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Autore: lovelyvampire    26/02/2017    0 recensioni
Vorrei anche venire a parlarti e distruggere quest'enorme voragine che si è formata tra di noi. Vorrei parlarti mentre ti sfioro i capelli come sono abituata a fare o mentre tu passi la tua mano su una qualsiasi mia parte del corpo come quando siamo sdraiati sul tuo letto e mi racconti le cazzate che hai fatto o quelle che farai.
Però non lo faccio, perché cavolo dopo due settimane di silenzio potresti venire tu.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammini dall'altro lato della strada, sul marciapiede sporco, vuoto. Il vento freddo ti tocca le guance già rosse e ti scompiglia i capelli che comunque avevi già poco curato.

Mi lanci uno sguardo furtivo, ricambio anche io. Ma ci guardiamo poco, troppo orgogliosi per guardarci più a lungo, come facciamo di solito.

Stai fumando una sigaretta, la terza da quando sei arrivato davanti all'entrata del liceo. Lo so che fumi così tanto quando sei nervoso o incazzato e vorrei farti capire in qualche modo che anche io lo sono.

Vorrei anche venire a parlarti è distruggere quest'enorme voragine che si è formata tra di noi. Vorrei parlarti mentre ti sfioro i capelli come sono abituata a fare o mentre tu passi la tua mano su una qualsiasi mia parte del corpo come quando siamo sdraiati sul tuo letto e mi racconti le cazzate che hai fatto o quelle che farai.

Però non lo faccio, perché cavolo dopo due settimane di silenzio potresti venire tu.

 

- Cristo, ma andrete avanti così ancora per molto? – è Erika a parlare, con gli occhi fissi su di te che fingi di non averci neanche notato.

- Sono due settimane che non vi parlate – mi dice - almeno ricordi il motivo della litigata? -

Litighiamo tutto il tempo io e te. Per le stronzate più assurde, persino lei lo sa. Siamo testardi, scorbutici ed orgogliosi e i piccoli battibecchi finiscono sempre in situazioni come questa.

Litighiamo per le sigarette, per gli appunti e la macchina che è sempre rotta o senza benzina. Per il sesso, gli amici ed i vestiti che tu lasci da me e che io non ti porto mai.

- che cazzo ne so - rispondo, smettendo di osservarti perché se no poi la voglia di urlarti contro e di baciarti torna e non penso di potermi fermare.

- Ci stavamo baciando e Louis ha parlato della sua cazzo di partita di calcio e qualcosa è partito da lì -

- Ci andrai? - mi chiede Gabriel, che insieme a Harry e Zayn si stava rigirando una canna, che ora tiene tra le labbra

- Lo sai che se non ci vado poi non mi rivolgerà più la parola – Erika tra le braccia di Zayn sorride perché sa che in fondo faccio la dura ma ho davvero timore che tu lo faccia e Harry fa lo stesso, lanciandomi un'occhiata eloquente.

- Lo sta già facendo -

- Sì, ma io dico per davvero -

- Ah, dimenticavo che per voi il non parlarsi per settimane è normale – Gabriel fa un tiro e io annuisco.

- Esatto -.

No, non è vero, è la prima volta che dura così tanto, è la prima volta che non mi richiami dopo una litigata o che non mi presento a casa tua per una sana scopata riappacificatrice, è la prima volta che non sento la tua voce da così tanti giorni. E mi manca.

- Io dico che dovresti parlargli, perché se dura ancora un po' diventeranno mesi e l'orgoglio vi avrà fottuti – è Zayn che parla non solo di me, ma di te e di quella tua testa calda che forse è più orgogliosa della mia.

Faccio spallucce e quando la campanella suona me ne vado stringendomi nel maglioncino bianco che odora di te perché lo hai usato come cuscino svariate volte.

Ti lancio un ultimo sguardo e forse sono contenta nel vedere che lo stai già facendo anche tu.

 

 

L'aula di storia è silenziosa, si sentono solo il movimento di alcune penne e matite e dei leggermi mormorii. La voce del prof Hennin è alta e monotona e quasi mi addormento. Tu sei seduto davanti, giusto davanti a me. Non so se tu l'abbia fatto di proposito o se era l'unico posto vuoto e hai deciso che poteva andare bene comunque. Ma la tua mancanza accanto a me, che mi disegni sulle braccia e mi canti delle canzoni sciocche per distrarmi si sente.

Zayn è seduto accanto a te ed invece Harry accanto a me. Penso che entrambi vedano che l'atmosfera in classe non sia la stessa, penso l'abbiano visto già da qualche giorno ora.

Perchè le nostri voci basse e le risatine appena udibili non si sentono più e loro sono più rigidi perché hanno quasi paura di parlare con uno di noi due, davanti all'altro.

