-...seriamente?-
Makoto sbuffa, subito innervosito dall'atteggiamento dell'altro. Calcia via un minuscolo ciottolo che aveva avuto l’ardire d’intralciare la sua strada, e aggrotta la fronte, fissando truce il suo interlocutore.
-Che cazzo vuoi?- sbraita, acido. Imayoshi pensa che dovrebbe preoccuparsi seriamente, visto che anziché trovarlo minaccioso non riesce a smettere di pensare quanto il suo kohai sia carino, pronto ad esplodere di rabbia repressa nei suoi confronti.
-Ci sono quasi quaranta gradi, Makoto-chan- commenta, prima di occhieggiare da capo a piedi quello che teoricamente è anche il suo fidanzato (teoricamente, perché Hanamiya continua a ribadire con molta molta veemenza che, per quanto gli permetta di scoparlo di quando in quando, con lui proprio non ha nulla da spartire. Shoichi vorrebbe ricordargli che il suo “di quando in quando” ha una frequenza pressoché settimanale, e sta rapidamente arrivando a diventare giornaliera, ma ha troppo a cuore l’integrità dei suoi genitali per provarci. Sicché tace, sorride, annuisce, e quando Makoto si decide a finire la sua tirata isterica, lo bacia) e scuotere il capo, con un’esacerbata espressione di incredulità -Mi fai venire caldo soltanto a guardarti, e non per la voglia di saltarti addosso-
Makoto ringhia. Le sue mani si accartocciano in pugni, che vibrano dal desiderio spasmodico di abbattersi sul suo viso. Imayoshi fa un sapiente passo indietro, mentre continua a fissare la t-shirt di cotone pesante, la felpa con cappuccio che tiene sulle spalle, lo smanicato infilato sopra a questa, e i pantaloni lunghi fino alla caviglia.
Sarebbe un’ottima scusa per spogliarlo, non fossero in mezzo alla strada.
-Chiudi quella boccaccia, maledetto pervertito- gli ringhia l’altro, digrignando i denti come una bestia feroce -Non tutti sono calorosi come te- ribatte, indicando la canotta colorata e i pantaloncini striminziti che Imayoshi s’è sforzato di buttarsi addosso, cercando di non liquefarsi al contatto della stoffa con la pelle sudata.
Shoichi sorride. Lo studia un secondo in completo silenzio, notando l’aumentare del nervosismo e dell’imbarazzo in Makoto, mentre stanno lì, in mezzo al marciapiede, con la gente che sciama attorno a loro degnandoli a malapena di uno sguardo.
-Sai, Mako-chan- sussurra, avvicinandosi e passando mellifluo un braccio attorno ai suoi fianchi per tirarselo appresso. Sorride, quando Makoto s’irrigidisce come un ciocco di legno ma non oppone resistenza immediata; poi, la sua bocca si avvicina al suo orecchio, formando parole calde a un soffio dalla pelle sudata del suo viso -Ci sono altri sistemi, per stare al caldo. Per esempio, se ci spogliassimo, potrei condividere il mio calore corporeo con te…-
Si ode uno strido belluino, e l’intero centro di Tokyo si volta esterrefatto a fissare la scena.

-Ima… SENPAI?! CHE DIAVOLO TI E’ SUCCESSO?-
Imayoshi sorride mefistofelico come sempre, nonostante l’occhio nero e pesto e la guancia gonfia come un pallone da basket. Il medico del pronto soccorso gli ha dato due settimane di prognosi, ma oh, se ne è valsa la pena…