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Autore: eli_s    28/02/2017    2 recensioni
Talvolta dobbiamo camminare sulla propria strada sfiorando inconsapevolmente ciò a cui siamo destinati.
Piccolo tentativo Delena di raccontare come si sono girati attorno per un po' prima di trovarsi davvero.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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With Love

 

 

Elena non ha parlato di quanto accaduto, sono arrivate ad Halloween nel silenzio più totale. Sua madre si è dovuta accontentare di una secca spiegazione “non torno, restiamo qua” “ma Damon?” “anche lui” bugie su bugie. Per non pensare, per non sentire, per non subire i suoi impliciti “te l’avevo detto”  e continuare furiosamente, istintivamente, a proteggere lui e quel loro amore che forse è solo suo, di lei.

Non vuole parlarne, non riesce la sua testa, il suo cuore, nemmeno a mettere in fila le parole e forzarle ad uscire per confrontarsi con Bonnie, come se la vergogna e il dispiacere avessero ottenebrato ogni capacità cognitiva.

I suoi amici se ne sono accorti tanto che hanno chiesto a Bonnie cosa fosse successo e lei si è limitata a rispondere un generico “ha litigato col ragazzo” e così l’hanno convinta ad andare con loro alla festa di Halloween; inutile stare a piangersi addosso visto che non riesce nemmeno a fare quello.

 

E mentre Elena si aggroviglia nel suo silenzio impenetrabile, Caroline tampina Bonnie per avere notizie della sciagurata amica.

 

 

*******

 

Le giornate di Damon e Lily a Londra si sono svolte all’insegna del turismo leggero a misura di bambino, pomeriggi passati al parco coi nonni e serate tese a parlare di Rose, sfogliare vecchi album di famiglia, provare a stabilire un contatto.

 

Ed è stata proprio una di quelle sere che si è fatto coraggio, ha ingoiato il suo disagio ed ha sinceramente parlato con loro. Seduti a cena al tavolo di ciliegio scuro nell’ampia ed elegante sala da pranzo dai colori caldi, con il rumore dell’orologio a pendolo in sottofondo talvolta coperto dal baccano di Lilian intenta a scoprire la sottile arte del tamburello con forchetta sul ripiano del seggiolone.

Lui lascia che sia Marion ad occuparsi di lei, le si legge sul volto ferito il desiderio lacerante di coccolarla, parlarle, lasciarsi conoscere dalla piccola, entrare in rapporto con lei. All’ inizio è stata discreta sia perché la bambina poteva essere naturalmente diffidente, sia per non violare l’autorità paterna.

 

Ma poi le cose si sono evolute naturalmente e adesso la nonna è lì che imbocca la bambina ridendo con lei.

Damon ha raccontato loro dei suoi progressi nella crescita accettando di buon grado qualche consiglio della nonna materna, per poi far scorrere le iridi cerulee su entrambi e deglutire la paura asfissiante prendendo la parola.

 

-Io...em...io avrei bisogno di dirvi una cosa-

 

L’attenzione di entrambi torna adulta e vigile, non senza scambiarsi una rapida occhiata che strizza lo stomaco per l’ansia.

 

-Ecco volevo...vorrei davvero scusarmi con voi per...beh sia per aver trattenuto Rose in America e...per non avervi portato Lily prima, per la malattia di -

-Va tutto bene-

 

E’ Robert ad interromperlo, non ci vuole un genio per leggere il dolore e l’imbarazzo che soffocano il ragazzo seduto al lato opposto della tavola.

 

-No io-

-Damon, ti prego. Siamo stati arrabbiati è vero, ma non con te...credo che da genitore tu possa comprendere che tipo di dolore sia, anche solo pensare di perdere tua figlia. Ma abbiamo sbagliato anche noi a non venire a trovarti, non avete avuto il tempo di decidere niente della vostra famiglia e tu hai dovuto fare tutto da solo-

 

Lo sguardo grigio si sposta lentamente verso la moglie, colmo di una gratitudine unica.

