Film > Big Hero 6
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Autore: LittleBloodyGirl    03/03/2017    1 recensioni
"Hiro distolse per un attimo lo sguardo dalle nuvole davanti a lui per osservare il suo riflesso in quegli specchi. Guardò il suo viso, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e felicità. E sorrise, lasciando che un dolce ricordo ritornasse a illuminare la sua mente che era rimasta all'oscuro troppo a lungo in quei giorni di tempesta interiore.
Aveva volato da piccolo sulle spalle di suo fratello. Era sempre riuscito a volare grazie a lui.
E ora era lì, sospeso nell'aria a giocare con le nuvole mentre osservava il ricordo di quei momenti nel riflesso di uno dei grattacieli più alti della città.
Ed era felice, come se Tadashi fosse sempre stato lì con lui. Come se Baymax fosse sempre stato lì con lui."
In occasione della serie tv che andrà in onda quest'anno, una versione scritta di uno dei film più belli che siano mai stati creati. Un'analisi oggettiva delle emozioni e dei momenti più importanti che Big Hero 6 ha regalato al suo pubblico. Naturalmente ricoprirò l'intera trama del film, quindi se non lo avete ancora visto fate attenzione agli spoiler!
Spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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<< Continuano le indagini sul misterioso crollo avvenuto questa mattina al quartier generale della KreiTeck Industry. Le forze dell'ordine stanno ancora cercando il gruppo di individui non identificati che avrebbe evitato una terribile catastrofe. L'intera città di San Fransokyo si domanda chi sono questi eroi? E dove si trovano adesso? >>

La notizia della distruzione del campus fece il giro del mondo, attirando domande e supposizioni tipiche della curiosità della gente. Alister Krei aveva scelto di non rivelare le identità dei suoi salvatori, in segno di rispetto e come riconoscenza per il loro servizio. Abigail Callaghan fu estratta dalla capsula e trasportata urgentemente in ospedale, ma la buona notizia era che si era finalmente svegliata, riusciva a parlare e ricordava tutto.
Ma non sapeva nulla di quello che era successo fino a quel giorno.
Il professor Callaghan venne arrestato e portato via prima che avesse la possibilità di salutarla. Tutto quello che gli rimase di lei fu uno sguardo di rammarico da oltre il finestrino della volante.
Neanche lui, infine, aveva avuto il suo lieto fine.
Hiro e gli altri osservarono la scena dall'alto di un palazzo. Non volevano gloria nè successo o celebrazioni. Volevano solo tornare a casa, ad una vita che non avevano mai voluto che fosse reale. Svanirono nel tramonto.

(•—•) 

