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Autore: Shikayuki    02/03/2017    2 recensioni
I Paladini di Voltron si concedono qualche ora di pausa in un tranquillo pianeta sconosciuto. Pidge non fa caso che le stiano ricrescendo i capelli e forse non è l'unica cosa ad esserle sfuggita.
[Lance x Pidge]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: purtroppo i personaggi e le ambientazioni non mi appartengono!



And then I felt you.



L’aria era tersa e la stella di quel sistema solare irradiava i suoi raggi scaldando tutto. Se chiudeva gli occhi, Pidge poteva quasi pensare di essere su una qualunque spiaggia terrestre e non sapeva se la cosa le desse nostalgia oppure la infastidisse: odiava le spiagge, il sole, l’acqua e la sabbia, che tentavano di minare i suoi preziosi aggeggi elettronici in tutti i modi possibili.
Sospirò all’ombra della tenda improvvisata con un grosso lenzuolo, ravviandosi i capelli distrattamente e rigirandosi tra le mani il piccolo comunicatore al quale stava lavorando. Gli altri avevano insistito così tanto per fare tappa su quel piccolo e disabitato pianeta e l’avevano costretta a scendere a sua volta dalla nave. Tutti si stavano divertendo, sguazzando nell’acqua o prendendo il sole, rilassandosi per la prima volta dopo mesi interi di battaglie infinite, fughe ed inseguimenti che man mano li stavano fiaccando nello spirito, oltre che nel corpo.
Alzò gli occhi da quello che stava facendo, giusto in tempo per vedere Shiro tirare sott’acqua Keith, mentre Hunk si aggirava dubbioso sul bagnasciuga, convinto che quell’acqua calma potesse nascondere qualcosa di spaventoso. Allura e Coran erano appena tornati sulla nave per controllare alcune cose e lei aveva provato a seguirli, ma l’avevano costretta a rimanere in spiaggia per riposarsi, non capendo che lei trovava di gran lunga più rilassante sparire nel suo laboratorio, totalmente immersa in qualche nuovo progetto. Afferrò un piccolo cacciavite e registrò l’ultima vite del piccolo oggetto che continuava a rigirarsi tra le mani, grosso poco più di una moneta.
«Ecco fatto!»
Esultò un po’, poi però si rese conto che non aveva nessuno con cui testarlo subito: erano tutti in acqua a divertirsi. Sbuffò contrariata e alzò di nuovo lo sguardo, schermandosi gli occhi dalla luce con una mano, guardandosi di nuovo intorno. Erano tutti dove li aveva lasciati esattamente trenta secondi prima, ma c’era qualcosa che mancava al quadretto. Ci pensò su, ma non troppo, perché un sonoro russare le arrivò alle orecchie. Lance era profondamente addormentato poco lontano, steso sulla fine sabbia blu, e totalmente incurante dei raggi che di lì a poco presumibilmente lo avrebbero scottato. Pidge ghignò: era perfetto per testare il suo nuovo marchingegno.
Erano giorni che ci lavorava su, ed era quasi sicura che il suo rilevatore di pensieri funzionasse. Si era basata su quello che aveva visto a Balmera ed Olkarion ed aveva deciso di creare un qualcosa che gli permettesse di comunicare tra di loro e comandare i loro leoni anche a distanza ed in casi estremi, qualcosa di piccolo e maneggevole, sostitutivo dei caschi, che avevano già sperimentato di poter perdere in battaglia. Dopo notti insonni era arrivata al progetto di quell’elettrodo, che sfruttava gli impulsi sinaptici del cervello e che era talmente piccolo da poter essere tranquillamente nascosto dietro l’orecchio.
Si alzò dal suo rifugio, scrollandosi la sabbia colorata dagli shorts, per poi dirigersi silenziosamente verso il ragazzo addormentato. Mantenere la serietà non le fu facile, Lance aveva sempre avuto pessimi gusti in fatto di abbigliamento, ma quel giorno si era superato, sfoggiando un raccapricciante costume azzurro decorato da tante palme colorate. Soffocò una risatina e gli si avvicinò cauta, cercando di appiccicargli l’elettrodo dietro l’orecchio senza svegliarlo. Non appena lo toccò il ragazzo grugnì infastidito, facendole trattenere il fiato, ma si limitò a grattarsi la pancia e girare la testa dall’altro lato, senza svegliarsi minimamente. Pidge sospirò sollevata, poi s’inginocchiò accanto a lui, sistemandosi a sua volta un elettrodo dietro l’orecchio, pronta a vedere se la connessione funzionava. Focalizzò il suo pensiero su Lance e dopo qualche secondo recepì i primi impulsi da parte sua. Stava sognando, ma il collegamento non era ancora perfetto, così alla ragazza arrivarono solo stralci di colori, rumori ovattati e qualche emozione. Pensò che stesse sognando qualcosa di bello, visto come quel sogno stesse rilassando persino lei. Si concentrò ancora di più, vedendo se magari riusciva a migliorare il segnale figurandoselo nella sua testa. Chiuse gli occhi e lo disegnò mentalmente, la pelle un po’ scura, il sorriso da furfante e gli occhi vispi e subito la qualità del segnale migliorò, ma non abbastanza. Ogni tanto riusciva a ricevere delle immagini più nitide e capì che il ragazzo stava sognando un campo di fiori colorati, gli uccellini che zampettavano qui e lì. Riuscì a intravedere una ragazza, di spalle, i capelli lunghi e fulvi che brillavano sotto al sole. Il clima del sogno era sereno, disteso e Lance sembrava divertirsi molto.
