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Autore: Meramadia94    02/03/2017    1 recensioni
Riguardando gli episodi riguardo al caso dell'uomo che fischiettava mi è venuta un'improvvisa ispirazione e non ho resistito.
E se quella notte le cose fossero andate in maniera leggermente diversa?
Riusciranno Sato e Takagi a dirsi ciò che provano l'uno per l'altra prima che sia troppo tardi?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Detective Boys, Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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'' Scusate il ritardo...''- fece Shiratori entrando nella stanza delle infermiere messa a disposizione dall'ospedale con Sakura sottobraccio.
I bambini le furono subito attorno per sapere come stava ed avere notizie sul poliziotto, tranne Conan ed Ai che seppur preoccupati per l'uomo avevano notato che la ragazza era piuttosto provata. Erano passati solo pochi giorni da quando la giovane e l'agente Sato avevano visto di nuovo il loro mondo crollare, e le loro certezze sgretolarsi e quello che serviva ad entrambe era solo un po' di pace e tranquillità.
Sato, dal canto suo avrebbe potuto benissimo evitare di assistere all'interrogatorio ma aveva deciso di ascoltare comunque la confessione per sapere come mai uno psicologo rispettato e stimato da tutta la comunità scientifica e giudicato da molti come un pazzo per aver sfidato un killer tramite i media avesse deciso di  trasformarsi anni addietro in un folle omicida e costretto il figlio di una delel sue vittime a diventare un carnefice, mettendo in grave pericolo la vita del suo ragazzo.
Per quanto riguardava Sakura, era chiaro come il sole che l'unica cosa che desiderava davvero in quel momento era di essere lasciata in pace senza dover ascoltare o parlare con qualcuno... ma Nabei aveva dichiarato che prima di confessare voleva vederla.
Malgrado la stanchezza ed il desiderio di essere lasciata per i fatti suoi, la ragazza sorrise ringraziando i ragazzini per il loro interessamento.
'' Quindi lei è...''- fece Nabei guardandola -'' Leì è Sakura Takagi... la sorella....''
'' Sì. Sono io.''
Nabei sorrise quasi -'' Già... avete gli stessi lineamenti...''
'' Avevamo un patto.''- fece Sato -'' Ora vuole mantenere la sua parola?''
Nabei annuì.
''  Certo... quel che è giusto è giusto. Confesso ogni cosa.''- fece Nabei -'' Ho ucciso io Doji Hiramune. Il motivo... beh, immagino non sia un mistero paragonabile ai cerchi nel grano... giusto?''
I poliziotti annuirono.
Non conoscevano i dettagli ma dato che Eiki  Nabei era il figlio dell'avvocato barbaramente trucidato nonchè della donna che i seguito all'omicidio del marito aveva avuto un esaurimento nervoso dal quale non si era mai più ripresa... era ovvio che il movente dell'omicidio da lui perpetrato fosse la vendetta.
'' Il mese scorso, lo sentìì parlare in televisione dove sfidava il serial killer a farlo fuori prima della perscrizione dell'omicidio di mio padre... la sua voce mi era familiare, così ho svolto delle ricerche per conto mio....e alla fine ho scoperto che mio padre, Hiramune, il medico ed il professore, erano soliti giocare spesso a majohng in un circolo.''
'' E per quale motivo non si è rivolto immediatamente alla polizia?''- fece il questore Matsumoto.
Fino a poco tempo fa non avevano sospetti e non avevano indagato tra le persone che le vittime conoscevano, perchè nessun familiare aveva mai parlato loro di un giovane studente e nessuno di loro aveva mai pensato che le assenze dei tre il sabato sera fosse dovuto al fatto che si ritrovavano assieme per giocare a Majhong fino a tardi. E dato che nessuno di loro era esperto in quel gioco, avevano dato un'interpretazione diversa alle parole strane pronunciate dalle tre vittime.
Di certo, se Nabei avesse comunicato alla polizia di avere un indizio sul legame che accumunava le vittime dei delitti seriali avrebbero trovato solo due spiegazioni plausibili per cui se su quattro compagni di gioco, uno solo era rimasto ancora in vita: o era la prossima vittima o era l'assassino.
'' Volevo farlo... o almeno ci ho pensato.''- fece Nabei -'' Ma mano a mano che sentivo quel verme sfidare un assassino che non esisteva a fargli la pelle... si stava prendendo gioco della memoria di mio padre, ed io non ci ho più visto dalla rabbia... e poi, parliamoci chiaro... sono il figlio di un avvocato. Non avevo delle  vere prove riconducibili a lui... le mie certezze, per il codice penale, erano solo calunnie.''
I poliziotti annuirono. In effetti non aveva tutti i torti... che prove avevano contro quell'uomo se non il ricordo di un bambino spaventato? I familiari delle prime due vittime non avrebbero mai potuto dire che i loro congiunti conoscevano lo psicologo e anche se questi fosse stato interrogato dalla polizia avrebbe sicuramente negato di conoscere anche solo uno di loro. Non ci sarebbe stato il minimo motivo per credergli, ma nemmeno un valido motivo per dubitare della sua parola.

