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Autore: simocarre83    27/02/2017    2 recensioni
Secondo racconto che parte dopo l'epilogo del primo. quindi se volete avere le idee chiare sarebbe, forse, il caso di leggere anche il primo. Ad ogni modo, una brutta notizia che presto diventano due, due vittime innocenti, loro malgrado, nuovi personaggi e purtroppo nemici che compaiono o RIcompaiono. Ma sempre l'amicizia che ha, come nella vita, un ruolo fondamentale.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RITORNO ALL’ISOLA CHE NON C’É

Il giorno dopo, Simone, Giuseppe e Michele si svegliarono verso le otto. Dovevano andare a Pisticci per controllare il contenuto della cassetta di sicurezza. Poi la sera, per le cinque, dovevano essere a Bari per l’aereo per Bergamo. E alle diciannove, diciannove e trenta, essere finalmente a casa a Milano a mangiare con le loro rispettive famiglie.
Uscirono poco dopo. Portando con loro tutta la roba. D’altra parte da lì sarebbero andati direttamente a Bari, visto che, già che c’erano, si sarebbero fermati a pranzo a Pisticci. La giornata era particolarmente fredda dai 400mt sul livello del mare di Matera. I tre presero la macchina e discesero fino ai 365mt sul livello del mare di Pisticci. Ci misero trentacinque minuti buoni, tra strade cittadine, via Appia e Basentana, una delle quattro strade statali che solcano il Metapontino.
A Pisticci, anche perché ci arrivarono che erano quasi le 9, faceva meno fresco. Soprattutto il cielo azzurro in cui era immersa quella collina era stupefacente. Simone si commosse pensando che non vedeva quel cielo da più di vent’anni. Parcheggiarono all’inizio della città e la percorsero fino al centro. Lì sorgeva la banca, leggermente defilata in una viuzza che costeggiava il municipio. Simone e Giuseppe, finalmente, respiravano aria di casa. Si fermarono a fare colazione in centro, prima di entrare in banca.
Una volta mostrati i documenti che testimoniavano il loro diritto ad avere accesso alla cassetta di sicurezza, vennero scortati tutti al piano di sotto. Qui vennero lasciati soli, con la chiave della cassettina, che si erano portati dietro da Matera.
“Apriamo!?” esordì preoccupato Michele.
“Eh! Siamo qui apposta!” concluse Simone.
Michele si avvicinò alla cassettina e inserì la chiave. Aprendola. Ne prelevò il contenuto, appoggiandolo sul tavolo. Era una semplice scatola di legno. Sollevandola si accorse che non doveva contenere molta roba, visto che era particolarmente leggera. Effettivamente, quando la aprì, ne tirò fuori una busta di carta parecchio corposa, una piccola busta da lettere, e una piccola scatoletta che conteneva quella che sembrava essere una chiave di un’abitazione e altre tre chiavi, che sembravano di una serratura blindata, ma molto diverse e parecchio complesse. Erano di tre colori diversi, blu, gialla e rossa, e con una lettera incisa su ciascuna chiave. Ma questo non fece altro che confondere loro ancora di più le idee.
Simone aprì la busta di carta voluminosa, tirandone fuori decine e decine di foto. Erano tutte foto scattate nell’estate del 2000 e ritraevano moltissimi momenti di quell’estate, sia prima che dopo la sera alla spiaggia. Tutti e tre si commossero riammirandole, riportando alla loro memoria anche momenti che si erano dimenticati. Alcune foto ritraevano anche Nicola, Vito e Maria, e decisero di metterle nello zaino per riguardarle tutti insieme quella sera stessa.
Poi Giuseppe aprì la seconda busta e ne tirò fuori una lettera. Che lesse ad alta voce, a beneficio degli altri due.
"
Cari amici,
Se leggete questa lettera, significa che almeno uno di noi due è morto di morte violenta e l’altro vi ha nominati eredi universali dei nostri beni.