 

-Io onestamente, senza Marion, non so se sarei stato un buon padre. Tu lo sei, nonostante la situazione...quindi non scusarti, ti prego-

 

Damon annuisce col volto in fiamme per quello strano sentimento mai provato prima: il senso di stima, di essere guardato come un uomo, con un valore. O meglio, un po’ lo ha provato con Elena.

E di nuovo la stretta dell’errore logora la carne costringendolo a distogliere lo sguardo.

 

-C’è una cosa che...vorrei chiedervi...ne ho bisogno ma, non riesco a trovare il coraggio-

 

E’ incredibile come riesca a mettersi a nudo con loro, senza provare vergogna per le sue debolezze e asperità.

 

-Ho bisogno di andare a trovarla…prima di partire…-

 

Entrambi si guardano inteneriti e visibilmente commossi.

 

-Domattina andiamo tutti insieme, poi vi accompagneremo all’aeroporto-

 

Il sorriso timido che si sprigiona sul volto di Damon genera un’incredibile atmosfera di intimità e serenità, una pace interiore che lo stesso Damon non avrebbe mai immaginato di provare con loro e riprende a mangiare più disteso.

 

 

****

 

Ric chiude l’auto e si dirige verso l’ingresso del supermarket quando incrocia Miranda Gilbert intenta a spingere il carello per il parcheggio.

 

-Ehi-

-Ciao Ric-

-Grande cena?-

 

Lei abbassa lo sguardo sul carrello colmo di sacchetti.

 

-Sì beh, sai non ho più molte caramelle a casa da quando i ragazzi sono cresciuti e devo fare le scorte per i bambini del quartiere-

-Giusto-

-Voi organizzate qualcosa?-

-Oh no...Jo ha il turno in ospedale così pensavo di raggiungerla per aiutare i volontari ad intrattenere i bambini di pediatria-

-E’ davvero un bel gesto-

 

Sorride commossa da un simile pensiero, non da tutti.

 

-Grazie…-

-Allora ti lascio alla tua spesa-

 

Lui annuisce col capo e la supera quando si ricorda una cosa, così la richiama rallentando il passo.

 

-Ah puoi dire a Grayson che dobbiamo parlare della questione...che stiamo curando io, lui e Damon...se può chiamarmi così ci incontriamo settimana nuova-

-Oh certo, volete vedervi da noi?

-Possiamo fare anche in studio da Giuseppe a casa Salvatore, è più intimo e non ti invadiamo casa-

-Ma non è un problema...così posso tenere io Lily, mi farebbe piacere avervi tutti a cena…non solo per motivi di lavoro-

 

Le si illuminano gli occhi all’idea di stare con quella bambina che adora. Ric sorride imbarazzato.

 

-Beh non so se Damon ci sarà, ma comunque lo comunicherò agli altri-

-Non torna domenica?-

-In verità non lo so…-

 

Si scambiano entrambi uno sguardo confuso per motivi diversi e Miranda vorrebbe tanto non aver colto una nota stonata nel tono incerto di Ric. Lei annuisce lasciando correre e si salutano definitivamente.

Mentre Ric entra nel supermercato sfila il cellulare di tasca e scrive a suo nipote minore per sapere se allora Elena lo sa, qui nessuno ci sta capendo più nulla. Come fa Miranda a sapere che Damon è via?

La risposta negativa di Stefan lo rende ancor più perplesso, fin quando il ragazzo gli spiega che probabilmente Elena deve aver detto a sua madre che Damon non c’era.

Suo nipote continua a fare casino e in questo modo finirà per perdere Elena stessa, che è la cosa migliore insieme a Lily. Sospira logorato dalle preoccupazioni e decide di rimandare quella conversazione a quando lui tornerà.

 

Allo stesso tempo si chiede come stia andando in Inghilterra. Doveva farlo, avrebbe dovuto farlo anche prima, ma senza nasconderlo alla sua ragazza.

