Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Daymy91    26/02/2017    4 recensioni
Harry ritorna a Hogwarts per il suo ottavo anno, determinato ad ignorare la presenza di Malfoy. Ma quando le prese in giro ricominciano, Harry scopre che rispondere con dei complimenti destabilizza Malfoy in un modo decisamente più interessante degli insulti.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! è ormai un mesetto che leggo fanfiction sulla coppia Harry/Draco e ne sono sempre più innamorata. In particolar modo, ho amato questa piccola perla che sto postando. È una one-shot scritta dall’autrice SunseticMonster e postata sul sito inglese AO3. Ora, dato che quando incontro certe perle in inglese, mi vien spesso voglia di farle conoscerle anche al fandom italiano, ecco che mi son trovata a tradurla e a presentarvela qui su EFP.

Se siete interessati alla storia originale, trovate tutto seguendo questo link: http://archiveofourown.org/works/787368?page=1&view_adult=true

Per il resto, spero che la traduzione sia a posto (purtroppo non ho il supporto di una beta, quindi se trovate qualche erroruccio non fatevi problemi a farmelo presente che sistemo)!
Buona lettura! - Daymy91

 


 
 
 
-HEY, POTTER-
 
 
 
 
 
"Hey, Potter!"
 
Draco Malfoy, Gregory Goyle e Pansy Parkinson stavano scendendo le scale. “Come mai usi queste scale?” continuò Malfoy “Non dovresti piuttosto stare seduto sul tuo trono a blaterare di quel tuo Ordine di Merlino?” 
 
Harry sospirò. Aveva supplicato la McGranitt di non permettere al Ministero di fare quella statua di fronte l’entrata di Hogwarts, ora divenuta ufficialmente parte del progetto artistico locale. Diversi maghi artisti provenienti da Londra erano venuti a decorare le statue nel cortile e uno di loro aveva finito col creare ‘la seduta di Harry Potter’ – un trono dorato ricoperto di fulmini con sopra il castello di Hogwarts, una grande foto di Harry con una corona sulla testa e un paio di occhiali che decoravano i bordi della seduta, luccicanti sotto i raggi del sole.
 
Era terribilmente umiliante, soprattutto ora che Harry era tornato ad Hogwarts per il suo ottavo anno, e Draco Malfoy sembrava non perdere occasione per tirare in ballo l’argomento almeno una volta al giorno.
 
“Ho visto degli uccelli cacarci sopra, questa mattina,” aggiunse Malfoy con un ghigno. “un peccato che abbiano mancato la tua foto. Dovresti farlo presente a Gazza, magari gli dà lo stesso una ripulita.”
 
“Fottiti, Malfoy.” Borbottò Harry.
 
“Ooh, bada a come parli, Potter. Sei alla presenza di due prefetti.”
 
“Sono abbastanza certo che quel titolo non duri a vita. Controlla pure tra le clausole – assassinare il preside dovrebbe essere lì da qualche parte.”
 
Malfoy spalancò gli occhi, irrigidendosi all’istante. Si tese in avanti ma Parkinson lo afferrò per un braccio, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. La ragazza si voltò poi verso Harry e, lanciandogli un sorrisino derisorio, trascinò con sé Malfoy, facendo proseguire nuovamente i serpeverde per la loro strada.
 
Harry sospirò nuovamente. Non voleva toccare quel tasto, ma era stato Malfoy a provocarlo e, ogni volta che questo accadeva, era ormai spontaneo per lui rispondergli a tono. Erano passate solo due settimane dall’inizio dell’anno scolastico e già bramava la tanto agognata libertà accademica.
 
 
***
 
 
Due settimane prima, quando Hermione aveva accompagnato Ron, Harry e Ginny alla piattaforma del binario 9¾, li aveva abbracciati con affetto, affrettandosi ad aggiungere: “Studiate e cercate di comportavi bene!”. Hermione aveva seguito dei corsi che le avevano permesso di anticipare l’ottenimento del diploma senza problemi quell’estate. All’inizio sembrava voler comunque tornare a Hogwarts e frequentare assieme a loro l’ultimo anno, ma quando scoprì di esser stata accettata per uno studio all’estero proposto dall’Università locale di magia, non aveva potuto fare a meno di accettare.
 
Ginny stava tornando per il suo settimo anno. Durante l’estate, lei e Harry avevano concluso che, nonostante entrambi tenessero molto l’uno a l’altra, era molto meglio se fossero rimasti amici.
 
Fu un bene scoprire che tutti gli studenti che stavano tornando a Hogwarts per l’ottavo anno erano stati assegnati ad un dormitorio tutto loro, nella Torre Ovest del castello. Harry ne fu grato, soprattutto considerato che non sarebbe stato costretto ad imbattersi in Ginny ora che non avrebbe frequentato più la sala comune di Grifondoro. Ma questo voleva anche dire che sarebbe stato circondato da studenti appartenenti a Corvonero, Tassorosso e, come se non bastasse, Serpeverde.
 
Prima di salutare tutti un’ultima volta – e prima di dare un lungo bacio appassionato a Ron-, Hermione aveva preso Harry in disparte “Harry, un piccolo suggerimento. Cerca di ignorare Malfoy, d’accordo?”
 
“In che senso?” aveva chiesto il ragazzo sulla difensiva. “Non mi interessa quel che combina Malfoy.” 
 
L’amica aveva inarcato un sopracciglio a quella risposta. “Harry. Ha passato un brutto periodo, lo sai, e voi due avete sempre avuto un certo-” aveva fatto una pausa, riflettendo sulle giuste parole “-antagonismo.”
 
Harry avrebbe voluto protestare, volendo far presente che sia lui che Malfoy erano entrambi adulti ormai, ma Hermione lo bloccò ancor prima che riuscisse a dire qualcosa.
 
“Sto solo dicendo che è meglio lasciarsi il passato alle spalle, d’accordo?” aveva concluso la ragazza, lanciandogli uno sguardo convinto.
E Harry sapeva che aveva ragione – e che quello era un buon consiglio. L’aveva quindi ringraziata, annuendo e salutandola definitivamente.
 
E durante il viaggio sul treno aveva promesso a sé stesso che avrebbe davvero cercato di seguire quel consiglio. Ma una volta arrivato ad Hogwarts, la situazione era finita con lo sfuggirli dalle mani. Malfoy aveva ricominciato a stuzzicarlo come se fossero improvvisamente tornati al primo anno, ed era difficile lasciarsi il passato alle spalle quando in classe veniva punzecchiato con frasi del tipo:
 
“La tua pozione sembra ottima, Potter – ma pensavo stessimo facendo un repellente. La tua sembra più una pozione per vomitare.”
 
“Falla finita, Malfoy.”
 
“Beh, lo farei Potter, ma preferisco guardarti mentre ti avveleni, prima. Penso che potremmo farci tutta una bella risata.”
 
Oppure, nella sala grande:
 
“Che bei vestiti, Potter. Non sapevo che Madame Malkin facesse vestiti anche per gente adulta. Ma alla fine non si può certo dire che tu sia cresciuto, non è così? In effetti,” aveva aggiunto, osservandolo velocemente, “non è forse la divisa del quarto anno quella? Stai ancora usando i vestiti del quarto anno?” aveva chiesto divertito.
 
“Lasciami in pace,” aveva bofonchiato Harry, combattendo la voglia di urlargli in faccia che si, era decisamente cresciuto.
 
“Merlino, ti stanno ancora addosso. Che tristezza.” Aveva concluso il serpeverde, scuotendo il capo e allontanandosi, ridendo.
 
Dopo giorni e giorni di continue frecciatine in classe o in giro per i corridoi, Harry ne aveva avuto abbastanza. Non avrebbe voluto abbassarsi a tanto, ma alla fine si ritrovò ad esser stanco di venir sempre ripreso in quel modo da Malfoy, e poi-
 
“Hey, Potter!” Malfoy gli stava venendo incontro. A quanto pare quest’incontro non sembrava nemmeno voler passare per uno casuale. “Dovresti chiedere a qualche elfo domestico di prepararti un cesto per il pranzo. Queste semplici panche di legno non sembrano adatte a un uomo del tuo calibro.”
 
Harry lo fissò. Malfoy spostò il proprio peso da un piede all’altro, visibilmente in attesa della risposta incalzante di Harry.
 
Ma questa volta, non arrivò.
 
“Sai,” esclamò invece il ragazzo, cercando di controllarsi, “I tuoi capelli non sono male”. Fece un cenno col capo, guardando il ciuffo di capelli biondi. Malfoy aveva smesso di usare il gel dei primi anni di scuola e aveva fatto crescere il ciuffo che aveva tenuto molto corto durante la guerra. Adesso i suoi capelli erano un po' più lunghi, scendendo morbidi sulle orecchie. 
 
Malfoy sbattè le palpebre.
 
“Non avevo mai notato che fossero leggermente mossi.” Continuò Harry, indicando i capelli. “Si arricciano un po' quando si allungano, non è così?”
 
Malfoy alzò la mano a toccarsi i capelli, guardando Harry con aria diffidente. “Si… e quindi?”
 
“Hmm.” Harry annuì “Ci vediamo.”
 
Il ragazzo si allontanò, ghignando sotto i baffi e lasciandosi dietro un Malfoy stupefatto e senza parole.
 
 
***
 
 
Harry si godette il ricordo dello sguardo di Malfoy per tutto il giorno. Persino a cena, mentre Ron e Seamus discutevano sulla dimensione delle tette di Celestina Warbeck, lo sguardo sconvolto di Malfoy era tornato a farsi spazio nella sua mente. Quella reazione era stata decisamente più divertente del loro solito battibecco, del quale Harry si stava ormai decisamente stancando – i soliti sogghigni prevedibili di Malfoy, seguiti dalle sue tipiche risposte a tono -. Ma questa volta lo sguardo stupefatto e allibito sul viso del serpeverde era stato qualcosa di diverso e di tremendamente divertente.
 
E se rispondergli in quel modo lo avrebbe spinto a piantarla di torturarlo… beh, tanto meglio.
 
 
***
 
 
Dopotutto, tornare ad Hogwarts sembrava essere la scelta più ovvia e naturale per Harry. Nonostante si trovasse in un dormitorio diverso e che Hermione non fosse lì con loro, Hogwarts era l’unico punto fermo della sua vita. In effetti, Harry avrebbe potuto iniziare sin da subito a lavorare come Auror dopo la guerra, ma aveva comunque scelto di tornare a scuola, perché Hogwarts era la sua casa.
 
Quel che non si era aspettato di trovare, per qualche ridicola ragione, erano le evidenti prove della battaglia che c’era stata nel castello. Ogni volta che percorreva i corridoi, finiva col guardare una finestra o una porta e pensare ‘Molly ha ucciso lì Bellatrix’ oppure ‘Questa stanza ha un colore diverso dopo l’esplosione’ o ancora ‘Ricordo di aver oltrepassato un cadavere in questo punto’.
 
Durante la prima settimana, tutti sembravano vagare per Hogwarts come se fossero ancora in piena battaglia – occhi sgranati, pieni di rimorso, o gente che scoppiava in lacrime di punto in bianco. Ma la parte peggiore avvenne durante la seconda settimana. Gli studenti erano talmente presi dalla propria vita scolastica che improvvisamente fu come se la guerra non ci fosse mai stata. Ragazzini che chiacchieravano senza riguardi in punti in cui in precedenza era morta della gente, ridendo e scherzando con gli amici o correndo in quell’ala del castello dove Fred era stato ucciso o dove Harry aveva visto i corpi Tonks e Remus giacere privi di vita. Non che gli studenti stessero facendo qualcosa di sbagliato. In effetti, Harry notò di star facendo lo stesso. E a conti fatti, quella libertà e serenità di cui tutti godevano era la giusta conseguenza di quell’orribile battaglia.
 
Eppure, gli dava fastidio l’idea che la gente stesse dimenticando. Harry desiderò ci fosse un modo per continuare a vivere a Hogwarts senza dover disonorare i ricordi di coloro che vi avevano tragicamente perso la vita.
 
Eppure, ora che ci faceva caso, le ombre che continuava ad intravedere con la coda dell’occhio quando si ritrovava da solo nei corridoi, iniziavano a sembrargli molto più che il semplice frutto della propria immaginazione o dei propri ricordi.
 
O forse stava davvero perdendo il lume della ragione.


 
***
 
 
“Hey, Potter.” Sogghignò Malfoy nel corridoio la mattina dopo, notando Harry appostato di fronte alla classe di Incantesimi. Harry aveva preso l’abitudine di arrivare prima dell’inizio delle lezioni per evitare le occhiate di interesse e le risatine delle ragazze del quinto e del sesto anno che sembravano apparire in ogni singolo angolo in cui lui andasse.  “Che fine ha fatto il tuo piccolo fan club? Hanno già perso interesse nel loro eroe, eh?” sospirò drammaticamente. “Un peccato che la gente sia così lunatica al giorno d’oggi. Ma suppongo che quando l’oggetto di interesse sia talmente sciatto-”
 
“Quella è una Norvegian Ridgeback?” Harry indicò la tracolla di Malfoy.
 
Il ragazzo abbassò lo sguardo verso la propria tracolla e, stringendo la presa su di essa, tornò nuovamente a guardare Harry. “L-la tracolla?”
 
Harry annuì. “So che sono le migliori.” Continuò. “Se non sbaglio sono adatte anche a trasportare animali, anche se non ne sono così informato; ma un amico mi ha detto che sono molto resistenti.”
 
Malfoy annuì stranito. “Sono a prova di fuoco.” Aggiunse, guardando subito da un’altra parte. Harry non doveva essere uno scienziato per capire perché quella specifica caratteristica interessasse a Malfoy.
 
“Forte.” Si limitò a rispondere. “Vorrei poterla avere io una borsa così.”
 
“Già, ci credo. Ne ho pure un’altra, sai.” Rispose Malfoy, drizzandosi con orgoglio. “è rossa.”
 
“Perché mai dovresti tenere due tracolle indistruttibili?” rifletté Harry. “Cioè, la caratteristica chiave di una borsa indistruttibile è che dovrebbe durare per sempre, no?”
 
Malfoy sbuffò derisorio, non sorpreso da quella riflessione. “Ugh. Non sai proprio niente, eh?” Poi, senza nemmeno fermarsi a spiegare cosa fosse ciò che Harry sembrava non sapere, si voltò e si allontanò.
 
 
***
 
 
Il giorno dopo, durante la lezione di Pozioni, Harry si ritrovò seduto accanto a Neville, nel banco di fronte a quello di Malfoy. Ron si era rifiutato di seguire nuovamente Pozioni, ma Neville stava sperando di lavorare nell’ambito della medicina erboristica e Harry… in realtà non sapeva ancora cosa avrebbe fatto, quindi entrambi avevano deciso di iscriversi per un altro anno di Pozioni. Neville era stato fortunato che Lumacorno lo avesse ammesso, nonostante i suoi voti bassi degli anni precedenti.   
 
“Hey, Potter. Passami quello.” Quando Harry si voltò, notò che Malfoy stava indicando un contenitore pieno di code di ratti. “Se non è un problema per Sua Altezza, ovvio.”
 
