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Autore: effie_    01/03/2017    2 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Una leggera luce penetrava dalla finestra che c’era nel dormitorio, conferendogli una vaga luminosità spettrale. Al di fuori il cielo di era un colore innaturale, sul grigiastro, ma terribilmente tendente al bianco, segno che da quella mattinata ci si poteva aspettare solo neve. La temperatura si era abbassata così tanto che perfino gli uccellini avevano rinunciato a cantare e avevano preferito rintanarsi alla Guferia, nella speranza di trovare un po’ di riparo dal freddo pungente.
All’interno della stanza quattro ragazze dormivano profondamente. Due di loro si erano addormentate ancora con tutto il trucco addosso, motivo per cui ora i loro cuscini erano pieni di macchie di mascara e rossetto vario; le ombre violacee sotto gli occhi indicavano che avevano passato buona parte della notte a ballare, per poi rientrare solo verso l’alba. Le altre due invece avevano un’aria più pacifica, indossavano il loro pigiama preferito e si godevano il tepore dei numerosi strati di coperte.
Soltanto una, una fanciulla dai lunghi capelli rossi, se ne stava rannicchiata ai piedi del suo letto, gli occhi sbarrati e la bocca leggermente spalancata, a riflettere sulle scellerate conseguenze delle sue azioni. Non aveva nemmeno provato a svestirsi: era rientrata in camera così sconvolta che era riuscita soltanto a sedersi per terra e a rimanervici per il resto della notte, senza chiudere occhio. Quando Emmeline e Alice erano tornate, circa verso le cinque del mattino, l’avevano trovata seduta sul pavimento immobile come una morta, ma erano ancora così ubriache che non ci avevano nemmeno fatto caso ed erano crollate sui rispettivi letti, completamente vestite. Lily aveva ringraziato la provvidenza per quel colpo di fortuna, poiché non sarebbe riuscita a dire loro alcunché di quello che aveva combinato quella notte e così, non appena le due si erano messe a russare, aveva continuato imperterrita a navigare fra i suoi pensieri.
Aveva baciato James Potter.
La cosa di per sé avrebbe già potuto lasciarla sconvolta per una settimana, ma il fatto più preoccupante era che le era anche piaciuto. Ebbene sì. Non poteva mentire a sé stessa: baciare James era stato decisamente straordinario. Ma, soprattutto, non poteva negare di essere stata lei a volerlo. Si era comportata da stupida, come una completta e perfetta idiota. Ecco quello che succedeva quando non si dava retta alla ragione. Non credeva che sarebbe mai stata capace di farlo davvero…e invece la sua audacia l’aveva smentita.
Naturalmente quello non era stato il suo primo bacio. L’anno prima, subito dopo aver iniziato a frequentare le sue compagne di stanza, era uscita per un po’ di tempo con il fratello maggiore di Alice, Edward Prewett, che era al settimo anno. Inizialmente Lily aveva creduto di provare davvero qualcosa per lui, poiché era un ragazzo buono, solare e intelligente, ma dopo un paio di mesi si era resa conto che quella piccola fiammella si era già spenta nel suo cuore. Il loro primo bacio era stato bello, ma in tutti gli altri le era sembrato di baciare un amico. Esattamente l’opposto di ciò che le era successo con Potter.
Lily sbuffò, prendendosi la testa fra le mani. Non sapeva nemmeno bene come fosse successo. Si era inclinata verso di lui, gli aveva accarezzato una guancia…e poi l’aveva baciato? O lui aveva baciato lei? Forse entrambi nello stesso momento. Era stata una sciocca a pensare che non le avrebbe fatto nessun effetto, anzi. A malapena era riuscita a staccarsi da lui quando l’aveva riaccompagnata al dormitorio, visto che avevano fatto tutta la strada continuando a baciarsi.
Com’era potuto accadere? Come aveva potuto dimenticarsi completamente di tutti i suoi buoni propositi? Avrebbe potuto dare la colpa a molte cose: la luna, il fatto che lui le avesse rivelato la parte romantica di sé stesso, il fatto che l’avesse salvata dalle grinfie di David…ma alla fine in cuor suo sapeva che c’era una sola spiegazione possibile. L’aveva baciato perché lo voleva. Per quanto sembrasse paradossale, una parte di lei, chissà quanto grande e importante, desiderava James Potter. Desiderava la sua arroganza, la sua sicurezza, poiché le vedeva come un porto sicuro in cui rifugiarsi quando la paura di non essere abbastanza prendeva il sopravvento.
Eppure tutto ciò non era possibile. Per quanto il loro bacio fosse stato straordinario, fra loro non avrebbe mai potuto esserci nulla. Per un istante Lily si figurò una possibile loro vita insieme e scoppiò a ridere da sola. Non erano decisamente fatti l’uno per l’altra, anzi non avrebbero potuto esistere due creature più diverse di loro. Erano un po’ come il sole e la luna, assolutamente incompatibili. Dove stava uno, non poteva per forza stare anche l’altra.
Doveva parlare con James, il prima possibile, e spiegargli come stavano davvero le cose, prima che lui sbandierasse a tutta Hogwarts che finalmente era riuscito a farsi Lily Evans. Immaginava giù la sua faccia da pavone compiaciuto mentre raccontava tutti i dettagli del loro bacio ai suoi amichetti. Quanto sarebbe stato appagato il suo ego da una tale vittoria su di lei! Finalmente ce l’aveva fatta, l’aveva abbindolata a sufficienza da riuscire a farsi baciare. E lei ci era cascata come una povera ingenua. Subito provò una violenta ondata di disgusto verso sé stessa: che cosa la differenziava ora da tutto lo stuolo di ochette urlanti di James? Nulla, perché anche lei, alla fine, era caduta ai suoi piedi, come tutti avevano sempre previsto. Come anche Sev aveva previsto.
