With Love
Elena non ha parlato di quanto
accaduto, sono arrivate ad Halloween nel silenzio più totale. Sua madre si è
dovuta accontentare di una secca spiegazione “non torno, restiamo qua” “ma
Damon?” “anche lui” bugie su
bugie. Per non pensare, per non sentire, per non subire i suoi impliciti “te l’avevo detto” e continuare
furiosamente, istintivamente, a proteggere lui e quel loro amore che forse è
solo suo, di lei.
Non vuole parlarne, non riesce la sua
testa, il suo cuore, nemmeno a mettere in fila le parole e forzarle ad uscire
per confrontarsi con Bonnie, come se la vergogna e il dispiacere avessero
ottenebrato ogni capacità cognitiva.
I suoi amici se ne sono accorti tanto
che hanno chiesto a Bonnie cosa fosse successo e lei si è limitata a rispondere
un generico “ha litigato col ragazzo”
e così l’hanno convinta ad andare con loro alla festa di Halloween; inutile
stare a piangersi addosso visto che non riesce nemmeno a fare quello.
E mentre Elena si aggroviglia nel suo
silenzio impenetrabile, Caroline tampina Bonnie per avere notizie della
sciagurata amica.
*******
Le giornate di Damon e Lily a Londra
si sono svolte all’insegna del turismo leggero a misura di bambino, pomeriggi
passati al parco coi nonni e serate tese a parlare di Rose, sfogliare vecchi
album di famiglia, provare a stabilire un contatto.
Ed è stata proprio una di quelle sere
che si è fatto coraggio, ha ingoiato il suo disagio ed ha sinceramente parlato
con loro. Seduti a cena al tavolo di ciliegio scuro nell’ampia ed elegante sala
da pranzo dai colori caldi, con il rumore dell’orologio a pendolo in sottofondo
talvolta coperto dal baccano di Lilian intenta a scoprire la sottile arte del
tamburello con forchetta sul ripiano del seggiolone.
Lui lascia che sia Marion ad
occuparsi di lei, le si legge sul volto ferito il desiderio lacerante di
coccolarla, parlarle, lasciarsi conoscere dalla piccola, entrare in rapporto
con lei. All’ inizio è stata discreta sia perché la bambina poteva essere naturalmente
diffidente, sia per non violare l’autorità paterna.
Ma poi le cose si sono evolute
naturalmente e adesso la nonna è lì che imbocca la bambina ridendo con lei.
Damon ha raccontato loro dei suoi
progressi nella crescita accettando di buon grado qualche consiglio della nonna
materna, per poi far scorrere le iridi cerulee su entrambi e deglutire la paura
asfissiante prendendo la parola.
-Io...em...io
avrei bisogno di dirvi una cosa-
L’attenzione di entrambi torna adulta
e vigile, non senza scambiarsi una rapida occhiata che strizza lo stomaco per
l’ansia.
-Ecco volevo...vorrei davvero
scusarmi con voi per...beh sia per aver trattenuto Rose in America e...per non
avervi portato Lily prima, per la malattia di -
-Va tutto bene-
E’ Robert ad interromperlo, non ci
vuole un genio per leggere il dolore e l’imbarazzo che soffocano il ragazzo
seduto al lato opposto della tavola.
-No io-
-Damon, ti prego. Siamo stati
arrabbiati è vero, ma non con te...credo che da genitore tu possa comprendere
che tipo di dolore sia, anche solo pensare di perdere tua figlia. Ma abbiamo
sbagliato anche noi a non venire a trovarti, non avete avuto il tempo di
decidere niente della vostra famiglia e tu hai dovuto fare tutto da solo-
Lo sguardo grigio si sposta
lentamente verso la moglie, colmo di una gratitudine unica.
-Io onestamente, senza Marion, non so
se sarei stato un buon padre. Tu lo sei, nonostante la situazione...quindi non
scusarti, ti prego-
Damon annuisce col volto in fiamme
per quello strano sentimento mai provato prima: il senso di stima, di essere
guardato come un uomo, con un valore. O meglio, un po’ lo ha provato con Elena.
