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Autore: Michan_Valentine    26/02/2017    1 recensioni
Noctis è alle prese con i problemi di Prompto, ma se dimostrarsi dei veri uomini è solitamente impresa ardua, alle volte è addirittura... impossibile! (ft. Ignis e Gladio)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa – un moscerino o una zanzara, probabilmente – gli pizzicò la guancia. Di rimando Noctis serrò le palpebre, sfoderò una smorfia d’insofferenza e scacciò l’importuno insettucolo con uno schiaffetto menato a caso. Solo per tornare a ronfare nella tranquillità e nella penombra della tenda, con le labbra schiuse e un filo di bava che gli scendeva giù dal margine sinistro della bocca.
Un altro pizzicotto, se possibile più vigoroso del precedente, tornò a insidiargli la guancia. Stavolta il principe mugugnò, si girò goffamente a pancia in giù e finì di faccia dentro il cuscino, dove restò inerte per i successivi secondi. Tempo più che sufficiente per sprofondare nuovamente nel torpore completo del sonno – in questo aveva il record assoluto.
Una pacca dritta sul sedere lo fece svegliare di soprassalto al suono di un biascicato e del tutto spontaneo “Sono Noctis Lucis Caelum, principe di Lucis e re della pesca!” Ma quando il suddetto re s’accorse che non era sul pontile di Galdin e che non aveva appena estratto dagli abissi – dopo una lunga ed estenuante lotta fra uomo e pesce, come diceva sempre Prompto – il famigerato Demone di Cygilla, ricadde di lungo nel sacco a pelo, gli occhi ancora chiusi, la bocca impastata dal sonno e la delusione nel cuore.
“Noct?”
Coi capelli attaccati alla guancia e una smorfia tiratissima sul viso per via del brusco e prematuro risveglio, il principe si voltò di malavoglia in direzione della voce e della sagoma che si stagliava scura nella penombra lì accanto. E, nonostante fosse appena capace d’intendere e di volere, capì perfettamente che non si trattava né di un moscerino né di una zanzara, perché lo scocciatore aveva braccia, gambe e probabilmente il viso di…
Specs,” mugugnò, “cucineremo insieme domani, taglierò le verdure a strisce sottili sottili, praticamente invisibili, e mescolerò tutto quello che vuoi, perciò adesso…”
“Noctis…”
“Ok, ok, ho capito, Big Guy… cinque minuti, anzi, facciamo quaranta, e vengo ad allenarmi, ce le suoniamo di santa ragione come piace a te e poi corriamo a perdifiato per almeno sei chilometri, perciò adesso…”
“Eddai, amico, per quanto sia divertente – e potremmo definirlo il nuovo scontro mortale: l’uomo e la veglia, perché lui è narcolettico e lei lo prende sempre per il naso – almeno apri gli occhi e guardami in faccia!”
Blondie, certo! In fondo non gli restavano più alternative e pensandoci meglio Ignis non si sarebbe mai sognato di svegliarlo con una pacca sul sedere, un gesto troppo poco di classe per qualcuno sempre attento alle maniere. E se fosse stato Gladio a dargliela probabilmente a quell’ora sarebbe già diventato un tutt’uno col sacco a pelo e il pavimento, spiaccicato dalla manata dell’amico come si fosse trattato del presunto insetto di cui sopra.
Ormai sveglio – e di umore uggioso – Noctis sollevò il busto dalle coltri, si mise faticosamente a sedere e si profuse in un epico sbadiglio – che vedeva esposte a pubblico ludibrio entrambe le sue tonsille. A dargli l’effettivo buongiorno ci pensarono i successivi “click” e “flash”; quest’ultimo, poi, riuscì ad accecarlo persino attraverso le palpebre serrate, strappandogli un mugolio e l’ennesima smorfia di fastidio.
“Ma che ore sono? Si può sapere che vuoi? Io ho bisogno di dormire!” protestò il principe, stropicciandosi malamente gli occhi. “Soprattutto non scattare fotografie imbarazzanti di prima mattina!”