 

 

****

 

-Sarà un vero disastro, lo sai vero? Cosa farà tuo fratello?-

-Lo ignoro e onestamente ho deciso di disinteressarmi….-

-Molto maturo-

-Care…abbiamo fatto quanto potevamo…a questo punto è una cosa che riguarda solo loro-

 

La bionda sospira mentre finisce di sistemarsi il trucco; Stefan è passato a prenderla, alla fine non poteva rifiutare di andare alla festa della Confraternita, non dopo tutto il casino con Damon, Care se lo era meritato. La osserva guardarsi nello specchio della propria stanza, lui poggiato allo stipite della porta nel suo look alla Danny Zucco di Grease in attesa della sua bionda Sandy, stretta in una tutina nera in grado di fargli tornare a galla tutte le tensioni adolescenziali represse negli anni.

Ha sempre trovato Care molto attraente, altrimenti non avrebbe incasinato tutto un anno prima con la sua relazione con Elena per baciare l’amica, sbronzi proprio ad Halloween.

 

Così per riprendere la concentrazione torna a pensare a suo fratello e a tutto il gigantesco guaio da cui davvero non sa come tirarlo fuori. Elena non risponde alle loro chiamate e Bonnie ha detto loro che lei e i ragazzi sono riusciti a convincerla per lo meno ad andare alla festa del loro campus e distrarsi un po’. Sfila il cellulare di tasca per vedere se Damon si è degnato di rispondere ai suoi messaggi; Ric lo sta tampinando a sua volta per avvertirlo che Miranda non sa niente di tutta questa storia e che se lo venisse a sapere Grayson potrebbe reagire molto male e, viste le tensioni al Consiglio, sarebbe bene non farlo indisporre.

Insomma c’è un’ansia generale e lui ha decisamente bisogno di svagarsi ad una festa.

Proprio quando sta per rimettere il cellulare in tasca arriva una notifica di Rebeka e sospira annoiato.

 

“Spero di aver scelto la giusta combinazione di vestito”

“Giusta….rispetto a cosa?”

“A te ovviamente”

“Sono confuso

 

Lei invia una serie di faccine sorridenti, destando un brivido di freddo nel ragazzo i cui occhi verdi fluttuano sullo schermo illuminato, dimenticandosi per un istante di Caroline la cui voce in sottofondo risuona lontana.

Rebeka è una specie di droga per lui, non ne sente la mancanza, o il bisogno di scriverle, ma quando lo cerca è come se fosse in grado di stabilire con lui una connessione capace di scollegarlo da tutto e confonderlo. Che sia una strega?

 

“Allora presto tutto ti sarà chiaro…”

“Presto?”

“Abbi pazienza Salvatore…..”

“Di che stai parlando?”

 

-Stefan mi stai ascoltando?????-

 

Il tono acuto dell’amica lo riscuote costringendolo ad alzare lo sguardo confuso su di lei e sobbalza quando se la trova a pochi passi da lui, tutta infervorata con quel rossetto troppo rosso a risaltarle le labbra.

Ok, deve avere qualche problema, tutto questo biondo lo scombussola rintontendolo come un adolescente qualunque.

Saranno gli ormoni, sarà che è così stufo di rispettare le regole e occuparsi di riparare ai pasticci di Damon, ma ha una indescrivibile voglia di libertà e sregolatezza che gli scalda la pelle e inqueta lo sguardo verde.

 

-Come? Certo-

-Chi è???? E’ lei???-

-Dai, adesso basta….prendi la borsa e andiamo-

 

Ruota sui talloni delle scarpe nere e si dirige alla porta per scappare dai cieli indagatori e quelle ciglia cariche di mascara che stasera, non sa come mai, sembrano più pericolose del solito.

 

Arrivano alla festa della Confraternita insieme, trovandosi anche con altri amici con cui avevano fissato ed entrano lasciandosi avvolgere e stordire dagli addobbi macabri, la musica commerciale che fa correre i battiti e l’euforia universitaria che scalda l’aria e rallegra gli animi. Iniziano a bere, chiacchierano, fin quando Care non si fa scattare una foto da mandare a Bonnie nella speranza di riceverne una in ritorno con una Elena più allegra.