No, doveva assolutamente chiarirgli la situazione prima che fosse troppo tardi. Non dubitava affatto che qualcosa sarebbe certamente trapelato, ma, se fosse riuscita a dimostrare che in realtà James le era assolutamente indifferente e che, anzi, lo detestava ancora con tutta sé stessa, forse non sarebbe scoppiato uno scandalo. Di certo lui non avrebbe mai dovuto sapere quanto in realtà le fosse piaciuto quel bacio.
Finalmente, dopo circa sei ore di trance, Lily sbattè gli occhi e allungò le gambe, che si erano nel frattempo addormentate, costrette in quella posizione fetale per così tanto tempo. Nel mentre aspettava che il sangue tornasse a fluire normalmente, la fanciulla lanciò una veloce occhiata alla sveglia sul comodino: erano quasi le otto, dunque fra poco tutti si sarebbero svegliati per preparare i bagagli e prendere l’Espresso delle undici per tornare a casa per Natale. La sola idea le riempì il cuore di gioia. Non era mai stata felice di lasciare Hogwarts, tuttavia le mancavano i suoi genitori, in modo particolare suo padre, che, come ogni anno, aspettava il suo ritorno per fare l’albero di Natale. Almeno, una volta a casa, avrebbe potuto analizzare sé stessa fin nel profondo e capire che cosa provasse realmente per James, senza la sua continua presenza a confonderle i sensi. Ad un tratto la sua bocca si curvò in un leggero sorriso, il primo dopo aver lasciato James sulla porta: chissà che faccia avrebbe fatto suo padre, se gli avesse raccontato che aveva baciato Potter, l’odioso Potter…
La sveglia di Mary trillò così improvvisamente che Lily sobbalzò per la sorpresa. Si alzò in piedi di scatto e iniziò ad arraffare tutti i vestiti che era riuscita ad ammucchiare in giro per la stanza e a sbatterli nel baule, così, non appena anche le amiche si svegliarono, ritennero che fosse stata occupata in quell’attività per tutto il tempo.
<< Ma da che ora sei sveglia, Lils? >> le domandò Mary, stropicciandosi gli occhi.
<< Oh, non da molto >>.
<< Avresti potuto chiamarci >>.
<< Ho preferito lasciarvi dormire ancora un po’. Forza, pelandrone! Oggi si torna a casa, non siete contente? >>.
Alice si passò il lenzuolo sulla faccia, imbrattandolo ancora di più di trucco << Mmm, non ricordarmelo. Il giorno di Natale sono invitata a casa della mamma di Frank…quella donna mi mette decisamente paura >>.
<< Pensa a chi dovrà badare a sei fratellini >> borbottò Hestia.
<< Lily, ma poi che fine hai fatto ieri sera? >> le chiese Emmeline, sospettosa << Ti abbiamo vista andare via con David, poi…non sei più tornata >>.
<< Forse è successo qualcosa di piccante? >> aggiunse Alice con aria maliziosa.
Lily si sforzò di mantenere un tono neutro << Siamo andati a fare una passeggiata, dopodiché io mi sentivo stanca, così mi ha riaccompagnata qui. Quando voi siete arrivate, io stavo già dormendo da un pezzo >>.
<< Oh, è un peccato che tu sia andata via così presto! Il resto della serata è stato davvero esilarante…>>.
Nel mentre le amiche trovavano la forza di alzarsi dal letto e iniziare a fare i bagagli, discutendo dei vari pettegolezzi che erano accaduti alla festa, Lily tirò un sospiro di sollievo. Se quelle quattro fossero venute a sapere che David aveva cercato di stuprarla, che James Potter l’aveva salvata e che lei, come una sorta di ricompensa, l’aveva pure baciato, sarebbe scoppiato un vero pandemonio. Finì in fretta il suo baule e lo chiuse con un tonfo secco, poi si precipitò in bagno e cercò di darsi un’aria presentabile, cancellando i segni delle occhiaie e dando un senso alla sua chioma tutta arruffata.
<< Come mai tanta fretta? >> le chiese Mary, osservandola perplessa mentre correva da una parte all’altra della stanza << Il treno parte alle undici >>.
<< Lo so, ma voglio andare a salutare Marlene >> mentì Lily. In realtà la sua missione era intercettare James Potter prima che arrivasse in Sala Comune e si mettesse a raccontare tutto ciò che era accaduto fra di loro.
<< Allora io vado, ci vediamo dopo in Sala Grande! >>.
Prima che le amiche potessero anche solo rispondere al suo saluto, Lily si chiuse la porta alle spalle e si precipitò giù dalla scale. Fortunatamente nella Sala Comune c’erano pochi studenti mattinieri quanto lei, ed era assai improbabile che Potter fosse uno di loro. Così stabilì di piazzarsi subito davanti alla porta del dormitorio maschile e iniziò a camminare avanti e indietro come un’anima in pena. Ancora non sapeva bene che cosa gli avrebbe detto, sperava in un’illuminazione dell’ultimo minuto. L’importante era che lui capisse che doveva dimenticarsi tutto ciò che era accaduto fra di loro.
Lo aspettò ferma immobile per una mezz’ora buona, finché ad un tratto non sentì un coro di voci maschili rumorose e capì che dovevano essere i Malandrini. Soltanto loro riuscivano a creare tanto baccano solo per scendere dalle scale. Sirius Black e Peter Minus le passarono accanto ridendo e non diedero la minima impressione di essersi accorti di lei. Subito dopo di loro veniva Remus, che invece la fissò con un’espressione strana sul volto, probabilmente perplesso dal fatto di trovarla davanti alla porta del loro dormitorio.
<< Buongiorno, Lily. Va tutto bene? >> le domandò, cercando di nascondere la sua curiosità.
<< Benissimo, Remus >> Lily sbirciò alle sue spalle, ma non vide arrivare nessuno. Dove diavolo era finito James?
Sfortunatamente, Lupin si accorse delle sue occhiate << Cerchi qualcuno, per caso? >>.
<< James non è con voi? >>.
Remus sospirò << Quel ritardatario non ha ancora finito di preparare il baule. Chissà a che ora è tornato stanotte! Hai bisogno di qualcosa? >>.