Ops! Il dito deve essermi scivolato accidentalmente sul pulsante della macchinetta,” ribatté l’altro, ridacchiando allegramente fra sé, “ma non temere, non è la tua migliore performance, ne ho un mucchio di te che sonnecchi in posizioni ancora più assurde! L’ultima volta ti sei addormentato mentre mangiavi, col cucchiaio sollevato a mezz’aria!”
Noctis aprì finalmente gli occhi – cerchiati da un bel livore insalubre – e puntò l’amico con preoccupazione e sorpresa crescenti; mescolati in un’unica sensazione di disagio. E con i capelli ancora attaccati alla faccia, naturalmente.
“Giusto perché tu lo sappia, Prompto, l’immagine di te che mi scatti fotografie mentre dormo è davvero inquietante, da maniaco,” sottolineò il principe, “e prossimamente vedi di far scivolare quel dito più sul grilletto e meno sulla macchina fotografica, soprattutto quando abbiamo gli Imperiali alle calcagna e nei tuoi scatti le sto prendendo di brutto.”
“Ehm, d’accordo,” fece il diretto interessato, grattandosi la testa con fare imbarazzato. “E comunque non farti idee sbagliate, assecondo solo l’ispirazione, la luce giusta e il momento opportuno. È l’animo del fotografo! Non è che sto in piedi in un angolo della tenda e ti fisso nell’incoscienza approfittando del buio, semplicemente ti seguo costantemente da vicino, di giorno o di notte non fa differenza. E ci tengo a precisare che lo faccio con tutti!”
“Non stai migliorando il quadro,” commentò Noctis.
“Sì, me ne sono accorto,” convenne l’ex compagno di scuola, chinando il capo e concedendosi un’altra, più nervosa risata, “ma adesso mi serve il tuo aiuto Noct, è importante e tu sei l’unico che possa darmi una mano, specie in una situazione delicata come questa. In più non abbiamo molto tempo per i preparativi ed è già l’alba, per cui…”
Già? Vorrai direi solo, è solo l’alba!” protestò ancora il principe, nient’affatto propenso a scendere a patti sul punto in questione. “Perché il tuo… animo da fotografo deve sempre attivarsi a quest’ora? Che ne pensi del tramonto, tanto per cambiare? È bellissimo! O magari mezzogiorno, luce piena e perfetta per una resa intensa e più benaccetta!”
T’oh, aveva fatto la rima! In ogni caso doveva provare lo slogan pure per gli addestramenti di Gladio e la cucina di Ignis. Si rifiutava di credere che non si potesse preparare il pranzo anziché la colazione e che la scherma fosse più efficace di prima mattina che di tardo pomeriggio – perché nel primo c’era la siesta regale, ovviamente. La loro doveva essere una sadica congiura ai suoi danni per impedirgli di godersi il sacrosanto e meritato riposo.
“Beh,” replicò Prompto, abbassando lo sguardo e stropicciandosi le dita come un bambino; e a Noctis sembrò che si fosse addirittura stretto nelle spalle in un moto di vergogna del tutto inaspettato, perlomeno da parte del principe che si era già immaginato di dover posare alle prime luci accanto a qualche strano – e mastodontico – animale. “Ecco, sì, insomma… come dire, in realtà la fotografia non c’entra niente, Noct. Perché, vedi, si tratta di, ehm, Cindy…”
“Cindy?!”
“Sssssh!” Prompto gli si lanciò addosso e gli tappò la bocca con ambo le mani. Di conseguenza Noctis perse l’equilibrio e finirono entrambi distesi sul pavimento, a rotolarsi sul sacco a pelo dove solo poco prima aveva dovuto dire addio ai suoi gloriosi sogni di pesca. “Sei impazzito? Non urlare quel nome come niente fosse! Non ti vergogni? Orecchie indiscrete potrebbero sentirti! Guarda… a me è quasi venuto un infarto!”