“Tieni.” Harry gli passò il contenitore e diede un’occhiata al suo calderone. “Hey- è proprio uguale all’immagine del libro. Cosa hai fatto?”
 
“Um. Ho seguito le istruzioni, Potter. Dovresti provarci.”
 
“Grazie. Lo farò.”
 
Harry si voltò nuovamente a controllare la pozione e a rileggere le istruzioni del libro, sentendo Malfoy scuotere il capo alle sue spalle. Erano passati tre giorni ormai da quando aveva deciso di non alimentare più le frecciatine di Malfoy, e il suo comportamento sembrava spiazzarlo ogni volta. Harry sorrise tra sé e sé, aggiungendo tre gocce di essenza di Murtlap nel calderone suo e di Neville.
 
 
***
 
 
Dopo altri due giorni, Harry iniziò a vedere Malfoy sempre meno. Prima Malfoy sembrava esser dietro ogni angolo, pronto a saltar fuori per insultarlo, mentre adesso era come se lo stesse evitando. E quando capitava di incrociarsi nei corridoi, il serpeverde sembrava non sapere più come comportarsi.
 
“Hey, Potter.” Questa volta Malfoy si stava allontanando dal campo di Quidditch assieme a Goyle, addosso ancora la divisa da cercatore. Aveva i capelli mossi dal vento e le guance arrossate per la fatica degli allenamenti. Il viso di Goyle era un po' più rosso – come quello di un pomodoro in realtà-, i capelli bagnati di sudore.
 
Era così strano vedere Malfoy solo con Goyle al suo fianco. Harry era abituato a vederlo da solo oppure in compagnia di entrambi i suoi scagnozzi. Si chiese se Malfoy e Goyle si sentissero spaesati senza Tiger come Harry si stava sentendo in quel momento.
 
Harry si fermò.
 
Anche Malfoy si bloccò per un momento, visibilmente in dubbio se fargli un sorrisino o meno, come se si stesse sforzando di trovare qualcosa di davvero fastidioso da sbattergli in faccia. “Spero che tu cada dalla scopa.” finì col dire.
 
Harry rimase a fissarlo per un momento. Goyle scoppiò a ridere e Malfoy incrociò le braccia al petto, soddisfatto.
 
Quando Harry non rispose, il sorrisino orgoglioso sul volto di Malfoy svanì, lasciando spazio alla confusione e, dopo qualche istante, all’accettazione.
 
Ma per qualche motivo, accettazione non era la risposta che Harry voleva avere da lui. Voleva di più. Doveva scioccarlo, in qualche modo; doveva coglierlo di sorpresa. Malfoy si voltò con l’intento di allontanarsi.
 
“Non eri niente male là su oggi, Malfoy.”   
 
Malfoy si bloccò di colpo. “Cosa?”
 
Harry sogghignò. “Ho detto che non eri niente male.”
 
Le sopracciglia di Malfoy si sollevarono all’istante, con grande soddisfazione di Harry, ora decisamente soddisfatto della reazione ottenuta.
 
Si voltò, lasciando Malfoy e Goyle a condividere lo stesso stato di shock. E dopo qualche istante sentì la voce gutturale di Goyle alle sue spalle. “Malfoy? Che diamine era quello?”
 
Harry ridacchiò tra sé non appena udì la risposta di Malfoy. “Sta zitto, Goyle. Andiamo- andiamocene da qui.” E poi, dopo qualche secondo, “Andiamo, stupido idiota.”
 
Incapace di trattenersi, Harry gettò un’occhiata alle proprie spalle. Malfoy si voltò verso di lui nello stesso istante, visibilmente perplesso. Poi scosse la testa, voltandosi nuovamente e dirigendosi verso il castello. 
 
 
***
 
 
A parte le sue interazioni con Malfoy, le giornate di Harry erano particolarmente serene. Le lezioni andavano bene, ma per il resto, e soprattutto quando Ron era occupato a parlare con Hermione attraverso il fuoco del camino, Harry preferiva evitare gli altri studenti – che in genere gli chiedevano un autografo, un appuntamento o entrambe le cose- vagando per il castello ed esplorando passaggi segreti. Sino ad ora aveva trovato uno strano orologio a cucù che faceva fumo ogni volta che scoccava l’ora e un annuario Corvonero del 1989.
Quella notte stava vagando nella Torre Est quando una voce familiare attrasse la sua attenzione.
 
“Hey, Harry.”
 
Il ragazzo si voltò, il cuore in gola. Quella voce era… “Tonks?” sussurrò sorpreso.
 
I capelli di Tonks erano di un giallo scintillante ed era vestita con gli stessi vestiti da Auror che aveva indossato durante la battaglia – quegli stessi vestiti che Harry era ormai abituato a vederle addosso. Ma, dato che Tonks era morta adesso e, anzi, lo era da mesi, non c’era affatto nulla di abitudinale in quell’incontro.
 
Tonks fece spallucce in un gesto quasi timido e, inciampando su sé stessa, finì col cadere distrattamente vicino ad una rampa di scale. “whoops.” Esclamò, sistemandosi i vestiti e sedendosi in modo un po’ più appropriato sul pavimento.
 
“Tonks,” disse Harry nuovamente, mentre un dolore iniziava a farsi spazio nel suo petto. “Sei un fantasma?”
 
Lei corrugò le sopracciglia, lo sguardo improvvisamente triste. “Temo di si, Harry.”
 
“Merlino.” Harry fu quasi spaventato nell’avvicinarsi, anche se ormai era abituato ad avere fantasmi che gli gironzolavano intorno a tutte le ore. Aveva persino partecipato alla festa di anniversario di morte di Nick Quasi Senza Testa e aveva fatto l’abitudine a convivere con i fantasmi da quando aveva undici anni.


Ma questo era diverso. Lui conosceva Tonks. Aveva pianto Tonks. Cazzo, aveva visto il corpo di Tonks proprio nel punto in cui lei si trovava adesso.
 
Harry sentì il cuore salirgli in gola e ingoiò a vuoto. “Non posso credere che sia veramente tu.” Sussurrò, desiderando solo poterla abbracciare – desiderandola viva.
 
“Come sta Teddy?” domandò Tonks. Un’espressione di dolore si fece spazio sul suo viso per un istante per poi svanire veloce come era arrivata.
 
“Bene.” Sussurrò Harry. “Lui- … sta andando alla grande. Vive con tua- con tua madre. Qualche volta vado a trovarlo, quando posso, ma adesso che sono a scuola mi viene difficile vederlo come prima.” Pensando che ciò che aveva appena detto non fosse sufficiente, aggiunse, “Vorrei tanto avere una foto da mostrarti.”
 
Tonks gli sorrise debolmente. “Lo terrai d’occhio per me e per Remus, non è così, Harry?”
 
“Ma certo.” La voce di Harry venne fuori smorzata, ormai in parte bloccata in gola.
 
“Ti ringrazio, Harry.” Gli sorrise, anche se non sembrava averci messo alcunché di felicità in quell’espressione. “Sei un buon amico.”
 
“Tonks-”
 
Ma prima che Harry riuscisse a chiederle come stava, cosa stava facendo e perché era diventata un fantasma, Tonks era volata via, oltrepassando un muro lì vicino e lasciandolo da solo, spaesato e amareggiato per la crudeltà e l’ingiustizia della vita.
 
 
***
 
 
La sera successive Harry e Ron si stavano sfidando in una partita di scacchi dei maghi. Ron era nella Sala Comune, per una volta, i suoi vestiti sporchi e le spalle ricoperte di piume di gufo. Per il bene dell’animale, Harry sperò solo che l’amico non stesse usando Pigwidgeon per mandare le sue lettere.  
 
“Quindi… ho visto Tonks.” Disse Harry, muovendo un pezzo e guardando l’amico con la coda dell’occhio.
 
Ron corrugò la fronte, mollando la presa su un pezzo della scacchiera. “Cosa hai detto?”
 
“Ho visto Tonks.”
 
“A che gioco stai giocando?” domandò Ron lentamente.
 
“Un fantasma, Ron.” Rispose tristemente Harry. “Tonks è un fantasma di Hogwarts adesso.”
 
Ron spalancò gli occhi. “Seriamente?”
 
“Ricordi quando ti dicevo che continuavo a vedere delle ombre?”
 
“Tonks?” domandò soffocato Ron.
 
Harry annuì. “Mi ha chiesto di Teddy.”
 
“Diamine, Harry,” Ron serrò le labbra per un istante. “Un fantama? Ma è-”
 
“È bloccata quì.” Rispose il ragazzo amareggiato. 
 
Ron scosse la testa. “L’idea di Tonks bloccata da qualche parte… ma sei sicuro che fosse lei?”
 
“Si, sicuro.”
 
Entrambi ripresero a giocare in silenzio. Ron mangiò la torre di Harry, seguita a ruota dalla Regina, e alla fine mise con le spalle al muro anche il Re, concludendo la partita senza la solita fanfara che accompagnava ogni sua vittoria. Dopo la partita Ron tornò ad occuparsi con poca voglia dei suoi compiti per le vacanze di Natale e Harry lo salutò per andare a dormire.
 
Era grato di aver avuto la possibilità di parlarne con Ron. È vero che ormai non riuscivano più a stare insieme come prima, ma Harry sapeva che certi aspetti della loro amicizia non sarebbero mai cambiati.
 
 
***
 
 
L’indomani mattina, subito dopo colazione, Harry stava andando alla lezione di Pozioni quando improvvisamente si ritrovò ad incrociare la strada con Malfoy. “Hey, Malfoy. Ti dispiace se confronto le mie risposte di Pozioni con le tue?” lo approcciò, la frase già preparata in precedenza per il momento.
 
Malfoy sbottò derisorio. “Si, Potter.” Rispose secco. “A dire il vero, mi dispiace.”
 
Harry fece spallucce. Vedere Tonks qualche giorno prima gli aveva tolto non poche energie e al momento non aveva tutta quella voglia di insistere con quel suo giochino. “Va bene. Come preferisci.” 
 
Improvvisamente Malfoy lo afferrò per il colletto della maglia e lo trascinò dietro un angolo, scaraventandolo con forza contro il muro. “A che gioco pensi di star giocando, sfregiato?” ringhiò.
 
“A nessuno.” Mormorò Harry senza scomporsi. “Ora lasciami andare.”
 
Malfoy abbassò lo sguardo sulle proprie mani e, rendendosi conto del proprio gesto, mollò la presa e fece un passo indietro. “Non sono un’idiota, chiaro?”
 
“No” Concordò Harry, “Non lo sei”. Avrebbe potuto dire tante cose come ‘Ah ma davvero?’ o ‘Beh, ti stai proprio sforzando per non darlo a vedere’, tutte frasi che morivano dalla voglia di uscire dalle sue labbra, ma in qualche modo si trattenne. 
 
“No. No.” Malfoy fece un altro passo indietro, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro. “È tutto sbagliato.” Puntò un dito accusatorio verso Harry. “Dovresti dire Si. Dovresti dire che sono un idiota e poi… non so, darmi un pugno in faccia o la qualsiasi!” si portò una mano tra i capelli biondi, arruffandoli per la frustrazione.
 
“Vuoi che ti dia un pugno in faccia?” domandò Harry dubbioso.
 
Malfoy sospirò, portandosi una mano sugli occhi. “No.” Abbassò lo sguardo, “No, non è questo ciò che-” si bloccò, sbuffando frustrato. “Ah- lascia perdere!”
 
In quel momento Lumacorno sbucò dall’angolo del corridoio. “Ragazzi, ragazzi.” Esclamò sorridente e non curante della situazione, facendo loro segno di avvicinarsi “Coraggio che la lezione sta per iniziare!”
 
Malfoy rivolse un ultimo ghigno verso Harry e si allontanò, ciuffi di capelli biondi rivolti verso tutte le direzioni.
 
 
***
 
 
Era notte e Harry l’aveva passata girandosi e rigirandosi nel letto, incapace di prender sonno. Erano le due del mattino ormai e l’idea di riuscire nell’impresa sembrava sempre più lontana. Negli ultimi giorni aveva cercato Tonks, ma senza successo, e a quanto pare nessuno dei fantasmi di Hogwarts sembrava saper qualcosa di lei.
 
Stanco di stare a letto, il ragazzo decise di uscire dalla camera che condivideva con Ron nel dormitorio degli studenti dell’ottavo anno. Pensò che forse a tenerlo sveglio era la preoccupazione per il test di Trasfigurazione che avrebbe dovuto affrontare l’indomani, quindi l’unica soluzione che trovò fu quella di rimettersi sui libri nel tentativo di rassicurare sé stesso e trovare successivamente la quiete necessaria per poter dormire. 
 
La sala comune del dormitorio, collocata al centro della Torre Ovest, era fredda, confortevole e fortunatamente vuota. Una finestra alla destra di Harry era leggermente aperta, lasciando entrare una leggera brezza autunnale. Harry si strinse le braccia attorno al corpo e, trovando un caldo conforto nel maglione che aveva addosso, si accovacciò nell’angolo del divano.
 
Aveva appena iniziato la lettura quando il quadro che copriva l’entrata del dormitorio si aprì. Harry alzo lo sguardo, notando qualcuno salire malfermo le scalinate, per poi aggrapparsi ad una sedia nel tentativo di mantenersi in piedi.
 
Harry poteva vedere la persona in questione dalla sua posizione, ma probabilmente era difficile per l’altra persona notarlo da quel punto. Quindi il ragazzo si limitò ad alzare il capo e osservare.
 
Chiunque fosse, stava cercando invano di camminare dritto attraverso la sala comune. Pezzi d’arredamento continuavano a venir colpiti o fatti scivolare a terra, seguiti subito da qualche imprecazione.
 
La figura si fermò un istante, dando a Harry la visione chiara del suo volto. Harry sentì il proprio respiro bloccarsi in gola.  
 
Draco Malfoy oscillava davanti a lui, visibilmente ubriaco. Le braccia tese ai lati, come se fosse sospeso su un filo e stesse cercando di trovare il giusto equilibrio per non cadere. I capelli biondi erano scompigliati e adesso Harry poteva vedere il rossore dell’alcol sulle sue guance.
 
Harry pensò che sarebbe andato a dormire per cercare di smaltire la sbronza, ma a quanto pare Malfoy aveva piani diversi. Si avvicinò al caminetto vicino e, cercando di tenersi in piedi con l’aiuto di qualche mobile, si lasciò cadere su una poltrona con un sonoro sospiro di sollievo.
 
Ora che Malfoy era più vicino, Harry notò il suo respiro affannato e gli occhi arrossati. Si chiese quanto a lungo sarebbe stato in grado di rimanere sveglio in quelle condizioni.
 
Gli occhi del serpeverde si chiusero per un istante e il viso si afflosciò contro il petto, gesto che lo risvegliò poi di colpo. Harry sapeva che era solo questione di tempo prima che Malfoy si addormentasse completamente. E se fosse accaduto, l’indomani tutti gli studenti l’avrebbero trovato lì e si sarebbe sparsa la voce a macchia d’olio.
 
Per qualche ragione, Harry non voleva che accadesse.
 
“Malfoy.” Lo chiamò.
 