Era ormai sera inoltrata quando Hiro e gli altri si recarono finalmente alle rispettive case. Si erano cambiati a casa di Fred per non destare troppi sospetti ed erano andati via quasi subito. Hiro entrò dalla porta sul retro, sperando che zia Cass non lo sentisse. Non era in vena di ramanzine quella sera, era già troppo stanco. La luce della caffetteria era ancora accesa, e il ragazzino ne approfittò per sbirciare. Alcuni degli scaffali erano ancora pieni di dolci fatti quella mattina e altri appena sfornati. L'aria era ancora impregnata del profumo di cioccolata calda e caffè.
<< Hiro! >>
Sussultò quando sentì la voce della zia provenire dritta da dietro il bancone. Si volse verso di lei, senza riuscire a formulare una buona scusa per giustificare il suo ritardo. Ma ogni parola sembrò superflua quando si sentì avvolgere dalle braccia esili della donna. Si ritrovò premuto contro il suo corpo caldo, stretto dal suo abbraccio protettivo.
Non si era mai reso conto di quanto gli fosse mancata quell'attenzione da parte della zia.
<< Grazie al cielo, sei a casa! Ma dove sei stato tutt'oggi? >>
<< Io... >>
Non poteva dirle niente. Se avesse saputo ciò che aveva fatto si sarebbe spaventata ancora di più, e Hiro non voleva questo per lei. Non lo voleva per loro. Ma questa volta non aveva davvero alcuna scusa e non aveva la forza per formularne una. Aveva appena perso Baymax e tutto gli sembrava privo di senso. Era stanco, voleva solo dormire.
Notando la difficoltà nel rispondere, lo sguardo di Cass si addolcì e strinse nuovamente a sè il nipote.
<< Sai cosa? Non importa. L'importante è che tu sia qui, adesso. >>
Hiro sospirò. Sentì le guance avvampare e un grave peso sul cuore sciogliersi piano piano, liberando uno sfogo che aveva tenuto dentro per tutto il tempo.  
<< Zia Cass... >>
Quella donna lo aveva cresciuto. Non si era mai arresa con lui e aveva dedicato tutta la sua vita a far sì che stesse bene e che non gli mancasse niente. Anche quando gli era mancato il terreno sotto i piedi, lei era stata accanto a lui per fargli forza, e gli aveva teso una mano che Hiro non era mai stato pronto a prendere. Ma ora erano lì, erano insieme. E si rese conto di quanto gli fosse mancata.
Si aggrappò a lei, sprofondando il viso nel suo seno, lasciando che le lacrime trattenute trovassero finalmente la loro strada al di fuori degli occhi e al di fuori del cuore. Cass non fece domande. Lasciò che si sfogasse, che piangesse quanto voleva. Qualsiasi cosa avesse programmato di dirgli poteva attendere.
Erano insieme, ora. Si erano finalmente ritrovati.
E Cass non lo avrebbe mai più lasciato solo.


 (•—•)

Non fu facile riprendersi dalla perdita di Baymax, ma Hiro decise di tener fede al suo compito e cominciò ad andare al campus. La settimana dopo, Honey Lemon, Gogo Fred e Wasabi lo raggiunsero alla caffetteria per fare colazione insieme e poi recarsi tutti all'università, dove il piccolo avrebbe finalmente portato a termine l'iscrizione completa per frequentare le lezioni. Il sole era tornato a splendere e un vento tiepido soffiava tra i fiori dei ciliegi. Quando i suoi piedi varcarono la soglia dell'ingresso della scuola, Hiro si ritrovò catapultato nei giorni dimenticati del passato.
Era già stato lì, in mezzo a quei prati, sul ponte che collegava i giardini con l'edificio principale. La parte bruciata veniva ristrutturata pian piano, e dell'incendio non rimaneva quasi più traccia. Una strana sensazione, figlia di un misto tra nostalgia e trepidazione, cominciò a farsi strada nel suo cuore. Gli era mancato stare lì, più di quanto avesse immaginato.
Non c'erano dubbi su quale fosse stato il suo spazio personale. Gli fu affidato il vecchio studio di Tadashi, rimasto vuoto dal giorno del funerale, in cui lui e sua zia erano andati a ritirare i suoi effetti personali. Hiro non perse tempo a riempirlo di nuovo con i suoi nuovi libri, i vari gadget a lui più cari, tra cui il cappello di suo fratello e il pugno-razzo di Baymax.
L'ultimo ricordo dell'amico.
Era rimasto attaccato alla capsula dopo averlo usato per spedire Hiro e Abigail Callaghan fuori dal portale. Aveva voluto lasciarlo esattamente come il giorno in cui Baymax lo aveva lasciato, senza pulirlo nè modificarlo.
L'armatura rossa era segnata dalle cicatrici della battaglia e la polvere delle macerie costituiva una patina scura sulla superficie.
Ma andava bene così, per Hiro era perfetto.
Lo tolse da uno scatolone e lo poggiò con cura su una delle mensole vicino al grande lucernario circolare, lasciando che il sole bagnasse il pugno chiuso. Hiro sorrise malinconico, battendo delicatamente le nocche contro di esso.
<< Bha-la-la-la-la. >>
Mormorò, ricordando simpaticamente la sera in cui Baymax aveva tirato fuori quel suono così strano e subito amichevole.
Fece per svuotare l'ultimo scatolone rimasto quando notò qualcosa tra le insenature delle dita del pugno-razzo. C'era qualcosa lì, nascosto nella mano di Baymax.
Hiro aprì a fatica il pugno, sollevando le dita una ad una. Quasi gli si mozzò il respiro quando realizzò di cosa si trattava.
Il chip verde.
Non sapeva come nè quando, ma Baymax aveva avuto il tempo di estrarlo da sè stesso e lasciarlo al sicuro nella sua mano, in attesa che Hiro lo trovasse. Ma perchè?
... Forse, con quella piccola cassaforte di ricordi, avrebbe potuto riportare in vita qualcuno.

