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Autore: IwonLyme    03/03/2017    2 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie davvero a tutti quelli che stanno seguendo questa storia e che desiderano sapere come continuerà! Ecco il nono capitolo della prima parte!

Il Silenzio del Drago - Parte IX

Mi svegliai il giorno dopo. Mi ero addormentato vicino a Nowell e non sul pavimento. Il suo viso era rivolto a me e dormiva profondamente. I capelli gli scivolavano sulle spalle e, ormai da qualche tempo, erano diventati completamente rossi, un rosso così magico e profondo da schiarire perfino il buio. Mi sollevai. Il suo respiro calmo si diffondeva per la stanza come la nota dell'universo perfetto, dolce fluttuava piano e si posava nelle mie orecchie. Le sue mani fredde erano stese intorno a lui, stanche per il muoversi ed il corpo calmo rilassato riposava la stanchezza del mondo. Allungai una mano e sfiorai la benda che copriva il suo occhio così simile a me. Gliela sfilai e lui non si lamentò nemmeno. La pelle rugosa intorno ad esso era di un colore rossiccio, scuro, alcune squame gli uscivano dalla pelle e luccicavano come pietre coperte dall'acqua. Il suo viso, così bello e in pace, rifletteva anche le sue sofferenze, sfigurato com'era da quelle cicatrici sulla guancia. Le sfiorai. Esattamente parallele, a distanza di un dito ciascuna … – Mi fai il solletico. – Sussurrò guardandomi. Mi sorrise. – Vai, Ishmael ti aspetta. – Gli sorrisi anche io e mi alzai. Lo guardai un’ultima volta. – Sbrigati … – Mi riprese ancora prima che io uscissi alla luce del sole appena sorto, molto meno luminoso del volto del mio Domatore.
Ishmael era in cielo e volava tra le nuvole. La sua forma era molto sinuosa, allungata e curva come quella di una fiamma, le sue grandi ali erano quattro e si muovevano come stoffa nel blu del cielo creando un contrasto immensamente poetico, sembrava nuotare con i vestiti addosso. La sua lunga coda serpeggiava e si arricciava. Roteava e si lasciava planare tranquillo con in groppa Wardell che si faceva cullare dal bollore dell'aria. Il frusciare del suo corpo era come quello del vento che si insinua tra gli alberi e violentemente li muove. Senza riuscire a distogliere lo sguardo mi portai verso lo spiazzo in cui ci eravamo dati appuntamento. Ishmael poi planò e leggiadro atterrò davanti a me, sebbene fosse grande non fece alcun rumore. Il suo manto luccicava al sole e sembrava bagnato. Il Domatore scese dalla groppa e le squame del Drago, come petali di fiore, caddero dal suo corpo uno ad uno e lento rivelò le sue fattezze umane. Le ali divennero braccia, la coda svanì, il muso rivelò il volto armonico e perfetto. Tornato umano sembrò svanire il Drago che allegramente giocava con il suo padrone, che lo rincorreva e lo faceva tanto ridere, sembrò svanire quell'amore, quel dolce suono amichevole che così mi aveva incantato. Wardell gli sorrise e sfiorò i suoi capelli sciolti che si lasciavano ancora trasportare dal vento come l'unico ricordo di quel così maestoso animale. Lento e controvoglia ritrasse la mano e senza dire nulla, con un viso triste e rammaricato tornò verso le tende portandosi le dita alla bocca come se fossero impregnate di un profumo divino, indimenticabile, l'odore di qualcosa di proibito.
Ishmael lo guardò fino a quando non si perse tra gli altri Draghi e le altre tende, solo poi si avvicinò a me. Si legò i capelli e prese un respiro senza riuscire a farmi alcun sorriso. – Sei abbastanza riposato? Oggi sarà una giornata faticosa, ma, se ti impegnerai, per questa sera potresti riuscire a usare la tua voce di Drago. – Mi disse come se fosse una notizia eccezionale e di cui dovevo essere felice. Non che in realtà mi sembrasse granché, ma era sempre meglio che niente, così mi dipinsi un bel sorriso e lui ne sembrò soddisfatto.
– Il tuo popolo ti ha detto qualcosa riguardo alle abilità di un Drago o altro?
– No, finché non si diventava maggiorenni è impossibile, nessuno può insegnarti nulla. – Risposi.
– Dunque io sono il primo Drago che hai visto trasformato?
– No, ho visto anche mio nonno. – Dissi.