Pidge non si era accorta di essersi avvicinata involontariamente al ragazzo dormiente, troppo presa dal sogno che stava vivendo tramite i sensori, per lo meno non finché quello starnutì e il sogno bruscamente s’interruppe. La ragazza aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi quelli di Lance a guardarli sbalorditi, fin troppo vicini. I loro nasi quasi si sfioravano, mentre i loro respiri si mischiavano e, nonostante il caldo generale intorno a loro, riuscivano a recepire distintamente i reciproci calori corporei.
«Che cos… etciù!»
Lance provò a parlare, ma una ciocca dei capelli di Pidge gli solleticò il naso, facendolo starnutire di nuovo. Starnutì sgraziatamente e per sbaglio diede una testata alla ragazza, che cadde all’indietro sulla sabbia.
«Oddio, non volevo ucciderti!»
Lance le si precipitò di fianco, cercando di capire cosa le avesse fatto.
«Mi uccideranno! Questa è una cosa molto poco figa, scusa Pidge!»
La ragazza però non era arrabbiata e si mise a sedere, ridendo. Aveva ancora addosso la bella sensazione del sogno che avevano condiviso e quasi riuscì a godere della sabbia che le si era infilata ovunque e dei raggi della stella sconosciuta che le lambivano la pelle.
«Che cosa stavi sognando?»
«Che? Cosa? Come?»
Il volto del ragazzo divenne improvvisamente rosso, e il calore non c’entrava proprio nulla. Pidge gli spiegò brevemente del suo esperimento e man mano che parlava i colori sulla faccia del ragazzo cambiavano da delle pallide sfumature di bianco a vive sfumature di rosso, in emozioni che la ragazza non riusciva a comprendere.
«Sogni le ragazze anche mentre dormi!»
Pidge ridacchiò leggermente e distrattamente si portò una mano tra i capelli, riavviandoli e sistemandosi qualche ciocca dietro le orecchie. Lance rimase incantato da quel movimento e senza rendersene conto alzò una mano, afferrando delicatamente una ciocca di quei capelli fulvi e ribelli, torcendola delicatamente tra le dita, prima di risistemarla dietro l’orecchio della ragazza, che arrossì.
«Si sono riallungati troppo, vero? Dovrei ritagliarli.»
A quelle parole il ragazzo si rese conto del suo gesto e desiderò semplicemente che la sabbia l’inghiottisse, ma ormai il danno era fatto. Pidge gli sorrideva tranquillamente, mentre la sua mano era ancora a mezz’aria tra di loro.
«No, escluso. Assolutamente no, devi lasciarli così.»
Tirò fuori il suo peggior sguardo da latin lover, cercando d’ingoiare quell’imbarazzo totale assolutamente estraneo, che lo prendeva ultimamente in presenza della ragazza.
«Ti hanno mai detto che sei la ragazza più bella dell’universo?»
Pidge lo guardò con un sopracciglio alzato, totalmente indifferente al suo fascino.
«Il sole ti ha dato alla testa, Lance… oh no, giusto, dimenticavo che non ne hai una! Comunque a quanto pare non ci sono ancora, devo sistemare qualcosa del programma, o forse è il trasmettitore che…»
Borbottando tra sé sulle migliorie che avrebbe dovuto apportare, fece per alzarsi, quando un impulso le arrivò dritto dall’elettrodo, che stavano ancora indossando entrambi. Si voltò verso Lance, che adesso la stava guardando serio, uno sguardo che non aveva mai visto al ragazzo. Un altro impulso le arrivò, ancora più nitido: il primo giorno in cui si erano visti, il giorno in cui erano stati assegnati alla stessa squadra. Si vide tramite gli occhi di Lance, antipatica e totalmente sulle sue, i capelli appena tagliati alla peggio nel bagno con un paio di forbici, il terrore di essere scoperta da un momento ad un altro. Altri impulsi iniziarono a susseguirsi, mostrandole dei ricordi di Lance molto nitidi, tutti che la ritraevano. Lei impegnata al pc o con qualche marchingegno elettronico, lei alla guida del leone verde totalmente concentrata, lei nella stanza di allenamento. Rivide il momento in cui erano stati sbalzati nel wormhole, vide sparire il suo leone verde da qualche parte e sentì una sensazione preoccupata all’altezza dello stomaco, vivida. Si vide impegnata ad imparare l’alteano o qualche nozione scientifica in giro per i mondi che avevano visitato, ed anche impegnata a riparare qualcosa all’interno del suo leone. Si rivide in molti momenti in cui aveva creduto di essere sola, ed una costante di quei ricordi era l’attenzione posta ai suoi capelli, che man mano che i momenti scorrevano uno dopo l’altro si allungavano, come in un avanti veloce. Vide tutte le volte in cui l’aveva punzecchiata, giusto per attirarne l’attenzione, trascinandola in scaramucce stupide senza capo né coda.