E di nuovo la stretta dell’errore
logora la carne costringendolo a distogliere lo sguardo.
-C’è una cosa che...vorrei
chiedervi...ne ho bisogno ma, non riesco a trovare il coraggio-
E’ incredibile come riesca a mettersi
a nudo con loro, senza provare vergogna per le sue debolezze e asperità.
-Ho bisogno di andare a
trovarla…prima di partire…-
Entrambi si guardano inteneriti e
visibilmente commossi.
-Domattina andiamo tutti insieme, poi
vi accompagneremo all’aeroporto-
Il sorriso timido che si sprigiona
sul volto di Damon genera un’incredibile atmosfera di intimità e serenità, una
pace interiore che lo stesso Damon non avrebbe mai immaginato di provare con
loro e riprende a mangiare più disteso.
****
Ric chiude l’auto e si dirige verso
l’ingresso del supermarket quando incrocia Miranda Gilbert intenta a spingere
il carello per il parcheggio.
-Ehi-
-Ciao Ric-
-Grande cena?-
Lei abbassa lo sguardo sul carrello
colmo di sacchetti.
-Sì beh, sai non ho più molte
caramelle a casa da quando i ragazzi sono cresciuti e devo fare le scorte per i
bambini del quartiere-
-Giusto-
-Voi organizzate qualcosa?-
-Oh no...Jo
ha il turno in ospedale così pensavo di raggiungerla per aiutare i volontari ad
intrattenere i bambini di pediatria-
-E’ davvero un bel gesto-
Sorride commossa da un simile
pensiero, non da tutti.
-Grazie…-
-Allora ti lascio alla tua spesa-
Lui annuisce col capo e la supera
quando si ricorda una cosa, così la richiama rallentando il passo.
-Ah puoi dire a Grayson che dobbiamo
parlare della questione...che stiamo curando io, lui e Damon...se può chiamarmi
così ci incontriamo settimana nuova-
-Oh certo, volete vedervi da noi?
-Possiamo fare anche in studio da
Giuseppe a casa Salvatore, è più intimo e non ti invadiamo casa-
-Ma non è un problema...così posso
tenere io Lily, mi farebbe piacere avervi tutti a cena…non solo per motivi di
lavoro-
Le si illuminano gli occhi all’idea
di stare con quella bambina che adora. Ric sorride imbarazzato.
-Beh non so se Damon ci sarà, ma
comunque lo comunicherò agli altri-
-Non torna domenica?-
-In verità non lo so…-
Si scambiano entrambi uno sguardo
confuso per motivi diversi e Miranda vorrebbe tanto non aver colto una nota
stonata nel tono incerto di Ric. Lei annuisce lasciando correre e si salutano
definitivamente.
Mentre Ric entra nel supermercato
sfila il cellulare di tasca e scrive a suo nipote minore per sapere se allora
Elena lo sa, qui nessuno ci sta capendo più nulla. Come fa Miranda a sapere che
Damon è via?
La risposta negativa di Stefan lo
rende ancor più perplesso, fin quando il ragazzo gli spiega che probabilmente
Elena deve aver detto a sua madre che Damon non c’era.
Suo nipote continua a fare casino e
in questo modo finirà per perdere Elena stessa, che è la cosa migliore insieme
a Lily. Sospira logorato dalle preoccupazioni e decide di rimandare quella
conversazione a quando lui tornerà.
Allo stesso tempo si chiede come stia
andando in Inghilterra. Doveva farlo, avrebbe dovuto farlo anche prima, ma
senza nasconderlo alla sua ragazza.