“Hmm” mormorò il ragazzo.
 
“Malfoy!” questa volta Harry alzò un po’ la voce.
 
Il ragazzo alzò la testa di scatto. Fissò Harry a bocca aperta, fissandolo qualche istante in più nel tentativo di metterlo a fuoco. “Oh, cazzo” concluse alla fine. Poi, cercando di concentrarsi sulla situazione, aggiunse, “Che cosa ci fai qui a quest’ora?”
 
“Non riuscivo a dormire.” Rispose Harry, cercando di non ridere. “Tu?”
 
“Già, non riuscivo a dormire” fece una pausa, ingoiando a vuoto, “neanch’io.”
 
“Va tutto bene?” Harry si sentì obbligato a chiedere.
 
Malfoy lo guardò di traverso, “Tutto bene.”
 
“Allora perché non vai a dormire?” suggerì Harry. “Sono sicuro che non hai alcuna voglia di stare qui con me.”
 
Malfoy fece un sospiro e serrò le mani sui braccioli della poltrona. “Va bene.” Esclamò, alzandosi in piedi, ma nel farlo inciampò su un piede e finì con lo sbattere contro il muro. Rimase contro la parete per qualche istante, cercando di riprendersi. Poi fece un altro passo in avanti, ma anche in quel momento le gambe deviarono e finì con lo sbattere il fianco contro il tavolo. “Maledizione!”
 
“Sei sicuro di stare bene?” Harry stava iniziando a preoccuparsi realmente.
 
“Sto bene!” sbottò il ragazzo, il respiro pesante, le spalle rivolte a Harry.
 
“Beh, qual è il problema allora?”
 
“Sono solo un po' stordito, tutto qui.” Si limitò a dire, agitando la mano in aria in un gesto sprezzante. “è il tempo. È tutto il giorno che sto così.”
 
“Malfoy, falla finita.” Lo interruppe Harry. Il ragazzo si voltò verso di lui, un occhio chiuso nel tentativo di mettere nuovamente a fuoco l’immagine di fronte a lui. “È chiaro che sei ubriaco.” 
 
Malfoy sbuffò derisorio. Poi all’improvviso si coprì la bocca, il volto prese un colorito verdastro. Chiuse gli occhi, cercando di fare qualche respiro profondo sotto la propria mano.
 
Dopo qualche istante li riaprì e tornò a posare lo sguardo su Harry. “Okay, va bene.” Sussurrò. “Sono ubriaco. Sono anche troppo ubriaco.” Chiuse nuovamente gli occhi, aprendone poi uno solo, seguito da una smorfia.
 
“Pensi di vomitare?” domandò Harry.
 
“No.” Malfoy corrugò la fronte. “Almeno, non credo.” Fece un'altra pausa. “Per la barba di Merlino, spero proprio di no.” il ragazzo lasciò la presa dal tavolo e si diresse nuovamente verso la poltrona che aveva abbandonato qualche istante fa. Si sedette goffamente e con un flebile lamento, cercando poi di sistemarsi meglio a sedere nel tentativo di dare un po' di dignità alla propria immagine.
 
Dopo qualche secondo, Malfoy iniziò a sorridere, gli occhi ancora chiusi.
 
Harry rimase a fissarlo ridacchiare tra sé e sé per qualche istante, poi domandò “Cosa c’è?”
 
Un ghigno si allargò sul suo viso. “Non vuoi far- mi i compli-menti, Potter?” mugugnò con poca eleganza, continuando a ridacchiare ad occhi chiusi. “Non mi hai ancora dett-o nulla di cari-no.”
 
“Oh.”
 
“Che c’è?” Malfoy aprì gli occhi, fissando lo sguardo su Harry. “Niente da dirmi adesso? Non ti piacciono i miei vestiti o la mia borsa o i miei capelli?” scoppiò a ridere nuovamente, questa volta senza nemmeno cercare di trattenersi.
 
“Ehm,” Iniziò Harry. “Beh, hai fatto un bel lavoro nel ridurti in questo modo.”
 
“Già, non è vero?” rispose Malfoy con un gesto plateale della mano, seguito da un singhiozzo. “Un bel lavoro.” Ingoiò a vuoto. “E chi è che dice che i Malfoy non so- no dei gran lavor-ratori?”
 
Harry fece spallucce.
 
“Il Ministero, ecco chi!” sbottò Malfoy, improvvisamente su tutte le furie. “Quegli stupidi imbecilli che se potes-sero mi arresterebbero anche ora per averli chiamati ‘stup-pidi imbecilli’, solo perché hanno sempre ragione loro. Non posso nem-meno dire la mia senza rischiare di essere trascinato ad Az-” singhiozzo “-kaban.”
Malfoy si strofinò gli occhi, sbattendo poi le palpebre più volte per rimettere a fuoco. “È tutta- una stronzata, Potter, ecco cos’è.” 
 
“Non pensi di meritarti una punizione?”
 
“Certo che me la merito!” alzò una mano in aria. “Ma, o mi mandi lì e la facciamo finita, o non lo fai. Adesso mi stanno os-osservando, aspettano solo che io faccia un– un passo falso per rispedirmi lì.” Ridacchiò esasperato.
 
Harry fu sorpreso che – anche se ubriaco – Malfoy avesse menzionato il suo breve soggiorno ad Azkaban. Era stato lì per sole due settimane, aspettando il processo ma, nelle foto della sua scarcerazione che Harry aveva visto nei giornali, Malfoy sembrava solo un ragazzino traumatizzato. Alla fine gli era stata data l’opportunità di tornare ad Hogwarts per l’ultimo anno. Ma a quanto pare il Ministero non aveva ancora preso nessuna decisione definitiva su di lui o su cosa gli sarebbe successo dopo il diploma. L’avrebbero potuto rispedire ad Azkaban o farlo vivere sotto le ali del Ministero con la scusa di riabilitarlo nella società o forse si sarebbe ritrovato a fare dei lavori per la comunità.
 
Malfoy continuò. “È una barzelletta. Mi scopriranno a fare qualcosa che non gli aggrada – è solo questione di tempo. È solo una fottutissima questione di tempo.” Alzò nuovamente lo sguardo verso Harry. “È questo ciò che è, Potter. Un fottutissimo gioco. E loro lo adorano. Avere tutto questo potere su un Malfoy.”
 
“Um,” iniziò Harry. “Sei sicuro allora che dovresti bere mentre sei qui a scuola?”
 
“Che differ-renza vuoi che faccia?” sbottò Malfoy. “Sono fottuto.” Esclamò soffermandosi a rafforzare la F per qualche istante. Alla fine abbandonò il proprio capo sulla sua mano, iniziando ad osservare il fuoco con aria depressa.
 
Harry non disse nulla.
 
“E domani starò troppo male per presentarmi in classe.” Continuò frustrato, massaggiandosi le tempie e ridacchiando debolmente. “Cristo.”
 
“Forse dovresti andare a letto allora.” Suggerì Harry.
 
“Forse dovresti andarci tu.” Rispose lui, chiudendo gli occhi e poggiando il capo allo schienale. “Io non posso muovermi.”
 
“Beh, non puoi stare qui.” Ridacchiò incredulo Harry. "Non mettere troppa carne al fuoco ora che hai questa gatta da pelare col Ministero.”
 
“Che diamine stai blaterando?” brontolò Malfoy. “Gatta da pelare.” Sbuffò derisorio. “Idiota.”
 
Harry si alzò in piedi. “Sai cosa intendo. Coraggio, su. Alzati, non puoi dormire qui.”
 
“Fottiti.”
 
Harry si chinò ad afferrare una mano di Malfoy e lo tirò su. Il movimento improvviso fece scivolare l’altra mano, ancora intenta a sostenere la testa del ragazzo, il quale sobbalzò in avanti e per un istante sembrò nuovamente in procinto di vomitare.
“Lasciam- mi andare, i-idiota.” Brontolò.
 
“Avanti, adiamo.” Tirandolo su ancora una volta, Harry riuscì a sollevarlo dalla poltrona, gesto seguito da un lamento di protesta. Un altro strattone e Malfoy si ritrovò in piedi, un braccio attorno le spalle di Harry e uno contro il suo petto, la testa penzoloni.
 
Malfoy si allontanò di scatto da Harry, dirigendosi verso la propria camera un passo alla volta. Ma i suoi piedi fecero nuovamente cilecca e il ragazzo si ritrovò a cadere nuovamente tra le braccia di Harry con un sospiro frustrato. Harry l’afferrò, riportando il suo braccio sulle spalle proprie nel tentativo di sorreggerlo.
 
Un paio di occhi grigi si fissarono su Harry. “È così um- miliante.” Brontolò. Harry non poté fare a meno di sogghignare, abbassando lo sguardo verso quell’imbecille di un serpeverde. Poi lo strattonò leggermente e Malfoy si mosse obbediente, seguendo i suoi movimenti fino ad arrivare alla propria stanza.
 
Quando finalmente arrivarono davanti la porta della stanza - subito identificata grazie al tremendo russare di Goyle che si sentiva provenire dall’interno- Malfoy si staccò da lui, aggrappandosi alla porta e voltandosi a guardarlo nuovamente.
 
“Ascolta, Po-” un altro singhiozzo, “Potter.” Cercò di tenere lo sguardo fisso su di Harry, dandogli una versione particolarmente patetica di espressione seria. “Devi promettermi due cose.”
 
“Cosa?” domandò Harry, a metà tra il divertito e il sospettoso.
 
“Fai-” Malfoy ingoiò a vuoto. “Fai un incantesimo Silencio su Goyle. E due.” Malfoy mollò la presa dalla porta nel tentativo di puntare un dito contro il ragazzo, ma poi ci ripensò. “Uccidimi domani mattina?”
 
“Ucciderti.” Ripeté Harry, inarcando un sopracciglio.
 
“O lo fai tu,” Malfoy puntò finalmente un dito contro il petto di Harry, per poi puntarlo contro sé stesso. “O lo faccio io.” Poi indicò entrambi. “Ma qualcuno dovrà pur farlo.”
 
“Posso chiedere il motivo?”
 
“Perché,” Malfoy fece cadere la propria mano lungo il fianco. “Mor-rirò dall’imbarazzo, ecco perché.”
 
Harry annuì solenne e fece luce con la bacchetta per guidarlo verso il letto. Malfoy si allontanò da lui, facendo un gesto vago con la mano e con calma si arrampicò sul letto, collassando su di esso qualche istante dopo, la divisa ancora addosso.
 
Harry lanciò un incantesimo Silencio su Goyle e chiuse la porta.
 
 
***
 
 
“Buongiorno, Malfoy.” Lo salutò amichevolmente Harry all’inizio della lezione di Trasfigurazione. Malfoy aveva già saltato la lezione di Incantesimi, ma saltare la lezione della McGranitt non era un’opzione.
 
Harry sospettò stesse indossando gli stessi indumenti del giorno prima, data l’ovvia presenza di un incantesimo di pulizia su di essi. Il volto di Malfoy era visibilmente sconvolto e i suoi occhi non sembravano in grado di rimanere aperti troppo a lungo.
 
“Sembra proprio che tu ti sia riposato per bene.” Harry non riuscì a trattenersi. Davvero non ci riuscì.
 
“Come sei sarcastico, Potter.” La voce di Malfoy era debole e stridula.
 
“Devo ammetterlo,” disse Harry, sedendosi accanto a Malfoy nello stesso istante in cui la McGranitt entrò in aula. “Non mi aspettavo di vederti a lezione.”
 
Malfoy si mordicchiò un’unghia, alzando lo sguardo verso la McGranitt. “Penso che morirò.” Mugugnò a denti stretti. Harry ghignò e, notando il sorrisino, Malfoy gli lanciò uno sguardo sospettoso. “Perché ti sei seduto qui?”
 
“Comodità. Inoltre-” Harry infilò una mano nella tasca e ne tirò fuori una fiala. Era una pozione per smaltire i postumi di una sbornia; se l’era fatta dare quella mattina dagli elfi domestici. “Pensavo ti potesse essere utile.”
 
Malfoy guardò la fiala con sospetto, spostando poi lo sguardo incerto su Harry. “È quello che penso?”
 
Harry gli passò il liquido. “Sbrigati però a berlo, prima che la McGranitt veda qualcosa.”
 
“E se fosse veleno?”
 
Harry fece spallucce. “Se lo fosse veramente, il massimo che può succederti e di sentirti un po' più ciaccato di quanto tu già non sia.”
 
Malfoy socchiuse gli occhi e tolse il tappo dalla fiala. La portò alla bocca, ma esitò nuovamente.
 
“Vuoi darti una mossa?” sussurrò Harry.
 
A quanto pare Malfoy decise che Harry non era tanto stupido da avvelenarlo nel bel mezzo di una lezione e ingoiò il contenuto della fiala in un unico sorso. Soffocò subito dopo, iniziando a tossire.
 
La McGranitt si voltò. “Va tutto bene, Signor Malfoy?” inarcò un sopracciglio.
 
“Malfoy annuì debolmente, passando sottobanco la fiala vuota ad Harry. “Si, professoressa.” riuscì a rispondere.
 
Harry ripose la fiala vuota all’interno della propria tasca. Stava per chiedere a Malfoy se la pozione avesse iniziato a fare effetto quando il serpeverde fece un improvviso sospiro, coprendosi il volto con una mano. “Ascolta, Potter, è stato un bel gesto e tutto, ma potresti cortesemente sederti da un’altra parte?” domandò. “L’ultima cosa di cui ho bisogno è che tu continui a- a fare qualsiasi cosa tu mi stia facendo.”
 
“Cosa ti starei facendo?” sussurrò Harry, divertito.
 
“Continui a cercare di aver la meglio su di me.” Rispose Malfoy a denti stretti. “Non negarlo.”
 
Harry fece spallucce, lo sguardo innocente. “Sto solo cercando di essere cordiale.” Poi indicò l’anello - luccicante e cromato – che Malfoy aveva al dito. “Ad esempio, quello è davvero un anello interessante.”
 
Malfoy emise un leggero lamento e scosse il capo. Aprì la bocca come se stesse per dire qualcosa ma poi, abbassando lo sguardo sull’anello, si limitò a dire, “è un regalo di mia madre”.
 
“Cosa c’è scritto?” Harry si avvicinò, cercando di leggere l’iscrizione attorno all’anello.
 
Malfoy coprì l’anello con una mano.
 
Harry tentò di parlargli nuovamente, ma il serpeverde continuò ad ignorarlo per il resto della lezione.

Per qualche motivo, Harry ne rimase turbato.
 
 
***
 
 
Quella note Harry stava esplorando un passaggio segreto che portava da una zona vicino le cucine al piano sotto il dormitorio della Torre Ovest. Era segnato nella Mappa del Malandrino ed il ragazzo l’aveva già notato in precedenza, ma non aveva mai avuto modo di esplorarlo. Adesso, invece, vivendo nella Torre Ovest, Harry pensò che fosse utile conoscerlo. Desiderò che Ron fosse libero per poter esplorare Hogwarts assieme a lui, ma di rado riusciva a trovare l’amico nella Sala Comune ultimamente, probabilmente troppo indaffarato a passare il tempo libero spedendo gufi a Hermione o a parlare con Seamus di ragazze. Non che Harry non avesse voglia di stare con Ron e Seamus – era solo che non aveva chissà cosa da dire sull’argomento. Non aveva l’esperienza che i due amici avevano e, beh, parlare sempre di ragazze era noioso dopo un po’.
 
