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Autore: winterlover97    27/02/2017    1 recensioni
[Guardiani della Galassia]
Se Rhomann Dey dovesse descrivere Celine Tedder con una sola parola questa sarebbe enigmatica, ma anche caparbia, o ancora testarda, strana e, perchè no, ironica. Se invece dovesse descrivere Peter Jason Quill con molta probabilità lo definirebbe uno stronzo per bene, che aveva appena salvato la Galassia da Ronan L'Accusatore insieme ai suoi improbabili amici fuorilegge solo perchè è uno degli idioti che ci abitano. Se dovessimo chiedergli il motivo per cui li avesse presentati nonostante avessero dei caratteri agli antipodi di certo non saprebbe rispondere.
Tra iniziali frecciatine e poteri poco controllabili potranno due anime come quelle di Celine e di Peter coesistere nel medesimo ambiente senza scannarsi a vicenda? Se poi ci aggiungiamo un piccolo alberello umanoide, un procione, una ex assassina e un elemento che parla come se avesse inghiottito un vocabolario, allora si può davvero dire che la fine del mondo è vicina
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

 

 

Sollevai una gamba e iniziai una nuova piroetta fluida come le precedenti, rallentando progressivamente a causa dell'attrito del pavimento. Pace. Continuai a lasciar muovere il mio corpo al ritmo della melodia senza paura di nulla, senza un apparente controllo tanto erano conosciuti i movimenti che facevo. Dicono che per fare una cosa bene si debba per prima cosa porre ogni singola azione sotto un continuo controllo, quasi tutto fosse come una foglia in autunno, in bilico, e solo successivamente lasciare andare tutto ad un caos solo apparente e alla mercè della creatività. Dicono altresì che si debba prima seguire degli schemi e poi crearne. Onestamente mi è stata sempre stretta questa querelle delle etichette e degli schemi. Perché imbrigliare qualcosa che è destinato ad essere libero?

Man mano il sole cominciò a sorgere preparando Xandar ad un nuovo giorno. Spensi la piccola cassa dalla quale usciva la musica e andai a farmi una doccia. I muscoli di tutto il corpo si rilassarono al contatto con l'acqua calda e il bagnoschiuma. Quando uscii strofinai energicamente i capelli con l'asciugamano asciugandoli parzialmente, poi aprii la finestra che dava sulla strada per far abbassare l'umidità poi, dopo essermi vestita uscii dalla stanza, misi le scarpe da tennis nere, gli occhiali da sole, la giacca nera e uscii diretta alla Nova Corps. 

Rhomann Dey, un loro membro con parecchi contatti all'interno, era colui con cui avevo stretto un rapporto di fiducia reciproca, ero persino diventata madrina di sua figlia, la piccola Elle. Guardai la sede della Nova Corps da lontano stagliarsi in alto nel cielo. Ammetto di aver fatto penare e non poco la mia famiglia quando dissi loro che volevo intraprendere la carriera militare. Ad essersi preoccupati non furono tanto la componente maschile, ovvero mio padre e mio nonno, bensì mia madre e mia nonna, che, nonostante sospettassero già qualcosa viste le continue domande e i continui bandi che consultavo nei mesi scorsi, non volevano crederci. 

Raggiunsi lo spogliatoio femminile e, dopo essermi cambiata con la divisa ufficiale, mi diressi in mensa per la colazione e mi sedetti con Rhomann. Inutile dire che lo colsi a mangiare uno dei cornetti ripieni fino all'orlo, il secondo, credo, a quanto testimoniano le troppe briciole nel piatto.

"Buon giorno Dey."

"Giorno anche a te Tedder." bofonchiò dopo aver posato la metà rimanente della brioche. "Sei arrivata lievemente più tardi del solito..."

"IL mio allenamento mattutino si è protratto più a lungo del solito." dissi vaga.

"Oggi devo presentarti delle persone. Sai potresti finalmente usare i poteri che qui, in accademia, usi poco."

"Sai anche che non amo pormi in vantaggio rispetto agli altri." gli spiegai.

"E' per questo che voglio presentarti queste persone, uno di loro parecchio stronzo, ma non amo far nascere pregiudizi, quindi fa come se non ti avessi detto nulla..."

Ridacchiai. Erano poche le persone che vantavano di avere questo appellativo nelle conoscenze di Rhomann e non ne conoscevo nemmeno una. 

"E su quali presupposti è uno stronzo?" chiesi continuando a ridere.

"Si è chiamato così lui, mica l'ho fatto io."

Se questi sono i presupposti allora mi andrà di lusso. 

"Per che ora dovrebbero arrivare?''

"Dopo le undici a quanto so. Dipende da quanto ci mettono a tornare. Con loro non c'è mai nulla di certo."

La sirena, che veniva chiamata amabilmente campanella dagli istruttori, mi avvertì che ormai era ora di incominciare. Mi alzai e, mangiato l'ultimo pezzo di mela, gettai il tutto nel cassonetto dopo essermi asciugata le mani nel tovagliolo in carta. 

"Dove posso trovarti stamattina?" 

"Ho combattimento e arrampicata, poi pranzo. Se ti va di fortuna avrai il piacere di vedere uno degli incontri."

"E dovrebbe essere considerato un privilegio?" chiese ironico.

"Solo se vincessi. Te lo assicuro."

 

 

Mi abbassai per schivare l'ennesimo colpo e ne assestai uno nel costato di Neil poi mi allontanai barcollando tenendo il bacino basso. Neil si asciugò un rivolo di sudore per poi tornare all'attacco. 

"Veloce come sempre a quanto vedo."

"Non mi smentisco mai, lo sai benissimo."

Ci muovemmo in cerchio come a studiare in modo da prevedere le prossime mosse. Tutto accadde in fretta e mi ritrovai spalle alla rete a causa del colpo ricevuto. Mi ridestai e rotolai verso l'angolo alla mia sinistra cercando di evitare di venir colpita, purtroppo senza successo.

"Batti la fiacca Tedder?" disse ilare.

Sollevai gli occhi verso l'alto e lo colpii con un calcio, finendo rovinosamente a terra con lui sopra a bloccarmi con un ginocchio sullo sterno. 

"Direi che batti la fiacca oggi." constatò ridendo.

Con un colpo di reni ribaltai la situazione.   

"Sempre convinto. Permettimi un consiglio: mai cantar vittoria troppo presto." gli sussurrai pericolosamente vicina all'orecchio.

Mi rialzai andando dalla parte opposta del ring. 

"E chi ha cantato vittoria Tedder?" rispose di rimando con il solito sorriso stampato in faccia come al solito.

Dietro alle sue spalle notai Rhomann in piedi vicino alla porta di uscita. Guardai l'orologio appeso alla parete. Le undici e trenta. Gli feci un cenno con la mano e scesi dal ring passando tra la seconda e la terza corda. 

"Rhomann. Sempre in orario a quanto vedo."

"Io mantengo ciò che dico. Piuttosto mi devo ritenere privilegiato?"

"A metà. Ora dammi il tempo di una doccia e arrivo da te."

"Nessun problema."

   
 
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