****
-Sarà un vero disastro, lo sai vero? Cosa farà tuo
fratello?-
-Lo ignoro e onestamente ho deciso di
disinteressarmi….-
-Molto maturo-
-Care…abbiamo fatto quanto potevamo…a questo punto è
una cosa che riguarda solo loro-
La bionda sospira mentre finisce di sistemarsi il
trucco; Stefan è passato a prenderla, alla fine non poteva rifiutare di andare
alla festa della Confraternita, non dopo tutto il casino con Damon, Care se lo
era meritato. La osserva guardarsi nello specchio della propria stanza, lui
poggiato allo stipite della porta nel suo look alla Danny Zucco di Grease in
attesa della sua bionda Sandy, stretta in una tutina nera in grado di fargli
tornare a galla tutte le tensioni adolescenziali represse negli anni.
Ha sempre trovato Care molto attraente, altrimenti non
avrebbe incasinato tutto un anno prima con la sua relazione con Elena per
baciare l’amica, sbronzi proprio ad Halloween.
Così per riprendere la concentrazione torna a pensare
a suo fratello e a tutto il gigantesco guaio da cui davvero non sa come tirarlo
fuori. Elena non risponde alle loro chiamate e Bonnie ha detto loro che lei e i
ragazzi sono riusciti a convincerla per lo meno ad andare alla festa del loro
campus e distrarsi un po’. Sfila il cellulare di tasca per vedere se Damon si è
degnato di rispondere ai suoi messaggi; Ric lo sta tampinando a sua volta per
avvertirlo che Miranda non sa niente di tutta questa storia e che se lo venisse
a sapere Grayson potrebbe reagire molto male e, viste le tensioni al Consiglio,
sarebbe bene non farlo indisporre.
Insomma c’è un’ansia generale e lui ha decisamente
bisogno di svagarsi ad una festa.
Proprio quando sta per rimettere il cellulare in tasca
arriva una notifica di Rebeka e sospira annoiato.
“Spero di aver
scelto la giusta combinazione di vestito”
“Giusta….rispetto a cosa?”
“A te ovviamente”
“Sono confuso”
Lei
invia una serie di faccine sorridenti, destando un brivido di freddo nel
ragazzo i cui occhi verdi fluttuano sullo schermo illuminato, dimenticandosi
per un istante di Caroline la cui voce in sottofondo risuona lontana.
Rebeka
è una specie di droga per lui, non ne sente la mancanza, o il bisogno di
scriverle, ma quando lo cerca è come se fosse in grado di stabilire con lui una
connessione capace di scollegarlo da tutto e confonderlo. Che sia una strega?
“Allora presto tutto ti sarà
chiaro…”
“Presto?”
“Abbi pazienza Salvatore…..”
“Di che stai parlando?”
-Stefan
mi stai ascoltando?????-
Il
tono acuto dell’amica lo riscuote costringendolo ad alzare lo sguardo confuso
su di lei e sobbalza quando se la trova a pochi passi da lui, tutta infervorata
con quel rossetto troppo rosso a risaltarle le labbra.
Ok,
deve avere qualche problema, tutto questo biondo lo scombussola rintontendolo
come un adolescente qualunque.
Saranno
gli ormoni, sarà che è così stufo di rispettare le regole e occuparsi di
riparare ai pasticci di Damon, ma ha una indescrivibile voglia di libertà e
sregolatezza che gli scalda la pelle e inqueta lo sguardo verde.
-Come?
Certo-
-Chi
è???? E’ lei???-
-Dai,
adesso basta….prendi la borsa e andiamo-
Ruota
sui talloni delle scarpe nere e si dirige alla porta per scappare dai cieli
indagatori e quelle ciglia cariche di mascara che stasera, non sa come mai,
sembrano più pericolose del solito.
Arrivano
alla festa della Confraternita insieme, trovandosi anche con altri amici con
cui avevano fissato ed entrano lasciandosi avvolgere e stordire dagli addobbi
macabri, la musica commerciale che fa correre i battiti e l’euforia
universitaria che scalda l’aria e rallegra gli animi. Iniziano a bere,
chiacchierano, fin quando Care non si fa scattare una foto da mandare a Bonnie
nella speranza di riceverne una in ritorno con una Elena più allegra.