<< Devo dargli i prossimi turni delle ronde >>.
<< Ah, capisco. Beh, aspettalo pure qui, credo che scenderà fra poco >>.
Lily annuì con aria nervosa e lasciò che Lupin si allontanasse, ignorando le sue occhiate sospettose. Probabilmente lui allertò anche Sirius e Peter, perché improvvisamente la fanciulla avvertì sulla sua schiena non uno, bensì tre paia d’occhi estremamente curiosi. La sua scusa delle ronde non reggeva, e l’avevano capito anche loro.
In quel momento James Potter fece capolino dalla porta. Indossava una camicia bianca con sopra il maglione di Grifondoro e stava ancora cercando di allacciarsi il colletto, tanto che per poco non andò a sbattere contro Lily, che lo stava aspettando con le braccia incrociate. Non appena la vide, gli occhi di James si illuminarono così tanto che la ragazza si sentì mancare al pensiero di quanto lo avrebbe ferito.
<< Ciao, Lily >> la salutò allegro, sfiorandole un braccio << Che…? >>.
<< Potter >> Lily scandì freddamente il suo cognome, in modo che capisse subito che erano ritornati alle vecchie abitudini, e si scostò con aria schifata dal suo tocco << Tu e io dobbiamo parlare >>.
James perse di colpo tutta la sua giovialità. Finì di sistemarsi il colletto fissandola con aria tra il ferito e il perplesso, poi annuì grave e la seguì in una zona più appartata della Sala Comune, la stessa dove lui, solo una settimana prima, l’aveva avvertita di restare lontana da David.
<< Dimmi pure, Evans >>.
Lily lo fissò con aria indecifrabile, cercando di non lasciarsi prendere dal panico. Aveva creduto che sarebbe stata una cosa semplice, indolore. Ma il restare indifferente sotto lo sguardo terribilmente mortificato di James la faceva stare malissimo. Cercò di ritrovare un po’ della determinazione che era solita mostrare, ma la sua voce suonò lo stesso come un sussurro strozzato.
<< Devi dimenticarti quello che è successo fra noi ieri notte >>.
Per James fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso << Perché? Io credevo…>>.
<< Tu non devi credere un bel niente. Mi sorprende che mezza scuola già non ne sia al corrente >>.
Lui spalancò gli occhi, ancora più indignato << Mi credi così meschino? Non sono come Fawcett…>>.
<< Lascia stare David >> Lily respirò piano, cercando di mantenere la calma << Ieri sera non ero me stessa. Avevo bevuto e avrei potuto fare qualunque cosa. Mi spiace solo averti illuso. Ma…io non sono la persona giusta per te, Potter >>.
<< Stronzate! >>.
Lily aveva previsto la sua rabbia, ma non si lasciò piegare << Invece è così. E lo sai anche tu >>.
<< Non essere ridicola, Lily >> l’ira di lui si trasformò quasi subito in una richiesta implorante << Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata >>.
<< No, Potter. Fra noi non potrà mai esserci nulla >>.
<< Ma tu hai promesso! Ieri sera, hai promesso che mi saresti stata accanto…>>.
<< Ancora con ieri sera! Te l’ho già detto, non ero in me >>.
<< A me non sembravi così tanto ubriaca >>.
Lily prese fiato e sulle sue labbra apparve una smorfia sofferente. Doveva ferirlo. Non aveva altra via d’uscita. Probabilmente James non le avrebbe mai più rivolto la parola, ma era necessario.
<< E va bene, Potter. Vuoi la verità? La verità è che io ti detesto. Ogni cosa di te, da come ti arruffi i capelli di continuo, da come cammini con la tua aria da padrone del mondo, da come giochi continuamente con quel tuo stupido Boccino…ogni cosa di te mi disgusta profondamente. La tua arroganza mi dà la nausea. Credevi davvero che dopo ieri sera io avrei potuto provare qualcosa di diverso da te che non fosse schifo? Beh, ti sbagliavi di grosso >> Lily riprese fiato un attimo, poi scandì lentamente, con tutta la freddezza di cui era capace, il decisivo colpo di grazia << Ieri sera è stato un terribile sbaglio, che non deve ripetersi mai più >>.
James rimase immobile a guardarla, la bocca leggermente aperta dalla sorpresa. Lily avrebbe voluto terribilmente scuoterlo, dirgli che lo faceva soltanto per il suo bene, perché due esseri come loro erano inconciliabili, avrebbero passato il tempo solo a litigare…ma si trattenne e mantenne il suo sguardo duro, terribilmente spietato.
Alla fine, dopo quella che parve un’eternità, James sillabò piano << Quindi…tu…non mi vuoi? >>.
<< No >> la voce di Lily era più tagliente di una spada affilata << Spero tu riesca a mettertelo bene in testa, visto che, da oggi in poi, gradirei finalmente essere lasciata in pace >>.
James la fissava senza capire, sperando con tutto sé stesso che fosse una specie di scherzo, che lei gli buttasse improvvisamente le braccia al collo e lo baciasse, come aveva fatto in modo tanto passionale solo alcune ore prima. Ma la giovane Evans non si aprì in nessun sorriso giocoso; le sue iridi rimasero dure e fredde come la pietra. Alla fine, James dovette arrendersi all’inevitabile: Lily Evans era seria, terribilmente seria.
<< Beh, questo cambia tutto >>.
Sorpresa dal suo tono stranamente pacato, Lily pensò che fosse il caso di ribadirgli il concetto fondamentale del discorso << Tu non sei il ragazzo giusto per me >>.
<< Se…se ne sei certa >>.
<< Certo che lo sono >>.
James annuì, sul volto un’espressione indecifrabile << Buono a sapersi >>.
Finalmente, Lily si decise a sollevare lo sguardo verso i suoi occhi, che aveva evitato con decisione fin dall’inizio del suo discorso. Ciò che vi lesse la fece quasi cedere: James era ferito, terribilmente ferito dalle sue parole…probabilmente in quel momento era abbastanza orgoglioso da controllarsi, ma lei sapeva di avergli fatto molto male. Non si sarebbe sorpresa se ora tutta la misteriosa attrazione che lui nutriva nei suoi confronti si fosse trasformata in odio.
