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Autore: Sophja99    27/02/2017    6 recensioni
Sono ormai passati milioni di anni dal Ragnarok, la terribile sciagura che ha provocato la morte di quasi tutti gli dei e le specie viventi e la distruzione del mondo, seguita dalla sua rinascita. Grazie all'unica coppia di superstiti, Lěf e Lěfprasil, la razza umana ha ripreso a popolare la nuova terra. L'umanitŕ ha proseguito nella sua evoluzione e nelle sue scoperte senza l'intercessione dei pochi dei scampati alla catastrofe, da quando questi decisero di tagliare ogni contatto con gli umani e vivere pacificamente ad Asgard. Con il trascorrerere del tempo gli dei, il Ragnarok e tutto ciň ad essi collegato divennero leggenda e furono quasi dimenticati. Villaggi vennero costruiti, regni fondati e gli uomini continuarono il loro cammino nell'abbandono totale.
Č in questo mondo ostile e feroce che cresce e lotta per la sopravvivenza Silye Dahl, abile e indipendente ladra. A diciassette anni ha giŕ perso entrambi i genitori e la speranza di avere una vita meno dura e solitaria della sua. Eppure, basta un giorno e un brusco incontro per mettere in discussione ogni sua certezza e farle credere che forse il suo ruolo nel mondo non č solo quello di una semplice ladruncola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo ventidue

Pista


Silye strinse la presa sull'arco e sull'estremità della freccia, inspirando profondamente. Il solo contatto con la sua arma le dava un senso di sicurezza e tranquillità, facendole dimenticare qualsiasi problema e immergendola nel dolce flusso dei ricordi delle sue abitudini ed esperienze ordinarie, in cui la caccia aveva sempre avuto un ruolo preminente. Si aggirò con movimenti lenti nella foresta, nel tentativo di cogliere il più piccolo rumore.

A un tratto captò il suono quasi impercettibile di un ramo spezzato. Si voltò di scatto e si ritrovò davanti gli occhi ambra di Vidar. Questo, prima che lei avesse modo di allontanarsi o parlargli, le tappò la bocca con una mano. Quando Silye cercò di ribellarsi, lanciandogli uno sguardo a metà tra la confusione e la collera, lui le intimò di fare silenzio, mormorando un Shh, per poi fare un cenno con la testa verso qualcosa che stava alle spalle di Silye. La ragazza scansò bruscamente la mano di Vidar dalla sua bocca e si voltò nel punto in cui il dio stava guardando, dove ora si trovava un giovane cerbiatto, di cui Silye non si era accorta prima, perché coperto dalla boscaglia. L'animale era totalmente concentrato nel brucare l'erba e a quella distanza non sembrava essersi accorto della loro presenza.

Silye si accostò con lentezza maniacale all'albero più vicino e si abbassò, preparando la sua arma. Posizionò la freccia e flesse il filo dell'arco, mirando esattamente con la punta al petto. Quindi, rilasciò la freccia, che partì sibilando nell'aria, fino a conficcarsi nel bersaglio. Il cerbiatto sollevò di scatto la testa e bramì per l'incredulità e l'improvviso dolore. Prima che avesse il tempo di fuggire, Silye prese un'altra freccia e la tirò con la medesima precisione, tanto che penetrò nella pelle dell'animale poco lontano dal punto in cui si trovava la prima. La ladra scattò e si avvicinò al cerbiatto, che si era gettato al suolo, in preda all'agonia per le ferite. Silye sentì montarle nel petto uno strano e improvviso sentimento, che inizialmente non fu in grado di decifrare. Dopo pochi attimi, man mano che si faceva più forte, comprese di cosa si trattasse: senso di colpa.

Rimase stupita da quella nuova sensazione, comprendendo solo in un secondo momento che era per l'uccisione del cerbiatto. Probabilmente era uno degli effetti del suo rafforzato legame con la foresta e ogni suo elemento, inclusi gli animali. Eppure, mai avrebbe abbandonato la caccia, neanche se ciò significava vivere per sempre in preda al rimorso per le sue azioni. Si sedette a terra, accanto al cerbiatto morente, e tirò fuori il pugnale. Si lasciò andare, tuttavia, ad un atteggiamento diverso dal solito: iniziò ad accarezzare il manto dell'animale, come a volerlo rassicurare per rendergli la morte meno dolorosa, e, mentre continuava a passare con delicatezza la mano sul suo petto, che si alzava e riabassava a ritmo sempre più lento, calò la lama nel punto in cui era certa che si trovasse il cuore. Il cerbiatto emise un ultimo verso di dolore, poco prima che la vita venisse prosciugata via dal suo corpo. «Kvedju, félagi¹» mormorò Silye, tanto piano da non essere udita neanche da Vidar. Non sapeva che cosa l'avesse spinta a dirlo, poiché non aveva mai pronunciato parole del genere, ma le venne come naturale. Forse anche quello era uno dei tanti lasciti del suo oscuro passato da völva.

