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Autore: elyxyz    27/02/2017    6 recensioni
Dopo due anni, posto il seguito di “Magic Melody”.
Ho deciso di farne una raccolta, perché i quattro capitoli che la compongono sono pezzi separati. Uno è pre-epilogo, mentre gli altri sono effettivamente un seguito della prima storia, che è necessario aver letto per capire le dinamiche di questa.
Le premesse erano queste: Mescolate un babysitting coatto, uno zio imbranato, un nipote diabolico, un pianista (dalle mani porno) eletto ad angelo custode, segreti e bugie. E forse vi ritroverete con una storia d’amore.
[Modern!au, Merthur, Leogana, baby!Mordred, zio!writer!Arthur, pianist!Merlin - 4 capitoli in totale, storia conclusa.]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Mordred, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Ebbene sì, a volte rispunto con qualche sorpresa

Ebbene sì, a volte rispunto con qualche sorpresa.

Quando ho finito di scrivere “Magic Melody”, due anni fa, avevo detto che c’erano delle bozze per un possibile seguito, ma francamente non sapevo se lo avrei mai scritto per davvero, fino a che una deliziosa fanciulla non mi ha regalato un disegno bellissimo ispirato a questa storia e, beh… per sdebitarmi ho deciso di sviluppare quelle vecchie bozze. Il risultato è questo.

 

La raccolta è composta di quattro capitoli, in tutto. Un missing moment (fra il cap. 4 e l’epilogo) e tre pezzi post-epilogo.
Sarà un concentrato di fluff e umorismo, ma l’inizio è doverosamente dedicato ai pensieri di Arthur, che non abbiamo mai letto, dopo che Merlin è scappato. L’inizio è amaro, ma sappiamo già come finisce la storia, quindi è una angst stemperata. Il resto, invece, sarà tutto in discesa. ^^

 

Modern!au, Merthur, Leogana, baby!Mordred, zio!writer!Arthur, pianist!Merlin.

 

 

D’istinto, vorrei dedicare questa storia a Filippo, sperando di essere una zia un filino migliore di Arthur con Mordred.

E poi è dedicata a chi mi segue con costanza e affetto.

A chi si entusiasma per le mie bizzarre ispirazioni e mi sostiene con i suoi pareri.

Ma soprattutto la dedico a Maryluis, perché senza di lei, probabilmente, questo seguito sarebbe rimasto per sempre ad ammuffire.

Un abbraccio.

 

 

 

 

Magic Melody (Mordred’s Lullaby) 2

 

 

- La Raccolta -

 

 

 

 

 

 

Capitolo I: Merlin's Gift

 

 

 

Arthur si trascinò a passo stanco verso l’entrata della casa di Morgana. Aveva evitato un confronto con lei il più a lungo possibile, rendendosi irreperibile a tempo indeterminato e in vari modi – al limite della maleducazione e oltre –, perché tanto sapeva benissimo che quella strega non si sarebbe fermata davanti a niente, pur di fargli confessare quale fosse la sua pena indicibile o, per dirla con parole sue, quale cazzata madornale avesse fatto, per mandare a puttane l’unica cosa bella della sua vita: Merlin.

Ma lui non era ancora pronto a parlarne. A dirlo a voce alta. Perché avrebbe reso tutto definitivo. Avrebbe ucciso ogni flebile speranza che aveva coltivato, segretamente, nel suo cuore fin da quando aveva capito che qualcosa non andava.

Aveva sperato, forse con ingenua semplicità, di poter aggiustare tutto, di chiarire, di ricucire quell’involontario strappo tra lui e l’uomo che amava. Ma tutto sembrava accanirsi contro di lui.

 

Arthur si passò lentamente una mano sul viso, cercando invano di scacciar via l’aria sfatta, ma sapeva di apparire pietoso. Aveva passato giorni e notti accampato davanti alla residenza di Merlin, per ore ed ore, nella vana speranza di vederlo entrare o uscire, dato che nessuno rispondeva al campanello. Gli sarebbe bastato un minimo cenno di vita. Ma niente. Niente di niente. La casa sembrava sprangata e disabitata. Lui non si era perso d’animo e aveva perseverato ancora, rischiando di apparire come lo stalker che in realtà era.