– Lui e basta? – Annuii. – Ci sarà molto lavoro da fare … – Sospirò. – Innanzitutto devi comprendere una cosa che mai più dovrai scordare: il tuo vero corpo non è questo, bensì quello da Drago. Tu sei un Drago, non un umano, non un altro essere … un Drago. Devi dunque sapere che c'era un'epoca in cui i Draghi vivevano da Draghi fin da quando erano bambini, non potevano trasformarsi, erano Draghi e Draghi restavano. Tuttavia, dopo che i Domatori cominciarono a catturare molti di noi, il nostro numero diventò sempre minore poiché un Domatore non permetteva ai suoi Draghi di avere figli e di proseguire la specie. Inoltre chi veniva catturato era trattato crudelmente e questo spaventava tutti noi. Fu il Re dei Draghi, che oggi non esiste più, a pensare ad una via d'uscita. Credeva fermamente che se noi avessimo avuto un aspetto simile a quello dei Domatori o loro, reputandoci loro pari, non ci avrebbero più trattato con crudeltà, o non riconoscendo differenze tra noi, saremmo riusciti a passare inosservati. Così un gruppo formato dai quattro Re delle Specie e dal Re del Cielo fece in modo di inventare una magia che ci consentisse di sopravvivere e dunque di trasformarci in umani. I Domatori non smisero di cacciarci, tuttavia, la difficoltà che ebbero nei primi anni a riconoscerci fece in modo che la pratica di avere aspetti umani si diffondesse a tal punto tanto che i bambini nascevano sotto questa forma. Dunque, senza saperlo, chiunque di noi usa la magia, ciò che va insegnato è come liberarsene ed usarla poi consciamente.
– Come è possibile che i bambini usino la magia senza saperlo? – Domandai.
– Vedi, gli Antichi Re che inventarono la magia sacrificarono loro stessi per far si che tutti i Draghi fossero come “maledetti”, una maledizione buona però e questo mi sembra ovvio. – Si avvicinò. – Ogni Drago è una fonte di magia, senza esserne conscio, ma siamo creature magiche ed è il nostro corpo la magia stessa. Nel momento in cui quegli uomini diedero il loro sangue per proteggerci la magia in loro si sprigionò completamente e la “maledizione” cadde su di noi. Erano grandi Draghi tutti e cinque e grande di conseguenza era la loro magia, tanto che perdura fino ad oggi. – Spiegò. – All'inizio forse la nostra completa trasformazione in due corpi poteva essere evitata se ogni Drago avrebbe combattuto contro la magia restando del proprio aspetto la maggior parte del tempo, ma essa oggi è talmente parte di noi che viene applicata dai nostri corpi in modo inconscio. Noi dunque dobbiamo fare in modo che essa diventi conscia, ritrovare nel nostro animo il Drago assopito, il vero corpo, ciò che siamo. In questo modo riusciremo a battere la magia. – Sorrise.
– E c'è un percorso preciso? – Chiesi.
– Non qualcosa di preciso, ma ci sono delle indicazioni base che si dovrebbero seguire, dei modi utili per riuscirci. – Concluse. – Il primo passo è parlare come un Drago. Riscoperta la voce potrò insegnarti la nostra lingua.
– E cosa devo fare?
– Come sei impaziente, giovane Drago, tutto a suo tempo. – Si sedette a terra ed incrociò le gambe. Io feci lo stesso sapendo che probabilmente non serviva tutto il corpo per parlare. – Ti farò sentire la mia voce così che tu abbia un'idea di come deve suonare. Cerca di imitarmi. – Fissandomi dritto negli occhi emise degli strani suoni, a metà tra ruggiti e una voce quasi umana, come il rumore di un sasso che cade in un secchio di metallo. – Prova tu ora. – Disse. Certo non mi aveva dato molte indicazioni.
– Ora provo. – Mi concentrai, non lo nego, molto affondo, ma, come facilmente si può credere, fallii miseramente cercando di emettere qualcosa di simile, in breve starnazzai con la mia voce umana dei gracidii sconnessi e senza molto senso.
– No, direi di no. – Mi interruppe lui ridendo a crepapelle. Non era quello che si potrebbe definire un “maestro incoraggiante” e di certo le sue risate mi misero tanto in imbarazzo che con difficoltà ci avrei riprovato presto. Sollevò poi lo guardo e lo rivolse alle mie spalle smettendo di ridere, come se avesse visto qualcosa che non si aspettava di vedere. Mi voltai per capire cosa stesse osservando e Jethro si avvicinava. Senza dire una parola si sedette accanto a noi. Mi guardò con i suoi occhi rossi scuri ed ebbi un tuffo al cuore. – Molto piacere di conoscervi, il mio nome è Ishmael. – Si presentò il Drago dagli occhi gialli senza attendere che fosse l'intruso a parlare.