Il passaggio segreto aveva l’entrata al quinto piano della Torre Ovest, dietro la statua di Helga Tassorosso. C’era una tenda rossa a coprire un muro piuttosto solido, ma se si alzava la tenda e si bussava al muro pronunciando la parola “Dissendium”, la parete svaniva, rivelando una scalinata che andava a finire dietro un ritratto vicino l’entrata delle cucine.
 
Harry stava tornando dalle cucine con le mani colme di dolcetti quando, improvvisamente, vide un’ombra sopra di sé. Senza pensarci su un momento, il ragazzo si mise a correre, cercando di inseguirla.
 
“Tonks?” urlò, facendo cadere i dolcetti nel tentativo di lanciare un incantesimo Lumus. Ma quando riuscì finalmente ad illuminare il passaggio, Tonks, o chiunque fosse stato, era ormai svanita.
 
 
***
 
 
Malfoy era seduto nella Sala Comune quando Harry tornò. Aveva le gambe incrociate e un grande libro di testo era aperto e poggiato su di esse. Il ragazzo aveva l’aria assente, intento a ciucciare la punta del proprio pennino e Harry si ritrovò a chiedersi se ci si potesse avvelenare con quel gesto.
 
“Hey, Malfoy.” Lo salutò; l’intenzione era di salutarlo e poi filare a dormire ma, non appena il ragazzo gli rivolse uno sguardo interessato, Harry capì di dover aggiungere dell’altro.
 
“Em…” balbettò. “Stai studiando,” indicò il libro e annuì. “È- è una buona cosa.”
 
Il serpeverde inarcò un sopracciglio, decisamente poco impressionato da quelle parole. Rimase a guardare Harry per un istante e, non ricevendo altra risposta, abbassò nuovamente lo sguardo sul libro. 
 
“Aspetta-” esclamò Harry. Un’espressione annoiata non era certo la reazione che voleva ottenere. Malfoy alzò nuovamente lo sguardo, poggiando una guancia sul pugno della propria mano e rimanendo in attesa. “Um…” riprese Harry. “Le tue scarpe sono lucide.”
 
“Oh?”
 
“Già.”
 
Malfoy rivolse nuovamente la sua attenzione al libro. Era dura capire da quell’angolazione, ma Harry giurò di averlo visto sorridere.
 
Harry scosse la testa. “Già.”
 
Non appena Malfoy fu nuovamente immerso nella lettura, Harry - ormai avviatosi verso la sua camera - si rese conto che questa volta la sua strategia non aveva funzionato. Questa volta Malfoy se l’era aspettato quel complimento! E adesso era Harry quello confuso, non più Malfoy.
 
Quell’idiota si stava abituando alla cosa. Forse pensava di aver capito le regole del gioco.
 
Harry si ripromise di trovare una soluzione al problema.
 
 
***
 
 
Harry era seduto con gli altri Grifondoro nella Grande Sala quando Malfoy e Goyle fecero la loro apparizione per la colazione. I capelli di Malfoy erano particolarmente biondi quella mattina, i suoi occhi particolarmente grigi e i suoi vestiti erano… beh, erano l’uniforme scolastica, non c’era alcun dubbio a riguardo.
 
Nonostante ci avesse rimuginato tutta la mattina e nonostante non avesse trovato alcuna soluzione al problema, Harry si avvicinò a Malfoy subito dopo colazione e si limitò a dire la prima cosa che gli era passata per la testa. “Hey.”
 
Malfoy lo fissò, il volto totalmente inespressivo. “Cosa?”
 
“Sei carino con quei vestiti.”
 
Il serpeverde sbattè le palpebre più volte, portando indietro il capo per la sorpresa.
 
Harry sentì le proprie guance colorarsi ma si affrettò ad ignorare la cosa. “Ti stanno bene.” Indicò verso di lui e fece spallucce. “I vestiti.”
 
Malfoy abbassò lo sguardo sui suoi vestiti, poi lo rivolse nuovamente ad Harry, incerto. “Davvero?”
 
Un improvviso getto di euforia si fece largo in Harry e, senza nemmeno volerlo, un sorriso si fece spazio sul suo volto. Annuì.
 
E poi fu il turno di Malfoy di fare qualcosa di sconvolgente. Sorrise anche lui. E non era un sorriso compiaciuto o di scherno- i suoi occhi erano luminosi e il suo viso mostrava un genuino, se non addirittura timido, sorriso. “Grazie.” Aveva risposto, alzando impercettibilmente la guancia.
 
Quando Harry si voltò per tornare sui suoi passi, niente avrebbe potuto distruggere quel senso di orgoglio che era seguito al suscitare una simile reazione in Malfoy. Nemmeno gli sguardi allibiti di Ron e Seamus, entrambi sconvolti da ciò a cui avevano appena assistito.
 
 
***
 
 
“Harry,” l’aveva richiamato Ron qualche istante più tardi, mentre erano diretti alla lezione di Trasfigurazione. “Che sta succedendo tra te e Malfoy?
 
“Che intendi dire?”
 
“Si insomma, perché continui a dirgli che è carino e robe così?” Ron fece una smorfia, grattandosi un orecchio.
 
Harry si mise a ridere. “L’espressione sul suo volto, Ron, è troppo divertente. Dovresti provarlo anche tu.”
 
“Già,” rispose l’amico dubbioso “ma no, grazie.”
 
“Ogni volta che lui mi provoca, io gli dico qualcosa di carino. È una cosa che lo manda in tilt.”
 
Ron corrugò la fronte. “Ma Malfoy non ti ha provocato stamattina.” Puntualizzò.
 
Harry sentì il calore dell’imbarazzo farsi spazio sul suo viso, per qualche ragione. “Oh, beh, sai cosa intendo,” spiegò. “Era ovvio che stesse per farlo.”
 
Ron scosse il capo. “Se lo dici tu, Harry.”
 
 
***
 
 
Quella notte Harry non riusciva a togliersi dalla mente la reazione che Malfoy aveva avuto nella Grande Sala. Quel sorriso. Era come se si fosse impresso nella sua mente. Cosa avrebbe potuto dirgli domani? Sarebbe stato nuovamente in grado di suscitare quella reazione?
 
Il pensiero tornò a balenargli su ciò che aveva detto Ron quella mattina e, effettivamente, non era poi così normale voler suscitare una reazione di quel tipo in un altro ragazzo.  
 
Harry ignorò immediatamente quel ridicolo pensiero. Perché quando si trattava di Malfoy, la normalità non era da considerare.
 
 
***
 
 
La sera successiva Harry, colto da una fame improvvisa, era sceso nelle cucine a mangiare una fetta di crostata. Finito lo spuntino, si avviò nuovamente verso il proprio dormitorio sulla Torre Ovest, prendendo il passaggio segreto da poco scoperto; fu in quel momento che sentì delle voci. Era strano che qualcuno fosse ancora in giro nella Torre Ovest a quell’ora, così, incuriosito, Harry decise di capire da dove provenissero. Arrivò ad una piccola stanza, quasi nascosta, in fondo al corridoio della torre. Probabilmente era una di quelle stanzette che in passato venivano utilizzate come salottino o come saletta giochi, ma che adesso era solo abbandonata e dimenticata da tutti. 
 
“Non con le Gobbiglie cinesi,” era la voce di un bambino. Harry corrugò la fronte, chiedendosi come mai un ragazzino dei primi anni fosse finito nel loro dormitorio a quell’ora della notte. “con le Gobbiglie cinesi puoi saltare tutte le volte che vuoi, sempre in base allo spazio a disposizione.”
 
“Beh, queste non sono Gobbiglie cinesi, piccola peste,” rispose poi una voce altezzosa. “Quindi saltare non è permesso, anzi è barare.”
 
Il ragazzino sbuffò e Harry si avvicinò ulteriormente. La seconda voce era tremendamente familiare. “Beh, sei tu il serpeverde.” Disse il ragazzino.
 
“E allora?” domandò l’altro. “Sei tu l’imbroglione. E in più,” continuò “Sei un bambino. Quindi devi fare quel che dico io.”
 
“Non sei poi così più grande di me.” Brontolò l’altro.
 
Harry si protese dietro l’angolo, in modo da poter finalmente vedere la scena. Sgranò gli occhi, stupefatto. La voce dello studente più grande era quella di Malfoy, bene. Ma il ragazzino non era né uno studente del primo anno né uno studente del secondo. Almeno, non più. Il bambino, che non sembrava avere più di undici o dodici anni, aveva il corpo luminoso e biancastro, proprio come quello di Tonks.
 
Ma Harry non l’aveva mai visto prima di allora. Il ché significava che anche lui era probabilmente morto durante la Battaglia di Hogwarts.
 
Se Tonks era un fantasma, e se anche questo ragazzo lo era, quanti altri nuovi fantasmi c’erano? Dovevano essercene a migliaia. L’intero castello doveva esserne pieno. Fantasmi buoni, fantasmi cattivi, bambini, membri dell’ordine… per non parlare dei Mangiamorte.
 
Harry improvvisamente comprese che le ombre che aveva continuato a notare nei corridoi avrebbero potuto essere chiunque, non solo Tonks. Forse era questo ragazzino. Diamine, avrebbe potuto essere chiunque…
 
Anche Remus era lì? No, pensò, probabilmente no, o sarebbe stato assieme a Tonks. E Fred? O Bellatrix?
 
Harry gettò uno sguardo alle proprie spalle. Se Bellatrix era diventata un fantasma di Hogwarts, non c’era più motivo di temere Peeves. Peeves sarebbe stato un amicone a confronto.
 
“Sono abbastanza grande da dirti cosa fare.” Replicò Malfoy. “Quindi smettila di cercare di saltare le mie Gobbiglie o non giocherò più con te.”
 
“Evvabene.” Brontolò il ragazzino.
 
I pensieri di Harry tornarono a concentrarsi nuovamente su quei due. Perché Malfoy stava giocando con questo ragazzino-fantasma, tanto per cominciare? Se era così annoiato, non poteva giocare a Gobbiglie con Goyle?
 
Una piccola parte di Harry penso di essere un po’ invadente, ma il ragazzo non riuscì a scacciare quella parte di sé che invece moriva dalla voglia di saperne di più. E quindi rimase a guardare.
 
Per lo più, il ragazzino, il cui nome a quanto pare era Callum, aveva continuato a parlare delle regole delle Gobbiglie e del suo amico Terrence, chiunque egli fosse. Malfoy sopportò la chiacchierata con la sua solita espressione sardonica, ma Harry notò che per lo più era divertito.
 
Ciò che più lo sorprese, però, fu notare che Callum sapeva del passato di Malfoy. Una delle Gobbiglie finì infatti contro il suo braccio e quando il serpeverde fece una smorfia di dolore, il bambino spalancò gli occhi e domandò, “L’ho… colpito?”
 
Malfoy sospirò in risposta, massaggiandosi il braccio. “Si.”
 
Callum apparve visibilmente a disagio. “Mi dispiace, Draco, io-”
 
“Lascia stare.” Lo liquidò Malfoy. “Rilancia la biglia.”
 
Callum fece per riprendere la biglia ma poi esitò “Fa tanto male?”
 
Malfoy scosse la testa, irrigidendo le spalle. “No. Quasi mai.”
 
“Perché non è sparito quando Potter l’ha ucciso?”
 
Malfoy sbuffò frustrato. “Non lo so. Ora, chiudi quella bocca e gioca.”
 
Il ragazzino riprese a giocare e Harry si allontanò, sentendosi improvvisamente in colpa per esser rimasto a guardare. Si avviò verso il dormitorio, sul petto uno strano senso di oppressione.
 
 
***
 
 
Il giorno successivo Harry non riuscì a togliersi dalla mente l’immagine di Malfoy e Callum che giocavano a Gobbiglie. Voleva saperne di più. Forse si erano conosciuti prima che Callum morisse? Come mai Callum sembrava non preoccuparsi del fatto che Malfoy era stato un Mangiamorte? Come era morto Callum?
 
Ed anche se era consapevole che avrebbe fatto meglio a non tirar fuori quell’argomento, Harry davvero non seppe farne a meno. Quindi, quando incrociò Malfoy quella mattina - diretto a lezione di Trasfigurazione- decise di tentare.
 
“Mi piace… la tua cravatta oggi.” Iniziò, cercando di ammorbidirselo con un complimento.
 
“È la stessa che indosso tutti i giorni.”
 
“Non la lavi?” rilanciò Harry con un ghigno. 
 
“Cresci un po', Potter.” Rispose Malfoy, rotando lo sguardo. “Cosa vuoi?”
 
“Chi era quel ragazzino con cui ti ho sentito parlare?” domandò Harry, abbassando lo sguardo sui propri piedi. “Il fantasma, intendo.”
 
Malfoy si bloccò, scuotendo il capo. “Scusami,” sbottò. “Cosa?”
 
“La scorsa notte, ho-”
 
“Mi stavi spiando?” domandò, visibilmente arrabbiato. “Ci hai spiati?”
 
“È stato solo un incidente-” tentò Harry. “Vi ho visti assieme per un istante e poi me ne sono andato, giuro.” 
 
Malfoy socchiuse gli occhi, come se non riuscisse a credere ad una sola parola di ciò che Harry aveva appena detto. “Già, come no. Sono certo che non sei affatto rimasto ad ascoltare. Perché tu sei sempre stato bravo a rispettare la mia privacy.”
 
“Beh, eravate praticamente alla vista di tutti.” Puntualizzò Harry.
 
“Questo non fa alcuna differenza,” continuò il serpeverde, lo sguardo cupo. “Smettila di cercare di adattare le regole alle tue esigenze.”
 
Harry si limitò a guardarlo. “Stavo solo cercando di capire, tutto qui.” fece spallucce. “Ne ho visto altri, e quindi…”
 
“Altri cosa?”
 
“Fantasmi.” 
 
Malfoy si passò una mano tra I capelli. “Callum McGrady.”
 
“Cosa?”
 
“Era il suo nome.” Sbottò. “È un Tassorosso- era.” Si schiarì la voce. “Era un Tassorosso.”
 
“Oh.” Rispose Harry. “Lo conoscevi?”
 
Malfoy fece spallucce. “Non molto. L’ho beccato nei corridoi una volta e l’ho fatto mettere in punizione.”
 
“Oh.” Rispose nuovamente Harry. “Quindi la scorsa notte stavate- ?”
 
“Giocando a Gobbiglie, ficcanaso!” Malfoy lo guardò male. “Non stavamo complottando un bel nulla, se è questo ciò che pensi. Ha solo dodici anni, che diamine.”
 
“okay, okay.” Harry portò i palmi in avanti. “Stavo solo cercando di capire, tutto qui. Non stavo affatto pensando che voi stesse complottando qualcosa.”
 
