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Autore: Val__    02/03/2017    10 recensioni
Russel è un "Super", dotato di abilità aggiuntive che lo distinguono dai normali esseri umani.
Riservato e... diversamente coraggioso a seguito di un imprevisto che fa saltare la sua copertura da ragazzo comune, viene intercettato da due bizzarri figuri in nero e dal viso indistinto. Come reagirà quando dovrà imparare a gestire i suoi poteri a fin di bene, affrontando le sue più grandi paure?
Ad aiutarlo lungo il tragitto saranno una ragazza-bambola dal poco tatto, una tipa dal fisico e carattere duro come una roccia, ma con un lato colmo di dolcezza, un insopportabile e diffidente amante della velocità e... delle mezze verità ed il ragazzo più fortunato del pianeta.
Riuscirà il nostro SuperZero a trasformarsi in un SuperHero?
E se a tutto questo si dovesse aggiungere un tetro ed inatteso pericolo che porterà i nostri apprendisti eroi ad un'impresa molto più grande di loro?
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Una storia su SuperMarmocchi non propriamente etero che imparano ad usare i loro poteri senza cavare un'occhio a nessuno, a socializzare, si innamorano e nel frattempo cercano di evitare l'apocalisse... niente di troppo serio insomma!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Super: Zero to Hero

1. SuperAnsia

Nella vita di tutti i giorni molte persone divengono Eroi.
Ci sono gli eroi dell'ultimo minuto, come il vicino di casa che spiglia dal ramo più alto dell'albero il palloncino della marmocchia di turno, eroi di mestiere, come pompieri o poliziotti che hanno devoluto parte della loro vita al prossimo, eroi caritatevoli, che donano montagne di vestiti o persino soldi ai meno fortunati ed altri benefattori di vario genere, che si impiegherebbe ore ad elencarli tutti. Persone insomma, che fanno del loro meglio con quello che le capacità umane concedono loro, senza i classici super poteri degli eroi sul grande schermo o rappresentati in fumetti e libri.
Ci sono Eroi super che salvano il mondo nel loro quotidiano e poi ci sono i ”Super “ del genere di Russel.

Russel non era nessuno di speciale, era solo un sedicenne come ogni altro e con tanta ansia da potervi riempire un intero vagone.
Le ansie del ragazzo erano comuni per la sua età: compiti in classe, qualche screzio con dei compagni di classe ed alcuni di classi superiori alla sua, la canonica cotta per qualcuno fuori dalla sua portata e poi c'erano le sue Superansie.
Russel era sempre riuscito a mimetizzarsi bene in mezzo alla gente, ma quella sera di dicembre la dama bendata non doveva essere stata dalla sua.



Nonna Alya era di per sé una donna difficile da accontentare, ma quando si trattava di mettersi a tavola, non c'era verso di convincerla a cenare senza almeno un pezzo di pane accanto al piatto, che dovesse poi restare intoccato fino a giorni e giorni dopo e diventare duro come una roccia non era importante. Il pane doveva esserci, perché mica erano dei poveracci!
Al contrario zia Rose voleva solo mangiare in santa pace ed i pane-roccia rischiavano spesso di essere usati come arma impropria quando tale pace veniva interrotta dalle solite lamentele. Morale della storia, per evitare una guerra civile, Russel era dovuto uscire al gelo invernale per recuperare un pezzo di pane al minimarket non troppo lontano da casa.