Come se io potessi dire ai tuoi amici di non esserlo più perché per una stupida cazzata non ci parliamo più. O il contrario.

- Se gli parlassi ora, forse io e Zayn potremmo tornare a lamentarci su quanto siate dei rompi palle durante l'ora di storia perché non fate altro che ridere -

Sorrido. Ha parlato a bassa voce, ma penso che anche tu l'abbia sentito. Perchè le tue spalle si rilassanto e stai per voltarti verso di noi, ma ti ricordi che non parliamo e quindi ti blocchi e lo stesso vale per me che perdo quel leggero sorriso dando una stupida pacca ad Harry sul braccio.

Harry che continua a parlarmi del più e del meno, di sua madre e del regalo di compleanno che gli ha appena fatto e di Jack, il suo cane, che lo fa incazzare a morte.

Penso lo faccia perché sa che la tua presenza così vicina mi tocca più di quanto dovrebbe e vuole distrarmi, nello stesso modo in cui ci provavi tu.

 

 

La tua cazzo di partita, come non faccio altro che chiamarla da settimane, sta per cominciare.

Io sono sugli spalti, al mio solito posto, accanto alla solita panchina rotta e vuota. I nostri amici seduti giusto vicino a me, Harry mi tiene un braccio sulle spalle perché sa che sono nervosa al posto tuo, come se stessi giocando con te.

Tu ti stai allacciando le scarpe, hai fatto qualche riscaldamento e saltelli sul posto. Indossi la maglietta ed i pantaloncini della squadra, senza maniche e con le gambe scoperte e mi chiedo se tu abbia freddo. I tuoi scaldamuscoli sono rimasti a casa mia e visto che sei così orgoglioso non hai neanche provato a chiedermeli. Però io li ho portati comunque, li ho dati e Gabriel che ora te li sta portando, perché anche io sono abbastanza testarda da non volerti parlare.

Ovviamente giochi come al solito, dai tutto te stesso, ti fai male e mi lanci così tante occhiate che mi sembra tutto normale. Perchè di solito lo fai per essere sicuro che io sia lì.

Poi cristo mi sorridi e pare tutto così abituale. Io perdo il respiro perché mi sono mancati anche i tuoi sorrisi.

 

A fine partita se ne vanno tutti, Harry, Zayn, Gabriel e Erika.

Lo stadio della scuola si svuota lentamente e anche i tuoi spogliatoi dove Gabriel ti ci ha tenuto più del dovuto di proposito in modo che tu esca tra gli ultimi.

Le luci del campo si sono spente, sugli spalti non c'è più nessuno, tra i corridoi nemmeno ed il brusio di voci diminuisce fino a sparire.

Anche il corridoio è meno luminoso perché il sole sta tramontando e la luce che entra da fuori diminuisce pian piano.

Esci finalmente anche tu e io sono appoggiata al muro freddo, con la gonna corta e le calze lunghe. I capelli legati in una coda. Tu hai messo i jeans, hai i capelli bagnati e delle gocce sulla fronte e le tempie. Il borsone da calcio sulla spalla e la maglietta della squadra ancora addosso.

Avete vinto la partita e sei raggiante, però quando mi guardi lo sei di più.

- Hai fatto un goal un po' di culo, il portiere faceva cagare – ti dico guardandoti fermo vicino alla porta, gli occhi puntati su di me. Sono blu come il cielo adesso che è scuro e spento, ma lo sono anche come il cielo la mattina che è chiaro ed accesso.

Ci metti troppo a rispondere e per un attimo non ci spero più, anche se il tuo sguardo non si sposta dal mio nemmeno per un secondo – certo, infatti ha parato tutti i tiri tranne il mio -.

Inarchi un sopracciglio e io quasi rido.

Ti avvicini e quando lo sei abbastanza, posi la borsa per terra, accanto ad i tuoi piedi. Mi guardi ancora negli occhi e mi tremano un po' le gambe, un po' la voce.

- Era solo culo – ribadisco.

Fa spallucce – una sigaretta? - chiede sicuro che io ne abbia, come sempre dopo una partita.

Annuisco e te la passo.

Fai solo pochi tiri, ma lunghi e poi la butti. Io ti osservo, le tue labbra sottili e fredde mi sono mancate e le tua dita lunghe altrettanto. La tua voce mi fa rabbrividire e vorrei dire che è tutto normale. E più o meno lo è, ma vorrei toccarti e non ne ho ancora il coraggio.

- Mi sei mancata – torni a guardarmi, più vicino di prima, più bello di sempre.

La tua mano si posa sul mio collo ed è fredda come al solito.

Mi baci velocemente, le tue labbra screpolate solleticano le mie che in realtà non aspettavano altro.

- Non farlo mai più - mi dici - il non parlarmi per così tanto, stavo morendo -.

 

  
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