'' Tenetevi pronti con la trasfusione.''- fece il chirurgo a due infermieri da sala operatoria.
I due annuirono.
'' Pressione?''
'' Pressione sanguigna 86 su 60.''- rispose la ferrista -'' Troppo alta.''
'' Respirazione?''
'' Venti.''
Il chirurgo annuì e continuò il suo lavoro.
Incise un paio di centimetri sia sopra che sotto il foro d'uscita per procedere con il drenaggio.
'' C'è troppo sangue, non riesco a trovare il proiettile...''- poi si rivolse all'infermiera vicino a lui -'' Aspiri.''

'' Come lo ha convinto ad incontrarla?''- fece Sato.
'' Non è stato così difficile.''- fece Nabei -'' Una volta scoperto il suo contatto personale, l'ho chiamato per dirgli che mi ero trovato sulla scena dell'ultimo delitto e che mi era tornato in mente un dettaglio che avrebbe potuto condurre all'arresto di quell'uomo, ma che volevo una consulenza prima di parlare con la polizia.''
'' Hiramune era uno psicologo criminale...''- fece Megure -'' quindi poteva facilmente dirle che quel dettaglio non aveva alcun valore, qualsiasi cosa esso fosse... ma non immaginava che sarebbe caduto in una trappola.''
'' Adesso però deve dirci...''- fece Sakura -'' Il perchè.''
Nabei, i ragazzini ed i poliziotti  la guardarono stupiti.
Possibile che non avesse capito...?
'' Ma come... l'ho appena detto no?''- fece Nabei -'' Ho vendicato mio padre prima che la facesse franca...''
'' Non ha capito.''- fece Conan -'' Il motivo del suo gesto è palese. Ma quello che a noi sfugge... è perchè Hiramune avrebbe dovuto uccidere tutti i suoi compagni di gioco. Un testimone infatti ha dichiarato che erano molto affiatati.''
'' Certo che lo erano... ma poi Hiramune si è rivelato per quello che era: un pazzo furioso per cui la vita umana valeva meno di zero.''- fece Nabei reprimendo un moto di rabbia nel pensare a quanto assurdo fosse quel movente per uccidere.
'' Perchè dice questo?''- fece Shiratori.
'' Vuole sapere perchè sono morte tre persone?''- fece Nabei -'' Bene. Glielo dirò. Durante le loro partire, mio padre e gli altri avevano l'abitudine di fare deduzioni ed ipotizzare il cosiddetto... delitto perfetto.''
'' Il sogno di ogni giallista...''- fece Conan. Ma era anche il sogno di qualunque criminale. E con orrore, anche se Nabei non aveva ancora finito di spiegare, arrivò alla terribie conclusione.
'' Hiramune vi riuscì.''- fece Nabei -'' Ed era pronto a dimostrarlo...''
I poliziotti e la giovane impallidirono.

