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Autore: BandBfun    27/02/2017    6 recensioni
Dal punto di vista di un immaginario scarabeo domestico, il racconto di un tentativo mal riuscito di mantenere la calma e di non farmi false speranze sulle possibilità di vittoria della mia attrice preferita protagonista in uno dei film più premiati e lodati di questa stagione, nonché il mio preferito: Isabelle Huppert in "Elle", semplicemente perfetta, come solo lei può riuscire a esserlo. Storia vera, un sogno che avrebbe potuto essere una splendida realtà, sfumata all'ultimo momento.
Storia partecipante al Contest "Il nostro megaminimondo" indetto da M.Namie sul Forum di EFP (nullo)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname (sul forum e su EFP): BandBfun
Titolo: Lo scarabeo dorato
Genere: Introspettivo/Slice of LIfe
Rating: Verde
Note/avvertimenti: Nessuno

 

LO SCARABEO DORATO


Simone mi racconta che io e gli altri miei simili diamo il nome ad un premio cinematografico molto importante
"Sei famoso, lo sai? In Svezia, date il nome al premio cinematografico nazionale, il guldbagge." - mi dice.
Simone è un appassionato di cinema che passa molto del suo tempo a visionare film e a riempire interi fogli delle recensioni di questi. Passa anche molto tempo a scrivere e dice che, qualche volta, io gli sono stato d'ispirazione per uno dei suoi racconti. Ne parla con così tanta enfasi che vorrei imparare a leggere, a capire quelle strane linee nere su quei fogli bianchi, solo per poter sapere di quello che scrive.
Con la mano destra sposta una cosa bianca con delle bande grigio lungo i lati e una lucetta azzurra sempre attiva prima in avanti, poi indietro, poi ancora un po' avanti e ne colpisce una parte un paio di volte con la punta dell'indice. Mi ha detto che si chiama 'mouse', ma tendo a dimenticarmene: pertanto, lo chiamo cosa bianca, perché è di quel colore e mi sa tanto di cosa.
"Ho il link alla pagina salvato tra i preferiti. Un attimo e ti faccio vedere." - mi dice, sorridendo - "Se non ci fosse la modalità 'aggiungi ai preferiti' non saprei che fare! Con tutto quello che leggo, sai che palle cercare questo e quello ogni volta?" - accennando una risata, senza staccare gli occhi da quello che lui chiama 'scatola bastarda nota come computer'.
Quando mi tiene ad una buona distanza, mi ricorda per la forma la mia casa; però, questo 'computer' è più grande, di colore nero e il lato frontale è molto, ma molto luminoso. Anzi, è quasi abbagliante e mi disturba un po', considerando che per natura noi scarabei non abbiamo una gran vista.
"Eccolo." - e mi afferra con le punta delle dita dell'altra mano per i fianchi - "Questo è il guldbagge." - portandomi di fronte a quell'immagine e lasciandomi sopra di essa. Mi guardo attorno, muovendomi di qualche millimetro su quell'immagine e su quella superficie luminosa che vista così da vicino è anche più che abbagliante. Ora che ci penso, non capisco perché si lamenti sempre che le scene girate di notte o in interni non si vedono bene in streaming: a me pare che si veda tutto fin troppo bene. E non ci vedo granché bene, faccio notare.
"Ti piace?" - mi chiede, mentre indica quell'immagine col dito e batte la punta un paio di volte ravvicinate su di essa.
Mi dà fastidio quando lo fa a pochi millimetri da me, perché per qualche istante tutta la terra sotto le mie zampe inizia a tremare e ho sempre paura di cadere chissà dove e di farmi male. Ho una bella corazza solida adatta ad attutire gli urti, ma sono anche paranoico e non mi fido troppo di nulla. Stare con Simone non mi ha fatto proprio bene.
Inoltre, ogni volta sento questo suono strano, come un toc toc che pare metallico che le mie zampe, quando vi camminano sopra, non fanno mai, pur toccandola.
'Mah, mi aspettavo di più.' - dico, pur sapendo che non può sentirmi. Sì, mi aspettavo di più, visto che ne parla con così tanto entusiasmo.
"È un premio unico, non solo per il colore, ma anche per la dimensione." - mi dice - "Ho letto da qualche parte, anche se non ricordo dove, che pesa più di un chilo. È fuori dalla mia portata, viste le mie braccia secche e deboli." - e ride, come fa ogni volta che parla del suo corpo. L'ho sempre sentito lamentarsi, da che ricordo, e mai una volta che abbia fatto qualcosa per rimediare. Dice sempre che 'fare fatica alla mia età non ne val la pena, quindi mi riservo il diritto di lamentarmi e va bene così.'. Non so quanto tempo siano ventiquattro anni, ma ho la sensazione che non sia così tanto tempo.
Continuo a guardare quell'immagine sotto le mie zampe e rimango dell'idea che non è granché bello. Strano, certo, ma non bello.
'E manco mi assomiglia!' - dico, cercando di non farmi sfuggire alcun particolare della figura.
Non solo è chissà quante volte più grande di me, ma è anche troppo colorato. E io sono tutto nero. Lo so, perché una volta mi ha messo davanti a qualcosa che lui chiama 'specchio' e, salvo sorprese, direi di essere ancora di un bel nero molto scuro.
'Lasciamo perdere, eh! Mi mette giù ed ecco davanti a me un altro mio simile. Lo guardo incuriosito e quello fa altrettanto, muovo una zampa e quello fa lo stesso, muovo la testa e anche quello la muove. E visto che mi stanno antipatici i miei simili, ecco che parto all'attacco, per scacciarlo. E vado a sbattere contro quello e ci ribaltiamo sulla corazza entrambi, mentre Simone se la ride di gusto, quello stronzo!' - ricordo, pensando che è successo altre volte in seguito.