“Si, beh, meglio così.” Rispose acido Malfoy, entrando poi nella classe di trasfigurazioni e sedendosi in un posto in fondo all’aula. Si tolse la tracolla dalle spalle, facendo per poggiarla sulla sedia accanto alla sua ma Harry si affrettò a sedersi lì, impedendogli il gesto. Malfoy si arrese e poggiò la tracolla sul pavimento, rotando lo sguardo con aria seccata. “Prego, accomodati pure.”
 
Harry tirò fuori un quaderno, segnandosi la data del giorno. “Come mai stavi giocando a Gobbiglie con lui?”
 
“Perché,” disse il serpeverde, segnandosi anche lui la data del giorno e poggiando la piuma sul banco. “Me l’ha chiesto.”
 
“Quindi… ti va di giocare a Gobbiglie con me più tardi?”
 
Malfoy scoppiò a ridere. “Nemmeno se mi pagano, Potter.”
 
“Perché no? Te l’ho chiesto.” Puntualizzò Harry.
 
A quella risposta Malfoy serrò le mani sul banco e si voltò verso di lui. “È solo ed è morto. Okay? E ha dodici anni.” 
 
Harry inarcò le sopracciglia per un istante, facendo poi spallucce. “D’accordo.” C’era decisamente molto di più di quel che Malfoy gli stava dicendo, ma la professoressa arrivò in quel preciso momento, iniziando a scrivere qualcosa sulla lavagna. “Per quel che vale, penso che sia carino da parte tua, Malfoy.”
 
Malfoy emise un lamento, affondando la testa tra le mani.
 
 
***
 
 
Era quasi Halloween ormai, la temperatura era scesa a picco e l’intero castello di Hogwarts era pieno di studenti che scalpitavano all’idea dell’imminente weekend a Hogsmeade. Persino gli studenti più anziani non vedevano l’ora di allontanarsi un po' dal castello. Hermione aveva pure promesso a Ron che si sarebbe fatta trovare al villaggio per incontrarlo. Ron aveva cercato di convincere Harry a venire, ma sinceramente lui non era molto dell’idea di fare da terzo incomodo, quindi alla fine prese la scusa dello studio per non andare.
 
E in effetti riuscì anche a studiare un po', questo almeno fin quando Goyle, Malfoy e Zabini non entrarono nella Sala Comune, facendo un enorme chiasso.
 
Harry alzò lo sguardo dal suo libro.
 
“Andiamo, idioti.” Disse Zabini, facendo strada agli altri due.
 
Goyle e Malfoy si sostenevano a vicenda, anche se Harry sospettò che Goyle stesse facendo la maggior parte del lavoro. Malfoy sembrava aver bevuto di nuovo. Beh, a quanto pare tutti e tre i serpeverde avevano bevuto.
 
“Goyle,” disse Malfoy, indicando la porta. “Devi tornare di là. Devi- devi lanciare un incantesimo a lui. E a lei.”
 
Zabini ruotò lo sguardo. “Sei fortunato che Goyle ti abbia impedito di farlo, imbecille.”
 
“Hey.” Rispose Malfoy con sguardo corrucciato. “Hai sentito cosa hanno detto di mia madre?” si fece cadere su una poltrona.
 
“Si, Draco.” Rispose Zabini, cercando di essere paziente, mentre assieme a Goyle cercava di rimettere in piedi l’amico. “E tua madre non vorrebbe che tu tornassi a-” Zabini notò solo in quel momento Harry. “Oh. Potter.” Mugugnò, scambiandosi uno sguardo con Goyle.
 
“Potter!” squittì Malfoy, alzando entrambe le braccia in aria. Harry notò che stava sorridendo. “Ciao, Potter! Sei rimasto qui solo soletto tutto il giorno, non è così?”
 
Harry non rispose.
 
“Aww.” Continuò il serpeverde derisorio, chinando il capo su un lato. “Povero Potter.”
 
“Al diavolo.” Esclamò Zabini, mollando il braccio di Malfoy in un momento di esasperazione. “Me ne vado.” Lui e Goyle si scambiarono nuovamente un’occhiata. “Povero Potter” ripeté Zabini, scuotendo la testa. “E meno male che voleva un altro Whisky Incendiario.”
 
Goyle mugugnò un consenso e lasciò anche lui l’altro braccio di Malfoy. Non appena Zabini e Goyle si diressero verso le scale che portavano alle loro camere, Malfoy si alzò dalla poltrona e si diresse verso Harry, lasciandosi poi cadere pesantemente accanto a lui sul divano.
 
Malfoy era così vicino adesso che Harry poteva sentire l’odore di alcol misto al freddo che la neve aveva lasciato su di lui, e al suo sudore e ad un leggero odore di fumo di sigarette.
 
“Fumi?” domandò quindi, sorpreso.
 
Malfoy chiuse gli occhi abbandonando il capo sullo schienale del divano, proprio accanto a quello di Harry. “Oh già, dimenticavo.” Mormorò. “Goldstein mi ha passato una sigaretta.” Sorrise soddisfatto. “Mi ha un po’ stordito.”
 
Malfoy aprì nuovamente gli occhi; strano, era come se l’intontimento di quel momento li avesse resi ancora più grigi del solito.
 
“Sai,” Harry non riuscì a trattenersi dal dirlo. “Tu hai degli occhi davvero-” voleva dire ‘belli’, ma alla fine disse “particolari.”
 
“Lo so.” Sussurrò Malfoy. Si avvicinò ulteriormente. “Ti piacciono?”
 
“S- si, certo.” Rispose Harry, mentre il cuore iniziava a martellargli nel petto a causa di quella vicinanza.
 
Malfoy alzò una mano ad accarezzare la guancia di Harry, le sue dita fredde a contatto con la calda pelle del ragazzo. “Occhi verdi.” mormorò.
 
Harry si irrigidì, lo sguardo sulla mano di Malfoy. “Cosa stai facendo?”
 
Il ragazzo scosse la testa e fece cadere nuovamente la mano sul divano. “Non lo so.” Aggrottò la fronte, abbassando lo sguardo sulla sua mano per un istante, come se quella stessa mano avesse in qualche modo fatto qualcosa di offensivo. Alla fine si alzò, barcollò leggermente per un istante e poi, ripreso l’equilibrio, fece per andarsene.
 
“Aspetta-” disse Harry, chiudendo il libro. “Non devi andar via.”
 
Malfoy inarcò un sopracciglio.
 
Harry diede una pacca al posto vuoto accanto a lui. “Dai, siediti. La Sala Comune è per tutti, giusto?”
 
Malfoy scoppiò a ridere, forse in modo eccessivo, ma alla fine si sedette nuovamente. “Giusto. Giusto. Però non mi assumo la responsabilità di quel che dico o faccio.”
 
“Mi sembra giusto.” Sorrise Harry di rimando.
 
 
***
 
 
Malfoy aveva tirato fuori dalla tasca una bottiglietta di liquore e aveva iniziato a condividerla con Harry. Parlarono del più e del meno per un po', e alla fine il discorso tornò a toccare l’argomento fantasmi.
 
“Allora, come mai parli con quel ragazzino?” domandò Harry, ora un po' brillo, ma anche contento di poter parlare con un Malfoy un po' meno guardingo e più aperto – sempre a causa dell’alcol-.
 
“Callum?” domandò Malfoy, agitando una mano in aria. “Non lo so. So che tu pensi che io sia un mostro senza cuore, e forse lo sono, ma per qualche motivo quel ragazzino mi piace.”
 
“Ti piace quindi…”
 
Malfoy lo guardò male, socchiudendo leggermente gli occhi. “Ha dodici anni, è morto e non ha nessuno con cui parlare.”
 
Il solo pensiero fece sentire Harry terribilmente triste. “Beh, ora ha te, no?”
 
Malfoy sbuffò derisorio. “Per cosa? Giocherò con lui e quelle ridicole Gobbiglie fino a giugno e poi me ne andrò. Lui invece rimarrà bloccato qui per sempre.”
 
“Che mi dici degli altri studenti?” chiese Harry. “Di sicuro c’è qualche Tassorosso che lo conosce.”
 
Malfoy sbuffò nuovamente. “Già. Quel fottutissimo Terrence.” Spalancò le mani e afferrò la fiaschetta di alcol da quelle di Harry. “Quel fottuto Terrence non ha il coraggio di farsi vedere.”
 
“E che mi dici degli altri fantasmi, allora?”
 
“Chi?” Malfoy diede uno schiaffo ad un cuscino. “Quel cazzone di un Barone? Nick-Quasi-Senza-Testa? Grandi amici per un dodicenne, idiota. Uno è un assassino e l’altro ha la testa penzolante.”
 
Harry decise di non menzionare il fatto che lui era stato amico di Nick-Quasi-Senza-Testa quando aveva avuto dodici anni. Ma alla fine era anche vero che aveva avuto accanto a sé anche Ron ed Hermione.
 
Poi gli venne in mente un’idea. Tonks. Tonks poteva fare compagnia a Callum. Harry le avrebbe raccontato di lui alla prima occasione.
 
“Come è morto?” domandò alla fine.
 
Malfoy si passò una mano tra i capelli. “Non lo sa. Probabilmente è per questo che è bloccato qui.” Ridacchiò disgustato. “Era uno di quegli stupidi ragazzini che pensavano di poter fare gli eroi.” ingoiò a vuoto. “La maggior parte delle volte non si rende nemmeno conto di essere morto- alle volte pensa di essere ancora nel bel mezzo della battaglia.” La sua voce salì di qualche ottava, smorzandosi con un sospiro. Poi riprese a ridere, passandosi nuovamente una mano tra i capelli. “Cazzo.” Esclamò, passando nuovamente la bottiglietta a Harry. “Tieni. Ne ho avuto abbastanza.”
 
Harry prese la bottiglia e la poggiò a terra. “E lui sa che tu sei un Mangiamorte?”
 
Il sorriso abbandonò il viso di Malfoy in un istante. “Ero.” Ruggì “E si, lo sa.”
 
“E non gli importa?”
 
“È questa la cosa divertente quando muori, suppongo.” Aggiunse Malfoy, duramente. “Certe cose non sembrano avere più la stessa importanza. Oh almeno, non quando giochi a Gobbiglie.” Poi abbandonò la testa tra le mani. “Non è giusto però.” Aveva la voce smorzata. “Io sono qui. Tutti noi siamo qui e presto ci dimenticheremo di tutto quel che è accaduto.” La sua voce si indebolì per un istante, poi riprese, “Ma lui non può dimenticare. È bloccato a vivere in eternità e a rivivere suoi giorni peggiori, così, per sempre. Tutto perché in quel momento aveva creduto di fare la cosa giusta.”
 
Quando finalmente Malfoy alzò la testa, i suoi occhi erano pieni di lacrime che lui si affrettò ad asciugare, tirando su col naso. “Ma, in risposta alla tua domanda, no. Non gli importa. A differenza di tutti gli altri, a lui non importa cosa ho fatto in passato.”
 
“Beh,” disse Harry, “Per quel che vale, non importa neanche a me.”
 
Lo sguardo di Malfoy rimase fisso sul tavolino di fronte a loro, sul volto un’espressione confusa. “Mi sono stufato. Vado a dormire.”
 
 
***
 
 
Il giorno dopo, a colazione, Harry sentì lo sguardo di Malfoy su di lui per tutto il tempo ma, ogni volta che si voltava a guardalo, il serpeverde spostava subito l’attenzione da un'altra parte. Era come se fosse imbarazzato, e probabilmente lo era davvero.
 
Harry riusciva ancora a sentire le dita di Malfoy accarezzargli il viso.
 
Cosa stava accadendo? Perché l’aveva fatto? Aveva forse pensato che Harry ci stesse provando quando gli aveva detto che i suoi occhi erano diversi?
 
Malfoy avrebbe dovuto capirlo che non intendeva in quel senso. Ma era pur vero che, se mai avesse capito una cosa del genere, gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia e sarebbe stato lì a prenderlo in giro fino alla fine dell’anno. Di certo non si sarebbe messo ad accarezzargli il viso in quel modo…
 
Era ubriaco. Harry decise che era quella l’unica spiegazione. Solo quella.
 
 
***
 
 
Più tardi, camminando lungo il corridoio, Harry notò un’ombra scintillante davanti a sé. Questa volta però non fu tanto sicuro di chi potesse essere. Quindi, invece di iniziare ad urlare e spaventare il fantasma, decise di seguirlo, i suoi passi lenti e silenziosi.
 
Il fantasma voltò un angolo, dirigendosi verso la stanzetta in cui Harry aveva visto Malfoy e Callum giocare a Gobbiglie. Poi la figura si fermò, volteggiando di fronte la finestra. Harry si avvicinò con prudenza. “Mi scusi,” disse gentilmente.
 
Il fantasma si voltò. Si, era proprio Tonks.
 
“Tonks.” Mormorò il ragazzo.
 
“Harry?” il fantasma gli sorrise e annuì. Harry non poté fare a meno di ricordarsi della tristezza che aveva accompagnato Tonks durante tutto il suo sesto anno di scuola, quando lei e Remus non potevano stare assieme. E adesso erano separati ancora una volta. Doveva essere terribile e la sola idea mandava il suo cuore in mille pezzi.
 
“Come stai?” le chiese, consapevole però che le parole avevano i propri limiti in quella situazione.
 
Lei scosse la testa. “Non bene, Harry. Pensavo sarebbe andata meglio, forse, col tempo, ma non è ciò che sta accadendo.”
 
Harry annuì debolmente, cercando di non far scendere le lacrime che si stavano accumulando sui suoi occhi. “Mi dispiace. Mi dispiace non aver potuto fare di più-”
 
“Harry!” Tonks scosse la testa. “Non pensarlo nemmeno. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere- per noi. Per tutti noi. Ho sentito che sei persino arrivato a sacrificare la tua stessa vita.”
 
Il ragazzo si sedette sul divano impolverato e annuì. Tonks si sedette accanto a lui, come se fosse stata lei a dover confortare lui.
 
“Quanti altri ce ne sono?” domandò lui alla fine. “Nuovi fantasmi, intendo.”
 
Tonks corrugò la fronte, scuotendo il capo subito dopo. “Non saprei.” Disse debolmente. “Non sapevo che ce ne fossero altri… tu li hai visti?”
 
“Uno.” Rispose Harry. “Un ragazzino. Ha solo dodici anni, si chiama Callum.”
 
“Dodici.” Tonks si portò una mano sul petto. “Ha combattuto?”
 
Harry annuì. “Parla con Malfoy qualche volta. Malfoy dice che si sente solo.”
 
Tonks guardò Harry divertita. “Draco Malfoy?”
 
“Oh.” Harry scosse la testa. “Giusto, siete cugini.”
 
“È un mangiamorte.” 
 
“Era-” Harry scosse la testa. “Non lo so. Non è più quello di prima.”
 
“No?”
 
“Beh, lo è, ma… ecco, ho tipo iniziato ad esser gentile con lui e, alla fine, suppongo che non sia poi così male.”
 
Tonks ridacchò. “Lo so. Vi ho visti.”
 
Quella ammissione fece sentire Harry stranamente in imbarazzo. “Cosa intendi?”
 
