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Autore: BuryIt    04/06/2009    5 recensioni
Spoiler di media grandezza del terzo libro, City of Glass!
Avrebbe dovuto essere lei lì a proteggerlo, avrebbe dovuto essere lei lì per lui a sostenerlo, non uno stupido, piccolo giocattolo di legno
I commenti sono sempre bene accetti. Buona lettura, spero!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: questa storia non è una traduzione. E' un missing moment frutto della mia fantasia. La storia e i personaggi appartengono a Cassandra Clare.
Autore: Giuggiolina.
Rating: Verde.
Genere: Triste.
Note dell'autrice: SPOILER!!!! S-P-O-I-L-E-R. Siccome sono un essere puramente masochista, e non riuescendo ad aspettare novembre per leggere l'ultimo-meraviglioso-libro della Clare (voce della Fede, la mia cara beta, in lontananza: sadicaaaaaaaaaa) ho dovuto leggerlo in inglese, riuscendo con mia grande sorpresa anche a capirlo.
Questo è per me un piccolo angolino dedicato a un personaggio non troppo presente nella storia, ma per la cui morte mi è dispiaciuto tantissimo, il piccolo Lightwood Max. Ma è sopratutto pensando a Isabelle che l'ho scritta, prendendo spunto dal capitolo 14 di Città di Vetro, ancora non disponibile in Italia.

Se c'è qualcosa che nn vi è chiaro sarei davvero felice di rispondere ad ogni vostro dubbio. Ovviamente i commenti sono ben accetti e sicuramente nn fanno male ;)

Note in fondo alla pagina.

Waste a Moment;

It’s all my fault

-Isabelle Lightwood-


La stanza era chiusa in un’asfissiante penombra.
Qualche raggio di luce polverosa filtrava dalle fessure fra le tende tirate e la ragazza rannicchiata in un angolo se ne teneva ostinatamente lontana, quasi avesse paura che il solo contatto con essa fosse in grado di scottarla.
L’aria era soffocante e calda e i suoi lunghi capelli neri le si erano appiccicati al collo sudato. Ma lei non sembrava badarci.
Sapeva di avere le guance annerite e irrigidite dalle macchie del mascara che le lacrime avevano lavato via, ma non aveva la forza –né la voglia-di andare a sciacquarsi il viso. Tanto cosa importava?

In quelle ore rinchiusa in quel volontario isolamento aveva perso la capacità di piangere.
Con le gambe premute contro il petto si osservava le mani e quello che stringevano ancora spasmodicamente fra le dita.
Con sorpresa si accorse dei segni rossi che le rigavano i palmi in corrispondenza dei contorni del piccolo soldato giocattolo che contenevano. Il giocattolo di uno Shadowhunter. 
Max. 
Aveva l'abitudine di portarselo dietro ovunque da quando Jace, notando l'interesse del bambino glielo aveva regalato. Isabelle ricordò che era l'unico giocattolo che Jace si era portato da Idris, e probabilmente l'unico che possedeva lì, e ricordò anche la gioia di Max quando lo aveva dato a lui.

Strinse ancora fra le dita la piccola miniatura di un Cacciatore e non si accorse nemmeno delle fitte che la mano le inviava quando chiuse del tutto la mano, troppo presa dal dolore che sembrava sul punto di spaccarla in due da un momento all’altro.
Anche il piccolo corpo di Max stringeva quel piccolo Cacciatore quando l’avevano trovato. Quando lei lo aveva trovato.
Avrebbe dovuto essere lei lì per proteggerlo, avrebbe dovuto essere lei lì per lui a sostenerlo, non uno stupido, piccolo giocattolo di legno*.

Ad occhi chiusi lo rivide com’era: sorridente, con gli occhiali sul naso e quasi sempre un fumetto sotto braccio.
Riesce a dormire dappertutto, diceva Jace**:

Anche a Isabelle sembrava che dormisse, con gli occhiali storti sul viso e il corpo abbandonato fra le braccia del padre.
Le lacrime erano ritornate. Dovette fare uno sforzo per trattenerle.
Era colpa sua.

A quel punto grosse lacrime le rotolarono giù dalle guance, mentre lottava contro la nuova crisi isterica che sembrava prossima a scoppiare.
Se solo gli avesse dato retta. Se lo avesse ascoltato quando avvolto nel suo pigiama era venuto a dirle che aveva visto la città in fiamme, le torri e le difese cadute. Ma lei lo aveva rimandato a letto, crogiolandosi in quella presuntuosa sicurezza che davano le torri demoniache** da troppi anni. E poi si era fidata di Sebastian e lo aveva lasciato con lui.
Un unico singhiozzo rotto le uscì dalle labbra e vibrò per qualche secondo nel silenzio.
Max, il suo fratellino, era morto.
Ed era colpa sua.


NOTE:
*frase tradotta alla meglio dal libro originale, City of Glass
**frase che dice Jace in Città di Cenere
***non sapevo come tradurre le demon towers che proteggono Alicante, cosìììì spero che vada bene torri demoniache XD

   
 
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