Il principe di Lucis – stretto nella morsa a piovra dell’amico e per questo impossibilitato a rispondere a tono – aggrottò le sopracciglia e gli lanciò un’eloquente occhiataccia. Ma di chi stava farneticando quel matto, dato che erano accampati nel bel mezzo del nulla cosmico? Ah, sì, forse degli orsetti lavatori che se ne andavano girovagando nel deserto assieme agli spiralicorni e agli smilodonti. E a tutti gli insetti più disgustosi che mente umana potesse concepire – e pensò per l’ennesima volta che bisognasse arginare al più presto l’insana ossessione di Gladio nei confronti del campeggio.
Noctis mugugnò qualcosa, ricordandosi solo poi di scrollarsi Prompto di dosso.
“Di chi accidenti stai parlando?” sbottò quindi, mentre l’altro rotolava sul pavimento in maniera quasi teatrale. E se esisteva un mago delle scivolate, quello era senza ombra di dubbi Prompto Argentum.
Disteso a braccia e gambe larghe sui restanti sacchi a pelo, l’amico si guardò sospettosamente attorno; poi saltò sui quattro arti manco l’avesse morso una tarantola e gattonò a ritroso fino a raggiungerlo, schermandosi la bocca con la destra.
“Di Mr Muscolo, ovvio,” sussurrò Prompto a pochi centimetri dalla sua faccia.
Il principe sfoderò una nuova smorfia, confuso. E ancora mezzo addormentato. Di certo i capelli non gli si erano staccati dalla faccia.
“Se si tratta di donne è lui l’esperto,” obiettò, “chiedi pure a tutti i donnoni di Lestallum, durante la nostra ultima visita credo non si sia fatto scappare nemmeno mezza pulzella!”
“È vero, si tratta di un macho, di un vero playboy,” sottolineò Prompto, col tono basso e roco degno di una hot line, “ma dovrei chiedere a lui? Con la certezza che mi prenderà in giro finché morte non ci separi? No, grazie. E poi sei tu quello con la ragazza, caro il mio promesso sposo,” insistette infine l’ex compagno di superiori.
“Gladio ha una sorella, sono cresciuti assieme, di femmine ne capisce per forza più di tutti,” continuò, dacché era la pura e semplice verità. “In più se lo svegliassi all’alba ti riserverebbe molte più ragioni del sottoscritto.”
Per tutta risposta Prompto giunse le mani, corrucciò le sopracciglia e, piegato sulle ginocchia come un supplice, si protese maggiormente verso di lui.
“Ti preeeeeeego,” fece.
Noctis batté più volte le palpebre e si tirò leggermente indietro. Lasciò scorrere le iridi sul viso troppo vicino dell’amico, sulle piccole efelidi, sulle labbra corrucciate verso il basso, finché incappò nei suoi grandi occhioni azzurri, che lo fissavano di rimando con speranza impressa nelle iridi. E capitolò.
Con un lungo e mesto sospiro, il principe decise di riservare alcune ragioni a colui che l’aveva svegliato e convenne che sì, forse Prompto non aveva poi così torto. Innanzi tutto Gladio non si esimeva mai dal rimproverarli ogni volta che palesavano stanchezza oppure orrore per gli esseri con più di quattro zampe, sottolineando il concetto con termini poco lusinghieri come “mammolette” o “pappemolli”.
Inoltre, e questa era una questione addirittura personale, il suo fidato scudo lo canzonava spesso e volentieri, ad esempio paragonando le dimensioni dei regali gioielli di famiglia alle prede più piccole mai pescate dai corsi d’acqua o mettendo costantemente in dubbio l’esistenza dei suoi pettorali – che c’erano, ovvio, solo che non si vedevano!
Ciò lo fece sentire estremamente vicino a Prompto – e assai indispettito nei confronti di Gladio. Innanzi tutto perché il ragazzone metteva in dubbio la sua indiscussa virilità. Secondariamente perché era stato proprio quell’atteggiamento a spingere l’amico delle superiori a svegliarlo a un’ora indecente.
Perciò allungò il braccio e strinse con solennità la mano sulla spalla del compagno di mille e più epiche avventure – specialmente se si consideravano quelle notturne su King’s Knight.
“Ci penso io,” disse, “Gladio non lo saprà mai, perché anche noi possiamo essere dei veri machi!”