E
non tarda ad arrivare: Bonnie vestita da strega, Kol da Mr. Hide,
Kai e Peter da angeli e nel mezzo a loro due una
Elena con gli occhiali da sole, le labbra imbronciante messe in risalto da un
rossetto troppo scuro e quella che ha tutta l’aria di essere una vestaglia a
quadri sotto la quale sbuca una sottoveste.
Caroline
scrive all’amica per chiedere spiegazioni su quello strano trio e lei le
racconta di come i due si siano inventati di essere, per quella serata, gli
angeli custodi di Elena, la quale, vista la situazione, poteva mascherarsi da
diva in riabilitazione che se ne va in giro in vestaglia e ciabatte gridando
“dove sono le mie pillole”.
“Almeno è uscita dalla reclusione”
“E l’aria depressa le
consente di entrare perfettamente nel personaggio”
“Falla bere….ma non troppo”
“La tengono d’occhio i
ragazzi”
“Digli a Kai
che le ali non gli donano”
“Le ha prese da sua nipote, le aveva usate
per il saggio di danza”
“Dai….sta peggiorando”
“Almeno fa ridere Elena”
“In questo caso…il look da miliardaria depressa le dona”
“Glielo farò sapere…dalle
tue parti come va?”
“Bene dai…Stefan è
lanciatissimo!”
“In generale o…”
“In questo istante verso una
mora, dopo chissà”
-Ciao
love-
La
mano di Caroline, intenta ad inviare il messaggio, si blocca quando gli specchi
azzurri si sollevano distratti verso la folla festosa; le occorrono alcuni
secondi affinché riconosca quella voce e il suo cervello elabori l’informazione
collegando un suono ad un nome. Si volta di scatto, esterrefatta, alla propria
destra provando a trattenere quel brivido che le corre rapido lungo la colonna
vertebrale facendole drizzare i peli.
-Klaus-
Il
rumore ovattato della musica in sottofondo sparisce, sovrastato dal battito
furioso del suo cuore la cui velocità aumenta l'apporto di sangue al volto,
scaldandolo di rosso.
Klaus
se ne sta lì, bello forse più di come lo ricordava, coi capelli cenere appena
più lunghi, la barba corta, il sorriso da canaglia incurvato dal lato sinistro
del volto e le mani giunte dietro la schiena a dargli quel tocco autoritario e
saggio come se lui non conoscesse né il tempo né l’attesa.
-Cos…cosa
ci fai qui?-
Se
non fosse per la sua capacità di cogliere solo dalla sfumatura della sua voce
le sue preoccupazioni, con quel frastuono non avrebbe potuto udire il timbro
flebile della ragazza in difficoltà anche solo a parlare. Caroline sta facendo
appello a tutto il suo autocontrollo per non lasciarsi andare ai mille pensieri
contraddittori che le affollano la sua testolina bionda, dimentica del telefono
che le vibra tra le mani, delle sue amiche, dei problemi. Klaus ha sempre avuto
il potere di oscurare tutto, forse anche troppo.
E’
lui a fare un passo verso di lei, bruciando le distanze che gli separano per
farsi più vicino e guardarla meglio in tutto il suo candore imbarazzato che ha
sempre trovato adorabile.
Oh
sì, le era mancata. In tutta la sua altezzosa mania di controllare qualsiasi
cosa, la fierezza del suo sguardo, il desiderio malcelato di sentirsi
semplicemente amata, nascosto tra le righe della sua pungente ironia e dei
confini che Caroline traccia marcatamente, per impedire a chiunque di
incasinare il suo perfetto ma fragile giardino interiore.
-Ho
sentito che una piccola Sandy si aggirava da sola per feste piene di sciocchi
ragazzini…e ho pensato di passare a vedere come se la stesse cavando-
Lei
mette il telefono nella pochette che penzola allacciata al polso e prova a
contenere il suo turbamento.