Era una sensazione strana, perché lei vedeva la spiaggia, poteva sentire la sabbia tra le mani e l’aria sulla pelle, ma allo stesso tempo vedeva e sentiva anche tutto il resto, tramite gli occhi di un altro. Alla fine arrivò un ultimo impulso, il più vivido di tutti. Vide il suo viso vicino, gli occhi chiusi, l’espressione concentrata e i capelli che le ricadevano intorno al volto incorniciandolo, in una cortina fulva.
Rimase senza fiato, non si sarebbe mai aspettata tanta profondità ed attenzione da Lance, che aveva sempre ritenuto il buffone della situazione. Non pensava fosse stupido, quello mai, in fondo era un pilota eccellente, anche se si affidava troppo all’istinto e alle decisioni prese su due piedi e spericolate. Solo che non lo credeva capace di quell’attenzione ai dettagli, soprattutto non nei suoi confronti.
Lo guardò come se lo vedesse per la prima volta, inginocchiato davanti a lei, il volto serio e le orecchie totalmente rosse. Non aveva mai pensato a lui in quel modo, o meglio, non aveva mai pensato a nessun ragazzo in quel modo. Il suo posto sicuro era sempre stato in mezzo alla tecnologia, aveva amato sempre e solo la scienza e gli unici maschi che aveva mai tollerato nella sua vita erano stati suo padre e suo fratello.
Si ritrovò ad arrossire, mentre i ricordi di Lance ancora le turbinavano nella testa.
«Starà pensando che sono un totale idiota. Aspetta, io sono un idiota. Un fighissimo, affascinantissimo idiota, ma pur sempre un idiota.»
«Hai detto qualcosa?»
«Cosa? Io non ho detto nulla.»
Si guardarono per un po’, in silenzio.
«Avrò parlato ad alta voce? Mi avrà sentito? Sono un’imbecille.»
Pidge lo osservò attentamente, poteva sentirlo, ma non stava muovendo le labbra. Ci pensò su un attimo, cercando di riprendere il controllo delle sue facoltà mentali e allora capì.
«Funziona!»
Lance adesso la guardava spaesato, prima di capire a sua volta.
«Aspetta! Non avevi detto che questo aggeggio non funzionava bene e che ti arrivavano solo cose confuse?»
«Si, ma a quanto pare aveva solo bisogno di tempo per accordarsi sulle nostre frequenze sinaptiche! Io ho visto e sentito tutto!»
«Ehm… cosa… cioè, scusa, cosa avresti e sentito tutto?»
«Tutto! Tutti i tuoi ricordi di me e quando poco fa ti stavi dando dell’idiota!»
Lance l’osservò a bocca aperta, di nuovo la pelle che virava da un bianco pallido ad un rosso accesso, gli occhi sgranati.
«Dimmi che un asteroide si sta per abbattere sulla mia testa!»
«Funziona, sono un genio! Grazie per l’aiuto Lance!»
Pidge recuperò l’elettrodo da dietro l’orecchio di Lance, per poi tornare a recuperare i suoi attrezzi sotto la tenda e fiondarsi di nuovo nel Castello, pronta a perfezionare la sua invenzione per renderla più funzionale, lasciandosi dietro quello che sembrava essere il cadavere del pilota del Leone Blu.
«Sono… sono stato respinto.»
Non aveva notato però che le orecchie di Pidge, coperte dai ribelli capelli fulvi, erano infuocate a loro volta e sicuramente non dipendeva dal caldo che faceva su quel piccolo pianeta.

[1957]



Shikayuki's corner: Buonsalve a tutti <3 Prima volta nel fandom di Voltron e ho l'ansia :'D Ho questa storia a marcire nel pc da circa un mese e l'ho scritta dopo aver spinnato il Generatore di prompt di Fanwriter.it, ottenendo il prompt "Pidge non fa caso che le stiano ricrescendo i capelli. Qualcuno sì.". Non è nulla di complesso, né di troppo lungo, giusto una piccola scena che mi è venuta in mente leggendo il prompt. Era un bel po' che non scrivevo qualcosa di het e ho colto la palla al balzo, buttandoci in mezzo un po' di Lange, che presumibilmente shippo solo io, YAY! Spero che vi sia piaciuta ^^
Alla prossima <3

PAGINA AUTRICE: Hecate - Shikayuki Efp
PROFILO AUTRICE: Shikayuki Efp chiedetemi tutti l'amicizia, ho i biscotti *^*

  
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