 

E non tarda ad arrivare: Bonnie vestita da strega, Kol da Mr. Hide, Kai e Peter da angeli e nel mezzo a loro due una Elena con gli occhiali da sole, le labbra imbronciante messe in risalto da un rossetto troppo scuro e quella che ha tutta l’aria di essere una vestaglia a quadri sotto la quale sbuca una sottoveste.

Caroline scrive all’amica per chiedere spiegazioni su quello strano trio e lei le racconta di come i due si siano inventati di essere, per quella serata, gli angeli custodi di Elena, la quale, vista la situazione, poteva mascherarsi da diva in riabilitazione che se ne va in giro in vestaglia e ciabatte gridando “dove sono le mie pillole”.

 

Almeno è uscita dalla reclusione”

“E l’aria depressa le consente di entrare perfettamente nel personaggio”

“Falla bere….ma non troppo”

“La tengono d’occhio i ragazzi”

“Digli a Kai che le ali non gli donano”

Le ha prese da sua nipote, le aveva usate per il saggio di danza”

“Dai….sta peggiorando”

“Almeno fa ridere Elena”
“In questo caso…il look da miliardaria depressa le dona”

“Glielo farò sapere…dalle tue parti come va?”

“Bene dai…Stefan è lanciatissimo!”

“In generale o…”

“In questo istante verso una mora, dopo chissà”

 

-Ciao love-

 

La mano di Caroline, intenta ad inviare il messaggio, si blocca quando gli specchi azzurri si sollevano distratti verso la folla festosa; le occorrono alcuni secondi affinché riconosca quella voce e il suo cervello elabori l’informazione collegando un suono ad un nome. Si volta di scatto, esterrefatta, alla propria destra provando a trattenere quel brivido che le corre rapido lungo la colonna vertebrale facendole drizzare i peli.

 

-Klaus-

 

Il rumore ovattato della musica in sottofondo sparisce, sovrastato dal battito furioso del suo cuore la cui velocità aumenta l'apporto di sangue al volto, scaldandolo di rosso.

Klaus se ne sta lì, bello forse più di come lo ricordava, coi capelli cenere appena più lunghi, la barba corta, il sorriso da canaglia incurvato dal lato sinistro del volto e le mani giunte dietro la schiena a dargli quel tocco autoritario e saggio come se lui non conoscesse né il tempo né l’attesa.

 

-Cos…cosa ci fai qui?-

 

Se non fosse per la sua capacità di cogliere solo dalla sfumatura della sua voce le sue preoccupazioni, con quel frastuono non avrebbe potuto udire il timbro flebile della ragazza in difficoltà anche solo a parlare. Caroline sta facendo appello a tutto il suo autocontrollo per non lasciarsi andare ai mille pensieri contraddittori che le affollano la sua testolina bionda, dimentica del telefono che le vibra tra le mani, delle sue amiche, dei problemi. Klaus ha sempre avuto il potere di oscurare tutto, forse anche troppo.

 

E’ lui a fare un passo verso di lei, bruciando le distanze che gli separano per farsi più vicino e guardarla meglio in tutto il suo candore imbarazzato che ha sempre trovato adorabile.

Oh sì, le era mancata. In tutta la sua altezzosa mania di controllare qualsiasi cosa, la fierezza del suo sguardo, il desiderio malcelato di sentirsi semplicemente amata, nascosto tra le righe della sua pungente ironia e dei confini che Caroline traccia marcatamente, per impedire a chiunque di incasinare il suo perfetto ma fragile giardino interiore.

 

-Ho sentito che una piccola Sandy si aggirava da sola per feste piene di sciocchi ragazzini…e ho pensato di passare a vedere come se la stesse cavando-

 

Lei mette il telefono nella pochette che penzola allacciata al polso e prova a contenere il suo turbamento.