La donna si portò i capelli su una spalla e inarcò un sopracciglio. Un improvviso paio di occhiali comparve sul suo naso e lei iniziò ad imitare Harry. “Che belle scarpe hai oggi, Malfoy. Sei davvero intelligente, Malfoy.” Poi inarcò entrambe le sopracciglia ed abbassò la voce. “Sei carino con quei vestiti.”
 
Harry sentì le guance andargli a fuoco. “Oh, andiamo, Tonks. È solo per ridere. Non dico mica sul serio.”
 
“Quindi, gli stai mentendo?”
 
“Beh,” Harry si sistemò meglio sul divano, improvvisamente a disagio. “No, non proprio. È solo- cioè, certo, è un bel ragazzo e tutto ma- non intendo mica in quel senso.”
 
“Harry,” gli rispose Tonks lentamente, un sorrisino sempre più largo. “Hai una cotta per Malfoy?”
 
“Cosa?” sputacchiò sconvolto Harry. “Cotta? No! No. Io- so che potrebbe sembrare, ma- No. Assolutamente no!”
 
Gli occhiali sul viso della ragazza svanirono, il volto si modificò e i suoi capelli tornarono ad esser rosa. La sua mano, fredda e bluastra, si poggiò su quella del ragazzo. “Harry,” disse con un sorrisino. “sai, alle volte quando qualcuno dice a qualcun altro che è carino con i suoi vestiti, ciò che vuole davvero dire è che lui. Pensa. Che. L’altro. Sia. Carino. Con. Quei. Vestiti.” Concluse, inarcando un sopracciglio.
 
Nonostante il contatto con la mano gelida della ragazza, Harry non poté fare a meno di sentire il calore dell’imbarazzo farsi spazio nuovamente sul suo viso.
 
“Hmm?” lo punzecchiò nuovamente lei.
 
“Tonks…”
 
“Va bene,” alzò le mani in aria. “La smetto.” Aveva ancora quel sorrisino in faccia però e Harry l’avrebbe di certo trovato seccante se solo non fosse stato così felice di vederla. “Ma pensaci un po', Harry. Malfoy poi è molto carino. Tutto merito del ramo della madre, ne sono sicura.” Disse, facendogli l’occhiolino.
 
Harry mugugnò esasperato, coprendosi il viso con le mani.
 
“Ascolta, Harry,” continuò lei, questa volta con serietà. “Alle volte due persone sono fatte per stare insieme. Non sempre ha senso, ma devi fidarti del tuo cuore.” Si alzò in piedi e volteggiò verso la finestra. “Se solo me ne fossi resa conto prima. Avremmo potuto avere almeno un altro anno assieme.” Si voltò nuovamente. “Non sprecare il tuo tempo, Harry.”
 
Harry si limitò a fissarla, il cuore stretto in una morsa.
 
“E poi,” un altro sorrisino emerse nuovamente sul suo viso. “Ho visto come ti guarda quando gli volti le spalle.”
 
“Cosa?” domandò Harry, colto alla sprovvista. “In che senso? Come?”
 
“Oh, improvvisamente interessato?” domandò lei, iniziando a ridere.
 
“Tonks!”
 
“Beh,” sussurrò cospiratoria. “Secondo me, anche lui pensa che tu sia carino con quei vestiti, Harry.” Le guance di Harry divennero ancora più rosse di prima. Tonks gli fece un altro occhiolino, per poi svanire nel nulla.
 
 
***
 
 
Arrivati al fine settimana, Harry era ormai certo che Malfoy lo stesse evitando. Ogni volta che imboccava uno di quei corridoi dove di solito si incrociavano, pronto a salutarlo con il suo complimento del giorno, Malfoy non si vedeva.
 
In effetti, sembrava proprio che quello stupido avesse modificato tutti i suoi programmi solo ed esclusivamente per evitarlo. Certo, forse era solo una coincidenza che Malfoy si stesse presentando sempre venti minuti prima dell’inizio della lezione di Erbologia – una delle sue materie più odiate -, ma Harry aveva i suoi dubbi. Harry aveva saputo questa cosa solo perché una mattina era arrivato trenta minuti prima dell’inizio della lezione per riuscire ad incontrarlo.
 
Ma Malfoy continuò ad ignorarlo. Non stava nemmeno più tentando di insultarlo, il che doveva esser un sollievo per lui, ma, per qualche motivo, non lo era affatto.
 
E durante tutte le lezioni che avevano in comune – quasi tutte in pratica, tranne Aritmanzia e Cultura Babbana – Malfoy sgattaiolava via dall’aula un paio di minuti prima della fine, inventandosi una scusa qualsiasi per uscire.
 
Di che sguardi stava parlando Tonks?
 
 
***
 
 
Harry era in qualche modo riuscito ad avere un’insufficienza nel suo tema di Difesa Contro le Arti Oscure. Non poteva crederci. Il compito era di discutere, nel dettaglio, uno dei tanti incantesimi di difesa che potevano esser usati in battaglia. Quindi Harry l’aveva scritto basandosi sulle sue recenti esperienze. La professoressa Grubbly-Plank, sostituta momentanea per l’insegnamento -almeno finché non si fosse riuscito a trovare qualcuno più adatto- aveva detto che l’uso dell’Expelliarmus contro un Avada Kedavra era una cosa inverosimile.
 
Inverosimile?
 
Ron gli aveva detto che se non fosse andato a discuterne con la professoressa, avrebbe finito col ricevere un voto basso ingiustamente, voto che, per quel che importava a Harry, avrebbe solo fatto allarmare Hermione. Convinto che la Grubby-Plank fosse solo un topo di biblioteca in termini educativi, Harry si sforzò di riportarle il tema e chiederle delle spiegazioni.
 
La professoressa non si scompose.
 
Harry affermò di avere numerosi testimoni a sostegno della propria tesi, inclusa la Grubby-Plank stessa. Lei replicò sostenendo che voleva dei riferimenti teorici e che era chiaro che Harry non avesse fatto abbastanza ricerche sull’argomento assegnato.
 
“Scrivere un diario non è la stessa cosa che scrivere un articolo di ricerca, Signor Potter.” Esclamò seccata, dilatando le narici. “Il voto rimane.” Concluse, annuendo con convinzione e spingendo il ragazzo fuori dal suo ufficio. “Buona giornata.”
 
Brontolando sull’ingiustizia della cosa, Harry si diresse verso la Torre Ovest. Ad ogni passo che faceva, la curiosità di dare un’occhiata a quella stanzetta in fondo al corridoio cresceva, giusto per assicurarsi che fosse tutto a posto.
 
Con ben poca sorpresa, Harry trovò Malfoy e Callum nella stanza. Gobbiglie tutte sparpagliate sul pavimento. Malfoy si passò una mano tra i capelli, guardando la disposizione delle Gobbiglie, mentre Callum, tremante, gli puntava una bacchetta fantasma contro.
 
“Stai indietro!” stava urlando il ragazzino, facendo egli stesso un passo indietro. “Ti ho detto di starmi lontano, lurido Mangiamorte!” trasalì non appena pronunciò quelle parole, come se temesse di venir colpito per questo. Ma quando Malfoy si limitò a sospirare e si sedette sul divano, Callum aggrottò la fronte, guardandosi attorno, confuso.
 
“Callum,” esclamò il ragazzo, la voce calma e rassegnata, come se avesse già vissuto quel momento. “La guerra è finita. Tu-Sai-Chi è morto.”
 
“Intendi dire,” lo sguardo di Callum si illuminò per un istante, “Potter ha vinto?”
 
Malfoy annuì. “Si.”
 
Ma poi, “Stai mentendo!”
 
“Andiamo, Callum.” Malfoy indicò le Gobbiglie sparpagliate sul pavimento. “Raccogli questo macello.”
 
Callum abbassò lo sguardo sugli oggetti in questione, notandoli solo adesso. Alzò la testa, visibilmente confuso. “Gobbiglie?”
 
“Stavamo giocando.” Gli spiegò Malfoy gentilmente. “Sistemale, ti prego.”
 
“Ma tu sei-”
 
“Draco Malfoy,” lo interruppe. “E la Guerra è finita da mesi ormai.”
 
Callum spalancò gli occhi, il viso sconvolto dalla rivelazione. “Allora io sono-?”
 
Malfoy fece un piccolo cenno col capo. “Temo di sì.”
 
“Ma-” rispose il ragazzino, la voce tremante, “Ma-” abbassò lo sguardo sul suo corpo, trasalendo. Abbassando la bacchetta che teneva in mano, il fantasma fece un altro paio di passi indietro, notando poi che i suoi piedi non stavano toccando terra. Un’espressione di puro terrore gli attraversò il volto e improvvisamente sembrò in procinto di piangere.
 
“Hey,” disse Malfoy, alzandosi in piedi e avvicinandosi a lui. “Callum. Va tutto bene.”
 
“No- è-!”
 
“Callum,” Malfoy gli diede una pacca impacciata sulla spalla, cercando di non far passare la propria mano attraverso il suo corpo. “Va tutto bene.”
 
“Sono morto? Sono morto.” Alzò lo sguardo verso la stanza. “Cos’è successo?”
 
“Callum, guardami.” Il ragazzino guardò Malfoy, gli occhi spalancati. “Raccogli le Gobbiglie. Così possiamo giocare.”
 
Callum annuì, ingoiando a vuoto, per poi chinarsi a raccogliere le pietre. “Non riesco a prenderle.” La sua voce era isterica ormai.
 
“Si che puoi.” Malfoy si sedette nuovamente. “Datti un attimo.”
 
In bambino annuì e si chinò nuovamente sul pavimento. Osservò, avvilito, le proprie dita attraversare le Gobbiglie ancora e ancora.
 
“Concentrati.”
 
Callum aggrottò la fronte e, con sguardo determinate, riuscì finalmente ad afferrare le Gobbiglie. Ne alzò un mucchietto, esalando un tremulo sospiro di sollievo.
 
Anche Malfoy sembrò sollevato. Dopo qualche istante gli domandò “Va bene, Callum?” 
 
Il ragazzino fece spallucce, sistemando le Gobbiglie nel loro scatolo.
 
“Vuoi ancora giocare?”
 
Callum scosse il capo e, senza aggiungere altro, voltò le spalle a Malfoy e volò via lungo il corridoio.
 
Malfoy esalò un lungo sospiro. “Cristo.” Esclamò, quando fu certo che Callum se ne fosse andato. Iniziò a raccogliere le rimanenti Gobbiglie e a sistemarle nel loro contenitore. Harry fece per andarsene quando sentì un'altra voce.
 
“Hey, Draco!”
 
Malfoy sussultò, voltandosi di colpo. Tonks era nella stanza adesso, una mano sul fianco. I suoi capelli erano lunghi e arancioni oggi.
 
“Chi diavolo sei?” domandò sgarbato Malfoy.
 
“È così che ci si rivolge ad un membro della famiglia?” Tonks inarcò un sopracciglio e Harry giurò di averle visto fare un occhiolino nella sua direzione. 
 
“Di che diamine stai parlando?” Malfoy aveva tirato fuori la sua bacchetta adesso. “Stai alla larga da me.”
 
“Temo di non poterlo fare, Draco.” Rispose. “Sono venuta per parlarti.”
 
“Non voglio parlare con te.” Sbottò lui. “Lasciami in pace, stupido fantasma.”  Malfoy fece per andarsene ma, con grande sorpresa di Harry, Tonks si alzò in volo e pose di fronte a lui, bloccandogli l’uscita. Il ragazzo fece qualche passo indietro, ritrovandosi a cozzare contro il divano.
 
“Non hai tempo per la tua famiglia?”
 
“Di che stai parlando? Perché continui a dirlo?”
 
Tonks si mise a ridere. “Tu davvero non sai chi sono?”
 
Malfoy scosse il capo, improvvisamente in dubbio.
 
Nymphadora,” esclamò quel nome come se lo odiasse. “Tonks.” Quando lui non disse nulla, aggiunse “La sorella di Andromedra?”
 
“Quella che ha sposato l’uomo lupo?” squittì Malfoy.
 
Il sorriso di Tonks si spense in un istante. “Non toccare quel tasto, Malfoy.”
 
“Scusa.” Il serpeverde ebbe l’accortezza di apparire dispiaciuto. “Cosa vuoi da me?”
 
“Beh,” Tonks mise un braccio sulle sue spalle, spingendolo in avanti. Lui inarcò la schiena, in evidente disagio. “Ho sentito che ti sei fatto un nuovo amico quest’anno. Beh, due, a dir il vero.”
 
Malfoy corrugò la fronte. Harry sentì le proprie guance colorarsi. Sapeva che Tonks aveva fatto quell’appunto solo perché sapeva che lui era lì.
 
“Voglio incontrare il ragazzo.” esclamò. 
 
“Quello che era qui un attimo fa?” domandò lui.
 
Tonks lo guardò sorpresa. “Oh, diamine. Era qui?”
 
Malfoy si limitò a fissarla.
 
“Beh, sì. Quello lì. Voglio incontrarlo.” 
 
“Perchè?” chiese Malfoy, sospettoso.
 
“Harry dice cha ha bisogno di un amico.”
 
Malfoy ruotò lo sguardo. “Potter.” Sbottò. Poi aggiunse, “Ha già un amico.”
 
“E sono sicura che tu sei un ottimo amico.” Continuò Tonks, accarezzando i capelli di Malfoy. Lui si irrigidì sotto quel tocco gelido. “Ma non pensi che abbia bisogno di un’amica che possa capire cosa stia passando in questo momento?”
 
Incerto, Malfoy fece spallucce. “Probabile,” Ammise. “Ma non osare fargli del male.”
 
Tonks alzò le mani di fronte a sé. “Voglio solo aiutare.”
 
Malfoy la osservò più accuratamente. Dopo qualche secondo, inclinò la testa e disse “Tu mi assomigli molto.”
 
Tonks sorrise. “E tu sembra abbia compagnia.” Alzò lo sguardo verso Harry e poi, prima che lui potesse rendersene conto, Malfoy si voltò e lo fissò con sguardo gelido.
 
Harry trasalì.
 
“Bastardo di uno spione!” le mani di Malfoy si serrarono in due pugni. A quanto pare la scenata di Callum, l’improvvisa comparsa di Tonks e adesso quella di Harry erano troppo da sostenere per lui.
 
“Tonks!” le urlò Harry di fronte a quel tradimento.
 
Tonks sorrise ancora una volta, volando via dalla stanza.
 
“Non riesco proprio a stare più di un maledetto secondo lontano da te, eh, Potter?” Malfoy si avvicinò a Harry a passo spedito, lo sguardo furioso. Harry si mise le mani in tasca ma il bottone della sua manica si impigliò su uno strappo dei pantaloni. Fu la distrazione di un istante, ma fu sufficiente per permettere a Malfoy di scagliarsi contro di lui, afferrandogli il colletto della camicia con entrambe le mani.
 
Harry soffocò, sentendo l’aria venirgli meno. Allungò la mano ad afferrare la propria bacchetta. Malfoy era furioso come Harry non lo vedeva da molto tempo e il ragazzo temette che quella rabbia non avrebbe di certo giocato a suo vantaggio.
 