Quindi, Silye, quando fu certa che l'animale fosse morto, estrasse il pugnale e ne pulì in modo superficiale la lama sul suo mantello. Solo con l'acqua sarebbe riuscita a lavare via tutto lo sporco. «Mi serve aiuto per trasportarlo a casa» disse poi a Vidar, che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad osservare, con le mani puntate sui fianchi. «In fondo, non hai detto tu stesso che un tempo eri il più forte tra gli dei?»

«Sì» assentì Vidar, avvicinandosi alla carcassa e afferrando le zampe dell'animale, per poi buttarsi tutto il peso sulle spalle. «Ora andiamo.»

«Grazie» esclamò all'improvviso la ladra.

Vidar si fermò, voltandosi a guardarla con un'espressioe incredula: di certo non si sarebbe mai aspettato che Silye sarebbe mai arrivata a ringraziarlo per qualcosa.

«Se non ci fossi stato te, forse non avrei mai visto quel cerbiatto.»

«Beh... prego» rispose lui, prima di girarsi e incamminarsi nuovamente.

Silye si assicurò l'arco alla schiena e ripose il pugnale nella sacca, ma, quando fece per avviarsi, sopraggiunse il consueto torpore e il successivo annebbiamento e si sentì presa e sbalzata in un altro posto, lontano dal bosco di Hoddmímir.


Il luogo era tetro, colmo di sole tenebre. La völva non riusciva a vedere altro che un nero angosciante e senza fine. Dopo pochi minuti, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi al buio e i contorni del posto si andarono a delineare con sempre maggiore chiarezza, sebbene l'oscurità continuasse a permeare ogni angolo di quel luogo. Non poteva vedere molto di ciò che la circondava, ma di una cosa poteva essere sicura: quel posto puzzava di sangue e morte. L'acuto odore di carne putrefatta e di cadaveri era talmente forte da riuscire a superare le barriere che dividevano i sensi della völva da ciò che avveniva nella visione. Da ciò che riusciva a scorgere, il luogo era in realtà una landa scura e desolata, su cui si trovavano due figure, l'una nettamente più alta e grande dell'altra. Con un po' di difficoltà, distinse la prima di esse, poiché ormai aveva imparato a conoscere le sue fattezze: Nidhöggr, in tutta la sua mole e pericolosità. Ma ciò che più attirò l'attenzione della völva fu la seconda figura: era una donna. Era di profilo e si trovava proprio di fronte alla viverna. Silye pensò che fosse davvero bellissima: era circondata da un alone di forte sensualità e mistero, ma anche di pericolo. I lineamenti del viso erano morbidi e armoniosi e la pelle tanto pallida da sembrare bianca. Le labbra erano grandi e carnose e in quel momento sollevate in un sorriso indecifrabile. Silye non riusciva a definire se fosse di gioia o, addirittura, di rabbia o tristezza; era talmente enigmatico, da non riuscire a far trasparire l'emozione che realmente la donna voleva comunicare. Il viso era contornato da una massa di lunghi capelli mori, che creavano un forte contrasto con la pelle bianca e che le arrivavano sino al ginocchio. Indossava un lungo abito nero, il cui strascico poteva benissimo essere confuso con i capelli. Nella sua semplicità, il vestito non faceva altro che accrescere la bellezza e l'importanza che quella donna doveva avere. La curiosità di Silye aumentò quando si acorse di un particolare che prima le era sfuggito, poiché troppo presa nell'osservare la donna: questa aveva un braccio proteso ad accarezzare il muso dell'animale, con una grazia e quasi un amore di cui non la avrebbe mai creduta capace. La serpe le offriva la testa anche lui, alla ricerca delle carezze che la donna non indugiava a offrirgli. Per la prima volta, vedeva la mostruosa creatura sotto una luce totalmente diversa: visto in quel modo e con quell'atteggiamento di sottomissione, Nidhöggr quasi non incuteva alcun terrore, come le aveva fatto nelle visioni precedenti. Appariva mansueto come un cane, nonostante il suo aspetto.