 

-Non ho bisogno della balia-

 

Si sente a disagio, piccola e indifesa, lo sguardo indagatore che la sonda spogliandola di ogni sicurezza anche adesso che scappa dai suoi occhi e incrocia le braccia per proteggersi da lui, o forse per contenere quella tempesta di emozioni adolescenziali pronte ad affogarla.

 

-Di questo ne sono certo…andiamo-

 

Lei schiude le labbra interrogativa, ma non le viene dato il tempo che Klaus ha già fatto scivolare la propria mano sul suo polso per sciogliere la presa stretta intorno a se stessa e la tira dietro di sé, conducendola tra la folla, fuori dalla casa della Confraternita, lontano da tutto ciò che in quel momento a Caroline non interessa.

 

 

*****

 

 

Bonnie è immersa tra i pensieri e i messaggi di Caroline, che improvvisamente ha smesso di scriverle, quando un bicchiere grande, rosso e pieno di liquido colorato le viene sventolato sotto al naso all’insù, facendola sussultare. Le iridi verdi roteano ammorbidendosi verso il ragazzo moro al suo fianco, che l’aspetta sorridente.

Kol le ha preso da bere sperando di distrarla dai suoi mille pensieri e riportarla nella festa in cui sembra divertirsi pure una stravagante Elena.

 

-Un drink per i tuo pensieri-

-Oh, niente stavo scrivendo a Care e mi ero….persa un momento-

-Mm…meglio una bionda di un biondo-

 

Bonnie sorride tirandogli un colpetto sul braccio in segno di rimprovero. I Mikaelson hanno un fascino bastardo e dolce tutto particolare ed il suo Kol sembra esserne la quintessenza.

Incredibile come solo Elena sia rimasta immune a quella famiglia, catturata invece da un’altra testa calda; c’è un’alta concentrazione di ragazzi problematici nella loro piccola cittadina, ed è contenta di averne scoperto tutto il potenziale. Lei e Kol sembrano i più stabili di tutti, non si è mai sentita così con nessuno; in realtà a parte Luka, un ragazzo conosciuto al campo estivo in prima liceo, non ha mai davvero avuto un fidanzato e questo fa di lui il suo primo, grande, amore. E spera che sia per sempre, si è trovata ad avere tutte quelle sensazioni tipiche del folle innamoramento tanto da aver scritto i loro nomi in un cuore praticamente su tutti i quaderni  del primo anno di college, quando avevano appena cominciato a frequentarsi dopo la festa di capodanno a casa Loockwood. E non può credere che tra due mesi ricorrerà il loro primo anniversario, anche se non è esattamente il giorno in cui si sono messi insieme, ma sicuramente quello in cui è cominciato tutto.

 

-Allora Miss Bennett, me lo concedi un ballo oppure vuoi stare qui a cercare un modo per salvare la tua amica dalle sue sofferenze? Anche perché mi sembra che stasera….la ragazza si stia finalmente sfogando-

-D’accordo d’accordo…-

 

Bonnie beve un sorso della bevuta che gli ha portato Kol e poi la posa per dirigersi con lui in mezzo alla folla, dove Elena si sta facendo ciondolare sulle spalle la vestaglia, con i capelli un po’ arruffati, il rossetto lievemente sbiadito e gli occhiali da sole calati sul naso in modo da far trapelare dall’alto lo sguardo vuoto e ferito, che in tutta la sua magnetica sofferenza potrebbe sedurre anche il più morigerato dei ragazzi.

E Bonnie sa che Peter e Kai non azzarderebbero mai una sola mossa, ma sono pur sempre due ragazzi di diciannove anni, belli, energici e con gli occhi abbastanza sani da vedere la bellezza della brunetta alterata dall’alcool che fluttua in una dimensione tutta sua, lì in mezzo a loro due. Soprattutto quando quella vestaglia ridicola a quadri, troppo grande, presa in prestito dallo stesso Kai, le scivola pericolosamente sugli avambracci scoprendo le spalle e la scollatura candida avvolta in una misera sottoveste bianca.