– Salute a voi, lieto di incontrarvi e di parlarvi, il mio nome è Jethro. – Rispose con la sua voce profonda il mio amico. – Vorrei chiedere di assistere. Umilmente mi dispiaccio di dover arrecare a voi disturbo per questo ragazzo visto che io non posso addestrarlo completamente, tuttavia chiedo di aiutare fin dove posso. – Aggiunse con sguardo basso.
– Sono lieto di accettare il vostro aiuto, ma, se non sono scortese, in che modo vi è impedito addestrarlo? – Jethro lo guardò severo e Ishmael sembrò come infatuato. Senza dubbio il Drago della Terra dei Vulcani aveva un aspetto affascinante quanto spaventoso.
– Quando io ed il mio Domatore siamo stati costretti a fuggire poiché Doppi, una mia ala è stata ferita. Eravamo in pericolo di vita entrambi, quando Yorick ed il suo Drago ci hanno portati in salvo. La mia padrona è sempre stata in debito con lui, ed anche io lo sono, se lui non mi avesse asportato l'ala per intero sarei morto per l'infezione. – Le mani di Jethro si strinsero. – Senza di lui sarei morto ed anche Wren. Ma non posso addestrare questo ragazzo poiché per me è impossibile volare ancora. – Lo guardavo senza parole, non avrei mai immaginato una storia così. Nemmeno Nowell doveva conoscere la verità. Il debito che Yorick doveva riscuotere, quello che Wren doveva ripagare, il debito di una vita.
– Sarò lieto di avere un consulente tanto illustre. – Disse Ishmael inchinandosi profondamente, Jethro lo seguì, ma, essendo più anziano, si abbassò meno. Entrambi poi si rivolsero a me. Ero felice che Jethro mi avrebbe accompagnato, ora ero molto più tranquillo.
– Se posso darti un consiglio ti direi di non pensare al suono, alla voce o a qualsiasi altra cosa per cui tu ti debba impegnare, pensa a qualcosa che vuoi dire, pensaci profondamente e poi dillo nel modo che ti sembra più naturale, non importa se non ha senso, dillo e basta. – Mi spiegò il Drago dagli occhi rossi e Ishmael sembrava rapito dalle sue parole tanto quanto me. Ero determinato a fare come lui mi suggeriva.
Presi un respiro profondo e chiusi gli occhi. Le mani erano strette sopra le mie gambe e la mia mente pensò a qualcosa da dire, qualcosa che avrei voluto dire ma che solo pochi avrebbero dovuto sentire, qualcosa che andava solo sussurrato, consciamente mio il pensiero più nascosto. Presi un altro respiro e poi, senza aver paura di dire la cosa sbagliata, di dirlo con le vere parole o di non dire nulla, lasciai che la mia voce danzasse con il vento che l'aria conducesse il vibrare della mia gola e il movimento della mia lingua. La natura insegnava ed io imparavo. In un attimo qualcosa si creò, dalle mie labbra usciva il suono che desideravo uscisse e nel vento si perdeva la mia voce come il canto del Cielo. Senza accorgermi dissi ciò che dovevo dire nel modo migliore in cui potevo farlo.
– Sì, bravo. – Concluse Jethro guardandomi con un dolce sorriso una volta che ebbi riaperto gli occhi. Ishmael era immobile e stupito, restava fermo a bocca aperta come se avesse sentito il mondo parlare attraverso la mia voce e, per la prima volta, l'aveva compreso. – Ora cerca di capire, ascolta con attenzione e cerca di comprendere chiaramente le mie parole. Non affannarti, concentrati solo sulla mia voce e poi rispondimi. – Disse calmo. Poi, prendendo fiato, cominciò a parlare. La voce di Jethro era così diversa da quella di Ishmael, era come il rumore di un fuoco scoppiettante, una fiammella calda che fluttuava e ondeggiava nel vento più calmo e placida bruciava il legno, si alzava e si abbassava al mutare dell'aria. Calda ed incredibilmente avvolgente, un manto d'erba fresco ed un fuoco che sale. – Segui la mia voce, giovane Drago, il vento si alzerà insieme alla tua quando mi risponderai. – Disse.
E dunque io, naturalmente risposi: – Sento la tua voce, amico mio, e con gioia la seguo. – Detta l'ultima parola, come lui aveva predetto, una forte folata di vento mi invase i vestiti, dovetti chiudere gli occhi per l'aria che si scatenò addosso a noi, come una frusta ci colpì e dovetti coprirmi il capo fino a quando la voce di Ishmael non parlò in modo diverso da come aveva fatto prima.