Le luci della prima mattina si infiltrarono tra le ciglia degli occhi di Silye, colpendole le pupille e facendola ripiombare nella foresta. Man mano che riprendeva coscienza, Silye si rese conto di non trovarsi più nel posto buio della visione e, anziché quello, davanti a sé si andarono a definire i contorni e i lineamenti del volto di Vidar, diventato ormai assai familiare. Ormai aveva capito di essere caduta durante la visione e di stare stesa a terra, ma stranamente dietro la testa Silye non sentì il fogliame umido del terreno, poiché qualcosa la stava sollevando in modo da non toccarlo. Solo in un secondo momento realizzò che quel qualcosa era la mano di Vidar.

«Una visione?» domandò, probabilmente già conoscendo la risposta, perché, quando Silye annuì, il dio non sembrò stupito.

«Cosa hai visto?» Il suo volto era tanto vicino che Silye poteva vedere anche il più piccolo filamento che componeva l'iride. Davanti all'espressione seria di Vidar, la ragazza si sentì messa a nudo, come se solo con la forza del suo sguardo il dio avesse avuto il potere di scandagliare ogni singolo angolo della mente di Silye e tirare fuori qualsiasi cosa volesse. La ladra abbassò di scatto gli occhi per interrompere quel contatto e si rialzò in modo che lui non dovesse più sorreggerla.

«Nidhöggr» raccontò. «Ed era in compagnia: con lui c'era un donna... particolare.»

«Descrivila.»

«Non potevo vederla interamente, ma, da ciò che riuscivo ad osservare, aveva la pelle cerea e i capelli lunghissimi e mori. Era davvero... incantevole, ma sinistra. C'era qualcosa in lei che mi affascinava e intimoriva allo stesso tempo.»

«Hai detto di non essere riuscita a vederla tutta? Come mai?» chiese, improvvisamente attento, sebbene Silye non capisse perché le stesse ponendo domande del genere.

«Era di profilo.»

Il viso di Vidar si illuminò di sentimenti contrastanti: incredulità, disprezzo e constatazione. «Hel» sibilò.

«Cosa? Chi è... Hel

«La regina degli Inferi, tessitrice di inganni e portatrice di caos e dolore.»

«Beh... si è fatta una gran bella fama» commentò Silye, continuando, tuttavia, a guardare Vidar interessata.

«Cosa ti aspetti dalla figlia di Loki, il dio dell'inganno?»

Loki. Ricordava di aver letto quel nome nel libro delle völve e anche che la sua immagine, come la sua descrizione, le aveva trasmesso non poca soggezione. Tuttavia, quel dio non aveva scampato il Ragnarok, come come altre.

«Hel è sopravvissuta al Ragnarok?» domandò poi.

«Sfortuntamente sì. Il suo regno non è stato toccato dalla distruzione degli altri otto e, di conseguenza, anche lei è rimasta viva e vegeta.»

«E lei è... cattiva

«Direi più ambigua e indecifrabile. Non si può mai sapere cosa deciderà, con chi si schiererà o cosa è intenzionata a fare.»

«Allora che si fa con lei?»

«Se davvero ha incontrato Nidhöggr, dovremmo andare a farle una visita e chiederle qualcosa della sua amica serpe.»

«Amica mi sembra proprio la parola giusta, perché nella visione lei gli stava accarezzando il muso» mormorò Silye.

«A maggior ragione dobbimo andare da lei» disse Vidar, concedendole un ampio sorriso. «Stavolta mi hai fornito una vera pista.»




¹ Addio, compagno. In realtà, nel formulare questa frase ho unito una parola islandese, Kvedju, una forma di saluto e congedo, insieme all'altro termine di origine norrena.

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Angolo dell'autrice:

Eccoci arrivati alla fine di questa serie di capitoli di transizione. Vi aspettavate che sarebbe stato introdotto un personaggio del genere? Non vedo l'ora di sentire i vostri pareri! Devo dire che mi sono divertita molto nel descrivere Hel e spero che anche voi apprezzerete i prossimi capitoli, in cui il suo regno e il suo personaggio verrano delineati con maggiore precisione.

Ringrazio tutti i lettori, sia i silenziosi, sia quelli che commentano, sia quelli che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite!^^ A presto!

Sophja99

   
 
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