L’importante era ostentare sicurezza e non far notare a Prompto che in realtà non vedeva Luna da che era un bambino alto un metro e due pigne e che fra loro non c’era stato niente. Ancora. E che, nel caso, aveva solo una vaga idea di come e dove mettere mano.
Senza contare che pure con Iris – che era solo un’amica – a volte l’imbarazzo prendeva il sopravvento e perfino lui, il re indiscusso dell’amo e della lenza, non sapeva che pesci prendere…
Prompto raddrizzò la schiena, si aprì in un sorriso così grande da illuminare tutta la tenda e ricambiò la stretta sulla spalla.
 “Grazie, amico, alla grande! Sapevo di poter contare su di te. E poi tu sai ballare, perciò…
“B-ballare?”
“Certo, tutti i principi conoscono l’arte della danza, pure quelli delle favole. Lo sanno persino i bambini. Fa parte del pacchetto, no? Galateo, scherma, etc,” enunciò Prompto, entusiasta. Troppo entusiasta. “Già ti vedo dopo le nozze, sulle note di un valzer assieme a Lady Lunafreya…”
Al solo pensiero, Noctis sentì le gote andargli a fuoco. Che c’entravano adesso lui e Luna?
“Sì, ma,” tentò, confuso e preoccupato al contempo, dacché aveva perso il filo del discorso dal momento in cui l’amico aveva cominciato a blaterare di danza e di matrimonio. In una tenda dispersa nel bel mezzo del nulla che puzzava ancora di testosterone – quello di Gladio, probabilmente.
Prompto gli passò il braccio sopra le spalle e l’agganciò con scioltezza nella piega del gomito, facendolo ondeggiare pericolosamente. Dopodiché affiancò il viso a quello del principe, distese il braccio libero e a mano aperta disegnò un ampio arco innanzi a sé, come se stesse mostrandogli un panorama mozzafiato.
“Immaginati la scena,” disse, accompagnando il gesto, gli occhi fissi in un punto impreciso della tenda.
Noctis batté le palpebre e guardò lì dove stava guardando l’altro: il telo piatto e neutro che delimitava il lato occidentale della tenda. Aggrottò le sopracciglia, sempre più confuso.
“Io e Cindy,” continuò Prompto, “cenetta romantica sotto le stelle, due calici di vino e un po’ di musica, non so se mi spiego. Ed ecco che il cavaliere – che sarei io – le porge la mano per invitarla a ballare…”
“Aspetta, aspetta, aspetta,” fece Noctis, togliendosi il braccio dell’amico di dosso, “non penserai che…”
“Hai afferrato benissimo, my dearest buddy, vorrei che mi insegnassi uno o due passi di danza. Daiiii, che ti costa?”
La dignità e quel poco che resta della mia virilità, pensò il principe fra sé, giusto per rispondere alla domanda dell’amico. Ciononostante non era quello il punto più drammatico, dacché a prescindere dai giudizi severi di Gladio c’era un dettaglio che l’altro stava decisamente dimenticando. O prendendo clamorosamente sottogamba.
“Stiamo parlando di Cindy, Prompto,” fece, “il suo concetto di romanticismo comprende taniche di benzina e ricambi d’olio al posto di calici scintillanti e rosso d’annata, nonché tubi di scappamento invece di rose. Forse dovresti lasciare alla Regalia il ruolo di cavaliere,” il principe esitò, ci pensò sopra e soggiunse, “e a me l’orgoglio di non essermi prestato a tutto ciò.”
Di conseguenza Prompto si ritrasse, ancora inginocchiato accanto all’amico, e s’imbronciò come un bambino.
“Ma da che parte stai?” domandò, incrociando le braccia al petto. “Così mi sembri Ignis, tu e lui passate troppo tempo insieme.”
“Può darsi,” replicò Noctis, “ma Ignis ha sempre – sempre – ragione, per cui se in proposito ti ha lanciato una delle sue pungenti e argute osservazioni dovresti dargli ascolto.”