Attrezzato con il piumino pesante ed una delle sue solite felpe imbottite, tirata su fino a coprirgli il naso, camminava velocemente e con la testa infossata tra le spalle, cercando di evitare il congelamento.
Entrò nel negozio sospirando. Se solo non fosse stato una schiappa a sasso, carta, forbice avrebbe potuto mandare suo cugino Brody al suo posto come penitenza, e invece era toccato a lui.
Camminò in fretta verso il settore alimentare ed afferrò il primo pezzo di pane a portata d'occhio per poi volgersi verso le casse con un ennesimo sospiro che, interrotto alla vista delle ultime persone che avrebbe voluto vedere, si trasformò in un verso sorpreso.
A scatenargli il panico erano stati tre ragazzi nella corsia alle sue spalle, Russel li conosceva per via di un piccolo incidente causato ovviamente dai suoi... Superproblemi.
Non era stata colpa sua... beh, era tecnicamente lo era, ma chi non avrebbe accidentalmente lanciato un banco addosso a qualcuno con tutte le intenzioni di stare per darle ad un tizio proprio di fronte a lui? ...Un sacco di persone. Russel compreso, ma sul momento la situazione era stata una fonte di panico così intensa che il banco che stava usando come scudo si era praticamente catapultato contro i ragazzi prossimi alla rissa e Russel era così diventato bersaglio di occhiatacce e minacce silenti che per il momento, forse per mancanza di opportunità, non erano degenerate in nient'altro. Il fatto era che proprio non ci teneva a dargliela questa opportunità, ma trovarsi solo in un supermercato di notte, di certo non lo aiutava molto.
Tirò svelto il cappuccio della felpa sopra la testa, lasciando il volto scoperto solo quanto gli bastava per vedere dove stava andando e, nonostante si rendesse conto di quanto fosse sospetto, si diresse alla cassa pregando di non attirare attenzioni indesiderate.
Sentiva lo stomaco tremare dal nervoso, ma cercava di contenersi e non combinare casini almeno per quella volta.
Ad aiutarlo nella sua impresa di invisibilità c'era il fatto che la manager del negozio, amica molto stretta di zia Rose, non fosse presente al momento e con una preoccupazione in meno, quella di sentire il suo nome urlato dall'altra parte del negozio ed i vari convenevoli che ne conseguivano, riuscì a rilassarsi un minimo.
A quell'ora il negozio era quasi vuoto e riusciva a scorgere alcuni degli impiegati prepararsi alla chiusura. L'unica fonte di trambusto era una piccola bambina che scorrazzava per la corsia degli snack, con la madre non troppo lontana a dargli le spalle.
La piccola regalò a Russel un sorriso dolcissimo che il ragazzo cercò di ricambiare.
All'improvviso però, le voci dei tre ragazzi si fecero vicine e le loro figure sbucarono dal lato opposto della corsia, proprio dinanzi a Russel, che si ritrovò a fissare interessato un pacchetto di marshmallows pur di fingere indifferenza, lanciando loro solo una breve e casuale occhiata, in tempo per vederli accovacciarsi di fronte a qualcosa, spingendo accidentalmente il carrello al centro della corsia. Il caso volle che allo stesso momento la bambina, che ancora strepitava senza riceve attenzioni dalla madre, avesse deciso di lanciarsi in una scivolata nello stesso punto.
Ora, Russel non era un amante dei bambini, ma nello spavento della situazione, proprio quando la bambina aveva cominciato a gridare, accettando il suo destino di schiantarsi contro del solido metallo, Russel gesticolò in direzione del carrello come se dovesse scansare un mosca per poi vederlo cambiare bruscamente direzione e colpire lo scaffale proprio accanto alla madre della ragazzina, in procinto di girarsi.
Dopo lo schianto ci fu un momento di silenzio in cui Russel realizzò quello che aveva fatto.
La persona più sospetta del negozio aveva appena scansato violentemente una mosca in sincronia con la devastazione di un intero scaffale.
Sia la donna che i tre ragazzi stavano guardando perplessi il carrello, mentre la bambina, fino a quel momento congelata sul posto, cominciò a piangere disperata, spaventata e confusa.
Grazie al cielo tutto quel trambusto spostò l'attenzione di tutti su di lei e Russel poté filarsela discretamente verso le casse, passando ovviamente per un'altra corsia.

Aspettò pazientemente dietro un'anziana signora, che apparentemente doveva fare la spesa per un'intera nazione, per ben venti minuti.
“Se nonna Alya lo lascia seccare sarò molto offeso questa volta!” pensò esasperato, lanciandosi continuamente sguardi alle spalle.
Fortunatamente il trio non era più nel negozio.
Sfortunatamente proprio in quel momento li aveva visti uscire e fermarsi sulla panchina dall'altra parte della strada gesticolando tra di loro e mangiando patatine.
Li stava ancora guardando con angoscia quando il cassiere lo richiamò.
< Devi pagare? > chiese con una punta di inerzia nella voce.
Russel si girò di scatto.
“Aki!” pensò trattenendo un sorriso spontaneo.
Passò il pane al ragazzo, guardandolo di sott'occhio e distogliendo lo sguardo a tratti.
Non si conoscevano e non avevano mai parlato più di quanto fosse necessario per concludere una vendita, ma Russel lo trovava sempre molto interessante da osservare.
I suoi capelli erano sempre arrangiati in modo diverso, che fossero dritti a spazzola con una montagna di gel o con solo la frangia tirata su da davanti agli occhi con una spilla colorata, gli donavano sempre. Gli occhi scuri quanto i capelli avevano un taglio leggermente affilato, sempre caratterizzati da uno sguardo svogliato. Ancora più interessanti erano gli innumerevoli piercing sul suo volto. Uno per entrambe le sopracciglia, uno proprio sopra il labbro, uno o due per orecchio ed infine, Russel giurava di averne visto anche uno sulla lingua. Insomma un tipo bizzarro a primo impatto, ma la cosa che più gli piaceva non era parte del suo aspetto.
< Sono due e cinquanta > borbottò stanco Aki, riportando alla realtà Russel che, un po' scosso e cercando di fargli risparmiare più tempo possibile, tirò fuori il prezzo esatto in monetine, posandogliele in mano e facendone inavvertitamente scivolare alcune dietro la cassa. Aki si chinò a raccoglierle sbuffando e, nel rialzarsi batté la testa prima contro il banco < Ahi! > e poi di nuovo contro il cassetto aperto della cassa, facendo piovere a terra ancora più monetine. < Ahi! ...di nuovo! > si lamentò nuovamente.
Russel si trattenne a malapena.

