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Autore: KiarettaScrittrice92    28/02/2017    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La storia

«Avete visto il mio LadyBlog?» chiese entusiasta la mora, mentre il quartetto passeggiava affiancando la Senna.
«Parli di quell'articolo chilometrico riguardante l'apparizione dei sei eroi di Parigi? A metà ho chiuso!» disse Adrien, continuando a camminare con le mani in tasca e l'aria disinvolta.
«Sei sempre il solito! – sbuffò scocciata Alya guardandolo male, poi si rivolse con sguardo dolce e carico di aspettative verso la sua migliore amica – Tu Marinette?»
«Letto tutto... Anche se non ho capito come fai a dire che Chat Noir e Ladybug stiano assieme...» disse cercando di trattenere il rossore sulle guance, mentre Adrien le lanciava un'occhiata divertita.
«Andiamo è chiaro come il sole... Quei due se la sono sempre intesa parecchio e poi hai visto il video? Come Chat Noir si comportava nei confronti di Ladybug? E come lei, contrariamente al solito, non cercasse di allontanarlo?» insistette l'occhialuta con il suo solito tono entusiasta.
«Forse si è accorta che non può fare a meno di lui e che sono perfetti per stare insieme!» le diede manforte il modello biondo, togliendo una mano dalla tasca e avvolgendola attorno alle spalle della giovane franco-cinese che aveva abbassato lo sguardo per non mostrare le sue emozioni.
«Sarà... Ma la comparsa di tutti questi eroi secondo voi è normale? Insomma non ci bastavano loro due?» chiese Nino che fino a quel momento era rimasto zitto.
«Beh considerato quello che è successo l'altro giorno, penso sia più che normale... Come pensi avrebbero fatto Ladybug e Chat Noir a combattere ben più di trenta akumatizzati? – puntualizzò la sua fidanzata – Più che altro mi chiedo come sia possibile che fino ad ora non li avessimo mai visti. Insomma come sono nati? C'è qualcuno che distribuisce poteri?»
«Tutte domande a cui non avremo mai risposta! – sentenziò Adrien – Perché non cambiamo discorso?»
Così, con un po' di riluttanza da parte di Alya, il quartetto iniziò a parlare dell'imminente arrivo delle vacanze estive e dell'inizio, finalmente, del liceo per l'anno successivo.
Passarono quasi tutto il pomeriggio assieme, finché i due ragazzi dalla pelle scura non si congedarono, lasciando gli altri due soli.
«Allora my lady, dove andiamo di bello?» chiese Adrien, accostandosi nuovamente alla fidanzata e mettendole una mano sul fianco che in un attimo, come suo solito, arrossì vistosamente, ma per evitare di balbettare si schiarì un attimo la voce e allontanò di poco il ragazzo da sé.
«Da Fu... Ti sei dimenticato in che situazione siamo? Angelie akumatizzata? Tuo padre che vuole i nostri Miraculous? Nooroo in pericolo?» lo rimproverò decisa.
«Sè... – rispose lui scocciato – Cerco di dimenticare questi dettagli almeno quando sono Adrien.» continuò poi, abbassando lo sguardo, come se all'improvviso tutto il peso di quella situazione gli fosse ripiombato addosso.
«Ehi, ti ho fatto una promessa no? – ribatté nuovamente lei, cercando di risollevargli il morale – Ti avevo detto che risolveremo tutto ed è quello che faremo. Ormai siamo in sei contro due, non hanno possibilità contro di noi!» disse facendogli l'occhiolino. Il ragazzo sorrise, dopodiché, prendendola completamente alla sprovvista, la avvolse in un abbraccio.
«Non so davvero come farei senza di te.» le sussurrò all'orecchio, facendole imporporare di nuovo le guance.

 