<< Quindi…dimenticherai cos’è successo? >>.
<< Sì >>.
<< E non ne farai parola con nessuno? >>.
<< No >>.
<< Ottimo, Potter. Ti auguro buone vacanze >>.
Sospirando segretamente di sollievo per aver passato quella prova tanto spiacevole, Lily fece per girarsi, decisa ad allontanarsi il più possibile da lui. Non sapeva quanto sarebbe potuta ancora resistere sotto il suo sguardo da cucciolo smarrito.
Ma improvvisamente James la afferrò per un braccio << Aspetta, Evans. Posso dirti solo un’ultima cosa? >>.
Presa alla sprovvista, Lily annuì, terrorizzata dall’intensità che scorgeva nei suoi occhi. Sembrava quasi che bruciassero.
<< Io non so quali pensieri o motivazioni ti abbiano condotta a questa…decisione, però sappi che rispetto la tua scelta. D’ora in poi starò lontano da te il più possibile. Non mi vedrai nemmeno. Solo, lascia che ti dica questo: io ti mancherò. Ti mancherò, Lily Evans. Forse non subito, ma arriverà un giorno in cui ti verrò in mente e ripenserai a tutto quello che abbiamo passato insieme. Lo rivorrai. Rivorrai me, quel “noi” che eravamo. Ti mancherò, vedrai. Non so quando, ma so che accadrà. E, per allora, io non ci sarò >>.
Sconvolta, Lily si lasciò incantare dai suoi occhi fiammeggianti e rimase bloccata a fissarlo, senza sapere cosa dire. Si sentì morire dentro per il modo in cui l’aveva trattato e per un attimo fu tentata di cedere e gettargli le braccia al collo. Non voleva che soffrisse in quel modo a causa sua. Ferirlo non era mai stato nelle sue intenzioni…ma altrimenti come avrebbe fatto a fargli comprendere che doveva lasciarla in pace?
Lo sguardo di James non ammetteva repliche, stavolta. Lily lo leggeva chiaramente: se non avesse fiatato, Potter non l’avrebbe mai più cercata per davvero. Era sicura di volerlo? Improvvisamente le tornarono in mente tutti i momenti di vulnerabilità che aveva passato con lui durante quei primi mesi: quando l’aveva salvata dalle malignità di Narcissa e Isabella, quando l’aveva tenuta al sicuro durante lo scontro coi Serpeverde, quando l’aveva trasportata di peso in infermeria, quando le aveva rimboccato le coperte dopo che si era ubriacata di tequila, quando l’aveva tolta dalle grinfie di David…in tutti quei momenti non l’aveva mai abbandonata.
Forse James parve scorgere un lampo di resa nei suoi occhi, poiché si inclinò verso di lei e le sfiorò una guancia. Lily rimase ancorata al suo sguardo ancora per qualche istante…poi scosse la testa. Nel mentre lui prendeva coscienza di quel suo ultimo, deciso rifiuto, avvertì una voce alle sue spalle.
<< Signor Potter >>.
I due ragazzi sussultarono e si allontanarono di colpo quando si resero conto che la professoressa McGranitt era proprio dietro di loro. Era raro che comparisse nella Sala Comune, sebbene fosse la direttrice della casa di Grifondoro, e la sua presenza lì poteva significare soltanto qualcosa di estremamente grave.
<< Spiacente per l’interruzione, ma il professor Silente desidera vederla >>.
James annuì con un profondo sospiro di rassegnazione. Lanciò a Lily un ultimo sguardo pieno di dolore, dopodiché le diede le spalle e si affrettò a seguire la McGranitt. Lily rimase immobile dove lui l’aveva lasciata, avvertendo improvvisamente le forze che le venivano meno. Si avvicinò ad una delle poltrone e vi si lasciò cadere. Ferire James era stata una delle cose più difficili che avesse mai fatto.
<< Lily! >> le amiche piombarono su di lei in un istante. Dovevano essere appena scese dalle scale << Che cosa è successo? >>.
Preoccupata che avessero scoperto tutto, Lily cercò di prepararsi un’arringa difensiva << Beh, ecco, io…>>.
<< Perché James è andato via con la McGranitt? >> le chiese Emmeline.
La fanciulla sospirò di sollievo << Non lo so >>.
<< Ha preso su anche Sirius…Remus, tu ne sai qualcosa? >> domandò Mary.
Lupin le si avvicinò subito << Ne so quanto voi, ragazze. Spero solo che non sia nulla di grave >>.
La giovane Evans si lasciò sfuggire un gemito impercettibile. Nulla avrebbe potuto mortificare di più James quanto ciò che lei gli aveva detto quella mattina.



Il ritorno a casa fu piuttosto tranquillo. L’Espresso per Hogwarts era più controllato del solito, ma ormai le ragazze ci avevano fatto l’abitudine e, una volta arrivate alla stazione di Londra, ognuna se ne andò per i fatti suoi. Lily scorse immediatamente il padre che l’aspettava a braccia aperte fra la folla di genitori e gli corse incontro. Era rimasta taciturna per tutto il viaggio, sebbene le amiche avessero cercato più volte di farla parlare, ma si sentiva come con una sorta di terribile peso sullo stomaco fin da quando aveva lasciato James. Ma ora quel peso era svanito, sostituito dal familiare calore che l’abbraccio di suo padre le stava dando.
<< Oh, Lils, cosa c’è? >> le chiese il signor Evans, notando perplesso che la figlia si aggrappava a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza << Qualcosa è andato storto quest’anno? >>.
<< No, niente, papà >> si affrettò a dire Lily << Sono solo felice di vederti >>.
<< Vieni, andiamo a casa. La mamma ha preparato dei dolci favolosi e bisogna ancora decorare l’albero >>.
<< Petunia ci sarà? >>.