Qualcuno l’aveva persino scambiato per un barbone e gli aveva fatto la carità, ma Arthur aveva perso l’orgoglio per strada giorni addietro e quelle monetine fra i piedi non l’avevano indignato, erano solo servite a intristirlo ancor di più. Alla fine, se n’era dovuto andare quando qualcuno dei vicini aveva chiamato un agente di pattuglia nel circondario, probabilmente temendo che quel tizio strano dall’aria strafatta avesse in mente qualche proposito criminale. Figurarsi. Lui non avrebbe mai potuto fare del male a Merlin…

E invece sì, l’aveva fatto. Gli aveva fatto male nel modo peggiore, si disse, trattenendo un singhiozzo mentre racimolava il coraggio e suonava il citofono di sua sorella. Alla fine aveva ceduto e non aveva più potuto rimandare quel maledetto caffè che lei insisteva di volergli offrire.

 

Morgana lo aveva tirato dentro casa con un abbraccio strano e inaspettato, uno di quelli che sapeva di altri tempi, o forse se lo stava solo immaginando, dato che il loro legame fraterno non era mai stato particolarmente saldo.

Eppure Gana se l’era stretto addosso, senza criticare – con il solito cipiglio arcigno – gli abiti trasandati, la barba lunga, gli occhi infossati e le occhiaie che lo facevano apparire quasi spiritato.

Arthur aveva ricambiato per inerzia, mentre si faceva trascinare verso il salotto dove, con tutta probabilità, il piccolo mostro dormiva beato… E fu allora che sentì.

Una scossa vibrò lungo la sua spina dorsale, come se avesse inavvertitamente infilato le dita in una presa elettrica, mentre le note che ormai conosceva a memoria risuonavano ovattate, oltre la porta chiusa, palpitandogli dentro. Merlin. Merlin. Merlin.

Arthur corse oltre la soglia del salone, col cuore in tumulto e la speranza incastrata in gola, che gli impediva di respirare.

Ma Merlin non c’era.

 

Fu grato di essersi aggrappato alla maniglia, stritolandola come un ossesso, altrimenti sarebbe caduto a terra come un sacco di patate, perché le ginocchia tremanti stentavano a tenerlo in piedi.

Che sciocco ch’era stato. Morgana non aveva nessun pianoforte in quella stanza e Merlin non avrebbe mai avuto motivo di essere lì. Non dopo esser fuggito a quel modo, facendo perdere completamente le sue tracce. Non dopo essersi negato con definitiva risolutezza. Non dopo che aveva persino cambiato numero di telefono, pur di tagliare ogni ponte con lui.

 

Arthur inghiottì il cuore in gola, che sprofondò giù giù nello stomaco, respinse le lacrime che sentiva pungere e strinse i pugni, impotente, davanti all’ennesima illusione infranta, e intanto Mordred dormiva, placido e beato, cullato dalle musiche che il pianista aveva composto per lui.

 

Artie…” sussurrò Morgana, posandogli le dita fresche di manicure sulla spalla, per una strizzatina di conforto.

 

“Come può…? Come fai a…?” farfugliò lui, mentre la sorpresa, la delusione, la speranza e il dolore scalciavano litigando fra loro.

 

“Arthur, siediti”, ingiunse lei, spingendolo con gentile fermezza verso uno dei divani, il più lontano rispetto a dove Mordred riposava, ignaro del suo turbamento interiore.

 

Fece come gli veniva detto, rilasciando un sospiro affranto mentre cadeva esausto sul costoso sofà.

Fu allora che la vide. Dimenticata lì, quasi con noncuranza, come se fosse l’oggetto più insignificante del Creato.

 

 

***

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Arthur allungò una mano esitante, raccogliendo la custodia del cd che l’impianto Home Theater stava riproducendo.

Se la mise in grembo, accarezzando con tenera reverenza la plastica trasparente su cui spiccava la scrittura elegante di Merlin. L’unica cosa che gli era rimasta di lui.