È il primo dicembre del 2023, e oggi abbiamo saputo che Marco, Cosimo e Amaraldo, sono sulle nostre tracce ed intenzionati ad entrare in possesso di quelle tre chiavi che avete trovato in questa stessa cassettina di sicurezza. Il motivo lo saprete a tempo debito. Sappiate, però, che vogliono fare tutto questo per vendicarsi di noi.
È stato lo stesso Salvatore a dircelo. Una sera, di una settimana fa, Salvatore ha bussato alla nostra porta. Dopo aver fatto addirittura fatica a riconoscerlo, avremmo voluto buttarlo fuori di casa, quando ci ha messi al corrente di questa cosa. Che volevano entrare in possesso delle chiavi e che le avrebbero usate per vendicarsi.
Adesso vi chiediamo di usare la quarta chiave, quella particolarmente anonima, per scoprire il resto. Non possiamo dirvi di più, nel caso in cui quella chiave e questa lettera finissero nelle mani sbagliate, ma vi possiamo confermare che questa chiave l’abbiamo restituita.
Sappiamo di poterci fidare ciecamente di voi
Addio
                                                                              Francesco & Emanuele  
"
 
Simone, Giuseppe e Michele erano tutti e tre sconvolti per il contenuto di quella lettera.
“Allora significa che in mezzo a questa storia ancora ci sono di mezzo loro!” disse Simone.
“Definitivamente!” disse Giuseppe.
“Bene!” disse Michele, attirando l’attenzione degli altri due.
“Ma che cosa stai dicendo!?” esclamò disperato Giuseppe.
“Sto dicendo che questo è proprio quello che mi mancava per essere, e questa volta definitivamente, reintegrato” disse.
I due lo guardarono ancora più confusi.
“La settimana scorsa sono stato sospeso dal servizio, perché avevo proposto questa cosa al questore, dopo l’omicidio di Francesco. Il questore non mi ha creduto e ha ritenuto di sospendermi per incompatibilità con le indagini. Adesso che abbiamo in mano questa lettera, sono proprio loro due, che, ancora prima della morte di Emanuele, fanno riferimento a Marco. Dobbiamo tornare a Matera!” disse.
Finalmente uno sguardo un po’ meno dispiaciuto e spento fece la comparsa negli occhi di Michele. Sapeva di poter fare praticamente ancora qualcosa per i suoi amici. Anche da un punto di vista legale.
“Andiamo!” disse Simone. Richiusero tutto nella scatola di legno che presero e riposero nello zaino. Michele richiuse la cassettina di sicurezza e se ne andarono dalla banca. Si fermarono in una cartoleria a fare due fotocopie. Poi acquistarono anche due buste. Mentre Simone guidava, verso la strada statale, Michele imbustò le fotocopie. Arrivarono a Matera e si fermarono in questura. Michele scese dalla macchina, chiedendo ai suoi amici di aspettarlo una mezz’oretta.
Dopo quasi trenta minuti scese dalla questura che era un’altra persona.
“Beh! Cosa ti ha detto il questore?!” chiese Simone.
“Mi ha reintegrato immediatamente in servizio. E ha riaperto le indagini sulla morte di Emanuele, affermando chiaramente che sono in stretta relazione con la morte di Francesco. E mi ha riassegnato il caso. E mi ha accordato le ferie fino a lunedì, il primo Gennaio, dal momento che gli ho spiegato la situazione famigliare. Ma martedì si ritorna al lavoro!” disse riuscendo a parlare nonostante il sorriso a sessantaquattro denti che mostrava ad entrambi.
“Sono molto felice per te!” disse Simone.
“Congratulazioni!” fece eco Giuseppe.
“Avete capito a che cosa servono quelle chiavi?” chiese Michele.
“No! Ma ci prenderemo un po’ di tempo per scoprirlo! La cosa importante è che abbiamo sistemato tutto quello che dovevamo sistemare e siamo sulla strada del ritorno!” disse Simone.
