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Autore: Madama_Butterfly    27/02/2017    0 recensioni
La drammatica storia di una perdita, legata alle crisi di un adolescente egocentrico.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Le sue mani gelide mi sfiorarono il viso in un tocco quasi impercettibile, questo bastò perché io mi svegliassi. I suoi grandi occhi scuri sembravano ancora più grandi su quel viso scarno, tanto da poter solcare l'anima con un solo sguardo, e il suo sguardo, per quanto sofferente, era sempre in grado di trasmettermi emozioni troppo grandi per poter essere semplicemente descritte. Per quanto sentissi il desiderio di piangere, evitai, baciandogli quelle labbra secche con un tocco delicato e casto. 
-guarda-
mi indicò debolmente il profilo scuro di Firenze con il sol nascente alle spalle. Aveva gli occhi lucidi per quanto era emozionato, sembrava davvero un bambino che per la prima volta vedeva l'alba. Quello resterà sempre il mio ricordo più bello in assoluto, una notte impressa nel cuore di uno scrittore perso nei fumi dell'alcol.
Molte volte, nel corso di quei tre anni, avevamo passato le nottate sulla terrazza dell'istituto a bere fino allo sfinimento, perdendo la cognizione del tempo, rimanendo fin dopo l'alba, eppure quella fu la prima vera volta in cui entrambi vedemmo l'alba insieme. 
Mi duole ammettere che per tutto il tempo, passato con Egon quasi mi dimenticai di Wolfy, ma d'altronde avevo la vita da dedicare al compositore e chissà quante ore, invece al pittore. 
Egon si spense tra le mie braccia, proprio mentre osservavamo la città che aveva unito le nostre vite. Delle lacrime d'emozione bagnavano ancora il suo viso congelato quando il suo cuore smise di battere. 
-non può finire qui, no...no... sei un egoista, mi hai abbandonato e ora con chi distruggerò l'universo... mi manchi già da morire-
Sussurrai con le lacrime agli occhi quando la sua mano scivolo fredda dalle mie e mi accorsi che ormai mi aveva abbandonato per sempre. Da semplici lacrime tacite il mio si trasformò in un pianto straziante e disperato, stringendo a me il suo corpo senza vita. Wolfgang a fatica riuscì a staccarmi da lui e stringermi in se, dopo di ché chiamò l'ospedale che fece arrivare l'ambulanza, per l'ultimo suo viaggio. 
Egon ha sempre odiato i colori scuri, per quanto riguarda l'abbigliamento, ma la preside impose che fino al giorno del funerale tutti gli studenti dell'istituto si vestissero a lutto. Io naturalmente ero contro la massa e in quei giorni, indossai i vestiti stravaganti e variopinti del mio piccolo pittore. Mi guadagnai altre minacce di espulsione, ma nessuno aveva effettivamente il coraggio di cacciare dall'istituto il migliorie amico del defunto. 
Il giorno del funerale, mi trovai mia madre che mi aspettava all'ingresso, le corsi in contro e la strinsi a me scoppiando a piangere in un miscuglio tra emozione e disperazione, le ero grato che si fosse messa un vestito colorato, Egon voleva una festa piena di gente felice e ubbrica non un mortorio, si, lui avrebbe voluto questo anche il giorno del suo funerale.
La cerimonia si svolse al Duomo, eravamo talmente tanti che nessun'altra chiesa di Firenze poteva contenerci, Wolfgang non aveva badato a spese per il pittore e questo mi fece emozionare il doppio. 
Avevo pensato anche troppo al discorso in suo onore, ma niente, non ero riuscito a scrivere nulla, così pensai che l'improvvisazione sarebbe stata la scelta giusta.
La preside, parlò subito dopo la predica del prete, le parole dette da entrambi alle mie orecchie parevano un mucchio di assurdità. Egon non è mai stato me uno studente modello o un ragazzo che seguisse gli standard scolastici, e le parole di quelle persone che mai si erano interessante a lui mi stavano facendo innervosire.