Si accorse troppo tardi della lacrima che si schiantò contro la superficie liscia.

Dio, ma quando si era trasformato in un’adolescente con la sindrome premestruale?

Come tutti gli scrittori, sapeva benissimo che la sua vena melodrammatica non restava mai in secca, ma nessuno dei suoi personaggi si era mai ridotto a piagnucolare come lui, con un cuore spezzato per un amore finito.

 

“Tieni”, offrì sua sorella, spingendogli contro una scatola di kleenex. “Se Mordred ti vede così, penserà che siamo già ad Halloween. Sembri uno zombie!” gli appuntò, zuccherando poi una tazzina di caffè per sé e per il suo ospite.

 

Arthur la guardò stralunato, incapace di capire da dove fosse spuntato il servizio buono. Si soffiò rumorosamente il naso e cercò di ricomporsi, accettando con un cenno del capo la tazza fumante.

 

“Prima che tu me lo chieda, ti dirò ciò che so”, anticipò lei, assorbendo con calma il liquido caldo. “Ma dovrai accontentarti e fartene una ragione”.

 

Lui si ritrovò ad annuire, perché qualsiasi cosa era meglio del vuoto che gli rimbombava dentro.

 

“Merlin mi ha spedito una busta imbottita con dentro il cd che stai stritolando”, gli disse, annuendo alla volta della stretta inconsapevole delle sue dita.

 

Arthur chinò la testa, come se le mani non fossero neppure sue, e allentò la presa.

“C’è un modo per…?”

 

“No”, lo smentì lei, sopprimendo ogni sua speranza. “Non c’era nessun indirizzo, nessun recapito sulla busta. Posso dirti che viene dal Giappone, questo sì”.

 

Arthur spalancò occhi e bocca, sconcertato dal fatto che no, non gli era neppure passato per l’anticamera del cervello di controllare i prossimi impegni del suo pianista. Eppure le date e i luoghi erano di pubblico dominio nel blog che gestiva lo staff del suo agente.

Una parte di lui era sempre stata certa che Merlin fosse ancora a Londra, magari a casa di un amico, a leccarsi le ferite in cerca di conforto… ma Will non gli era stato di nessun aiuto, in quel caso. Anzi.

 

“Giappone?” ripeté, mentre le idee cominciavano a frullare. “Beh, potrei…”

 

“No, che non puoi”, negò Morgana, scuotendo la massa di ricci neri. “Merlin mi ha telefonato, ieri. Non mi ha spiegato le sue ragioni, anche se io ho cercato di perorare la tua causa. Voleva semplicemente salutare Mordred un’ultima volta e sincerarsi che il cd fosse arrivato a destinazione. Mi ha detto che, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua magica melodia è un metodo soporifero infallibile. Poi, beh, mi ha chiesto di non dirti nulla. È stato perentorio a riguardo: non intende parlare con te. Non vuole avere più niente a che fare con te”.

 

Arthur si ritrovò a boccheggiare, a corto di ossigeno, e Morgana si sporse stringendogli un ginocchio in segno di solidarietà.

“Hai fatto un bel casino, fratellino. Che tu lo voglia o no, devi lasciargli tempo e spazio… Ora come ora, non ti starebbe neppure a sentire. È ferito e diffidente. Non ti crederà mai… ma non è detto che, fra qualche tempo, tu non possa riprovare”, gli consigliò con pratica razionalità. “So che la pazienza non è il tuo forte, Artie. Ma glielo devi. Se davvero ci tieni a lui, lascialo in pace. Glielo devi”.

 

Arthur si limitò ad annuire piano, sganciandosi deliberatamente dall’ultimo appiglio di speranza e scivolando nel vuoto.

 

“E poi… poi, fra qualche tempo”, concluse sua sorella con tono deciso, “quando sarà il momento giusto, troverai il modo di dirgli tutto. Di essere sincero fino in fondo. Perché gli devi anche questo”.

 

“Hai ragione, Gana”, soffiò, stropicciandosi stancamente le palpebre arrossate.