– Calma, vento … – Disse ed ora il suo tono era simile ad una foglia accartocciata che si stendeva e si piegava persa nel cielo e nella caduta. Appena glielo ordinò l'aria svanì ed io riuscì a guardare entrambi i miei maestri.
– Sei stato molto bravo, giovane Drago. – Si complimentò con me Jethro che sorrideva felice.
– Una voce così perfetta, mai sentita, nemmeno tra gli abitanti delle montagne, nemmeno tra tutti quelli che ho incontrato, sembrava neve … anzi la neve non ha un così bel rumore! – Ishmael era sovreccitato, non riusciva a credere alle proprie orecchie, eppure alle mie non avevo parlato in modo diverso o così straordinario.
– Invece voi come parlate, Ishmael? – Lo interruppe Jethro. Il suo entusiasmo si spense e tornò calmo.
– Oh, io vedete … – Cominciò. – … sono figlio di due meticci, mio padre dal mare e dalla terra, mia madre dal fuoco e dall'aria solo per un ottavo, tuttavia posso parlare tutte e quattro le lingue, anche se quella del vento mi viene poco bene. – Spiegò.
– Capisco. – Concluse l'altro.
– Ma voi, Jethro, siete un Drago del Fuoco, eppure non ho mai sentito una voce così chiara e limpida. – Lui sorrise.
– Sì, mia madre e mio padre erano entrambi puri di sangue da molte generazioni, dunque anche io lo sono. – Ridacchiarono tra loro. – Direi che dovremmo darci del tu, sarebbe fastidioso continuare con il voi.
– Sì, sono d'accordo. – Si inchinarono ancora uno verso l'altro e poi cominciarono a parlarsi in modo più colloquiale.
– Ma ciò che ora mi interessa è sapere da che famiglia vieni tu, giovane Drago, hai una voce tanto bella che credo sia impossibile pensare possa nascere da sola. Anche tu sei puro sangue? – Mi domandò Ishmael. Stavo per rispondere che non avevo idea di cosa significasse, quando Nowell mi chiamò. Mi alzai vedendolo mentre si avvicinava. Anche gli altri due Draghi si misero in piedi.
– Nivek … – I suoi occhi andarono in direzione di Jethro e quando lo fecero il suo viso mutò e non sembrava più tanto felice. – Cos'è una conferenza? Se non dovevamo fare tutta questa strada per farlo addestrare, Jethro, sarei stato felice tu me l'avessi detto prima. – Lo freddò il Solitario. – Yorick te l'ha chiesto, vero? È lui che ti vuole qui, giusto?
– Nowell … – Lo chiamai nel tentativo di calmarlo. – Vuole solo aiutare …
– Poteva aiutare prima di farci fare tutta questa strada, non credi? – Mi rispose duro.
– Ehi, cosa succede? – Domandò Yorick che era uscito all'alba e stava tornando dal campo aperto.
– Sei tu che l'hai messo qui a controllare, vero, Mezzo Morto?! – Lo accusò subito Nowell.
– Come, scusa? – Chiese il Cacciatore completamente preso alla sprovvista. – Non so di cosa tu stia parlando.
– Certo … ovvio … – Disse con sarcasmo il Solitario. Sospirò seccato. – Prova ad intrometterti di nuovo, Cacciatore, che giuro ordinerò al mio Drago di non parlarti mai più o di considerarti o anche solo di far finta che tu esista. – Lo minacciò.
– Stai sbagliando, io non ho fatto nulla e se tu lo credi allora ben presto troverai qualcos'altro che ti permetterà di dare quell'ordine. – Lo affrontò allora Yorick preso sul personale. – Sei ossessionato. – Nowell scoppiò in una risata di scherno.
– Non sono ossessionato, è da quando ho posato i miei occhi su di lui che tu mi metti i bastoni tra le ruote!
– Sbagli di nuovo, ragazzo, non è mia intenzione causare problemi a Nivek e lui ha deciso di stare con te, per questo e solo per questo non ho più alcun interesse a dividervi. – Concluse deciso il Cacciatore.
– Nowell. – Mi rivolsi allora io a lui, questa volta più sicuro. – Jethro non è stato mandato qui da Yorick, stai prendendo un abbaglio, mi sta aiutando ad imparare, e lo è molto. – Spiegai nel tentativo di farlo rinsavire.