La prima volta che aveva visto uno dei numeri di Aki era corso fuori dal negozio ed era scoppiato nella risata più forte di sempre.
La verità era che Aki era la persona più sfortunata di sempre e Russel lo adorava.
Fino a quel momento lo aveva visto far prendere il volo ad una decina di carrelli cercando di sistemarli al loro posto, fare cadere un intero scaffale di carta igienica, scivolare due volte di fila sullo stesso punto in cui aveva appena passato lo straccio ed altri folli avvenimenti che avevano migliorato l'umore di Russel innumerevoli volte.

< Umm... non so se posso venire dietro la cassa ad aiutarti... mi dispiace... > balbettò Russel, cercando di non fare trasparire il suo divertimento < Stai... stai bene? > chiese, perché ad essere sinceri il suono della sua testa sulla superficie dura del banco era stato preoccupantemente forte.
< Sì... sì. Distruggere qualsiasi cosa tocco è un talento a cui sono abituato... > sbottò sarcastico, e Russel non si trattenne più.
La risata cominciò come apparentemente innocua, ma piano piano sfociò in una incontenibile ed interminabile risata che lo portò addirittura alle lacrime e dovette sedersi a terra per non rischiare di cadere.
Ancora non del tutto calmo si asciugò le lacrime e sprofondando dall'imbarazzo provò a cercare le parole per spiegarsi sperando di non averlo offeso, ma non fece tempo ad aprire bocca che vide Aki guardarlo dall'alto, i gomiti appoggiati al bancone, con un sorriso divertito che sembrava più un ghigno e che non sembrava combaciare bene con il carattere mostrato fino a quel momento.
< Scusa! Non me lo aspettavo per niente! > si scusò Russel, alzandosi dal pavimento ancora con un mezzo sorriso stampato sul volto.

Alla fine Aki si fece aiutare a raccogliere le monetine e Russel sembrava aver ritrovato la sua quiete, fino a quando non spostò lo sguardo fuori dove i suoi “amici” ancora non si erano decisi a muoversi, nonostante il freddo e l'ora tarda.
< Ti aspettano? > chiese Aki, non sapendo come interpretare le occhiate che Russel continuava a buttare ai tre ragazzi.
< Oddio spero proprio di no! > si lasciò scappare lui rabbrividendo.
< Capisco... > iniziò il ragazzo < Vuoi passare da dietro? > chiese poi indicando una stanza sul retro che doveva essere il magazzino.
< Non credo sia permesso l'accesso ai clienti... > obbiettò Russel sperando che non fosse davvero tanto ingenuo da fidarsi di un tizio qualunque, prima per raccogliere i soldi da dietro la cassa e poi per un involontario tour al magazzino.
< Tu sei Russel, no? > a sentire il suo nome si girò d'istinto, guardando il cassiere perplesso.
< Il nipote di Rose... l'amica della manager >.
Lui annuì, riprendendo a respirare regolarmente.
< Allora nessun problema! > concluse con un ghigno soddisfatto.
Russel lo seguì non avendo ragioni di rifiutare, trattenendo l'ennesima risata quando per poco Aki non finì contro un muro dopo essere inciampato su di una scopa.
< Grazie... Aki > disse lanciando un'occhiata molto evidente al cartellino con il nome, sorridendo per mascherare la finta. Una volta fuori dalla porta fece di tutto per non girarsi indietro. Mentire gli riusciva bene, ma quella sera il suo sorriso non faceva altro che allargarsi e mostrarlo sarebbe voluto dire sembrare un idiota, molto molto felice, ma comunque un idiota.

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Siparietto di Val

Ehilà! Erano secoli che non mi dedicavo ad una scrittura un po' più impegnativa come questa, ma sono contenta di essere tornata! *w*
Negli ultimi giorni ho avuto un'esplosione improvvisa di creatività e mi ci sono lanciata face first! (perdonate i miei mezzi inglesismi)
Mi piacerebbe aggiornare regolarmente, tipo un capitolo ogni Giovedì o uno si ed uno no, ma il tutto dipenderà dal mio orario di lezioni e, più avanti nel tempo, dal mio livello di sclero nei periodi d'esame.
Spero abbiate trovato questo primo capitolo interessante! Se avete un po' di tempo adorerei sapere cosa ne pensate con una recensioncina, giusto per motivarmi un po' di più a stare sveglia a scrivere alle tre di notte quando ho lezione alle sette il giorno dopo... già... ma non siamo qui per giudicare le mie pessime scelte!
Vi auguro una buonissima serata/giornata/notte (dipende da quando state leggendo questo siparietto) e ci si "vede" alla prossima! Kisses <3

Val__

  
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