I ragazzi erano seduti tutti quanti sul tatami della stanza principale del centro massaggi. 
«Maestro Fu dobbiamo agire, non possiamo più rimanere con le mani in mano. Insomma ha distribuito tutti i Miraculous per questo no?» chiese Lila decisa, rivolgendosi all'anziano cinese.
«Sì sì... – borbottò l'uomo guardando ognuno – Ho dovuto aspettare.»
«Aspettare cosa?» chiese stupita da quella piccola affermazione la giovane inglese, dando voce agli sguardi un po' confusi degli altri suoi compagni.
«Che diventaste una squadra, che accantonaste i vostri problemi e imparaste a conoscervi meglio e direi che, dopo quello che è accaduto l'altro giorno, è più che ovvio che non ho sbagliato a scegliere voi sei!»
«Quindi adesso?» chiese Tian rivolgendosi al nonno.
«Adesso dovete sapere chi andrete ad affrontare...»
«In che senso? Forse lei non lo ricorda, ma noi conosciamo già l'identità di Papillon, gliene abbiamo parlato... È Gabriel Agreste, il padre di Adrien!» puntualizzò l'italiana.
«No non lo è... Almeno non più...» a parlare non era stato Fu, ma qualcun altro, una voce femminile. 
La donna che possedeva quella voce sbucò dalla porta laterale che dava sulla stanza e, appena vide quel volto e quella figura, ad Adrien mancò il fiato. Il cuore iniziò a martellargli in petto furioso, talmente forte che gli sembrava quasi non avesse mai battuto sino a quel momento.
Quegli occhi verdi che riflettevano i suoi, la chioma bionda poggiata sulla spalla destra e un bellissimo sorriso. 
In pochi secondi sentì le lacrime rigargli le guance e bagnargli il viso, mentre con la coda dell'occhio vide Marinette guardarlo, poco dopo percepì la sua spinta sulla schiena, come a fargli segno di alzarsi. Lui non se lo fece ripetere e, senza nessun ritegno, si buttò tra le braccia di quella stupenda donna che gli era mancata così tanto.

 

Passarono vari minuti prima che Adrien si staccasse dalla donna. Marinette guardava la scena commossa: poteva solamente immaginare cosa stesse provando in quel momento il suo Adrien e non era l'unica felice di quegli attimi. 
Nessuno di loro sembrava essere annoiato o a disagio, nel vedere quella scena, nel sentire i singhiozzi sommessi di quel ragazzo che si era sempre mostrato duro, forte, con la battuta sempre pronta. Tutti comprendevano quanto dolore avesse provato all'assenza di quella donna, tutti comprendevano quanta gioia doveva avergli colmato il cuore nel rivedere la donna che gli aveva dato la vita e che l'aveva accudito sin da piccolo.
Appena il giovane modello, con gli occhi rossi per il pianto si stacco dall'abbraccio materno, la donna gli sorrise di nuovo, asciugandogli le ultime lacrime rimaste.
«Non parto più Adrien, te lo prometto!» disse, e lui fece un cenno di testa, tirando su col naso, per poi rivolgersi ai suoi compagni.
«Scusatemi...» pronunciò non sapendo che altro dire.
«E di cosa scusa? È tua madre! È giusto che sia andata così.» gli rispose prontamente Nathaniel, e Marinette vide un nota di stupore dipingersi sul volto del suo ragazzo, che intanto si era seduto di fianco a lei.
«Bene! – intervenne Lila rompendo di nuovo il silenzio – Ora vediamo se riusciamo a ricomporre la famiglia Agreste come si deve, così prepariamo il matrimonio a questi due piccioncini!» a quell'ultima affermazione sia lei che il biondo al suo fianco arrossirono vistosamente.
Fu Jinnifer a riportarli alla realtà, ricominciando a trovare il filo del discorso abbandonato con l'arrivo di Monique.
«Cosa intendeva con il fatto che Papillon non è più suo marito?» chiese, rivolgendosi alla donna. Lei si sedette di fianco all'anziano cinese e poi, dopo aver guardato quei giovani uno per uno, iniziò a parlare.
«È ora che sappiate la vera storia dei vostri kwami: come sono nati, perché sono nati e cosa sta succedendo in questo momento.» a quella breve frase tutte le piccole creature uscirono dai loro, inutili, nascondigli e si poggiarono comodi sulle spalle dei loro portatori.
Marinette accarezzò dolcemente la testolina di Tikki, mentre notava Penn salutare con la zampetta blu la sua ex portatrice.

 

