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Autore: chiara__05    27/02/2017    0 recensioni
"Nico adorava l’inverno. Lo adorava. Amava passare i giorni senza fare niente, rintanato sotto le coperte con una cioccolata calda mente tentava di superare l’ennesimo livello di GTA. Davvero, era il momento della sua vita che preferiva di più in assoluto."
Nico è sempre da solo, ed a lui va bene.
Jason è molto insistente, ma anche lui va bene.
Will ha gli occhi azzurri
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note: questa storia vuole essere solo un piccolo intrattenimento, niente di troppo complicato o dalle troppe pretese. se notate errori grammaticali o incongruenze, avvisatemi e le correggerò.
Piccole informazioni prima di andare avanti: siamo in un mondo AU, niente guerre o mostri o campo mezzosangue. I personaggi potrebbero risultare un poco OOC, ma non era assolutamente intenzionale.
 
La storia non è a scopo di lucro ed i personaggi non mi appartengono. Fatti a persone e oggetti realmente accaduti sono riferimenti puramente casuali.
 
Only for this time
"Stelle, nascondete i vostri fuochi!
Non permettete alla luce di illuminare
i miei oscuri e profondi desideri"

William Shakespeare-Macbeth
 
Nico adorava l’inverno. Lo adorava. Amava passare i giorni senza fare niente, rintanato sotto le coperte con una cioccolata calda mente tentava di superare l’ennesimo livello di GTA. Davvero, era il momento della sua vita che preferiva di più in assoluto. Allora come mai si era lasciato convincere ad uscire??
Quella sera, non si sa come e non si quando e non si sa soprattutto perchè, il suo amico Jason Grace era piombato in casa sua –i capelli biondi arruffati ed un calmo sorriso frammentato da quella piccola cicatrice che lo aveva sempre caratterizzato- e gli aveva comunicato che sarebbero usciti. Non una richiesta, non  un parere, solo che l’avrebbero fatto. A nulla erano valsi i lamenti di Nico o le scuse ed i tentativi per sviare quella così strana idea.
 Nico si era trasferito, due anni e mezzo prima, per evitare appunto di dover dipendere da altre persone. Qualcosa era decisamente andato storto, se si ritrovava in jeans neri, maglia col teschio e giubbotto nero di pelle seduto in un locale a bere una birra con una compagnia quanto meno bizzarra.
Leo non smetteva un attimo di blaterare battutacce di poco conto e decisamente da non ripetere, mentre la sua fidanzata Calipso cercava di zittirlo. Percy e Annabeth erano spariti da un po’ di tempo, come facevano ormai tute le volte che si vedevano e non lasciando spazio all’immaginazione quando poi tornavano stravolti, mentre Hazel e Frank sembravano dispersi nel loro mondo rosa costellato di unicorni e cuoricini -non lo avrebbe mai ammesso, ma Nico li adorava come coppia. Almeno sua sorella poteva essere felice-. Jason stringeva un fianco di Piper mentre lei gli sussurrava qualcosa all’orecchio e si allungava su di lui in gesti lascivi. Nico smise di guardarsi intorno, per cercare di distrarsi da quel mare di coppiette che era diventata la sua comitiva. Aveva decisamente voglia di andarsene. Decise di prendere un’altra birra, dopo essersi scolato la sua, per tentare di dimenticare con l’alcol quella che era ormai classificabile come un accozzaglia di errori e che lui continuava a chiamare vita. Quando finì anche questa pensò di uscire a prendere una boccata d’aria, fumare una sigaretta e magari anche svignarsela. Ormai nessuno faceva più caso a lui. Scese dal suo sgabello rialzato, che lo faceva sentire anche più basso di quel che era in realtà, ma quando mise piede a terra si accorse di essere ormai lontano dall’avere completa lucidità –qualcuno una volta gli aveva detto che bevendo si rischia di perdere il controllo di se stessi. Se tu hai solo il 60% del controllo del tuo corpo, chi detiene l’altro 40%? Quel discorso non gli era mai sembrato così sensato come in quel momento-. Girò un po’ su se stesso, tentando di riprendere l’equilibrio perso e di orientarsi per trovare una qualsiasi uscita. Raggiunta la porta di sicurezza, che era quella più vicina e che quindi gli aveva evitato di attraversare la