“Si! Però sono le dodici meno un quarto! Che facciamo in questo lasso di tempo che ci rimane?!” chiese Giuseppe.
“Beh! permettetemi, vista la vostra ospitalità, almeno di offrirvi il pranzo! Mi sembra il minimo!” disse Michele, “E poi conosco un ristorante dove si mangia un pesce fantastico! E so che non disdegnate!”
Simone e Giuseppe si guardarono leccandosi le labbra.
E così dopo un giretto nei Sassi, verso l’una, belli carichi dalla fame, si diressero verso il ristorante, ben felici di conoscerlo. Ed apprezzarlo.
Alle sedici e trenta lasciarono la macchina affittata e alle venti, causa un incidente in autostrada, Simone, Giuseppe e Michele varcarono nuovamente la soglia di casa loro.
A Simone quasi sembrò di sognare quando vide quell’atmosfera. Anna e Francesca stavano preparando la cena, dal momento che Maria li aveva appena riaccompagnati a casa; Giuseppe, Simone e Roberto, si stavano sfidando ai videogiochi in camera di Giuseppe. E sembravano amici da tanti anni. Si fermarono quando videro Simone che bussava alla porta entrando nella camera. Tutti e tre si alzarono abbracciando i loro genitori.
Simone, Giuseppe e Michele si piazzarono di fronte ai loro figli.
“Siamo orgogliosi del carattere con cui avete dimostrato di tenere alla vostra amicizia!” disse Simone.
“Ci fa piacere vedere come vi siete difesi a vicenda. Perché ci siamo ricordati di quando avevamo la vostra età!” confessò Giuseppe.
“Speriamo che anche a 900km di distanza, riusciate a mantenere questa amicizia!” concluse Michele.
Roberto guardò suo padre negli occhi. Non aveva forse compreso bene quello che aveva detto. O forse non voleva ancora crederci.
“Vuoi-Vuoi dire che ritorniamo a casa?” chiese trepidante Roberto.
“Reintegrato in servizio. Incomincio martedì. E oggi pomeriggio, a Bari, ho prenotato l’aereo per lunedì sera!” disse suo padre.
Per la prima volta, Simone e Giuseppe videro Roberto felice. Veramente, sinceramente e completamente felice. Dopo aver abbracciato suo padre, dopo aver esultato con i suoi amici, Roberto si buttò giù dalle scale a dare la bella notizia anche a Francesca, di cui, presto, si sentirono le urla di gioia.
Quelle vacanze continuarono meravigliosamente. I ragazzi si divertirono come dei pazzi mentre gli adulti rinsaldarono delle amicizie vecchie una vita.
Il lunedì sera arrivò presto. E arrivò anche il momento dei saluti. Francesca era riuscita a far ringiovanire sia Maria che Anna, che, commosse, la salutarono con un lungo abbraccio.
Simone, Michele e Giuseppe si salutarono, finalmente come dei vecchi amici, complice la spensieratezza di quelle nuove situazioni e nonostante i particolari solo preoccupanti che avevano scoperto a Pisticci.
Giuseppe, sorridendo salutò Francesca, poi si riproposero entrambi di risentirsi, e mentre Simone gli passava davanti, per salutare Francesca a sua volta, con la mano posta dietro la schiena porse a suo figlio un fazzoletto, gesto assolutamente incompreso da tutti tranne che dall’unica altra persona che conosceva quella storia. Una risata rimbombò per la casa, scatenando l’incomprensione degli altri ospiti. Era Maria.
“Papà, manca ancora un po’ alla partenza? Posso parlare un attimo in privato con Simone e Giuseppe?” chiese Roberto.
“Certo che puoi! Ma tra cinque minuti dobbiamo andare! Mi raccomando che non possiamo fare tardi!” confermò Michele.
I tre ragazzi salirono le scale e andarono in camera di Giuseppe.