“A dire il vero no, quando gli ho chiesto di aiutarmi e di prepararmi il cestino da picnic mi è sembrato molto entusiasta. Mi ha anche raccomandato un posto a cielo aperto vicino Hammerhead con dei bei riflettori, praticamente daemon free. Sarà che gli ho detto di sbizzarrirsi pure col menù vegetariano,” Prompto ridacchiò, scuotendo la testa; poi lo fissò con serietà e soggiunse, “dovresti smetterla di castrare la vena creativa di un siffatto chef, è crudele da parte tua. In più le fibre aiutano ad andare di corpo, così forse la smetteresti di agire sempre in maniere così… costipata.”
Errrr… questa non me l’aspettavo e non so come rispondere,” ammise il principe di Lucis, paonazzo dalla testa ai piedi.
Prompto gli assestò un paio di pacche comprensive sulla spalla, annuendo profondamente, manco fosse l’esperto assoluto della regolarità intestinale.
“Su, su, periodi duri capitano anche ai migliori,” disse l’ex compagno di superiori, “però adesso non rimangiarti la parola. Hai detto che mi avresti aiutato, non puoi tirarti indietro all’ultimo, l’appuntamento è stasera,” Prompto fece una pausa e si strinse nelle spalle, “anche se lei ancora non lo sa.”
“Che cosa?!” sbottò il principe.
“Sarà una sorpresa, una meravigliosa sorpresa per la ragazza più tosta e dolce che ci sia,” precisò l’altro, sollevando l’indice per aria manco avesse l’onniscienza dalla sua. “Perciò stai calmo. Vedrai che apprezzerà, checché tu ne dica Cindy ha un animo sensibile e romantico. Io lo so. Per lei è sempre stata dura, ma stasera la metterò così a suo agio da consentirle di deporre lo scudo e l’armatura e di…”
“Pensavo che il cavaliere fossi tu,” puntualizzò Noctis.
“Ehi!” strillò Prompto; e quasi saltò sul posto, manco l’avesse stuzzicato con uno spillo. “Sto parlando con Noctis Lucis Caelum o con Gladio Amicitia? Mi sa che passi troppo tempo anche con l’armadio, lì, e se tanto mi da tanto l’unico che trascuri è il sottoscritto.”
“Va bene, va bene,” convenne infine il principe, sollevando anche i palmi in segno di resa, “andiamo, basta che la smetti di fare il melodrammatico. E di svegliarmi a orari improbabili.”
Prompto batté le mani, compiaciuto, sfoderò un sorriso abbagliante e si catapultò fuori dalla tenda alla velocità della folgore. Ma come faceva a essere così pieno di vita quando il sole era appena spuntato? Gli faceva girare la testa!
Noctis si passò la mano sulla faccia, si concesse un altro sbadiglio da guinness dei primati e, prima ancora di riacquistare posa eretta, gattonò stancamente in direzione dell’uscita – anche se solitamente avrebbe strisciato a occhi chiusi, perciò per quella giornata in particolare poteva ritenersi sufficientemente sveglio e pieno di vita anche lui.
La prima cosa che il principe notò facendosi spazio fra i lembi della tenda fu la singolare intensità della luce. Perché era così bassa? Anche la brezza era diversa dal caldo torrido cui Leide l’aveva abituato e poteva definirsi quasi piacevole. Frizzante.
Noctis fece spallucce, si mise in piedi accanto a Prompto e si stiracchiò di gusto, spaziando con lo sguardo nell’accampamento attorno a sé; mentre sfrigolii e odorini sconosciuti si levavano dalla zona barbecue e gli sollecitavano i sensi. Di conseguenza lo stomaco gli brontolò.
Diresse lo sguardo da quella parte e incontrò la sagoma di Ignis, rigorosamente all’opera e di spalle. Era così impegnato coi fornelli che nemmeno si era accorto…
“‘morning,” esordì il diretto interessato, prima ancora che potesse finire il pensiero. “Dovresti darti una sistemata ai capelli, Noct. Un principe è sempre un principe, in qualunque occasione. Anche di prima mattina, sebbene sia un’inaspettata eccezione.”
Noctis si grattò la testa, aggrottò le sopracciglia e si chiese come diamine avesse fatto – soprattutto perché non si era nemmeno preso la briga di voltarsi per guardarlo dritto in faccia.