– Allora perché non è stato “molto d'aiuto” prima di farci partire?! – Mi afferrò un braccio. – Te lo ripeto, se ancora difenderai questo Mezzo Morto, io non potrò fare a meno di …
Non riusciva a capire, perché per lui era così difficile? Io non volevo tradirlo. Io non volevo abbandonarlo. Io non volevo andarmene. – Basta. – Dissi feroce con la mia voce di Drago. Un forte vento si scagliò su Nowell e me, lui si coprì il viso con le orecchie assordate dal suono dell'aria che vorticava. Presi un respiro profondo cercando di calmarmi e tutto tornò normale. Lo sguardo del mio Domatore allora si rivolse a me. – Scusa, non volevo … – Sussurrai.
– E questo … che cosa … – Continuò sconnessamente Nowell.
– Se posso, signore. – Intervenne allora Ishmael pronto ad illustrare ogni cosa. Io dal canto mio ero ancora scosso. – Il primo passo per riuscire a prendere possesso del proprio vero corpo è la voce, contro ogni mia più rosea aspettativa il giovane Drago riesce già a dire qualche parola nella sua lingua con la sua voce, e posso con sicurezza affermare che è un Drago delle Montagne, la sua voce, come avrà senza subbio notato, scatena il vento, e, con mio grande stupore, riesce anche a metterlo a tacere, prima ho dovuto farlo io. Dunque, essendo un Drago d'Aria, sarà sicuramente …
– E gli occhi verdi? – Chiese il Solitario avendo ormai riacquistato la calma e mostrando dunque, ancora una volta, che ero io a non capire una parola di quello che Ishmael diceva.
– Non credo, signore, che, parlando così perfettamente la lingua dell'aria, il Drago sia anche in grado di parlare una seconda lingua. – Rispose. La mano di Nowell lasciò il mio braccio.
– Capisco. – Concluse guardandomi pensieroso e, così mi parve, un po' deluso.
– Se posso, Nowell … – Intervenne allora Jethro. – … parlare bene quanto lui una lingua è di per sé più raro e più auspicabile che parlarne male molte. Non ho nemmeno io una voce così chiara e limpida, io che, come ben sai, sono un puro sangue di molte dinastie. Il ragazzo è qualcosa di unico, la sua voce riesce, sebbene ancora molto incerta e per nulla sotto il suo controllo, a scatenare una tale potenza che credo nessun altro ne sia in grado. – Il Domatore allora annuì.
– Allora vi lascio continuare, parleremo questa sera. – Fece per voltarsi ed andarsene, ma io mi avvicinai a lui.
– Nowell. – Si voltò un po' indispettito. – C'è qualcosa che …
– Secondo me … – Intervenne Yorick interrompendomi. – … dovresti assistere all'addestramento. – Consigliò. – Il mio Drago era dell'aria e amano quando ci si prende cura di loro. – Senza aggiungere alto proseguì in direzione delle tende canticchiando. Il Solitario gli rivolse un ghigno disgustato che mi fece quasi ridere. Si voltò e guardò noi tutti.
– Se il Cacciatore lo dice, allora sarà meglio dargli ascolto. – Concluse. Ero sicuro lo faceva più per ripicca che per un vero interessamento.
– Bene, dunque torniamo a lavoro. – Ishmael sembrava l'unico veramente indifferente a tutta la discussione. Tornammo seduti con Nowell al mio fianco. Ero molto più in soggezione con la sua presenza, avevo paura di deluderlo. – Proviamo a proseguire con il metodo di Jethro e vedere se riesci a prendere sembianze. – Disse allora il Drago dagli occhi gialli. Allungò una mano davanti a se e rigirandola su se stessa essa cominciò a diventare squamosa per poi tornare normale.
Fu poi Jethro ad intervenire. – Se vuoi una dritta non pensare alla mano che cambia, ma, come prima, immagina di dover fare qualcosa di molto naturale, la mano che diventa ruvida e senza tensione. – Pronto allungai davanti a me la mano. Mi concentrai a fondo, ma, rigirandola su se stessa, non avvenne nulla. – Non preoccuparti, per il primo giorno è già molto avanzato. Provaci ancora. – Mi incoraggio. Ci provai ancora, ed ancora, ed ancora, tanto che dopo un'ora buona non ero riuscito a fare nulla, la mia mano, di fatto, non aveva nemmeno cacciato fuori una singola squama. Inoltre, mentre i due Draghi sembravano comprensivi e continuavano a farmi coraggio, Nowell, me lo sentivo, si sarebbe alzato e mi avrebbe abbandonato lì da un momento all'altro se non fosse avvenuto qualcosa di estremamente entusiasmante. Sospirai furioso.
– Non funziona. Così non funziona!