<< No…tua sorella trascorrerà il Natale dai Dursley >>.
Lily sospirò << Come pensavo. Non è mai felice quando torno a casa >>.
Il signor Evans, avvertendo la tristezza nella sua voce, le scompigliò i capelli. << Le passerà, Lils. Siete sorelle, non potrà ignorarti in eterno. Vorrebbe solo essere come te >>.
<< Io le voglio ancora molto bene >>.
<< Lo so, cara, e sono certo che te ne vuole anche lei. Ma ora, basta pesantezze! Forza, la mamma ci aspetta >>.
Lily trascorse i successivi due giorni nell’apatia più completa. Vedere la sua casa, nel piccolo villaggio di Little Whinging, non le aveva fatto lo stesso effetto degli altri anni. Per la prima volta, si era sentita incompleta.
Di solito durante le vacanze natalizie si divertiva molto; gli anni precedenti aveva trascorso il giorno di Natale in compagnia di Severus, sempre bene accetto alla tavola dei suoi genitori. L’anno prima invece Sev non c’era, ma Petunia si era dimostrata molto amichevole e per qualche giorno Lily aveva avuto la convinzione che fra di loro non fosse cambiato nulla. Salvo poi tornare per l’estate e trovarla più odiosa di prima, con quel Vernon Dursley al seguito.
Di conseguenza, quell’anno non si prospettava granché eccitante. Senza Petunia né Severus, Lily non sapeva come trascorrere le sue giornate. Finì tutti i compiti che aveva lasciato indietro da Hogwarts in un baleno, aiutò suo padre a decorare l’albero e la casa e sua madre a fare i dolci, ma ancora sentiva che mancava qualcosa.
Cadde ben presto in uno strano stato di depressione e trascorse la vigilia di Natale sdraiata sul letto, a pensare. Il volto e gli occhi feriti di James Potter la tormentavano ancora; come se non bastasse, quella notte l’aveva persino sognato. Stava accadendo esattamente ciò che avrebbe voluto evitare con tutte le sue forze: James stava rapidamente prendendo il controllo della sua mente. Se non l’avesse arginato, se non fosse riuscita a controllarlo, sarebbe di certo impazzita e una volta a scuola sarebbe strisciata ai suoi piedi, implorandolo di perdonarla. Non poteva assolutamente permettersi di fare così.
Senza riuscire a trattenersi, Lily si alzò di scatto dal letto e, ignorando le momentanee vertigini dovute al fatto che si fosse sollevata tanto in fretta, si abbassò a cercare lo scomparto segreto del suo comodino, dove teneva nascoste tutte le foto magiche. Si mise a frugare con foga, gli occhi febbrili. Era certa di averne una dove ci fosse anche lui.
Non dovette cercare a lungo: eccolo lì, con quella sua faccia da sbruffone, alto e slanciato, gli occhiali rotondi sul naso e i capelli neri sparati in aria come suo solito. Accanto a James, in una posa tutt’altro che rilassata, c’era anche lei, con un sorriso tirato sulle labbra e l’espressione tetra. Ricordava persino il momento in cui quella foto era stata scattata: risaliva all’anno prima, durante l’ultimo giorno di scuola, poiché Alice aveva insistito per fotografarli insieme. Potter naturalmente si era dimostrato subito entusiasta e di slancio l’aveva intrappolata prima che potesse opporsi, prendendosi anche la libertà di passarle un braccio attorno alle spalle, come se fossero grandi amici.
Lily sospirò al ricordo e rimase a fissare il suo sorriso accattivante per un po’, sorriso che lei aveva distrutto per sempre. Si alzò in piedi e afferrò la bacchetta; per fortuna aveva già compiuto diciassette anni, o sarebbe finita in guai seri anche solo per il piccolo incantesimo che stava per fare. Piegò la fotografia in due parti, facendo in modo che si vedesse solo James. Poi, ad un suo tocco, la foto di sollevò e andò a posizionarsi proprio sulla testata di fronte al suo letto. Lily mormorò altre veloci parole e l’immagine si attaccò al legno in modo permanente. Soddisfatta, si sdraiò di nuovo per ammirare il suo operato: a poca distanza da lei, James Potter le sorrideva, stringendo a lato un qualcuno di invisibile. Lily ricambiò il suo sorriso. Sarebbe stata un’ottima punizione, avere per sempre davanti agli occhi quel Potter ridente che lei aveva ferito a morte.
<< Lily, è pronto! >> la chiamò sua madre dal piano di sotto.
Sospirando, Lily scese le scale di corsa, dopo aver lanciato un’ultima occhiata a James. Chissà lui che cosa faceva per Natale. Probabilmente lo trascorreva assieme ai suoi genitori nella sua grande casa di campagna, in compagnia di Sirius e forse anche degli altri Malandrini. Alla fine, quei quattro si comportavano davvero come se fossero fratelli separati dalla nascita.
Il resto della serata passò in modo incredibilmente veloce; Lily mangiò con gusto tutte le leccornie preparate dalla madre e fece un resoconto dettagliato di come stavano andando le cose nel mondo della magia. Suo padre volle sapere di Silente e se James Potter le avesse fatto qualche altro scherzetto, ma Lily glissò rapida l’argomento mettendosi a parlare di Quidditch. Non accennò affatto alle numerose sparizioni di babbani che stavano avvenendo a causa di Voldemort né del fatto che ci fosse una vera guerra in corso; preferiva di gran lunga tenere la famiglia al di fuori di tutta quella faccenda.
Verso le undici di sera, i genitori la spinsero ad andare a dormire con due sorrisi fin troppo ammiccanti per non essere notati. Lily sapeva che, nel momento esatto in cui avrebbero sentito la porta della sua stanza chiudersi, avrebbero posizionato i suoi regali sotto l’albero. Alcuni anni prima, quando ormai aveva accettato il fatto che Babbo Natale non esistesse, le piaceva passare la notte in bianco solo per coglierli in flagrante, ma ormai era cresciuta e lasciava che continuassero a viziarla in quel modo. A volte era bello sapere che nulla era cambiato.
