventare capo dell’azienda di famiglia? E se il peso l’avesse schiacciato? E se non fosse stato quello che lui desiderava? E se lei lo avesse spinto verso un destino che lui non avrebbero potuto evitare?

“… escludo da ogni diritto sul mio patrimonio Lilian Luthor e Lex Luthor. Rispettivamente madre adottiva e fratello acquisito della suddetta firmataria…”

“Aspetti.” L’uomo si fermò e lei lo guardò, indecisa.

“C’è qualcosa che non le piace?” Chiese il notaio inarcando un sopracciglio, Lena sospirò.

“Le dispiace se riprendiamo la lettura tra qualche giorno? Vi sono degli aspetti che potrebbero cambiare e vorrei rifletterci ancora…”

“Ma certo, miss Luthor, non c’è nessun problema. Quando sarà pronta le basterà far contattare il mio studio.”

“Mi scusi per il disturbo.” L’uomo si alzò sorridendo e le tese la mano.

“Sono cose delicate, comprendo benissimo le titubanze.” Si congedò e uscì dalla stanza. Lena si alzò e raggiunse la vetrata osservando la città sotto di lei.

Un figlio, una figlia… magari due… conoscendo Kara non si sarebbe fermata a uno soltanto. Kara sorrise perché non riusciva a non pensare alla sua dolcezza. Sarebbe stata una mamma eccezionale, lei… Abbassò il capo. Lena Luthor, madre… Sapeva che non era possibile. Sapeva che sarebbe stata una pessima mamma…

Doveva trovare il coraggio di dirlo a Kara, doveva trovare la forza di spezzarle il cuore, di vedere il suoi occhi spegnersi nella delusione… Avrebbe ucciso il loro amore? I suoi occhi sfuggirono sulla rosa rossa che decorava il suo ufficio dal giorno di San Valentino, un dono di un fastidioso folletto inter-dimensionale, la prova tangibile che il loro amore era sempre fresco e vivo. Ma, se l’avesse privata della gioia di essere mamma, Kara, non avrebbe iniziato ad amarla di meno?

“Miss Luthor, Supergirl.” Lena corrugò la fronte e accese la televisione. Aveva espressamente chiesto di essere informata nel caso vi fossero aggiornamenti televisivi sulla supereroina, ma non si aspettava che fosse in tv quel giorno. Eppure eccola lì. La telecamera del reporter si muoveva troppo velocemente, ma Lena capì che Kara stava combattendo contro un alieno in città. La vide mentre riceveva un colpo e andava a sbattere contro un edifico, scomparendo tra le macerie. Come sempre sentì la tensione salire mentre passavano i secondi e poi Supergirl tornò alla carica, con la solita fermezza ed eleganza, gettando l’aggressore a terra. Un gruppo di agenti in nero accerchiò l’alieno intrappolandolo. Lena poté identificare Alex che guidava il gruppo, malgrado indossasse un passamontagna e un casco conosceva troppo bene la donna per non identificarla tra gli altri agenti. Oltretutto Kara atterrò accanto a lei, parlandole, un sorriso sulle labbra. Poi, mentre gli agenti neutralizzavano l’alieno, ancora frastornato, la donna spiccò il volo e scomparì tra i cieli. Il cameramen chiuse il collegamento e la parola fu data ai giornalisti in studio. Lena spense il televisore, pensierosa.

Come poteva pensare di avere un figlio da Supergirl? E se lo avessero preso di mira? Avevano rapito lei solo perché era stata fotografata tra le braccia della supereroina. Se avessero collegato Kara a Supergirl? Se avessero deciso di fare del male al loro bambino? Le minacce che la ragazza affrontava erano di ogni tipo, erano frequenti e spesso gravi, come poteva pensare di esporre un bambino a qualcosa di simile?

A questo pensiero ne subentrò un altro che le fece sgranare gli occhi: e se avesse avuto dei poteri? O se, invece, non ne avesse avuti e si sentisse sminuito o arrabbiato con lei per essere la sua madre umana che lo aveva privato della forza degli El? Si lasciò cadere sulla sedia portandosi le mani alla testa.

Le doleva il capo e non era perché aveva dormito poco, quell’idea la stava rendendo pazza. Le implicazioni erano troppe e lei non aveva il coraggio di affrontarle da sola.

 

Uno piccolo tonfo la avvisò che Kara era atterrata sul suo balcone.

“Buongiorno, miss Luthor!” Un grande sorriso sulle labbra, Kara la sollevò tra le braccia baciandola con trasporto. Sembrava felice e spensierata, non come una che si è appena fatta prendere a pugni da un alieno, mentre programmava una gravidanza. “Che succede?” Le chiese però, non appena sentì che il suo bacio era trattenuto. “Mi hai visto alla televisione? Non era nulla, ti ho detto dell’alieno in Etiopia? L’ho catturato questa mattina mentre spostavo la squadra DEO e ci è sfuggito mentre atterravamo qua per metterlo in isolamento. Ma era solo un bruto non molto intelligente e…” La ragazza frenò l’entusiasmo e corrugò la fronte nel vedere la sua espressione. “C’è qualcosa di serio che non va…” Affermò. “Tua madre…?” Iniziò, ma lei scosse la testa.

