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Autore: MartaSon93    02/03/2017    2 recensioni
"Non si può tenere per sempre nascosto ciò che proviamo nel profondo del nostro cuore" è ciò che Doremì Harukaze continua a ripetersi ogni giorno da quando, complice lo strano gioco del destino, le sue amiche hanno imboccato strade diverse dalla sua. Doremì non ha più nessuna accanto ed è sola in una città piena di ricordi che non fa altro che sbatterle la verità in faccia, una cruda verità che teme al di sopra di tutte: l'abbandono. Quando ad abbandonarti,però, è la tua migliore amica, la persona con cui hai condiviso tutto, allora il dolore diventa ancora più insopportabile.
"Se la prima regola dell'amicizia è quella di coltivarla la seconda regola è quella di essere indulgenti quando la prima è stata infranta."
[Cit. Voltaire]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Doremi Harukaze
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera alla mia migliore amica

 
Non so dove tu sia in questo momento, né tantomeno se avrai il tempo di leggere queste parole che, credimi, faranno più male a me che a te, ma sento in dovere di dirti quello che ormai da tempo, forse troppo tempo, mi fa soffrire. Sai, è buffo che mi ritrovi a scrivere questa lettera proprio qui, seduta in riva a quel fiume che ci ha viste tante volte insieme sin da quando eravamo piccole e, com’è giusto che sia, mi vengono in mente tantissimi ricordi.

E’ qui, ad esempio, che mi annunciasti di aver iniziato a prendere lezioni di violino, che all’inizio odiavi ma che col tempo hai imparato ad amare al punto da farne la tua professione, ed è sempre qui che, tre anni fa, mi dicesti di essere stata presa nell’orchestra nazionale come primo violino. Credimi, non c’è persona più felice di me per il tuo avvenire: tante volte io, mamma e Poppu ti guardiamo in televisione mentre suoni con la tua solita grazia ed eleganza nelle sale più rinomate del mondo. Non possiamo che sentirci orgogliose di te, anche se non posso negare a me stessa quanto la tua distanza mi faccia stare male ancora oggi.

Sei scomparsa, Hazuki-chan, e come te tutte le altre. Sono ormai dieci anni che le nostre vite sono cambiate: Aiko è tornata a vivere ad Osaka con i suoi genitori, Onpu è ormai diventata una stella internazionale e raramente la si vede qui a Misora, mentre Momoko prosegue la sua vita negli Stati Uniti, dall’altra parte del mondo, e talvolta mi chiedo se ricordi ancora la nostra lingua. Inizialmente sembrava facile poter affrontare la solitudine anche perché avevo te al mio fianco ma, una volta diplomata, per poterti realizzare professionalmente alla fine sei andata via anche tu. Un’altra persona che va via, altre lacrime, altre promesse per lo più infrante a causa degli impegni, ma tutto diventa più difficile quando a partire è proprio la persona con cui hai condiviso tutta la tua vita, colei che ti conosce più di chiunque altro, in poche parole la tua migliore amica.

Ogni giorno mi chiedo cosa abbia fatto di male per meritarmi questa solitudine, ma non trovo risposta. Tu e le altre eravate le uniche persone al mondo in grado di farmi dimenticare di essere “la bambina più sfortunata della terra.” Quante volte avrò pronunciato queste parole, ricordi?

 Il giorno in cui abbiamo ottenuto il diploma di licenza elementare, quando tutto ha cominciato a cambiare, mi promettesti che anche se avessimo frequentato scuole diverse da quel momento in poi ci saremmo state l’una per l’altra. E così è stato, effettivamente. C’eri tu ad esempio quando Aiko di tanto in tanto veniva a trovarci per poi constatare che le visite si riducevano sempre di più di anno in anno, c’eri tu quando leggevamo le e-mail di Momoko che ci aggiornava sul suo ritorno negli Stati Uniti, c’eri tu quando abbiamo visto la prima produzione cinematografica di Onpu. Adesso, però, è tutto tristemente diverso.

Perché per avere tue notizie sono costretta a chiedere a tua madre quando mi capita di incontrarla? Lo so che sei impegnata, che la tua vita adesso è radicalmente cambiata, ma sono preoccupata. Sembra quasi che tu voglia celarti, che non voglia che io sappia di te e non capisco il motivo.

Non si può tenere per sempre nascosto ciò che proviamo nel profondo del nostro cuore, è una frase che mi dico ormai spesso, ma che mi dà il coraggio per rivelarti quale sia il mio più grande timore. Ho paura che, come le altre, tu mi abbia dimenticata, che abbia deciso di pensare solo al futuro, di voltare le spalle al passato. Non mi è mai piaciuta la solitudine, l’ho sempre odiata e temuta, eppure ho come l’impressione che in qualche modo io vi sia destinata.

Ho provato in questi anni a non pensarci, a consolarmi con il pensiero che tutte voi avete realizzato i vostri sogni, ma poi inevitabilmente penso anche al fatto che tutto questo ha avuto un prezzo esageratamente alto, o almeno dal mio punto di vista.

La tua ultima lettera risale a più di cinque mesi fa, per non parlare delle chiamate, che si sono ridotte ai minimi storici. La settimana scorsa Poppu mi ha chiesto di te, se sapevo dove ti trovavi e se c’erano novità nella tua vita. La consapevolezza di non poterle dare una risposta certa, credimi, mi ha distrutta.

Piango, Hazuki-chan, lo faccio quasi ogni giorno ormai e mi sento sempre più sola. Inoltre, sembra che l’unica a soffrire di tutta questa situazione e questa freddezza che si è insidiata tra noi, come una nemica, sia solo io. Mamma è preoccupata, teme che questa lontananza dalle mie amiche possa minare la mia salute, ma non sa che per sentirmi meglio mi basterebbe semplicemente rivedervi, anche solo per un giorno.

Certe volte penso a quanto sarebbe bello poter usare nuovamente la magia per rivivere quell’atmosfera di felicità, serenità e allegria che regnava nelle nostre giornate al Ma-ho! tra le urla di Majorika che ci ordinava di lavorare sodo, i tentativi di Lala per calmarla e le marachelle di Hana-chan, sebbene non sia più possibile e purtroppo lo sappiamo bene. Nonostante il fatto che abbiamo preso strade diverse e che raramente abbiamo occasione di vederci ad oggi ritengo che quelli siano stati gli anni più belli della mia vita, non li dimenticherò mai.

Ad ogni modo, amica mia, non ti scrivo questa lettera per rimproverarti, ma per renderti manifesto il mio dolore. Non sono più una bambina, so come funziona la vita, ma non posso negare a me stessa il desiderio di riabbracciarti, anche solo per qualche secondo. Ho bisogno di sentire la tua voce, di sentire una tua parola di conforto, di un tuo “ti voglio bene, Doremi-chan,” che manca ormai da troppo tempo. Ho bisogno di sapere che va tutto bene e, ti prego, ti chiedo di non sparire definitivamente anche tu dalla mia vita, non lo sopporterei.

Sappi infine che qualunque cosa il destino abbia deciso di riservarci ti vorrò sempre bene e, soprattutto, sarai sempre la mia migliore amica. 


Stammi bene, Hazuki-chan, ovunque tu sia. 
 
 
Doremì. 


 
   
 
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