-...vorrei chiamare il suo migliore amico, Charles Chianoski-
Furono le uniche parole di quella donna che effettivamente attirarono la mia attenzione. Mia madre mi strinse le mani e mi bisbigliò nell'orecchio raccomandazioni su raccomandazioni, relative al luogo sacro in cui ci trovavamo. 
-il Brunelleschi...- 
Era insolito cominciare un elogio funebre parlando di qualcun'altro differente dal defunto, ma Egon sapeva benissimo che io sono la persona più insolita, l'elemento dissonante in quell'istituto di figli di papà.
-...viene ricordato per questa meravigliosa cupola, che è il simbolo di Firenze- indicai il soffitto, con un sorrisetto soddisfatto nel vedere lo stupore dei presenti che non trovavano un nesso logico tra Egon e il grande maestro Brunelleschi -ma troppo spesso si dimentica che avesse un carattere egocentrico ed esuberante, per non parlare delle sua indole irosa... o dei suoi vizi, legati all'abuso di vino e altri aspetti poco apprezzati dall'ordine eclesiastico. Forse vi state chiedendo perché io vi stia parlando di lui, all'elogio funebre del mio migliore amico? Provate a pensarci un minimo, chiunque abbia assistito anche solo ad uno dei nostri scherzi, sa quanto Egon in realtà non fosse un bravo ragazzo, per me era il migliorie, ma questi sono punti di vista. Su guardatevi, giratevi verso la persona che avete affianco, quanti di voi conoscevano effettivamente il dolce pittore che il 31 ottobre è morto tra le mie braccia? La maggior parte di voi sperava di non incontrarci mai, eppure eccovi li che piangete. È un po' come quelle persone che apprezzano la cupola senza conoscere nel profondo l'architetto che l'ha pensata, respirata e creata.- 
Avevo assunto un'espressione truce e una voce cupa che evidenziava la mia rabbia nei confronti dell'ipocrisia che dominava sovrana tra le fila di persone che mi ascoltavano sbigottite. 
-nessuno si è mai fermato da uno di noi a vedere per quale motivo conducessimo una vita del genere, per voi siamo sempre stati due poveracci in una scuola per ricchi. Non vi interessava la nostra esistenza, le vostre vite lussuose non possono essere contaminate da due scarafaggi. Eppure Egon aveva il massimo dei voti, nonostante saltasse le lezioni, nei test si è sempre dimostrato il migliorie. E lo è stato anche per me, mi è stato vicino in momenti scomodi e difficili...- 
Per quanto mi stessi trattenendo delle lacrime iniziarono a scivolare lungo le mie guance magre, troppo magre. Dopo alcuni secondi in cui vacillai appena, ripresi a parlare.
-... non dimenticherò mai il suo sorriso e i suoi vestiti stravaganti, nemmeno il suo affetto... È stato il migliorie compagno di sbronze che io potessi desiderare.- 
Feci per scendere dal podio appena sopra la bara chiusa. Ma qualcosa mi fece cambiare idea e tornai sul pulpito.
-Brunelleschi ha avuto la fortuna di aver come mecenate Cosimo de' Medici... Egon aveva solo me. Vi chiedo, visto che siete qui, di pensare a lui come un grande artista, quando troverete all'università soffermatevi sulle emozioni che i suoi capolavori esprimono. E vi prego, divertitevi, solo questo vorrebbe Egon- 
Conclusi andando a sedermi tra Wolfgang e mia madre. Wolfgang, mi strinse con forza la mano, mordendosi il labbro inferiore, si voltò verso di me, aveva gli occhi rossi e lucidi.
-per me né Egon né tanto meno te siete mai stati degli scarafaggi o dei poveracci.-
Bisbigliò serio. Madonna la sua espressione seria lo rendevano terribilmente sexy. Io di rimando a quelle parole gli sorrisi accarezzandogli i lunghi capelli, strettamente legati mella coda. 
-infatti non parlavo né di te né delle poche persone con le quali abbiamo stretto una sorta d'amicizia- 
Sussurrai, allungandomi per baciargli una guancia.