“Non… mi dispiace Kara, ma non sono pronta ad avere un bambino.” Confessò tutto di un fiato e vide gli occhi di Kara sgranarsi nella sorpresa e poi le guance della ragazza arrossirono.

“Oh… ehm… ecco… io non pensavo che io e te… voglio dire, sì, un giorno… magari quando la L-Corp sarà su solide rotaie e io avrò trovato qualcuno che possa aiutarmi… magari Mon-El, un giorno o l’altro crescerà smettendo di essere un eterno bambino e imparerà ad usare i suoi poteri per aiutare il mondo e non solo per fare lo sbruffone…, ma… ecco…” Lena la guardò confusa.

“Ieri hai detto che volevi un bambino!” L’accusò. Kara nascose un sorriso dietro alla mano mentre arrossiva ancora di più, divertita dalla situazione, malgrado fosse consapevole della sua tensione.

“Ti amo.” Le disse quando vide che il suo volto si adombrava.

Kara, hai detto…”

Kal, Kal e Lois vogliono avere un bambino. E io sarei felice di avere un cuginetto kryptoniano da viziare.” Spiegò subito Kara e Lena si sentì la persona più stupida di questa terra. “Mi dispiace averti impensierito…” Disse poi Kara, tornando a prenderla tra le braccia e guardandola con occhi dolci e innamorati. “È ovvio che voglio dei bambini con te, avranno i miei capelli e i tuoi occhi che tolgono il respiro, saranno fieri di essere dei Luthor, ma felici di poter avere la libertà di scegliere chi essere dei Danvers.” Lena sentì il suo cuore sciogliersi. “Tu, mio dolce fiore, sarai la migliore mamma al mondo.” Le bisbigliò Kara e lei sentì le lacrime pungerle gli occhi.

“Come lo sai?” Chiese in un sussurro.

“Perché sei forte e sei dolce, perché sei protettiva, ma non soffocante, perché sei severa e giusta, perché conosci l’importanza della dedizione, ma sai anche divertiti, perché sei prudente e coraggiosa e poi, perché sei tu e io ti amo alla follia.” I loro occhi si allacciarono e Kara le sorrise. “Ho detto che sei anche intelligente, bellissima e con un grande cuore? Sono sicura che sarai la loro preferita…” Lena non la lasciò finire, invece catturò le labbra della donna in un bacio che spazzò via il mal di testa e ogni altra preoccupazione.

“Ti amo.” Affermò appoggiando la fronte contro la sua. “Ma la prossima volta che mi fai uno scherzo simile giuro che ti butto giù dal letto!” Kara ridacchiò, poi tornò seria.

“Mi dispiace, davvero, averti preoccupata…”

“Sono stata una stupida.”

“No.” Kara scosse la testa dandole un bacio sul naso. “Sei stata dolce e tenera a pensare subito a dei bambini con me.”

“Un bambino.” La corresse Lena, poi si corresse a sua volta. “Una bambina…” Nel vedere le guance di Kara arrossire, le scappò un sorriso imbarazzato.

“Una bambina?” Chiese Kara sorridendo a sua volta. “E avevi anche deciso il nome? Perché un istante fa hai detto che non volevi, ma…”

“Non ho deciso il nome!” La interruppe lei, ma il sorriso divertito non se ne andava dal volto di Kara. Lena abbassò il capo riflettendo: era stata sicura di non volere un bambino, eppure per tutto il giorno non aveva fatto altro che convincersi di tutti i problemi che ci sarebbero stati. Perché?

“Forse… dico, solo, forse… non ti dispiacerebbe così tanto avere un bambino con me… che dici?” Lena arrossì e lei le baciò le labbra. “Prima lascia che ti sposi, poi ne riparleremo. Su Krypton il periodo di fidanzamento deve durare almeno…” Kara alzò lo sguardo verso il soffitto. “Due anni, sì.” Lena scoppiò a ridere davanti all’evidente invenzione della ragazza e Kara sorrise, contenta di averla rilassata. “Abbiamo tutto il tempo.” Le ricordò dopo un altro bacio.

“Ti amo.” Le disse Lena perdendosi nell’azzurro dei suoi occhi. Un bambino… magari due, sarebbero stati la cosa più bella del mondo. I problemi non erano spariti, ma aveva appena capito che non avrebbe dovuto affrontarli da sola. Sorrise e Kara la imitò, gli occhi che brillavano di gioia e felicità. Lei non era più sola.

 

 

 

Note: Eccovi un’altra piccola OneShot che ci permette di dare uno sguardo alla vita di Kara e Lena dopo la storia “Essere il suo punto debole”. Vi è piaciuta? È grazie alla vostra reazione molto positiva alla storia di San Valentino che ho deciso di scriverla, un piccolo regalo per la vostra gentilezza nel commentare e nel leggere. Potrebbero arrivarne altre, se l’ispirazione mi assiste.

 

Adoro assumere il punto di vista di Lena, lo sapete, perché l’avrò detto mille volte. È un personaggio complesso e affascinante che offre moltissimi spunti, spero che abbiate apprezzato il modo in cui ho trattato il suo affrontare l’idea di maternità. Kara invece… beh, è sempre Kara, una forza della natura piena di dolcezza e amore, oltre che di comprensione per la donna che ha accanto.

 

Grazie mille, fatemi sapere cosa ne pensate! Ciao ciao.

  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Najara