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Autore: Helena Hufflepuff    02/03/2017    2 recensioni
Lily Luna Potter ha appena compiuto diciassette anni, e finalmente può scoprire cosa c'è nella stanza più misteriosa di casa sua, dove da anni il padre nasconde un segreto... e questo potrebbe portarla a far fruttare i suoi studi e la sua sensibilità.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lo studiolo in mansarda

Lily Luna Potter era una ragazza fortunata, e ne era perfettamente conscia. Aveva due genitori che le volevano bene, due fratelli sempre pronti ad aiutarla (ok, forse non proprio sempre), due cugini favolosi che erano anche i suoi migliori amici, una famiglia che la adorava in quanto la cocca di casa.

Eppure un tarlo la ossessionava sin dalla tenera età di cinque anni, e anche se si crogiolava nella piccola felicità di tutti i giorni, a volte quel tarlo era come una piccola macchia nera nel quadro idilliaco della sua quotidianità.

La prima volta era stata una giornata piovosa. Papà aveva discusso con mamma riguardo all’idea di lasciare le Holyhead Harpies per dedicare più tempo alla famiglia, e quando i toni s’erano un po’ scaldati papà s’era alzato da tavola senza una parola ed era salito su in mansarda. Era un posto che in precedenza non aveva svegliato nessuna curiosità in Lily, quindi all’inizio non diede alcun peso alla cosa. Ma quando Harry tornò in cucina mormorò qualcosa all’orecchio di Ginny, che lo baciò con trasporto e informò i figli che avrebbero passato la serata dallo zio Ron. Lily ne fu felice (adorava giocare con Hugo a scacchi e ascoltare le Sorelle Stravagarie con Rose), ma si chiese come potesse una stanza all’apparenza così dimessa compiere una tale trasformazione in quella testa dura di suo padre.

Ogni volta che Harry perdeva la pazienza saliva, si chiudeva in mansarda e tornava come nuovo, e Lily si convinse che doveva esserci qualcosa di strano in quella stanza; se ne convinse ancora più quando scoprì che la porta era chiusa con la magia e che papà lanciava un Incantesimo Imperturbabile sulla porta.

Ma finalmente quel giorno si sarebbe tolta lo sfizio. Era il suo diciassettesimo compleanno da ben due ore, e finalmente sarebbe potuta entrare nello studiolo in mansarda usando la magia.

Scese dal letto con delicatezza, sperando di non far cigolare la rete, si infilò le ciabatte e la vestaglia e salì le scale con estrema attenzione, cercando di fare il minor rumore possibile – impresa più che difficile: nel silenzio della notte ogni suono veniva amplificato, e ogni passo su quei gradini creava scricchiolii sinistri simili al crepitio di minuscoli petardi.

Quando arrivò alla porta della mansarda, trasse un profondo respiro. Era giunto il momento.

Alohomora!” sussurrò alla serratura, che scattò con un colpo di frusta. Lily aprì la porta sul buio. “Lumos!” borbottò, e alzò la bacchetta per aumentare il cono di luce e scoprire i segreti di quel luogo.

Se avesse dovuto attribuire degli aggettivi a quel luogo, il primo che le sarebbe venuto in mente sarebbe stato «abbandonato»: quasi tutto lì dentro era coperto da parecchi millimetri di polvere, ed ogni passo di Lily alzava una nuvoletta di polvere. Se non fosse stata certa che suo padre era entrato lì ben tre volte nell’ultimo mese (non gli andava troppo a genio l’ultima fiamma di James, e lui si ostinava ad invitarla a cena), avrebbe detto che quella stanza non vedeva la presenza dell’uomo da anni.

“Lily?” Quella voce sconosciuta la fece trasalire, e riuscì appena in tempo a soffocare un urlo, trasformato in una specie di rantolo soffocato. Si girò verso la fonte del rumore.

Sulla parete di fronte c’era una serie di cornici d’argento contenenti alcuni ritratti e fotografie magici, e uno dei loro abitanti era sveglio e la guardava con intensità.

“Ci… ci conosciamo?” chiese Lily inclinando la testa di lato.

L’uomo piegò le labbra in una sorta di sorriso triste e rispose: “Oh, no… certo che no. Mi sono… mi sono confuso. Sa, conoscevo una Lily, e una parte di me spera sempre di poterla riabbracciare, un giorno”.

