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Autore: cin75    02/03/2017    4 recensioni
Alla fine tutti devono fare le proprie scelte. Così anche Sam, Dean , Mary, Castiel.
Perfino i MoL inglesi ne hanno fatte.
Ma giuste? sbagliate?
Ad ognuno la conseguenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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N.d.A.: piccola nota ad inizio storia.
Ho appena visto lo sneak peek della puntata che andrà in onda stanotte e qualcosa si è acceso nella mia mente.
Di certo non avverrà mai una cosa del genere, ma a me piace pensare che possa accadere. Giusto per sospirare appena appena del loro angst fraterno.
Buona lettura e come al solito ogni opinione è ben accetta!!!
Baci, Cin!



Quando Castiel impattè il suo pugno, con tutta la forza e la rabbia che aveva dentro, sullo spesso coperchio di plastica trasparente che lasciava intravvedere un Dean esanime.
La plastica andò in frantumi.  Mille pezzi che si sparsero ovunque nella fossa che avevano svuotato dalla terra che copriva la teca in pesante PVC.
Un secondo dopo , Sam, al massimo della preoccupazione, saltava all’interno della buca e afferrava il fratello da sotto le braccia per tirarlo fuori da lì. Castiel lo aiutò prontamente ed entrambi tirarono, fino al terreno sovrastante, un Dean privo di sensi.
Il maggiore aveva una ferita abbastanza profonda al fianco, le labbra erano quasi blu, il viso pallido e il suo respiro era decisamente, troppo debole, quasi impercettibile.
Sam guardò l’angelo, dopo aver cercato di far rinsavire il fratello che non rispondeva alle sue chiamate.
“Castie, fa’ qualcosa!” ed era una più che esplicita supplica.
L’angelo non esitò un attimo. Poggiò una mano sul fianco ferito e l’altro sul petto dell’amico. Chiuse gli occhi, respirò affondo e per un attimo, Sam lo vide estraniarsi completamente alla ricerca di una concentrazione che lo aiutasse ad aiutare Dean.
Una luce flebile ma comunque brillante sembrò entrare nella ferità di Dean che un attimo dopo smise di sanguinare per poi sparire del tutto. La stessa luce coprì per un attimo il torace appena smosso da un impercettibile soffio di fiato e poi anche il respiro sembrò tornare normale e regolare.
Ma Dean ancora non apriva gli occhi.
“Cas?!”
“Tranquillo. Sta bene, ora. Si rimetterà del tutto. Sta solo riposando. Il suo fisico ha patito parecchio ed è un bene che riposi ancora.” Lo rassicurò l’angelo.
 
Sam tirò un sospiro di sollievo e mentre con un gesto istintivo sistemava la giacca del fratello, nello stesso momento si dava una guardata intorno e il suo sguardo fu attirato da qualcosa di rosso che sporcava la bara in cui era stato nascosto Dean.
Fece un cenno a Castiel di tenere sotto controllo il fratello e lui si avvicinò a quello che aveva attirato la sua attenzione.
Scese di nuovo nella fossa e guardò meglio.
Era sangue. Sicuramente di Dean.
Era una scritta.
 
Brits do this
 
Ma la s non era finita. La consonante finiva in una lunga striscia verso il basso , segno che Dean non era riuscito a finire di scriverla sicuramente perché aveva perso i sensi.
 
Una rabbia furiosa lo invase e quella rabbia divenne insopportabile a tal punto da fare male quando vide avvicinarsi la macchina su cui c’era Mary. Loro madre.
Con un balzo , saltò fuori da quella sorta di tomba e andò incontro al veicolo. La macchina si fermò quasi inchiodando quando si ritrovò Sam di fronte.
Mary ne scese affannata e preoccupata.
“Lo avete trovato? Dov’è? Dov’è?” chiese allarmata cercando con lo sguardo il suo figlio maggiore.
“Sì, mamma. Lo abbiamo trovato. Era quasi morto. Castiel lo ha guarito e c’è riuscito a malapena.” Ma lo disse con rabbia e frustrazione e le si parò subito davanti quando vide che Mary voleva raggiungere Dean che era ancora sdraiato per terra, privo di sensi.
“Che fai , Sam? Lasciami passare. Fammi andare da lui. Voglio vederlo. Voglio vedere come sta.”
Sam deglutì e poi decise.
“No.” Rispose secco.
Mary acuì lo sguardo su di lui e cercò di oltrepassarlo ancora, ma ancora Sam glielo impedì bloccandole il passaggio.
“Sam?!” lo richiamò severamente Mary.
Il giovane non indietreggiò a quel richiamo materno. Rimase lì dov’era. Anzi. Avanzò appena.
“Castiel, prendi Dean, mettilo nell’Impala e non perderlo d’occhio!” e il suo fu un ordine ben preciso a cui Castiel non ribattè.
Poi ignorando le buone maniere da figlio a madre, afferrò Mary per un braccio e la trascinò di malo modo verso la fossa e la bara in cui era stato tenuto Dean.
“Guarda!” le disse con astio, indicandole il contenitore.
“Ma cosa…”
“GUARDA!!!” le urlò contro puntando il dito contro il messaggio che Dean aveva lasciato. “Guarda che cosa ha scritto Dean. Guarda a che cosa è servito il suo sangue!!”
Mary sconvolta dal quel tono e dalle parole usate contro di lei, guardò dove Sam le stava indicando e anche lei lesse: Brits do this.
Lo lesse e lo lesse ancora.
Poi tornò a guardare il figlio.