L’hanno notata tutti quelli che sono in corso con loro presenti alla festa, chiunque abbia visto o conosciuto Elena Gilbert in vesti da brava studentessa, con quel suo angelico fascino capace di addolcire anche il cuore più ostico è rimasto piacevolmente folgorato dalla versione tormentata che si è presentata alla festa. 

 

Kai e Peter hanno dovuto scacciare un consistente numero di potenziali pretendenti, intenzionati a volteggiarle intorno e rubarle un bacio o anche solo il numero di telefono, tutelandola come ordinato da Bonnie, ma lo avrebbero fatto comunque. Elena ispira un naturale senso protettivo, come un uccellino caduto dal nido che va aiutato a volare ancora e loro due le sono sinceramente affezionati, anche se è sempre un confine sottile quando si è giovani, un po’ allegri e soprattutto belli.

 

Anche Elena, adesso che Peter fa cenno di andare a prendere da bere per tutti e tre e Kai annuisce rimanendole al fianco, ha dato l’ordine loro di lasciarla essere senza pensieri e svagarsi. Così ora che lei si volta, persa nei suoi balli senza ritmo e senza senso, con i capelli ad oscurarle la vista e quegli occhiali da sole che rischiano di caderle per terra, alza lo sguardo languido sull’amico e le scappa un sorriso divertito.

 

-Oh attenzione, la signorina sorride-

-Beh….visto che hai un paio di ali rubate a una bambina, una coroncina da angioletto e una bacchetta da fata….cosa dovrei fare? Ma poi gli angeli da quando hanno le bacchette?-

 

Si mangia qualche parola con la bocca impastata dall’alcool, non ne ha bevuto troppo, ma abbastanza da lasciare il freno a mano tirato con cui va sempre in giro e porta le mani in alto ad aggiustare l’aureola sulla testa dell’amico, in procinto di piegarsi. Kai solleva gli occhi grigi per seguire le manovre dell’amica, per poi abbassarli su di lei, troppo intenta a sistemarlo per notare come lui adesso la stia guardando; come provi con difficoltà a trattenere quel lampo di desiderio sfuggito al suo controllo in questa strana sera.

 

-Fatto!-

 

Fiera del suo operato riporta gli occhi neri dentro a quelli grigi, fattisi di cera al contatto coi suoi ed il tempo sembra fermarsi improvvisamente. Hanno smesso di ballare, molleggiano sul posto col profumo di fiori e di alcool di lei che si mischia all’aria pesante ed affollata, le mani di Kai si sollevano per toglierle i ciuffi disordinati dalla fronte, afferrano gli occhiali da sole per collocarli sulla testa e si trova a dover resistere a quella nuova voglia di sfiorarle la pelle del volto, di assaggiare le labbra imbronciate.

Elena continua a fissarlo persa, vorrebbe credere che ci sia altro dietro le ciglia troppo truccate, ma la conosce abbastanza per cogliere il pensiero sempre presente di questo ragazzo che le incupisce lo sguardo e ruba il cuore. Questo Damon che chissà se si rende conto di cosa abbia per le mani. Se fosse la sua, di ragazza, col cavolo che la lascerebbe vagare senza stretta sorveglianza.

 

Sposta di sfuggita lo sguardo oltre la testa della ragazza, e gli occhi interrogativi di Bonnie a pochi passi da loro lo scottano, costringendolo a rompere la strana aria fluttuante tra loro e si affretta protettivo a sollevare i lembi della sua vestaglia per riportarli sulle spalle della ragazza per coprirla.

 

Sarà una lunga serata, soprattutto quando Peter sparirà con una tizia del corso di letteratura americana e Kol convincerà Bonnie a dormire con lui nella stanza che ha preso in albergo, visto che l’inaspettata permanenza di Elena lo ha privato dell’alloggio gratuito in camera loro; coì toccherà a Kai, dietro attente istruzioni di Bonnie, assicurarsi che la loro amica arrivi sana e salva al dormitorio.