calca di persone che si agitavano al ritmo incalzante della musica, la spalancò per poi ritrovarsi sulle scale antincendio. L’aria fresca gli sferzò il viso e per un attimo gli sembrò di riprendere un po’ di controllo, forse era salito ad un 75%. Cerò nelle tasche del suo giubbotto il pacchetto di sigarette e si accorse distrattamente di avere soltanto le ultime due, ma non gli importava granché. Aveva sempre bisogno di fumare quando si stava annoiando oppure si sbronzava. Gli evitava di ricadere in un vortice di pensieri che sapeva non sarebbe riuscito a gestire. Erano sempre gli incubi peggiori quelli che lo colpivano ad occhi aperti e che non lo lasciavano mai solo. I fantasmi del suo passato erano sempre con lui, per questo sapeva che anche quando era solo lui non era mai solo. Mentre stava espirando la terza o quarta boccata la porta da cui precedentemente era passato si aprì di scatto, mentre un ragazzo mezzo piegato su se stesso si riversava verso il parapetto delle scale e vomitava, probabilmente tutto ciò che aveva bevuto, nel vuoto. Nico pensò che fosse uno spettacolo orrendo, ma non poteva biasimarlo. Era stato tante volte anche lui così e tante volte era finito anche peggio. L’unica cosa nuova era vomitare nel vuoto. Povero chi si trovava sotto.
Il ragazzo aveva una faccia sconvolta, rossa come se avesse corso una maratona, i capelli ricci biondi di varie sfumature scompigliati. Nico rimase immobile a fissarlo, subito dimentico della scena disgustosa  di poco prima. Quel ragazzo aveva degli occhi che lo lasciarono indetto. Il viso di Nico si aprì in un ghigno quasi sadico, mentre pensava che forse la serata poteva ancora migliorare drasticamente.
Gli si avvicinò con fare casuale, quasi come non si trovasse lì da 5 minuti a fissarlo ma fosse arrivato solo in quel momento.
< non dovresti conciarti così se non sai gestire la cosa >
Il ragazzo si girò di scatto, probabilmente non lo aveva notato prima.
< si, infatti penso non rifarò più quest’esperienza > il suo sorriso imbarazzato era così tenero –Nico non credeva di essere capace di pensare una cosa del genere-
Gli si avvicinò ancora un poco, mentre sfoderava la sua miglior espressione da predatore, cercando però di non spaventarlo troppo.
< e come pensi di poter migliorare la serata?? > anche il biondino aveva capito ormai, e si avvicinava con lo sguardo attraversato dalla malizia.
In un attimo si ritrovarono avvinghiati, le loro mani perse nei capelli dell’altro, le lingue che si intrecciavano tra loro. Quel bacio non aveva nulla di casto e tutto di passionale, mentre le mani di entrambi vagavano come affamate sui loro corpi. Il moro allacciò le sue gambe alla vita del biondo mentre questo lo sollevava di peso per poi farlo schiantare contro la porta li vicino. Se qualcuno avesse voluto uscire, avrebbe trovato occupato. Continuarono a baciarsi come due ossessi, come se all’interno dell’altro si trovasse la sede della vita eterna. I loro corpi continuarono a strusciarsi, mentre le loro erezioni creavano attrito e dalle loro labbra cominciarono a uscire solo dei gemiti. Cominciarono a spogliarsi. Nico, dopo essersi sfilato la maglia,  tolse la camicia rosa dell’altro, sbottonando i bottoni con irruenza e gettandola poi lontano da loro. Ci mise un po’ di tempo, distratto com’era dalla scia di baci che l’altro gli stava lasciando a partire dal collo lungo la clavicola. Si rendeva conto che fare sesso con uno appena conosciuto, del quale sapeva solo che non reggeva bene l’alcol, non era proprio una delle sue idee più intelligenti ma sapeva di aver fatto nella vita stronzate peggiori. Dopotutto non era la prima volta che faceva una cosa simile. Un piccolo flash si impose nella sua mente con irruenza, ma subito lo scacciò dai suoi pensieri come si fa con una mosca fastidiosa. Sapeva che però sarebbe tornato a dargli fastidio. I loro jeans, insieme ai boxer, finirono sul pavimento. In un lampo di lucidità Nico si accorse che i boxer dell’altro erano gialli, ma credette davvero che fosse solo l’immaginazione. Dopo, il tutto si confuse in gemiti sordi e baci e mani che vagano sui corpi ed odore di pelle sudata.
 