– Ci pensi troppo. – Mi rassicurò ancora il Drago dagli occhi rossi. Mi afferrai la mano e la strinsi in preda all'ira di non farcela e poi ebbi un'idea. Tesi la mano davanti a me e, siccome doveva diventare ruvida, cominciai ad accarezzare il dorso.
– Dovresti fare come ti dicono … – Borbottò il Domatore sbadigliando.
– No, lascialo fare. – Lo azzittì allora Jethro. Il dorso era liscio e sabbioso, come una stoffa lavorata finemente. Cominciai a pensare al ruvido, quello delle cortecce degli alberi, quello dei sassi, ruvido e duro, ruvido come la terra. Ruvido. E, contro ogni mia aspettativa, divenni ruvido. Aprii gli occhi e la mia mano era completamente coperta di squame di uno strano colore azzurro, ma anche verde, scintillavano al sole e sembravano pezzi di cielo attaccati al mio corpo. Un sorriso mi si aprì sul viso come se fossi riuscito ad ottenere il più alto dei traguardi. – Molto bravo, giovane Drago! – Mi voltai verso Nowell che immobile e, finalmente, estasiato fissava la scena.
– Fantastico … – Mormorò senza avere il coraggio di toccarmi la mano. Ridacchiai e, non appena tolsi le dita dal dorso, tornai normale spegnendo l'entusiasmo di tutti.
– Sei stato bravissimo. – Intervenne allora Ishmael riportando la mia attenzione non sul fallimento finale ma sulla riuscita iniziale. – In pochi giorni, vedrai, imparerai a trasformarti completamente, e nel giro di alcune settimane, se continui così, sarai anche in grado di volare. – Si alzò. – Ora io devo andare, Wardell deve recarsi in città ed ha bisogno di me, ci vedremo questa sera, continua ad esercitarti. – Mi alzai anche io seguito dagli altri.
– Grazie mille, Ishmael. – Mi inchinai e lui ridacchiò.
– Sì … apprezzo la tua gratitudine. – Si inchinò anche lui prima a me e dunque a Jethro. Poggiandomi una mano sulla spalla, si diresse poi verso le tende.
– Dunque per oggi abbiamo finito? – Chiese Nowell.
– Se ne hai voglia, giovane Drago, possiamo continuare con la parola. – Mi propose il Drago dagli occhi rossi ed io, che ero molto sovreccitato dall'aver visto per la prima volta il colore delle mie squame, non potevo negarmi. Così restammo seduti lì fuori e lui cominciò ad insegnarmi le parole, il modo che un Drago usa per salutare, per presentarsi, come tratta un altro Drago. Come se per la prima volta facessi parte di quel popolo, cominciai a sentirmi fiero e finalmente cosciente dell'importanza del mio ruolo, di quale bellezza e nobiltà aveva la mia specie. Guardando il viso di Jethro non potevo non leggere tra le pieghe della sua pelle quell'antico onore ed orgoglio che lui aveva conservato più gelosamente che poteva, custodito nel suo cuore, il sapore di libertà ancora gli bagnava la lingua e non potevo non vederla luccicare dal fondo dei suoi occhi. Chissà quanti voli solitari aveva compiuto con le sue grandi ali. Chissà quanto vento aveva sfiorato con quelle sue mani calde. Chissà quanti sogni, quanta fierezza doveva avere un Drago nato e vissuto in una famiglia prestigiosa, purosangue, onorata e quasi venerata. Chissà come doveva esser stato terribile perdere ogni cosa velocemente, trovarsi con la faccia nel fango ad essere schiavo, animale e strumento di qualcuno, dover sopportare quell'affronto. Per me, che mai nella mia vita mi ero sentito importante, non era stato così difficile, ma per un uomo come Jethro, con la sua nobiltà, forza e gentilezza, vedersi tolto il mondo e riconsegnate catene doveva essere stato terribile, orrendamente spaventoso. Chissà quanto aveva volato con quelle sue ali, eppure lì, con il viso chino e la voce di un angelo cantava note di fiamma, lodava il Cielo che non poteva più toccare, soffiava fuoco che sembrava danzare felice. Chissà quanto vento aveva sfiorato con quelle sue mani calde, eppure lì fermo, con le dita strette, non avrebbe mai più sognato come così meravigliosamente aveva fatto da giovane.