La riporterà al sicuro, nella sua stanza e lei troppo cotta dalla stanchezza e rintontita dalle troppe bevute, crollerà sul letto afferrando la manica della giacca di Kai e biascicandogli un “non mi lasciare sola” che avrà l’effetto di corromperlo quanto basta per sedersi al suo fianco e lasciare che lei si accoccoli tra le sue braccia piombando in un sonno che non condividerà col ragazzo che, di contro, se ne starà sveglio ed irrequieto ad accarezzarle goffamente una spalla e controllare il battito agitato dal profumo di buono e di casa di lei.

 

 

****

 

Rose è stata sepolta nella sua terra d’origine, con profondo dolore di Damon che non può farle visita mai, non che forse sarebbe comunque andato a trovarla visto quanta fatica faccia anche solo per andare al cimitero da sua madre e lasciar fluire fuori il dolore della perdita, ma averla vicina sarebbe sicuramente diverso.

Si è ripromesso di portare Lily almeno una volta l’anno a trovare sua madre e soprattutto i nonni, in modo che non perda il contatto con loro e adesso che osserva la lapide in marmo chiaro con inciso il suo nome riscopre uno strano senso di pace, che solo Rose era in grado di ispirargli; e ne sente la mancanza, arriva tutto d’un colpo come un’ondata amara che toglie il respiro.

 

E’ rimasto in piedi ad osservarla, ha ascoltato i suoceri parlare di lei, hanno fatto collocare a Lily i fiori e poi lo hanno lasciato da solo un momento, ma prima di allontanarsi, Marion si è avvicinata a lui lasciando la piccola al nonno.

 

-Damon…c’è una cosa che ti devo dare…per conto di Rose-

 

Lui la guarda interrogativo infilare le mani nel cappotto color tortora ed estrarne una busta leggermente piegata ed esita un secondo prima di allungarla a lui che  l’afferra titubante, alzando lo sguardo azzurro enigmatico sulla suocera.

Lei gli sorride mestamente e si allontana lasciandolo contemplare quella busta bianca su cui a mano è scritto semplicemente il suo nome.

 

Respira a fondo, non sicuro di quello che voglia fare, non se la sente di aprirla in quel momento; così si volta, si abbassa sfiorando leggermente la lapide con a mano proprio come quando le accarezzava il volto e sorride, di quei rari e sinceri sorrisi che ogni tanto sfuggono al suo autoritario controllo.

 

-Ciao rossa….ti prometto che tornerò presto, per farti vedere quanto cresce la nostra piccola peste e…mi manchi-

 

Una volta arrivati in aeroporto si sono salutati con Marion che ha provato a trattenere le lacrime per il dispiacere di salutare la piccola, ma Damon ha promesso di chiamarli più spesso, ha installato loro Skype e fatto vedere come si usa ed ha lasciato che i nonni abbracciassero la piccola, dando a Damon una intera valigia di cose che le hanno comprato e che ha imbarcato. Vestiti, giocattoli, fotografie di loro e di sua madre, e alcune cose che appartenevano a Rose come un braccialettino d’oro con le palline di corallo rosso e un ciondolo a pesce che le regalarono per il battesimo.

Una volta decollati con Lily crollata nel sonno profondo, Damon ha preso la lettera e finalmente l’ha aperta per leggerla, con le mani tremanti a stringere il foglio stropicciato.

 

Caro Damon,

 

Questo è il quinto tentativo. Approfitto del momento visto che ti sei appena addormentato con Lily, fiero di essere riuscito nell’impresa di cullarla fino allo sfinimento.

Non ho molto tempo, in tutti i sensi, e ho bisogno di essere essenziale perché potrei iniziare a piangere su questo stesso foglio.

Tre cose, amore mio.