Era già la seconda sacca di sangue in un'ora che gli somministravano. Tra l'emorragia, i postumi della sindrome influenzale dalla quale non era ancora guarito ed il drenaggio che era stato costretto ad effettuare, le riserve di energia del poliziotto stavano per toccare il limite critico.
In genere avrebbe dovuto dire di rimandare tutto, almeno sino al momento in cui la febbre non fosse del tutto scomparsa, ma in quel caso era stato proprio costretto. Se avessero aspettato, Takagi sarebbe morto di certo, per dissanguamento o per setticemia. O forse anche per i danni che che aveva riportato... considerato che l'alternativa era morte sicura, forse era un rischio che valeva la pena correre.
'' Ok...''- aveva individuato il proiettile ed aveva una visuale perfetta. Tirarlo fuori doveva essere relativamente semplice -'' Pinze.''- ordinò alla ferrista.
Appena ebbe lo strumento tra le mani si apprestò ad inserirlo nella ferita per tirare fuori il proiettile.
Doveva sbrigarsi, ma allo stesso tempo essere prudente. Per ora il poliziotto aveva mostrato una notevole resistenza, ma poteva collassare da un secondo all'altro... come gli ricordò la voce di un' infermiera.
'' La pressione sta scendendo.''


'' Sta forse dicendo che...''- fece Matsumoto.
'' Sì. Hiramune era pronto a togliere di mezzo qualcuno... una persona a caso, per dimostrare che la sua teoria era supportata da fatti tangibili.''
'' Indovino.''- fece Shiratori -'' I suoi compagni hanno capito che avevano a che fare con un pazzo da rinchiudere che studiava per fare lo strizzacervelli, gliel'hanno fatto presente ed Hiramune temendo che un giorno questo gli si ritorcesse contro li ha fatti tacere.''
'' Tombola.''- fece Nabei -'' Sono andato a casa sua e mi sono presentato come il figlio dell'avvocato che ha ucciso quindici anni fa.. e per convincerlo gli ho ripetuto le parole che ha pronunciato lui stesso, pari pari... solo allora si è fatto prendere dal panico.''
'' Mi scusi...''- fece Mitsuhiko -'' Ma perchè non ha cercato di registrare la confessione? Se l'avesse fatto, il serial killer sarebbe stato certamente arrestato.''
'' E invece ti sbagli.''- fece Ai -'' Se per ipotesi il signor Nabei avesse fatto in questo modo, il signor Hiramune lo avrebbe denunciato per aggressione e violazione di domicilio.
Inoltre... dal tono di voce dello psicologo e i rumori di sottofondo, sarebbe stato chiaro a tutti che la confessione era estorta e quindi del tutto irrilevante.''
'' E la cicatrice?''- fece Genta -'' Il serial Killer aveva uno sfregio sulla schiena. Di certo qualche residuo di sangue era rimasto sull'arma del delitto e sarebbe bastato un esame del DNA per stabilire che era lui, l'assassino che stavamo cercando.''
'' Purtroppo non era fattibile.'' - intervenne Sakura -'' Il signor Hiramune non era sospettato e non aveva nemmeno un legame conclamato con le vittime. Nessun giudice avrebbe firmato un ordine per il test del DNA senza avere prove concrete. La più mediocre delle matricole di legge sarebbe riuscita a scagionarlo.''
'' Inoltre...''- fece Megure -'' C'erano mille modi per giustificare quello sfregio. E noi, come ha già sottolineato Sakura, non avevamo modo di contestarlo.''
'' Sì...''- fece Nabei abbassando lo sguardo -'' ho passato un mese intero a riflettere e ho tenuto conto di tutte le variabili... alla fine ho deciso di ucciderlo e di usare quello che sapevo del killer seriale a mio vantaggio, e nel frattempo mi ero organizzato per vendere la casa e tutto ciò che avevo.''
'' Certo.''- fece Sato -'' I giornalisti già le stavano addosso perchè non si era ancora trovato l'assassino di suo padre... e visto che era stato commesso un omicidio con lo stesso modus operandi, era logico supporre che le pressioni si sarebbero fatte più forti di prima... e non era mica stupido supporre che volesse partire e raggiungere un posto dove il suo passato non poteva tormentarla.''
'' All'inizio ha pure funzionato...''- fece Matsumoto -'' Ma purtroppo per lei, la ferita che ho inferto all'assassino era in orizzontale e ha dovuto per forza incidere una lettera che sfruttasse la cicatrice già presente. E' stato il fatto che la lettera di Hiramune non fosse una enne a sollevare i primi dubbi.''
'' E  c'è una cosa che non sapeva.''- fece Megure -'' La vittima, prima di morire è riuscita a lasciare un messaggio usando la tastiera del pc e il mouse che una volta decodificato...''
''... era Copycat.''- concluse Shiratori -'' Che nel gergo della polizia significa Imitatore.''
'' Per fargliela breve...''- fece Matsumoto -'' il nostro uomo era un emulatore che conosceva benissimo la voce del serial killer e che desiderava vendicarsi di lui... non è stato difficile intuire che era lei.''
Nabei sospirò.
Quel poliziotto aveva ragione... aveva sempre avuto ragione. Su tutto. Fino a poco prima di decidere di costituirsi aveva pensato che tutto ciò che gli aveva detto sul fatto di non potercela fare e al pensare a cosa avrebbe voluto suo padre, fosse solo il tentativo disperato di un uomo che sperava di cavarsela spinto dal terrore di morire...