 
La sera partimmo, io mia madre e Wolfy, insieme alla bara, verso Vienna. Dovevamo portarlo nel luogo dov'erano sepolti i suoi familiari, cosi era stato stabilito dal legale. Volammo sopra l'Italia arrivando in poche ore all'aeroporto austriaco, li ci stavano già aspettando con le attrezzature per prendere Egon e portarlo alla terra santa per la sepoltura.
Le statue bianche e fredde riempivano il cimitero, mi donavano un senso di vuoto e di dolore che nemmeno il peggiore dei risvegli, dopo una sonora sbronza potevano eguagliare. Gli alberi avevano perso anche l'ultima delle loro foglie, che erano cadute coprendo alcune lapidi senza nome, il verso dei corvi rendeva il tutto ancora più agghiacciante. Mi strinsi a mia madre, come un bambino spaesato, nascondendo il viso sulla sua spalla, perdendomi nel profumo dei suoi capelli corvini, Wolfgang si avvicinò passandomi una mano sulla schiena. Avevo pensato molte volte al giorno in cui avrei presentato il mio ragazzo a mia madre, ma mai avrei pensato di farlo in un momento come quello. Ero con le mie persone importanti, anche se mi sentivo comunque perso perché una di queste ormai non l'avrei mai più potuta stringere a me. 
Arrivammo alla tomba di famiglia di Egon, mi si strinse il cuore nel vedere i nomi di tutti i famigliari del ragazzo, specialmente nel notare l'età media in cui sono morti, la vita era stata crudele con lui e la sua famiglia. In quel momento mi sentii fortunato, strinsi la mano alla donna tanto, troppo mi aveva amato, piangendo silenziosamente, un pianto ormai senza lacrime. Quando infilarono la bara in quel cunicolo di marmo persi il respiro, chiudendo gli occhi per alcuni istanti. 
Posai alcuni fiori, che avevo acquistato poco prima, sulla lapide, vicino alla foto che non rendeva giustizia alla follia delle sue espressioni. Senza che io dicessi nulla mia madre prese per le spalle Wolfgang e lo portò via con se, lasciandomi solo.
-sei uno stronzo... Non mi avevi detto che sarebbe stato così difficile salutarti.-
La mia voce era rotta dal pianto e i miei occhi gonfi. 
-ora sarà tutto più difficile-
Diedi un colpo al marmo freddo accasciandomi per terra.
-ho promesso che ti porterò ovunque e che sarai sempre nel mio cuore, ma io ti voglio qui... mi hai lasciato troppo presto- 
Singhiozavo e avevo gli occhi coperti da una patina spessa di lacrime quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi strinse una spalla in un gesto di conforto.
-Io non sono morto. Io vivo in te. Io so che tu riuscirai ha dare un senso a tutto questo. Ti amo Charles-
Non so se era un riflesso della mia mente instabile o se era effettivamente il suo spirito ad avermi detto quelle parole, so solo che quando mi voltai, non trovai nessuno alle mie spalle. Tirai semplicemente un pugno alla ghiaia che copriva il suolo del cimitero. Mi alzai e una folata d'aria calda mi invase facendo volare delle foglie, io sorrisi guardandole volare.
-addio amico mio.-
Sussurrai raggiungendo Wolfy e mia madre.
 
La primavera di quell'anno sia io che Wolfgang ci laureammo con il massimo dei voti. Qualche mese più in là pubblicai il mio primo libro e lo dedicai, al l'uomo che tanto aveva sconvolto la mia vita. Convinsi mia madre a divorziare da mio padre, e ci trasferimmo in Germania. Finalmente la vita aveva preso la giusta direzione, non era più incentrata solo sul vino e sulle corse dei cavalli. Grazie ad Egon ora vivevo veramente.  Ogni trentuno ottobre mi vesto con con qualche completo estroso, vado a vedere l'alba e poi prendo il mio maritino (no non ci siamo sposati, ma a me piace chiamarlo così)  e andiamo a bere e a divertirci in onore del giovane pittore che ha colorato e dato forma alle nostre vite.
 
   
 
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