“Ma non…non è possibile!” azzardò a dire.
“Non è…non è possibile??!” ripetè frustrato e sorpreso Sam.
“Quello è il sangue di Dean. Il sangue di tuo figlio. Quei bastardi hanno cercato di ucciderlo perché tu, in un modo o nell’altro, riesca a separarti da noi. Se ci fossero riusciti, io sarei stato il prossimo sulla lista. Il loro piano era togliere di mezzo chiunque ti trattenesse da essere quello che loro vogliono tu diventi. Una loro arma!” l’accusò ormai scevro di ogni timore. “Un loro soldatino ubidiente!”
“No…non è così. Non può essere così!! Loro aiutano le persone e non possono aver …aver fatto una cosa del genere!!” e mentre lo diceva, la sua testa cominciava ad esaminare tutto quello che era successo, che stava succedendo e che sarebbe potuto succedere.
Sam le lasciò il braccio che teneva ancora tra le sue mani per costringere la madre a guardare quello che era successo.
“Ti stanno manipolando. Ti stanno usando. Vogliono ucciderci per non darti più motivi di trattenerti durante una caccia. Anzi, magari sperano che usi la rabbia per la nostra morte per fare più di quello che già stai facendo.” cercò di farle capire Sam, sperando di fare breccia nel sottile complotto dei letterati inglesi.
“Non possono essere arrivati a tanto! E’ assurdo. Impossibile. Sanno che non accetterei mai un atto del genere.” si ritrovò a dire invece Mary
“Oddio!! Li stai difendendo? Mamma, li stai difendendo??!” fece sconvolto Sam e a quel punto capì che anche lui, come Dean gli aveva detto in quella mezza lite, doveva fare finalmente una scelta.

Respirò affondo. Tirò appena la testa indietro a fissare il cielo sopra di loro. Si passò le mani sul viso , tirando indietro i capelli. E poi tornò a guardare sua madre.
“Scegli mamma. Ora devi farlo. O noi o loro. Ma che sia una scelta definitiva!” le impose, mentre anche  lui aveva appena fatto la sua di scelta.
“Io devo capire quello che è successo. Io non riesco ad accettare che….” stava per continuare, quando un gesto gettato dalla delusione più profonda non costrinse Sam ad allontanarsi da lei e raggiungere Castiel che stava ancora a “guardia” di Dean.
“Dio!! Come sei simile a papà in questo momento. Anche lui….anche lui metteva questo lavoro prima di tutto. Prima di noi!” l’accusò e stranamente non sentendosi in colpa e glielo disse mentre raggiungeva la macchina. Non aveva nemmeno voglia di guardarla in faccia in quel momento.
“Sam!” esalò Mary osservando il comportamento deluso e frustrato con cui il figlio le aveva rivolto quelle parole. Lo fermò per un braccio e fece un passo verso di lui e sorprendendosene dolorosamente Sam ne fece uno indietro. “Fammi vedere Dean!” chiese ancora.
Sam rimase sulle sue, Castiel si parò davanti allo sportello come se avesse inteso il gesto compiuto dal giovane amico.
“Fa’ la tua scelta!” replicò.
“Non è così semplice, Sam!” obiettò la donna.
“Sì, che lo è. Noi o loro!” convenne Sam.
E Mary decise.

Abbassò la testa e la scosse colpevole. Si tirò su di nuovo e guardò Sam dritto negli occhi, poi lanciò uno sguardo fugace a Castiel poco dietro il figlio e sospirando sconfitta, si girò e tornò verso la sua macchina.
“Vi voglio bene!” disse prima di entrare, mettere in moto e ritornare da dove era venuta.
 