Troppo rapidamente.
Aveva trovato il proiettile. C'era mancato poco che toccasse un rene.
'' Accidenti...''- fece il medico -'' Perde sangue dall'interno. Ago e filo per la sutura.''
La ferrista si affrettò ad obbedire.
Il rumore dei macchinari si stava fecendo sempre più insistente.
Più continuo.
E più fastidioso.
E più snervante.
'' E' molto tachicardico, rischia l'arresto cardiaco.''- fece un'infermiera.
'' Perde altro sangue, emostasi.''- fece la ferrista affrettandosi a contenere il sangue.
'' Maledizione...''

'' Insomma, fin dall'inizio c'erano mille dettagli che mi avrebbero portato in manette...''- fece l'uomo -'' Quel poliziotto ha sempre avuto ragione... solo che io non ci volevo credere.''
'' Di che sta parlando?''- chiese Sato.
'' Il suo collega.''- fece Nabei -'' Lo ha detto fin dal primo secondo che non sarei mai riuscito a farla franca e che presto o tardi sarei finito in prigione... prima credevo che fossero solo chiacchiere, ma ora che mi avete spiegato come avete fatto a capire... mi sa che aveva ragione anche quando ha detto che mio padre non avrebbe voluto sapermi un assassino e che abbia cercato di mandarmi dei segnali per fermarmi... che stupido.''
'' Takagi ha provato a farla ragionare... non è vero?''- ora ne era certa. Takagi, fin dal primo momento in cui si era ritrovato in quella situazione tremenda aveva iniziato a lottare. Per salvarsi di certo, ma anche per tentare di salvare il suo carnefice che a ben vedere altri non era che una vittima.
Aveva salvato lei, aveva salvato Nabei dall'impossibilità di potersi redimere... qualcuno l'avrebbe definito '' l'avvocato delle cause perse'', una persona che lottava con veemenza per salvare a tutti i costi chi non voleva essere salvato o che aveva ancora speranza ma nessuno che credeva davvero di poterlo salvare... e ci riusciva. Sempre.
Un altro motivo per il quale era letteralmente pazza di lui.
'' Io volevo solo vendicarmi di chi aveva distrutto la mia famiglia e rovinato la mia vita...''- fece Nabei guardando Sakura dritto negli occhi, con uno sguardo pieno di vergogna e desiderio di redenzione -'' Non volevo fare altre vittime... se avessi saputo che nel caso si fosse fatto male seriamente, qualcuno si sarebbe ritrovato nella mia stessa situazione di quindici anni fa... mi perdoni. La prego, mi perdoni.''
Non si pentiva di quello che aveva fatto... anzi, forse l'avrebbe rifatto il giorno seguente...
Ma in quel momento provava un unico, grande rimpianto: di non aver incontrato prima l'agente di polizia che aveva preso in ostaggio.
Forse, se durante i primi anni in seguito al tragico omicidio del padre avesse avuto intorno una persona che aveva almeno la metà della sua testardaggine a rompere a suon di pugni il muro che si era costruito attorno, forse la sua vita sarebbe stata diversa...
Ma a pensarci bene, quel poliziotto che aveva ripreso in mano le indagini e che pareva intenzionato a capire la verità... gli sarebbe bastato incontrarlo anche solo il mese prima o quando aveva capito che era Hiramune l'assassino del padre... ce lo vedeva a farsi in quattro per verificare i suoi sospetti.

Il collasso tanto temuto era arrivato.
Alla fine il cuore aveva ceduto. La linea dell'elettrocardiogramma era piatta.
Ma il suo cervello era ancora attivo. L'attività elettrica celebrale era presente ed era anche molto forte.
Era vivo. Dovevano solo fargli ripartire il cuore.
'' Defribrillatore! Carica da 300.''- ordinò il chirurgo.
I suoi collaboratori ormai erano assai scettici sul fatto che potessero ancora salvargli la vita, ma obbedirono.
'' CARICA A 300!!! LIBERA!!!''
Takagi ricadde sul lettino almeno cinque volte.

