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Autore: LordPando    04/03/2017    2 recensioni
ALERT! STORIA INTERATTIVA CHE PERÒ AVRÀ ANCHE PERSONAGGI DA ME INVENTATI, DUNQUE…
Bene. Bene. Bene.
Questa è l’introduzione, l’incipit, il proemio di una fanfiction sull’opera di Cassandra Clare: Shadowhunters. La mia è una storia di amore e morte, di OC (original crachters) e di individui di dubbia morale, è una storia di lotta per il potere e la felicità e per alcuni della morte. Alla fine si troveranno le schede da mandare a me come messaggio privato.
Ma ora occhio, che andiamo ad incominciare!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Una pioggerellina irritante ticchettava sul finestrino dell’automobile. La Renault avanzava con gli pneumatici sporchi di fango lungo la stradina semi sterrata che conduceva in città, con un’andatura irregolare. Alla guida sedeva un uomo alto, dal naso aquilino ed i lineamenti duri. Guardava accigliato la strada da dietro un paio di occhiali scuri che gli nascondevano gli occhi dell’azzurro più puro.  Quasi troppo puro. Stava impettito, i muscoli tesi ed una mano sul volante. Era una mano sottile, rugosa, di uno strano colorito che contrastava con l’interno nero della macchina. L’umo aveva i capelli tirati all’indietro che gli davano un’aria seria e rispettosa. All’improvviso l’automobile si fermò. L’uomo imprecò in una strana lingua lasciando che la sua voce –grave, profonda ed in un certo senso gutturale- rimbombasse nell’auto.
  —Che cosa succede?— disse una voce proveniente dai sedili posteriori. —Dimmi.— Era completamente diversa da quella dell’autista –era melliflua, sottile ma dura- e proveniva da un ragazzino. Aveva la carnagione stranamente pallida e boccoli castani gli incorniciavano il volto come un’aureola. Stava rannicchiato in un angolo dell’auto, come se si stesse nascondendo da qualcosa.
  —Non hai visto, idiota?— rispose l’uomo. —Ci siamo fermati!
  —Oh. Avevo avvertito qualcosa di strano. Come mai?
  —Non ne ho idea.— L’uomo aggrottò le sopracciglia ed imprecò nuovamente –Non ne ho idea…— ripeté. Era palese he i due viaggiavano da giorni, e delle occhiaie scure circondavano gli occhi dell’adulto. Stranamente, il ragazzino sembrava fresco come una rosa.
  —Cosa facciamo?— chiese quest’ultimo.
  Silenzio.
  Dopo pochi secondi si udì di nuovo lo scoppiettio del motore e l’auto ripartì.
  —Non vuoi sapere come ho fatto?— chiese l’uomo.
  —No.
  Ancora silenzio.
  —Ne sei sicuro?
  —Sì.
  —Va bene.
  Nessuno parlò. L’automobile –una Captur- aveva ripreso la velocità e continuava ad avanzare. Ai margini della strada due file di alberi zuppi di pioggia e dalle foglie scure erano soggetto dell’osservazione del ragazzino. I suoi occhi vedevano attraverso il finestrino mentre la pioggia scorreva, lenta. Ogni goccia arrivava singolarmente, poi si univa ad un’altra ed a un’altra ancora, e insieme scendevano lungo il finestrino e poi la portiera.
  —La pioggia è bella…— cominciò a dire il ragazzino. I suoi occhi si iniziarono a chiudere.
  —Forza. Siamo quasi arrivati.— disse l’uomo, ignorando le parole dell’altro. —Sei pronto? Ancor una curva e qualche chilometro di autostrada.
  —Ne se sicuro?—Chiese il ragazzino con voce stanca. Oramai i suoi occhi erano completamente chiusi.
  —Sì.
  —Svegliami quando ci siamo.
  Quel tipo… pensò l’uomo. Mi chiedo come mai ci tenga così tanto. Io ero contrario, ma… glielo devo. Si girò rapidamente come per controllare che il suo protetto fosse ancora al suo posto e con un tenero sorriso dipinto sulle labbra tornò a concentrarsi sulla guida.
  Era passato circa un quarto d’ora dalla conversazione quando con voce leggermente squillante l’uomo annunciò: —Ci siamo!
  —Lo so.— Disse il ragazzino.
  —Quando ti sei svegliato?
  —Lo sai.
  —Vero. Ma volevo sapere se mi avresti mentito.
  —Non è tuo dovere curartene.
  —So anche questo.
  —E sai anche cercare un parcheggio?
  —Sì. Anche se sarà difficile… Ah, New York! Calce, cemento, asfalto, vetro, un sacco di persone ed altrettante grane.
  —Taci.
  —Sissignore.
  —E trova il parcheggio.
  —Subito.
  Altro silenzio. I due erano concentrati sulla città. Il ragazzino si sporse un po’ dal suo nascondiglio, socchiudendo gli occhi verdi e lasciò che lo sguardo si disperdesse per le vie, dove un’enorme folla di passanti aspettava il semaforo. Il verde scattò e mentre uomini e donne attraversavano la strada la Renault si fermò. —Dove siamo, di preciso?— Chiese il ragazzino.
  —A poche centinaia di metri dal posto.— Rispose l’uomo. —E c’è un parcheggio dietro l’angolo.
  —Sei sicuro sia il parcheggio giusto?
  —C’è da chiedere?
  —No. prosegui.
  Mentre l’auto andava avanti l’autista si voltò di nuovo, poi rassicurato premette nuovamente il piede sull’acceleratore. Svoltò in una stradina laterale e condusse l’auto all’interno di un parcheggio a pagamento. Per i mondani l’insegna esterna diceva: “3 dollari all’ora o frazione di ora”, ma tutti coloro con un tocco di Vista avrebbero letto “Stanze per vampiri e succubi ad un prezzo modico”. Quando l’auto raggiunse il centro dello spiazzo che accoglieva le macchine si fermò. Immediatamente vennero raggiunti da un meccanico possente, dalle spalle larghe e la mascella squadrata. Osservò la Captur e con un falso tono gentile disse: —I signori desiderano?
  —Un posto non al sole per il mio padrone.— Cominciò l’uomo togliendosi gli occhiali. Ma non ricevette altro che un’occhiata arrabbiata. —Cosa c’è che non va?
  —Tu non sei un succubo umano.
  —Lo so.
  —Sei al servizio dei Nephilim?
  —No.
  Improvvisamente dal la parte posteriore dell’auto giunse una voce. —Lascialo andare. È il mio succubo.
  —Non è un mondano.— disse il meccanico. Si era reso conto di star parlando con un vampiro e le sue spalle di erano rilassate, ma non ancora del tutto.
  —Lo so. Era un demone, ma sono riuscito ad addomesticarlo ed a ottenere un risultato più… soddisfacente, interessante, di quello che avrei ottenuto con un umano. Ma è sotto il mio controllo. Ora lasciaci passare.
  —Prima un paio di formalità: nome, cognome, clan, luogo di nascita… suo e del suo succubo. Ma per quanto riguarda quest’ultimo faremo un’eccezione.
  —Sono Matthew Bourie, madre inglese e padre francese, nato in spagna –a Madrid- nell’anno di grazia 1455. L’anno della pace di Augusta. Sono qui per ricongiungermi al mio clan, tutt’ora capeggiato da… beh, quando l’ho lasciato c’era una ragazzina, Maureen Brown al potere. Adesso… non so.
  —Ottimo. Entro pure e scusi il disturbo.
 