"Sì, va detto che non assomiglia proprio ad uno scarabeo, diciamo piuttosto ad una versione astratta di esso." - mi fa notare, portandosi vicino alla mia opinione - "Però, dai, è carino. Sulla mensola non starebbe certo male." - ma ha qualche dubbio a riguardo.
Mi spiega anche il significato di quella parola, guldbagge.
"Vedi, in svedese bag vuol dire scarabeo e guld vuol dire oro, ergo guldbagge, scarabeo dorato." - mi spiega, con una tale enfasi e interesse che mi lasciano interdetto. Non me ne importa nulla, ma lui riesce in qualche modo a farmene importare.
"Sei ambito là in Svezia da chi lavora nel mondo dello spettacolo. E anche da me, ma sorvoliamo sulla questione altrimenti mi arrabbio." e inizia a divagare, come suo solito quando parla di qualcosa inerente al cinema che, per caso, va a intrecciarsi con i suoi sogni di farne parte e riceverne i premi, qualunque essi siano. E taccio sui fiumi di parole che riversa quando tesse le lodi delle sue attrici preferite, perché altrimenti non finirei visto che avrei bisogno di vent'anni di vita che per natura non posso avere. O magari posso, ma non voglio impiegarli in questo modo. Preferisco starmene chiuso nel mio terrario, sotto il mio mucchietto di legno marcio finemente triturato e con la mia piccola pallina di sterco con cui tenermi in forma. Inoltre, se me ne sto a casetta mia evito di rischiare di finire giù per lo scarico, come quella volta che mi teneva in mano, l'ha aperta per chissà quale motivo e se non sono finito giù per il tubo è stato solo grazie alla mia stazza e al buco troppo piccolo. Ho avuto davvero paura in quegli istanti, accidenti se ne ho avuta.
"L'anno prossimo, il mio film preferito della stagione, 'Elle', sarà candidabile quale miglior film straniero e potrebbe avere ottime possibilità di vincere. E chissà se la prossima settimana ce la farà la sua protagonista, la sempre immensa e divina Isabelle Huppert... Dita incrociate!" - mi dice, mostrando diverse emozioni nel giro di pochi secondi. Dovreste proprio vederlo: inizia ch'è calmo, continua ch'è carico di speranza e finisce col sembrare quasi invasato tanto è emotivamente coinvolto in quello che sta pensando e dicendo ad alta voce nello stesso tempo.
Simone è questo: un ragazzo divertente, con interessi molto forti e particolari, tendente all'ossessione nei confronti di qualcuno o di qualcosa, molto abitudinario - in questi quattro mesi ha comunicato ai suoi amici più intimi ogni premio ricevuto o non ricevuto da questa Isabelle Huppert con tanto di frase conclusiva 'dita incrociate' detta sempre ad alta voce - nonché scaramantico - non ha mai dimenticato di lasciare questi avvisi, mai! -.
"Beh, questo è quanto. Torniamo a casa?" - mi fa, con la stessa vocina che usa coi gatti quando vengono a farsi fare le coccole dopo cena.
Mi danno i nervi quelle tre stronze, perché una volta sono entrate qui in camera, sono salite sul mobile, hanno cominciato a toccare con le zampe il mio terrario e l'hanno buttato giù per terra.
Per poco, non sono rimasto schiacciato sotto la pietra che Simone aveva messo dentro per farmi 'giocare a nascondino', come dice lui, ma che io uso da allora come secondo riparo. E quando quella dagli occhi azzurri e dallo sguardo da tonta ha spostato la pietra, ecco che hanno iniziato a giocare con me. Mi hanno fatto girare, capovolgere, camminare, mi hanno pestato e leccato, con quella lunga lingua viscida e fredda. Uno vero schifo di esperienza, in ogni senso.
Fortuna che Simone è tornato e mi ha salvato, sennò chissà dove sarei oggi.
'Sì, dai, comincia a far freschetto.' - gli dico.
Rimango fermo mentre mi riprende nello stesso modo in cui mi ha tirato fuori e, appena tocco terra, corro a nascondermi sotto la pietra. La mia casa, il mio terrario, non è grande, ma essendo da solo mi basta per far tutto quello che voglio. Posso correre, nascondermi, mangiare in pace, dormire, tenermi in forma trasportando la palla di sterco e anche guardare che succede all'esterno.
"Visto che questa notte starò sveglio per vedere la cerimonia di consegna dei premi Oscar in diretta, ci si rivedrà allora, va bene?" - mi dice, guardandomi.
Mi piace stare in compagnia di Simone: non solo mi tratta bene, quasi alla stregua dei suoi migliori amici, ma anche perché mi porta a conoscenza di cose sempre interessanti. Quello che più mi sorprende è che non m'interessa scoprire il mondo esterno e di conoscere i miei simili. Mi piace pensare che questi troveranno il modo di entrare in casa, di superare la temibile scopa della mamma di Simone, e di venire fin quassù, in totale sicurezza. Sono scappato una volta da qui, mi sono nascosto sotto il frigorifero dopo che qualcuno aveva acceso la luce e per poco non sono rimasto fulminato da un filo. Da allora non sono più uscito dal mio terrario se non per mano di Simone.

Chiudo gli occhi, mentre Simone inizia a parlare da solo di quanto sia in ansia per la notte che lo attende e di quanto si aspetti di vedere la sua attrice preferita premiata.
 

   
 
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