(•—•)

<< Ahi... >>
<< Io sono Baymax. Il tuo operatore sanitario personale. Ciao, Hiro! >>


 (•—•)

Un sabato mattina si svegliò presto e sorprese la zia scendendo nella caffetteria e, infilandosi il suo grembiule, prendendo gli ordini che la donna stava portando al tavolo desiderato.
<< Hiro? Che ci fai già in piedi? >>
<< Buongiorno, zia Cass. E' sabato oggi! Il giorno migliore per il locale! >> Esclamò lui, servendo i clienti.
Cass ne fu piacevolmente sorpresa. Erano settimane che Hiro non scendeva nella caffetteria e alcuni degli ospiti abituali del locale lo salutarono contenti come fosse un vecchio amico, ai quali Hiro ricambiò con un sorriso sereno e gli occhi brillanti. La donna ne approfittò per osservarlo, un sorriso felice sulle labbra dipinte di rosso.
Hiro era cresciuto. In altezza e in morale, era diventato un ometto. Il viso paffuto si era leggermente assottigliato e i capelli erano cresciuti di qualche centimetro. Ma era sempre lui. Il suo Hiro. Suo nipote. E non poteva essere più fiera di lui in quel momento. Dopo tutta la sofferenza a cui era stato condannato, ora stava trovando la forza per rialzarsi e andare avanti. A cosa fosse dovuta, non le era dato di sapere. Ma poteva immaginare che dietro ci fosse lo zampino del suo primo nipote.
Tadashi le mancava tanto, ma era sempre stato un'ancora per Hiro. E in qualche modo, in quei giorni, lo aveva sentito un po' più presente. Volse lo sguardo smeraldino al lucernario della caffetteria, lasciando che i raggi del sole caldo la inondassero.
Era di nuovo una bella giornata.
Quando Hiro riuscì a liberarsi della signora Matsuda, che gli faceva i complimenti per pizzicargli le guance, si recò subito al bancone a prendere gli altri ordini.
<< Zia Cass, ti va se... Ceniamo insieme stasera? >>
La donna alzò lo sguardo su di lui, quasi come se volesse accertarsi di aver sentito bene.
<< Sai, mi sono reso conto che ti ho un po' trascurata e... Bè, volevo rimediare... E poi, devo farti vedere una cosa! >> Il suo solito sguardo innocente era pieno di sincerità e Cass non potè fare a meno di sorridere a quella proposta.
<< Certo, tesoro. >>
<< Ali di pollo piccanti? >>
<< Ali di pollo piccanti. >>
Scoppiarono a ridere insieme, prima che Hiro si allontanasse con due vassoi pieni di briochè alla crema e tre cappuccini al cacao. La giornata fu estenuante, ma mai come allora poterono permettersi di ritirarsi nell'appartamento con il volto pieno di soddisfazione. Entrambi si fecero una doccia e Cass si mise subito a cucinare.
<< Zia Cass. >>
<< Si, cosa c'è, tesoro? >>
<< Devo farti conoscere qualcuno. >>
La donna smise di tagliuzzare il limone e si asiugò le mani sul grembiule legato alla vite prima di volgere lo sguardo a Hiro, che la attendeva pazientemente davanti al finestrone appena dopo le scale. Rimase sorpresa di vedere accanto al nipote quello che sembrava un grosso gonfiabile tutto bianco dal viso formato da due pupille nere unite da una linea retta. Hiro sorrise orgoglioso.
<< Zia Cass, ti presento Baymax. >>
Il robot alzò una mano a mezz'aria e la mosse lentamente, simulando un saluto. << Ciao, io sono Baymax. >>
Cass avanzò qualche passo incerto, gli occhi smeraldini erano sgranati e le labbra leggermente socchiuse per la sorpresa. Non sapeva perchè, ma c'era qualcosa di familiare in quel robot.
Poteva sentirlo nel suo cuore, che cominciò a battere più veloce senza un motivo preciso.
<< Lui era... è il progetto di robotica a cui Tadashi stava lavorando ultimamente. >>
Non appena sentì il nome del nipote più grande, l'emozione si impossessò di lei come una carezza velata dal tempo. Le sue iridi brillarono come diamanti per le lacrime commosse che si andarono formando mentre Hiro passava a illustrarle tutto il tempo che Tadashi aveva speso per costruirlo. Quasi le sembrò di rivederlo, Tadashi, mentre sorridente e umile spiegava in cosa consistesse quel suo progetto che aveva così teneramente chiamato Baymax.
<< Un infermiere... Robot? >> Chiese timidamente.
Hiro annuì, lasciando che un tenero dejavù scorresse nella sua mente.
<< E non ha solo medicinali e caramelle tra i suoi scomparti... >> Il piccolo rivolse uno sguardo all'amico bianco e questo, battendo lentamente le sue palpebre meccaniche, si sporse un po' in avanti, illuminando il pancione. Cass si avvicinò curiosa a quello che sembrava un vero e proprio schermo olografico e quando i vecchi video delle prove di Tadashi per costruirlo partirono, una risata generata dal pianto riempì l'aria di casa. La voce del nipote riecheggiò eccitata, stanca, emozionata e felice tra le mura dell'appartamento rimasto silenzioso troppo a lungo.
<< Tadashi... >>
Hiro la abbracciò forte, lacrime silenziose scorrevano lungo le sue guance senza mascherare il sorriso felice mentre rivedeva suo fratello ancora una volta. Cass lo strinse a sè, continuando a ridere felicemente.
Tadashi era lì.
Loro erano lì. Di nuovo tutti insieme.