Malfoy strinse la presa sul suo colletto, scagliandolo con forza contro il pavimento. Proprio nell’istante in cui Harry temette di rompersi la testa nell’impatto, sentì la mano di Malfoy bloccargli la caduta. Fu un breve istante, ma alla fine si ritrovò comunque al suolo.
 
Era stato strano. Malfoy era finito col cadere assieme a lui, ma in qualche modo era riuscito ad evitare che la caduta potesse fargli male.
 
A quel punto Harry tentò di allontanarlo da sé, ma il serpeverde aveva la gravità dalla sua parte e non aveva alcuna intenzione di spostarsi. Harry tirò un calcio e Malfoy cerò di bloccarlo, le loro braccia intente a scontrarsi, mentre i loro corpi si dimenavano al suolo. Malfoy afferrò una ciocca di capelli di Harry e gli tirò indietro la testa. Harry urlò, afferrandogli il polso e facendo abbastanza pressione da costringerlo a mollare la presa. Poi Malfoy gli afferrò il braccio, affondando le unghie.
 
“Ow! Dannazione!” urlò Harry, tentato di dargli un morso, ma si trattenne. Non voleva scendere al suo livello. “Combatti come una stramaledetta ragazza, Malfoy!”
 
“Combatto meglio di te!”
 
Andarono avanti così per qualche istante- entrambi rotolando al suolo, mentre Malfoy continuava a lasciare i suoi segni sulla pelle di Harry, ma senza mai creare una vera ferita. Quando Malfoy premette il ginocchio sullo stomaco di Harry, il ragazzo sussultò, soffocato, “Sai, sei più forte di quel che credessi.”
 
Malfoy si bloccò, le sue mani nuovamente serrate sul colletto della camicia di Harry. “E scommetto che ti piace, non è così?” ringhiò, gli occhi lucidi. “Non è così?
 
Quando Harry non rispose, rimanendo a terra in silenzio e col viso a pochi centimetri da quello di Malfoy, il serpeverde lo scosse nuovamente. “Rispondimi, maledizione!”
 
“Forse.” Sussurrò Harry.
 
Malfoy fece un sorrisino derisorio. “Ammettilo.” Mollò la presa, facendo pressione con il ginocchio sullo stomaco di Harry. “Ammettilo che ti piace.”
 
Harry alzò leggermente la testa. Malfoy era furioso abbastanza da potergli fare del male. “N-no.” Balbettò. Il volto di Malfoy si indurì ulteriormente. Poi lo liberò, alzandosi in piedi e arretrando di qualche passo.
 
“Giuro, Potter, se questo è tutto uno stupido gioco, beh puoi benissimo andare a farti fottere.” Il suo sguardo era di ghiaccio ma Harry riuscì a vedere dolore nei suoi occhi. Cercò di rispondergli ma Malfoy lo interruppe nuovamente. “È una vendetta?” la sua voce sembrava afflosciarsi sempre di più. “È di questo che si tratta?” alzò la mano in aria e la sua voce si spezzò. “Beh, congratulazioni, Potter, ci sei riuscito.”  
 
“No-”
 
Malfoy sbuffò disgustato, passandosi una mano tra i capelli. “Era davvero così importante per te umiliarmi? Non potevi farlo alla vecchia maniera? Bruciandomi i vestiti o…  qualcos’altro?”
 
“No, non era questo ciò che cercavo di-”
 
“Mi fai star male. ‘Mi piacciono i tuoi vestiti, Malfoy, mi piacciono i tuoi capelli’,” lo schernì, incrociando le braccia al petto. “ ‘Non mi importa del tuo passato, penso che tu sia una brava persona’.”
 
“E lo penso!”
 
“Sei un fottutissimo bugiardo.” Malfoy aveva il respiro smorzato. “Perché hai appena detto che non è così.”
 
“B- beh, tu avresti dovuto odiarmi!” sbottò Harry, alzandosi in piedi. Si scambiarono gli sguardi, camminando lentamente in cerchio l’uno di fronte all’altro, come se stessero aspettando un attacco. “E poi hai iniziato ad evitarmi-”
 
La voce di Malfoy si alzò di un’ottava. “Ho iniziato ad evitarti!” scosse la testa. “Ma davvero? Eri tu quello che mi seguiva come uno stalker e poi io ho iniziato ad accarezzare quel tuo fottutissimo viso!”
 
Harry sbattè le palpebre più volte. Arrivò quasi a pensare di esserselo immaginato. “Ma… allora mi odi ancora?”
 
Malfoy ringhiò per la frustrazione, portandosi le mani alle tempie. “Non. Ho. Idea. Di. Cosa. Tu. Stia. Facendo.” Alzò le mani in aria, “O tu credi davvero in ciò che hai detto o stai cercando di farmi impazzire. Quale delle due?” Malfoy non sembrò divertito dal ghigno che si fece spazio sul viso di Harry. “Giuro, Potter, che ti faccio sparire quel ghigno dal viso senza nemmeno-”
 
“Ci credo.” Lo interruppe Harry velocemente, cercando di calmarsi. “Davvero. Ci credo.”
 
Per un istante, Malfoy sembrò colto alla sprovvista. Alla fine la sua rabbia fu ancora più evidente. “Hai ragione. Ti odio ancora.”
 
“Oh, andiamo,” Continuò Harry, osando fare un passo in avanti. “Non ci credo.”  
 
Malfoy aveva abbassato lo sguardo. Lo sguardo furioso aveva lasciato spazio ad uno incerto.
 
“Malfoy-”
 
“Credi davvero in tutto quel che mi hai detto?” domandò alla fine con calma.
 
“Si.” Rispose Harry, ingoiando a vuoto e facendo un altro passo in avanti. “Ci credo, davvero.” Poi indicò Malfoy, consapevole di star sorridendo come un idiota. “Sei davvero carino con quei vestiti. Stanno molto meglio a te che a me.”
 
Malfoy aveva ancora lo sguardo fisso al suolo. A quelle parole, i suoi occhi si posarono sui vestiti di Harry, per poi tornare a fissare nuovamente il pavimento. Fece spallucce. “Nemmeno i tuoi sono male.” Mugugnò imbarazzato.
 
“Hai detto che sembrano i vestiti del quarto anno.” Gli ricordò Harry.
 
Malfoy fece nuovamente spallucce. “I vestiti del quarto anno hanno comunque un bel design.”
 
Il significato dietro quelle parole sembrò in grado di dargli coraggio e Harry finì col fare un altro passo in avanti. “Quindi… pensi che io sia carino con questi vestiti?”
 
Lo sguardo di Malfoy si fissò su di lui, incerto ma intenso. “Accettabile.”
 
“Che ne pensi dei miei capelli?”
 
“Orribili.” Harry fece un altro passo in avanti e Malfoy fece una smorfia di sorpresa, inarcando improvvisamente la schiena. “Potter…”
 
“Le mie scarpe?”
 
“Pacchiane.” La voce di Malfoy era rauca. Indietreggiò fin quando non sbattè contro il divano alle sue spalle; chiuse gli occhi, quasi imbarazzato. “Potter.”
 
“Apri gli occhi.” Harry era troppo vicino adesso. Lo sapeva. Lo sapeva e non gli importava.
 
Malfoy aprì un occhio e Harry non riuscì fermarsi. Si chinò su di lui e, afferrandolo per la maglia, lo baciò.
 
Malfoy chiuse nuovamente gli occhi, ricambiando il bacio.
 
Dopo qualche istante le loro labbra si separarono. Harry sentiva il proprio cuore in gola, sulle lue labbra ancora il gusto di quelle di Malfoy.
 
“Non riesco a credere che sia successo.” Mormorò il serpeverde, accarezzando debolmente le proprie labbra. Sembrava stesse per cadere in uno stato di shock.
 
“Nemmeno io.” Mormorò Harry.
 
Malfoy aveva ancora le dita sulle proprie labbra. “Questo non sta accadendo.” Sussurrò. “Non sta accadendo.”
 
“Forse farlo un’altra volta aiuterà a renderlo più reale?” suggerì Harry, speranzoso. Ma si sentì subito un’idiota. Era in procinto di scusarsi quando, improvvisamente, Malfoy lo afferrò per le spalle e lo baciò di nuovo.
 
“È un po’ più- reale– adesso?” mormorò Harry tra un bacio e l’altro. 
 
“No.” mormorò in risposta Malfoy, intento ad approfondire quel contatto. “Non proprio.” Cozzarono contro il lato del divano e Malfoy spinse Harry al di là del poggia mani. Harry cadde steso lungo il divanetto, sorpreso, le loro bocche ora inevitabilmente separate. Malfoy lo guardò dall’alto in basso, sul suo volto uno sguardo predatore.
 
“Cosa c’è?” domandò Harry nervoso, sollevando il busto con l’aiuto dei gomiti.
 
Malfoy rimase a fissarlo, osservando ogni singola parte del suo corpo.  “Non posso crederci.” Mormorò ancora.
 
“Cosa?” domandò Harry, anche se sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo, dato che anche lui stava avendo qualche difficoltà a crederci.
 
Malfoy iniziò ad osservarlo come se Harry fosse esattamente dove lui voleva che fosse – c’era eccitazione nei suoi occhi, e trionfo –, era la stessa espressione che aveva quando stava per acchiappare il boccino durante una partita. Harry conosceva bene quell’espressione, perché si era ritrovato più volte a fissarlo col suo binocolo durante qualche partita che i Serpeverde avevano avuto con i Corvonero. Aveva anche rivisto alcune di quelle scene, analizzando anche in slow-motion le sue azioni.
 
Ed effettivamente, pensandoci, era un po' strano che lui avesse osservato solo il viso di Malfoy invece che seguire il boccino.
 
Malfoy si inginocchiò a terra, a lato del divano. I suoi occhi sempre più cupi mentre le sue mani iniziavano ad accarezzare il petto di Harry, strisciando giù, sempre più giù, per poi avvicinarsi in quel posto dove la mano di nessuno era mai scesa. E poi premette. Harry esalò un mormorio di sorpresa, sentendo una strana sensazione farsi spazio in lui. “Cosa stai-?”
 
Malfoy strizzò nuovamente e Harry sussultò, abbandonandosi indietro sul divano. Una manciata di stupidi pensieri iniziarono a farsi spazio nella sua mente e – cristosanto – Malfoy lo stava toccando.
 
Una parte di lui voleva urlargli che quel bacio non avrebbe dovuto andare così oltre, ma l’altra parte diceva qualcosa del tipo ‘mioddioTonksAvevaRarione- La mano di Malfoyoddio.”
 
E improvvisamente si chiese per quale motivo non avesse considerato un tale inizio. Sotto un certo punto di vista, aveva senso. Era proprio questo ciò che desiderava e gli ci era voluta l’improvvisa presa di Malfoy per comprenderlo.  
 
“Fatti indietro, Potter.” Ringhiò Malfoy, i suoi occhi sempre più cupi. “Adesso.”
 
Harry si ritrovò ad obbedire senza dire una parola, indietreggiando sul divano mentre Malfoy poggiava una mano contro il suo petto. L’altra mano indaffarata a sbottonargli i pantaloni.
 
“Aspetta-” esclamò Harry, imbarazzato. “Cosa stai facendo?”
 
“Non lo so.” Rispose lui, gli occhi fissi sui pantaloni del ragazzo. “Non ne ho idea.”
 
“Allora non pensi che dovresti-?”
 
“Solo-” Malfoy chiuse gli occhi per un istante. “Sta zitto.” Fece una pausa, arricciando le dita contro l’elastico delle mutande di Harry. “Devo solo- provare una cosa.” Poi guardò nuovamente Harry, un senso di vulnerabilità iniziò ad emergere da quel folle desiderio che sembrava guidare le sue azioni. “Ti prego.”
 
Harry sentì il proprio cuore iniziare a battere all’impazzata. “O- okay.” Annuì, arricciando le dita contro il divano. “Certo.”
 
Lo sguardo di Malfoy era intenso, ma la voce esitante. “Si?” 
 
Harry annuì. Perché, davvero, qualsiasi cosa Malfoy volesse farne di lui in quel momento, per lui andava bene. Più che bene.
 
Malfoy strattonò via le sue mutande.
 
Harry chiuse gli occhi. Yep, bene. Andava tutto bene.
 
-uhhhhg!
 
Tra le sue gambe c’era qualcosa di umido e caldo. Cos’era? Harry aprì gli occhi e si alzò sui gomiti, trovando soltanto un ciuffo di capelli biondi-
 
Per la barba di Merlino! Era la bocca di Malfoy? La sua lingua?
 
Malfoy alzò la testa e fece un sorrisino divertito a Harry. Le sue labbra erano schiuse, il respiro pesante. Sembrava tremendamente felice.
 
“Era questo quel che volevi provare?” sussultò Harry.
 
Arrossendo, Malfoy accarezzò con un dito il punto in cui la sua bocca si era appena poggiata, mandando scariche di adrenalina nel cervello di Harry. “Una parte,” sussurrò in risposta. “Ma non ho ancora finito.”
 
Accettando finalmente la realtà di quel momento e l’euforia di Malfoy, Harry gli sorrise. “Beh, allora?” riuscì a dire alla fine. “Cosa stai aspettando?”
 
Malfoy sorrise e abbassò nuovamente il capo.
 
 
***
 
Malfoy gli aveva fatto un pompino.
 
Draco Malfoy gli aveva appena fatto un pompino. Oh almeno, Harry era abbastanza certo che si fosse trattato di quello.
 
Era ancora un pompino quando a farlo erano due ragazzi, giusto?
 
O lo chiamavano in un altro modo? Hmm.
 
E si supponeva che l’altra persona apprezzasse così tanto la cosa? Da parte sua, Malfoy sembrava esserselo goduto più di qualsiasi altra cosa al mondo. Harry non riusciva ancora a capire- sembrava un po', disgustoso, mettere la bocca lì, ma alla fine, la verità era che non aveva mai provato. Forse era diverso quando si era molto vicini ad una persona in quel modo.
 
E più pensava all’espressione intensa di Malfoy, più Harry si sentiva… pronto per un altro giro. 
 
Harry si asciugò il sudore dalla frangia, salendo le scale del suo dormitorio con aria stordita.
 
Erano stati così vicini l’uno con l’altro che Harry riusciva ancora a sentire l’odore di Malfoy sui suoi vestiti- Harry avvicinò la maglia al viso – eh già. Malfoy. Un odore che sembrava essere più un rimando a vari ricordi che a esperienze concrete.  
 
E lui aveva voluto Harry. Per tutto questo tempo, lo aveva evitato per non ritrovarsi in situazioni imbarazzanti. Aveva pensato che Harry volesse umiliarlo. E l’idea era quella, all’inizio.
 
O almeno così aveva pensato. Almeno fin quando non aveva compreso che in realtà non voleva farlo davvero.
 
Harry avrebbe dovuto immaginarselo. Sul serio. Era stato davvero così tonto?
 
Troppo stanco per continuare a farsi domande su sé stesso, Harry salì sul letto, afferrando i vestiti con addosso ancora l’odore di Malfoy e portandoseli sotto le lenzuola con sé.
 