“Non ti sfugge mai niente,” commentò, arruffandosi la chioma per darle una forma meno ridicola. “Eccetto che la tua attenzione ai dettagli è inquietante. E che non mangio fagiolini a colazione – né mai. C’è dell’altro per me, lì?”
“Mi rincresce, il menù di questa sera deve essere impeccabile e la solerzia è necessaria, dacché non ho mai occasione di sperimentare determinate ricette e ho una sola giornata per perfezionarle,” si schermì Ignis, appuntandosi gli occhiali sul naso. “Tra una prova e l’altra temo di aver dimenticato la tua colazione, ma se volessi assaggiare le frittelle di radicchio e lo sformato di carciofi mi renderesti onore, oltre che un favore inestimabile.”
Il principe assottigliò pericolosamente le palpebre, gli occhi fissi sulla schiena del suo chef di fiducia, sempre intento a rivoltare cose in pentole e padelle. Doveva essere una trappola, considerò, un elegante e subdolo piano che lo vedeva soccombere ai vegetali per accaparrarsi la sopravvivenza in senso stretto – e il brontolio più esasperato da parte del suo stomaco regalò concretezza alla questione. Ma se Ignis credeva di prenderlo per sfinimento e fame, si sbagliava di grosso.
“Giusto in caso… sappi che le tue tattiche passivo-aggressive non funzionano,” sottolineò, incrociando le braccia al petto. “Non mi avrai mai.”
Piuttosto si sarebbe fatto strada nel deserto da solo, avrebbe percorso a piedi chilometri d’asfalto finché sarebbe incappato nella prima area di servizio, dove si sarebbe infilato in uno dei Crow’s Nest, pronto ad abbuffarsi fino a scoppiare.
“In questo caso,” ribatté Ignis in tutta calma, “Prompto, it’s up to you!”
Noctis ebbe appena il tempo d’inarcare il sopracciglio con fare aristocratico – e somma perplessità dipinta in viso – che al grido di battaglia di “signorsì signore” Prompto gli saltò nuovamente addosso e gli pinzettò il naso fra indice e pollice. Un attimo che gli risultò fatale.
Il principe aprì la bocca per riprendere fiato e qualcosa di gradevolmente tiepido e salato gli finì inesorabilmente fra lingua e palato – tramite l’altra mano dell’ex compagno di superiori, che al contempo gli tappò pure la ciabatta per impedirgli di ricacciare il tutto.
Preso in contropiede e certo di soffocare, Noctis ingoiò… a giudicare dal retrogusto amarognolo e dall’inconfondibile sapore di uova di aepyornis si trattava del fantomatico sformato di carciofi. Nel suo stomaco. Anzi, nel suo regale e non consenziente stomaco.
Noctis spinse via Prompto e come prima cosa riprese aria; poi si piegò in due e cominciò a sputazzare, se possibile perfino l’anima. Infine, ancora paonazzo per lo sforzo, lanciò un’occhiataccia all’inaspettato attentatore.
“Tu…” sibilò.
Prompto si grattò la testa e sfoderò un sorrisino imbarazzato.
“I’m sorry, buddy, but we had a deal,” si giustificò, “in più con gli Imperiali alle calcagna, i daemon e le bestie feroci pronte a sbranarti, non possiamo rischiare che tu muoia pure di fame. Sei il principe!”
Bubbole,” sbottò il suddetto principe, puntando l’altro con indice accusatore, “mi hai venduto a Ignis per un cestino da picnic!”
Per tutta risposta Prompto continuò a grattarsi la testa e a ridere nervosamente. Ignis invece tralasciò i fornelli e li raggiunse in prossimità della tenda, asciugandosi le mani su di un lindo panno bianco che gli pendeva dalla cinta a mo’ di grembiule.