'' Non deve scusarsi...''- fece Sakura -'' Io non la odio... ha commesso il peggiore dei reati, ha preso un innocente in ostaggio per coprirsi la fuga... eppure io non la odio...''
Nabei la guardò sopreso.
Possibile che al mondo esistessero persone che  non riuscissero ad odiare nemmeno i peggiori scarti dell'umanità?
Le aveva rapito il fratello, l'aveva costretta a vivere nell'incertezza per giorni, per colpa sua si era ritrovato coinvolto in un conflitto a fuoco.... che lo odiasse era il minimo.
'' Per quanto lei possa aver sbagliato... io non riesco a smettere di pensare che se Hiramune non avesse fatto quel che ha fatto.... questo caso non ci sarebbe mai stato.'' - fece Sakura.
Megure si avvicinò a Nabei prendendolo sottobraccio.
'' Può bastare.''- fece l'ispettore -'' adesso deve seguirci in centrale.''
Nabei annuì, ma prima si bloccò sulla porta rivolgendosi alla ragazzina.
'' Signorina...''- fece Nabei -'' Posso... chiederle di portare un messaggio ad una persona...?''
'' Certo...''- fece la giovane -'' Chi?''
'' Non la conosco a dire il vero...''- fece Nabei -'' Ma so che c'è una donna molto importante per suo fratello...''
Sato sussultò a quelle parole, ma non disse nemmeno una parola, restando in religioso silenzio per ascoltare quello che Nabei voleva dirle.
Sakura le lanciò uno sguardo d'intesa, senza farsi vedere.
'' Dica pure.''- fece la ragazza.
'' Premetto che di certe cose non me ne intendo...''- fece Nabei -'' ma le consigli di darsi una svegliata. Un uomo che preferisce rischiare la propria vita solo per non far prendere il ostaggio la donna che ama... capita una volta sola nella vita.... e la vita è troppo incerta... ne abbiamo avute a sufficienza di prove.'' - detto questo l'ispettore Megure ed il questore lo portarono via.
In quel momento, la bomba esplose.
La poliziotta seria, compassata, ed ammirata da tutti per la sua tenacia s'inginocchiò sul pavimento in lacrime.
I bambini le furono subito attorno per consolarla, così come Sakura, ma non c'era verso di farla smettere di piangere... di rado si era trovata d'accordo con un assassino, ma in quel caso doveva, purtroppo, convenire con lui.
Takagi seppur con i suoi mille difetti, poteva dirsi essere un uomo perfetto: onesto, coraggioso, intelligente, paziente fino all'inverosimile e buono come il pane. Qualunque ragazza con un po' di sale in zucca gli sarebeb caduta ai piedi... Yumi glielo diceva sempre, che se non stava attenta qualche ragazza della stradale gliel'avrebbe portato via...
Lui era innamorato di lei. Ed anche se all'inizio faceva di tutto per negarlo persino a sè stessa, anche lei era innamorata di lui.
Ed ora lo stava perdendo. L'aveva respinto e tenuto lontano con il preciso fine di proteggerlo dalla sfortuna che si era convinta di portare... ed aveva fatto soffrire entrambi in quel modo ed aveva negato ad entrambi di vivere dei momenti felici, da conservare gelosamente nel cuore...