-Non
ho bisogno della balia-
Si
sente a disagio, piccola e indifesa, lo sguardo indagatore che la sonda
spogliandola di ogni sicurezza anche adesso che scappa dai suoi occhi e
incrocia le braccia per proteggersi da lui, o forse per contenere quella
tempesta di emozioni adolescenziali pronte ad affogarla.
-Di
questo ne sono certo…andiamo-
Lei
schiude le labbra interrogativa, ma non le viene dato il tempo che Klaus ha già
fatto scivolare la propria mano sul suo polso per sciogliere la presa stretta
intorno a se stessa e la tira dietro di sé, conducendola tra la folla, fuori
dalla casa della Confraternita, lontano da tutto ciò che in quel momento a
Caroline non interessa.
*****
Bonnie
è immersa tra i pensieri e i messaggi di Caroline, che improvvisamente ha
smesso di scriverle, quando un bicchiere grande, rosso e pieno di liquido
colorato le viene sventolato sotto al naso all’insù, facendola sussultare. Le
iridi verdi roteano ammorbidendosi verso il ragazzo moro al suo fianco, che
l’aspetta sorridente.
Kol
le ha preso da bere sperando di distrarla dai suoi mille pensieri e riportarla
nella festa in cui sembra divertirsi pure una stravagante Elena.
-Un
drink per i tuo pensieri-
-Oh,
niente stavo scrivendo a Care e mi ero….persa un momento-
-Mm…meglio
una bionda di un biondo-
Bonnie
sorride tirandogli un colpetto sul braccio in segno di rimprovero. I Mikaelson
hanno un fascino bastardo e dolce tutto particolare ed il suo Kol sembra
esserne la quintessenza.
Incredibile
come solo Elena sia rimasta immune a quella famiglia, catturata invece da
un’altra testa calda; c’è un’alta concentrazione di ragazzi problematici nella
loro piccola cittadina, ed è contenta di averne scoperto tutto il potenziale.
Lei e Kol sembrano i più stabili di tutti, non si è mai sentita così con nessuno;
in realtà a parte Luka, un ragazzo conosciuto al campo estivo in prima liceo,
non ha mai davvero avuto un fidanzato e questo fa di lui il suo primo, grande,
amore. E spera che sia per sempre, si è trovata ad avere tutte quelle
sensazioni tipiche del folle innamoramento tanto da aver scritto i loro nomi in
un cuore praticamente su tutti i quaderni
del primo anno di college, quando avevano appena cominciato a
frequentarsi dopo la festa di capodanno a casa Loockwood. E non può credere che
tra due mesi ricorrerà il loro primo anniversario, anche se non è esattamente
il giorno in cui si sono messi insieme, ma sicuramente quello in cui è
cominciato tutto.
-Allora
Miss Bennett, me lo concedi un ballo oppure vuoi stare qui a cercare un modo
per salvare la tua amica dalle sue sofferenze? Anche perché mi sembra che
stasera….la ragazza si stia finalmente sfogando-
-D’accordo
d’accordo…-
Bonnie
beve un sorso della bevuta che gli ha portato Kol e poi la posa per dirigersi
con lui in mezzo alla folla, dove Elena si sta facendo ciondolare sulle spalle
la vestaglia, con i capelli un po’ arruffati, il rossetto lievemente sbiadito e
gli occhiali da sole calati sul naso in modo da far trapelare dall’alto lo
sguardo vuoto e ferito, che in tutta la sua magnetica sofferenza potrebbe
sedurre anche il più morigerato dei ragazzi.
E
Bonnie sa che Peter e Kai non azzarderebbero mai una
sola mossa, ma sono pur sempre due ragazzi di diciannove anni, belli, energici
e con gli occhi abbastanza sani da vedere la bellezza della brunetta alterata
dall’alcool che fluttua in una dimensione tutta sua, lì in mezzo a loro due.
Soprattutto quando quella vestaglia ridicola a quadri, troppo grande, presa in
prestito dallo stesso Kai, le scivola pericolosamente
sugli avambracci scoprendo le spalle e la scollatura candida avvolta in una
misera sottoveste bianca.