(•—•) 

La domenica era ufficialmente il giorno in cui gli amici di Hiro venivano a scroccargli la colazione al Lucky Cat Cafè. Ormai era diventata un'abitudine e il ragazzino ne approfittava per passare il tempo insieme a loro.
<< Allora Hiro, Baymax come sta andando? >> Chiese Wasabi, sorseggiando il suo tè verde.
<< E' come nuovo grazie al chip che mi ha lasciato. Mi ha dato un po' di grane quando ho provato a ricostruirlo, ma per fortuna adesso è perfettamente funzionante. >>
<< Cavolo, tu sì che sei forte! Ci hai messo solo tre settimane! Tadashi ci ha impiegato mesi per finirlo! >>
L'eccitazione tipica da nerd di Fred conobbe una brusca interruzione da parte di Gogo, che gli assestò un calcio negli stinchi. Ma invece di rattristarsi per il ricordo del fratello, Hiro rise.
<< Lo so. Ci sono state sere in cui non rincasava affatto. >>
<< Bè, l'importante è che adesso lui sia di nuovo con noi. >> Wasabi afferrò il suo tè in bicchiere di carta e lo sollevò, convincendo gli altri a fare lo stesso. << A Baymax. >>
Brindarono con le rispettive bevande, trascorrendo il tempo a parlare dell'università e delle imminenti feste natalizie. Ma non riuscirono a nascondere i momenti passati a fare i supereroi per acciuffare Callaghan. Per ognuno di loro, quei giorni erano stati a loro modo fantastici e pieni di sorprese.
<< Credete che potremmo rifarlo? Sapete, non mi dispiacerebbe indossare di nuovo la mia tuta! >> Cinguettò Honey Lemon, mentre fotografava la sua cioccolata calda con i biscottini al burro.
Un silenzio impessionante calò nel gruppo di amici. Si guardarono l'uno con l'altro, ogni sguardo racchiudeva domande e pensieri che stavano stranamente ritornando a galla.
<< Eh, no. Insomma, è stato bello la prima volta, ma abbiamo già dato e non credo che sia il caso di ricominciare. >>
Cercò di tagliare corto Wasabi, ma sembrò non avere alcun effetto.
<< No, un momento... Voi pensate davvero che... >>
Il silenzio fu rotto soltanto dalle risatine eccitate di Fred che si mordeva le labbra e stringeva i pugni come un bambino felice. Gogo e Honey si scambiarono un sorriso di intesa e tutti si voltarono verso Hiro.
<< Tu che ne pensi, genio? >> Domandò Gogo, infilandosi in bocca una gomma da masticare alla fragola.
Hiro si sentì sotto inchiesta, ma fu quasi sollevato nel sentire di nuovo l'argomento. D'altra parte, la città di San Fransokyo poteva aver bisogno di qualche eroe per essere al sicuro.
E Baymax era tornato, quindi...
<< Dovremmo procurarci un nome! La gente dovrà pur chiamarci in qualche modo! >> Esordì Fred con sguardo serio.
<< Ma... Fate sul serio? >> Gridò Wasabi, incredulo.
<< Oh oh! Che ne dite de "I Supersonici di San Fransokyo"? >> Esclamò Honey Lemon.
<< No, troppo lungo. Saranno già morti ancora prima di riuscire a chiamarci. >> Tagliò corto Gogo.
<< E se ci chiamassimo "I difensori dell'universo"?! >>
<< Guarda che non ci chiamiamo Luke Skywalker. >>
<< Tu cosa suggerisci, Hiro? >> Gli chiese Honey Lemon, eccitata.
Hiro, dal canto suo, stava ragionando sulla stessa squadra.
Chi erano loro? Dei ragazzi appassionati di scienza, la cui arma era l'intelletto e la passione. La passione li rendeva grandi. Ognuno di loro era un eroe della propria vita. Valorosi, determinati, coraggiosi.
Insieme, facevano la forza. Erano in sei.
<< Che ne dite di Big Hero 6? >>