Per quelli che sembrarono infiniti minuti, Sam rimase a fissare le luci della macchina di Mary che si facevano sempre più lontane fino a sparire definitivamente nella notte.
“Se n’è andata, Castiel.” Sussurrò incredulo. “Ha scelto loro!”
“Magari vuole solo rendersi conto di quello che è successo!” provò a mediare l’angelo. “Di quello che hanno fatto i letterati inglesi.”
“Doveva fidarsi solo di quello che gli avevo detto io. Le doveva bastare vedere Dean in queste condizioni per scegliere.” replicò voltandosi verso l’amico.

L’angelo avrebbe voluto dire qualcosa per giustificare il comportamento della donna, ma onestamente non sapeva che dire.
E Sam aveva dannatamente ragione. E stare dalla sua parte anche in quel momento era la scelta giusta da fare.
Dopo aver penato per ore frenetiche per la scomparsa di Dean, dopo aver visto che cosa gli era successo e dopo aver sentito le ragioni di Sam, Mary non avrebbe dovuto avere dubbi sulla scelta che avrebbe dovuto fare.
Eppure ne aveva fatta un'altra.
Ben diversa. Molto più dolorosa.

“Torniamo al bunker, Sam. Dean ha bisogno di riposo!” disse quindi.
Sam annuì. Non disse altro. Lanciò uno sguardo veloce al fratello che riposava sul sedile posteriore dell’Impala. Andò al posto di guida, Castiel al suo fianco.
“Come faccio a dirglielo quando si sveglia?!” fece quasi terrorizzato prima di mettere in moto.
“Troverai il modo e le parole giuste e lui capirà.” Lo tranquillizzò l’angelo.
 
 
La mattina dopo, Dean riaprì gli occhi nella sua stanza al bunker. Si sentiva bene anche se avvertiva una strana sensazione di scombussolamento.
Ricordava tutto, però.
La sosta in quella stazione di servizio, l’aggressione a tradimento un attimo prima di uscire. Il dolore pungente al fianco quando quello sconosciuto lo attaccò dal davanti e poi un attimo dopo l’odore acre e forte del cloroformio premuto contro il suo naso e la bocca.
Infine il vuoto completo.
Non sapeva dire quando tempo dopo, ma poi si era risvegliato in quella sorta di bara stile Biancaneve. Sentiva i suoi due aguzzini parlare di come quei britannici lo volevano morto, di come quello strano tipo in doppiopetto aveva indicato loro il posto in cui seppellirlo.
Mentre quei due continuavano a scavargli letteralmente la fossa, lui , con discrezione si tastò ovunque e si accorse, sì, di essere ferito, ma si rese anche conto che quei due stupidi non si erano accorti del suo secondo telefonino. Facendo attenzione attivò il gps e se lo rimise in tasca, sperando che la fossa non fosse talmente profonda da annullare la portata del segnale.
Ma nonostante stesse cercando di restare lucido e calmo, un più che giustificato panico gli prese quando  i due lo calarono nella fossa e cominciarono a ricoprirlo di terra, sghignazzando della stentata calma che Dean cercava di mostrare.
La luce divenne buio. Il giorno, notte.
E cosa più preoccupante, l’aria era sempre meno e quando dopo chissà quanto tempo si convinse che da lì a poco ne sarebbe rimasto senza, decise che quando Sam lo avrebbe trovato – perché Sam lo avrebbe trovato! – avrebbe dovuto sapere chi era stato fargli questo e quindi , cosa più importante, da chi doveva guardarsi le spalle.
Si ricordò di come era doloroso  e anche un tantino rivoltante infilarsi le dita nella ferita per sporcarsele di sangue e scrivere sulla plastica. Ma doveva farlo, anche se gli occhi cominciavano a vedere sfocato, anche se respirare stava diventando impossibile, anche se la mano non ce la faceva a scrivere velocemente.
Cavolo!! Com’era stato difficile cercare di scrivere quella maledetta esse.
Alla fine non aveva sentito più niente, fin quando una strana sensazione di benessere lo aveva investito, incitandolo però a non aprire gli occhi e a riposare ancora.
Poi si era risvegliato nella sua stanza.
 
Si riassettò pantalone e camicia e si avviò verso il grande salone del bunker, convinto di trovarci Sam, Castiel e magari sua madre. Invece: nessuno.
Andò nella cucina e solo lì, vi trovò, seduto da solo e in rigoroso silenzio, suo fratello Sam.
“Ehi!” e lo disse a bassa voce per paura di prendere di sorpresa l’altro, completamente assorto nei suoi pensieri.
Sam si voltò di scatto verso di lui e un sorriso sollevato gli si disegnò sul volto, fino a pochi attimi fa, crucciato in chissà quali problemi. “Ehi!? Sei sveglio finalmente. Come stai?, come ti senti?”
Dean sorrise a quel sorriso. “Sto bene e mi sento bene.”
“Grandioso. A quanto pare, Castiel ha fatto il suo dovere!” asserì compiaciuto.
“Cass?!”
“Sì, amico. Eri ridotto davvero male quando ti abbiamo trovato. Si può dire che Castiel ti ha riportato indietro per i capelli.” riassunse in breve.
“Dovrò ringraziarlo allora!” convenne, mentre raggiungeva la caraffa del caffè e se ne versava una tazza.
“Dovresti davvero!”
“E dov’è?”
“Ha detto che se ne andava in giro a cercare di scovare ancora qualcosa sull’allegra famiglia in fuga di Lucifero!” scherzò.
“Ok!” e fece cenno a Sam se volesse altro caffè, ma Sam negò. “E la mamma?!” chiese all’improvviso.