L’hanno
notata tutti quelli che sono in corso con loro presenti alla festa, chiunque
abbia visto o conosciuto Elena Gilbert in vesti da brava studentessa, con quel
suo angelico fascino capace di addolcire anche il cuore più ostico è rimasto
piacevolmente folgorato dalla versione tormentata che si è presentata alla
festa.
Kai e Peter hanno dovuto
scacciare un consistente numero di potenziali pretendenti, intenzionati a
volteggiarle intorno e rubarle un bacio o anche solo il numero di telefono,
tutelandola come ordinato da Bonnie, ma lo avrebbero fatto comunque. Elena
ispira un naturale senso protettivo, come un uccellino caduto dal nido che va
aiutato a volare ancora e loro due le sono sinceramente affezionati, anche se è
sempre un confine sottile quando si è giovani, un po’ allegri e soprattutto
belli.
Anche
Elena, adesso che Peter fa cenno di andare a prendere da bere per tutti e tre e
Kai annuisce rimanendole al fianco, ha dato l’ordine
loro di lasciarla essere senza pensieri e svagarsi. Così ora che lei si volta,
persa nei suoi balli senza ritmo e senza senso, con i capelli ad oscurarle la
vista e quegli occhiali da sole che rischiano di caderle per terra, alza lo
sguardo languido sull’amico e le scappa un sorriso divertito.
-Oh
attenzione, la signorina sorride-
-Beh….visto
che hai un paio di ali rubate a una bambina, una coroncina da angioletto e una
bacchetta da fata….cosa dovrei fare? Ma poi gli angeli da quando hanno le bacchette?-
Si
mangia qualche parola con la bocca impastata dall’alcool, non ne ha bevuto
troppo, ma abbastanza da lasciare il freno a mano tirato con cui va sempre in
giro e porta le mani in alto ad aggiustare l’aureola sulla testa dell’amico, in
procinto di piegarsi. Kai solleva gli occhi grigi per
seguire le manovre dell’amica, per poi abbassarli su di lei, troppo intenta a
sistemarlo per notare come lui adesso la stia guardando; come provi con
difficoltà a trattenere quel lampo di desiderio sfuggito al suo controllo in
questa strana sera.
-Fatto!-
Fiera
del suo operato riporta gli occhi neri dentro a quelli grigi, fattisi di cera
al contatto coi suoi ed il tempo sembra fermarsi improvvisamente. Hanno smesso
di ballare, molleggiano sul posto col profumo di fiori e di alcool di lei che
si mischia all’aria pesante ed affollata, le mani di Kai
si sollevano per toglierle i ciuffi disordinati dalla fronte, afferrano gli
occhiali da sole per collocarli sulla testa e si trova a dover resistere a
quella nuova voglia di sfiorarle la pelle del volto, di assaggiare le labbra
imbronciate.
Elena
continua a fissarlo persa, vorrebbe credere che ci sia altro dietro le ciglia
troppo truccate, ma la conosce abbastanza per cogliere il pensiero sempre
presente di questo ragazzo che le incupisce lo sguardo e ruba il cuore. Questo
Damon che chissà se si rende conto di cosa abbia per le mani. Se fosse la sua,
di ragazza, col cavolo che la lascerebbe vagare senza stretta sorveglianza.
Sposta
di sfuggita lo sguardo oltre la testa della ragazza, e gli occhi interrogativi
di Bonnie a pochi passi da loro lo scottano, costringendolo a rompere la strana
aria fluttuante tra loro e si affretta protettivo a sollevare i lembi della sua
vestaglia per riportarli sulle spalle della ragazza per coprirla.
Sarà
una lunga serata, soprattutto quando Peter sparirà con una tizia del corso di
letteratura americana e Kol convincerà Bonnie a dormire con lui nella stanza
che ha preso in albergo, visto che l’inaspettata permanenza di Elena lo ha
privato dell’alloggio gratuito in camera loro; coì toccherà a Kai, dietro attente istruzioni di Bonnie, assicurarsi che
la loro amica arrivi sana e salva al dormitorio.