Salutò ancora il James ridente posizionato accanto al suo letto e si preparò per la notte. Stranamente, con quella stupida fotografia vicino, si sentiva meno sola. Sprofondò quasi subito nel sonno, domandandosi come avrebbe fatto a sopravvivere il giorno seguente con tutti i parenti Evans presenti.
Fu uno strano ticchettio a svegliarla, come una sorta di rumore metallico. Lily si passò il cuscino sulla testa, borbottando. Stava ancora facendo un bellissimo sogno: davanti a lei James Potter rideva, così felice e spensierato che era impossibile staccargli gli occhi di dosso. La Lily del sogno sperava intensamente di essere lei la causa di tanto buonumore, ma poi, quando James si voltò a fissarla, subito il suo volto si oscurò e la fanciulla fu certa di avvertire un tremendo stridore, come se il cuore di James stesse andando in mille pezzi. Sconvolta, si mise a correre verso di lui. Doveva salvarlo, salvare il suo cuore, era un qualcosa di troppo prezioso e importante…eppure, più correva, più James sembrava irraggiungibile, troppo distante perché potesse arrivare in tempo…
Si svegliò in un bagno di sudore con ancora quello strano rumore in testa e per poco non urlò di paura quando si accorse che un qualcosa di scuro e piumato se ne stava appollaiato alla sua finestra nel buio della notte. Ansimando ancora per lo spavento, Lily aprì le imposte e la bestiola entrò al calduccio nella sua stanza, gracchiando soddisfatta nonostante avesse una lettera nel becco. La fanciulla lo riconobbe come il gufo di Alice e afferrò il messaggio all’istante; cercò l’interruttore della luce, ma per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, allora, imprecando, afferrò la bacchetta e decise di ricorrere al metodo dei maghi.
<< Lumos >> sussurrò piano, per non svegliare i genitori.
Subito la stanza si illuminò e Lily aprì la lettera con le mani tremanti. Aveva una brutta sensazione e la grafia frettolosa di Alice Prewett confermò all’istante i suoi sospetti.


Lily! Mi spiace disturbarti proprio la notte di Natale, ma abbiamo appena saputo che il padre di James è stato assassinato. La loro casa è stata attaccata dai Mangiamorte, che hanno anche ferito sua madre. Io e Frank stiamo andando al San Mungo a trovarlo. Se vuoi essere dei nostri, materializzati di fronte alla mia casa di Londra entro le sette.
Alice
P.S. So che non siete grandi amici, ma in questo momento James ha bisogno di te. Sono certa che vederti lo farà stare meglio.


Con il cuore in gola, Lily lanciò una veloce occhiata alla sveglia che teneva sul comodino: erano le sei e mezza. Senza pensarci due volte, si levò il pigiama con uno strattone e spalancò l’armadio. Afferrò un maglione e un paio di jeans completamente a caso, mentre la sua mente non la smetteva di pensare alle parole di Alice. Il padre di James era morto. Doveva essere per quel motivo che la McGranitt era venuta a chiamarlo in dormitorio e aveva portato via anche Sirius.
Per poco non si sentì male dai sensi di colpa. In una sola mattina, James aveva appreso non solo che lei non aveva la minima intenzione di stare con lui, ma anche che la sua famiglia era stata attaccata…doveva stare malissimo. Lily afferrò una giacca pesante e la indossò, mentre con una mano si pettinava i capelli e con l’altra si lavava i denti. Anche senza le ultime righe di Alice, sarebbe corsa all’ospedale immediatamente. Era ovvio che James avesse bisogno di lei. Lui stesso gliel’aveva detto chiaro e tondo la notte in cui si erano baciati.
Senza tante cerimonie, Lily spalancò la porta della stanza da letto dei genitori e annunciò << Devo andare all’ospedale. Cominciate pure senza di me >>.
I signori Evans la fissarono con aria stranita, ancora mezzi intontiti dal sonno.
<< Ma, tesoro >> cominciò il signor Evans, sbadigliando << è la mattina di Natale…ci sono i regali…>>.
<< Il padre di un mio amico è stato…non importa, sappiate solo che tornerò presto. A dopo >>.
Prima che i genitori potessero porre qualche altra domanda scomoda, Lily chiuse la porta e si precipitò giù dalla scale, uscendo poi in strada. Per fortuna non c’era nessuno ed era stata a casa di Alice innumerevoli volte, dunque sapeva perfettamente come arrivarci. Chiuse gli occhi e si figurò l’alto cancello pieno di punte di casa Prewett, i due grossi cani che abbaiavano…e in pochi istanti tutto diventò nero sotto i suoi occhi. Si sentì tirare da tutte le parti e per una frazione di secondo ebbe la sgradevole sensazione di soffocare, ma strinse i denti, sapendo che sarebbe finita presto; per fortuna era stata una delle prime a passare l’esame di Materializzazione e aveva avuto molto tempo per fare pratica.
Non appena avvertì di nuovo il contatto con il suolo, due braccia la afferrarono di colpo e la strinsero. Lily riconobbe il viso sottile di Alice, coperto da una spessa cuffia di lana, e si lasciò abbracciare.
<< Oh, Lily! Sono così contenta che tu sia qui! Andiamo, James sarà felice di sapere che ci sei anche tu >>.
Una volta libera dalle braccia dell’amica, Lily si rese conto che erano in compagnia di Frank e della donna più assurda che avesse mai visto. Augusta Paciock era robusta, alta quanto il figlio e con un volto decisamente severo, ma il tutto era coronato dal suo stravagante abbigliamento, che quel giorno comprendeva uno strano cappello con un vero avvoltoio impagliato in cima. Non osava immaginare quanto avrebbero dato nell’occhio per le strade di Londra in quel modo, ma per fortuna era ancora presto e le vie erano deserte. Poco dopo il suo arrivo, si materializzarono anche Mary ed Emmeline, mentre un gufo da parte di Hestia le informava che non poteva lasciare i fratellini a casa da soli, ma di porre comunque le sue condoglianze a James.