La prima è un grazie per essere entrato nella mia vita, so che pensi di essere stato una disgrazia, di avermi rovinata, ma invece Damon mi hai regalato l’anno più bello della mia vita e il dono più prezioso che avrei mai potuto desiderare. Nostra figlia.

Non avere paura di quello che pensano gli altri, o dei miei genitori, sii disponibile e paziente con loro.

La seconda riguarda Lilian, vorrei che tu la battezzassi; te ne parlerò anche a voce, ma se non ne avessi il tempo ho bisogno di sapere che lo farai.

La fede per me è ed è stata fondamentale per affrontare tutto questo e vorrei che Lilian potesse conoscere questa strada. Ricorda sempre che sei un padre incredibilmente umano.

In questo, non vergognarti mai di chiedere aiuto, torna da tuo padre, recupera i rapporti, fatti sostenere da Ric ed apriti a tuo fratello, si vede che ti guarda con ammirazione.

La terza e, forse, la più semplice in realtà è una richiesta espressa che ti faccio e riguarda te.

Apriti amore mio, apri il tuo cuore.

Col tempo che ti occorrerà, ma se accadrà e io già so che è così perché come si può non amarti, lasciala entrare chiunque lei sia.

Permetti ad un’altra persona di farsi spazio dentro di te, di prendersi cura di te e di nostra figlia; ho bisogno di sapere che qualcun altro assolverà ai miei compiti. Ho sempre saputo di essere di passaggio nella tua vita, anche se non avrei mai immaginato come, ma non eri destinato a me, non in quel senso.

Per questo ti prego Damon non chiudere il mondo fuori e non sentirti in colpa, non pensare che mi stai tradendo.

Al contrario mi onorerai, molto egoisticamente ho bisogno di sapere che starai bene.

Sii felice, per me.

 

Con amore

Rose

 

 

****

 

Toc, toc, toc.

 

Bussano una, due, tre volte con insistenza. Kai non sente subito il tonfo sulla porta, si è addormentato ad un certo punto e adesso sente il corpo intorpidito svegliarsi per il rumore in sottofondo. Il collo e la parte sinistra gli fanno male, un po’ per la posizione scomoda, un po’ perché Elena gli ha impedito ogni movimento e non capisce come facesse Napoleone a dormire seduto. Si passa una mano sul volto strofinandosi gli occhi e realizza, quando il rumore arriva finalmente alle sue orecchie, che Bonnie gli ha dato la chiave della stanza per sicurezza, nel caso in cui Elena avesse perso la sua viste le condizioni. Così abbassa lo sguardo accecato dalla luce filtrante dalle tende che si è scordato di tirare e prova a muoversi per sgusciare fuori dal letto senza svegliare Elena che mormora lamentele nel dormiveglia.

 

Il ragazzo si trascina alla porta provando ad aprire gli occhi appiccicati dal sonno e finalmente apre la porta, pronto ad infamare Bonnie per tutta quella molestia.

 

-E tu chi sei?-

 

Due occhi azzurri lo fissano enigmatici.

 

-Scusa io…non è la stanza di Elena Gilbert?-

 

Elena, che riconosce la voce, si alza con un respiro di terrore che la sveglia tutta insieme e spalanca gli occhi.

 

Damon.

 

 

 

 

 

 

Scusate il ritardo, è un periodo nero a lavoro. Posto ora che sono le due di notte e domani non mi alzerò mai in orario ma questo capitolo stava qui in giacenza da troppo tempo, non riuscivo mai a concluderlo e rileggerlo.

 

Grazie come sempre a tutte coloro che mi leggono e recensiscono, siamo a un punto di svolta in cui abbiamo visto Damon alle prese coi suoceri e la lettera di Rose, che serviva come punto di chiusura di tutti i suoi turbamenti e dell’altra Elena e il suo modo personale di affrontare il dispiacere. So che è un po’ lungo spero mi perdoniate.

 

Nel prossimo darò spazio anche agli altri personaggi, ma avevo troppo materiale delena e non potevo sprecarlo.

 

Grazie ancora

Baci

Eli

   
 
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