 
***
 

“Harry,” l’aveva richiamato Ron la mattina dopo, mentre lui era intento a cercare un calzino nella pila di vestiti sparpagliata sul pavimento. La pila dei vestiti puliti era caduta in quella dei vestiti sporchi e adesso era a dir poco difficile cercare di separarle senza dover dare un imbarazzante annusata a tutto.
 
“Si?” rispose Harry, annusando un calzino. Non avendo superato il test, lo rimise a terra.
 
“Dobbiamo parlare.”
 
Harry si mise subito in allerta. Sistemò la punta del calzino pulito che aveva in mano e si sedette sul letto.
 
“Ascolta, amico,” iniziò Ron goffamente, sedendosi anche lui sul letto. Le orecchie iniziarono a diventargli rosse. “Ero tipo un po' sveglio la scorsa notte.”
 
Questo poteva voler dire tante cose. Harry cercò di mantenere un’espressione neutra. “Okay?”
 
“E ti ho visto.” Ron inarcò le sopracciglia e, guardandosi intorno come per verificare che non ci fosse nessuno, aggiunse a bassa voce, “Con Malfoy.”
 
Harry fece un respiro profondo. Di nuovo, questo poteva voler dire… tante cose. Un po' di meno rispetto a prima, certo, ma non così tanto. “Quando?”
 
La scorsa notte!” sibilò Ron, agitando le mani freneticamente.
 
“Dove?”
 
Ron corrugò la fronte. “Quando siete entrati nella Sala Comune, con le mani uno addosso all’altro come foste una coppia di… piccioncini.” 
 
Harry trattenne un sospiro di sollievo. Tuttavia. Avrebbe dovuto dare una spiegazione. Avrebbe dovuto raccontare la verità all’amico – rischiando di ottenere una brutta reazione- o avrebbe dovuto mentire? Se Ron l’avesse detto a Seamus, l’intera scuola avrebbe saputo tutto nel giro di un giorno e quello che sarebbe stato umiliante per Malfoy. Molte persone, a differenza di Harry, serbavano ancora molto rancore nei suoi confronti. Ma alla fin fine, nessuno di loro aveva visto Malfoy attraverso gli occhi di Voldemort.
 
Ma si trattava di Ron. Ron era il suo migliore amico. Sapeva che avrebbe potuto raccontargli tutto, anche se una piccola parte di sé temeva un suo rifiuto. L’opinione del suo migliore amico era molto importante per lui. Alle volte era semplicemente difficile raccontargli certe cose, probabilmente perché una parte di Harry non avrebbe desiderato altro che una sua approvazione.
 
E forse, era proprio per questo che adesso sentiva la necessità di raccontargli tutto.
 
“Si, riguardo a quello,” disse Harry, cercando di sembrare disinvolto. “Ecco… sai che sto cercando di seguire il consiglio di Hermione quest’anno?”
 
Ron inclinò la testa su un lato. “Che consiglio?”
 
“Essere carino con Malfoy.”
 
Ron spalancò gli occhi. “hem, amico?” disse, cercando di trovare le giuste parole. “Penso che tu l’abbia fraintesa. Sono abbastanza certo che ti abbia detto di ignorarlo, non di, sai…” fece un gesto vago con la mano “scopartelo.”
 
“Si, beh…”
 
“Aspetta.” Ron si alzò di scatto. “Aspetta. Ti stai scopando Malfoy?”
 
Harry scosse la testa. “No.”
 
“Grazie al cielo.” Il ragazzo si mise una mano sul petto, collassando nuovamente sul letto. “Merlino, mi hai quasi fatto venire un infarto Harry, stavo-”
 
“Ma non mi dispiacerebbe.”
 
Ron sbiancò. “Cosa hai detto?”
 
“Si. Um. Penso mi piacciano i ragazzi.”
 
Gli occhi di Ron si spalancarono oltre ogni limite. “Ragazzi? Cosa- sul serio?” Harry fece spallucce e, con un po’ di imbarazzo, si sistemò gli occhiali. “Sei gay?” Harry fece di nuovo spallucce. “Per la barba di Merlino! Come ho fatto a non capirlo? Harry! Perchè non me l’hai detto prima?” e poi, “E che mi dici di Ginny?” le espressioni sul volto di Ron iniziarono a mutare a vista d’occhio, andò dal divertito all’aggressivo, concludendo con uno sguardo più perplesso che altro.
 
“Non lo sapevo,” mormorò Harry. “Em… l’ho tipo scoperto ieri sera.”
 
“Con Malfoy.” Fece Ron impassibile.
 
“Uh… si?” Harry fece una smorfia.
 
Ron fece un sospiro drammatico. “Non ti fermi mai tu, eh Harry?”
 
Il ragazzo lo guardò perplesso. “Huh?”
 
“Sembri proprio deciso a continuare a rendere la tua vita più difficile possibile.”
 
Harry fece un sorrisino impacciato. 
 
Ron sbuffò divertito, anche se ancora visibilmente sconvolto. “Non potevi prenderti nemmeno un anno di pausa, eh?”
 
Harry sentì un forte senso di affetto nei confronti dell’amico. “Che posso dire? Mi piacciono le sfide.”
 
“Beh, sei piuttosto bravo con quelle.” Ron gli sorrise, scosse la testa e tornò alla sua routine quotidiana. E mentre Harry si voltava a prendere un fermacravatte dal cassetto, lo sentì mormorare, “Merlino. Malfoy!”
 
 
***
 
 
 “Hey, Potter.”
 
Harry era seduto sulla riva del lago, lo sguardo al cielo ad osservare le prime stelle della sera. Era uscito a prendere un po' d’aria; era incredibile pensare che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno come studente di Hogwarts. Fece un respiro profondo, sentendo l’odore dei pini e del gelsomino provenire dalla Foresta Proibita, misto ad uno strano odore di pesce che probabilmente, rifletté, proveniva da Merfolk, il paese delle sirene sul fondo del lago.
 
Da quel punto in cui si trovava poteva vedere il rifugio di Hagrid in lontananza, assieme al pallore della pietra bianca che adornava la parte superiore della tomba di Silente.
 
Sentì un piede strattonargli leggermente la gamba e qualcosa cadde sull’erba accanto a lui. “Hey, cosa è?” domandò, afferrando l’oggetto. Inclinò il capo, ispezionando con cura l’oggetto rotondo che aveva tra le mani. “Diamine. È-?”
 
Malfoy si sedette accanto a lui e afferrò l’oggetto dalle mani di Harry, alzandolo al cielo e guardandolo attraverso l’ultima luce del giorno rimasta. “Già. La Ricordella di Paciock.”
 
Harry spalancò gli occhi e l’afferrò nuovamente. “È davvero quella di Neville?”
 
“Beh,” rispose Malfoy, inclinando la testa in un’espressione pensante. “Tecnicamente, è mia. Sai, chi la trova se la tiene…”  
 
Harry sbuffò divertito e scosse la testa. “Sei incredibile. Scommetto che l’hai rubata.”
 
Malfoy si finse offeso. “Sono un Serpeverde, mica un ladro.”
 
“Qual è la differenza?” domandò Harry, strisciando la Ricordella lungo la coscia di Malfoy.   
 
Malfoy rabbrividì, lasciando che la mano di Harry salisse ancora più su. Poi la afferrò e la strinse a sé, sedendosi a gambe incrociate con la schiena contro quella del grifondoro. “La differenza,” disse in fine, “è che Tiger l’ha rubata per me.”
 
Harry non riuscì a fare a meno di ridere. Neville aveva dovuto fare un discorso durante la cerimonia di qualche ora fa, ma a quanto pare aveva perso il foglio che aveva preparato. Fortunatamente era stato in grado di improvvisare, facendo addirittura riferimenti a emozioni che Harry pensava di esser stato l’unico a provare.  
 
A quanto pare, molte persone si erano sentite come lui all’inizio dell’anno scolastico – come se fossero stati costretti a comportarsi normalmente in un mondo in cui la stessa definizione di ‘normale’ era cambiata. Neville aveva parlato delle vite che si erano spente e di come i morti potevano ancora insegnare loro tante cose.
 
Aveva raccontato di come la coraggiosa auror Tonks, che aveva perso sia la vita che il marito nella battaglia di Hogwarts, gli aveva dato il coraggio di farsi finalmente avanti con Millicent Bulstrode, la sua attuale ragazza. Aveva poi nominato molte altre coppie che avevano trovato l’amore grazie all’aiuto di Tonks e ai suoi saggi consigli: Harry e Malfoy, Luna e Goyle e persino il professore Vitious e la professoressa Grubby-Plank, anche se Harry cercava di evitare di pensare a quest’ultima coppia. 
 
Alla fine dell’intero anno scolastico, quasi ogni studente di Hogwarts aveva conosciuto e imparato ad amare Tonks, la quale aveva badato a Callum come se fosse stato suo figlio.
 
Quando Harry aveva scritto a Hermione, raccontandole della situazione dei fantasmi a Hogwarts, lei aveva iniziato a fare qualche ricerca. Alla fine, era riuscita a chiamare un esperto in grado di aiutare tutte le anime perdute che si aggiravano a Hogwarts a passare nell’aldilà, sempre che queste lo desiderassero.
 
Il Frate Grasso e la Dama Grigia decisero di farlo. Sorprendentemente, persino il Professor Ruf acconsentì, lasciando un posto libero come insegnante di Storia della Magia. A quanto pare, Ruf davvero non sapeva di esser morto. Quando qualcuno lo fermò e gli spiegò la situazione, lui lasciò il ruolo di insegnante immediatamente, chiedendo di venir ricongiunto con i suoi figli.
 
Fu terribilmente dura dire nuovamente addio a Tonks ma, sapere che sarebbe andata a stare con Remus e con suo padre, rese la cerimonia di addio un po' più sopportabile. L’addio che Tonks diede a Teddy e Andromeda, tuttavia, fu terribilmente doloroso. Harry non era un ragazzo che piangeva spesso, ma quell’occasione lo mise a dura prova. Neanche Malfoy era riuscito a trattenere le lacrime. Lui si era particolarmente legato alla cugina durante il resto dell’anno. Spesso passavano il tempo facendo le imitazioni della gente, e Harry sospettava che avessero anche parlato della loro famiglia e dei loro genitori. Harry ne fu certo quando notò che Andromeda non apparve particolarmente sorpresa nel vedere Narcisa durante la cerimonia, e persino il piccolo Teddy sembrò mostrarle familiarità.
 
Anche i genitori di Callum, assieme al fratello e all’amico Terrence, erano venuti alla cerimonia. Avevano ringraziato Tonks per aver badado a loro figlio e, di fronte allo stupore di tutti, la madre di Callum aveva stretto Malfoy in un abbraccio, ringraziandolo e dicendogli che se avesse mai avuto bisogno di qualsiasi cosa non avrebbe dovuto esitare a contattarla. 
 
Dopo la cerimonia, la donna aveva dato una piccola scatola a Malfoy.
 
“Che cos’è?” aveva chiesto lui, confuso.
 
“Callum voleva che lo avessi tu.” Gli aveva risposo la signora McGrady. “Ci ha chiesto di portartelo.”
 
Era un porta-Gobbiglie Cinesi, dorato. Una serie di scritte comparvero magicamente sul coperchio nel momento in cui Malfoy lo aveva preso tra le mani. “Quelle sono le regole,” spiegò la signora. “Non so perché ma mi ha chiesto di aggiungerle con un incantesimo.”
 
Malfoy non era stato in grado di dire una parola. Le lacrime dicevano già tutto.
 
Neville aveva finito il suo discorso dicendo che, anche se il mondo magico si stava riprendendo dalla guerra, la gente non avrebbe mai veramente dimenticato ciò che era successo. I ricordi dei propri cari caduti in battaglia sarebbero rimasti lì, tra le mura di Hogwarts e nei cuori di tutti coloro che li avevano amati.  
 
“Voglio che la tenga tu.” Disse Malfoy, indicando la Ricordella.
 
“Perché?” domandò Harry, lanciandola in aria e riprendendola al volo. Malfoy fece per afferrarla ma Harry fu più veloce. “Non dovresti restituirla a Neville?”
 
Malfoy agitò la mano in aria, ignorando la domanda.
 
Harry corrugò la fronte. “Sul serio, perchè? A cosa mi dovrebbe servire?”
 
Malfoy fece spallucce, Harry sentì la sua schiena muoversi contro la propria. “Così non ti dimenticherai” la sua voce divenne un sussurro. “di me.”
 
“Malfoy,” rispose Harry. “Starai via solo tre mesi, e ti verrò a far visita per tutto il tempo.”
 
“Potresti ritrovarti con ben altro da fare.” rispose il ragazzo, cercando di apparire noncurante, ma Harry riusciva a sentire la paura nel suo tono di voce.
 
“Ascolta, Draco,” Harry si voltò verso di lui, poggiando le mani sulle sue guance. “Non inizierò a ad insegnare Difesa Contro le Arti Oscure se non prima che i tuoi arresti domiciliari si concludano. Verrò a farti visita tutti i giorni. Inoltre, anche Teddy sarà lì, quindi è molto probabile che praticamente ci vivrò a casa tua.” Harry cercò di apparire distaccato a quel pensiero. Nonostante le cose stessero andando particolarmente bene tra lui e Draco, Harry non era ancora in grado di dimostrare lo stesso affetto per i suoi genitori.
 
“Perché non fai un viaggio?” suggerì Malfoy, il suo tono di voce incalzante. “È quel che farei io.”
 
“Viaggeremo. Insieme. La prossima estate.”  
 
Malfoy si calmò. “È solo che non voglio tornare lì.”
 
“Allora stai con me, idiota.” Esclamò Harry per la millesima volta. “Se fossi in te nemmeno io riuscirei a tornare in quella casa. Solo… firma assieme a me il contratto per quell’appartamento a Londra.”
 
Malfoy era incerto.  
 
“Non sarà lo stesso senza di te.” Continuò Harry. Una parte di lui sapeva che non avrebbe dovuto manipolarlo in quel modo, ma Harry sembrava non poterne proprio farne a meno. Non che Malfoy si stesse lamentando.
 
“Sul serio?”
 
“Si.”
 
“Ne sei sicuro? Una volta firmato quel contratto, è andata. Sarai costretto a stare con me tutto il tempo.”
 
“Dio, si.” Harry lanciò una pietra nel lago. Il calamaro gigante l’afferrò e gliela rilanciò.
 
Malfoy sospirò. “Okay. Bene.” Incrociò le braccia al petto. “Se proprio insisti.” Si protese in avanti, premendo le labbra contro il collo di Harry in un semplice bacio. Harry poggiò una mano sui suoi capelli, ridendo all’idea di scompigliarglieli. Malfoy gliel’avrebbe di certo fatta pagare.
 
Il serpeverde afferrò la pietra che gli era stata restituita dal lago e la infilò dentro il colletto di Harry. Il ragazzo trasalì, dimenandosi nel tentativo di togliersi quella fredda pietra di dosso.
 
Malfoy si stese un fianco, ridendo.
 
Il rapporto che avevano non era mai stato uno dei più normali. E Harry non era nemmeno tanto sicuro di desiderare che lo fosse.
 
 



 
 
 
 
-Fine-
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Daymy91