Il sole da alto nel cielo tornò in basso verso la terra scurendosi. La voce del mio maestro vibrava per tutta l'aria, come il fluttuare di una foglia diffondeva la nota calda che si spandeva come burro nel Cielo. Ispirato seguii il suo canto e il vento intorno a noi cominciò a soffiare lento, ci avvolgeva come una coperta e si sollevava, si alzava in alto e volava portando le nostre voci fino al sole che abbandonava il giorno. Non so dire perché ma i pensieri svuotarono la mia testa, la abbandonarono tutti, e rimasi solo con la voce di Jethro che mi sussurrava nell'orecchio calde parole. Non avrei mai pensato che saper parlare fosse una dote tanto unica e così eccezionalmente piacevole da poter perfino cambiare il proprio umore. Il nostro canto, perdendosi nell'ultima sillaba, sfumò piano, lentamente lasciò andare lontano il vento e l'aria e poi si spense, si acquietò come se una manciata di terra ci fosse caduta sopra. Il mio maestro sorrise ed anche io ero felice di quel che avevo imparato. Ci guardammo senza riuscire a ricominciare a parlare con le nostre voci da umani, poi lui mi posò una mano sulla spalla e si aiutò ad alzarsi. Mi misi in piedi e vidi i suoi occhi rivolti in alto, forse dove il nostro discorso era giunto. – Sono davvero onorato di aver parlato con te, giovane Drago, era da molto che non lo facevo e sono molto felice. – Disse con un tono di voce calmo, ma, conoscendo ormai bene la sua voce potevo sentirlo con chiarezza, commosso.
– Anche io ne sono onorato … – Sussurrai senza essere sicuro di cosa dovessi dire.
– Meglio che torniamo indietro, Nowell ormai sarà stanco di aspettare. – Annuii. Con fatica mi sarei ricondotto fino alle tende. In quel campo ogni preoccupazione era svanita per lasciare il posto alla felicità, alla gioia di essere finalmente qualcuno, parte integrante di qualcosa. Nowell, d'altro canto, essendo un Domatore, non poteva capire, si era annoiato a sentirci parlare ed era tornato indietro prima che il sole giungesse in cima al cielo. Per me tutto era bellissimo, ai miei occhi quello non era il mezzo per qualcosa di grande, ma era, da solo, qualcosa di enorme che credevo di non ricevere mai. Jethro mi stava facendo un regalo ed io ero così fortunato da poterlo ricevere.
– Ishmael e Wardell sono tornati secondo te? – Chiesi mentre ancora camminavamo verso le nostre tende una vicina all'altra.
– Sì, penso di sì … – Rispose come ricordandosene solo in quel momento.
– Ma allora perché non è venuto a continuare l'addestramento?
– Non credo che Wardell possa lasciargli tutto questo tempo libero … – Disse il Drago ancora incerto. Nemmeno lui, arrivai a questa conclusione, aveva idea di cosa succedesse tra Ishmael ed il suo Domatore, però era certo che anche lui notava qualcosa di strano.
Fuori dalle nostre tende i Domatori di entrambi ci aspettavano. Wren, quando vide Jethro, si alzò e lo andò ad abbracciare per poi portarlo nella loro tenda. Nowell mi aspettò seduto. Aveva tra le mani una ciotola con del brodo caldo e su un tovagliolo steso a terra era appoggiato del pane. Sorrisi riconoscente quando, sedendomi al suo fianco, mi porse la mia cena. – Immagino che abbiate fatto molta pratica. – Disse sdraiandosi lì fuori vicino al fuoco acceso.
– Sì, è stata davvero una giornata fantastica. – Confermai ancora febbricitante.
– Sono felice. – Sussurrò con voce assonnata. – Tutti i Draghi venivano a guardati, te ne sei accorto?
– Come?
– Tutti i Draghi venivano a vedere di chi fosse la voce, tutti si muovevano isterici per scoprirlo, ho perfino sentito Shiloh dire che una voce così non l'aveva mai ascoltata e che ringraziava di essere vissuto tanto. Credo che tu non possa essere un semplice Drago delle Montagne, forse qualcuno della tua famiglia … insomma … – Lo guardai.
– Non so cosa tu voglia scoprire sulla mia famiglia, Nowell, tutto ciò che so te l'ho detto e sinceramente non credo ci sia molto più da sapere, non voglio sapere altro. – Sospirò e si sollevò.
– Non capisci? Non sei come Jethro o come Shiloh, nemmeno come Ishmael, che tra i Draghi di tutto il mondo è temuto e rispettato poiché lui parla le quattro le lingue, non sei nemmeno come lui, nessuno sa cosa tu sia. Comprendi anche tu che senza sapere con certezza le tue qualità è come se noi stessimo addestrando un lupo credendo che sia un cane? Potresti …
– Se fossi stato così diverso e, così come mi sembra che tu credi, migliore o più forte di tutti gli altri Draghi, non credi che se fossi stato qualcosa di cui andare fieri mio nonno non mi avrebbe emarginato, non mi avrebbe proibito di diventare un Drago?