Il giorno dopo, Nico venne svegliato dalla luce che filtrava dalla finestra ed un mal di testa allucinante. Si accorse di essere appoggiato a qualcosa di morbido, ed in un attimo gli tornarono in mente i ricordi della sera prima. Si ricordava di essere uscito a fumare, di aver scopato con un ragazzo, che dopo entrambi avevano concordato per andare a casa sua e finire le cose come si deve. Si ricordava che l’altro ci sapeva fare, che aveva delle mani da pianista e che possedeva occhi celesti.  Si girò dall’altra parte, per guardare in faccia il ragazzo di cui si accorse non conoscere ancora il nome. Lo trovò sveglio, i capelli scompigliati e gli occhi stanchi, la faccia di chi non ricorda poi molto e gli va bene così.
< Mi sta esplodendo la testa > le ultime parole famose che lasciarono le sue labbra.
Il moro si alzò, contento che in fondo il ragazzo non fosse fuggito, e gli porse un’aspirina che aveva sempre nel cassetto a portata di mano. per quando ne aveva bisogno. Per quando non riusciva a riprendere le redini degli incubi.
< Dove siamo?? > gli chiese quello, dopo aver disciolto la bustina in un bicchiere d’acqua ed aver ingerito tutto in un sorso.
< A casa mia, ieri ci deve essere sembrato il posto più vicino > disse Nico ammiccando, mentre si portava alle labbra la sua tazza di caffè nero bollente.
Il biondo divenne rosso dall’imbarazzo, mentre deglutiva affannosamente cercando di non pensare a quelle stesse labbra la sera prima, che lo toccavano in modi che fino ad allora aveva solo potuto immaginare e che non avrebbe mai pensato potessero portarlo così vicino al paradiso terrestre.
< Ah, emh… e che ore sono?? > Nico guardò per la stanza, alla ricerca del suo cellulare in mezzo a quella matassa di vestiti. Lo ritrovò sotto un paio di boxer gialli. Rimase un attimo interdetto a guardarli, rendendosi conto che no, non erano un’allucinazione.
< Sono le 10.30 > disse, rispondendo alla domanda e posando il telefono sul comodino di fianco al suo letto di una piazza e mezzo. Per lui, era abbastanza presto. Di solito, non si svegliava mai prima di mezzogiorno.
Occhi celesti cominciò a rivestirsi affannosamente, evitando di arrossire quando il moro gli passò i suo boxer gialli con un ghigno irriverente stampato in viso. Aveva fatto tardi, gli stava dicendo in fretta e furia. Doveva lavorare ed era già in ritardo di un’ora buona, non era di certo di poterla passere liscia per l’ennesima volta.
Quando il biondino si ritrovò sulla porta dell’appartamento, si girò a guardare il salotto che aveva ripercorso a ritroso alla ricerca dei suoi vestiti e si incantò a guardare il suo proprietario.
< Comunque io sono Will Solace, e questo è il mio numero. Se ti va’ potremmo uscire insieme qualche volta > disse tronando indietro e scrivendogli su di un pezzo di carta il suo numero di telefono.
< Nico di Angelo. Si, mi piacerebbe molto uscire con te > rispose il moro, con un occhiolino che poteva significare tutto.
Il biondino, rosso fino alle orecchie per l’imbarazzo, si diresse verso le scale chiudendosi con un rumore sordo la porta alle spalle.
 
Nico adorava l’inverno. Lo adorava. Amava passare i giorni senza fare niente, rintanato sotto le coperte con una cioccolata calda mente tentava di superare l’ennesimo livello di GTA. Davvero, era il momento della sua vita che preferiva di più in assoluto. Ma in fondo, era felice di concedersi una piccola pausa ogni tanto.
  
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