“Dicci!” disse Giuseppe.
“Mi ha fatto veramente piacere conoscervi!” disse Roberto, un po’ imbarazzato.
“Ha fatto piacere anche a noi” risposero i due.
“Si ma a me ha fatto piacere in maniera particolare! Vi devo ringraziare per quello che avete fatto per me. Non soffermandovi alle apparenze. E dandomi fiducia! Soprattutto, visto che ancora non l’ho fatto, volevo ringraziarvi per avermi difeso ed aiutato l’altro giorno in piscina. E per aver compreso i miei sentimenti!” disse, tutto d’un fiato. E questa volta Giuseppe e Simone non seppero proprio cosa rispondere.
“Volevo farvi un regalo. Mio padre mi ha regalato, quasi cinque anni fa, questi tre ciondoli fatti con delle monete spagnole. Sono particolari perché sono bucate. E ormai sono fuoricorso da vent’anni. Mi ha detto che avrei dovuto condividerle con due persone che mi stavano a cuore. Con due veri amici. Vorrei regalarveli! Perché negli ultimi due anni, voi siete i primi che vi siete dimostrati tali!”
I due si guardarono disorientati. E non poterono fare altro che accettare il regalo di Roberto. Si strinsero in un ultimo abbraccio e poi ridiscesero nuovamente le scale, dove ormai li attendeva Michele.
Guardando i tre ragazzi, Michele si accorse subito del particolare dei ciondoli. E guardò suo figlio, orgoglioso. Roberto ricambiò il sorriso, poi abbassò lo sguardo timidamente. Michele, allora, osservò i suoi due amici e, mentre notò che i due avevano colto anche loro il particolare dei ciondoli, ricevette da entrambi risposta affermativa. Sorridendo di rimando.
Si salutarono nuovamente e Simone accompagnò al taxi Michele e i suoi figli. Che partirono in orario. Appena arrivati a casa, il tempo di rilassarsi un attimo e ebbero modo di vedersi, padre e figlio, nella camera di quest’ultimo.
“Grazie papà! Non immaginavo di poter stare così bene in questa vacanza forzata” disse sorridendogli.
“Ho visto che hai regalato a Simone e Giuseppe il ciondolo!” osservò Michele.
“Si! Sono stati, negli ultimi due anni, le persone che ho, più di ogni altro, potuto considerare miei amici! Dici che ho fatto la scelta giusta?” chiese Roberto.
Michele lo guardò. Forse per la prima volta vedendo in lui, finalmente, Roberto suo figlio, e non Roberto, il figlio della sua cara moglie scomparsa due anni fa per un tumore, con tutti gli annessi e i connessi di pensieri tristi al riguardo.
Michele lo guardò e gli rispose.
“Se hai fatto bene, solo tu puoi saperlo. Se hai fatto bene, solo il tempo lo dirà! Io so di aver fatto bene ad aver condiviso i tre ciondoli, alla tua stessa età, proprio con i loro padri!” disse.
“Grazie!” fu l’unica cosa che rispose Roberto. Perché anche lui, finalmente, in quegli ultimi tre giorni, aveva visto in lui suo padre, e non più il marito della sua compianta mamma.
Rimasto solo in camera, Roberto, mandò un sms ai suoi due amici.
“non immaginate neanche che cosa mi ha raccontato mio padre stasera sui ciondoli!” scrisse.
Solo per ricevere la stessa e identica risposta dai suoi due amici.
“la stessa cosa che mio padre ha raccontato a me, che li hanno condivisi anche loro alla nostra età. :-)!”
E, per la prima volta da due anni a quella parte, Michele sentì provenire dalla camera di Roberto una risata.


Nota:
Buongiorno a tutti!
Grazie per seguirla, recensirla, apprezzarla e leggerla!! in questi giorni sono parecchio impegnato, ma farò il possibile per continuare con questa regolarità!! 
Grazie ancora!
ciao
  
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