– È proprio questo che intendo, non sappiamo nulla. Potresti essere il più forte di tutti i Draghi, il più temibile, oppure …
– … oppure no. – Tagliai corto io. Lui sospirò irato.
– Se vuoi essere cieco allora sei libero di esserlo, ma io non permetterò che qualcosa di te vada sprecato. – Mi guardò e sorrise leggermente. – Pensi davvero che se fossi un Drago dalle povere capacità qualcuno avrebbe voluto ascoltare la tua voce? La voce di un Drago è ciò che lo distingue, ciò che esprime quale è il suo grado sociale. Jethro è un purosangue e lui stesso dice di non aver mai sentito una voce come la tua. Perfino uno stupido capirebbe che non è una cosa insulsa o da tutti. – Lo stomaco mi si era chiuso tutto insieme, accartocciato come un foglio di carta e non riuscii più a mandar giù un solo boccone. Io non volevo essere un esemplare raro o, peggio ancora, diverso, io volevo semplicemente essere parte di quella specie, vivere, muovermi e comportarmi come chiunque di loro. Quando finalmente mi era sembrato di aver trovato un luogo, ancora una volta ne venivo lanciato fuori e non potevo mangiare sapendo che ancora la gente mi avrebbe guardato e di me avrebbe parlato.
Poggiai la ciotola a terra e mi mordicchiai un labbro pensando all'orrenda sorte. – Non per forza dev'essere una cosa negativa … – Disse Nowell poggiandomi una mano sulla spalla. Lui sapeva bene che non era vero. – Potrebbe essere …
– Non te lo permetterò! – La voce di Shiloh con un ruggito squarciò l'aria e fermò le parole del Solitario. – Dovrai passare sul mio cadavere prima di potermi fare questo affronto! Mai! Mai! Mai sarò così tanto umiliato! Non te lo permetterò! Piuttosto ti ucciderò con queste mie stesse mani! – Il suono veniva chiaramente da dietro il gruppo di tende alle nostre spalle. Entrambi, essendo quella voce troppo spaventosa, restammo in un silenzio di tomba.
– Padre … – Mormorò Ishmael lentamente e così sommessamente che facevo fatica a sentirlo bene. – … potrebbe non essermi data scelta.
– Allora piuttosto che lasciarti obbedire ti ucciderò! Mai! Mai avverrà! – Lo incalzò il vecchio Drago.
– Siete irragionevole, entrambi non potremmo far altro che obbedire. – Rispose quello dagli occhi gialli con una malinconia ed una tristezza che credevo mi si spezzasse il cuore soltanto a sentire quel singolo rumore di nuovo. Sentii che Shiloh afferrava l'uomo.
– Piuttosto che dargli anche questo … Piuttosto che consentire una cosa del genere … – Prese un respiro tremolante. – Se lui decidesse di farlo tutti noi saremo in pericolo, tutti noi ci troveremo alla mercé del mondo e tu, figlio mio, non saresti più nemmeno un Drago. – Nowell si sollevò di scatto, si mise dritto distraendo completamente la mia attenzione. Mi voltai.
– Non dovremmo ascoltare. Basta. – Disse secco irritato e contrariato. – Andiamo a dormire. – Tagliò corto infilandosi nella nostra tenda. Cercai ancora di sentire la voce di Ishmael che rispondeva al padre, ma le mie orecchie non furono più in grado di raggiungerli, così mi alzai e seguii il mio Domatore. Forse aveva ragione, non avremmo dovuto ascoltare. Però, seppur sapevo che non erano affari miei, la voce di Ishmael era così triste che non sarei riuscito a pensare ad altro nemmeno volendo. Capivo da solo che qualcosa di brutto stava succedendo, con mio grande rammarico però non potevo far altro che attendere il fatto. Non sarei stato di alcun aiuto a Ishmael, ma, ed ora me ne accorgo più che mai ripensandoci, avrei tanto voluto esserlo.

Ishmael e Wardell sono davvero ciò che Nivek ha pensato? E se sì perché Nowell non lo accetta? 
Il mondo nuovo in cui Nivek si è appena trovato si è mostrato lui ora più profondamente e sempre più scopre che in esso amare è molto difficile.
Grazie ancora a tutti, ormai la parte volge al termine e mancano solo pochi capitoli alla sua fine! Spero che seguirete la storia anche nel suo futuro.
Iwon Lyme
   
 
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