The End

Erano ormai le 21 quando Gregory tirò le tende.
 Non vi era più la necessità di tenere quel piccolo scorcio piovoso ancora aperto. 
Mycroft riposava, il respiro era molto lento ed il suo tradizionale colorito roseo aveva dato il posto ad uno estremamente pallido dove le sue lentiggini erano ormai un tenero ricordo. 
Si sedette sulla poltrona accanto a lui, sfogliando un album dei ricordi.

I 3 anni della loro relazione erano letteralmente volati fra le loro dita ed avevano acquistato una forza sempre più intensa con lo scorrere dei giorni.
Per quanto provasse dolore ad osservare quei ricordi, trovava necessario accarezzare le fotografie dove si potevano osservare le buffe espressioni di Mycroft durante la loro prima cena di famiglia.
Sembrava fosse accaduto solo qualche ora prima di assistere ad uno  Sherlock soddisfatto per aver sbugiardato Mycroft sul suo non-interesse per l’ispettore, un Mycroft rosso in volto, profondamente nervoso ma segretamente soddisfatto di poter festeggiar l’anniversario insieme a Gregory e al resto del suo mondo.
Fu in quella occasione che lo chiamò davanti a tutti  "il mio Gregory" rimarcando, con finta nonchalance, l'aggettivo possessivo sogghignando al finto sgomento del fratello.  

Lo scorrere dei ricordi venne interrotto dal rumore del macchinario quando Mycroft decise di sollevarsi.
  Lo stava osservando, da vari minuti, nella penombra della tenda di damasco bordeaux in completo silenzio.
"Gregory, ti prego ascoltami - incominciò a parlare catturando l'attenzione dell'ispettore - so che non mi è rimasto molto da poter condividere con te. Ho vissuto buona parte della mia vita nella consapevolezza che l'isolamento mi avrebbe salvato.
Mi avrebbe protetto dai sentimenti, dalle paure e logicamente dalla felicità.
Non ho avuto una infanzia semplice, la derisione e lo scherno sono stati un pane quotidiano per molti anni.
E questo non mi ha mai spinto a credere nei rapporti umani. Ma tu questo lo sai.. Lo hai sempre saputo. Vero Gregory?  
Un fratello più piccolo come Sherlock, la sua spiccata intelligenza così maledettamente rumorosa e tutto il dolore che ha provato, hanno acuito il mio profondo risentimento verso il genere umano, isolandomi il più possibile da qualunque forma di emotività.
Tutto questo fantomatico idillio, si è interrotto quando grazie a Te ho incontrato la mia salvezza.
Perché vedi Gregory, mi hai salvato 2 volte. 
Hai salvato la mia vita, quando mi hai baciato nell'appartamento della Signora Hudson, quando mi hai steso al muro bloccandomi con il tuo... petto.
Hai salvato la mia vita e quella di Sherlock quando hai deciso di dargli una possibilità.
Hai salvato entrambi perché come ben sai, nonostante la mia maschera di assoluta insensibilità, sono estremamente legato a mio fratello. 
Per questo adesso, voglio dirti addio. 
Voglio salutarti come si saluta la cosa più bella che la vita possa avermi donato. 
Come si saluta l'alba dopo una lunga notte, come si saluta il sole dopo un lungo nubifragio."

Gregory sorrise a quella confessione, era raro sentirlo parlare di sé. Anche se nell’ultimo periodo aveva assistito a numerose confessioni involontarie. Spesso si era sentito rispondere che chi è in procinto di morire tiene a raccontare di sé per non lasciare vuoti e per non avere rimorsi al momento della propria dipartita.
Il solo pensiero lo fece tremare sulla poltrona, si sporse verso di lui per baciarlo di nuovo, delicatamente prima di andare a riposare ma la macchina smise di suonare. Mycroft aveva finito di parlare di sé definitivamente.  
Era giunta la fine del grande uomo di ghiaccio.
Alle 21.33 di una piovosa serata di novembre, cullato dall’amore dell’unico uomo che avesse amato incondizionatamente.