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Autore: queenjane    05/03/2017    2 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Infine Andres era approdato a una conclusione di cosa fare, sperando di non trovare troppi guai.
Meno aveva a che spartire con i bambini, meglio era, tranne che ora si ritrovava a rivestire l’inopinato ruolo di bambinaia, il sollievo che aveva scorto sul viso del marinaio nell’appiopargli lo zarevic, subito celato, era palese, per qualche ora si sarebbe “svagato”lui.
“Che facciamo?”
“Andiamo a pesca, mi hanno detto che in quest’angolo il pesce abbonda, che c’è?”
“Non l’ho mai fatto” era una splendida giornata di fine settembre, il caldo, seppure scemato, consentiva di stare con agio all’aperto.
“Altezza Imperiale, scopo è aspettare e vedere di prendere qualcosa, ma in silenzio”Lo stava rintronando di domande sulle esche e le canne, a lanciare la lenza si era ingarbugliato ma tanto era.
“Se parlo, i pesci scappano”
“Sì, è così”
“E quindi, dato che a voi piace pescare, come occupate il tempo in .. SILENZIO?”
“Rifletto sui i miei casi, osservo il cielo e via così”
“Piace anche a me, penso tante cose e guardo l’estate. Potrei farlo ora”
Gracias a Dios..
“E se non prendiamo nulla tra mezz’ora?”Lo aveva pensato troppo presto.
“Potremmo vedere che animali vi sono nei dintorni, vedere le tracce. Ecco, qui vicino è passato un coniglio, “Indicò un ciuffo d’erba con una pallottola di peli grigi e le orme.
“Ah.. Mio padre è un grande cacciatore, ogni stagione abbatte migliaia di uccelli e cervi” Incassò la lingua tra i denti, a R-R veniva l’emicrania a sentirlo cicalare, a lui una rispostaccia.  Lo zar millantava di essere un cacciatore di primo rango, in una stagione di caccia aveva annotato sui suoi registri di avere abbattuto 1400 fagiani, ipotesi che gli pareva abbastanza ardua, tanto era, di sicuro aveva molta pazienza.  Comunque, in linea generale, più stava lontano dai bambini e meglio era, aveva i suoi motivi, ragioni profonde e segrete, in cui lo zarevic non entrava.
Lo scrutò, in tralice, aveva i capelli castani,   i lineamenti cesellati e grandi occhi chiari, mutevoli, con sfumature di zaffiro e indaco.
Era davvero un bel bambino, comunque, alto per avere 11 anni, pur  se molto magro, prometteva di diventare molto alto, come il nonno paterno,Alessandro III, che era stato alto quasi un metro e novanta, mentre lo zar era appena 1 e 72, cose così, avendo ereditato la delicata struttura materna.  Sì, a tempo debito, sarebbe diventato molto bello e apprezzato dalle donne.  
“Andrej. EHILA’.. credo che abbiamo preso qualcosa, la lenza è TESA”
“ANDREJ..”
Il bottino furono tre trote, annotò Fuentes, per un novizio andava più che bene, rilevò tra sé, strizzando la camicia. Era a torso nudo e lo zarevic lo fissava, che aveva di strano?
Ah i tatuaggi ..
Nel 1903 Andres scorrazzava tra Corea e Manciuria, per dei report per Rostov-Raulov, circa le effettive condizioni del territorio, i collegamenti e quanto altro. Alla fine aveva riferito che definire schifosi i trasporti sul fronte russo era un eufemismo, a prescindere dalla Transiberiana, che Port Arthur e gli altri avamposti russi erano un colabrodo, che se vi fosse stata una guerra, come appariva probabile, che fosse rapida, in denegata ipotesi sarebbe stato uno stillicidio. E le ostilità erano scoppiate, con perdite immense per la Russia e una sonora sconfitta, dopo l’attacco a sorpresa del Giappone nel 1904. Si era sentito una specie di Cassandra, anche se non aveva colpe.
 
Comunque, a Port Arthur, da un tatuatore nipponico che era in loco, si era fatto incidere i tatuaggi di cui sopra, per non dimenticare. Le incisioni erano state dolorose, ma ben più sopportabili del dolore che si portava dentro, era andato via dalla Spagna per non impazzire.
Alessio osservava, per sua conoscenza solo i marinai si tatuavano, sirene, croci, iniziali, mentre sul braccio sinistro di Andres vi era un leone rampante, che reggeva tra le zampe una rosa, di  foggia squisita, sul destro sorgeva una torre, con una conchiglia alla base.
“Perché li avete fatti”
“Per non dimenticare da dove vengo, sono i simboli araldici della mia casata, i Fuentes, ”
“Ah.”Tacque un paio di momenti, poi diventò serissimo. “Perché ve ne siete andato? Ho controllato sulla carta geografica, la Spagna è lontana da qui”
Aveva lasciato Ahumada a fine 1901, accogliendo l’invito di R-R, che cercava sempre nuovi elementi, ritornando solo due volte, nel 1905, per le nozze di sua sorella e l’anno successivo per le celebrazioni decennali, di commemorazione in onore di sua madre. Evitando suo fratello Enrique, con cura, il principe Xavier, loro padre, sapeva di non pretendere molto altro, visti gli eventi. Aveva messo in mezzo quasi un continente ed un esilio semi volontario, una scelta definitiva, senza ritorno, come quella di Jaime di diventare sacerdote. Il matrimonio di Marianna con il marchese di Cepeuda era stato d’amore, ma anche la figlia viveva lontana. Erano rimasti lui e Enrique. E Xavier sapeva che, alla sua morte, solo Andres sarebbe stato degno di essere il suo erede, principe di Fuentes, conte di Sierra Morena, Signore di Ahumada y la Cruz. Il cadetto, il migliore, Dio si divertiva a giocare a dadi, a invertite posizioni di nascita sarebbe stato diverso.
“A volte, andare via è il solo modo” Si mise la giacca e raccolse i pesci. “Andiamo, credo sia ora di rientrare”
"Vero. E..domani.."
"Non ho scampo, vero?"
"Non credo. " Tese una mano e prese quella libera di Andres mentre si incamminavano.
"Ora andiamo"
"Avete le mani fredde"
"Certo"
 
   
 
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