 

“Cielo! L’Apocalisse è vicina! Mio fratello mi dà ragione!” esclamò lei, fingendosi sconvolta.

 

“Che stronza…” biascicò Arthur, con in bocca il primo mezzo sorriso da quelli che parevano secoli.

 

Artie, cretino, vedi di mettere a posto le cose, perché questo tizio sta simpatico al mio Puccino, quindi dev’essere speciale, intesi?”

 

“Sì, Merlin è speciale davvero”, concordò nostalgico.

 

“E sicuramente non capisco cosa ci abbia visto, di buono, in te”, rincarò lei, con la familiare acidità, prima di sorprenderlo con l’ennesima parola di supporto. “Tuttavia, se i vostri sentimenti sono sinceri, neppure il tempo e la distanza basteranno a cancellarli e le cose si aggiusteranno”.

 

“Grazie”, si ritrovò a dire. “Non pensavo che la maternità ti rendesse così saggia”.

 

“È che sono stanca di sentirti piagnucolare depresso e non voglio dover essere io a chiamare nostro padre con qualche notizia ingrata”, filosofò lei, stringendosi nelle spalle esili.

 

“Ah, ecco. Ora riconosco la vecchia strega!” ironizzò Arthur, risollevandosi dal divano, perché era tempo di congedarsi da lì.

 

“Tieni…” offrì Morgana, porgendogli la custodia dopo aver inserito il cd estratto dal lettore. “Potresti averne più bisogno di me. Ma consideralo un prestito e non farti le seghe sopra, per favore”, puntualizzò, passandogli il cofanetto con la punta delle dita, come se l’altro l’avesse già insozzato. “E niente roba fetish. Ah, ho controllato: non puoi neppure tagliarti le vene con quello, non è abbastanza affilato”.

 

“Grazie”, ripeté Arthur. “Cercherò di non sgualcirtelo…” la canzonò, smentendo l’ironia posandosi la custodia sul cuore, come se stesse stringendo Merlin a sé.

 

“Ho detto: niente feticismo, idiota!” ripeté Morgana, colpendolo sulla spalla con un piccolo ceffone, che fece sorridere entrambi.

 

“Grazie, Gana”, si accomiatò Arthur, andando verso l’uscita. “E dai un bacino al mo- a Mordred, da parte mia”.

 

“Sia mai, che poi mi esce sentimentale come te…” profetizzò lei, accigliata. “Vai a scrivere il tuo mucchio di menate, Artie. Magari il cuore di un pianista passa per un libro… e lo riconquisterai”.

 

“E poi il sentimentale sarei io?!” la stuzzicò, arcuando le sopracciglia bionde.

 

“Sono questi dannati ormoni… Ma presto tornerò a prenderti a calci nelle palle, non temere”.

 

“Già, non vedo l’ora… ma intanto, credo che seguirò il tuo consiglio”.

Se Arthur De Bois aveva combinato quel disastro, Arthur De Bois avrebbe anche dovuto rimediare.

 

 

- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai, che subisce le mie paranoie. X°D

 

Note: Stranamente non ho molto da dire. Spero che vi sia piaciuto.
Il disegno di Maryluis è questo:

 

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Non è bravissima? Fate un salto nel suo account di Deviantart o in quello di Tumblr, perché il suo talento merita davvero di essere apprezzato!

 

 

Per eventuali domande, sono sempre a disposizione.

Intanto vi lascio con un piccolo assaggio come anticipazione del prossimo capitolo:

 

Certo. Nessuno lo avrebbe mai eletto Zio dell’Anno. Ma non lo aveva ancora avvelenato o ucciso. E questo doveva pur valere qualcosa, no?

 

Eppure… il mostriciattolo non spiccicava niente. Si ostinava a non volerlo chiamare. A non nominarlo manco per sbaglio. Il suo nome sembrava un tabù. “Aaaaa!” garriva oltraggiato, quando lo vedeva, manco se fosse stato uno scarafaggio schifoso.

 

 

Ah, colgo l’occasione per ringraziarvi del caloroso bentornato a Linette. Siete riusciti a commuovermi. <3

 

 

 

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Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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