Sam perse altrettanto improvvisamente il sorriso che aveva e la cosa non sfuggì al maggiore.
“Sammy, che è successo?!” chiese preoccupato e Sam sapeva che quel discorso sarebbe spuntato fuori presto.
Così si fece coraggio e raccontò quello che era successo, tutto quello che era successo, al fratello.
Dean lo ascoltò in silenzio e quel racconto fece, forse, anche più male di quando Mary confessò di lavorare con i letterati inglesi. O anche di quando confessò, la prima volta, di volersene andare un po’ per conto suo, dopo averli appena ritrovati.
Ora, Dean, comprese lo sguardo che aveva visto sul volto di Sam , quando era entrato in cucina. Un peso. Un dolore. Una delusione.
L’ennesima.

Si sedette di fronte al minore e per un attimo restarono in silenzio.
“Quindi le hai chiesto di scegliere!” disse, non domandò.
“Sì!”
“E lei ha scelto!”
“Sì!”
“E dov’è adesso?!” chiese invece.
Sam esitò un attimo e Dean capì ma era come se avesse bisogno di sentirselo dire e incoraggiò solo con lo sguardo il fratello a rispondergli.
Dirlo chiaramente sarebbe servito ad entrambi. E allora Sam rispose.
“Non con noi, Dean!”

Ecco! Ora, Dean, poteva farsene una ragione e cercare di andare avanti. E lo stesso avrebbe potuto fare Sam.
Avevano perso John. In una maniera diversa stavano perdendo anche Mary.

Questo si ritrovò a pensare Dean mentre uno sguardo perso e confuso di Sam sembrava chiedergli cosa fare. Come comportarsi.
Dean ebbe tutto chiaro. Doveva andare avanti perché c’era Sam e Sam ci sarebbe stato sempre. Di questo ne era certo al mille per mille. Sarebbe potuto finire all’Inferno altre mille volte e sarebbe comunque stato certo che Sammy sarebbe stato lì ad aspettarlo o trovare il modo per tirarlo fuori.

Era arrivato il momento di smetterla con quei “piagnistei” da Libro Cuore, così il maggiore pensò che riprendere quel discorso con i suoi modi, potesse servire a risollevare un attimo gli animi. E poi non c’era Castiel da usare come scusa.
“Così, a quanto pare, anche tu hai scelto!” disse fissando il minore che fissava lui, sorridendogli di sghembo e Sam caì le intenzioni del maggiore.
“Un tipo un po’ di tempo fa mi ha detto che dovevo smetterla di fare da paciere, di stare sempre nel mezzo, e che era il momento di prendere la mia decisione. Beh! L’ho fatto. Ho scelto!”
“Doveva essere uno in gamba questo tipo!” affermò con finta aria curiosa.
“Uno stronzo il più delle volte, ma si!, in gamba.” replicò a tono Sam.
“E che cosa hai scelto, Sammy?” fece ignorando l’ironia del fratellino
“Io ho scelto te, Dean. Sceglierò sempre te.” fu la risposta data senza pensarci un attimo. Infondo la sincerità non aveva bisogno di troppo tempo per essere confessata, no?
“Potrei deluderti, Sammy!”
“Di sicuro potresti farmi incazzare e lo hai fatto, credimi lo hai fatto. Ma deludermi? Mai. Deludermi , mai.”
 
Dean poggiò la schiena allo schienale dello sgabello su cui era seduto e restò per un attimo a fissare con sguardo orgoglioso il ragazzo che aveva davanti.
“Quindi, come al solito, siamo io e te , Sammy?!”
“Come al solito, Dean.”
“Non mi pare male!” asserì prima di buttare giù un sorso di caffè.
“A me sì, se questo mi porterà a cambiarti il pannolone quando sarai ancora più vecchio!” lo prese in giro, Sam.
“Ehi! Dovrai pur ricambiare tutti quelli che ti ho cambiato io quando eri un marmocchietto pisciasotto e piagnucolone, no?!” gli fece presente il maggiore.
“Fesso!”
“Stronzo!!”
   
 
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