Lily guardò l’uomo. Non doveva avere più di quarant’anni, eppure il suo volto portava i segni di una persona che ha molto sofferto in vita. I capelli neri e unti gli incorniciavano il viso pallido come due pesanti tendaggi, e gli occhi neri rivelavano che c’era molto dolore e molta vita vissuta dietro.

“Non mi sono presentata. Lily Luna Potter, signore” disse per rompere il silenzio imbarazzato che s’era insinuato tra loro. Lui la guardò con intensità per un istante che sembrò infinito, poi scostò lo sguardo… possibile che avesse gli occhi lucidi?

“Signore, non vorrei sembrarle sgarbata, ma… come si chiama?” chiese lei.

“Scusa, sono stato indelicato… io sono, anzi, ero Severus Piton” disse il quadro. E lei si ricordò…

“Lei è stato preside nell’anno in cui mio padre distrusse gli Horcrux… mio fratello ha il suo nome, sa?”

Lui sorrise. “Certo che lo so. So molto della vostra famiglia; ti sei mai chiesta come si calmasse tuo padre quando era un po’ nervoso?” Sorrise al lampo di comprensione che passò sullo sguardo della giovane. “Sai, i tuoi occhi sono più simili a quelli di tua madre, Ginny. Eppure lo sguardo è molto simile alla tua omonima, tua nonna…”

“Mia nonna?” chiese Lily, poi ricordò una cosa che aveva in camera. “Hai mai potuto rincontrarla, almeno in un quadro?”

Piton abbassò i suoi occhi neri e scosse mestamente il capo.

“Tuo padre chiese di mettere un quadro di sua madre ad Hogwarts, affinché potessimo… ma finora, nessuno degli artisti interpellati è riuscito a sapere abbastanza di Lily Evans per infondere parte del suo essere nella tela”.

“Sapere abbastanza…” ripeté Lily, meditabonda. Poi, come folgorata da un’ispirazione, guardò Piton, ora interdetto, e con un frettoloso: “Mi scusi, m’è venuta un’idea… tornerò presto, lo prometto!”, si precipitò in camera sua. Lì, illuminata dalla luce metallica dell’aurora, tirò fuori un libriccino fatto a mano ricevuto in dono per il suo undicesimo compleanno, estrasse un foglio e una matita dal cassetto della scrivania e cominciò a lavorare…

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“Tesoro mio, buon compleanno!” Ginny abbracciò Lily non appena scese in cucina. “Perché c’hai messo tanto a scendere? Tuo padre voleva darti personalmente il suo regalo per la tua maggiore età, ma alla fine gli è toccato andare al lavoro e rinunciare. Cosa hai combinato?”

Lily si studiò per un attimo la punta delle scarpe da tennis con le mani nelle tasche della felpa. Alla fine, scegliendo accuratamente le parole, disse: “Hai presente il regalo che m’avete fatto a undici anni?”

“Oh, sì… è stata un’idea geniale di Hermione, raccogliere tutte le informazioni possibili su colei di cui porti il nome e raccoglierle in un libro! Perché?”

“Ho letto che ci fu un uomo che la amò a lungo senza esserne ricambiato, Severus Piton…”

Ginny strinse per un attimo le labbra, ma non disse nulla. Lily interpretò la cosa come il permesso di continuare a parlare.

“Ecco, mi sono ricordata che papà qualche anno fa chiese il permesso di far mettere un quadro della nonna ad Hogwarts, ma che nessuno sia riuscito nell’impresa di donarle vita. Ecco… zia Hermione mi aveva spiegato come si faceva l’incantesimo per Trasfigurare i quadri, e così… diciamo solo che ho fatto fruttare la mia E in Incantesimi e Tresfigurazione”.

Ginny non poteva sapere che solo pochi metri sopra di lei, nello studiolo in mansarda, Severus Piton ricevette con qualche giorno d’anticipo il regalo di compleanno, mentre riabbracciava una Lily Evans bellissima, giovane e luminosa nell’abito da cerimonia che la nipote le aveva disegnato appositamente.

Lily Luna Potter, brillante e gentile neomaggiorenne, festeggiò alla grande il suo compleanno, pensando che almeno non era la sola ad aver ricevuto dei regali quel giorno, e la sera andò a letto con un sorriso rivolto alla mansarda.

   
 
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