'' Quest'attesa è snervante....''- fece Sato. L'interrogatorio di Nabei era finito da due ore, ed era durato circa un'ora.... tre ore, e nessuno sapeva ancora niente.
Sakura e Sato, una volta che Nabei fu portato via, erano tornate di fronte alla sala operatoria.
La luce della surgery era ancora rosso fuoco, questo significava che non c'erano novità. Da un lato era una cosa buona, significava che il poliziotto era ancora in vita...
'' Ti prego non morire...''- pregò Sato -'' Devo dirti così tante cose...''
In quel momento, uscirono i medici e le due donne saltarono come dei pupazzi a molla.
'' Dottore... come sta?''- fece Sakura.
'' E' stato un intervento molto difficile. E come temevamo, ha avuto un collasso.''
Le due donne impallidirono. Erano state informate dei rischi e che l'operazione sarebbe stata un terribile azzardo, ed avevano cercato di prepararsi anche alla più terribile delle evenienze... ma avevano permesso ad un barlume di speranza di sopravvivere.... solo che adesso iniziavano a temere seriamente....
'' E' andato in arresto cardiaco...''- fece il medico.
...
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'' Ma siamo riusciti a stabilizzarlo.''- le tranquillizzò il medico -'' Il cuore è ripartito e siamo riusciti ad estrarre il proiettile... si può dire che ha superato l'atto operatorio in maniera soddisfacente.''
Fu in quel momento che le due donne ripresero a respirare, per la prima volta dopo quasi una settimana che le aveva messe a dura prova, seppur in maniera diversa.
Era vivo. L'operazione era andata bene...
'' Però...''- fece il chirurgo allarmandole nuovamente - '' Durante l'operazione, a causa dell'arresto cardiaco, il flusso di sangue al cervello si è interrotto anche se per poco... dobbiamo aspettare che riprenda conoscenza per stabilire se ha riportato o meno danni cerebrali e in quel caso, di che portata e gravità.''
'' E ditemi....''- fece Sato -'' tra quanto dovrebbe svegliarsi?''
'' Questo purtroppo non so dirglielo... deve tenere in considerazione che ha ancora qualche linea di febbre, è molto provato dall'intervento appena subito e ha perso molto sangue... fare previsioni in questo caso è prematuro.''
In poche parole.... il grosso della battaglia era combattuto e vinto, ma prima di poter festeggiare la fine della guerra dovevano uscire vincenti anche da lì...
'' Possiamo vederlo....?''- fece Sato. Sapeva che era inutile, che era sotto anestesia e che non poteva nè vedere nè sentire... almeno da un punto di vista medico... ma aveva bisogno di toccare con mano che l'amato era ancora vivo... privo di conoscenza, collegato ad un monitor ed al momento incapace di respirare in maniera autonoma... ma ancora in vita.
Il medico fece cenno di sì.
'' Vado a prendere un po' di caffè ed avviso gli altri.... ''- fece Sakura mettendo una mano sulla spalla della sua potenziale cognata.
Avevano bisogno entrambe di un po' di caffeina in circolo... l'unica cosa che ancora faceva vedere loro la vita come un qualcosa di normale.
Inoltre, voleva darle modo di restare un po' da sola con Wataru...

Se non fosse stato per la mascherina per l'ossigeno sul viso, la flebo nell'incavo del gomito destro, la fasciatura alla testa, il cerotto sulla guancia sinistra ed il bip insopportabile che attestava che il poliziotto era ancora vivo seppur non al suo massimo... Sato avrebbe potuto dire che una pace del genere, finora l'aveva vista solo sul volto di un bambino addormentato.
Non osava nemmeno immaginare quanto doveva aver sofferto... quei giorni di certo erano stati difficili anche loro... con Nabei che poteva cambiare idea da un momento all'altro, un momento quasi amichevole e l'attimo dopo pronto a puntargli contro un' arma minacciandolo di ucciderlo... di certo aveva avuto paura anche per sua sorella...
'' Non morire ti prego...''- fece la poliziotta scostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte madida di sudore -'' Dobbiamo partire assieme... te lo ricordi? Era una promessa...''
Vero, era stato Conan a trovare il collegamento tra le vittime... ma il merito di aver convinto Nabei a fermarsi e dell'avergli salvato la vita e fermato una volta per tutte una catena di sangue ed odio che aveva vent'anni sulle spalle, era solo ed unicamente suo.
Sì, Takagi si sarebbe svegliato, si sarebbe alzato da quel letto con le sue gambe, si sarebbe perfettamente ristabilito... e sarebbero partiti assieme per le terme o per qualunque altro posto sarebbe venuto loro in mente, ed avrebbero potuto dire che potevano avere una vita normale anche se vivevano nell'incertezza.
Prese una sedia e gli prese la mano libera, che però era anche quella fasciata perchè era il braccio su cui era caduto e si era slogato il polso, stando attenta a non fargli male... anche se forse non sarebbe stato male... magari si sarebbe svegliato...
'' Ti aspetto. Torna da me.''

 

  
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