Spazio autore

Allora? Piaciuto questo incipit? Ma comunque, ecco le istruzioni per le schede:
  1. Ci sarà una selezione fra quelle che mi piaceranno di più.
  2. Vanno inviate come messaggio privato, ma volendo pure come recensione e non c’è un limite né di tempo né di numero.
  3. Vi do ora come vanno fatte.
Nome
Secondo nome (non obbligatorio)
Soprannome (non obbligatorio)
Cognome
Sesso
Età
Razza (Nephilim, Popolo fatato –in tal caso specificare che tipo di creatura-, stregone, vampiro –in questi ultimi casi specificare luogo di nascita e padre demoniaco/da chi il personaggio è stato morso - o lupo mannaro)
Orientamento sessuale
Specializzazione (1 al massimo)
Arma
Talento
Rapporto con i Nascosti / con gli altri Nascosti
Parabatai (non obbligatorio. Se il vostro parabatai è l’OC di un altro giocatore anche lui/lei dovrà confermarlo nella sua scheda. Se volete che crei io il parabatai, specificate. In alternativa allegatene la scheda)
Carattere (molto dettagliato)
Aspetto fisico (non necessariamente dettagliato, ma vanno detti i tratti principali)
PV (presta volto)
Amicizie (stesse regole dei parabatai)
Inimicizie (stesse regole dei parabatai)
Amore (stesse regole dei parabatai)
 
Tutto chiaro?
Allora, via!
   
 
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