 (•—•)

Le sere di San Fransokyo erano insolitamente tranquille nel traffico caotico della metropoli. Una tranquillità che trovava la sua sorgente nell'adrenalina di sei guardiani che sorvegliavano la bellezza della grande città, custodendo preziosamente la vita di ogni singolo individuo che passeggiava per le strade, nei treni o nelle automobili. Sfrecciavano come siluri tra le luci colorate dei grandi schermi, fugaci come fantasmi e coraggiosi come angeli caduti dal cielo.
La sicurezza delle persone, grate per i loro servigi e più sicure nel loro futuro, dipendeva tutta da quei sei misteriosi individui. Nessuno sapeva che, in realtà, questi giovanni ribelli non erano partiti per fare i supereroi.
Ma a volte la vita non va secondo i piani.
Il loro capo, il più giovane del gruppo, aveva avuto un fratello. Costui, leale nel nome e nell'essere, avrebbe voluto aiutare le persone di tutto il mondo. E con la sua creazione, il ragazzo e i suoi amici tennero fede a quella volontà.
Stringendo le spalle e aggrappandosi a Baymax, Hiro puntò verso il cielo, volando un po' più in alto.






And live with me forever now

We pull the black out curtains down
Just not for long, for long
We could be
Immortals

Fall Out Boy - Immortals

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E così, questo piccolo delirio è giunto al termine. E lasciate che vi dica che sono veramente soddisfatta di quello che ne è venuto fuori e in particolare anche dal discreto successo che ha avuto. Bisogna ammetterlo, il fandom di Big Hero 6 è più morto che vivo, e giuro che non avrei scommesso una lira su questo esperimento. E' semplicemente bellissimo il fatto che, al contrario di quanto mi aspettassi, ha ricevuto un buon successo e critiche per lo più positive, e di questo vi ringrazio tantissimo.
Ringrazio molto i lettori e i recensori che hanno trovato il tempo di lasciare le loro considerazione quali fenris, Emmydreamer_love2004, Emmet Brown e Marlena_Libby.
Alla prossima.

LittleBloodyGirl



  
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