«Tutto è nato quasi cinquemila anni fa, durante la dinastia Shamshi-Adad I del popolo degli Assiri. In quel popolo, conosciuto dai molti solo come uno dei tanti popoli della Mezzaluna Fertile dell'antichità, vi fu uno sciamano di nome Makohon. Egli aveva un potere sconvolgente, nascosto ai più: non era qualcosa che veniva da lui, un qualcosa di innato, lui aveva solo la capacità di possedere e plasmare il vero potere della natura.
Fin dall'antichità, dal periodo in cui viveva, si rese conto che il mondo, la terra, la natura, insomma tutto ciò che lo circondava, non sarebbe mai stato in perfetto equilibrio, che l'equilibrio lo si può creare solo se ci sono persone che combattono per esso e queste persone non potevano essere semplici uomini o almeno non sempre.
Perciò decise di usare la sua capacità e di usare il suo potere per creare qualcosa che aiutasse l'uomo a superare questi momenti. Andò in Tibet: un viaggio che gli costò fatica, anche perché a quel tempo nessuno conosceva quei luoghi. Lui cercava un posto tranquillo e isolato, dove meditare e prendersi il suo tempo per riuscire nel suo intento. 
Impiegò anni di studi e fatiche. Tutto quello che voleva fare, che doveva fare, non era scritto su un libro, nessuno poteva insegnarglielo: lui era l'unico al mondo con quel potere immenso, con la capacità di comprendere ogni creatura vivente e non, ogni oggetto in natura e dargli un significato vero, un'anima. 
Quando ormai aveva raggiunto una più che veneranda età riuscì a carpire quel segreto che bramava da tempo, così forgiò sette oggetti, facili da portare addosso e vi mise dentro alcuni spiriti di animali, per la precisione decise sette spiriti particolari. 
La volpe, caratterizzata dalla furbizia e dall'esuberanza: avrebbe avuto il potere dell'occultamento, da qui la FoxFog. Il pavone, caratterizzato dalla bellezza e dall'eleganza: con il potere dell'incanto, quindi il potere del VoodaMirror. La tartaruga, tipico simbolo di saggezza e accuratezza: diede vita al potere della protezione ed ovviamente il potere del GreenShield è più che logico. La farfalla simbolo della leggiadria e dell'alleanza: a cui affidò il potere della riproduzione per questo il suo potere è il MakeHero, ossia il creare akuma per risvegliare altri eroi. L'ape, caratterizzata da lavoro e l'impegno: rappresentante la forza di volontà, talmente forte da usare l'HoneyShock per addormentare chi non regge il confronto. Ed infine il gatto nero e la coccinella, rispettivamente simboli della distruzione e della creazione, della sfortuna e della fortuna, due opposti che si attraggono sempre e che danno equilibrio al mondo intero.»
Ogni volta che Monique presentava il loro potere i kwami s'impettivano, come orgogliosi di sentir parlare così bene di loro.
«Ma se sono stati creati per dei buoni scopi allora perché suo marito usa Nooroo in quel modo?» chiese Tian mentre la donna aveva fatto una pausa.
«Ora capirete... Quando me ne andai, fu per cercare di comprendere la vera origine dei kwami e cosa significasse la loro esistenza: non potevo chiederlo semplicemente a loro, perché loro non avrebbero saputo dirmelo. Insomma, loro possono sapere il loro compito, ma non potevano sapere per quale motivo Makohon li avesse creati. Forse questo mio gesto non fu comprensibile da parte di Gabriel ed arrivò al punto di odiare così tanto i Miraculous e i kwami da voler sfruttare Nooroo, che per sua sfortuna era apparso a lui, per ottenere il potere di farmi tornare indietro, non pensando che sarebbe stato inutile. Ciò che è accaduto poi però, è qualcosa che va oltre il padre di Adrien.»
«Cioè?» chiese Lila sempre più curiosa di quella storia.
«Lo sciamano creò i Miraculous, diede loro vita, diede loro un'anima, diede loro un potere immenso, un potere quasi assoluto e da essi nacquero i kwami. Questi oggetti sacri passarono di mano in mano, di custode in custode, di eroe in eroe, fino ad arrivare ai giorni nostri. Però anche lui, Makohon rimase in vita per millenni, non in carne ed ossa, ma sotto forma di spirito della natura, di essenza unica, quell'essenza che era riuscito a studiare. Si era trasformato in uno spirito, una specie di kwami.»
«Che cosa!? Un kwami?!» lo stupore del figlio la fece per un attimo sorridere.
«Non propriamente una creatura come quelle dei Miraculous, ma sì, anche lui era diventato uno spirito: per sopravvivere e seguire le sue creature ovunque andassero. Sebbene lui non avesse bisogno di un'oggetto che custodisse il suo potere: lui era umano, non era stato creato dal nulla, perciò prendeva possesso delle persone, o meglio si faceva ospitare da esse, senza nuocere a nessuno.»
«Ho come l'impressione ci sia un ma, alla fine di questa storia...» disse tranquillamente Nathaniel, spostandosi un po' il ciuffo dalla fronte.
«Makohon si rese conto che tutti potevano usare il potere che lui stesso aveva creato, mentre lui veniva ignorato e rimaneva sempre in disparte, dimenticato da tutti. Non so con esattezza cosa accadde coi vecchi portatori, se già allora fosse intervenuto, ma nel momento in cui ha visto crollare Gabriel davanti alla mia sparizione, dopo averlo visto cercare disperatamente di prendervi i Miraculous un paio di volte, decise di prendere possesso non solo del suo corpo, ma anche della sua mente. 
Per questo vi ho detto che non state combattendo con il vero Papillon: quello non è Gabriel Agreste, quello è Makohon in persona!»

  
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