La
riporterà al sicuro, nella sua stanza e lei troppo cotta dalla stanchezza e
rintontita dalle troppe bevute, crollerà sul letto afferrando la manica della
giacca di Kai e biascicandogli un “non mi lasciare sola” che avrà l’effetto
di corromperlo quanto basta per sedersi al suo fianco e lasciare che lei si
accoccoli tra le sue braccia piombando in un sonno che non condividerà col
ragazzo che, di contro, se ne starà sveglio ed irrequieto ad accarezzarle
goffamente una spalla e controllare il battito agitato dal profumo di buono e
di casa di lei.
****
Rose
è stata sepolta nella sua terra d’origine, con profondo dolore di Damon che non
può farle visita mai, non che forse sarebbe comunque andato a trovarla visto
quanta fatica faccia anche solo per andare al cimitero da sua madre e lasciar
fluire fuori il dolore della perdita, ma averla vicina sarebbe sicuramente
diverso.
Si
è ripromesso di portare Lily almeno una volta l’anno a trovare sua madre e
soprattutto i nonni, in modo che non perda il contatto con loro e adesso che
osserva la lapide in marmo chiaro con inciso il suo nome riscopre uno strano
senso di pace, che solo Rose era in grado di ispirargli; e ne sente la
mancanza, arriva tutto d’un colpo come un’ondata amara che toglie il respiro.
E’
rimasto in piedi ad osservarla, ha ascoltato i suoceri parlare di lei, hanno
fatto collocare a Lily i fiori e poi lo hanno lasciato da solo un momento, ma
prima di allontanarsi, Marion si è avvicinata a lui lasciando la piccola al
nonno.
-Damon…c’è
una cosa che ti devo dare…per conto di Rose-
Lui
la guarda interrogativo infilare le mani nel cappotto color tortora ed estrarne
una busta leggermente piegata ed esita un secondo prima di allungarla a lui
che l’afferra titubante, alzando lo
sguardo azzurro enigmatico sulla suocera.
Lei
gli sorride mestamente e si allontana lasciandolo contemplare quella busta
bianca su cui a mano è scritto semplicemente il suo nome.
Respira
a fondo, non sicuro di quello che voglia fare, non se la sente di aprirla in
quel momento; così si volta, si abbassa sfiorando leggermente la lapide con a
mano proprio come quando le accarezzava il volto e sorride, di quei rari e
sinceri sorrisi che ogni tanto sfuggono al suo autoritario controllo.
-Ciao
rossa….ti prometto che tornerò presto, per farti vedere quanto cresce la nostra
piccola peste e…mi manchi-
Una
volta arrivati in aeroporto si sono salutati con Marion che ha provato a
trattenere le lacrime per il dispiacere di salutare la piccola, ma Damon ha
promesso di chiamarli più spesso, ha installato loro Skype
e fatto vedere come si usa ed ha lasciato che i nonni abbracciassero la
piccola, dando a Damon una intera valigia di cose che le hanno comprato e che
ha imbarcato. Vestiti, giocattoli, fotografie di loro e di sua madre, e alcune
cose che appartenevano a Rose come un braccialettino d’oro con le palline di
corallo rosso e un ciondolo a pesce che le regalarono per il battesimo.
Una
volta decollati con Lily crollata nel sonno profondo, Damon ha preso la lettera
e finalmente l’ha aperta per leggerla, con le mani tremanti a stringere il
foglio stropicciato.
Caro Damon,
Questo è il quinto tentativo. Approfitto del momento visto che ti sei
appena addormentato con Lily, fiero di essere riuscito nell’impresa di cullarla
fino allo sfinimento.
Non ho molto tempo, in tutti i sensi, e ho bisogno di essere essenziale
perché potrei iniziare a piangere su questo stesso foglio.
Tre cose, amore mio.