<< Remus e Peter sono già là, ovviamente, e credo anche Marlene…direi che possiamo andare >> mormorò Alice.
Senza dire una sola parola, Augusta Paciock si diresse a passo di marcia verso una vietta laterale, con il figlio accanto. Alice invece stabilì di restare indietro con le amiche, per raccontare loro tutti i particolari.
<< Avevamo appena finito di cenare, quando la mamma di Frank ha ricevuto un gufo…pare che tutta la cucina dei Potter sia stata data alle fiamme. La madre di James è un’amica di Augusta, perciò lei è stata una delle prime a sapere dell’attacco…>>.
<< Ma quando è successo? >> domandò Emmeline, con gli occhi fuori dalle orbite.
<< La notte scorsa, ma per fortuna James e Sirius erano ancora a Hogwarts…pensate cosa sarebbe accaduto, se fossero stati in casa…>>.
Lily sussultò e di colpo avvertì lo stomaco rivoltarsi dalla paura. Non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere. James avrebbe certamente lottato, forse avrebbe aiutato suo padre a sconfiggere gli aggressori, sebbene avesse solo diciassette anni…e se invece fosse rimasto ucciso? Si rifiutava di prendere in considerazione l’idea anche solo per un secondo.
<< Eccoci >> gracchiò la signora Paciock.
Lily si guardò intorno con aria disorientata. Avevano camminato soltanto per una decina di minuti e si erano fermati davanti ad un vecchio, grande magazzino, di mattoni rossi, chiamato “Purge&Dowse Ltd”. Il luogo in sé aveva un’aria trascurata e misera, tanto che nelle vetrine c’erano soltanto alcuni manichini scheggiati con le parrucche di traverso e pochi vestiti addosso.
<< L’ospedale è qui? >> domandò, non riuscendo a trattenere l’incredulità. Mary ed Emmeline, entrambe discendenti da famiglie babbane, avevano la sua stessa aria perplessa, invece Alice e Frank parevano piuttosto sicuri di sé.
<< Ora vedrete >> dichiarò grave Frank, poi si rivolse alla madre << Vai avanti tu, mamma? >>.
Augusta Paciock annuì e si sporse verso la vetrina del negozio, avvicinandosi poi ad uno dei manichini. I ragazzi si accalcarono attorno a lei, estremamente curiosi.
<< Salve >> disse la donna, con la sua voce tonante << Siamo qui per vedere Dorea Black >>.
Con enorme sorpresa di Lily, il manichino annuì dal vetro e fece loro cenno di avvicinarsi alla vetrina con il dito snodato. La signora Paciock afferrò il figlio per un gomito, entrò nella vetrina e svanì. Alice sospinse poi le amiche in avanti, troppo incredule per muoversi, e in men che non si dica si ritrovarono in una grande sala di accetazione, assolutamente simile ad un ospedale babbano. Diversi maghi e streghe vestiti con una tunica verde acido andavano avanti e indietro, facendo domande e prendendo appunti su alcune tavolette apposite e Lily capì che dovevano essere i Guaritori. La madre di Frank evidentemente conosceva la strada, poiché si diresse a passo di marcia verso le scale.
Non appena raggiunsero il corridoio dove si trovava la signora Potter, Lily vide che su alcune seggiole erano già seduti Remus, Peter e Marlene. Tutti e tre sollevarono gli occhi stanchi al loro arrivo e Remus si aprì in un debole sorriso alla vista di Mary, ma per il resto nessuno dei tre aveva una bella cera.
<< Oh cielo >> mormorò Alice, afferrando all’istante la mano di Frank e scrutando ansiosamente i volti degli amici << Davvero è tanto grave? >>.
<< Dove sono James e Sirius? >> domandò invece Emmeline.
Lily la ringraziò mentalmente: era la domanda che lei voleva porre fin da quando erano arrivati, ma non osava attirare troppo l’attenzione su quanto fosse preoccupata per James.
Remus fece loro un cenno con il capo << Dentro. La madre di James è…insomma, lo vedrete >>.
Senza ulteriori indugi, Augusta Paciock bussò debolmente alla porta e, quando Sirius, con il viso stanco e gli occhi cerchiati di nero per la mancanza di sonno, venne ad aprire, gli spiegò brevemente che erano passati per una visita.
Sirius annuì, ma la sua voce era triste << James e io vi siamo grati per il vostro interessamento, ma al momento Dorea è con il medico e James non vuole che entri nessuno…>> ad un tratto, mentre parlava, scorse i capelli rossi di Lily e le fece subito cenno di venire in avanti << Ah, Evans, meno male che sei qui. Almeno James starà meglio, è a pezzi >>.
Lily ignorò le occhiate stupefatte delle amiche e si fece largo fino alla porta. Effettivamente, sebbene fossero i suoi più cari amici, poteva capire il fastidio di James di fronte a tante persone. In momenti come quello si aveva soltanto voglia di restare da soli.
Sirius le chiuse la porta alle spalle e le mormorò velocemente << Sta malissimo. Vacci piano con lui, ti prego >>.
Poi, prima che Lily potesse proferir parola, Black la afferrò per un polso e la trascinò in avanti. La stanza era vuota, a eccezione dell’ultimo letto in fondo, dove stava sdraiata una strega avvolta in un lenzuolo bianco. Accanto a lei c’era James, che tuttavia non sollevò nemmeno la testa al loro arrivo e mantenne lo sguardo fisso sulla madre.
Lily si avvicinò piano, fino a riuscire a distinguere i tratti del volto della donna. Sebbene dovesse avere circa quarant’anni, era una delle donne più belle che avesse mai visto. Dorea Potter aveva lunghi capelli color ebano, senza un filo grigio, gli stessi capelli di James, il viso bianco perfettamente ovale, con appena qualche ruga sulla fronte e attorno agli angoli della bocca. I suoi tratti avevano la bellezza e la fierezza tipici dei Black, ma fin da lontano si poteva notare una certa bontà d’animo che la contraddistingueva da chiunque altro.