“La mia genuina preoccupazione per la tua alimentazione non può considerarsi una bubbola, Noct. Prompto mi ha solo teso una mano, dato che i nostri interessi in questa particolare occasione potevano definirsi… conciliabili,” proferì Ignis, nella sua dizione impeccabile. “E, dato che siamo in argomento, quando siamo in macchina potresti allacciare la cintura di sicurezza e sedere composto? Perché considerando gli Imperiali, i daemon e le bestie feroci pronte a sbranarti per noi sarebbe quantomeno spiacevole, per non dire imbarazzante, se tu ruzzolassi giù dalla Regalia mentre siamo per strada e incontrassi così prematura dipartita.”
Ecco, adesso non poteva nemmeno sedere sul cofano posteriore della macchina per godersi la brezza sul viso e fra i capelli.
Noctis assottigliò nuovamente lo sguardo e si concesse un mugugno d’insofferenza a denti stretti – tanto più che aveva paura di aprire la bocca, col rischio che qualcuno potesse nuovamente infilarci dentro roba verde. Ci mancava solo Gladio a rimproverarlo per questo o quello e avrebbe fatto il pieno prima ancora di mezzogiorno, comunque; ma per fortuna il suo fido scudo non era nei paraggi, a quanto era evidente.
“Hai finito?” domandò all’indirizzo di Ignis, retorico.
L’altro lo squadrò da capo a piedi per attimi così lunghi da sembrare infiniti e con occhi così attenti da farlo sentire quasi nudo – o sotto radiografia. Infine, con un rapido ed elegante gesto, Ignis estrasse dalla tasca dei pantaloni un pettine e glielo passò con scioltezza fra i capelli.
Allo stesso modo gli piegò con cura il colletto e spazzolò con tocchi veloci e precisi le spalle della giacca, finché ciascuna, indecorosa imperfezione sparì dall’indumento e la stoffa ricadde dritta. Infine ripose il pettine nella tasca con la stessa fluidità con cui l’aveva estratto e tornò a puntare il principe dritto negli occhi.
“Adesso ho finito,” proclamò quindi, sistemandosi gli occhiali sul naso con nonchalance. “Ora gradirei che prestaste la massima attenzione, lì dove siete diretti. Gladio ha già esplorato il posto, per cui sarà improbabile fare spiacevoli incontri, ma vi ricordo che abbassare la guardia sarebbe comunque da sprovveduti.”
“Va bene, mamma,” ribatté Noctis, d’improvviso così in ordine da essere praticamente pronto per il primo giorno di scuola – e invero chiedendosi dove accidenti fossero diretti, dacché sembrava l’unico a non saperne niente.
Ignis inarcò il sopracciglio e sollevò appena il mento, forse colto sul vivo da quell’ultima osservazione.
“Farò finta di non averti sentito, Noct,” commentò solo, “e ora andate. Prompto, mi raccomando.”
Roger!” affermò il diretto interessato, scattando sull’attenti come una molla. “Il principe sarà in buone – buonissime – mani! Sarò scaltro come una volpe, veloce come un furetto e acuto come un’aquila! Imperiali e daemon, non vi temo!”
“Ricordati solo di guardare dove metti i piedi e di non finire in un crepaccio, col rischio che per tirarti fuori dai guai Noctis ti segua di volata,” terminò Ignis, impassibile. E altrettanto implacabile nell’attendere ai suoi doveri di guida e consigliere.
“Ehi” esclamarono all’unisono i due vecchi compagni di superiori.
Soltanto perché Ignis era iper efficiente e Gladio era super macho non significava certo che loro due fossero così imbranati e nient’affatto virili! O almeno fu quanto pensò Noctis prima che Prompto lo prendesse per mano come una scolaretta per accompagnarlo al fatidico e misterioso posto che li avrebbe visti danzare assieme sulle immaginarie note di un valzer – o qualcosa del genere. 
Note: Salve, rieccomi a infestare questa sezione con la mia infausta presenza, lol. Che dire? Niente di che, mi annoiavo, e le idee assurde affollano sempre la mia mente (malata). Dato che si tratta di una one-shot troppo lunga che ho preferito spezzare, il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo. Conto di postarlo a breve, ammesso e non concesso di riuscire a trovare il tempo per rivederlo. Per il resto... Spero che vi abbia strappato un sorriso! xD Alla prossima! *w*

CompaH
   
 
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