La prima è un grazie per essere entrato nella mia vita, so che pensi di
essere stato una disgrazia, di avermi rovinata, ma invece Damon mi hai regalato
l’anno più bello della mia vita e il dono più prezioso che avrei mai potuto
desiderare. Nostra figlia.
Non avere paura di quello che pensano gli altri, o dei miei genitori, sii
disponibile e paziente con loro.
La seconda riguarda Lilian, vorrei che tu la battezzassi; te ne parlerò
anche a voce, ma se non ne avessi il tempo ho bisogno di sapere che lo farai.
La fede per me è ed è stata fondamentale per affrontare tutto questo e
vorrei che Lilian potesse conoscere questa strada. Ricorda sempre che sei un
padre incredibilmente umano.
In questo, non vergognarti mai di chiedere aiuto, torna da tuo padre,
recupera i rapporti, fatti sostenere da Ric ed apriti a tuo fratello, si vede
che ti guarda con ammirazione.
La terza e, forse, la più semplice in realtà è una richiesta espressa che
ti faccio e riguarda te.
Apriti amore mio, apri il tuo cuore.
Col tempo che ti occorrerà, ma se accadrà e io già so che è così perché
come si può non amarti, lasciala entrare chiunque lei sia.
Permetti ad un’altra persona di farsi spazio dentro di te, di prendersi
cura di te e di nostra figlia; ho bisogno di sapere che qualcun altro assolverà
ai miei compiti. Ho sempre saputo di essere di passaggio nella tua vita, anche
se non avrei mai immaginato come, ma non eri destinato a me, non in quel senso.
Per questo ti prego Damon non chiudere il mondo fuori e non sentirti in
colpa, non pensare che mi stai tradendo.
Al contrario mi onorerai, molto egoisticamente ho bisogno di sapere che
starai bene.
Sii felice, per me.
Con amore
Rose
****
Toc,
toc, toc.
Bussano
una, due, tre volte con insistenza. Kai non sente
subito il tonfo sulla porta, si è addormentato ad un certo punto e adesso sente
il corpo intorpidito svegliarsi per il rumore in sottofondo. Il collo e la
parte sinistra gli fanno male, un po’ per la posizione scomoda, un po’ perché
Elena gli ha impedito ogni movimento e non capisce come facesse Napoleone a
dormire seduto. Si passa una mano sul volto strofinandosi gli occhi e realizza,
quando il rumore arriva finalmente alle sue orecchie, che Bonnie gli ha dato la
chiave della stanza per sicurezza, nel caso in cui Elena avesse perso la sua
viste le condizioni. Così abbassa lo sguardo accecato dalla luce filtrante
dalle tende che si è scordato di tirare e prova a muoversi per sgusciare fuori
dal letto senza svegliare Elena che mormora lamentele nel dormiveglia.
Il
ragazzo si trascina alla porta provando ad aprire gli occhi appiccicati dal
sonno e finalmente apre la porta, pronto ad infamare Bonnie per tutta quella
molestia.
-E
tu chi sei?-
Due
occhi azzurri lo fissano enigmatici.
-Scusa
io…non è la stanza di Elena Gilbert?-
Elena,
che riconosce la voce, si alza con un respiro di terrore che la sveglia tutta
insieme e spalanca gli occhi.
Damon.
Scusate
il ritardo, è un periodo nero a lavoro. Posto ora che sono le due di notte e
domani non mi alzerò mai in orario ma questo capitolo stava qui in giacenza da
troppo tempo, non riuscivo mai a concluderlo e rileggerlo.
Grazie
come sempre a tutte coloro che mi leggono e recensiscono, siamo a un punto di
svolta in cui abbiamo visto Damon alle prese coi suoceri e la lettera di Rose,
che serviva come punto di chiusura di tutti i suoi turbamenti e dell’altra
Elena e il suo modo personale di affrontare il dispiacere. So che è un po’
lungo spero mi perdoniate.
Nel
prossimo darò spazio anche agli altri personaggi, ma avevo troppo materiale delena e non potevo sprecarlo.
Grazie
ancora
Baci
Eli