Accanto a lei c’era un uomo altrettanto bello, ma forse di qualche anno più vecchio, che la stava visitando con cura. Non appena si voltò verso James per dargli il responso definitivo, Lily capì all’istante che si trattava del padre di Marlene. Solo un Purosangue McKinnon poteva assomigliarle così tanto.
<< Dorea si riprenderà >> annunciò, e le spalle irrigidite di James si rilassarono all’istante dal sollievo << Restale vicino, James >>.
Sirius andò subito accanto all’amico per festeggiare la lieta notizia, mentre Lily rimase in disparte, non volendo disturbare quella strana intimità familiare. Poi Black si inclinò verso James e gli mormorò velocemente qualcosa all’orecchio. La giovane Evans arrossì d’imbarazzo quando James, l’espressione a metà fra il perplesso e l’irritato, si voltò di scatto verso di lei. Forse Sirius aveva commesso un errore a portarla lì, forse James in realtà non gradiva affatto la sua presenza in quel momento. Anzi, forse era stata lei a essere stata troppo azzardata: avrebbe dovuto restarsene a casa e fare le sue condoglianze a James in modo formale una volta tornati a scuola. Ma sapeva benissimo che non ci sarebbe mai riuscita. Per quanto non volesse ammetterlo, quel ragazzo non le era per niente indifferente.
James le fece un cenno leggero con la testa. Lily capì all’istante la sua idea e si diresse verso la porta, seguita a ruota da lui. Non appena comparve nel corridoio, James annunciò a tutti che sua madre stava bene e che era possibile andare a trovarla, poi afferrò Lily per mano e la trascinò lontano da tutto quel putiferio. Sempre senza dire una parola, la condusse su per alcune rampe di scale, dopodiché, passando per una porta di servizio, raggiunsero una vasta terrazza da cui si poteva godere di una vista mozzafiato su tutta la città di Londra. In silenzio, James la fece sedere a terra e poi tirò fuori dalla tasca il suo pacchetto di sigarette. Quando gliene offrì una, Lily non rifiutò e si sentì quasi grata quando aspirò una prima boccata di fumo intenso. Con tutto quello stress, era proprio ciò di cui aveva bisogno in quel momento. James teneva la sigaretta accesa fra le labbra e ogni tanto la guardava, poi aspirava. Non poteva certo sapere che ogni suo tiro lasciava Lily senza fiato.
Fumarono in silenzio, restando vicini ma senza mai sfiorarsi. Lily non sapeva bene che cosa dire, anzi per la verità non sapeva nemmeno se James avesse voglia di parlare o meno, così accettò quello strano silenzio, che tuttavia non le dava fastidio, e si concentrò sull’alba nascente, divertendosi a osservare i numerosi giochi di luce sui tetti londinesi.
Ad un tratto, fu lui a parlare per primo << Erano in sei >>.
Lily si voltò stupita a guardarlo, domandandosi a che cosa si stesse riferendo, ma James teneva lo sguardo fisso in avanti, le mani strette a pugno, e dal suo tono cupo comprese che probabilmente voleva parlarle dell’attacco.
<< I miei genitori erano in casa. Mio padre era appena tornato dal lavoro e nessuno dei due si sarebbe mai aspettato una trappola del genere. Poi i Mangiamorte hanno fatto irruzione in cucina, con l’intenzione di torturarli per avere informazioni >> James digrignò i denti, ma non si fermò << Mio padre ha lottato, sai. Credeva di averli schiantati quasi tutti, ma non si era accorto che uno di quegli schifosi vermi, un lurido vigliacco, non aveva partecipato alla battaglia e lo osservava di nascosto…>>.
James si portò improvvisamente una mano sulla bocca e si rannicchiò su sé stesso, come se fosse in procinto di vomitare. Lily si affettò ad andargli vicino, preoccupata, ma con sua enorme sorpresa si accorse che lui stava solo cercando di trattenere le lacrime, le nocche cacciate in bocca per il dolore.
<< James…non…non sei obbligato a…>>.
<< L’ha ucciso! >> esplose lui, urlando di rabbia e dolore << Capisci? Mio padre, Charlus Potter, uno dei migliori Auror che il mondo abbia mai visto, è stato ucciso da un codardo, un essere infimo, di spalle, poiché non aveva il coraggio di affrontarlo a viso aperto…>>.
<< Ma sai almeno il suo nome? >>.
Quando James voltò il viso verso di lei, Lily vide la morte nei suoi occhi << Certo che lo so, è stato il solo di quei bastardi che è riuscito a fuggire. Mia madre l’ha riconosciuto subito. Antonin Dolohov, fresco di nomina a Mangiamorte >>.
Lily non sapeva che altro dire. Le lacrime le bruciavano agli angoli degli occhi, ma aveva la sensazione che, piangendo, non avrebbe affatto aiutato James. Sirius Black l’aveva lasciata sola con lui per un motivo, ossia che lo aiutasse a reagire. Ma in quel momento era chiaro che James aveva bisogno solo di conforto.
<< Mi dispiace tantissimo >> gli sussurrò.
Non riuscì a trovare altre parole per congedarsi da lui. Le labbra le tremavano da quanto avrebbe voluto dirgli che fino a quel momento non era stata altro che una sciocca, che non aveva capito quanto lui in realtà fosse un ragazzo buono; avrebbe voluto dirgli quanto reale e autentico fosse il suo dolore, solo a vederlo soffrire così tanto. Ma alla fine stabilì di restare in silenzio, per non rattristarlo ulteriormente. Senza dire una parola, non resistette e si inclinò verso di lui, abbracciandolo. Con sincero affetto e commozione, James e Lily si strinsero forte l’uno all’altra, quasi a volersi fondere in una sola persona.
<< Fra un paio di giorni ci sarà il funerale >> le mormorò James all’orecchio, senza staccarsi da lei << Verrai? >>.
Lily non ebbe un solo attimo si esitazione << Sì. Verrò >>.
   
 
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